Masio

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
1485 [censimento 1991]; 1441 [dati comunali 1999].
Estensione
Ha. 2232 [ISTAT] / ha. 2175 [SITA].
Confini
Cerro Tanaro, Cortiglione, Felizzano, Incisa Scapaccino, Oviglio, Quattordio, Rocchetta Tanaro.
Frazioni
Abazia; Redabue. Le fonti ISTAT segnalano la presenza di due “centri” insediativi, che raccolgono i due terzi della popolazione, di “case sparse”, che ne raccolgono quasi un terzo, e di due piccoli “nuclei”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Forse derivante da mansum [Olivieri 1965, p. 213]. La prima attestazione de villa Masio risale a documenti privati del secolo X [H.P.M. 1836-54, vol. I, col. 150], mentre è del 1292 la prima carta geografica del Monferrato che indica il luogo Maxum [Centeleghe 1973]. Le forme più diffuse nei documenti di età medievale sono Massius (899), villa Maxias (959), Masius (960), Maxus (960), Castro de Maxias (961), Mascius (1024), Maxius (1081), Maxio (1169), Mazo (1191), Maxia (1195), Maço (1235), Maxa (1203) [Gasca Queirazza 1997, p. 382]. “Masius” [Casalis 1842, p. 222]. Redabue: da rivus de bobus, attestato nel 1204, nome del torrentello che lambisce il castello [Olivieri 1965, p. 286].
Diocesi
Asti [Bosio 1894, p. 108; A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri, 25 Gennaio 1728; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 22, Nota delle terre del Contado d’Alessandria e delle terre separate ed aggregate e sotto qual diocesi sono soggette (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708)].
Pieve
San Dalmazzo di Quargnento, chiesa che, con l’erezione di Alessandria a sede episcopale (1175), venne aggregata alla nuova diocesi, mentre Masio rimase sottoposta alla primitiva giurisdizione episcopale astese [Bosio 1894, p. 110; Chenna 1819, pp.11-32; vd. anche scheda Quargnento]. Verso la fine del secolo XVI, Masio era sede di vicariato foraneo, con giurisdizione sulle chiese di Rocchetta, Belvedere, Redabue, Corticelle (odierno Cortiglione), Quattordio, Annone, Rocca d’Arazzo [Bosio 1894, p. 133].     
     Nel quadro della riduzione e delle diocesi piemontesi promossa dal governo napoleonico nel 1805, che conservò e anzi ampliò la diocesi di Asti, Masio cessò di essere sede di vicariato foraneo e fu compresa nell’area del nuovo vicariato istituito a Redabue [Bosio 1894, p. 133]. Con la Restaurazione e la ricostituzione delle diocesi piemontesi soppresse durante il governo francese (1817), sia Masio sia Redabue vennero sottoposti a un vicario foraneo con sede a Belveglio [Bosio 1894, p. 139].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Verso la metà del secolo XIV, la chiesa locale aveva titolo di prevostura [Bosio 1894, pp. 124 e 145-146]. La parrocchia di età moderna appare dedicata a San Dalmazzo, come l’antica pieve quargnentina, e, attorno al 1750, poteva disporre di redditi piuttosto elevati (oltre £1120 piemontesi annue, comprese in media £200 di “incerti”). Più tardi, la chiesa avrebbe aggiunto a quella originaria la dedicazione a Santa Maria. Sempre alla metà del Settecento, invece, la rettoria presente nel luogo di Redabue fruiva di circa £300 all’anno. Almeno nel secolo XIX, essa appare intitolata all’Assunta [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento, Mazzo 59, Alessandria, tab. 1, c. 6 (s. d., ma attorno al 1760); Bosio 1894, pp. 145-146]. Alla metà del Trecento, il territorio di Masio ospitava inoltre una chiesa, dedicata a San Pietro, e un ospedale, entrambi esenti dalla giurisdizione vescovile [Bosio 1894, p. 531].
     All’interno della parrochiale, una capellania sotto il titolo di San Rocco era soggetta al giuspatronato della comunità e, verso la metà del secolo XVIII, possedeva nel territorio di Masio una discreta quantità di terreni (42 moggia), parzialmente esenti dal punto di vista fiscale, poiché tenuti solo a un contributo fisso, concordato attraverso una “convenzione” con la comunità, della quale peraltro non sussisteva a quell’epoca alcun documento formale [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento, Mazzo 58, Tabelle sovra la Provincia d’Alessandria, a’ quali resta appoggiata la relazione del Signor Commendatore Mallone sovra la necessità del Censimento e Misura in detta Provincia d’Alessandria (1760)]. Verso la fine degli anni Sessanta del secolo XVIII, la convenzione stipulata con la comunità appariva ai funzionari statali incaricati delle operazioni di “censimento” dei beni fondiari come una indebita estensione di esenzioni fiscali, sebbene il cappellano di San Rocco fosse tenuto, a partire dal 1717, a fungere da maestro di scuola [A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 6 di II addizione, fasc. 14, 1768, 1° Giugno [la Relazione] e 17 detto [la Rappresentanza], Rappresentanza dell’Uffizio del Censimento per presentare alla Giunta la relazione dello scruttinio de’ beni ecclesiastici e feudali esistenti nella Provincia d’Alessandria. Col parere della Giunta delli 22 agosto]. Il cappellano di San Rocco era tenuto a coadiuvare il prevosto in qualità di vicecurato, ciò che configurava un dualismo potenzialmente conflittuale nel controllo della parrocchia, come mostarono gli eventi che si verificarono negli anni Trenta del secolo XIX, quando il titolare della prevostura, accusato di venalità e trascuratezza nello svolgimento dei suoi doveri di cura d’anime, fu fatto oggetto di manifestazioni ostili da parte dei parrocchiani, appoggiati da alcuni maggiorenti e dal cappellano di San Rocco. [A.S.A., Intendenza generale di Alessandria, Mazzo 255, Circondario di Alessandria, Mandamento di Oviglio, Comune di Masio, 1830-1840, Il Consiglio comunale di Masio contro il Parroco del luogo Don Maggiora (1834)].
