Narzole

AutoriPanero, Francesco
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo
Area storica
Albese.
Abitanti
3081 (ISTAT 1991).
Estensione
2638 ha. (ISTAT 1991).
Confini
A nord Cherasco e La Morra, a est Barolo e Novello, a sud Lequio Ta­naro e Bene Vagienna, a ovest Salmour.
Frazioni
Capoluogo (con Stazione di Narzole, Biavasca, Carpanetta, Chiabotti, Cornetti, Costangaresca, Gabetti, La Murata, Ma­donna della Neve, Marsaglia, Monferrini, Vallare, «case sparse»), Lucchi (Bevilacqua, La Grangia, Sant’Antonino – diviso con Chera­sco e Salmour – «case sparse»), Moriglione (frazione speciale: territorio gravitante sul comune di Monchiero, con Cascina Bruni e «case sparse»), San Nazario (con Cerutti, La Cucca, Marzagliotti, Sanini, Taricchi, «case sparse»), Vergne (e «case sparse»).
Toponimo storico
A circa 700 metri dal capoluogo, sulla destra della strada provinciale Narzole-Cherasco, è stata rinvenuta nel 1943 una necropoli della II Età del Ferro e romana. Nel territo­rio di Narzole sono inoltre state ritrovate alcune epigrafi, conservate nei musei civici di Cherasco e di Cuneo (Filippi, Micheletto 1987, pp. 31 sg.).
La prima attestazione scritta risale al 901, quando fu donata dall’imperatore Ludovico III al vescovo di Asti l’abbazia bene­dettina femminile di S. Maria «de Narzolis», che sembrerebbe far parte di un territorio geografico che faceva capo a Trifoglietto («a Trifolido usque in Boscum cum abbacia sancte Virginis Ma­rie de Narzolis»), oggi in territorio di Cherasco (Il Libro Verde della Chiesa d’Asti, vol. II, p. 179, doc. 302 [18 giugno 901]).
Nell’attuale territorio di Narzole è già attestata nel 1014 la località Costangaresca (Costa Ungaresca), il cui possesso fu con­fermato da papa Benedetto VIII al monastero di Breme Lomellina (Cartario dell’abazia di Breme, p. 58, doc. 48 [febbraio 1014]).
Diocesi
Già appartenente alla diocesi di Asti, dopo l’istitu­zione della diocesi di Mondovì, nel 1388, Narzole passa sotto quest’ultima circoscrizione ecclesiastica (presumibilmente dal 1436) (Conterno 1988, p. 20).
Pieve
Non individuata.
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa di Narzole, intitolata a S. Maria, dipendeva dal monastero femminile omonimo, già atte­stato nel 901. In un atto del 16 maggio 1213 è menzionata la chiesa di S. Pietro di Narzole, che probabilmente svolgeva fun­zioni parrocchiali. In età moderna la chiesa parrocchiale fu de­dicata a San Bernardo (Conterno 1988, p. 20).
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
Costa Ungaresca (ubicabile nella località prediale Costangaresca).
Comunità, origine, funzionamento
Mentre nella località di Narzole la comunità dipende dal vescovo di Asti e dal monastero di S. Maria, a Costangaresca è presente patrimonialmente il mona­stero di Breme Lomellina. Nel sec. XIII la comunità è assoggetta­ta a vassalli ecclesiastici che costruiscono un castello a Narzole. Al momento dell’aggregazione al territorio di Cherasco (1243) non si può parlare di un territorio “comunale” di Narzole ma di una castellania.
II comune di Narzole si costituisce soltanto nel 1801-1802, in seguito alla separazione da Cherasco.
Statuti
Per gli Statuti occorre fare riferi­mento all’Archivio storico e all’Archivio Adriani di Cherasco e alla scheda dedicata a quest’ultima località.
Catasti
Per i Catasti occorre fare riferi­mento all’Archivio storico e all’Archivio Adriani di Cherasco e alla scheda dedicata a quest’ultima località.
Ordinati
Per gli Ordinati occorre fare riferi­mento all’Archivio storico e all’Archivio Adriani di Cherasco e alla scheda dedicata a quest’ultima località.
Dipendenze nel Medioevo
Nel sec. X dipende dal vescovo di Asti e dal monastero di S. Maria, ai quali dal secolo XI si aggiunge il monastero di Breme. Nel secolo XIII la località è soggetta ai ca­stellani di Narzole, vassalli ecclesiastici. Con la fondazione di Cherasco (1243) il comune di Alba aggrega la castellania al ter­ritorio della villanova.
