Aramengo

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2003
Anno Revisione2015
Provincia
Asti
Area storica
Contado di Cocconato. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
Abitanti
522 [censimento 1991] / 604 [censimento 2001].
Estensione
Ha. 1141 [ISTAT] / ha. 1140 [SITA].
Confini
Albugnano, Berzano di San Pietro, Casalborgone, Cocconato, Passerano Marmorito, Tonengo.
Frazioni
Le fonti ISTAT segnalano la presenza di quattro "centri" insediativi, che raccolgono poco meno della metà della popolazione, di quattro "nuclei", che ne raccolgono poco più del 10 per centro, e di una notevole presenza di residenti in "case sparse". Vedi mappa.
Toponimo storico
Aramengus, attestato nel 1164 [Gasparolo 1930, III, doc. 469] e nel 1250 [Gabotto 1900, II, doc. 206].
Diocesi
Nel Medioevo, le chiese del territorio di Aramengo appartenevano a due diverse diocesi: Vercelli, per quanto riguarda il centro principale, e Ivrea, rispetto al luogo (oggi frazione) di Gonengo. Quest'ultimo risulta tuttavia inglobato nella diocesi di Vercelli, almeno dal secolo XVII. Nel 1803, nel quadro della complessiva ridefinizione delle diocesi piemontesi imposta dal governo napoleonico, la giurisdizione ecclesiastica sull'intero territorio di Aramengo passò alla diocesi di Torino [Ravera e Vignono 1970, p.67].
Pieve
Le rationes decimarum vercellesi redatte tra la fine del secolo XIII e la metà del secolo XV registrano due diverse collocazioni di Aramengo nel tardo ordinamento plebano della diocesi. Nel 1299 e nel 1440, una ecclesia et plebs de Arrmengo o de Armengo figura tra le chiese dipendenti dalla plebs de castro turre (il luogo scomparso di Castrum Turris, in cui sorgeva la chiesa pievana intitolata a San Lorenzo, è da situarsi presso il castello di Tribecco, non lontano da Cardona, nelle vicinanze di Villadeati [Settia, 1970, p. 26, ora in Settia 1991]) [A.R.M.O., XVIII, p. 74; CIX, p. 470].
     Nel 1348 e nel 1360, invece, troviamo la ecclesia sancti Georgii de Aramengo (senza menzione di una sua eventuale dignità plebana) elencata con le altre chiese della plebs de lustria (l’antica Industria, nell’odierno territorio comunale di Monteu da Po) [A.R.M.O., XXXIV, p. 226; Cognasso 1929, p. 232; Bordone 1984, 8]. La ecclesia Conengi, presente nel Liber decimarum della diocesi di Ivrea per gli anni 1368-1370, ossia la chiesa di Santa Maria di Gonengo, probabile dipendenza dell’ordine di San Giovanni, faceva capo nel Medioevo alla pieve eporediese di San Sebastiano (odierna San Sebastiano da Po), dedicata ai Santi Maria e Cassiano, nota anche come “pieve d’oltre Po”, in quanto comprendeva le chiese della diocesi situate sulla riva destra del fiume. Nel corso della prima età moderna, tuttavia, come risulta da un documento del 1674 conservato presso la chiesa parrocchiale di Aramengo, essa venne di fatto assorbita dalla diocesi di Vercelli, [Ravera e Vignono 1970, pp. 28, 67 e 94-97; vd. anche scheda San Sebastiano da Po].
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa intitolata a San Giorgio elencata nelle rationes decimarum [Vd. Pieve] trecentesche corrisponde probabilmente alla cappella, di origini romaniche, con la medesima dedicazione, tuttora esistente in borgata Masio. La stessa chiesa figura tra le chiese concesse o confermate nel 1448 dal vescovo di Vercelli in patronato ad alcuni signori appartenenti al consortile dei di Radicata signori di Cocconato e di diversi altri luoghi, tra i quali Aramengo [Bordone 1984, 9; Pittarello 1984, 42-45; A.S.T., Investitura Vescovo di Vercelli]. In età moderna, la parrocchiale era dedicata ai Santi Giorgio e Antonio Abate, intitolazione che la parrocchia conserva ai giorni nostri. La costruzione dell’edificio attuale fu portata a termine nel 1809 [Bordone 1977, p. 61; Gentile 1937]. Il territorio comunale ospita una seconda parrocchia, intitolata alla Madonna della Neve, in frazione Marmorito. Un santuario mariano sorge invece a Gonengo.
    Tra le altre presenze, in un quadro che ricalca il carattere articolato dell’insediamento, si segnalano due cappelle campestri (San Rocco e San Simone) e i resti di un’antica chiesa dedicata a Sant’Eusebio [Casalis 1833-56, p. 330]. Nel territorio di Aramengo fu inoltre cospicua, soprattutto nel medioevo, la presenza patrimoniale della canonica di Santa Maria di Vezzolano. In particolare, nel 1148 (come attesta la bolla indirizzatale in quell’anno da papa Eugenio III), le appartenevano integralmente i boschi situati sulla collina di Montemaggiore, oggi divisa tra il territorio di Aramengo e quello di Cocconato [Settia 1975a, p. 158]. I beni vezzolanesi erano tuttavia rilevanti ancora nel 1499, mentre nel 1753 è documentato il possesso di terre “feudali” [Motta 1933, pp. 157, 168; vd anche scheda Cocconato].
Assetto Insediativo
Nel 1753, secondo quanto scriveva l’intendente di Asti, Aramengo era “luogo situato in collina diviso in tre borgate, cioè del luogo, di Almazzo e di Prelle” [B.R.T., Relazione generale, c. 36r (p.18)]. Alcuni decenni prima, i funzionari incaricati della Perequazione generale del Piemonte segnalavano, oltre ad “alcuni fuochi dispersi per il territorio”, i “cantoni” o “membri allodiali” di Prella, Pratorotondo, Gonengo e Boi [A.S.T., Registro delle notizie].
     I censimenti otto- e novecenteschi rappresentano un assetto insediativo notevolmente più articolato. Nei censimenti del 1881, 1901, 1911 e 1921, accanto al capoluogo, Aramengo, figurano infatti le “frazioni” o “frazioni di censimento”, secondo la terminologia di volta in volta adottata, di Masio, Tana, Gonengo, Boi (che però non compare nel 1901) e Braia. Mentre nelle prime tre frazioni, di gran lunga le unità maggiori, dopo il capoluogo, risulta prevalente la “popolazione sparsa” (tra il 57 e il 79 per cento circa, ad esempio, nel 1881), la situazione si inverte nel capoluogo (che, sempre nel 1881, conta il 94 per cento di popolazione “agglomerata”) e nelle due unità minori. Il censimento del 1931 riporta, in aggiunta alle località precedenti, la frazione Marmorito, che appare a questa data l’unità più cospicua dell’intero territorio comunale.
