Pralungo

AutoriNegro, Flavia
Anno Compilazione2014
Provincia
Biella (dal 1992 con D.L. 6 marzo 1992 n. 248, anteriormente Vercelli).
Area storica
Biellese
Abitanti
2743, di cui: Pralungo ab. 1965; Sant'Eurosia ab. 252; Barca ab. 58; Sapellano ab. 28; Valle ab. 115; Zei ab. 21; case sparse ab. 304  (fonte: ISTAT, 14° Censimento della popolazione 2001).
Estensione
715 ht (dati ISTAT 2001)
725 ht (dati SITA)
Confini
Biella (ovest, nord), Sagliano Micca, Tollegno.
Frazioni
Centri abitati: Pralungo, Sant'Eurosia;
Nuclei abitati: Barca, Sapellano, Valle, Zei.
(fonte: ISTAT, 14° Censimento della popolazione 2001)
Toponimo storico
Pralungo: Pratumlongum, Pratum Longum. La prima attestazione del toponimo è dei primi anni del XIII secolo: in un documento del 19 o 20 novembre 1209 compare fra i testimoni «Nicolaus de Pratolongo»  (Borello-Tallone, Le carte, doc. 46). Il toponimo si presenta nei secoli successivi anche nella forma staccata "Pratum Longum". La forma attuale "Pralungo" pare essersi attestata nel XVII secolo. L'etimologia del nome fa riferimento alla morfologia del territorio, il parte costituito da zone prative che si allungano sulle pendici del monte Cucco fra il torrente Cervo e il rio Staono (Gilardino, Pralungo, p. 31).
 
Sant'Eurosia: il toponimo compare nel XVIII secolo nella forma latina Sancta Euphrosia (visita pastorale del 1733) come titolo dell'oratorio fondato nella frazione, e nel secolo successivo passa ad indicare l'abitato (1873: supplica dei «capifamiglia della borgata di Sant'Eurosia»; vedi anche oltre, alla v. Altre presenze ecclesiastiche). In precedenza questa frazione è attestata con il nome di "Fioretto" (1733: «vico nuncupato de Fioretto»), che continua ad essere attestato anche nel secolo successivo (XIX sec.: «cantone Fioretto o Barazzetta su per la strada che mena al detto Oratorio»). Sull'evoluzione del toponimo cfr. Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, pp. 267-68.
Nota. Sul territorio di Pralungo erano localizzati pascoli e boschi del comune di Biella che per il loro statuto di beni comuni, cioè di terreni aperti allo sfruttamento della comunità nel suo complesso, erano soggetti a una rigida regolamentazione. Questo fa sì che i documenti medievali (Statuti del comune di Biella del 1245; elenco degli affittuari dei prati del comune di Biella, doc. non datato ma attribuibile a due mani del XIII e XIV secolo, in Borello-Tallone, Le carte, vol. III, doc. 37) attestino con una certa frequenza microtoponimi che possono essere ricondotti ad aree specifiche del territorio di Pralungo e di cui vi è tuttora traccia nella toponomastica locale. Un tentativo di censire i microtoponimi attestati nelle fonti del XIII e XIV secolo, seguendone l'evoluzione attraverso i catasti seicenteschi fino a quelli odierni è stato fatto da Giuseppe Gilardino: Pralungo nella storia, p. 25.
Diocesi
Biella dal 1772, anteriormente Vercelli.
Pieve
Il territorio di Pralungo rientrava sotto la pieve di S. Stefano di Biella, attestata sin dal X secolo (v. scheda Biella, alla v. Pieve).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel territorio del comune di Pralungo esistono due parrocchie. La prima, nel centro principale di Pralungo, è dedicata a S. Maria della Pace e ottenne il titolo di parrocchia nel 1564. La seconda, dedicata a S. Eurosia, si trova nella frazione omonima (originariamente detta cantone Fioretto), e ottenne il titolo parrocchiale nel 1885, staccandosi dalla prima. Stando al volume Istat del 1951 (vol. 1: Dati Sommari per Comune. Appendice B: Circoscrizioni ecclesiastiche, Roma 1956, pp. 77-78), che riporta l'elenco comune per comune delle parrocchie segnalando anche eventuali discrepanze fra le circoscrizioni amministrative e quelle ecclesiastiche, il territorio della parrocchia di S. Giuseppe di Favaro, frazione del comune di Biella, si estende per una piccola parte sul territorio del comune di Pralungo (1043 individui di questa parrocchia abitanti nel comune di Biella e 123 in quello di Pralungo). Si tratta della frazione Valle di Pralungo (cfr. oltre, alla v. Assetto insediativo), che nel 1873 venne sottoposta alla parrocchia del Favaro (Lebole, Pieve di Biella, IV, p. 271).
Il catasto del 1748, analizzato da Giuseppe Gilardino (Pralungo, pp. 40-41), permette di censire gli enti ecclesiastici, per lo più biellesi, che detenevano beni fondiari sul territorio di Pralungo: fra questi sono segnalate la confraternita della S.ma Trinità, la Compagnia di S. Cassiano, il Sacro Monte di Oropa, il Capitolo di S. Stefano di Biella, il monastero della Madonna del Piano, la Compagnia del S.mo Sudario, i Padri del convento di S. Francesco e di S. Pietro, le monache di S. Caterina, l'Ospedale di Biella.
 