Feudo
Sottoposta alla dominazione angioina, poi ai Viscon­ti, agli Orléans e agli Sforza, che con atto del 20 giugno 1513 investono del castello e del territorio di Cherasco il conte di Desana, Bartolomeo Tizzoni (AST, Corte, Provincia di Fossano, m. 3, n. 2). Nel 1529-1531 (e definitivamente dal 1559) passa ai Savoia con Cherasco.
Mutamenti di distrettuazione
Tra la fine del Medioevo e l’i­nizio dell’Età Moderna i rapporti fra Cherasco e Narzole si for­malizzano secondo lo schema “città dominante-comunità rurale del contado” e nel 1623 la città di Cherasco ottiene per feudo dai Savoia la località. Nel 1693 Narzole continua ad essere assog­gettata alla città di Cherasco, che vi esercita la giurisdizione con il titolo di «contessa di Narzole».
Mutamenti Territoriali
Nel 1801 il governo francese riconosce l’autonomia del comune di Narzole e il 1 gennaio 1802 si procede alla divisione territoriale con Cherasco.
Comunanze
Nel 1243 sono attestati pascoli e terre comuni («pascua et communia») a Costangaresca e pascoli (probabilmente di uso comune fra homines e domini) a Narzole. Un prato di uso comunita­rio è segnalato in un elenco di beni comuni accatastati a Chera­sco nel 1715 ed è ubicato presso il molino di Narzole. Fra i beni comunali vanno annoverati alcuni mulini, per i quali sono docu­mentate liti con Cherasco nel 1819. All’inizio del Novecento le terre comunali di Narzole risultano ubicate nelle regioni Bergesia e Passauro e nella frazione Vergne (CLUC, Torino, art. 147).
Liti Territoriali
Liti con  Cherasco. [A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Chera­sco, Mazzo 52, nn. 5-6 (1818-19); n. 36, (1838-39); vd. anche scheda Cherasco].
Fonti
A.A.C. (Archivio Adriani di Cherasco).
A.A.C., faldone 152.
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Cherasco)
A.C.C., faldone 5, n. 1; faldone 82, nn. 1, 4.
A.C.N. (Archivio Storico del Comune di Narzole).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Camera dei Conti, art. 737, Consegnamenti, n. 322, ff. 89 sgg.;
A.S.T.,Indice dei feudi, vol. 327 [10 luglio 1734];
A.S.T.,Seconda Archiviazione, Registro 41, I, Provincia di Fossano, f. 61 [21 febbraio 1696];
A.S.T.,Corte, Paesi per A e B, Chera­sco, m. 52, nn. 5-6 (1818-19); n. 36, (1838-39);
A.S.T.,Corte, Paesi per A e B, Narzole, m. 1, nn. 1-2;
A.S.T.,Corte, Provincia di Fossano, m. 3, n. 2.
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., art. 147.
Bibliografia
Appendice documentaria al «Rigestum Comunis Albe», a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (BSSS 22).
Cartario dell’abazia di Breme, a cura di L.C. Bollea, Torino 1933 (BSSS 127).
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1833-1856.
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella, Roma 1880.
Conterno G., Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì. Le ragioni di una storia, Mondovì 1988.
Damillano G.F., Annali di Cherasco, inedito in Archivio Adriani di Cherasco.
Filippi F., Micheletto E., II territorio fra Tanaro e Stura: contributo alla carta archeologica, in Fossano 1236-1986, Fossano 1987 (Quaderni della Casa di Studio Fondazione Federico Sacco, 10).
Il Libro Verde della Chiesa d’Asti, a cura di G. Assandria, Pinerolo 1907 (BSSS 25-26).
II «Rigestum Comunis Albe», a cura di E. Milano, Pinerolo 1903 (BSSS 20-21).
Taricco B., Cherasco. Urbs firmissima pacis, Cherasco 1993.

 

Descrizione Comune
Narzole
 
La località di Narzole registra nel secolo X la presenza di due enti ecclesiastici (il vescovo di Asti e il locale monastero di S. Maria), dei quali il vescovo esercita i poteri caratteristici della signoria di banno. Un terzo ente, l’abbazia di Breme, detiene invece diritti giurisdizionali, all’inizio del secolo XI, alla destra del Tanaro (località Costangaresca). Fra XI e XII se­colo subentrano agli enti ecclesiastici famiglie di milites, le­gate rispettivamente al vescovo astese e al monastero bremetense: si tratta dei consignori di Manzano e di Meane, altre due loca­lità soggette rispettivamente all’abate di Breme e al presule astese (entrambe nel territorio di Cherasco).
