Leinì

AutoriProvero, Luigi
Anno Compilazione1998
Provincia
Torino.
Area storica
Torinese settentrionale.
Abitanti
12.159 (censimento 1991).
Estensione
3245 ha (ISTAT 1991); 3251 ha (SITA, 1991).
Confini
A nord San Maurizio Canavese, San Francesco al Campo e Lombardore, a est Volpiano, a sud-est Settimo Torinese, a sud e a ovest Caselle Torinese.
Frazioni
Fornacino, Tedeschi, Mappano. Vedi mappa.
Toponimo storico
Il toponimo di Leinì ha subito nei secoli notevoli oscillazioni (Olivieri 1965, p. 197). Al di là del dibattito sulle origini del nome (dall’etnico Leti o dal nome personale Liudo) sono qui da mettere in luce le varie forme assunte: le prime attestazioni oscillano tra «Leudenigo» nel 906 (Le carte dell’Archivio del Duomo, p. 3, doc. 1), «Leenicum» nel 1159, 1206 e 1228 (Cartario della abazia di san Solutore, p. 64, doc. 39; Documenti inediti, p. 63, doc. 73; Le carte dell’Archivio del Duomo, p. 76, doc. 44), «Liinicum» nel 1163 (AST, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, n. 1), «Leynicum» e «Lanicum» nel 1296 (Carte superstiti del monastero, pp. 197 sg., doc. 79), «Laynicum» nel 1305 e 1306, documento in cui però compare anche la forma «Leenicum» (AST, Corte, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, n. 2; AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 17, n. 2). Nel secolo XIV l’alternanza si riduce alle forme di «Leynicum» e «Laynicum» (AST, Corte, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, nn. 1 e 2; AST, Corte, Provincia di Torino, m. 31, Volpiano, n. 1; Fissore 1969, p. 201, doc.147), con un uso meno frequente di «Lainicum» e «Leinicum» (Fissore 1969, p. 122, doc. 90; p. 126, doc. 93; AST, Corte, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, n. 2 bis). Queste alternative (e questa prevalenza delle formule «Laynicum» e «Leynicum») continuano nei secoli successivi, con un’affermazione della forma «Leynì» nel secolo XIX (AST, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, nn. 33-36, nn. 43-44). Il toponimo venne mutato in «Leinì» con R. D. n. 925 del 12-4-1939.
Diocesi
Torino.
Pieve
S. Pietro di Leinì, che comprende nel suo distretto le chiese di S. Desiderio di Fiano e S. Nicola di Leinì (Casiraghi 1979, p. 85). Nomina e destituzione del pievano nel XIV secolo spettano al capitolo cattedrale di Torino (Le carte dell’Archivio del Duomo, pp. 208 sg., doc. 99).
Altre Presenze Ecclesiastiche
S. Nicola, cappella castrense, dipendente dalla pieve di S. Martino di Liramo fino al 1339, poi posta sotto il patronato dei Provana, signori di Leinì, sotto la giurisdizione della pieve di S. Pietro di Leinì. S. Lorenzo, poco distante dall’abitato, nei pressi di Caselle (attuale cascina S. Lorenzo), è attestata nel 1354 (AST, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, n. 2 bis). Il monastero di S. Pietro di Torino possiede beni alla fine del secolo XIII (Carte superstiti del monastero, pp. 197-199, doc.79).
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
«Fornallum», nella Vauda, tra Leinì e Volpiano; è ricordato nel 1312 (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 17, n. 3), ma forse si tratta solo di una località prediale (Rovano 1981, p. CCL; cartina in Rovano 1983, p. 314). «Tulfo»: nel 1163 Uberto e Gualterio di Lanzo vendono a Guglielmo di Monferrato i loro diritti «in loco Liinici et in loco Tulfo, et in castro et extra castro, et in ville et extra ville» (AST, Corte, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, n. 1).
Comunità, origine, funzionamento
La comunità è attestata dal 1305, quando riceve le franchigie da Manfredo di Saluzzo, governatore del marchesato del Monferrato (AST, Corte, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, n. 2). Nel 1306 sono ricordati consoli e consiglieri di Leinì, accusati di molestare i possessi di S. Benigno di Fruttuaria (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 17, n. 2). Il sindaco di Leinì rappresenta il comune nel 1312 nella lite contro Fruttuaria (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 17, n. 3).
