Maranzana

AutoriGuglielmotti, Paola
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneSUGGERITA REVISIONE
Provincia
Asti.
Area storica
Monferrato.
Abitanti
335 al censimento del 1991.
Estensione
450 ettari (ISTAT), 459 ettari (SITA).
Confini
Il territorio di Maranzana – che si distende a un’altezza compresa tra i 136 e i 300 metri – confina, procedendo da nord in senso orario, con quelli di Mombaruzzo, Cassine e Ricaldone.
Frazioni
Oltre al nucleo centrale sono segnalate case sparse.
Toponimo storico
Tutte le fonti più antiche concordano nella grafia «Marançana» o «Marençana».
Diocesi
Acqui.
Pieve
Non è noto da quale pieve potesse eventualmente in origine dipendere la chiesa parrocchiale.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel 1184 papa Lucio III, nel confermare i privilegi dei monaci della congregazione francese della Chaise-Dieu, ricorda anche una dipendenza in Maranzana (Cartario del monastero di Rocca delle Donne, a cura di E. DURANDO, in Cartari minori, I, Pinerolo 1908, B. S. S. S., 42/1, nn. 19-20, pp. 134-136). La visita pastorale del 1577, menziona la parrocchiale, dedicata a san Giovanni Battista, l’oratorio dei disciplinati, oltre a ricordare il luogo ove si diceva trovarsi la chiesa «de chiericato» di S. Nazaro, dove il visitatore raccomanda di erigere una croce (Archivio vescovile di Acqui, Visite pastorali, Fasc. I-B/C, Visita del vescovo di Bergamo G. Pegazzoni del 1577, ff. 119-120). Nel 182ˆ si ha testimonianza di una Congregazione di Carità (COLLA 1998, pp. 109 sgg.) A fine Ottocento sono citate la parrocchia di S. Emerenziana e la confraternita della SS. Annunziata (Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia completata da A. MANNO, IX, Torino 1913, p. 770), mentre la nuova chiesa parrocchiale, sempre sotto il titolo di San Giovanni Battista, è riedificata nel 1879 (COLLA 1998, pp. 143 sgg.).
Luoghi Scomparsi
Non è stata reperita documentazione pertinente.
Comunità, origine, funzionamento
Il comune è attestato nel 1247, quando anche il sindaco di Maranzana, figura accanto ai rappresentanti di altri comuni vicini in un atto relativo alla gestione indivisa di un bosco estesissimo (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9). Il sindaco di Maranzana è delegato alla custodia del bosco.
Statuti
ASTORI 1938, pp. 5 e 8, li dà come non rinvenuti.
Catasti
In A. S. T., Camerale, Catasti, non c’è materiale relativo a Maranzana, ma ve ne è di abbondante in A. S. At., Catasti antichi, per un totale di venti capi che coprono il periodo 1634-1938, di cui la metà relativi alla fase precedente metà Settecento. Di un registro di Maranzana, in cui sono indicati i possidenti di fondi in «Cervino» si parla in A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 16, relativamente all’anno 1449.
Ordinati
Non conservati.