     All’epoca del “censimento” degli anni Sessanta del secolo XVIII, i possedimenti della parrocchia di Redabue sul territorio di Masio (circa 8 giornate e mezzo di Piemonte), come anche quelle possedute dal 1701 dalle monache agostiniane di Alessandria sotto il titolo della Beatissima Annunciata (per meno di 2 giornate), sollevano potenziali problemi di giurisdizione a causa della natura “feudale” delle esenzioni godute [A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 6 di II addizione, fasc. 14, 1768, 1° Giugno [la Relazione] e 17 detto [la Rappresentanza], Rappresentanza dell’Uffizio del Censimento per presentare alla Giunta la relazione dello scruttinio de’ beni ecclesiastici e feudali esistenti nella Provincia d’Alessandria. Col parere della Giunta delli 22 agosto].
Assetto Insediativo
Più di un centro nucleato, a cui si aggiungono altre articolazioni. Il castello di Redabue è adagiato alle pendici di un piccolo rilievo, nei pressi del ponte di Felizzano, sulla destra del Tanaro.
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
Masio appare organizzata in comune dotato di una propria sfera di autonomia già alla metà del secolo XII [Sergi 1986, p. 327].
Statuti
Tenor capitulorum (circa cinquanta capitoli), compilati nel 1548, probabilmente sulla base di altri più antichi, quali quelli di cui è attestata l’approvazione da parte dei Visconti nel 1372 [A.C.M.; Guasco di Bisio 1974-1975; Fontana 1907, II, p. 161; Centeleghe 1973]. Statuto vigente nel 2002, s.d. Vedi testo.
Catasti
Il più antico catasto depositato nell’Archivio del comune risale al 1900 [A.C.M., Serie II, Atti posteriori all’anno 1897, 5/5/1, Catasto 1900-1962]. Poco dopo la metà del Settecento, la comunità disponeva di un catasto redatto all’inizio del secolo, “in mediocre stato” [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento, Mazzo 58, Stato delle Comunità della Provincia d'Alessandria… li di quali Cattastri sono stati formati nel passato secolo et si ritrovano ancora in stato di servizio (s. d., ma prima del 1760)].
     Fra le carte relative al “tenimento separato” di Redabue, aggregato alla “amministrazione” di Masio nel 1775, depositate presso l’archivio del “comune principale”, tutte prodotte dopo l’incorporazione del luogo, erano compresi, secondo un inventario del 1779,  diversi documenti di natura catastale, copie da originali formati in occasione della “misura generale” o “censimento” dell’Alessandrino, promosso dalle autorità sabaude fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del secolo, e depositati presso l’archivio torinese della Giunta del censimento. Si trattava di un “libro figurato”; di un “nuovo catasto” del tenimento; di un “catastino”, ossia un catasto dei beni ecclesiastici e infine di uno “stato dei beni feudali” [A.S.T., Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi (sec. XVIII), Mazzo  17, fasc. Redabue, Copia d’inventaro de’ libri e scritture del tenimento di Redabue aggregato all’amministrazione di questo pubblico di Masio, archiviati nell’archivio della medemma, formato dal notaio Domenico Traversa, segretario di detto tenimento, 17 Giugno 1779]. Due esemplari dei catasti di Masio e di Redabue redatti nel quadro del “censimento” dell’Alessandrino si trovano presso l’A.S.T., Sezioni Riunite,  Catasti: Masio (D 204/1); Redabue (D 205/1).
Ordinati
La serie degli ordinati (poi: deliberazioni) del consiglio comunale conservata presso l’Archivio storico comunale inizia nel 1602. Le lacune più estese sono quelle che riguardano i periodi 1635-1643, 1661-1669, 1695-1703, 1796-1810 [A.C.M., Serie I, Ordinati, Cartelle 1-16].