Chiesa di S. Maria della Pace (parrocchia dal 1564)
Fino al XVI secolo Pralungo fa capo alla parrocchia di S. Germano di Tollegno. Probabilmente alla fine del 1525 o all'inizio del 1526 la comunità ottiene dal vescovo di Vercelli Agostino Ferrero (1511-36) licenza di costruire una cappella e un oratorio e di celebrarvi la messa, suscitando la decisa opposizione del parroco di Tollegno. La supplica inoltrata da quest'ultimo alla curia fa esplicito riferimento alla trattativa con il vescovo, oliata da non meglio precisati "amici" dei pralunghesi, grazie ai quali gli uomini di Pralungo avrebbero ottenuto la licenza di costruire una cappella e di celebrarvi la messa («homines et incole Prati Longi, parrocchiani dicte ecclesie, mediante requisitione et tractatu bonorum dicte vestre dominationi Reverendam suorumque amicorum obtinuerunt ab ipsa clementissima vestra dominatione libertatem et ut vulgo dicitur licentiam edificandi construi et erigi facere unum sacellum sive capellam super eorum finibus et loco cum auctoritate de posse celebrari facere in eadem capella unam missam quotiens expedierit»; Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, pp. 203-04, 226); il parroco chiede che il vescovo confermi l'obbligo per la comunità di Pralungo di frequentare la messa domenicale di Tollegno e di contribuire come prima alla parrocchia «pro cadaveribus sepeliendis», oltre alle solite decime e alle oblazioni; e questo gli viene concesso dal vescovo con lettera del 9 aprile 1526 (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, pp. 203-4). Rivolgendosi ai «dilectis nobis in Christo hominibus et incolis pratilongi finium Bugelle et parochie Tolegni» il vescovo stabilisce che debbano «de cetero diebus dominicis ad missam parochialem accedere eidemque debita jura parochialia videlicet oblationes, decimas, sepulturas et alias preheminencias solitas et debitas reddere et persolvere», e che la messa nella cappella sarebbe stata celebrata dal vicecurato di Tollegno, in modo tale che «iura parochialia antiqua ipsi ecclesie illesa remaneant» (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 204).
Solo una quarantina d'anni dopo, nel 1564, la comunità di Pralungo, che aveva già terminato la costruzione di una nuova chiesa sotto il titolo di Madonna della Pace (Lebole, Confraternite, vol. I, p. 578), ottenne licenza di avere una propria parrocchia. Non fu un iter pacifico perché di fronte alla prospettiva della decurtazione del suo territorio parrocchiale il rettore di S. Germano di Tollegno - che all'epoca era Giovannino Bertodano, membro della potente famiglia che deteneva la signoria sul luogo -, aveva cercato in ogni modo di ostacolare il progetto (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, pp. 204-205). Il 16 aprile 1564 la comunità di Pralungo, riunita nella chiesa, nomina procuratori per portare a termine l'affare, dichiarandosi disponibile a sostenere una dote annua per il curato pari a 16 scudi d'oro («donant donacione pura, libera, simplici, vallida, perfecta et irrevocabili facta inter vivos […] ecclesie Beate Marie de Pace de dicto loco Prati Longi cantoni Bugelle novam in parrochialem ipsius loci erecte […] scutos sexdecim auri in auro Italie singulo anno in perpetuum solvendo eidem ecclesie seu eiusdem rectori»). Il 19 maggio 1564 il vicario del vescovo emanò il decreto di erezione della parrocchia, fissando i suoi confini, concedendo ai parrocchiani il diritto di patronato, e ricordando fra le ragioni di tale decisione la distanza dalla parrocchia di Tollegno, che impediva la fruizione dei sacramenti a molte persone che abitavano nelle cascine sparse sui monti (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 206; «maxime attenta difficultate itineris et distantia loci presertim tempore inondationis aquarum que cum sit in montibus sepe numero venire posset, et varia pericula animarum possunt occurrere»). Tuttavia per affievolire almeno in parte il risentimento del rettore della matrice, si stabilì che il rettore della nuova parrocchia di Pralungo, come atto di reverenza, avrebbe dovuto partecipare alla funzione che si celebrava a Tollegno nel giorno della festa del santo cui era intitolata la chiesa (S. Germano). L'autonomia religiosa fu la premessa per l'autonomia sul piano amministrativo: si cominciò a parlare della nascita di un comune di Pralungo alla fine del XVI secolo, e l'obiettivo si concretizzò nel 1622 (vedi oltre, alla v. Comunità, origine, funzionamento).
   Nelle visite pastorali d'inizio Seicento, le prime disponibili, si segnala che la popolazione del luogo oscilla fra le 700 e le 900 anime, e che la chiesa mancava ancora di una casa parrocchiale. In questa fase il rettore della chiesa di Pralungo, che doveva far capo alla collegiata di S. Stefano di Biella per la benedizione dell'acqua battesimale, fa richiesta di poter procedere personalmente alla benedizione, ma senza successo (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 211).
   Nel 1631 la comunità si presenta a Biella, nella «sala della casa dell'hospitale» del Piazzo, di fronte al vescovo Giacomo Goria per innalzare la dote annua stabilita all'atto di erezione della parrocchia, che da 16 scudi passa a 53 ducatoni e mezzo d'argento. Dal documento redatto in quell'occasione si evince che dato l'aumento della popolazione la chiesa di S. Maria della Pace «per esser detta chiesa vecchia, piccola», tanto che «difficilmente in quella tutto il Popolo si potesse congregare per sentire li divini officii» era già stata sostituita da un'altra, sotto il medesimo titolo, «in loco poco distante» (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 208; Lebole, Confraternite, vol. I, p. 578). La vecchia chiesa venne a questo punto ceduta alla confraternita di San Giulio, che abbandonò il primitivo oratorio, e da questa data in poi compare nelle visite pastorali come «oratorium Sancti Julii alias parrochialem» (cfr. Lebole, Confraternite, vol. I, pp. 571, 579, e oltre, alla v. Confraternita di S. Giulio).
   Le visite pastorali della seconda metà del secolo continuano a segnalare la mancanza di una casa parrocchiale, resa meno necessaria perché la comunità, godendo del diritto di patronato, eleggeva il curato fra i propri membri, e quest'ultimo continuava solitamente a vivere nell'abitazione della famiglia originaria (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 212). Fra i problemi segnalati dalle visite pastorali vi è, oltre al lavoro nei giorni festivi, la scarsa attenzione ai sacri uffici della componente maschile della popolazione, che ne approfittava per intrattenersi con le donne del luogo: «s'havisano gl'huomini, giovani e vecchi, di non cianciar né cicalar con donne o figlie durante il tempo dei divini officii e dottrina Christiana» (1664); «gl'huomini continuano ne tempi de divini offici et messe star in fondo della Chiesa per sindicar e guardar le donne nell'intrar et uscir della Chiesa et si tratengano doppo li divini offici avanti la porta grande d'essa a far i loro discorsi con poca reverenza e decenza (1673) (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 212).
   Dalla relazione del parroco del 1770 risulta che la comunità gode ancora del diritto di patronato, esercitato con voto «per capita domorum», e che nel luogo vi erano 5 "compagnie": oltre alla "Compagnia dei Disciplini sotto il Titolo della SS.ma Trinità, vi erano quelle del "SS.mo Sacramento all'Altare Maggiore" (eretta il 6 dicembre 1612), del "SS.mo Rosario" (eretta il 28 aprile 1585), "della Dottrina Christiana" (25 giugno 1672), della "Via Crucis" (20 marzo 1757) (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, pp. 213-14). A questa data Pralungo conta 220 famiglie per un totale di circa 1010 anime.
   La stessa relazione ci informa sulle feste e le processioni osservate nella comunità di Pralungo. Le feste celebrate dalla comunità "per voto" (con atto del 1624) erano quelle di S. Bernardo arcidiacono d'Aosta, di S. Grato vescovo d'Aosta e di S. Carlo arcivescovo di Milano; le feste celebrate "per devozione" (e non per voto come le precedenti) erano quelle di S. Deffendente Martire, S. Mauro Abate, S. Antonio da Padova, S. Rocco. Fra le processioni «di particolare e vetterana consuetudine» si facevano a Pralungo quelle di S. Croce, durante la quale si percorreva il territorio comunale benedicendo le "croci Campestri"; quella del giorno dell'Ascensione di Nostro Signore, nella quale ci si recava presso la chiesa di S. Grato, parrocchiale del vicino cantone di Cossila; quella della sesta domenica dopo Pasqua, quando ci si recava nell'oratorio della frazione di S. Eurosia, e della terza Festa di Pentecoste, che prevedeva la visita al Santuario di Oropa (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 214).
(Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, pp. 252-58)
 