Dipendenze nel Medioevo
Maranzana appare controllata da Alessandria nel 1180: nella concordia con i marchesi del Bosco il comune alessandrino presta loro fedeltà ricevendo in feudo, oltre al territorio della città, le terre di Ponzano e appunto di Maranzana, anche se i i marchesi si riservano un fodro di 25 lire sul villaggio (Cartario Alessandrino fino al 1300, I, a cura di F. GASPAROLO, B. S. S. S. 113, Alessandria 1928, n. 89, pp. 117-118). L’inclusione di Maranzana nel territorio egemonizzato da Bonifacio di Monferrato è di poco successiva: nel 1199 il marchese chiede infatti risarcimento alla Lega lombarda e al comune di Alessandria dei danni inferti, tra altri luoghi, anche a «medietatem Maranzane» (Monumenta Aquensia, a cura di G. B. MORIONDO, Torino 1789-1790, 3 voll., I, n. 103, col. 120). Un’altra quota di Maranzana deve spettare al marchese Delfino del Bosco, che nel 1199 in un accordo con il comune di Alessandria precisa che nel caso contravvenisse perderebbe tutto quello che ha anche nel luogo di Maranzana (Cartario Alessandrino cit., I, n. 171, p. 240). È ancora un marchese del Bosco, Ottone, che nel 1218 si farebbe investire dal comune di Alessandria di alcuni castelli, tra cui Maranzana (il nome di Maranzana però non si legge sulla parte di documento ancora leggibile: Cartario Alessandrino fino al 1300, II, a cura di F. GASPAROLO, B. S. S. S. 115, Alessandria 1930, n. 374, pp. 251-253). Un atto del 1247 cita anche un «dominus ...rbonus castelanus Maranzane», che agisce secondo il volere dei consiglieri: non è attestato a nome di quale potere il castellano agisca nella delega che attribuisce al sindaco di custodire il bosco (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9), anche se non si può escludere che si tratti dei marchesi di Monferrato. Nel 1256 un personaggio che detiene dei mansi della curia vescovile di Acqui nel territorio di Terzo è qualificato come «dominus Petrus de Marençana» (Le carte medievali cit., n. 105, pp. 201 e 203); potrebbe trattarsi sia di un castellano, sia di un detentore in proprio di poteri signorili locali, che rimanderebbero a un contesto politico alquanto frazionato. Una preminenza della vicina comunità di Mombaruzzo – non sappiamo in quale misura mediata dal marchese di Monferrato – emerge negli Statuti trecenteschi di questo luogo, in cui sono previste norme anche per gli uomini di Maranzana. Costoro devono essere considerati «de quarterio Casteleti», indentificabile con l’attuale Castelletto Molina, probabilmente nel territorio di Mombaruzzo e parimenti afferente a Mombaruzzo; è loro ingiunto di non abbattere alberi di castagno in un determinato periodo dell’anno «in posse Maranzane» e il loro bestiame non deve penetrare nei prati di altri uomini di Maranzana (Gli Statuti del Comune e degli Uomini di Mombaruzzo nell’anno 1337, traduzione a cura di V. Ferraris, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1991, ff. XLIII e XLII). La comunità ha sicuramente autonomia da Mombaruzzo, con capacità di imposizione fiscale ai propri abitanti, verso metà Quattrocento, come testimonia un registro di Maranzana in cui sono indicati i possidenti di fondi in «Cervino» nel 1449 (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 16).
Feudo
Sotto il dominio dei Monferrato, Maranzana è nel 1438 infeudata dal marchese Giovanni a un esponente della famiglia Ghisalberti (COLLA 1998, pp. 36-37). Nel 1539 la duchessa Margherita di Monferrato investe il procuratore di Giovanni Francesco e Giovanni Maria, figli del fu Giovanni Maria Biandrate, del castello e del luogo di Maranzana, acquistati da Marco Antonio di Occimiano, alle stesse condizioni cui questo lo aveva tenuto (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 45, n. 1). Nel 1590 il feudo di Maranzana è eretto in contado a favore di Antonio di Biandrate e di suoi discendenti (A. S. T., Corte, Inventario