     Anche il “tenimento separato” di Redabue ebbe, dopo la sua incorporazione, una propria serie di ordinati, iniziata nel Luglio 1778, citati nell’inventario delle scritture comunali di Redabue redatto nel 1779 [A.S.T., Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi (sec. XVIII), Mazzo 17, fasc. Redabue, Copia d’inventaro de’ libri e scritture del tenimento di Redabue aggregato all’amministrazione di questo pubblico di Masio, archiviati nell’archivio della medemma, formato dal notaio Domenico Traversa, segretario di detto tenimento, 17 Giugno 1779].
Dipendenze nel Medioevo
Alla giurisdizione del vescovo successe nel 1198 quella del comune di Asti. Otto anni prima i consoli della comunità avevano esoneerato sia la stessa Asti sia Alessandria dal pagamento del pedaggio che si riscuoteva nel suo territorio. La fine del secolo XII e i primi due decenni del XIII videro il comune astese impegnato a rintuzzare i tentativi alessandrini di acquistare giurisdizione su Masio, attraverso l’acquisto di diritti da parte dei signori locali, i signori di Lanerio. Asti consolidò il suo dominio attorno al 1220 acquistando definitivamente dal vescovo ogni prerogativa temporale posseduta nel luogo e assicurandosi più strettamente la subordinazione dei signori di Lanerio. Verso l’ultimo quarto del Trecento, all’epoca in cui la comunità redasse i suoi statuti, essa era quasi interamente sottoposta alla giurisdizione dei Visconti [Sergi 1986, p. 327].
Feudo
Il potere signorile locale si esercitò a Masio dapprima sotto la superiorità del vescovo e poi del comune di Asti. Dalla metà del secolo XI, l’autorità locale fu quella dei signori di Lanterio, che nel 1357 cedettero i loro diritti ai Guttuari. Caduta, non molto tempo dopo, in potere dei Visconti, Masio fu infeudato da questi nel 1428 ai Valperga [A.S.M., Registri ducali, 16, Rattificatio Bertolini de Walperga pro feudo Maxii (12 agosto 1428)]. Nel secolo XVII, il luogo pervenne per acquisto ai Civalieri e agli Olivazzi [Sergi 1986, p. 327; Guasco 1911, p. 976]. Attorno alla metà del Settecento, il feudo spettava, con titolo signorile, per tre quarti di giurisdizione al conte Annibale Civalieri di Alessandria e, per un quarto, al marchese Paolo Emilio Olivazzi di Milano [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province di nuovo acquisto, Paragrafo I, Censimento, Mazzo 59, Alessandria, tab. 1, c. 6 (s.d., ma prima del 1760)].
     La prima infeudazione nota di Redabue risale al 1413; in quell’anno il duca di Milano Filippo Maria Visconti ne investì Antonio Carpo, castellano di Mellegrano. Nel 1451, Francesco Sforza concesse il luogo a Giorgio e Giovanni Antonio Scarampi, signori di Camino. Tra il 1458 e il 1522, gli Scarampi si videro riconfermare in più occasioni dai duchi di Milano il feudo di Redabue, che rimase all’interno del loro lignaggio fino alla fine dell’antico regime [Sergi 1986, pp. 327-328].
Mutamenti di distrettuazione
Tra il medioevo e la prima età moderna, Masio fece parte del contado di Alessandria e in quanto tale fu interamente subordinato alla città dal punto di vista giurisdizionale e nella ripartizione degli oneri fiscali. L’infeudazione quattrocentesca aveva comunque già rappresentato, nel quadro del consolidamento dello stato regionale milanese, un primo parziale allentamento dei vincoli di dipendenza diretta della comunità da Alessandria, con l’interposizione, per esempio, di una sfera di competenza di un podestà locale di nomina feudale, rispetto alla giurisdizione del “maggior magistrato” cittadino. L’età spagnola portò un’ulteriore decisivo mutamento nel 1561, con l’istituzione nella provincia di Alessandria, come in tutte le altre otto province del ducato di Milano, di un nuovo corpo intermedio che prese il nome di Congregazione del contado. Questo organismo, costituito esclusivamente dai rappresentanti delle comunità rurali, ebbe l’intera responsabilità della ripartizione interna e dell’esazione della quota di tributi imposta al contado, separatamente dalla città capoluogo.
     La provincia alessandrina passò, negli anni conclusivi della guerra di successione spagnola (1707-1708),  sotto il controllo dei Savoia, in virtù della cessione prevista dal trattato segreto concluso con gli alleati Imperiali nel 1703 [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina: Mazzo  1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s. d, ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s. d, ma 1707); A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 4, fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico (1714); A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo  5 di II addizione: fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado (16 aprile 1769); fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769); A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti (12 marzo 1707); fasc. 20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado d’Alessandria…(1707)]. Pur se ridimensionati nella loro rilevanza dal più saldo profilo amministrativo della provincia sabauda, il contado e le sue istituzioni rimasero in vita sotto i nuovi sovrani fino al 1775.
     Dopo la caduta dell’antico regime in Piemonte (1798), entro la maglia amministrativa francese, Masio seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Alessandria. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del circondario e quindi di Masio non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; AN, Paris F2 I 863 (Montenotte)]. Vedi mappa.    