Chiesa di Sant'Eurosia (parrocchia dal 1885)
La prima attestazione della chiesa è nella visita pastorale del 1733, che la colloca nel vico di Fioretto e precisamente in regione "la Sella": «visitavit oratorium sub titulo Sancte Euphrosie in vico nuncupato de Fioretto in regione dicta la Sella» (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 267). Più di un secolo dopo (1873) gli abitanti della borgata, che dal titolo della chiesa aveva già mutato denominazione in "Sant'Eurosia", inoltra richiesta al vescovo per elevarla a parrocchia. La supplica, opportunamente presentata mentre la parrocchia di Pralungo è vacante, cita quali ragioni a sostegno della richiesta la consistenza demografica della borgata e la distanza dalla parrocchiale («i sottoscritti capifamiglia della borgata di Sant'Eurosia del comune di Pralungo composta detta borgata di circa 1200 abitanti, essendo troppo distanti dalla parrocchiale di Santa Maria del capoluogo, ora che il titolare della Parrochiale non è ancora nominato, domanderebbero e supplicherebbero l'Eminenza Vostra a concedere che l'oratorio di Sant'Eurosia sia eretto in parrocchia per gli abitanti di detta borgata distaccandola dalla Parrochiale di Santa Maria di Pralungo perché questa per la grande distanza e per mancanza di buone strade poco si presta alle necessità religiose degli abitanti della prefata località»: Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 271). A quanto pare la richiesta non andò immediatamente a buon fine, anche per l'opposizione degli abitanti di Pralungo che vedevano così diminuito il numero di individui fra i quali suddividere il peso del mantenimento della loro parrocchiale. Il decreto vescovile del 9 marzo 1884 stabilisce tuttavia che nonostante non sia possibile «dichiarare definitivamente parrocchiale l'anzidetta Chiesa di Sant'Eurosia», si viene incontro alle istanze dei fedeli erigendo «il già Oratorio di Sant'Eurosia di Pralungo in Chiesa coadiutoriale e succursale fino a nuova disposizione». Il territorio di pertinenza della chiesa venne fissato con decreto vescovile del 21 marzo 1884: risulta escluso il cantone Valle, che già dal 1873 era stato annesso alla parrocchia di Favaro (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 271). La nomina a "chiesa succursale" preludeva chiaramente all'istituzione della parrocchia, e il parroco di Pralungo si attivò immediatamente per scongiurare questa eventualità inoltrando il 28 maggio 1884 una supplica al Ministero di Grazia e Giustizia (su questa vicenda: Gilardino, Pralungo, p. 70). La notizia creò un prevedibile malcontento negli abitanti della frazione e il 30 maggio, quando il parroco si recò in processione per l'annuale  visita agli oratori delle frazioni, gli abitanti di S. Eurosia lo accolsero a sassate. Il ministero invitò il comune di Pralungo ad esprimersi sulla vicenda, e il 5 giugno 1885 la questione fu discussa nel consiglio comunale. Tranne due voti favorevoli e due astenuti (fra questi ultimi il geometra Gioacchino Amosso, secondo il quale il consiglio non doveva «ingerirsi in siffatte questioni»), il responso fu nettamente negativo, con otto voti contrari all'erezione della parrocchia. Dalla discussione in consiglio emerge che ad opporsi all'erezione della parrocchia erano anche un consistente numero di capifamiglia della frazione di S. Eurosia e della regione Barca: abitando nella zona meridionale della frazione costoro avrebbero dovuto salire fino alla chiesa con notevole discomodo, e si rifiutavano di essere inseriti nella nuova parrocchia (Gilardino, Pralungo, p. 70). Nonostante tutto il vicario vescovile decise per l'erezione della nuova parrocchia, limitandosi a prescrivere quale riconoscimento alla matrice di Pralungo l'offerta annuale di quattro candele. Il decreto fu siglato il 17 dicembre 1885 (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 271). Il cimitero fu costruito solo nel 1932.
 
Oratorio di S. Sebastiano
Nel 1606 si progettò di costruire un oratorio dedicato a S. Sebastiano in cantone «dicto de Cabriello» di Pralungo, presso l'abitazione della famiglia Antoniotti. Il visitatore vescovile dette l'assenso precisando, fra l'altro, che i muri della cappella avrebbero dovuto essere distinti da quelli dell'abitazione, ma pare che il progetto sia poi stato abbandonato (Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 258).
 
Oratorio di S. Anna
Fu costruito nel 1867 nel Cantone Superiore, detto anche degli Antonietti, a spese e col lavoro degli stessi abitanti. Sostituì una precedente edicola sempre intitolata a S. Anna (Gilardino, Pralungo, p. 75).
 
Oratorio dei SS. Pietro e Paolo
Fu costruito e inaugurato nel 1994 nella frazione Valle (Gilardino, Pralungo, p. 76).
 
Oratorio della Natività della Madonna
Nel 1695 i particolari del cantone Prato di Pralungo, «per comodità di poter sentir messe ordinariamente, essendo discosti per qualche spazio dalla Parrochiale di detto luogo», erigono un oratorio dedicato alla Natività della Madonna, degli Apostoli Filippo e Giacomo e di S. Guglielmo d'Aquitania. Il terreno per la costruzione si trova «in fondo il Prato dell'Ospedale esistente a fronte di detto Cantone» ed era stato messo a disposizione dai rettori dell'Ospedale. Un anno dopo Guglielmo Curoso, uno dei particolari del cantone, che «da sua gioventù in qua» era emigrato a Torino «ove per grazia di Dio ha fatto qualche fortuna», istituisce un beneficio legato all'oratorio. E' previsto obbligo per il cappellano di celebrare tre messe alla settimana, e di «tener scuola di leggere e scrivere gramatica de tempi debiti cioè da tutti i Santi sino a tutto agosto ai figlioli del Cantone gratis e agli altri del luogo con una raggionevole ricognizione». Il patronato era riservato alla famiglia del donatore, e in subordine «alli quattro Particolari Anziani del Cantone suddetto». Nelle visite pastorali settecentesche l'oratorio è collocato «in vico Prati», e si specifica che era comunemente detto "di S. Anna" (1748: «visitatum fuit oratorium sun invocatione SS.rum Jacobi et Philippi, vulgo dictum Sancte Anne in vico Prati»).
(Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, pp. 258-60)
 