de registri, patenti, decreti e concessioni de’ duchi di Mantova e Monferrato, n. 36, registro V, n. 146). Nel 1599 sono attestati diritti di natura feudale da parte del conte Antonio Biandrate, che ottiene di non essere molestato nel suo antico possesso dei pedaggi, che teneva in maniera indivisa con i conti di Mombaruzzo (Archivio di Stato di Alessandria, Senato di Monferrato, Atti di lite, f. 5). Dieci anni più tardi, nel 1609, sono stilati i capitoli per la vendita del feudo di Maranzana che il marchese Antonio Biandrate intende fare al signor capitano Filippo Ceresari (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 45, n. 3). Costui nel 1613 implora di poter prestare comunque il solito giuramento di fedeltà per il feudo di Maranzana, nonostante gli impegni che fino a quel momento non glielo hanno consentito, per regolarizzare la sua posizione rispetto ai duchi di Gonzaga (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 45, n. 4). Nel 1639 sono concesse dai duchi di Mantova e del Monferrato patenti di capitaneato della milizia con facoltà di eleggere gli ufficiali del luogo di Maranzana a favore del conte Giovanni Francesco Caresana e dei suoi successori (A. S. T., Corte, Inventario de registri, patenti, decreti e concessioni de’ duchi di mantova e Monferrato, registro 10, fol. 122r). Nel 1680 i duchi di Mantova e Monferrato concedono al marchese Giò Ghilini che i suoi feudi di Maranzana e Rivalta (Bormida) non possano mai essere sequestrati, confiscati o oggetto di rappresaglia, salvo che per infrazioni specificate (A. S. T., Corte, Inventario de’ registri delle suppliche e Decreti de’ duchi di Mantova e del Monferrato, n. 37, registro 11, fol. 71). Nel 1703 Il marchese Tomaso Ghilini chiede di essere nuovamante infeudato del feudo di Maranzana (insieme a quello di Rivalta) ceduto al proprio padre Giacomo Ottaviano nel 1670 dal marchese Carlo Caresana (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 45, n. 5).
Mutamenti di distrettuazione
Anche Maranzana passa al governo sabaudo nel primo decennio del secolo XVIII, e rientra nella Provincia di Acqui. Durante il governo napoleonico fa parte del Dipartimento di Montenotte, Arrondissement d’Acqui; è poi inclusa nella provincia di Acqui e dal 1935 in quella di Asti.
Mutamenti Territoriali
Risalgono al 1788 degli atti, ora perduti, nell’Archivio comunale di Mombaruzzo (n. 2 in m. 1: Cat. I, Classe I, Confini) relativi alla liquidazione dei confini tra la comunità di Mombaruzzo e quelle di Ricaldone, Quaranti, Fontanile, Nizza, Incisa, Castelnuovo Belbo, Bruno, Carentino, Gamalero, Cassine e Maranzana. Alla proposta dell’autorità provinciale alessandrina di un’aggregazione a Ricaldone, il comune di Maranzana nel 1867 dà parere negativo, portando a motivo la perdita di autonomia finanziaria, le cattive comunicazioni tra i due paesi, la conflittualità tra i due comuni (per cui si veda alla voce successiva, Comunanze); di parere opposto è Ricaldone, disposto ad accettare qualsiasi decisione delle superiori autorità (Archivio Provinciale di Alessandria, Sezione Funzioni Varie, Categoria 70, faldone 853, fasc. Acqui). Nel 1949 ha luogo una rettifica di confini, con piccolo allargamento del territorio comunale a spese di quelli di Alice Bel Colle e Ricaldone, che pure, insieme alla Provincia di Alessandria, hanno espresso parere negativo. Si tratta di aree che ospitano quasi esclusivamente proprietà di abitanti di Maranzana, che in precedenza pagavano le tasse agli altri due comuni e situate ai margini delle isole amministrative dei due comuni della Provincia alessandrina (Archivio della Provincia di Asti, Titolo 1, categoria 3, classe 1, sottoclasse 1, Comuni e frazioni, il parere favorevole della deputazione provinciale è del 22 gennaio 1949, che ne conferma uno di due anni prima; si veda anche COLLA 1998, pp. 171-178, 250 sgg.).