     I dati del 1937 operano un notevole rimaneggiamento, raggruppando la popolazione censita, oltre che nel capoluogo, in tre unità di dimensioni pressoché omogenee: Gonengo, Casanova e Marmorito -- Santa Maria -- Bricco, con notevole presenza di residenti in “case sparse” (il 52 per cento a livello comunale). Il censimento del 1951 organizza invece il territorio comunale in tre “frazioni geografiche”: Aramengo, comprendente la “località abitata” omonima e quella, molto minore, di Masio; Canova (evidentemente, la Casanova che compare per la prima volta nel 1937), comprendente le località, di dimensioni ridotte e comparabili, di Bricco, Bèsolo, Bràia, Canuto; Gonengo, comprendente anche Boi; Marmorito Santa Maria, in cui figurano, oltre alla località che dà il nome alla frazione, quelle assai più piccole di Curone, Pessine e Romagnolo. La proporzione di abitanti in “case sparse”, censite a livello di “frazione”, è minore in questa rilevazione, tranne che nel caso di Gonengo [Bordone 1977, p. 285; Informazioni 1839, p. 27; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi].
Luoghi Scomparsi
Non attestati. Nei pressi del confine con Aramengo, ma sul territorio di Cocconato, in un’area oggi dominata dal bosco e dall’incolto, è documentata l’esistenza, tra la metà del secolo XII e la metà del secolo XIV, dell’insediamento scomparso di Monsmaior [Settia 1975b, p. 293; vd. anche scheda Cocconato].
Comunità, origine, funzionamento
La perdita degli statuti, compilati in epoca imprecisata, non ci consente di conoscere la genesi e le caratteristiche della primitiva organizzazione comunale di Aramengo.
     Nel secolo XVIII, il suo Consiglio ordinario era composto di tre membri [B.R.T., Relazione generale, c. 36v (p. 18)]. E’ ipotizzabile, per analogia con quanto è possibile riscontrare in altri luoghi compresi nel contado di Cocconato, che lo sviluppo e l’autonomia delle istituzioni comunitarie di Aramengo risentissero, fra il tardo medioevo e la prima età moderna, di un rapporto fortemente asimmetrico con un organismo signorile particolarmente coeso e strutturato.
Statuti
“Statuto antico scritto in carta ordinaria”, menzionato in un inventario dell’archivio comunale risalente al 1784 e andato perduto in epoca precedente all’inizio del secolo XX [Fontana 1907, I, p. 40].
Catasti
Presso l’Archivio Storico del Comune si conservano alcuni documenti relativi a catasti e “consegnamenti” delle proprietà fondiarie redatti tra l’ultimo quarto del secolo XVI e gli inizi di quello successivo. Altri “consegnamenti” risalgono alla seconda metà del ‘600. Per il secolo XVIII si segnala una “misura” del territorio con raffigurazione geometrica degli appezzamenti del 1769. Ampia documentazione otto e novecentesca presso lo stesso archivio e presso l’Archivio di Stato di Asti  [A.C.A., Categoria V; A.S.A., Catasti].
Ordinati
Gli atti del consiglio di comunità giunti fino a noi hanno inizio nel 1636 [A.C.A., Ordinati].
Dipendenze nel Medioevo
Nel quadro della distrettuazione carolingia, il territorio corrispondente ad Aramengo era probabilmente compreso nella iudiciaria torrensis, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. In particolare, testimonianze del tardo secolo XIII riferiscono a un’area designata come Turrexana luoghi e formazioni signorili - come quelli che facevano capo alle “case” di Radicata e di Cocconato - che risultano profondamente intrecciati con la storia di Aramengo. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli [Settia 1974, in particolare p. 30 e nota 81].
     Aramengo compare tra i castra, possessiones et villae concessi in feudo dall’imperatore Federico I al marchese Guglielmo V di Monferrato, in uno dei due diplomi indirizzatigli da Belforte il 5 ottobre 1164 [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, p. 12 e nota 18; Settia 1975a, p.243]. Successivamente, figura nella carta di mutuo rilasciata dal marchese Guglielmo VI all’imperatore Federico II nel 1224, tra i luoghi “tenuti” dai milites del marchese. In particolare, a risultare in possesso di diritti su Aramengo sono alcuni esponenti della famiglia dei signori di San Sebastiano, probabilmente in unione con membri di lignaggi da tempo imparentati, come i signori indicati subito dopo nello stesso documento con il predicativo “di Aramengo” (domini de Ramigno) [Cancian 1983, p. 736 e tabella dei toponomi allegata]. I di San Sebastiano cominciarono, pressappoco a partire da questi anni, ad assumere il nome e il titolo dei conti di Radicata e a dar vita a un’associazione giurata. Essa, tra la fine del secolo XIII e gli inizi del secolo XIV accolse in un unico consortile anche i signori di Cocconato, i quali finirono con il prevalervi, anche da un punto di vista onomastico [Settia 1975, pp. 131-41]. In precedenza, in documenti della seconda metà del secolo XII, vediamo personaggi che si nominano “di Aramengo” presenti nella cerchia del vescovo o nell’atto di legarsi al comune di Vercelli: nel 1155, un Ardicio de Aramengo compare in effetti, con Uberto di Cocconato, fra i testimoni di parte vescovile all’atto d’infeudazione di Trino al marchese di Monferrato; nel 1182, Manfredo di Aramengo giura l’abitacolo e s’impegna al pagamento del fodro nei confronti del comune, anche in questo caso, insieme, tra gli altri, a due “di Cocconato” [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, p. 14; Settia 1975a, pp. 240-41].
     Nel secolo XIV, i di Cocconato, orami conti di Radicata, appaiono schierati al fianco dei marchesi di Monferrato, figurando spesso in ruoli eminenti nella loro clientela vassallatica e nella loro “famiglia”, a partire dalla morte di Guglielmo VII (1296) e dalla crisi di successione nel marchesato (1305-10), poi durante le lotte che videro impegnati i marchesi dapprima, alleati degli Acaia, contro lo schieramento guelfo piemontese (comprendente i comuni di Asti, di Chieri e gli Angiò), in seguito, dal 1338, contro gli Acaia e i Visconti [Bendetto, Daviso, pp. 15-19]. Il più antico documento nel quale membri del consortile si riconoscano esplicitamente vassalli dei marchesi di Monferrato risale comunque al 1340 e non nomina i singoli luoghi infeudati. Aramengo compare tuttavia in una successiva investitura del 1365, mentre non figura nelle investiture seguite nel 1364, 1386 e 1399 (che menzionano altre località) [Settia 1975a, p. 140, nota 120; A.S.T., Investitura Marchese Giovanni di Monferrato (1340); A.S.T., Investitura Marchese Giovanni di Monferrato (1364); A.S.T., Investitura Marchese Giovanni di Monferrato (1365); A.S.T., Investitura Marchese Giovanni di Monferrato (1368); A.S.T., Investitura Marchese Teodoro di Monferrato (1386); A.S.T., Investitura Marchese Teodoro di Monferrato (1399)]. Ma all’origine dei loro possessi i membri del consortile dei conti di Radicata signori di Cocconato vantavano una diretta dipendenza dall’impero e si mostrarono viepiù recalcitranti dalla metà del secolo XIV ad accettare senza resistenze la superiorità feudale dei marchesi, sebbene, nel 1355, lo stesso imperatore, Carlo IV, intimasse loro di prestare a Giovanni di Monferrato il giuramento di fedeltà per i feudi che riconoscevano dall’impero.