     Dopo la parentesi napoleonica, Masio rientrò a far parte della ricostituita provincia di Alessandria, parte dal 1818 della più vasta “divisione” facente capo alla città. A livello subprovinciale, appartenne al mandamento di Oviglio. Nel 1859, la divisione di Alessandria ridivenne, con le altre divisioni piemontesi, provincia, mentre l’area dell’ex provincia ne costituì un circondario [Sturani 1995; Casalis 1842, p. 222]. In anni recenti, Masio è entrato a far parte della Unione Colinare Via Fulvia.
Mutamenti Territoriali
Per l'età moderna, si vedano gli aggiustamenti di confine con Rochetta Tanaro intorno alla  metà del secolo XVIII [A.C.R.,  Atti di lite, n. 5, fasc. 125,  Atti portanti la transazione per questioni territoriali con la Comunità di Masio e la divisione del territorio con le Comunità di Mombercelli, Belvedere e Annone. Allegato al fascicolo "Regolamento della misura territoriale generale" dell'anno 1773 e il "Tipo del territorio di Rocchetta Tanaro" (1742-1763)]. Non appare che vi siano stati, in età contemporanea, aggregazioni né scorpori territoriali o altri significativi aggiustamenti dei confini comunali; vd. anche scheda Rocchetta Tanaro.
Comunanze
Nel 1838, la comunità risultava in possesso di 47 tavole di beni concessi in affitto a privati e di quasi 3 giornate di incolti - “gerbidi”, in gran parte “burroni, scogli nudi e ghiare” [A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 3, Terreni comunali incolti esistenti nella Provincia di Alessandria, 30 Ottobre 1838] Nel 1990 il territorio gravato da usi civici è calcolato in meno di mezzo ettaro [C.U.C.].
Liti Territoriali
A metà secolo XVI (1551), nel procedimento di definizione dei confini stabiliti a quell’epoca, il territorio di Masio “al termine de li Tre Vescovi” della “valle del Rio Croso” segna il punto di confine tra Masio, Oviglio e Bergamasco e dunque tra lo stato monferrino e quello milanese [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, M, vol. n. 10, 1360-1600. Volume di documenti ed atti sopra le diferenze che nacquero tralla Comunità di Cassine, Stato di Milano, da un canto, e quella di Mombaruzzo e liti consorti Fontanile, Quaranti e Castelletto Mollina del Monferrato, dall’altro, in ordine alla Comuna, terminato con abitramento delli 28 Giugno 1599. Coll’indice e tipo; vd. anche schede Bergamasco e Oviglio]. Vi sono contenziosi nel secolo XVI con Cerro, in particolare intorno ai pedaggi e ai transiti sul Tanaro, e con Rocchetta [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, m. 7, Confini, fasc. 7., 1585 Dalli 21 Agosto [correzione in interlinea: “15 luglio”] a 27 Novembre. Scritture riguardanti le differenze de’ confini tra Sartirana, giurisdizione di Milano, e le Bozzole, giurisdizione di Monferrato, ed altri luoghi ivi specificati, per riguardo ad un dazio chiamato della Corniola, che faceva riscuotere il Duca di Mantova Marchese di Monferrato, Memoriale delle diferenze che vertiscano tra il Stato di Monferrato et quello di Milano, et del loro stato in che hora si ritrovano. [s. d.]; A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, Mazzo 7, Confini, fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano [s. d., destinatario della nota: ambasciatore Pomponazzi?; vd. anche schede Cerro Tanaro e Rocchetta Tanaro]. Nel corso del secolo XVIII si accende un contenzioso intorno alla Garaita, “detta la Garaita Franca”, un’area alquanto vasta, ma dai contorni indefiniti e dalla superficie incerta, situata lungo il Tanaro e oggetto, a quell’epoca, dello sforzo di organizzazione catastale e amministrativa intrapresa dal governo sabaudo nei territori dell’Alessandrino. Da un punto di vista fiscale, la Garaita Franca, che appare dotata all’epoca di un suo “catasto particolare”, è classificata dagli amministratori sabaudi come “tenimento separato” dalle comunità adiacenti e, dunque, “di diretto dominio” della Corona. In attesa di un’attribuzione amministrativa al livello comunale, essa è contesa principalmente tra le comunità di Masio, Quattordio e Cerro, nelle quali sono iscritti a catasto in varia proporzione i proprietari dei beni fondiari in questione. Questi sono piuttosto ingenti, con un’estensione variamente stimata tra le circa 180 e le circa 350 moggia (nelle misure di superficie locali, pari a circa 150-300 giornate di Piemonte). Il contenzioso giurisdizionale, che sarà drasticamente arginato da deliberazioni camerali negli anni Sessanta e Settanta del secolo, investe tanto i diritti e le esenzioni fiscali di natura feudale quanto quelli ecclesiastici originati e consolidatisi sia entro lo stato monferrino sia entro quello milanese. In particolare, la Garaita è compresa, in questo senso, entro una più ampia circoscrizione che la ingloba, denominata Rocca