Comunanze
Nel 1247 Maranzana figura tra i comuni – Cassine, Mombaruzzo, Alice, Ricaldone, Bruno – che partecipano alla gestione indivisa di un esteso bosco comune, situato «ultra Cervinum», che ha confini nei territori di Gamalero, Bruno, Carentino, Mombaruzzo, Cassine e Maranzana stessa e di cui si fissano le norme di sfruttamento. Anzi in fatto che questi accordi abbiano luogo proprio «in podio Caponi de Maranzana» suggerisce che il villaggio si trovi proprio a ridosso dell’allora estensione boschiva. In quest’occasione il castellano di Maranzana, sentito il volere dei consiglieri, delega al sindaco del comune la custodia del bosco. Inoltre, nel disciplinare chi fosse autorizzato a rilevare le quote di bosco che ciascuna comunità avesse voluto cedere, si ricorda che Alice e Ricaldone sono «de quarterio Maranzane» (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9). Tuttavia, se pensiamo che questa aggregazione di più villaggi anche per la gestione del bosco si riflette in una partizione ideale del bosco stesso, occorre segnalare che non si tratta di aggragazioni stabili. Infatti gli statuti del 1347 della vicina Mombaruzzo affermano «quod omnes et singuli stantes et habitantes in loco Maranzane sint et esse intelligantur de quarterio Castelleti [Molina] et cum ipsis ponantur ad facere negotia communis Montisbarucii» (Gli Statuti del Comune e degli Uomini di Mombaruzzo cit., f. XLIII). Nel 1350 si procede a una divisione della valle del Cervino (tra alto e basso corso del torrente) tra la comunità di Gamalero e quella di Maranzana, con indicazione dei termini (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9), e forse sono in oggetto proprio beni sottoposti a sfruttamento comune. Nel 1456 Maranzana è indicata tra le comunità confinanti la Comuna, che è la denominazione assunta da quel bosco comune, allorché il comune di Cassine decide di cederla al marchese Guglielmo di Monferrato, ma riservandosene l’usufrutto (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M. 10, f. 24). La gestione indivisa di queste terre, di incerto assetto proprietario e destinate a incolto produttivo, è probabilmente causa di un’ininterrotta conflittualità, di cui conosciamo una fase acuta nell’avanzato secolo XVI. Nel 1572 infatti gli agenti di Cassine vendono 200 moggia della Comuna, «in odio di particolari» di Mombaruzzo, Ricaldone, Alice, Quaranti, Castelletto Molina e Maranzana stessa (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 158). Una serie di contese relative alla Comuna della seconda metà del Cinquecento porta infine nel 1599 a un arbitrato, condotto dai rappresentanti dello Stato di Milano (in cui rientra Cassine) e del Senato di Monferrato (che governa sulle altre comunità) che definisce cosa si deve intendere per Comuna e decide che se ne devono fare tre parti, aggiudicate una a Cassine e le altre due a Mombaruzzo e alle altre comunità litiganti, tra cui dovrebbe trovarsi anche Maranzana (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, ff. 203 sgg., in particolare 320 sgg.; Monferrato, m. 23, Cassine, n. 3).
Nonostante la ratifica di questa spartizione da parte delle comunità, permane probabilmente un intrico di pertinenze di un comune nel territorio dell’altro, come vediamo da una lite tra il comune di Ricaldone e quello di Maranzana, che si svolge tra il 1709 e il 1713, e nella cui documentazione si richiamano episodi che risalgono almeno al 1588; in tutti i casi uomini di un comune posseggono beni nel territorio dell’altro. Ad esempio il materiale relativo al 1672 mostra che il contenzioso verte su 700 moggia di boschi possedute da Ricaldone nel territorio di Maranzana e usati per pascolo e per far legna da quelli di Maranzana; poiché questi boschi sono di nuovo impianto, «novelli», il pascolo li ha resi «tutti disfatti». Per ritorsione quelli di Ricaldone hanno portato le proprie bestie a pascolare sul territorio di Maranzana, nella contrata detta «dell’Ariolo [Riolio] o sii del Pero», causando a loro volta altrettanti danneggiamenti. Il Senato del Monferrato ingiunge ripetutamente a entrambi di rispettare le proprietà e agli uomini di Maranzana di astenersi dal pascolo nei boschi novelli per i primi due anni. (Archivio di Stato di Alessandria, Senato del Monferrato, Atti di Lite, f. 183, Ricaldone contro Maranzana).
