Battifollo

AutoriPalmero, Beatrice
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo.
Area storica
Abitanti
273 (censimento 1991).
Estensione
1114 ha (ISTAT 1991); 1164 ha (SITA 1991).
Confini
A nord Ceva, a nord-est Nuceto, a est Bagnasco, a sud Lisio, a ovest Scagnello.
Frazioni
Non esistono frazioni, ma si possono attestare le borgate principali, già ricordate nell’Ottocento: Odaglia e Cirio (Casalis 1834, vol. II, p. 174). Vedi mappa.
Toponimo storico
«Battifollurn», «Battifolium», «castrum ultra Tanagrum» (Casalis 1834, vol. II, p. 174). La prima attestazione risale al 1142 e s’identifica direttamente nel latino «battifollum», con valore di «battifolle, torre medievale di legno adibita a posto di guardia» (Borgna, Rossi 1975, p. 106). Il luogo è altrimenti attestato tra XII e XIII secolo come «castello di qua dal Tanaro» per l’importanza strategico-militare ricoperta nel corso delle lotte tra i marchesi di Ceva e il Monferrato (Morozzo della Rocca 1894, p. 381).
Diocesi
La chiesa parrocchiale di S. Giorgio è d’impianto rinascimentale (1532), mentre della più antica chiesa di Battifollo, inclusa nel «plebatus Petriolle», si ignora l’intitolazione (Casalis 1834, vol. II, p. 174). Appartenente alla diocesi di Alba fino alla soppressione di quest’ultima (1805), in seguito alla ristrutturazione dei distretti ecclesistici viene annessa a quella di Mondovì (1817) (Berra 1955, pp. 52-54).
Pieve
La più antica chiesa di Battifollo, insieme ad altre della val Mongia, risulta essere stata per lungo tempo sotto il «plebatus Petriolle», identificato nella chiesa di S. Maria Vergine Assunta di Pievetta, la cui intitolazione non è quella originaria, ma viene così chiamata solo a partire dal 1603 (Conterno 1979, p. 77).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Non si hanno riscontri di presenze monastiche. Sul territorio invece sono dislocate numerose cappelle campestri, presso i rispettivi insediamenti abitativi: S. Giovanni alla Chioza; S. Sebastiano al Siolo; la Beata Maria Vergine della Neve al Bosco; S. Anna alla Roata sottana o Roata de’ Maestri dove pure c’è quella di S. Giacomo; S. Carlo al Piano sottano; S. Bernardo alla Costa di pane; S. Rocco alla Crosa. La cappella intitolata a S. Giacomo appartiene alla famiglia Fechini di Bagnasco ed è stata eretta nella seconda metà del Settecento, mentre quella di S. Rocco è in comproprietà con il marchese. Già all’epoca della visita pastorale la cappella di S. Remigio alla Roata soprana necessitava di restauri, mentre nella visita dell’intendente non se ne faceva più menzione. Le cappelle di S. Sebastiano e S. Bernardo invece, chiuse dal vescovo perché inadeguate, furono in seguito ripristinate a carico della comunità. Vi era inoltre l’oratorio di S. Giovanni Evangelista, tenuto dai Disciplinanti (AD Mondovì, Visite pastorali: Alba, Vescovo Natta 1721, 153; BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 276-277).
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
Non si sono rilevate attestazioni inerenti ad insediamenti scomparsi
Comunità, origine, funzionamento
Battifollo si presenta come un insieme di piccoli insediamenti abitativi, distanti dal nucleo principale circa mezzo miglio. Il quartiere più importante è detto il Piano, sorge attorno al castello «antichissimo», appartenuto ai marchesi di Ceva e posto in cima al monte. Nel Piano si trova la chiesa parrocchiale, mentre degli altri nove quartieri ben sette possiedono una cappella campestre. Quindi solo le borgate di Costa e Roata soprana sono rimaste prive di cappelle.
La comunità era amministrata dal sindaco e da due consiglieri, la cui sede, insieme alle carte d’archivio, era posta in affitto presso il signor Bartolomeo Francesco De Gregori nel quartiere della Costa (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 276-277).
Statuti
Non vi è traccia né menzione.
Catasti
Il catasto antico si trovava già in cattivo stato al tempo dell’ispezione dell’intendente Corvesy, tanto che se ne ordinava la redazione di un altro secondo i nuovi principi di misurazione ed estimo introdotti alla fine del XVII secolo in tutto lo Stato sabaudo (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 276- 277). Attualmente in comune il più antico documento catastale conservato è il Registro dei trasporti del 1846-1914.
Ordinati
A causa dell’aggregazione al comune di Bagnasco, si è pertanto sospesa l’attività amministrativa tra il 1928 e il 1947, e mancano ovviamente le delibere consigliari antecedenti il 1950. Restano invece i verbali dal 1922 al 1926.
