Valfenera

AutoriLeggero, Roberto
Anno Compilazione2005
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Asti
Area storica
Marchesato di Saluzzo; Astigiano. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3.
Abitanti
1200 (nel 1765); 1295 (nel 1804); 2.128 [ISTAT 2001].
Estensione
2221 ha. [Dati comunali, 2008].
Confini
Cantarana, Cellarengo, Dusino San Michele, Ferrere, Isolabella, Montà, Villanova d’Asti.
Frazioni
Boirano, Bricco Visconti, Cascine Quarone, Case sparse, San Rocco, San Sebastiano, Valzuolo, Villata. Vedi mappa.
Toponimo storico
Valfenaria (896, BSSS XXVIII, 28, 45), Valfenaira (1197, BSSS XXIII, 18, 8) Walfenaria (1034) [Marocco 1947, p. 3], Valle Finaria (1092, BSSS, XXVIII), Gualfenaria (1276) [Moriondo, vol. III, 923]. Il Marocco afferma che il nome deriverebbe da Vallis Finaria, denominazione di origine romana che indicherebbe la sua posizione all’estremo limite delle valli astigiane [Marocco 1947, pp. 2-3] . Da rifiutare, in quanto fantasiosa e priva di fondamenti etimologici,  la ricostruzione del significato del toponimo come “valle del fieno” proposta dall’Olivieri [Olivieri 1965, p. 158] e basata sul sostantivo dialettale fnéra (fienile); tale spiegazione contrasterebbe anche con la situazione agricola del territorio nel passato in quanto l’orografia collinare ha storicamente sfavorito la coltura a prato per privilegiare altri tipi di colture quali quelle della vite.
Diocesi
Asti fino al 1511, quando, con una bolla di Giulio II, è istituita una nuova diocesi che comprende le terre dipendenti dal Marchesato di Saluzzo (diocesi di Saluzzo). Nel 1817 Valfenera ritorna a far parte della diocesi di Asti.
     Quando, in quell'anno, la bolla Beati Petri ebbe operato un riassetto complessivo delle circoscrizioni diocesane subalpine, Valfenera, insieme a Cellarengo e a Pralormo, entrò a far parte di un  vicariato foraneo con sede a Cisterna (odierno Cisterna d'Asti) [Vd. riferimenti in scheda Cisterna d'Asti].
Pieve
Dusino (diploma di Enrico III del 26 gennaio 1041, ma attestata già nel 941). Posto sulla strada romana (Fulvia) per Torino,  Dusino, per coloro che provenivano da Asti, si trovava a una importante biforcazione del percorso che dava origine a due rami, i quali, pur tendenti entrambi verso Torino, percorrevano itinerari differenti. La vasta estensione territoriale della pieve di Dusino è:
documentata dai titoli di sua pertinenza che investono i centri lontani di Stuerda (presso Poirino, a 11 chiometri) di Anterisio (presso Montà a 12 chilometri), di Porcile (a nord di Poirino, a 10 chilometri) e i limitrofi Solbrito e Valfenera [Bordone 1969, p. 369].
La collocazione della pieve è da mettere in relazione con l’esistenza del castrum di Cellarengo: tali strutture svolgevano infatti, ciascuna nel proprio ambito, un ruolo di accentramento e di controllo «su una zona incoerente e in gran parte incolta» [Ibid.; vd. anche schede Cellarengo e Dusino San Michele].
Altre Presenze Ecclesiastiche
I documenti più antichi che attestano la presenza di chiese sul territorio di Valfenera risalgono al 1345 e ricordano gli edifici dedicati a San Pietro, San Giovanni, Sant’Andrea,  San Clemente e alla Beata Vergine della Villata (forse del secolo VIII). Da segnalare, sul territorio di Valfenera, la presenza fondiaria  del monastero di San Silvestro di Nonantola [Gabotto 1904,  a. 955, doc. 70]. Da segnalare anche la presenza, ai confini del territorio di Valfenera, del monastero femminile di San Felice in Pavia, dotato di:
uomini, sedimi, terre colte e incolte, boschi, pascoli, gerbidi, acque, rive [Marocco, 1947, p. 79].
Nel 1215 le proprietà del monastero vennero cedute al comune di Asti, il quale edificò su quelle terre Villanova d'Asti [Vd. scheda Villanova d'Asti].