Sparvera, o Rocca Civalieri, un feudo classificato come “rustico e separato”, di cui a quest’epoca è in discussione l’appartenenza al distretto di Alessandria. Un breve ingresso di Felizzano nel contenzioso non sembra sortire esiti tangibili [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 13, 1, n. 25, Relazione sovra la pertinenza Territoriale, e sovra l’immunità del Tenimento della Garajta in contesa tra le Communità Del Cerro Basso Monferrato e Di Quattordio e Masio Provincia Alessandrina (s.d. ma 1764); fasc. 34, Dell’unioni proposte farsi nella Provincia d’Alessandria (1764); vd. schede Cerro Tanaro e Rocchetta Tanaro; vd. anche scheda Quattordio]. La seconda metà del secolo XVIII vede aprirsi un contenzioso tra la comunità di Masio e quella di Oviglio intorno al territorio di Redabue, un vasto possedimento, o “tenimento feudale separato”, dei marchesi Scarampi di Camino, che appare, a quell’epoca, “come una specie di fortezza”, dotata di “territorio, giurisdizioni, terre, prati etc.” Concesso agli Scarampi da Francesco Sforza forse nel 1445, Redabue era stato oggetto nel 1451 di una investitura agli stessi Scarampi che comprendeva, tra l’altro, la “immunità da daciti, gabelle e pesi”. .Redabue ha una estensione stimata in oltre 1300 giornate di Piemonte, di cui i funzionari statali incaricati della riforma della fiscalità terriera nota come Perequazione generale, che viene applicata nell’Alessandrino con una operazione di Censimento, propongono l’iscrizione per circa 921 giornate al territorio di Oviglio e per circa 412 giornate a quello di Masio. Questa prospettata ripartizione ricalca in parte le “convenzioni” stipulate a più riprese, soprattutto nel corso del secolo XVII, dai marchesi Scarampi con la Congregazione del Contado e con le singole comunità, ma rientra in un contenzioso estremamente complesso e, nelle intenzioni dei funzionari sabaudi, risolutivo di una “controversia continuata già in più secoli”, che vedrà finalmente le massime magistrature dello stato smantellare gradualmente le prerogative “feudali” dei marchesi Scarampi. Le controversie riguardano il perimetro, l’estensione, i titoli di possesso e l’inquadramento amministrativo dell’area (“Le contese si raggirano non meno sovra la feudalità, la periferia del tenimento et rata de’ carichi, quanto sovra la pertinenza della territorialità”). Sia Masio sia Oviglio chiamano in causa le premesse giurisdizionali delle “convenzioni” stipulate con gli Scarampi, chiedendone la “nullità” e accusando, tra l’altro, i signori di avere “usurpato molte terre” [A.S.T., Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi (sec. XVIII), Mazzo 17, fasc. Redabue, Copia d’inventaro de’ libri e scritture del tenimento di Redabue aggregato all’amministrazione di questo pubblico di Masio, archiviati nell’archivio della medemma, formato dal notaio Domenico Traversa, segretario di detto tenimento, 17 Giugno 1779; Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, m. 6 di II addizione; Corte, Paesi, Paesi per province, Alessandria, Mazzo 32, n. 2, Sommario degli atti, e causa vertente trà Il Contado d’Allessandria contro L’illustrissimo Signor Conte Paolo Scarampi di Camino Gentiluomo di Camera di S.S.R.M.; Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento, Mazzo 25, Questione territoriale. Mazio, ed Oviglio; Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13: Province d'ultimo acquisto, § 1: Censimento, Mazzo 34, Sulla ideata unione dei cassinali e compartimento territoriale delle due Provincie d'Alessandria e Lumellina. Parere del Conte Di Brandizzo | Intendente Generale (01/08 1764)]. Si vedano gli aggiustamenti di confine con Rochetta Tanaro intorno alla metà del secolo XVIII [A.C.R., Atti di lite, n. 5, fasc. 125, Atti portanti la transazione per questioni territoriali con la Comunità di Masio e la divisione del territorio con le Comunità di Mombercelli, Belvedere e Annone. Allegato al fascicolo "Regolamento della misura territoriale generale" dell'anno 1773 e il "Tipo del territorio di Rocchetta Tanaro" (1742-1763)].
Fonti
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Masio), Serie I, Ordinati, Cartelle 1-16.A.C.M., Serie II, Atti posteriori all’anno 1897, 5/5/1, Catasto 1900-1962.
 
A.C.R. (Archivio Storico del Comune di Rochetta Tanaro). Vedi inventario.
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863   [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune   d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII    (1804).
 
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria), Intendenza generale di Alessandria, m. 255, Circondario di Alessandria, Mandamento di Oviglio, Comune di Masio, 1830-1840, Il Consiglio comunale di Masio contro il Parroco del luogo Don Maggiora (1834).