Statuti
1305 Franchigie concessa da Manfredo di Saluzzo in quanto governatore del (AST, Corte, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, n. 2); 1442 Capitula(Biblioteca Reale di Torino e Biblioteca del Senato di Roma) (Fontana 1907, vol.Franchigie (AC Leinì, Serie I, Amministrazione, Busta 8, Armadio 1, n. 29);Franchigie (AC Leinì, Serie I, Amministrazione, Busta 8, Armadio 1, n. 31 bis; cfr.Bandi campestri (AST, Corte, Paesi marchesato di Monferrato loci Laynici II, p. 109); 1542 1643 AST, Corte, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, n. 26); 1747 per A e B, L, m. 7, Leynì, nn. 23 e 24).
Catasti
Nessuna notizia.
Ordinati
Anni 1466-1471; 1544-1549; 1551-1567; 1619-1627; 1637-1638; 1647-1650, 1661- 1665 e dal 1677 in poi quasi continuativamente.
Dipendenze nel Medioevo
Leinì rientra dal 1163 nell’ambito di egemonia dei marchesi di Monferrato (AST, Corte, Paesi per A e B, L, Leynì, n. 1). Dopo una temporanea occupazione degli Acaia dal 1307 al 1310 (AST, Corte, Monferrato Ducato, m. 3, nn. 5 e 6 cfr. Guasco 1911, p. 901), dal 1335 ne sono investiti i Provana (Fissore 1969, p. 201, doc. 147). Alla fine del secolo XIV una serie di sentenze determina il passaggio di Leinì sotto il dominio sabaudo (AST, Corte, Monferrato Ducato, m. 4, n. 21; m. 5, nn. 5 e 18; m. 6, nn. 9 e 12).  
Feudo
A parte alcune quote minori, il feudo di Leinì lungo tutta l’età moderna resta nelle mani dei Provana di Leinì (Guasco 1911, p. 901; AST, Corte, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, nn. 3, 5 e 7).
Mutamenti di distrettuazione
Leinì, compresa nel mandamento di Caselle, nel 1834 chiede di essere eretta a capoluogo di un nuovo mandamento, comprendente Settimo e Volpiano; la richiesta non ha esito.
Mutamenti Territoriali
Non sono attestati.
Comunanze
Non sono attestati usi civici né nelle registrazioni del CLUC né nelle dichiarazioni del comune; «comunancie» di Leinì sono attestate dal 1163 (AST, Corte, Paesi per A e B, L, Leynì, n. 1); ampie cessioni di beni comunali sono attestate lungo i decennicentrali del secolo XIX (AST, Corte, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, nn. 30, 33-35, 43, 44).
Liti Territoriali
1312 lite tra il comune di Leinì e l’abbazia di Fruttuaria per i confini tra Leinì, Volpiano, S. Benigno e Lombardore (AST, Corte, Prvincia di Torino, m. 16, Leynì, n. 1; AST, Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 17, n. 3); 1354 e 1447 lite tra i signori di Leinì e il comune di Caselle per la palude e i relativi confini (AST, Corte, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, n. 2 bis); 1715 atti di lite tra la comunità di Leinì e quella di Caselle per pascoli (AC Leinì, Serie I, Amministrazione, Busta 17, arm. 1, n. 145); 1732 atti di lite tra la comunità di Leinì e quella di Volpiano (AC Leinì, Serie I, Amministrazione, Busta 17, arm. 1, n. 147); 1788 Ordinanza del comune di Leinì contro quelli di Volpiano e di S. Benigno per il territorio (AC Leinì, Serie I, Amministrazione, Busta 14, arm. 1, n. 106); 1992 Consultazione popolare e referendum per l’unificazione della frazione di Mappano (documenti presso la Regione Piemonte, Settore Enti locali).
Fonti
A.C.L.  (Archivio Storico del Comune di Leinì).
A.C.L., Serie I, Amministrazione, Busta 8, armadio 1, n. 29 e n. 31 bis.
A.C.L., Serie I, Amministrazione, Busta 14, arm. 1, n. 106.
A.C.L., Serie I, Amministrazione, Busta 17, arm. 1, nn. 145 e 147.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Mazzo 1,   Canavese 20 A I Rosso,  CARTA / CHE COMPRENDE LI  / TERRITORI DI / SETTIMO,   BRANDIZO / CHIVASSO, VOLPIANO, S / BENIGNO, LEINY,  CASELLI, / S. MAURIZIO, CIRIE,   FRONT, / RIVAROSSA, e LOMBARDORE. Carta  topografica di una parte del Canavese   contenente i territori di Settimo, Brandizzo,  Chivasso, Volpiano, San Benigno, Leynì,  Caselle, S. Maurizio, Cirié, Front, Rivarossa e  Lombardore. Fol. 1 Mss. - senza data e  senza sottoscrizione.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, mazzo 2, Lombardore, Tipo delle Strade Esistenti nelle Fini di Lombardore, che tendono dalle Fini di Leinj a quelle di Riva Rossa, e Rivarolo, con le Divizioni de Particolari Latteralmente ad esse, e queste Sotto l'Indicazione della Medesima Comtà. Tipo delle Strade esistenti nelle fini di Lombardore le quali tendono dalle fini di Leynì a quelle di Rivarossa e Rivarolo, con le divisioni dei Particolari lateralmente ad esse. Sott.o Bojne li 12 settembre 1762, sulla Scala di 1/5470 (Data: 1762-9-12) [Autore disegno originale: N.[icolao] Bojne].   Vedi mappa.