Oratorio della Madonna di Oropa (dei Soleri)
Si trova lungo la mulattiera che da Sant'Eurosia conduce al santuario di Oropa, in località "Soleri". E' stato di proprietà della famiglia Boschetto fino al 1905, quando fu ceduto alla parrocchia di Sant'Eurosia.
(Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 276)
 
Oratori di S. Rocco
Sul territorio del comune di Pralungo furono eretti tre oratori dedicati a questo santo protettore contro la peste, e tutti risultano già attestati nella visita pastorale del 1600. Il primo, costruito sulla strada che da Pralungo va a Tollegno, si trovava nel cantone Prato (1600: «in cantono dicto de Prato»; 1606 «in cantono dicto ad Pratum»). Il secondo, attestato solo dalla visita pastorale del 1600, risulta situato nel cantone «de Alcino», nel quale abitavano quattro famiglie («in cantono dicto de Alcino distante ab hac ecclesia ad tria milliaria, ubi sunt quattuor familie»;  tenendo conto della distanza di 3 milia dalla parrocchiale di S. Maria della Pace, Delmo Lebole ipotizza che questo oratorio potesse trovarsi nella frazione Sant'Eurosia, lungo la mulattiera che conduce ad Oropa: Lebole, Pieve di Biella, vol. IV, p. 252). Il terzo oratorio fu edificato nel cantone Streglio, ed è l'unico ad oggi esistente (1600, 1606: «in cantono dicto de Strelio»). Nel 1623 questo oratorio venne ricostruito e dedicato anche a S. Carlo Borromeo, da questa data in poi nelle visite pastorali viene definito anche "chiesa" (1664: «ecclesiam SS. Caroli et Rochi»).
 
Confraternita di S. Giulio (XVI secolo)
Non si conosce la data precisa di costituzione della confraternita. Le prime attestazioni risalgono alla metà degli anni '80 del XVI secolo (Lebole, Confraternite, vol. I, pp. 571-72). Nel 1585 alcuni particolari di Pralungo si recarono a Biella per ottenere licenza di poter costruire un oratorio «per una compagnia di disciplini […] sopra un pecio di tereno del hospitale sito in Pratolongho». L'oratorio, sotto il titolo di S. Giulio, è segnalato nella visita pastorale del 1600 come non ancora ultimato («non est pavimentatum nec fornicatum […] non habetur vas aque sancte»), e si cita l'aggregazione della confraternita all'arciconfraternita della S. Trinità di Roma, avvenuta già nel 1584 («visitavit oratorium societatis Disciplinatorum S. Julii Pratilongi cantoni Bugelle aggregate archiconfraternitati S.me Trinitatis Urbis die 3 septembris 1584»: Lebole, Confraternite, vol. I, pp. 571, 575). In quell'anno i membri risultano essere una sessantina, di cui 36 uomini e 25 donne. Nell'oratorio si celebrava la messa nei giorni festivi ad opera del cappellano, che era un francescano del convento di Biella. I decreti della visita pastorale impongono l'osservanza della regola di S. Carlo, e che le messe vengano celebrate «a tempo tale che la Messa sia almeno cominciata nel levar del sole, acciò che quelli che hanno da far viaggio o vero d'andar in campagna per pascolar i bestiami habbino comodità di sentirla» (Lebole, Confraternite, vol. I, p. 572). Dopo la consacrazione della nuova chiesa parrocchiale di Pralungo (1631), i confratelli abbandonano l'oratorio e si trasferiscono nella vecchia chiesa di S. Maria della Pace, dove sono già attestati a partire dalla visita pastorale del 1633. Viene dunque mutato il titolo della chiesa, che d'ora in poi compare nelle visite pastorali come «oratorium Sancti Julii alias parrochialem», o «ecclesiam alias parrochialem Sancti Julii nunc oratorium Disciplinatorum Sanctissime Trinitatis» (cfr. Lebole, Confraternite, vol. I, pp. 571, 579-80, e sopra, alla v. Chiesa di S. Maria della Pace). Il campanile fu elevato nel 1695, e nel 1721 si aprì il cantiere per rifare l'intero corpo della chiesa (Lebole, Confraternite, vol. I, pp. 582-83).
Assetto Insediativo
Il nucleo principale dell'abitato si trova nella zona meridionale del territorio comunale, che poi si allunga restringendosi progressivamente sulle pendici del monte Cucco. Le fonti seicentesche di matrice ecclesiastica (visite pastorali) e amministrativa (catasti) restituiscono l'immagine di un insediamento estremamente articolato e disperso. Quattro i cantoni principali: il cantone Prato, il cantone Benna (detto anche Streglio, S. Rocco oppure Inferiore), il cantone Antonietti (detto anche cantone Superiore), il cantone Fioretto/Sella (poi detto S. Eurosia) (Gilardino, Pralungo, pp. 74-75, 94-98, 108). Altri nuclei insediativi (Canova, Negri) risultano occasionalmente qualificati occasionalmente come cantoni, ma la maggior parte dei toponimi fanno riferimento a entità insediative di dimensioni più ridotte, composte da qualche unità abitativa o da cascinali isolati.
   Il carattere disperso dell'insediamento è un dato che permane anche per buona parte del Novecento, come mostrano i rilevamenti Istat. Come si può verificare nella schedatura seguente l'assetto insediativo del comune di Pralungo si articola nei due nuclei principali di Pralungo (nella zona meridionale del territorio comunale) e S. Eurosia (nella zona settentrionale, in prossimità degli alpeggi). I rilevamenti di metà secolo, più precisi nel segnalare le entità insediative minori, segnalano per ognuno dei due nuclei un consistente numero di "località", e in particolare Sant'Eurosia presenta regolarmente un altro numero di individui che vivono in abitazioni isolate. A partire dai rilevamenti della metà del XX secolo si nota il deciso calo demografico delle frazioni, e compare la "frazione speciale" Moscarola, di soli tre abitanti, come territorio in contestazione con il comune di Biella.
 
1901: il comune di Pralungo risulta articolato nei centri di Pralungo (1670 abitanti), Sant'Eurosia (frazione a 1.8 km da Pralungo; 1018 abitanti di cui 751 in abitazioni isolate) e Valle (frazione a 2 km da Pralungo; 256 abitanti).
 
1937: il comune di Pralungo risulta articolato nel centro di Pralungo (con Benna e Prato) per un totale di 2038 abitanti, e Sant'Eurosia-Valle (con Sant'Eurosia-Sella) per un totale di 1026 abitanti di cui 814 in case sparse.
 
1951. Il comune di Pralungo risulta articolato nei centri di:
1. Pralungo, a sua volta articolato nelle località Barca, Bivio, Cantone Canova, Gruppo, Malavecchia, Pian del Gallo, Sapellano (per un totale di 1751 abitanti, di cui 96 in case sparse);
2. Sant'Eurosia (a sua volta articolato nelle località Brida, Case Coda, Croce di Sotto, Momproso, Valle, Zei di Sopra; per un totale di 928 abitanti, di cui 372 in case sparse).
3. Moscarola, segnalata come "frazione speciale" in quanto territorio in contestazione con il comune di Biella (3 abitanti).
 