     L’ingiunzione era contestuale al rinnovo dell’investitura imperiale concessa ai marchesi di Monferrato per i loro domini, nella quale figurano i luoghi sui quali si esercitava la signoria dei di Cocconato, incluso Aramengo. Aramengo compare, in effetti, in tutti i diplomi di sicura autenticità che enumerino i singoli luoghi confermati dagli imperatori al consortile, ossia in quelli di Enrico VII del 1310, di Massimiliano I del 1512, di Carlo V del 1530. Il luogo è inoltre menzionato nell’atto di aderenza dei di Cocconato al duca di Milano del 1399, nell’atto di dedizione degli stessi al duca di Savoia del 1446 e nella successiva aderenza, da loro stipulata nel 1458 ancora con il duca sabaudo e con il duca di Milano, contestualmente allo scioglimento del legame vassallatico stabilito con il primo; è presente, infine, nell’aderenza prestata nel 1499 al Trivulzio, in qualità di luogotenente del re di Francia a Milano. Aramengo sembra dunque aver seguito, nel tardo medioevo, le più generali vicende del consortile dei signori di Cocconato nei loro tentativi di sottrarsi a forme di soggezione diretta alle potenze regionali, sostituendoli - in primo luogo, l’omaggio feudale verso i marchesi di Monferrato - con più allentati e meno gerarchici rapporti di colleganza [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 19-29, 131, 134, 136; A.S.T., Ordine dell’Imperatore Carlo IV; A.S.T., Altro Diploma del detto Imperatore; A.S.T., Diploma dell’imperatore Carlo IV; A.S.T., Instromento di Lega; A.S.T., Altra fatta al Duca di Milano; A.S.T., Dedizione spontanea; A.S.T., Transonto aut.co; A.S.T., Rinovazione d’aderenza; A.S.T., Aderenza fatta da Ottobone di Passerano]. Intanto, restavano vivi alcuni legami vassallatici mantenuti dal consortile con il vescovo di Vercelli, concernenti, tra altri possessi, Aramengo: nel 1349, si trattò del rinnovo dell’infeudazione della dodicesima parte del luogo al dominus Guglielmo di Aramengo [Settia 1975, p. 240], mentre nel 1448, alcuni membri del consortile dei di Radicata di Cocconato furono reinvestiti del castello e del patronato della chiesa [A.S.T., Investitura Vescovo di Vercelli]. Ancora nel 1601, del resto, i presidenti e mastri auditori della Camera dei conti di Torino presentarono al vicario episcopale di Vercelli una rimostranza contro la sua intenzione di chiedere ai signori del luogo il riconoscimento della superiorità della mensa vescovile [A.S.T., Lettera della Camera de’ Conti].
Feudo
Come si è visto, in un documento del 1224, una parte del luogo di Aramengo risulta in possesso di un ramo dei domini de Sancto Sebastiano, in quanto milites del marchese di Monferrato, mentre altri signori, individuati dal predicativo “di Aramengo” (attestato dall’ultimo quarto del secolo precedente) appaiono titolari, come i primi, di diritti su Monteu da Po [Vd. Dipendenza nel medioevo; vd. anche scheda Monteu da Po]. Nel territorio, limitrofo ad Aramengo, corrispondente all’area dipendente dalla pieve eporediese di San Sebastiano, è documentata dalla metà del secolo XIII anche la presenza dei signori de Radicata (Radicata è oggi un luogo scomparso, il cui sito è da collocarsi nell’odierno territorio comunale di San Sebastiano da Po [Settia 1975b, pp. 282-283]). I due predicati, in due documenti pressoché coevi (1176, per i di San Sebastiano e 1178 per i di Radicata), compaiono preceduti dal titolo comitale. Attestazioni del nome di Radicata come portato a esclusione di altri si hanno unicamente dal 1145 appunto al 1178, mentre dal 1232 è attestata la sua assunzione da parte dei di San Sebastiano insieme con il relativo titolo comitale. Nel 1290 compare la prima esplicita menzione di un hospicium quod dicitur de Radicata, un’associazione giurata tra i vari rami della casata, di cui vi è però forse già un indizio nel 1258.
     Intorno a questi anni, sembrano appartenervi anche i domini de Coconato, ai quali i di San Sebastiano erano probabilmente legati da rapporti di vicinato e di comunanza di interessi almeno dall’ultimo quarto del secolo XII. Dal primo decennio del Trecento, con progressiva regolarità, i signori di Cocconato cominciano anch’essi a unire il titolo di “conti di Radicata” al loro predicato, che presto avrebbe finito con l’identificare tutte le componenti dello hospicium (consortile) de Radicata. Nella genesi di questa formazione, il ceppo signorile identificato con il predicativo “di Aramengo”, presente in documenti dei secoli XII-XIV (come, in qualche misura, quello dei domini de Tonengo, anch’essi attestati dal secolo XII) sembra aver svolto un decisivo ruolo di cerniera nella rete di parentela e alleanza, di vicinato e interessi condivisi, che avrebbe progressivamente assunto la forma organizzata del consortile. Personaggi individuati come “di Aramengo” o “signori di Aramengo” compaiono in effetti in stretta associazione con esponenti dei di San Sebastiano nel 1173 e con i di Radicata nel 1175. D’altra parte, nel 1182, a giurare l’abitacolo al comune di Vercelli, troviamo accomunati nello stesso atto, esponenti dei di Aramengo e dei di Cocconato, insieme con personaggi che recano i predicativi “di Tonengo” e “di Montiglio” [Settia 1975a, pp. 134-141, 237,  241, 243].
     La centralità, per così dire, relazionale, tra signori di San Sebastiano-di Radicata e signori di Cocconato, della signoria su Aramengo ha una significativa proiezione territoriale nella posizione del luogo, intermedia tra i possessi controllati dal consortile sui versanti collinari digradanti verso la piana del Po, quali Casalborgone, San Sebastiano, Monteu da Po e quelli più meridionali di Cocconato, Passerano, Schierano, ubicati lungo le valli che convergono nella conca di Asti (un caso analogo  è Tonengo).