 
A.S.M. (Archivio di Stato di Milano). Vedi inventario.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni , Carte topografiche segrete, Redebò 6 A(II) Rosso, Mazzo 1, "Castello de Redebo / Castilo de rede / Bo". Pianta dimostrativa del Castello Redebò, fol. 1 Mss. senza data e senza sottoscrizione. s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete,  Borgonio B 1 Nero, v. immagine 3 ("CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA […]").Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta IV. / continente le Provincie d'Asti, Casale, Acqui, / Alessandria, Tortona, Oltrepò Pavese, e Bobbiese, con la / maggior parte delle Provincie d'Alba, Mondovì, Lumellina, e / Principato d'Oneglia, piccola porzione delle Provincie di / Vercelli, e Torino, con li Feudi Imperiali, Stato di Landi, / e Piacentino, la maggior parte della Repubblica di / Genova, e piccola parte del Principato di Pavia, Lodigiano / e Stato detto Pallavicino".L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero.), 1772 [Autore incisioni: Iacobus Stagnonus (Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi (sec. XVIII), Mazzo 17, fasc. Redabue, Copia d’inventaro de’ libri e scritture del tenimento di Redabue aggregato all’amministrazione di questo pubblico di Masio, archiviati nell’archivio della medemma, formato dal notaio Domenico Traversa, segretario di detto tenimento, 17 Giugno 1779.
A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione: fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado (16 aprile 1769); fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria: Mazzo 3, fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti (12 marzo 1707); fasc. 20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado d’Alessandria…(1707); fasc. 22, Nota delle terre del Contado d’Alessandria e delle terre separate ed aggregate e sotto qual diocesi sono soggette (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708); Mazzo 4, fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico (1714).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 3, Terreni comunali incolti esistenti nella Provincia di Alessandria, 30 Ottobre 1838.
A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri, 25 Gennaio 1728.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti: Masio (D 204/1); Redabue (D 205/1).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina: Mazzo 1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s. d, ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s. d, ma 1707).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province d'ultimo acquisto, Paragrafo 1, Mazzo 59, Alessandria, tab. 1, c. 6 (s. d., ma prima del 1760).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento, Mazzo 58, Stato delle Comunità della Provincia d'Alessandria… li di quali Cattastri sono stati formati nel passato secolo et si ritrovano ancora in stato di servizio (s. d., ma prima del 1760).
A.S.T., Sezioni Riunite,  Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze,Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Mazzo 269,  Garaita, tenimento,  Tipo del tenimento della Garaita, controverso fra le Comunità di Quattordio Alessandrino, ed il Cerro Monferrato... [1766]. [Autore disegno originale: Gio. Gius. M.a Boldrini]. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Asti, Carta Topografica della strada Reale che dalla Città d'Alessandria tende a quella d'Asti, passando ne Luoghi di Solero, Felizzano, Quatordio, ed Annone [L'indice è sottoscritto Alessandria, 29 gennaio 1788, Architetto Giuseppe Caselli]. Vedi mappa.
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
 
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
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Descrizione Comune
Masio
      Al di là degli scarni riferimenti al suo ruolo cruciale nei conflitti duecenteschi tra Asti e Alessandria, la storiografia è pressoché assente nei confronti delle vicende del territorio di Masio, dei suoi contorni e delle sue utilizzazioni diverse nel corso dei secoli tra il tardo medioevo e l’età contemporanea [Gasparolo 1928-30; Sergi 1986]. Tuttavia, non è un caso se i pochi studi esistenti, pur astenendosi dall’abbozzare prospettive d’insieme, vertano sui problemi giurisdizionali di un territorio che ebbe, potremmo dire, una vocazione storica di “confine”: tra il comune astese e quello alessandrino; tra lo stato del Monferrato e quello milanese; tra una giurisdizione comunitativa e l’assetto istituzionale inglobante della Congregazione del contado alessandrino [Biandrà di Reaglie 1981; Soffietti 1974-75; Centeleghe 1973].
      L’apertura di Masio a risorse e pressioni e poteri politici complementari o concorrenti è stato, forse, un elemento di profonda continuità nella sua storia su un arco di tempo lungo. La presenza sul suo territorio delle ampie giurisdizioni semiautonome di Redabue e della cosiddettta Garaita Franca ne è forse l’esempio più particolare. Nel scegliere, agli inizi del secolo XX, come oggetto di un testo celebrativo, il soldato Poggio di Masio, Edmondo De Amicis accostò, come spesso nei suoi scritti, una vicenda pienamente “nazionale” a una sorta di irriducibile identità storica locale [De Amicis 1915].
    Diversi indizi affioranti nella documentazione storica invitano ad assegnare particolare importanza ai processi di formazione del territorio di Masio entro la maglia territoriale più ampia di cui fece parte. Tra questi, un processo di trasformazione di primaria importanza, che attende studi sistematici, riguarda le sorti, e in particolare la presumibile, forte, espansione della viticoltura pur nel quadro di un’agricoltura locale che, basata su un assortimento policolturale a forte orientamento cerealicolo, veniva considerata tra le più redditizie del contado alessandrino dai funzionari statali del secolo XVIII. Già orientato alla viticoltura nella seconda metà del secolo più di altre zone del contado, con la prima metà del secolo XIX il territorio di Masio viene descritto da Goffredo Casalis come coltivato “per la più parte” a viti [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento, Mazzo 59, Alessandria, tab. 1, c. 6 (s. d., ma prima del 1760): Casalis 1842, p. 223].