1965. Il comune di Pralungo risulta articolato nei centri di:
1. Pralungo, a sua volta articolato nelle località Barca, Bivio, Cantone Canova, Chiaverano, Gruppo, Malavecchia, Pian del Gallo, Sapellano, Zerbola (per un totale di 1702 abitanti, di cui 94 in case sparse);
2. Sant'Eurosia (a sua volta articolato nelle località Brida, Croce, Momproso, Pradimetto, Valle, Zei; per un totale di 854 abitanti, di cui 374 in case sparse).
3. Moscarola, segnalata come "frazione speciale" in quanto territorio in contestazione con il comune di Biella (1 abitante).
 
2001. Il comune di Pralungo risulta articolato nei centri di Pralungo (per un totale di 1965 abitanti) e Sant'Eurosia (per un totale di 252 abitanti); nelle località di Barca, Sapellano, Valle, Zei; 304 abitanti vivono in case sparse.
Luoghi Scomparsi
Non reperiti.
Comunità, origine, funzionamento
Pralungo compare nelle fonti già all'inizio del XIII secolo, come località abitata interna al territorio del comune di Biella, dove sono localizzati prati e boschi comuni: questi sono oggetto fra il 1215 e il 1219 di una causa fra il comune di Biella e gli homines di Tollegno, durante la quale vengono chiamati a testimoniare diversi individui "de Pratolongo", alcuni dei quali in qualità di forestarii del comune di Biella (Borello-Tallone, Le carte, vol. I, docc. 55-57; vol. III, doc. 23). Un articolo negli statuti del comune di Biella, presente anche nella redazione più antica (1245) ma secondo il Gabotto aggiunto all'inizio del XIV secolo, prescrive che non si possano concedere ad alcun individuo «terre vel possesssiones que sunt comunis et hominum Bugelle a Pratolongo superius» per dissodarlo o per coltivarlo (Statuti ed. Gabotto, art. 342bis).
   Dal punto di vista ecclesiastico Pralungo ricadeva nel medioevo sotto la rettoria di Tollegno. L'autonomia religiosa, ottenuta nel 1564 con l'elevazione a parrocchia della locale chiesa di S. Maria della Pace (vedi sopra, alla v. Altre presenze ecclesiastiche), sembra essere stato il primo passo per l'acquisizione dell'autonomia da Biella. Pare che le prime richieste di smembramento siano state avanzate verso la fine del Cinquecento, perché già all'inizio del successivo il duca di Savoia invita il comune di Biella a segnalare nel nuovo catasto (catasto Draghetto, 1599-1601) il territorio di Pralungo «che per l'avenire et in perpetuo deu'essere Communità et Luogo distinto da quello di Biella» (Gilardino, Pralungo, p. 85). Già in questa fase sono attestati "consoli" della comunità (doc. del 1605 in Gilardino, Pralungo, p. 87: «consoli del luogho di Pralongo»).
   Le lettere patenti sull'erezione della comunità a comune autonomo da Biella risalgono al 6 dicembre 1622, e vengono approvate dal Senato il 17 febbraio 1623; in cambio la comunità di Pralungo versa nelle casse ducali 500 ducatoni d'oro. La decisione suscita la decisa opposizione del comune di Biella, che inoltra una supplica al duca (31 marzo 1623) chiedendo l'annullamento della decisione, dal momento che «cosa di tanto danno sarebbe la perdita di essa, la quale priva delle membra che a guisa di corpo cui siano recise le braccia […] resti inutile tanto al servitio Suo et a se stessa» (Gilardino, Pralungo, p. 85). La protesta del comune di Biella deve essere andata ben oltre l'invio di suppliche, se il 26 maggio il duca, confermando la propria decisione, ordina «alla Comunità di Biella di non più molestare la supplicante Comunità di Pralungo».
   Stando ad un documento del 1694 anche dopo l'istituzione del comune Pralungo mantenne forti legami con il comune di Biella: a questo comune spettava l'esercizio della giustizia civile e criminale; un luogotenente del rettore di Biella presenziava ai consigli comunali di Pralungo; all'esordio del loro mandato i consoli del comune di Pralungo dovevano recarsi a giurare nelle mani del rettore di Biella (Gilardino, Pralungo, p. 86). I confini territoriali stabiliti all'atto dello smembramento determineranno una lunga contesa con il comune di Biella, che si protrarrà fra alti e bassi fino al 1755 (vedi oltre, alla v. Liti territoriali).
   Negli anni immediatamente successivi alla formazione del comune le fonti attestano come sede per le riunioni del consiglio la piazza davanti all'oratorio di S. Giulio (doc. del 1623 in Gilardino, Pralungo, p. 87); dagli anni '30 del Seicento compare una «casa del Comune» e una «stanza sollita delle congreghe», secondo Gilardino da identificare con la cosiddetta "cascina dell'Ospedale" (ibid.).
   Nel XIX secolo emergono contrasti fra il centro capoluogo e le frazioni di Sant'Eurosia e Valle, che sollecitavano un più «equo riparto delle entrate comunali» (Gilardino, Pralungo, p. 54).  Secondo la supplica firmata nel 1861 da 136 capifamiglia (oltre agli abitanti delle frazioni di S. Eurosia e Valle, sono presenti coloro che abitano nei "cascinali" isolati), «la maggior parte delle imposte e carichi gravano sulla zona alpestre del Comune», ma la redistribuzione favoriva nettamente il capoluogo. Per effetto di questo squilibrio le frazioni mancavano di strade di comunicazione e le poche presenti erano prive di adeguata manutenziote, inoltre - segnalano i supplicanti - il maestro della scuola di S. Eurosia è pagato la metà di quello di Pralungo.
Statuti
1729, settembre 28 "Bandi campestri per la communità di Pralongo" (AST, Int. Sen. piem., vol. 12, aa.1729-31, cc. 146r-150r). Il bando concerne i boschi, i forestieri, il pascolo, le piante.
Catasti
Per il censimento e la descrizione dei catasti relativi al territorio di Pralungo vedi Gilardino, Pralungo, pp. 37-41.
 
1599-1601. Una sezione (98 fogli) del catasto del comune di Biella redatto dal misuratore Bernardino Draghetto fra il 1599 e il 1601 è dedicata al «Quartiero di Pralongo». Vi sono censiti 254 proprietari, di cui 21 «forensi». Dapo la nascita del comune di Pralungo nel 1622 questi dati vennero riportati su un nuovo volume dal notaio Giorgio Michele Ridotti (incarico del 13 giugno 1623) e vennero utilizzati come primo catasto del comune (per l'elenco dei microtoponimi attestati nel catasto vedi Gilardino, Pralungo, p. 38).
 