Sono questi vassalli a costruire un castello nei pressi dell’attuale capoluogo: questo castello è attestato solo a parti­re dal 1214, ma da tempo costituiva il centro della castellania omonima, ceduta poi dai consignori di Manzano ad Alba (insieme con Costangaresca), secondo i patti stipulati il 13 dicembre 1243 in seguito alla fondazione di Cherasco (Appendice documentaria al «Rigestum Comunis Albe», p. 128, doc. 107). A Costangaresca possedevano diritti anche i signori di Meane; infatti fin dal 1202 Anfosso de Meanis aveva ceduto al comune di Alba la sua parte di giurisdizione (II «Rigestum Comunis Albe», vol. I, p. 155, doc. 76 [19 gennaio 1202]). Un accenno al sito del castello di Narzole è contenuto nel Dizionario di Casalis (Casalis 1833-1856, p. 628): «sovra un piccolo colle a levante sorgeva l’antico castello di questo paese».
Dunque, se nel 901 il luogo in cui c’era il monastero di S. Maria appariva semplicemente come una località prediale, forse facente capo al territorio di Bene Vagienna, ormai lo stesso luo­go era definito con un suo territorio specifico, come peraltro lo era, anche in assenza di una fortezza, la vicina Costangaresca. In altre parole, la nostra attenzione deve soffermarsi, da questo momento, su due territori – Narzole e Costangaresca – ben defini­ti fin dal 1202-1214 (Il Libro Verde della Chiesa d’Asti, p. 84, doc. 34; p. 108. doc. 235). Attraverso i patti stipulati fra Alba e i consi­gnori di Manzano e Meane, nel 1243 questi due territori furono accorpati per costituire, con altre località, il territorio della villanova di Cherasco: da quest’ultima infatti furono rivendica­ti, insieme con i territori di Cherascotto (con Monfalcone), Fon­tane e Cervere, quando nel 1277 Cherasco «divenne libero comune» (cfr. la scheda dedicata a Cherasco). L’anno prima, in occasione del trattato di pace fra Alba ed Asti, quest’ultima si era impegnata a non interferire «in castro vel villa et posse Narzolarum» (Codex Astensis, vol. III, p. 684, doc. 663 [12-28 settembre 1228]; p. 1169, doc. 977 [19 settembre 1276]). Per Narzole non si può quindi parlare propriamente di un territorio comunale al momento dell’accorpamento con Cherasco, poiché la comunità rurale è del tutto in ombra, tranne che per un cenno, nel 1243, all’obbligo degli homines delle castellanie di Manzano e Narzole a pagare i canoni d’affitto ai signori del consortile.
Né vi sono in seguito documenti o accenni indiretti relativi all’esistenza di una comunità organizzata a Narzole, sino alla fine del Cinquecento o all’inizio del Seicento. Nel 1623 fu ven­tilata infatti la possibilità che il villaggio si potesse separa­re da Cherasco. Ciò, come vedremo, prospettava due diverse solu­zioni istituzionali alternative per il governo centrale (trattan­dosi di una piccola comunità rurale): si sarebbe potuto procedere ad un’investitura feudale a favore di una famiglia nobile – che avrebbe consentito al duca di Savoia di incamerare una forte som­ma e avrebbe lasciato ai vassalli il compito di “mediare” tra la comunità e lo stato regionale, per quanto atteneva alla giurisdi­zione – oppure ridefinire, in forma feudale, il rapporto fra la comunità dominante e quella rurale soggetta. Fu seguita quest’ul­tima strada.
Tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna i rappor­ti fra Cherasco e Narzole si formalizzano secondo lo schema “città dominante-comunità rurale del contado” e nel 1623 la città di Cherasco ottiene per feudo dai Savoia la località, assumendo in un secondo momento il titolo di «contessa di Narzole».
È opportuno soffermarsi sull’atto di infeudazione a favore di Cherasco, che da alcuni decenni aveva ottenuto il titolo di «città». In un documento di poco anteriore all’8 maggio 1623 i Cheraschesi rivolgevano al duca di Savoia una richiesta di questo tenore:
intesa la proposizione che si dicea fatta di voler V.A.S. infeudar il Cassinaggio di Narzole, finaggio di detto luo­go, sotto pretesto che fosse un villaggio che potesse separarsi dal resto del finaggio di Cherasco, raccorsero dalla clemenza di V.A.S. e tanto in voce, come in scritto rimostrarono con vive ra­gioni quanto fosse incompatibile et disdicevole detta supposta infeudatione, sì per esser contro la mente et dispositione di lo­ro antichissime concessioni, e possessi, confirmationi giurate dalli Serenissimi suoi Predecessori, e da V.A. con urgenti cause, e forza de contratti, per essere Cherasco sitoato in luogo tale, che non solo non si dovrebbe scemar il numero delli habitanti, ma pur accrescerlo, acciò maggiormente in ogni occasione meglio po­tesse resister ad ogni impeto di invasione, e liberar V.A. dalla spesa del continuo presidio.