     Un secondo aspetto importante della formazione del territorio di Masio è, in questo contesto, la sua vocazione di apertura ai commerci. Ubicato entro il Contado alessandrino eppure ai suoi confini, equidistante da Alessandria e Asti, tra la pianura cerealicola e la collina a vocazione viticola, Masio è un potenziale crocevia di scambi, transiti e commerci, già attestati indirettamente, sullo scorcio del secolo XII, dall’attenzione accordata ai problemi di cittadinanza e, in particolare, di esenzione dai pedaggi da parte dei consoli di una comunità che ci appare precocemente dotata di una organizzazione istituzionale formale.
     I percorsi lungo entrambe le sponde convergono su Masio e sui suoi attraversamenti del fiume Tanaro, la cui importanza strategica e storica è attestata a partire dai privilegi regi del secolo X e fino ai combattimenti del secondo conflitto mondiale nel secolo XX [A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B, M, fasc. 4]. Allo stato attuale delle conoscenze, è possibile appena enunciare l’esistenza del problema storico del rapporto tra produzione agricola locale e commercializzazione. Tutt’al più, è possibile segnalare l’esistenza, in particolare a partire dall’età moderna, di poli di gravitazione urbani, in primo luogo Alessandria, per cereali e vino.
     Parallelamente, tuttavia, è importante enunciare l’importanza, ancora, e in modo particolare, per l’età moderna, di commerci di transito a largo raggio come punto d’innesto di un duplice snodo di transiti: i flussi tra il cosiddetto Alto e Basso Monferrato e quelli provenienti dal contado alessandrino o a esso diretti. La serie documentaria conservata presso l’Archivio di Stato di Torino [A.S.T., Corte, Monferrato, Materie Economiche, Mazzo 16 e 16.2, a cui si deve aggiungere un corposo fascicolo in A.S.T., Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10, Felizzano, fasc. 10] relativa alla Strada franca "detta di Felizzano" comprende essenzialmente documenti prodotti o raccolti dai segretari del Consiglio del Monferrato dal 1560 alla vigilia dell'incorporazione del ducato negli stati sabaudi.
     Questa documentazione è generata dal secolare contrasto che oppose il Monferrato e lo Stato di Milano a proposito dell'esatta natura e della localizzazione della Strada franca. Il suo esame può fornire indicazioni interessanti su alcune caratteristiche di un territorio economicamente importante che, come ci suggeriscono i documenti, gravita attorno alla strada. Inoltre può consentire uno spazio di analisi sul problema della genesi di una (infra)struttura territoriale qual è una via di comunicazione privilegiata nel confronto, mediato da istituzioni con i loro specifici linguaggi e procedure di intervento, tra interessi e visioni divergenti.
     A essere in causa, sotto il nome di Strada franca, è un diritto di transito di merci esente dal pagamento del cosiddetto dazio di Alessandria, fra due sezioni dello stato del Monferrato, quella situata a nord del Tanaro e quella posta a sud del fiume, prive di continuità territoriale perché ormai totalmente separate dall'incunearsi del territorio milanese. La questione riguarda una breve sezione -- tra Fubine, ultima terra monferrina a nord del Tanaro, e Bergamasco, prima terra monferrina a sud del fiume -- dell'importante asse di comunicazione che unisce Casale alla riviera genovese. Attorno all'importante mercato di Felizzano, ai traffici di diverso raggio che lungo la via per la costa genovese si svolgono o dalla quale si irradiano, si innestano interrelazioni di scala locale che hanno un ruolo fondamentale nel compensare gli squilibri produttivi --  anzitutto dell'area immediatamente circostante -- e nel consentirle di affrontare un carico fiscale di perdurante pesantezza, a causa soprattutto delle vicende belliche che ripetutamente la interessano.
     Quest'area comprende importanti centri agricoli situati a Nord del Tanaro, a Ovest e a Est rispetto all'asse della strada, nello Stato di Milano, come Annone, Quargnento, Quattordio, Solero e, nel Monferrato, Montemagno, Altavilla, Cuccaro e soprattutto San Salvatore. Da queste località si dipartono strade e cammini che convergono radialmente su Felizzano e sul grande asse di comunicazione nord/sud. In questo contesto i funzionari statali considereranno, con una incongruità solo apparente, “gli abitanti” di Masio, ancora nella seconda metà del secolo XVIII, come “poco dediti all’agricoltura” [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento, Provincia d’Alessandria (1763), c. 30v].