     Gli statuti di cui il consortile dei di Radicata si dotò nel 1342, conobbero redazioni successive, del 1352 e del 1459, che lo resero un organismo più strutturato e vincolante, mentre intanto la domus dei di Cocconato si articolava in “colonnellati” o “terzieri” (di Brozolo, di Casalborgone e di Robella), e alla metà del secolo XV si definivano i rami di Brozolo, Casalborgone, Passerano, Primeglio, Robella e Ticinetto [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 11, 32-46]. Il consortile, quale si venne configurando tra i secoli XIV e XVI, controllava territori, prerogative e giurisdizioni, sui quali il vescovo di Vercelli e, soprattutto, i marchesi di Monferrato vantavano antichi diritti di superiorità. I diritti residui spettanti alla mensa episcopale vercellese continuarono a manifestare un vigore testimoniato da una nutrita serie di investiture della seconda metà del Quattrocento -- una delle quali riguardante, come s’è visto, anche il castello di Aramengo -- e dalla scomunica per la mancata prestazione della fedeltà che colpì i di Cocconato ancora nel 1515 [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, p. 14, nota 19; A.S.T., Atti di Ottobone, e Tomaso di Passerano]. Per quanto riguarda il marchesato di Monferrato, il primitivo sostegno ai nuovi principi della dinastia paleologa finì con l’incrinarsi di fronte alla loro volontà di conseguire una stabile affermazione di superiorità feudale sui territori in mano ai di Cocconato (come su altre robuste formazioni signorili del Piemonte meridionale), spingendo i signori del consortile dei di Radicata a cercare protezione per la loro autonomia in più flessibili alleanze, anzitutto con i Visconti e, più tardi, anche con i Savoia. Nel 1446, anzi, si ebbe la prima (condizionata) dedizione vassallatica ai Savoia, presto revocata tuttavia dalle clausole della pace di Lodi (1454) e dalle successive “aderenze” negoziate con il nuovo duca di Milano, Francesco Sforza, e con lo stesso duca sabaudo nel 1458 (quest’ultima rinnovata nel 1467).
     Il secolo XVI vide proiettarsi sui territori controllati dal consortile la minaccia delle ambizioni sabaude, ormai non più controbilanciate dall’influenza milanese (l’ultima alleanza, con Francesco II Sforza, è del 1513), venuta meno con la crisi di successione nel ducato [Vd. Dipendenza nel medioevo; Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 23-30; A.S.T., Aderenza fatta da Gio. di Ticineto]. Di fronte alle pretese sabaude, i signori del consortile sottolinearono la loro qualità di feudatari immediati dell’impero, esibendo le proprie investiture autentiche, ottenute nel 1310, 1413 e 1469, e false, attribuite a Federico I (1186) e a Federico II (1249), oltre al “privilegio”, anch’esso contraffatto, di Carlo d’Angiò (1280), tutti fabbricati nel corso del XVI secolo. Nei falsi diplomi si trova, accanto a un numero maggiore di luoghi infeudati (includono, in particolare, l’intera pieve di “Meirate”) al consortile, la concessione di una più estesa immunità da giurisdizioni intermedie. Così, il diploma attribuito a Federico II sottrae in perpetuo i feudi dei di Radicata all’autorità dei vicari imperiali, quella per l’appunto invocata nel ‘500 dai duchi di Savoia nei loro confronti. Nuove investiture imperiali giunsero da Massimiliano I (1512), che però mantenne anche in seguito l’infeudazione dei possessi dei di Cocconato a Filiberto di Savoia decretata nel 1503, da Carlo V (1530) e da Rodolfo II (1585).
     Il diploma di Carlo V riproduce nel testo il falso del 1186 e quello di Rodolfo II, l’intera serie degli atti precedenti, autentici e falsi. Questi ultimi ebbero probabilmente anche un ruolo nel promuovere la dizione “Contado di Cocconato” (comitatus Coconati) negli atti che li recepirono, ancorando in tal modo la connotazione pubblicistica del titolo comitale associato al predicato di Radicata all’ambito territoriale sul quale si esercitava allora concretamente il potere del consortile. La strategia dei di Cocconato colse un parziale successo ancora nel 1588, quando la transazione da poco stipulata con Carlo Emanuele I, in cui essi riconoscevano infine di dovergli prestare il giuramento di fedeltà, ricevette da Rodolfo II un’approvazione che - in armonia con il diploma di investitura da lui stesso rilasciato nel 1585 ai di Cocconato - ne precisava la portata in senso restrittivo. L’imperatore, infatti,  escludeva  il carattere “ligio” del giuramento da prestarsi e negava di fatto al duca di Savoia, pur riconfermandolo suo vicario, lo ius de non appellando nei confronti dei feudatari imperiali, cioè il diritto a impedire loro di ricorrere in appello alla sua giustizia contro le sentenze emanate dalle magistrature ducali [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 30-32, 123-139; A.C.A., Privilegi nobiliari; A.S.T., Decreto dell’Imperatore Rodolfo II; A.S.T., Diploma dell’Imperatore Rodolfo II]. Furono in fondo gli anni delle guerre del Monferrato, tra il 1612 e il 1631, a segnare la definitiva integrazione del Contado di Cocconato nella compagine degli stati sabaudi e l’inizio del progressivo disfacimento del consortile. Così, nel corso dei secoli XVII e XVIII, nel feudo di Aramengo, a signori appartenenti al ramo dei Radicati di Robella, si aggiunsero, per acquisto o successione per via di matrimonio, esponenti di altri lignaggi signorili, soprattutto astigiani e monferrini, oltre ad alcuni personaggi legati alla corte o (nel secolo XVIII) provenienti dalla nuova nobiltà di servizio. Come in altri luoghi del Contado di Cocconato, porzioni del “dominio utile” erano inoltre state acquisite, in questo caso sino dal 1520, dallo stesso duca di Savoia [Bosio 1872, pp. 155-158; Guasco 1911; Relazione 1753, c. 36v (p. 18); A.S.T., Instromento di permutazione; A.S.T., Nota delle porzioni di Giurisditione].
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1586, il duca di Savoia Carlo Emanuele I riuscì infine a negoziare con i signori del consortile di Cocconato la sottoscrizione di una “aderenza” per i loro feudi di Brozolo, Passerano e Robella, e un condizionato riconoscimento di sovranità per Aramengo, Capriglio, Cocconato, Cocconito, Marmorito, Primeglio e Schierano. La “transazione” fu approvata dall’imperatore – nei termini che si sono visti – nel 1588 [A.S.T., Transazione… Duca Carlo Em.le I; A.S.T., Copia del Contratto fatto dal Duca Carlo Emanuele I.  Vd. Feudo]. Il consolidarsi, graduale, nel corso dei primi decenni del secolo XVII, della giurisdizione sabauda su Aramengo, come sugli altri luoghi del Contado, andò di pari passo con la loro effettiva integrazione nella provincia di Asti, confermata dall’ordinamento settecentesco relativo alle intendenze, alle prefetture e alle assise dei giudici (1723, 1724, 1729, 1730 e 1749) [Cassetti 1996; Duboin 1818-1869, III, pp. 58, 72, 79, 98, 133, 160].
     Anche all’interno della maglia amministrativa francese, Aramengo seguì le sorti del territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di livello dipartimentale o circondariale, avente per capoluogo Asti. Inizialmente, si trattò del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799). Con il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, Asti fu a capo di un circondario (arrondissement) compreso nel dipartimento di Marengo (capoluogo: Alessandria). Vedi mappa.    