A.S.T., Camera dei Conti, Catasti, Torino, Mappa 186-194.
A.S.T., Corte, Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, m. 17, nn. 2-3.
A.S.T., Corte, Monferrato Ducato, m. 3, nn. 5 e 6; m. 4, n. 21; m. 5, nn. 5 e 18; m. 6, nn. 9 e 12.
A.S.T., Corte, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, nn. 1 e 2 e n. 2 bis, , nn. 3, 5 e 7; m. 31, Volpiano, n. 1.
A.S.T., Corte, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, nn. 1-2, nn. 23-24 e 26, nn. 33-36, nn. 43-44.
Bibliografia
Cartario della abazia di san Solutore di Torino, a cura di F. Cognasso, Pinerolo 1908 (BSSS 44).
Le carte dell’Archivio del Duomo di Torino (904-1300, con appendice di carte scelte 1301- 1433), a cura di G. Borghezio, C. Fasola, Torino 1931 (BSSS 106).
Carte superstiti del monastero di S. Pietro di Torino, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1914 (BSSS 67/3).
Casalis G., Dizionario storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1841, vol. IX.
Casiraghi G., La diocesi di Torino nel Medioevo, Torino 1979 (BSS 196).
Documenti inediti e sparsi sulla storia di Torino, a cura di F. Cognasso, Pinerolo 1914 (BSSS 65).
Fontana L., Bibliografia degli Statuti dei comuni dell’Italia superiore, Torino 1907.
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi Stati sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingica ai nostri tempi) (774-1909), Pinerolo 1911 (BSSS 54).
Olivieri D., Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia 1965.
I protocolli di Tedisio vescovo di Torino, a cura di B. Fissore, Torino 1969 (BSS 187).
Rovano M.G., Insediamenti abbandonati nel Canavese tra X e XIII secolo, Torino 1981, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione di Medievistica e Paleografia.
Rovano M.G., Villaggi abbandonati nel Canavese. Note preliminari, in «BSBS», 81 (1983), pp. 291-314.
Vigliano G., Il Chivassese. Strutture insediative e testimonianze di civiltà, Chivasso s.d. (ma 1969) (fascicolo Settimo Torinese).
Descrizione Comune

Leinì

     Due parti del territorio di Leinì sono segnate, nel corso dei secoli, da forme di tensione o di conflitto territoriale: a nord la Vauda, ovvero il rilievo incolto su cui si concentrano gli interessi di diverse comunità ed enti ecclesiastici; a sud la palude di Caselle, prima zona ricca di acque e di risorse, condivise dalle comunità circostanti, poi area di sviluppo della borgata di Mappano, divisa tra quattro diversi distretti comunali.
     A nord, nella zona della Vauda, la conflittualità si concentra nei primi anni del XIV secolo: abbiamo notizia di una lite con l’abbazia di S. Benigno di Fruttuaria dal 1306, quando consoli e consiglieri della comunità di Leinì sono scomunicati perché non consentono ai monaci di Fruttuaria il libero godimento dei loro possessi (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno Fruttuaria, m. 17, n. 2). Nel 1312 si giunge a una sentenza arbitrale (AST, Corte, Abbazia di S. Benigno Fruttuaria, m. 17, n. 3) «super questionibus diu et diutius ventilatis occasione finium villae, communis et hominum de Leynico et dicti monasterii, de poderio et territorio villarum Vulpiani, S. Benigni et Lombardorii, iuris dicti monasterii, terminandis et definiendis». La definizione della linea confinaria è tracciata con riferimento ad alcuni microtoponimi non rintracciabili, ma si individua bene l’area attraversata: la linea è infatti individuata «per transversum Valde, versus sanctum Mauritium», ovvero in direzione del borgo di San Maurizio Canavese. La Vauda rientra in quella categoria di terre che sono usualmente dette «le terre sterili [...], quelle che costituiscono le “baragge” del Vercellese, Biellese e Novarese, i “gerbidi” del Torinese e le “vaude” e “lande” del Canavese» (Donna 1939, p. 35). Terre sterili, o meglio incolte: la differenza è importante, perché le evidenti tensioni territoriali relative al controllo di queste zone mostrano in modo inequivocabile come incolto non possa significare improduttivo. È una risorsa diversa dal coltivo, ma sempre attentamente valorizzata e tutelata dalla civiltà contadina del medioevo e dell’ancien régime. Sull’incolto si sviluppa anche l’altra importante tensione territoriale in cui è coinvolta la comunità di Leinì: la palude