1628. Il secondo catasto del comune venne redatto da Orazio Zerbino di Andorno dal novembre del 1628 al 1630. Registra 230 proprietari suddivisi in quattro quartieri o cantoni. Un secondo registro catastale relativo agli anni 1630-50 contiene le variazioni (per l'elenco dei microtoponimi: Gilardino, Pralungo, p. 39).
 
1743. In ossequio alle disposizioni del regio editto del 29 aprile 1743 il consiglio comunale di Pralungo delibera il 27 luglio dello stesso anno la redazione di un nuovo catasto. Viene a tal proposito ingiunto ai «particolari possidenti de' beni del Feudo e della Chiesa a cui appartenevano già prima del 1620 di far l'indicazione ed a far risultare il canone che ne pagano» (Gilardino, Pralungo, pp. 39-40; per il concordato fra Stato sabaudo e Chiesa del 1727-28, in base al quale era stato fissato il 1620 come discrimine temporale per i beni del clero che dovevano essere soggetti a tassazione, vedi da ultimo: C. Rosso, La più gelosa e sensibile materia che s'habbia la corte di roma». I contrasti secenteschi fra Torino e Roma sull'immunità fiscale del clero, i.c.s.). Il primo ottobre 1743 veniva autorizzata la redazione di una nuova mappa catastale, per la quale occorreva procedere alla misurazione del territorio comunale: furono avvisati i comuni contermini di Biella, Cossila, Sagliano, San Paolo e Tollegno, che inviarono loro rappresentanti per assistere alla misurazione dei confini e alla posa dei termini. La verifica dei termini confinari venne effettuata in due fasi. L'8 ottobre la delegazione partì dalla regione «alle Cavagne», vicino al «ponte Morto» del torrente Oropa, e proseguì per le regioni Zerbola, La Sorte, Bossolina, Valle, Monsanielo, Ferrere, Truzza, Ceney. Il 18 ottobre si partì dal «Pian del Lotto», per poi proseguire «insù de la montagna il Teramonte», alla Bésa e poi al pascolo dell'Affictà, dove vennero reperiti «un masso con croce dicente 1727 ed un altro scolpito 1646 e lettera T di Tollegno», e infine si scese lungo il rio Stono, attraverso le regioni Spina, Lavazzane, Bizzarro fino a tornare al Ponte Morto. La redazione della mappa e del libro delle misurazioni furono completati alla fine del 1747 (Gilardino, Pralungo, pp. 39-40).
 
1748. Redazione di un nuovo volume contenente le registrazioni dei proprietari del comune di Pralungo: fu terminato il 10 aprile 1749 e contiene variazioni fino al 1801. Si segnala la netta diminuzione fra i possedimenti registrati dei «campi con vigna» (Gilardino, Pralungo, p. 40).
 
1808. Il libro, assai rovinato, contiene dati dal 1808 al 1850 (per i microtoponimi vedi Gilardino, Pralungo, p. 41).
Ordinati
Gli ordinati partono dal 1674 (ASB, Comune di Pralungo, in part. bb. 16, 22).
Dipendenze nel Medioevo
Pralungo costituisce per tutto il periodo medievale un cantone del comune di Biella, e ne condivide dunque le vicende istituzionali, dalla soggezione alla signoria vescovile fino alla dedizione alla dinastia sabauda nel 1379 (vedi scheda Biella).
Feudo
Nell'atto di smembrazione del territorio di Pralungo da Biella e di sua costituzione in comune (1622) il duca di Savoia di impegna a «mai infeudare Pratolongo a Biella o altro luogo», ma tale promessa venne smentita una quarantina d'anni dopo (Gilardino, Pralungo, p. 85). L'11 marzo 1660 il duca Carlo Emanuele II scrive al comune di Biella che, in vista del matrimonio della sorella Margherita e delle spese che ne sarebbero derivate, intende «infeudare la giurisdizione di Pralongo e le terre dei cantoni Cossila, Barazza e Pavignano». Biella inoltrò una supplica al Duca e il 26 aprile 1660 ottenne l'infeudazione di Pralungo e dei cantoni suddetti, con la possibilità di inserire nello stemma civico la corona comitale (Torrione, Il Biellese, p. 113; Gilardino, Pralungo, pp. 85-86).
   Nel 1695 il comune di Pralungo è infeudato a Orazio Provana di Nizza, cui tre anni dopo subentra il figlio Giuseppe. Nel 1750 il feudo passa alla nipote Anna Teresa Provana e al marito Filippo Giuseppe Vittorio Ponte, conte di Scarnafigi. L'ultimo titolare del feudo di Pralungo fu Ignazio Thonon dei conti di Revel, che lo tenne dal 1814 (Manno, Dizionario feudale, p. 206).
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1626 Biella viene elevata a capoluogo di provincia con Lettera Patente di Carlo Emanuele I del 17 novembre 1626; alla provincia appartengono all'incirca novantamila abitanti e sessantacinque fra comuni e terre, fra le quali Pralungo  (vedi scheda Biella).
 
Nel 1927 il comune di Pralungo, appartente alla provincia di Novara, viene aggregato alla neonata provincia di Vercelli (Regio Decreto n. 1 del 2 gennaio 1927).
 
Nel 1992 il comune di Pralungo, appartenente alla provincia di Vercelli, viene aggregato alla neonata provincia di Biella (D.LGS. N. 248)
Mutamenti Territoriali
Le variazioni subite dal territorio comunale di Pralungo dopo il 1622 furono determinate dalle cause insorte con i confinanti comuni di Cossila (per i territori in prossimità del torrente Oropa), Biella e Tollegno (pascolo detto dell'Affittà). Secondo Giuseppe Gilardino in conseguenza di queste liti il territorio comunale venne ridotto di circa 200 ettari, passando dagli originari 914 agli attuali 715 ettari (Gilardino, Pralungo, p. 31).
Comunanze
In tutti i secoli medievali i pascoli e i boschi di Pralungo rientrano nel territorio del comune di Biella ed erano gestiti e tutelati da questo comune. Le cause fra Biella e Tollegno per lo sfruttamento di questi beni datano a partire dal XIII secolo: progressivamente si afferma il principio che quelli posti sul lato destro del rio Staono ricadono nel territorio di Biella, mentre quelli posti sul lato sinistro appartengono al territorio di Tollegno (vedi scheda Biella). L'alpeggio intorno al quale si giocarono la maggior parte delle controversie è quello detto dell'Affittà, pari a 325 giornate di terreno (ASB, comune Tollegno, b. 18). Dopo la nascita del comune, Pralungo erediterà la controversia inerente a quest'area, rimasta irrisolta: fra il 1737 e il 1755 Pralungo sostenne una lunga causa contro la comunità di Tollegno per lo sfruttamento del pascolo (Gilardino, Pralungo, pp. 28-29). Altre liti, sempre inerenti ai pascoli, si aprirono fra il comune di Pralungo e quello di Biella: ancora nel 1778 ben quattro aree destinate a pascolo -  dette «alla Brusa», «al Rivone», al «Riale Moscarola», «al Pian del Porco» - risultano in contestazione fra i due comuni (vedi alla v. Liti territoriali).
Liti Territoriali
Prima del 1622 Pralungo costituisce un cantone di Biella, e risulta spesso citato nelle cause sostenute da questo comune contro Tollegno a proposito dei pascoli e dei boschi situati tra il torrente Oropa e il rio Staono (per queste controversie vedi la scheda Biella).
 