     Al termine della parentesi napoleonica, Aramengo tornò, nel 1814, a far parte della ricostituita provincia di Asti che, dopo alcune instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, fu ridotta a circondario della divisione amministrativa, poi provincia di Alessandria nel 1859 [Cassetti 1996; Sturani 1995; Sturani 2001]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Istituto Centrale 1937, p. 8; Gamba 2002]. In anni recenti Aramengo ha aderito alla Comunità Collinare Alto Astigiano.
Mutamenti Territoriali
Nel 1929 fu aggregata ad Aramengo una parte del territorio  del soppresso comune di Marmorito (223 ha. di superficie,  con 362 residenti) [Istituto Centrale 1937, p. 8; vd. anche scheda Passerano Marmorito].
Comunanze
Intorno alla metà del secolo XVIII, i boschi e gli incolti (“gerbidi”)  rappresentavano, rispettivamente, circa il 13 per cento e oltre il 23 per cento della superficie comunale in uno paesaggio agrario dominato (per circa il 30 per cento) dalla vigna. La relazione dell’intendente provinciale che accompagna questi dati descrive i “gerbidi”, destinati al pascolo comune, come “infecondi d’erbaggi”, ubicati “in siti montuosi ed alpestri”, in terreno spesso “arenoso e sterile”. I boschi, sottoposti a taglio periodico, venivano utilizzati per ricavarne legna da ardere destinata al fabbisogno locale e sostegni per le viti [Relazione 1753, c. 36r (p. 18), (p. 218)]. La documentazione relativa alla prima metà dell’Ottocento mostra, da un lato, la duratura importanza dello sfruttamento dei boschi nella gestione del patrimonio comunale, dall’altro, un incipiente processo di privatizzazione e di dissodamento, con le tensioni da questo provocate all’interno della comunità [A.C.A., Vendita piante; A.C.A., Ricorsi per dissodamento; A.C.A., Affittamento foglie secche].
Liti Territoriali
Non si ha notizia di liti territoriali, tranne quella intentata alla comunità attorno al 1730 da uno dei feudatari di Berzano per un preteso diritto di passaggio attraverso il suo territorio [A.S.T., Stato delle liti; A.C.A., Atti di lite].
Fonti
A.C.A. (Archivio Storico del Comune  di Aramengo)
A.C.A., Categoria I, Vol. 1, Privilegi nobiliari accordati dagli Imperatori al nobil Carlo Radicati, anni 1186, 1280, 1413, 1469, 1512, 1530, 1574, 1580, 1584, 1585, 1588, 1589, 1590; Voll. 2-8, Ordinati, (1636-1836); Volumi 9-13, Deliberazioni (dal 1838); Vol. 15,  Atti di lite Conte Manassero di Berzano contro il Comune di Aramengo per Diritti di passaggio (1725-34).
A.C.A., Categoria V, Voll. 27-33, Volture catastali (1887-1895); Vol. 34, Brogliazzo catasto (1851-92); Vol. 52, Brogliazzo consegnamento beni (1651-59); Vol. 53, Mutazioni di proprietà (1819-39, 1840-62, 1862-65); Vol. 54, Consegnamenti e catasti (1576-1604); Consegnamento beni per formazione Catasto (1682); Vol. 55, Misura con relative figure dei beni di proprietà del Comune di Aramengo (1769).
A.C.A., Categoria XI, Vol. 102, Vendita piante comunali ed affittamento boschi comunali (1816/39-1844); Vol. 103, Ricorsi per dissodamento boschi e taglio boschi  (1844, 1846 e 1849); Vol. 104,  Affittamento foglie secche (1854-56).

A.S.A (Archivio di Stato di Asti). Vedi inventario.
A.S.A., Fondo comuni, Aramengo (1866-1920), reg. 1.
A.S.A., Catasti dei terreni e dei  fabbricati (1874-1960).

A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni,  Disegni Monferrato Confini,  Volume P , Mazzo 6, Tipo raffigurante i confini fra il Monferrato, il contado di Cocconato e le terre della chiesa di Asti, con indicazione di una strada pretesa dal Monferrato. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi. (Note: Sul verso: "con Conconato, Piovà, e Mondonio"; "terre del / contado di Cocona[to]".), s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Carte topografiche e disegni,Disegni Monferrato Feudi per a e B, Mazzo 26, Cocconato, Disegno della via che pretende il Monferrato congionga i Territorii della Piova e Mondonio. Schizzo in pianta della via che unisce Mondonio e Cerreto, con altre vie di comunicazione e con l'indicazione, mediante colori diversi, dei confini tra i territori del Monferrato, del contado di Cocconato, dei Savoia e delle terre della chiesa di Asti, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Materie ecclesiastiche, Arcivescovadi e Vescovadi, Vercelli, Mazzo 1, Diploma dell’imperatore Carlo IV di donazione, e uova concessione a favore del Marchese Gio. di Monferrato delle Città, Castelli, Ville, e Luoghi di Serravalle… Aramengo…colle fedeltà, superiorità, e pertienze di tutti detti Luoghi, da tenersi per esso Marchese, suoi Eredi, e Successori maschj, e femine (10 maggio 1355).