Anche la documentazione allegata al decreto di inesistenza di usi civici, emanato nel 1934 dal Regio commissariato, consente di portare alla luce un lungo regime di promiscuità relativa al pascolo sui boschi originari, che è sicuramente riconducibile a quanto attestato a metà Duecento ed è ancora tangibilmente testimonianto dall’attuale isola amministrativa di Ricaldone, in buona parte inclusa nel territorio di Maranzana. Il perito istruttore Capella dichiara di aver proceduto all’esame di documenti, piante e catasti antichi allora esistenti nell’archivio comunale di Maranzana. A quel regime promiscuo era stata data sanzione positiva in una sentenza del Senato di Monferrato nel 1676 – con vincolo però per gli uomini di Maranzana di non pascolare nei boschi novelli di Ricaldone per due anni – e in un decreto del duca di Monferrato nel 1703. In seguito anche la corte di appello di Casale, nel 1875, conferma una sentenza del tribunale di Acqui del 1862 sui diritti di pascolo rivendicati dal comune di Maranzana rispetto al comune di Ricaldone, con riferimento, verosimilmente, a quanto si è sopra citato. Nella pratica si ricorda tuttavia una lite relativamente recente, durata circa un secolo e mediata da un certo Michele Imperiale (morto nel 1901), che riuscì a concludere nel 1876 una divisione in lotti dei boschi di Ricaldone (rogito Bistagnino), per cui non sarebbe più esistito il diritto di pascolo. Anche se poi, come emerge da una comunicazione del sindaco di Maranzana al regio commissario, datata 1925, le pratiche di uso delle terre in questione non erano in sostanza decadute (C. L. U. C., Provincia di Asti, cartella 61, Maranzana).
Occorre infine segnalare che la locale Congregazione di Carità appare strettamente connessa alla gestione delle terre comuni. Ne abbiamo una “fotografia” probabilmente molto tarda rispetto alla sua origine. Nel 1829 si dichiara infatti che la Congregazione «non ha altri redditi che la riscossione delle multe che si pagano dai contraventori alla legge Forestale... La spesa a farsi pel sollievo dei poveri indigenti se vi fossero redditi non sarebbe minore di lire duecento» e si dichiara inoltre quali ne sono i membri, vale a dire tutti i sacerdoti locali, il sindaco e il castellano-notaio (COLLA 1998, pp. 110 sgg.), dunque i rappresentanti della collettività locale, in un sistema di redistribuzione delle risorse che potrebbe datare da gran tempo.
Liti Territoriali
Una serie di contese relative all'area boschiva della  'Comuna'  della seconda metà del Cinquecento porta, nel 1599, a un arbitrato, condotto dai rappresentanti dello stato di Milano e del Senato di Monferrato (che successivamente ratificano) che definisce cosa si deve intendere per 'area boschiva della 'Comuna', anche se ai nostri occhi non appare del tutto chiaro:
tutto ciò che vi è a Levante in coerenza di Carentino, Alessandria e Gamaleri a mezzodì della strada della valle del Cervino, ad occidente dei boschi di Mombaruzzo ed a septentrione del rivo del Ghissone.
Di ciò si fanno tre parti, aggiudicate una a Cassine e le altre due a Mombaruzzo e alle altre comunità litiganti [A.S.T., Corte, Monferrato Confini, Mazzo 10, ff. 203 sgg., in particolare 320 sgg.; Monferrato, Mazzo 23, Cassine, n. 3; vd anche schede Alice Bel Colle, Bruno, Carentino,   Cassine, Gamalero  e Mombaruzzo].