1622-26. La lite trae origine dal fatto che la richiesta avanzata dalla comunità di Pralungo per essere smembrata da Biella è contemporanea alla redazione di un catasto del territorio biellese (catasto Draghetto, 1599-1601). Biella ha avuto ordine dai funzionari sabaudi di segnalare nel nuovo catasto il territorio della comunità di Pralungo come già distinto da quello biellese, ma questo è stato fatto a danno di quest'ultima. Così quando nel 1622 la comunità di Pralungo ottiene le lettere patenti per lo smembramento da Biella si decide di procedere a una nuova delimitazione del neonato territorio comunale che prescinda da quanto segnalato nel catasto. Da un memoriale del 10 marzo 1623 risulta:
- che la comunità di Pralungo propone come confini del territorio comunale quelli del precedente cantone di Pralungo, vale a dire il rio Staone verso Tollegno e il torrente Oropa verso Biella (portando a riprova gli estratti dal registro biellese del 1618 e 1619).
- il comune di Tollegno, onde evitare che l'accordo danneggi i suoi diritti di pascolo, manda suoi rappresentanti per aggiungere che i confini verso il comune di Pralungo proseguono con la linea che unisce il rio Staono fino a "un sasso grosso" detto il Dejro dell'Aragno posto in montagna.
- i confini fra la comunità di Andorno e quella di Pralungo erano stabiliti secondo quest'ultima dalla linea che unisce il Dejro dell'Aragno sino alla colonna detta del Taremone, e per retta linea continuando sino alla colma detta del Tovo.
Questa delimitazione non è accettata dal comune di Biella che continua a molestare la comunità di Pralungo attraverso i propri funzionari. Nonostante l'ingiunzione del 1626 la questione dei confini tornerà ad essere affrontata nel 1697 e nel 1726.
 
Nel 1694 Cossila, anteriormente cantone di Biella, diventa comune autonomo, e negli anni successivi si pone la questione dei confini con il vicino comune di Pralungo. Oggetto di contesa è in particolare il territorio situato in regione Vallauta, sul lato destro del torrente Oropa (verso Cossila). L'Oropa venne preso a confine fra i due comuni, e i terreni contesi vengono attribuiti al territorio comunale di Cossila: decine di pralunghesi (famiglie Antoniotti, Streglio e Gilardino) dovettero cedere le loro proprietà (Gilardino, Pralungo, p. 29).
 
1709. Con rescritto del 19 luglio 1697 l'intendente di Biella aveva stabilito la divisione degli alpeggi e dei pascoli fra le comunità di Pralungo di Biella e di Cossila (che era diventata comune separato da Biella nel 1694). Nel 1709 le comunità di Biella e Cossila acquisiscono testimoni di Andorno, Tollegno, Pettinengo, Miagliano, Pollone e Valsesia comprovanti il diritto dei particolari di Cossila di pascolare e fare bosco oltre il torrente Oropa (verso Pralungo); contemporaneamente la comunità di Pralungo raccoglie testimonianze di particolari di Sagliano, Camandona, Pralungo e della Valle di Andorno comprovanti che:
- i confini di Pralungo sono segnati dal torrente Staono verso Tollegno e dal torrente Oropa verso Biella;
- il territorio pralunghese "resta disteso sino dalla colma del Tovo, et da ivi sino alla dirittura del Sacro Monte di Oropa circa";
- che i pralunghesi hanno sempre goduto del diritto di pascolare e boscare nei "communi" posti fra i due torrenti e i termini posti sulla cima della montagna detti "del Taremone" e "dell'Aragno".
(ASB, Tollegno, b. 18)
 
1726-29. Controversia fra la città di Biella e Cossila (che però non ha rappresentanti) da una parte e la comunità di Pralungo dall'altra in merito ai confini. Si prendono in considerazione:
- le decisioni prese negli anni 1622-26 (vedi voce corrispondente) relativamente alle pratiche per la separazione di Pralungo da Biella.
- le testimonianze del 1709 presentate dalle comunità di Biella e Pralungo relative ai confini e alla possibilità per i particolari di Cossila di pascolare e far bosco oltre il torrente.
- l'obbligo ducale che imponeva alle comunità di consegnare i beni ecclesiastici e comuni e in base al quale la comunità di Pralungo dichiara nel 1715 1540 giornate e 90 tavole di beni comuni (pascoli e boschi) non catastati in contenzioso con Biella; mentre il comune di Biella consegna 1354 giornate di "pascoli non cattastrati in comune con Cossila e Pralungo".
   Si stabilisce che le disposizioni confinarie relative alla separazione di Pralungo da Biella nel 1622 devono essere considerate nulle in quanto non erano state convocate tutte le comunità contermini e in quanto la separazione riguardava, nelle intenzioni del duca, il registro e il finaggio ma non i beni comuni; che le testimonianze del 1709 sono inattendibili perché interessate; che la consegna dei beni comuni nel 1715 rileva discrepanze fra Biella e Pralungo e quindi si deve provvedere alla delimitazione dei beni comuni fra le comunità di Biella e Cossila da una parte e quella di Pralungo dall'altra. Nel 1728 avviene la transazione fra la città di Biella e la comunità di Pralungo relativamente ai "Beni comuni, Pascoli e Boschi sin'allora indivisi", e in conseguenza dell'atto di divisione 30 luglio 1729 vengono apposti alcuni termini lapidei.
(ASB, ASCB, Comune, s. I, b. 91, f. 2967; ASB, comune di Tollegno, b. 18)
 
1737-55: causa fra il comune di Pralungo e quello di Tollegno per l'alpeggio dell'Affittà. Al termine della causa venne redatta una mappa del territorio in questione (Gilardino, Pralungo, p. 29).
 