A.S.T., Corte, Materie politiche per rapporto all’estero, Diplomi imperiali, Mazzo 16, Decreto dell’Imperatore Rodolfo II sovra le infrascritte domande fattegli da Claudio di Challant a nome del Duca Carlo Emanuel I 1.o Per l’ approvazione della Transazione seguita con li Conti di Cocconato… (31 marzo 1588); Mazzo 17, Diploma dell’Imperatore Rodolfo II di confermazione a favore del Duca Carlo Emanuel I del privilegio di Massimiliano I del 1 Aprile 1503 di concessione, ed infeudazione a favore del Duca Carlo di Savoja del Vicariato Imperiale sovra li Conti Radicati di Cocconato, come pure delle confirmazioni indi susseguite, e della convenzione nuovamente seguita tra d.o Duca Carlo Emanuel I, e detti Conti Radicati di Cocconato, per cui questi hanno riconosciuto verso d.o Duca tutti li Feudi, Castelli, e Luoghi dai medesimi posseduti (31 marzo 1588).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e B, M, n. 11, Volume di Scritture sopra le diferenze territoriali tra Montiglio, e Robella, e Cocconato spezialmen.te sulla Contrada di Rosengana tral p.mo et l’ultimo di d.i Luoghi, e sulla Contrada della Mestiola tral secondo e l’ultimo (1257-1665), in particolare, cc. 39 sgg.: Copia del Contratto fatto dal Duca Carlo Emanuele I colli SS.i Passerani per quel Contado, cioè d’Aderenza per Passerano, Robella, e Brozolo, e di Sovranità rispetto agli altri sette, cioè Aramengo, Cocconato, Castanito [sic, per Cocconito], Capriglio, Marmorito, Primeglio, e Schierano (1586); P, n. 6, Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tralli Duchi di Monferr.o, e li SS.i di Passerano quand’erano Feudatarj dell’Impero; E l’acquisto, che de’ loro feudi fu offerto dal Duca Carlo Emanuele I (1240-1673), in particolare, cc. 227 sgg.: Copia di Transazione fatta trall’Uffizio del Dacito Gen.le di Monferrato e li SS.i Passerano di Cocconato, o sian tutti li Vassalli Imperiali di Passerano, Bagnasco, Capriglio, e Marmorito, inclusi li SS.i di Primeglio, p. cui si convenne che ’l detto Officio potesse in avvenire scuoder ’l Dacito nelle due Strade di Passarenga, e Gola Stretta, o sia Montaccio, esclusi però d.i Signori, e quelle Com.tà a loro soggette, restando però comune tralle due parti in ordine alla proprietà le med.e Strade, colla designazione de’ siti e p. la terminazione de’ Confini, ed altre particolarità (4 giugno 1584).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 26, Investitura concessa dal Marchese Giovanni di Monferrato a Tholomeo, e Brandalisio Conti di Coconato… de’ feudi, ch’essi, e loro Antecessori hanno riconosciuto da’ Marchesi di Monferrato in feudo retto, e gentile (25 agosto 1340); Mazzo 26, Ordine dell’Imperatore Carlo IV alli Conti di Coconato di prestare la fedeltà al Marchese Giovanni di Monferrato per gli feudi, che riconoscevano dall’Impero (1355); Mazzo 26, Investitura concessa dal Marchese Giovanni di Monferrato a favore di Bonifacio fu Guglielmo, Abellono fu Giovanni, Guidetto di lui fratello, Giovannino fu Ottobone… de’ feudi, giurisdizione, e beni feudali, che li loro antecessori riconoscevano da’ Marchesi di Monferrato…(4 settembre 1365); Mazzo 26, Investitura concessa dal Marchese Giovanni di Monferrato a favore di Antonio fu Ottobone di Cocconato de’ feudi, che detto Ottobone, e Giovanio suo fratello possedevano, e riconoscevano da Marchesi di Monferrato…(28 gennaio 1368); Mazzo 26, Investitura concessa dal Marchese Teodoro di Monferrato a favore di Abellone fu Giovanni di Cocconato, Ubertetto fu Uberto di Cocconato, ed Antonio di Passerano fu Ottobone di Cocconato de’ Conti Radicate… de’ feudi, che erano soliti riconoscere dalli Marchesi di Monferrato… (23 aprile 1386); Mazzo 26, Investitura concessa dal Marchese Teodoro di Monferrato a Guglielmo fu Guideto di Cocconato…de’ Castelli e Luoghi di Berzano, Albugnano, e Serralonga, S. Sebastiano, ed altri feudi, che loro Antecessori riconoscevano da’ Marchesi di Monferrato… (28 ottobre 1399); Mazzo 26, Esame seguito ad instanza della Comunità di Cocconato, Aramengo, Brozolo, e Robella in una causa vertente nanti il Senatore Giovanni Paolo Berzio, e Giovanni Battista Alberiggio Delegati Cesarei, contro Branda, ed altri Consorti Consignori di detti Luoghi per la Bannalità da questi pretesa della caccia, e pesca ed estrazione delle loro vettovaglie da un Luogo all’altro, e per l’appellazione da una Sentenza dell’ordinario di condanna, ed esecuzione di due para bovi (1549); Mazzo 35, Altro Diploma del detto Imperatore Carlo IV d’ordine alli Marchesi del Carretto…ed alli Conti di Cocconato, e Cavaglià di riconoscer il Marchese Giovanni di Monferrato (1355); Mazzo 51, Investitura concessa dal Marchese Giovanni di Monferrato a favore di Bonifacio fu Tolomeo di Robella de’ Conti di Cocconato delle parti de’ feudi di Murisengo, Casalborgone, e la Piovà pervenueigli per successione paterna… (10 aprile 1364).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 6, Confini, n. 4, Informazioni, Relazioni, Lettere, e Memorie delle Controverzie Territoriali tra il Monferrato, e lo Stato di Milano (1573-1694), Instrutt.e data al s.r Amb.re Pomponazzi per le diff.e di confino che sono tra li stati di Milano, et Monferrato (1612).
A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 12, Instromento di Lega e di aderenza stipulato tra il Duca Gio. Galeazzo Visconti, et i Nobili di Coconato… (5 maggio 1399); Mazzo 12, Altra fatta al Duca di Milano Gio. Galeazzo Visconti da Pietro di Primeglio fu Oberto del tezero di Casalborgone… per li Castelli, e Luoghi di Coconato… Aramengo… (5 maggio 1399); Mazzo 12, Investitura concessa dal Vescovo di Vercelli à Gio., et Enrico fù Manfredo…, Ant.o, Gio., e Tomaso di Primeglio, Gio. fù Rainero di Casalborgone tutti de' Conti Radicati di Coconato del Castello d'Aramengo, Patronati delle Chiese di S. Secondo di Cavagnolo, S.Giorgio d'Aramengo della Chiesa di Ghesolfango, S. Salvatore di Piazzo, S. Pietro di Brusasco, S. Pietro del fango (12 novembre 1448); Mazzo 12, Transonto aut.co dell’Aderenza fatta alli Duchi di Sav.a e di Milano da Gabriele figlio di Ottobone di Passerano… tutti Radicati de’ Consignori di Coconato per li Castelli, e feudi di Coconato… Aramengo… et altri luoghi da’ med.i posseduti sotto l’osservanza delle condizioni, e patti ivi espressi (14 ottobre 1458); Mazzo 12, Rinovazione d’aderenza fatta alli Duchi di Milano, e di Savoja per Gio. figlio di Guietto di Ticineto de’ Consignori di Coconato… tutti Radicati Consignori di Coconato per li Castelli, e feudi di Coconato… Aramengo… ed altri Luoghi da’ med.i posseduti come s.a (29 novembre 1458); Mazzo 12, Aderenza fatta da Gio. di Ticineto, et Iberto di Primeglio de’ Sig.ri di Coconato… a loro nome, et degl’altri Sig.ri di Coconato al Duca Amedeo di Sav.a per li Castelli del Contado di Coconato (12 marzo 1467); Mazzo 12, Aderenza fatta da Ottobone di Passerano de’ Conti Radicati, e Consig.re di Coconato… a loro nome, e Proc.ri di tutti gli altri Consig.ri di d.o Contado di Radicati, e Coconato al Luogoten.te