di Caselle, che diverrà nel XX secolo la borgata di Mappano (si veda la scheda dedicata a Caselle Torinese per una più ampia analisi). Se nella vicenda novecentesca Leinì ha un ruolo marginale, sicuramente più defilato rispetto a Caselle e Borgaro, il suo coinvolgimento nell’area paludosa è precoce. Nel 1354 e 1447 due liti tra il comune di Caselle e la famiglia dei Provana, signori di Leinì (entrambe in AST, Corte, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, n. 2 bis), definiscono i rapporti tra i due centri e le norme per lo sfruttamento delle acque provenienti dalla palude. Non più quindi il comune di Leinì come diretto attore di una politica territoriale, ma come forza per conto della quale agisce la famiglia signorile, che in questa fase sembra aver ridotto i margini di azione della comunità. Di particolare interesse è il primo atto, del 1354, in cui l’aspetto territoriale è messo più in evidenza. Si pongono qui i termini della questione: da un lato gli uomini di Caselle hanno «quodam comune, quod vocatur Pallutum seu Fangum», da cui non traggono frutti, se non per la possibilità di «bealeras, rugias et fossata ipsius excolare» (AST, Camera dei Conti, Catasti, Torino, Mappa 186-194, f. 1v); dall’altro i Provana intendono sfruttare parte di queste stesse acque. Si definiscono quindi i confini tra Caselle e Leinì, e il primo termine di confine è per noi illuminante: «primo enim sit quidam terminus quatuor finium, et fine facit de fine Septimi, hospitalis Sturiae, Lainici et Casellarum, et est subter fangos Casellarum, deversus orientem» (f. 3r). Si individua quindi un punto, posto in corrispondenza dell’attuale Mappano (che è appunto poco più in basso della cascina Fanghi, verso oriente), in cui convergono i territori di Settimo, Leinì e Caselle, oltre a quelli dell’abbazia di S. Giacomo di Stura, ente ecclesiastico il cui patrimonio ampio, compatto e immune era percepito come un vero e proprio distretto, analogamente a quelli definiti attorno ai villaggi (cfr. le osservazioni nella scheda dedicata a Settimo Torinese). È la fotografia di una realtà non molto diversa dall’attuale, con la convergenza dei diversi territori comunali pressapoco nello stesso punto in cui tuttora convergono. Nella lite del 1354, dopo aver definito una linea confinaria, si definiscono forme di convivenza sui punti di tensione: si consente quindi lo scavo da parte dei Provana di una bealera derivante dalla Palude di Caselle, purché da questa bealera possano derivare acqua anche gli uomini di Caselle (ff. 5r-6v); poiché i Provana hanno terra «super finibus Casellarum», nei pressi della chiesa di S. Lorenzo, non lontano da Leinì (cascina S. Lorenzo, circa 2 Km a ovest-nordovest di Leinì), se ne garantisce l’esenzione dalle imposte casellesi, pur riaffermando la sua dipendenza dalla giurisdizione di Caselle (f. 4). La questione si riapre nel 1447, quando gli arbitri eletti attribuiscono a entrambi i comuni il controllo dell’acque della bealera che da Caselle fluisce verso Leinì. In questa fase la lite non ha quindi un diretto ed esplicito significato territoriale, ma lo assume se la si connette alla complessiva conflittualità tra i comuni della zona, conflittualità nella quale territorio e acque sono due aspetti di una tensione comune. Dopo questi atti di lite, la questione della palude scompare dalla documentazione di Leinì, per ricomparirvi, come questione di vivace conflitto, nel secondo dopoguerra, quando lo sviluppo della borgata di Mappano impone una ridefinizione dei confini, e quindi (non potendo trasformare Mappano in comune per le sue ridotte dimensioni) l’unione delle diverse parti di Mappano in un unica frazione da accorpare a uno dei comuni confinanti (la documentazione è raccolta presso la Regione Piemonte, Settore Enti locali). In questa fase il ruolo di Leinì appare del tutto marginale: la sua collocazione e le ridotte dimensioni della sua quota di Mappano (141 elettori) impediscono a Leinì di proporsi come credibile possibilità per un accorpamento di Mappano, che resta di fatto contesa tra i comuni di Borgaro e Caselle. Non ha invece provocato tensioni documentate la situazione della frazione Fornacino, divisa tra i comuni di Leinì e Settimo (Vigliano 1969, p. 1).