Assetto Insediativo
L’abitato è collocato a 282 metri s.l.m. e a 23 km a ovest del capoluogo di provincia (Asti). La posizione di Valfenera è al limite della pianura Padana inferiore,  al confine con i colli astigiani. Il Casalis ne sottolinea la posizione geografica,  che colloca Valfenaria all’incrocio di una seria di strade che conducono a Montà, Pralormo, Isolabella, San Michele d’Asti (l'odierno Dusino San Michele), quest’ultimo intercettato dalla via provinciale che conduceva a Villanova d’Asti e a Ferrere. Vedi mappa
    Diversi torrenti, o “rivi”,  percorrono il territorio del comune: per quanto riguarda la parte orientale, Casalis ricorda il torrente Starnavasso (scavalcato, nel 1853, da un ponte in parte in legno e in parte in muratura) e i “rivi” Roganastro e Faresco, quasi sempre asciutti. L’area dell’Astigiano sulla quale insiste l’abitato di Valfenera non si presentava – in età antica e medievale – facile da sfruttare, soprattutto per la qualità del suolo, in prevalenza argilloso «e ancora occupato da vasti residui selvosi».
     In effetti,  l’altopiano, scarsamente popolato in età medievale, era sede «di vasti possessi feudali» e conservava tracce:
di insediamento antico soltanto alle estremità orientali e sul ciglio del terrazzo morfologico che lo delimita a oriente, dove da nord a sud si snodava una catena di villaggi, alcuni riferibili all’età romana, come Dusino e Valfenera, altri probabilmente risalenti a fondazione franca [Bordone, 1980, p. 145].
Vedi mappa.
Luoghi Scomparsi
Bulgaro: sede di un castello vescovile riconosciutao alla mensa della diocesi di Asti nel 1041.
Comunità, origine, funzionamento
L’origine della comunità di Valfenera – a differenza di altre località della zona riferibili alla dominazione franca – si colloca in età romana. Sappiamo dalla documentazione che Valfenera si trovava in un’area soggetta al vescovo di Asti e infatti, è presente nella documentazione (941) tale «Petrus de Aste civitate et comanente in villa Fenaria»; costui era arciprete, pievano di San Martino di Dusino e visdomino vescovile. L’indicazione che possiamo cogliere dunque è duplice: da un lato apprendiamo che proprio a Valfenera abitava il visdomino del vescovo di Asti (che alienava al suo presule 14 iugeri di coltivo e 33 iugeri di boschi e incolto) e, d’altro lato, dalle parole del documento siamo in grado di ricostruire, a grandi linee, la struttura dell'insediamento in quanto il termine villa indica un abitato sparso insistete su un territorio riconosciuto come di spettanza della villa stessa. Alcuni anni dopo, nel 955, è attestata la presenza di un «Ragembaldus de Valfenera», missus del vescovo a Valfenera, Piobesi e Rivazzola. Possiamo dunque ritenere che, mentre la potenza del vescovo sul territorio si affidava sempre più alla presenza possessori locali, si assisteva alla crescita di un ceto professionale che comprendeva figure diverse ma tutte necessarie alle attività politiche della curia episcopale: fu tale ceto a sviluppare un’azione politica sostitutiva a quella vescovile con la costituzione di organismi comunali. Ciò implicò che localmente quei proprietari che facevano parte della aristocrazia militare vescovile (e che per questi loro servigi venivano ricompensati con benefici) o che avevano ricevuta dal vescovo un riconoscimento della loro presenza de facto sul territorio, dovettero modificare il loro riferimento politico riconoscendosi nel comune di Asti e non più nel vescovo. La comunità di Valfenera vede dunque le sue più antiche attestazioni nell’azione di Ranieri di Valfenera che è presente e testimonia al trattato di pace tra Guglielmo del Monferrato e il Comune di Asti. Nel 1273 un Giacomo di Valfenera è credendario del comune di Asti. Nel 1242 rogava ad Asti Bonifante di Valfenera, notaio palatino. La presenza di homines di Valfenera tra il personale politico del comune di Asti ci fa ritenere che anche localmente la comuntà dovesse essersi dotata degli strumenti per esercitare una sua azione territoriale efficace, analogamente a quanto avviene altrove.
Statuti
Inizio del XIV secolo. Si ritrovano all’interno di un volume che raccoglie gli atti di lite [1582-1587] tra il podestà di Valfenera Battistoni Brumiani e la comunità in merito al pagamento di multe ai feudatari del comune, comminate per «infrazioni agli ordinati degli “Statuti”» [Marocco 1947, p. 53]. Gli statuti sono stati pubblicati dal Marocco nel 1947 [Marocco 1947, pp. 53-59]. Sono presenti bandi campestri a partire dal XIV secolo secondo ciò che afferma il Marocco. Statuto comunale attuale, s.d. Vedi testo.