Gen.le e Maresciale di Fr.a Gio. Giac.o Triulzio per li Castelli, e Luoghi di Coconato… Aramengo… e loro dipendenze (10 ottobre 1499); Mazzo 12, Atti di Ottobone, e Tomaso di Passerano… contro la Mensa Episcopale di Vercelli d'appellazione della Scomunica proferta contro d.i Sig.ri per non esser comparsi personalmente nanti il Vescovo di Vercelli a prestar la fedeltà per li feudi da’  med.i posseduti nel Contado di Coconato (1515); Mazzo 14, Transazione tra il Duca Carlo Em.le I, Percivale Pallavicino di Passerano … tutti de’ Conti di Coconato, per quale d.i Conti si sono sottomessi alla fedeltà verso d.o Duca per li Castelli, e Luoghi di Passerano… Aramengo… sotto l'osservanza de’ patti, e Condizioni ivi specificate coi giuramenti di fedeltà prestata dalli sud.i Conti al d.o Duca Carlo Em.le per li sud.i Luoghi sotto li 8. febr.o 21 Marzo, 26 Giug.o 11 e 12 Luglio 1586…; Mazzo 14, Nota delle porzioni della Giurisditione di Coconato, et Castelli e Luoghi di Casalborgone, Aramengo… acquistate dal Duca Carlo di Sav.a da’ rispettivi Sig.ri di d.i Luoghi (s.d.); Mazzo 14, Transunto della Confirmazione fatta dall’Imp.re Rodolfo della transazione passata tra ’l Duca Carlo Em.l I e li Conti di Radicati, e Cocconato per il giuramento di fedeltà dovuto da d.i Conti ad esso Duca (31 marzo 1588); Mazzo 14, Atti di possesso preso dal Senator Appiano Delegato dal Duca Carlo Em.l I del Contado di Cocconato a nome di S.A. (13 luglio 1588); Mazzo 14, Lettera della Camera de’ Conti al Vicario Episcopale di Vercelli, ove l’avvisa di non far ricconoscere il feudo d’Aramengo a favore della Mensa Vescovile, perché dipendente dal Diretto Dominio di S.A. (16 novembre 1601); Mazzo 26, Dedizione spontanea di Guglielmino fu Guidone… Consignori di Cocconato…Aramengo… al Duca Ludovico di Savoja, con prestazione di fedeltà per li suddetti Castelli, e Luoghi, sotto però l’osservanza di varj Patti, e condizioni (5 dicembre 1446).A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei conti, Inventari di titoli, atti e scritture, n. 527, Fascicolo contenente missive, cedole, note e memorie concernenti le differenze vertite tra li feudatari e Comunità di Cocconato, Robella e li SS.ri Vassalli e Uomini di Montiglio per causa de confini e territori dei suddetti luoghi, dall’anno 1418 al 1564; Instromento di permutazione fatta dal Signor Gioanni di Casalborgone fu Rainero, de Conti di Cocconato col Ser.mo Duca Carlo della 12ma parte di Cocconato ed 8a di Aramengo spettantigli, mediante il beneplacito dell’Imperatore e Vescovo di Vercelli in cambio di tre parti della 5a d’una pezza di terra in Chivasso di giornate 100 denominata il prato del Signore cedutagli rispettivamente dal prefato s.mo Duca Carlo (16 aprile 1520); Testimoniali d’oblazione di vendita di porzioni di Robella ed Aramengo fatta dal Signor Conte Percivalle Cocconato alli SS.ri Conti Giovanni Francesco e Pompeo, Consorti in detti feudi (8 ottobre 1606); Testimoniali di protesta del Conte Giovanni Francesco Cocconato di Robella in seguito all’obblazione di vendita di Porzioni di Robella ed Aramengo, fatta dal Conte Percivalle Cocconato alli Conti Giovanni Francesco e Pompeo, Consorti in detti feudi (22 ottobre 1606).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, Stato delle liti, che hanno vertenti le Città, e Communità della Provincia d’Asti [cc. non num.te 1r-16v] (Intendente Granella, Asti, 16 ottobre 1717).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 161, Registro delle notizie prese da Commissarj deputati per la verificaz.ne de Contratti a Corpo de beni dal 1680 al 1711 inclusive circa la qualità delle Misure e Registro de beni di caduna Comunità del Piemonte, e denominaz.ne de Cantoni Membri, e Cassinali (s.d.), c. 54r.
 
B.C.A. (Biblioteca Consorziale Astense). Vedi catalogo.
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
Relazione 1753 (B.C.A., Relazione generale dell’Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, dell’intendente Balduini di Santa Margherita, 1752-53 , ms.),  cc. 36r-37r (p. 18), (pp. 218, 235) [Merlotti, in corso di stampa].
Bibliografia
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Bosio, Antonio, Storia dell’antica abbazia e del santuario di Nostra Signora di Vezzolano ornata di disegni e con alcuni cenni sopra Albugnano e paesi circonvicini, Torino, Collegio degli Artigianelli, Tipografia e Libreria San Giuseppe, 1872, pp. 155-158.
 
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Settia, Aldo Angelo, “Iudiciaria Torrensis” e Monferrato. Un problema di distrettuazione nell’Italia occidentale, in “Studi medievali”, a. XV (1974), pp. 967-1018 (ora in Settia, Aldo Angelo, Monferrato: strutture di un territorio medievale, Torino, Celid, 1983, pp. 11-53).
 
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Descrizione Comune
Aramengo
      La vicenda storica e territoriale  di Aramengo tra il basso medioevo e la prima età moderna appare largamente plasmata dalla lunga appartenenza del luogo al Contado di Cocconato. Aramengo, come gli altri luoghi più stabilmente aggregati al Contado, si trovarono  per lungo tempo esposti a pressioni  convergenti, grazie al precoce coordinamento dell’associazione di signori che li governava e ai condizionamenti imputabili alla comune e peculiare collocazione geopolitica.
     Il consortile dei di Radicata conti di Cocconato, nella sua espressione più matura, raggiunta attorno alla metà del secolo XIV, fu un organismo coeso, gerarchizzato, retto da ufficiali dotati di forti poteri coercitivi sui singoli membri, provvisto di norme che vincolavano questi ultimi a una politica concertata sia rispetto ad alienazioni o acquisti di beni e diritti di giurisdizione sia nei confronti delle istanze avanzate dai sudditi [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 40-45]. Inoltre, almeno dal secolo XVI, ogni consorte risultava spesso intestatatario di terre e quote di giurisdizione sparse in luoghi diversi del Contado. Nella prima età moderna, tanto i diritti di proprietà sui fondi che i diritti signorili sui luoghi e sugli uomini appaiono indubbiamente assai intrecciati, al punto che anche le transazioni interne al consortile riguardanti questa o quella porzione, di terre, di giurisdizione o di sudditi, del Contado dovevano avvenire nel quadro di un largo consenso. Nel 1606, ad esempio, la vendita di porzioni dei feudi di Aramengo e di Robella da parte del conte Percivalle di Cocconato ai conti Giovanni Francesco e Pompeo di Cocconato si scontrò con l’opposizione del conte Giovanno Francesco Cocconato di Robella compartecipe dei diritti sui due feudi, che non era stato preventivamente consultato [A.S.T., Testimoniali d’oblazione di vendita; A.S.T., Testimoniali di protesta; vd. anche scheda Robella]. Gli stessi “terzieri” o “colonnellati” in cui si articolava il consortile appaiono organizzati su basi di lignaggio o parentela, prive di una proiezione territoriale coerente [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 11, 44].