Dipendenze nel Medioevo
A seguito dell’espansione aleramica, il castello di Battifollo rientra nella giurisdizione territoriale del marchesato epigono dei Ceva.
Feudo
Feudo dei marchesi di Ceva, ottiene investitura imperiale da Ottone nel 1203, e subisce numerose infeudazioni, tanto da essere suddiviso in 16 porzioni. La parte più consistente resta ai marchesi di Ceva fino al 1792, mentre vi partecipano i Pallavicino Ceva (1552), i Vegnaben (1674), i Viotti (1701), gli Icheri (1710), i Solaro di Moretta (1683) (Manno 1891, vol. III, p. 61).
Mutamenti di distrettuazione
Incluso nel marchesato di Ceva, viene in seguito posto dall’amministrazione sabauda sotto il mandamento di Bagnasco (1741). Durante il periodo di dominazione francese (1797-1815) si trova nel dipartimento della val Tanaro. In seguito al ripristino delle province di antico regime del dominio sabaudo, Battifollo rientra nella provincia di Mondovì fino alla riduzione delle circoscrizioni provinciali del Regno sardo (1859), che sancisce l’accorpamento della provincia di Mondovì a quella di Cuneo.
Mutamenti Territoriali
Battifollo viene ridotto a frazione di Bagnasco nel 1928 e ricostituito comune dopo il 1947, nella piena estensione della sua giurisdizione, precedente l’accorpamento.
Comunanze
Attualmente sono registrate nella categoria «A» 64,4543 ha; per il comune sono costituite da 64,4556 ha di cui 7,9987 di categoria «A» e 56,4569 di categoria «N» (CSI 1991, Piemonte). In base al riconoscimento degli usi civici, sulle località di Azzurina e Feia, la popolazione di Battifollo godeva di pascolo gratuito, mentre quei territori comunali erano stati aggregati a Bagnasco già nel 1925 (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 8). Nel 1928 si segnalano usurpazioni nella regione di Feia rispetto alle terre comuni (CUC, Provincia di Cuneo, cartella 15). Dopo la ricostituzione del comune (1947), Battifollo rientra in pieno possesso degli usi civici propri riconosciuti nel 1934.
Liti Territoriali
La mancanza di un inventario delle carte antiche presenti oggi in comune rende inaccessibile quello che si è conservato, anche se da sommarie ricerche risulta che la documentazione non sia anteriore al XIX secolo. Non si segnalano tensioni territoriali.
Fonti
AC Battifollo (Archivio Storico del comune di Battifollo), Trasporti, 1846-1914.
AD Mondovì (Archivio diocesano di Mondovì), Visite pastorali: Alba, Vescovo Natta 1721.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Mondovì , Mazzo 6, Mondovì. Carta della diocesi, s.d.   Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B,  Tanaro, Mazzo 1, Corso del Tanaro da Garessio a Govone diviso in 4 parti. Parte 1a. Corso del Tanaro da Garessio sino a Govone, diviso in 4 parti; la 1a da Garessio sino a Ceva; la 2a da Ceva sino a Farigliano; la 3a da Farigliano sino a Verduno al là di Cherasco; la 4a da Verduno sino a Govone. Levato per Ordine dell'Ill.mo Sig. Conte di Robilante, sulla Scala di 1/9360, con indici (con una copia della parte 3a e due della parte 4a). (Note: Sul verso reca una segnatura archivistica in francese nella quale la presente carta è indicata come la seconda parte di una Carta del Tanaro divisa in 6 parti, delle quali la 1a (dalle sorgenti sino a Garessio) e la 6a (da Govone sino allo sbocco nel Po presso Alessandria) sono mancanti. Carta con timbro del Dépôt Général de la Guerre.), s.d. Vedi mappa.
CUC (Commissariato per la liquidazione degli Usi Civici, Torino), Provincia di Cuneo, cartelle 8 e 15.
Bibliografia
Berra L., Riordinamento delle diocesi di Mondovì, Saluzzo, Alba e Fossano ed erezione della diocesi di Cuneo (1817), in «BSSSAACn», 36 (1955), pp. 18-59.
Borgna M.L., Toponomastica medievale dell’Alta Valle Tanaro, in «BSSSAACn», 72 (1975), pp. 101-116.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1834, vol. II.
Contenro G., Pievi e chiese dell’antica diocesi di Alba, in «BSSSAACn», 80 (1979), pp. 55-88.
Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
Manno A., Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia, Torino 1884-1896, 8 voll.
Morozzo della Rocca E., Le storie dell’antica città del Monteregale, ora Mondovì in Piemonte, Mondovì 1894-1905, 3 voll.
Sturani M.L., II Piemonte, in Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna 1995, pp. 107-154.