1743: Biella vs Pralungo per confini
Causa fra Biella e Pralungo per la delimitazione dei territori dei rispettivi comuni. Nel 1743 si apre una causa fra le due comunità perché secondo i biellesi i pralunghesi hanno apposto nuovi termini rispetto a quelli apposti nel 1729 in conseguenza dei quali «si verrebbe ad occupare molta quantità di Boschi e Pascoli propri di detta Città».
(ASB ASCB, Comune, s. I, b. 91, doc. 2967)
 
1778: Il comune di Biella delibera per «l'allienazione de Pascoli e Beni communi esistenti sovra li Monti di detta città», con informativa dell'utilità dell'alienazione. Si procede alla «misura generale del territorio di montagna» del comune di Biella, e dal censimento fatto dal geometra Eusebio Colombino e datato 2 giugno 1778 risultano diversi pascoli contesi fra il comune di Biella e quello di Pralungo:
- un pascolo situato «alla Brusa» di tavole 2020 e piedi 6 «confinante a levante la strada publica che tende d'Andorno al Santuario d'Oropa, a mezzogiorno le fini di Pralungo, a ponente il beneficio Aquadro mediante strada vicinale, la confraternita di S. Sudario, Giuseppe Rubattino Ramella ed essa registrante (i.e. Biella), ed a notte il monastero di Santa Caterina».
- un pascolo situato «al Rivone» di tavole 318 piedi 6, confinante a levante e a mezzogiorno con diversi privati (fam. Ramella e Ottino), a ponente con il torrente Oropa, a notte il riale Moscarola.
- un pascolo situato al «Riale Moscarola» di 74 tavole, confinante a levante con diversi privati (il prevosto Cerrutti e Pietro Mercandino), a mezzogiorno la comunità di Pralungo, a ponente e a notte la strada pubblica d'Andorno.
- un pascolo situato «al Pian del Porco» di 17.482 tavole, di cui si specifica che la contesa riguarda solo una parte («non conteso in tutto»). Confini: a levante la comunità di Sagliano, a mezzogiorno Pralungo, Giuseppe Canova, il sig. Antoniotti, le madri di S. Caterina, a ponente le suddette madri di S. Caterina, a notte Biella.
(ASB, ASCB, b. 106, fasc. 3267)
Fonti
Attualmente l'archivio comunale, che fino agli anni Trenta del XIX secolo fu conservato nel campanile della chiesa di S. Maria della Pace (Gilardino, Pralungo, p. 90), si trova nell'archivio di Stato di Biella, ed è corredato di inventario (79 buste, XVII-XIX secolo). L'archivio parrocchiale contiene registri anagrafici dal 1688 (Lebole, PB, IV, p. 217).
Bibliografia
Borello L.-Tallone A. (a cura di), Le Carte dell'Archivio Comunale di Biella fino al 1379, vol. I, Voghera, 1927 (BSSS, CIII); vol. II, Voghera, 1928 (BSSS, CIV); vol. III, Voghera, 1930 (BSSS, CV); vol. IV, a cura del solo  Borello, Torino, 1933 (BSSS, CXXXVI).
Gilardino G., Pralungo nella storia, Borgomanero 2006.
Lebole D., Storia della Chiesa biellese. La Pieve di Biella, vol. IV, Biella 1987.
Lebole D., Storia della chiesa biellese. Le Confraternite, vol. I, Biella 1971.
Torrione P.-Crovella V., Il Biellese. Ambiente, uomini, opere, Biella 1963.
Descrizione Comune
Pralungo compare all'inizio del XIII secolo come località del territorio del comune di Biella dove sono collocati pascoli e boschi comuni (vedi alla v. Comunità, origine, funzionamento). Nei secoli successivi le attestazioni del luogo sono per lo più legate alle molteplici cause promosse dal comune di Biella a difesa di questi beni contro il comune di Tollegno.
   Nel 1564 Pralungo ottiene la possibilità di avere una propria parrocchia. Questo sembra costituire la premessa per l'autonomia amministrativa da Biella, definitivamente raggiunta nel 1622 (vedi alla v. Comunità, origine, funzionamento). Quello di Pralungo è, fra tutti i tentativi messi in atto dai cantoni di Biella per rendersi indipendenti, uno dei pochi ad essere riuscito (insieme a Cossila: vedi scheda Biella) e il solo a essersi mantenuto sino ad oggi. Questa peculiarità si spiega forse con il fatto che dal punto di vista ecclesiastico Pralungo, a differenza di tutti gli altri cantoni, non ricadeva sotto la giurisdizione di una delle parrocchie di Biella, ma ha sempre fatto capo alla parrocchia di un altro comune, Tollegno (vedi alla v. Altre presenze ecclesiastiche). Una sovrapposizione di giurisdizioni perfettamente sintetizzata dalla lettera del 9 aprile 1526 che il vescovo di Vercelli indirizza agli uomini di Pralungo "del territorio di Biella e della parrocchia di Tollegno" («hominibus et incolis Pratilongi finium Bugelle et parochie Tolegni», cfr. sopra, alla v. Altre presenze ecclesiastiche), e che può aver influito nel rendere definitivo lo smembramento territoriale da Biella.
   Le controversie confinarie successive dimostrano che a causa delle plurisecolari pratiche d'uso relative ai beni comuni della zona, in cui erano coinvolte tra l'altro anche le comunità di Tollegno, Miagliano e Andorno, era di fatto impossibile una completa delimitazione territoriale del nuovo comune (vedi alla v. Liti territoriali). Pralungo rivendica quali suoi confini quelli di quand'era ancora un cantone di Biella (il rio Staone verso Tollegno, il torrente Oropa verso Biella), ma si trova a sostenere liti con tutti i comuni contermini. A questi si aggiunge, dalla fine del Seicento, anche un altro cantone di Biella, Cossila, che era diventato comune a sé stante. Nel 1715, in occasione della consegna dei beni comuni ordinata dal governo sabaudo, esistono fra le 1300 e le 1500 giornate di pascolo e bosco che il comune di Pralungo dichiara "in contenzioso" con Biella e quest'ultimo, più diplomaticamente, "pascoli non cattastrati in comune con Cossila e Pralungo". Sul versante di Tollegno, Pralungo si trova inizialmente decurtata di buona parte dei suoi diritti sul pascolo detto dell'Affittà. Stando a un memoriale della metà del XVIII secolo, delle 325 giornate di terreno, solo 77 erano rimaste a Pralungo «per il suo pascolamento, e boscheggiamento»: con grave danno alla comunità, perché «Pralungo scarseggia oltremodo de pascoli […] quando Tollegno n'abbonda» (ASB, Tollegno, b. 18). Se con Tollegno Pralungo sembra trovare un punto d'incontro, così non è nei confronti di Biella. Ancora nel 1778 I confini fra i due comuni sono ancora parzialmente irrisolti: Biella dichiara che i pascoli «alla Brusa», «al Rivone», al «Riale Moscarola» e «al Pian del Porco» sono in contenzioso con Pralungo. Stando al IX censimento generale della popolazione, che a differenza dei successivi specifica anche i territori contesi fra i comuni, ancora nel 1951 la "frazione" di territorio denominata Moscarola, segnalata sotto il comune di Pralungo, è in contestazione con il comune di Biella.