  Alla compattezza del fronte signorile corrispondevano comunità locali caratterizzate in generale da un basso profilo di complessità istituzionale e di autonomia amministrativa. Consoli e  “consigli di credenza” sono dappertutto assenti o tardivi: la capacità di rappresentanza degli abitanti del Contado risiedette a lungo esclusivamente o principalmente nelle assemblee di capita domorum [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 36-40]. D’altra parte, ogni singolo membro o “ramo” del consortile possedeva perlopiù beni e diritti di giurisdizione sparsi in più località del Contado - talvolta parrebbe attraverso la subordinazione di tipo schiettamente personale di specifici “fuochi” o “capi di casa”. E’ dunque possibile, ad esempio, che l’esercizio di prerogative signorili particolarmente avversate, anche quando non coordinato a livello dell’intero consortile, riguardasse spesso più di un luogo e sollecitasse forme di azione collettiva di carattere translocale tra sudditi di un medesimo signore o gruppo di signori, piuttosto che solidarietà rigidamente circoscritte a singoli insediamenti [Vd. per esempio A.S.T., Esame seguito ad istanza della Comunità di Cocconato, Aramengo…]
    Per quanto riguarda la collocazione geopolitica di Aramengo e dell’intero Contado di Cocconato, essa si può definire, insieme con l’intera fascia collinare situata a nord e nord-ovest di Asti, tra la conca astigiana e le sponde del Po, come una permanente situazione di frontiera: un’area segnata per secoli dall’intersezione di forme di inquadramento territoriale diverse e perlopiù concorrenti. Dapprima si trattò dell’incontro, non privo di tensioni territoriali, tra circoscrizioni plebane appartenenti a diocesi diverse, quali le pievi vercellesi di Industria e di Pino, quella eporediese di San Sebastiano e quella astigiana di “Meirate”. In seguito, tra il secolo XII e il secolo XIII l’area fu teatro dell’affermazione dei poteri temporali dei vescovi di Vercelli e di Asti, quindi dell’espansionismo di comuni cittadini, quali Chivasso, Chieri e Asti. Più avanti nel corso del secolo XIII, intervenne la costruzione conflittuale di un confine tra le sfere d’influenza del comune di Asti e del Marchesato del Monferrato a condizionarne gli sviluppi politici [Gramaglia 1981; Settia 1975b]. Infine, a partire dal tardo secolo XIV, vi si affrontarono lo stesso Marchesato del Monferrato e gli stati regionali in gestazione dei Savoia e dei duchi di Milano [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 16-29].
     Questo territorio risultò tra il secolo XI e il secolo XIII particolarmente propizio al radicamento e all’espansione di dinamiche formazioni signorili, organizzate in forma di consortile su base familiare o tra diverse famiglie più o meno strettamente imparentate o anche semplicemente legate da rapporti e accordi di vicinia. Internamente, questo tipo di assetto dava vita a una sorta di condominio patrimoniale, fondiario e giurisdizionale, in grado di limitare efficacemente la frammentazione successoria altrimenti inevitabile nella generale assenza di un principio e di una pratica coerente di primogenitura [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 44-45]. Sul versante esterno, consentiva di assorbire, conservando un alto livello di autonomia politica, i legami di cittadinatico, alleanza, clientela vassallatica, affiliazione fazionaria, che vari associati erano spinti o costretti a stringere con i principali poteri che si affacciavano di volta in volta nell’area. Il Contado di Cocconato fu la più salda e duratura di queste formazioni territoriali che si svilupparono in uno spazio, geografico e politico, interstiziale, fra poteri territoriali che inseguivano concorrenti aspirazioni egemoniche. Ai suoi confini, mostrarono caratteri e potenzialità in parte simili i domini del consortile costituito dai signori di Montiglio, sebbene già nel corso del secolo XIII  cadessero sotto il controllo dei marchesi di Monferrato [Vd. scheda Montiglio Monferrato].  
       Un altro elemento che contraddistinse il Contado di Cocconato – così come, in forma meno autonoma o meno duratura, anche la signoria dei Montiglio e la rete di feudi, in gran parte ecclesiastici, controllati poco più a sud fra i secoli XIV e XV dalla potente famiglia astigiana dei Pelletta [Vd. scheda Cossombrato] - fu la sua spiccata vocazione al controllo della fitta trama stradale, fatta di raccordi e diramazioni secondarie, sorta attorno ai grandi assi di comunicazione, di impianto romano, che collegavano Asti con la Pianura Padana [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965; Settia 1970]. Fino dal 1232, tra il comune di Genova e il Marchese di Monferrato, e tra quest’ultimo e i signori di Cocconato, San Sebastiano, Tonengo, Cocconito, Montiglio e Aramengo, esistevano convenzioni che garantivano ai mercanti genovesi la praticabilità e la sicurezza di un tratto stradale, passante per il territorio di quei luoghi, appartenente all’asse Genova-Asti-Torino. Gli Ordinamenta et mandata, emanati nel 1260, stabilirono pedaggi per le merci in transito su tale strada, che ebbero validità fino al secolo XVIII [Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, p. 8 e nota 13, pp. 51-54; Settia 1970, pp. 55-66]. Durante la prima età moderna, le principali tensioni di confine insorte tra il consortile di Cocconato e i signori di Montiglio -- e, attraverso questi ultimi o altri feudatari, quali i signori di Pino, dell’antico “Piovanto di Meirate” o Piovà (dove peraltro gli stessi di Cocconato, possedevano quote di giurisdizione) e di Mondonio -- i marchesi, poi duchi, di Monferrato, riguardarono, direttamente o indirettamente, diritti su strade e pedaggi. In particolare, per i signori di Cocconato, il diritto, per se stessi e i propri sudditi, di transitarvi liberamente, esentati dal pagamento di dazi e pedaggi monferrini sulle merci e sulle persone, oltre che il conseguimento di una preziosa risorsa economica, rappresentava indubbiamente un potente ancoraggio simbolico per le loro pretese di diretta soggezione all’impero e di autonomia da ogni giurisdizione intermedia, come quella materializzata dalla rete di esazioni imposte dai principi del Monferrato lungo quelle vie di comunicazione. Sullo scorcio del secolo XVI, questo scenario locale di intrecci e conflitti di giurisdizione su strade e territori costituì un elemento non secondario del complesso gioco politico e diplomatico che portò all’assoggettamento del Contado ai duchi di Savoia [all’interno di una ricca documentazione ancora in gran parte inesplorata: vd. per  esempio A.S.T., Volume di Scritture; A.S.T., Fascicolo contenente missive; A.S.T., Documenti e Lettere; A.S.T., Copia  di Transazione; A.S.T., Informazioni, Relazioni]. Vedi mappa.