Di conseguenza la città di Che­rasco chiedeva di essere confermata nel possesso di tutto il suo territorio e di essere investita del feudo di Narzole,
col mero, misto impero, total giurisdittione, con le pene, mulcte, crimina­li, bandi campestri, confiscationi, gabelle, pedaggi, ponti, por­ti, passaggi, acque, molini, acquaggi, et ogn’altra cosa c’hanno fin qui posseduto, con promessa di non mai smembrarli detto fi­naggio, né alcuna portione d’esso, massime detto Cassinaggio di Narzole, ma per sempre tenerlo unito con detto luogo, e finaggio (AC Cherasco, faldone 82, n. 4).
Tale richiesta fu accolta l’8 maggio 1623, previo pagamento di 4.000 ducatoni di 13 fiorini l’uno. In quell’occasione la città di Cherasco fu anche posta a capo di una vicaria, con un «giudice per le prime appellazioni», che aggregava diverse località, «an­to delle terre mediate et infeudate che delle immediate», smembrate dalla Prefettura di Asti (cfr. la scheda dedicata a Cherasco).
Nel 1696 la città di Cherasco fa consegnamento ai Savoia delle «ragioni feudali» su Narzole, dove esercita giurisdizione, pene, multe, confische; infatti il 25 maggio 1695 era entrato in vigore il dispositivo dell’editto del 14 giugno 1693, con il quale a Cherasco era attribuita l’investitura con dignità comitale (pre­vio pagamento di trentamila lire: Archivio Adriani di Cherasco, faldone 152). Il 20 novembre 1730 la città presta giuramento di fe­deltà come «contessa» di Narzole; il 10 luglio 1734 consegna «di posseder col titolo comitale il feudo e luogo di Narzole, giuri­sdizione, pene, multe, bandi campestri, caccia e pesca», oltre a beni e redditi specificati (AC Cherasco. faldone 5, n. 1; faldone 82, nn. 1, 4; AST, Camera dei Conti, art. 737, Consegnamenti, n. 322, ff. 89 sgg. [24 dicembre 1715]; Indice dei feudi, vol. 327 [10 luglio 1734]; Seconda Archiviazione, Registro 41, I, Provincia di Fossano, f. 61 [21 febbraio 1696]).
L’esercizio della giurisdizione e dei poteri amministrativi rurali escludeva sostanzialmente la comunità narzolese dal godi­mento di ogni forma di autonomia. Sembra infatti che le sole ter­re immuni dalla giurisdizione cheraschese fossero in questa zona quelle della commenda di S. Antonio di Cherasco, affidata nel 1680 al marchese Tana, colonnello generale degli Svizzeri (AST, Corte, Paesi per A e B, Narzole, m. 1, n. 1).
In questa situazione di completo soffocamento della comunità rurale si colloca la supplica del «villario» di Narzole («finag­gio e feudo della città di Cherasco»), rivolta nel 1769 alla monarchia sabauda. Curato e «principali cappi famiglia» (vi sono in tutto venti firme) si rivolgono al re lamentando che Narzole, pur essendo un «villario» importante del territorio cheraschese (con più di 2600 persone), non ha alcun privilegio circa l’amministrazione della giustizia, non ha un maestro di scuola, molti delitti restano impuniti per la lontananza del tribunale (che si trova a tre miglia di distanza), sono frequenti i furti, c’è abuso nel «porto de’ coltelli et altre armi proibite, con quali si fa luogo a frequenti risse, contrasti et omicidi». Si dichiara inoltre nella petizione «essere accaduto al Parrocho presentaneo ritrovar gioventù di buon talento giunti all’età d’anni dieciotto e venti, che ignoravano i misteri della Religione e non si erano mai acco­stati a Santissimi Sacramenti». I Narzolesi supplicano dunque il re perché provveda affinché la città di Cherasco amministri la giustizia e concorra alle spese per il maestro di scuola «per coltivare la gioventù nella christiana pietà e studio» (AST, Corte, Paesi per A e B, Narzole, m. 1, n. 2).