Fonti
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Maranzana). Non esiste un inventario del materiale attualmente (1998) conservato presso l’Archivio Comunale, in più ambienti del piccolo edificio municipale. Esitono alcune riproduzioni fotografiche di una selezione del materiale documentario (COLLA 98).
Bibliografia
ASTORI, E., Note sugli Statuti dei Comuni e Corporazioni nelle provincie di Alessandria e Asti, in«R. S. A. A. Al. At.», 47 (1938).
Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia completata da A. MANNO, IX, Torino 1913.
Cartario Alessandrino fino al 1300, I, a cura di F. GASPAROLO, Torino 1928 (B. S. S. S, 113).
Cartario Alessandrino fino al 1300, II, a cura di F. GASPAROLO, Torino 1930 (B. S. S. S. 115).
Cartario del monastero di Rocca delle Donne, a cura di E. DURANDO, in Cartari minori, I, Pinerolo 1908 (B. S. S. S., 42/1).COLLA, E. e. N., Maranzana nei secoli, a cura del sindaco, Idee per la stampa, Ovada 1998 (reperibile presso il Municipio di Maranzana).
GUGLIELMOTTI, P., Comunità e territorio. Villaggi del Piemonte medievale, Roma 2001, pp. 207-228.
Monumenta Aquensia, a cura di G. B. MORIONDO, Torino 1789-1790, 3 voll.
Gli Statuti del Comune e degli Uomini di Mombaruzzo nell’anno 1337, traduzione a cura di Vittorio Ferraris, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1991.
Descrizione Comune
Maranzana
     Anche nel caso di Maranzana, come per le altre collettività vicine e coinvolte a metà Duecento nella gestione del bosco «ultra Cervinum», la parte di territorio che a lungo ha la maggiore visibilità nelle fonti è quella in origine sottoposta a fruizione collettiva. Per il resto, disponiamo di informazioni discontinue e di natura diversa che consentono di rileggere solo qualche fase, anche in negativo, della storia del territorio di Maranzana. È comunque un territorio che segue l’andamento collinare ed è di estensione ridotta, quasi schiacciato tra quello di due comuni più grossi e intraprendenti – Cassine e Mombaruzzo – e le due attuali isole amministrative di Alice Bel Colle e Ricaldone, che vi si incuneano. Questa peculiare posizione espone Maranzana al rischio e al tempo stesso alla possibilità di piccoli aggiustamenti territoriali. Nel secolo XIV si può constatare una subalternità rispetto a Mombaruzzo, anche se il «posse Maranzane» ha una sua ben peculiare fisonomia, come si apprende dagli Statuti di Mombaruzzo del 1337 e anche dalla notizia che nel 1353 alcuni uomini di Cassine posseggono terre «in finibus Maransane» (Monumenta Aquensia cit., I, n. 305, coll. 316-317). Nelle spartizioni della Comuna – il nome dato dall’età tardo medievale all’estensione boschiva attestata a metà Duecento – che ha luogo a fine secolo XVI Mombaruzzo e Cassine riescono poi ad aggiudicarsi, come si è visto, parti più sostanziose dei minori comuni limitrofi. Non pare che l’alternarsi, in età moderna, di personaggi appartenenti a famiglie diverse nel feudo abbia ripercussioni sul profilo territoriale, né questi diversi personaggi hanno delega ad occuparsi delle vertenze territoriali, in cui intervengono sempre rappresentanti del potere marchionale e poi ducale dei Monferrato. A parte le ricorrenti definizioni anche del territorio di Maranzana – e gli impliciti aggiustamenti – che sono un po’ la caratteristica della zona, la collettività tenta spesso di erodere le due dipendenze territoriali di Alice e Ricaldone. Le pertinenze territoriali di questi due comuni distaccate dal più grosso segmento di territorio comunale non vengono tuttavia mai dimenticate, anche se già in età moderna nelle due aree è praticato lo sfruttamento dell’incolto da parte di abitanti di Maranzana, che poi in tempi più vicini a noi vi detengono anche possessi individuali.