     La rete dei traffici si interseca con quella delle giurisdizioni signorili, spesso lagamente autonome, come, per esempio,  nel caso di Corticelle (oggi Cortiglione) [Vd. scheda]. A differenza di Felizzano, quasi tutte le altre terre dell'area, come Masio, sono infeudate. Ai signori appartengono la maggior parte dei pedaggi riscossi lungo i cammini, anzitutto la strada per il Genovese, oltre che luoghi di sosta e di deposito per gli uomini, gli animali e le merci che transitano sulle lunghe distanze. Alcuni esponenti delle famiglie signorili della zona appaiono direttamente impegnati ad accompagnare i convogli. Si tratta di famiglie che appartengono a configurazioni potenti, estese e ramificate, quali gli Incisa, gli Scarampi, i Faà, talvolta impegnate in faide.
     In questo contesto, la maggiore o minore estensione della franchigia del transito da nord a sud ha, comprensibilmente, notevole incidenza. Le sue dimensioni sono sostanzialmente tre: (a) la natura reale o semplicemente personale del diritto - ossia, se l'esenzione riguardi solo i sudditi del Monferrato o chiunque trasporti merci dall'una all'altra parte del Monferrato stesso, indipendentemente dalla sua appartenenza statuale, (b) la tipologia delle merci esentate dal dazio (soltanto “biade”, “vettovaglie” in generale, sale compreso, o addirittura qualsiasi tipo di merce?), (c) la più o meno precisa e restrittiva definizione del percorso o dei percorsi interessati dall'esenzione dal dazio.
     I primi due aspetti sono particolarmente rilevanti per via della folta presenza di mercanti e trasportatori genovesi impegnati soprattutto a importare nel Monferrato i prodotti della "marina" e ad acquistarvi riso e granaglie da esportare verso Genova e la sua riviera. Al riparo delle "bollette" che certificano l'origine monferrina delle merci trasportate, le loro compravendite si estendono però facilmente al territorio alessandrino circostante, sfuggendo al dazio e anche ai regolamenti annonari. Permettere poi che l'esenzione riguardi una pluralità di percorsi amplifica la stessa eventualità, tanto più che, come non mancano di rilevare le voci milanesi nella contesa, in concreto, si tratta in prevalenza di strade che attraversano territori dello stato di Milano generalmente in grado di produrre notevoli eccedenze commerciabili di cereali. L'evidente aspirazione monferrina a una pratica molto estensiva della franchigia si scontra perciò con un riconoscimento di principio assai più riservato da parte milanese.
     Allo stato attuale delle conoscenze, i territori di Redabue e della cosiddetta “Garaita Franca” connotano in modo profondo e particolare Masio nella sua duplice vocazione commerciale e produttiva, oltre che nelle vicende evolutive del suo territorio dal punto di vista giurisdizionale e amministrativo. Si tratta, in entrambi i casi, di possedimenti che i funzionari statali del secolo XVIII definiscono “tenimenti separati” dalle comunità entro cui si trovano o alle quali sono adiacenti. La loro “separazione” è innanzitutto giurisdizionale, in quanto si tratta di  terre sulle quali lo stato sabaudo rivendica un dominio superiore nell’attesa di dirimere un contezioso assai intricato, promosso a più livelli dai detentori di diritti signorili, dalle comunità, dalle magistrature del contado alessandrino e dalle supreme magistrature dello stato. Sono incerti e in dicussioni i titoli di possesso, i limiti delle giurisdizioni, nonché i perimetri, l’estensione, la catastazione di una superficie variabile tra le 1000 e le 2000 giornate di terra.
     La loro ubicazione, a ridosso di potenziali transiti sul Tanaro e delle principali vie di comunicazione si somma alla elevata produttività del suolo per farne autentici laboratori dei criteri di assorbimento da parte dell’amministrazione e la fiscalità statale dei tasselli strategici di un assetto territoriale, economico e sociale che aveva caratterizzato profondamente il tardo medioevo e l’età moderna sul territorio di Masio e di molte altre località coinvolte nei rapporti commerciali tra Piemonte, Monferrato, lo stato di Milano e la riviera genovese [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, 1, n. 25, Relazione sovra la pertinenza Territoriale, e sovra l’immunità del Tenimento della Garajta in contesa tra le Communità Del Cerro Basso Monferrato e Di Quattordio e Masio Provincia Alessandrina (s.d. ma 1764); n. 34, Dell’unioni proposte farsi nella Provincia d’Alessandria (1764); A.S.T., Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi (sec. XVIII), Mazzo 17, fasc. Redabue, Copia d’inventaro de’ libri e scritture del tenimento di Redabue aggregato all’amministrazione di questo pubblico di Masio, archiviati nell’archivio della medemma, formato dal notaio Domenico Traversa, segretario di detto tenimento, 17 Giugno 1779; A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo  6 di II addizione; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per province, Alessandria, Mazzo 32, n. 2, Sommario degli atti, e causa vertente trà Il Contado d’Allessandria contro L’illustrissimo Signor Conte Paolo Scarampi di Camino Gentiluomo di Camera di S.S.R.M; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento: Mazzo 25, Questione territoriale. Mazio, ed Oviglio; Mazzo 34, Sulla ideata unione dei cassinali e compartimento territoriale delle due Provincie d'Alessandria e Lumellina. Parere del Conte Di Brandizzo Intendente Generale, 1 agosto 1764].