Descrizione Comune

Battifollo

Battifollo è ricordato dalla tradizione storica per il suo castello detto di qua dal Tanaro nei sec. XII e XIII. Si distingue come feudo dei marchesi di Ceva, alleato con Mondovì e Asti contro i baroni del Monferrato (Morozzo della Rocca 1894, p. 381). L’insediamento di Battifollo si forma anticamente attorno ad una chiesa compresa nel «plebatus Petriolle», identificata nella Beata Maria Vergine Assunta in località Pievetta, la cui intitolazione è successiva e non giungerà mai al titolo di parrocchiale (cfr. la scheda dedicata a Priola). In seguito, l’importanza strategica e militare del castello sopra il monte, e la presenza dei marchesi conduce alla formazione di un borgo urbano adiacente al castello detto il Piano (sec. XII-XIII), dove più tardi sorge anche la chiesa parrocchiale di San Giorgio. L’immagine del comune restituita dall’intendente Corvesy alla metà del Settecento è quella di un insieme abitativo di «piccoli membri». Le dieci borgate si sviluppano nel raggio di un miglio dal castello, evidenziando l’impostazione rurale del paese, dedito alla campagna, ma anche al commercio, in particolare di olio verso la riviera di Oneglia (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 276). La composizione del paese in numerosi quartieri, quasi nuclei a sé stanti (cfr. la scheda dedicata a Perlo), spesso raccolti intorno a cappelle officiate dalle confraternite (i Disciplinanti, le compagnie del Santissimo Rosario e del Suffragio) e mantenute con le elemosine del posto, rende, per un verso, l’idea di un territorio comunale “geograficamente frazionabile”. Per contro la comunità si esprime intensamente e si identifica nelle borgate e nelle proprie cappelle: l’identità è talmente chiara che la popolazione percepisce il territorio come un unicum, ben al di là dei limiti giurisdizionali del comune. Ciò è testimoniato non solo dai vasti compascui, dalla compartecipazione allo sfruttamento delle risorse territoriali, dai diritti e consuetudini che si esercitano su aree diverse e più estese dei confini comunali. Ma va anche riconosciuto un ruolo fondamentale ai marchesi di Ceva che mantengono su una vasta zona un primato signorile plurisecolare, il che contribuisce notevolmente a creare una certa “frequentazione” tra i paesi sudditi. Qui i marchesi possiedono fino alla fine del Settecento un quarto della giurisdizione signorile, e continuano a risiedere nel castello. In Antico Regime Battifollo, come gran parte dei paesi dell’ex marchesato di Ceva, segue le vicende della città di Bagnasco: tutti i comuni gravitanti nell’area del mandamento risultano omogenei tra loro e dediti a scambi e relazioni viciniori. Gli abitanti di Lisio, Scagnello e Bagnasco partecipavano alla festa solenne di S. Giorgio celebrata nell’omonima parrocchiale, così come su varie regioni dell’area più paesi esercitavano il diritto di pascolo (cfr. la scheda dedicata a Bagnasco). Queste comunità hanno infatti una tradizione di continuità amministrativa e complementarietà economica che ha facilitato le operazioni di accorpamento dei distretti comunali nella prima fase di soppressione di enti comunali e accentramento territoriale, tra il 1924 e il 1934 (Sturani 1995, p. 117; cfr. la scheda dedicata a Scagnello). Battifollo nel 1928 è già aggregato a Bagnasco, anche se si segnalano alcune usurpazioni su terreni pubblici siti in regione Feia, e relativi alla parrocchia di S. Giorgio peraltro confermati alla Curia (cfr. la scheda dedicata a Priola). Il commissariato per la liquidazione degli usi civici riguardo a Battifollo – in questa fase annesso a frazione di Bagnasco – conferma i diritti di pascolo nelle regioni di Azzurina e Feia. Le selve comunali dell’ex comune si estendevano per 64 ha ed erano costituite essenzialmente da faggio, rovere, carpino, frassino, acero, castagno, pioppo, sorbo e nocciolo (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 8 [2 giugno 1934]). Le vicende politiche sono l’elemento trainante delle “mutazioni” territoriali di Battifollo. La legge napoleonica per cui i beni degli enti ecclesiatici confluiscono al demanio (1817) porta al comune tutte le proprietà delle cappelle. Unica eccezione è rappresentata dalla cappella della Beata Maria Vergine della Neve, che sorgeva nel «Bosco» regione di compascuo col comune di Lisio. La pezza di castagneto in località Chiozzarea è infatti censita nel registro di Lisio (1871). Si segnala ancora l’acquisizione di una pezza di campo nel quartiere del Piano al confine con i beni della compagnia del Santissimo Rosario e degli eredi Pechino (AC Battifollo, Trasporti, 1846-1914). Vere e proprie mutazioni territoriali non si sono verificate, poiché i beni delle cappelle erano già sul territorio comunale. Inoltre i beni comunali, passati a Bagnasco in seguito al temporaneo accorpamento, vengono totalmente reintegrati all’atto di ricostituzione del comune nel dopoguerra.