In un foglio a parte, il curato del luogo, teologo Gian Fran­cesco Ballor, sostiene la supplica del «popolo» di Narzole, chie­dendo esplicitamente che ogni settimana venga amministrata la giustizia nella località e che si smembri «detto villario, con sue pertinenze, per quanto spetta il distretto parochiale, dal rimanente territorio della città di Cherasco». La richiesta di separazione della parrocchia (fin dal 1702, del resto, la città di Cherasco aveva fatto apporre i termini di confine parrocchiale con Narzole) adombra il desiderio, neppure troppo velato, di una separazione dal comune cheraschese. Infatti nell’informativa in­viata a corte dall’intendente di Mondovì si legge l’esplicito pa­rere negativo alla costituzione di un comune autonomo, motivato dal fatto che la distanza da Cherasco è solo di un miglio o al più due, che gli abitanti di Narzole sono solo 1400-1500 (con ap­pena 700 persone residenti nel centro abitato, mentre le altre vivono nelle campagne) e che perciò anche per la scuola si posso­no adeguatamente utilizzare le strutture della città.
Durante la Rivoluzione francese fu finalmente possibile a Narzole staccarsi da Cherasco. Nel marzo del 1797 la comunità aveva presentato una nuova petizione a Carlo Emanuele IV di Savoia, ma a causa degli eventi rivoluzionari non era stato possibile al re dare seguito alla pratica (ciò fu dichia­rato dal comune di Narzole nel 1816-17, quando fu inviata una supplica alla monarchia sabauda affinché mantenesse Cherasco il nuovo comune, nato nel 1801-1802).
Con l’occupazione francese la comunità narzolese tentò dappri­ma la carta filosabauda per esercitare pressioni sul governo gia­cobino: il 12 maggio 1799 due-tremila uomini provenienti da Nar­zole (ma «reclutati in tanti diversi paesi della vallata del Tanaro») attaccano e conquistano Cherasco; la guarnigione francese deve arrendersi; gli «alberi della libertà» sono distrutti; molti «giacobini» vengono uccisi (Taricco 1993, p. 190).
Dopo la breve occupazione austro-russa di Cherasco, con il rientro dei Francesi del giugno 1800, trecento soldati vengono mandati a perquisire le case di Narzole, rifugio dei «briganti». La nuova amministrazione della città, per riportare la stabilità socio-politica nella zona, si mostra però favorevole alle richie­ste dei Narzolesi. Per l’autonomia amministrativa di Narzole sono decisive le deliberazioni del 18 novembre 1801, tanto che il 1 gennaio 1802 «in una stanza al piano superiore del Pallazzo del Cittadino Carlo Salmatoris Rossillion» (di Cherasco) si può già procedere alla divisione fra i due comuni (annotazioni di G.B. Adriani a Damilano, anno 1799).
Il territorio di Narzole veniva delimitato dai seguenti punti: 1) strada della Riviera intersecata dalla via della Rossola sino alla sponda sinistra del Tanaro; 2) dal punto precedente sino al Bivio per Bene e al punto da cui si dirama la strada per Salmour e di qui fino al confine con Salmour nei pressi della cappella di S. Antonino; 3) detta strada segna il confine con Salmour, Bene e Lequio, fino alla sponda sinistra del Tanaro; 4) oltrepassando il fiume, segna i confini con Novello e Barolo sino al Rio Torbido, il cui. corso segna il confine.
L’atto del 1 gennaio 1802 stabiliva anche la divisione propor­zionale di crediti e debiti fra le due comunità nella percentuale, rispettivamente, del 78% dei crediti e del 72% dei debiti a carico di Cherasco. La contribuzione territoriale, registrata a catasto, ammontava a lire 56.557 (79%) a favore di Cherasco e a lire 15.042 (21%) a favore di Narzole, mentre la contribuzione personale era di lire 7.822 (78%) per Cherasco e lire 2.177 (22%) per Narzole.
Vertenze con Cherasco per la determinazione dei confini si ebbero nel 1818 e nel 1838-39.
Superato il momento di crisi del 1816-17, concomitante con il ripristino del governo sabaudo, nel 1819 si comincia a nominare regolarmente il sindaco e nel 1827 viene istituita a Narzole la stazione dei carabinieri. Nello stesso anno 1827 il comune paga al regio economato i censi correnti e arretrati, nel 1830 ristabilisce la prestazione annua di grano a favore del parroco e nel 1831 retribuisce regolarmente il maestro di scuola. Quando nel 1835 viene eletto il segretario comunale, dopo aver ottenuto la deroga alla prescrizione che fosse notaio, si può affermare che il comune di Narzole avesse ormai superato il periodo di ro­daggio dei primi anni di funzionamento (AST, Corte, Paesi per A e B, Cherasco, m. 52, nn. 5-6, 36).