Catasti
Si ha notizia di una transazione tra la comunità di Valfenera e i Cavazzoni nel 1301 in occasione dell’estimo delle terre dipendenti e dell’iscrizione delle stesse nel:
registro comunale per l’applicazione delle tasse a favore della comunità. I Cavazzoni non intendono sottostare a questa disposizione che ritengono lesiva dei loro diritti […] Di qui una lunga vertenza che viene risolta con una transizione […] per tutti li beni che il signor Cavazzone haveva acquistato dagli uomini di Valfenera non dovesse continuar alli carighi et spese di detta Comunità sino al tempo di detta sentenza acquistati» [Marocco 1947, pp. 88-89: “Documenti di data antichissima”, in A.C.V.].
Il documento del 1301 è conservato parzialmente negli atti di lite:
Item dicimus et pronunciamus quod dictus dominus Iacobus, pro se, et successores suos omnia bona que aquisivit ab hominibus Valfenarie usque nunc, teneat, et tenere debeat pacifice, et quiete, […] eo quod de ipsis facere teneatur cum ipsis hominibus aliquem Comunitatem, vel expensas in detta villa [A.C.V., Atti antichi, fasc Memorie diverse. 1562-1598, doc. Sentenze atti segnati A. diversarum dausarum delli 11 dicembre 1571 alli 15 giugno 1574].
La notizia di catasti compare continuamente nella documentazione e, in particolare, nei documenti relativi alla linea divisionale del territorio di Valfenera da quello di San Michele, dove si fa riferimento alla catastazione del 1441 e ad altri catasti cinquecenteschi e seicenteschi [A.C.V., Atti antichi, fasc. Carte relative alla linea divisionale del territorio di Valfenera da quello di S. Michele]. Nel 1604, nella documentazione relativa a una vertenza tra la comunità e Battista Muratore, si fa riferimento al “catasto vecchio” e al “catasto nuovo”. È del 1701 una misura generale del territorio, come risulta dagli atti di lite con Isolabella.
Ordinati
Singoli ordinati si rintracciano nella documentazione dell’archivio comunale, soprattutto a partire dal XVI e poi nel XVII e XVIII  [Marocco 1947, pp. 140, 145].
Dipendenze nel Medioevo
Valfenera risulta essere inserita nell’elenco dei beni del vescovado di Asti nel 1041, anteriormente alla comparsa dei signori di Gorzano. Il nome di Valfenera, infatti, compare nel diploma concesso da Enrico III al vescovo Pietro:
con il quale vengono confermati alla chiesa di Asti il districtus sulla città e tutto il suo patrimonio.
Su tutto il territorio del comitato, però:
il vescovo è presente patrimonialmente in maniera diversa, spesso incoerente, e soltanto in certe aree realizza un incastellamento organico del possesso.
Renato Bordone ha messo in evidenza come, nel corso del secolo XI , l’attenzione alla sistemazione fondiaria scemi, mentre la sede episcopale privilegia il possesso di un vasto apparato di castra (che procuravano ampio consenso e prestigio a livello locale),  mentre in essi è sempre più presente una clientela che esercita funzioni di tipo militare legata al vescovo di Asti [Bordone, 1980, p. 165]. Per quanto riguarda in particolare Valfenera, è attestato, secondo Renato Bordone, che essa era in origine soggetta al controllo di Asti:
sia per la donazione di alcuni diritti locali fatta ad Asti nel 1135 da Umberto Brizio, sia per i cittadinatici del 1198 e del 1206 stipulati dai Gorzano i quali, con ogni probabilità, possedendo allodialmente parte dei luoghi, si impegnavano per essi a favore del comune di Asti, anche se non con espressa dichiarazione [Bordone 1971, p. 442].
Feudo
I primi feudatari di Valfenera a pieno titolo possono essere considerati i Mazzetti che nel 1437 diventano conti di Valfenera. Prima dei Mazzetti alcune importanti famiglie locali avevano dominato la scena politica anche se non è più possibile considerare tali presenze come quelle di “feudatari” ma piuttosto di “signori locali”: si tratta dei da Gorzano, dei Brizio, dei Cavazzoni, e degli Isnardi da Castello. Soprattutto i de Gorzano – la cui sfera d’influenza oltrepassava Valfenera – hanno avuto un ruolo fondamentale nell’assetto politico locale:
Basti ricordare […] che nel Codice d’Asti compare addirittura un capitolo intitolato De dominis de Gorzano […] Ma se per il secolo XIII è dunque indiscutibile e documentata l’esistenza e l’importanza di una famiglia che aveva in mano sua il territorio di Gorzano, difficile è invece accertare l’origine di questa famiglia e i suoi rapporti iniziali con il castello di Gorzano, che sappiamo essere di pertinenza vescovile, almeno dal 1041. Già dal secolo XII, tuttavia, compaiono le prime testimonianze di una signoria locale su Gorzano [Bordone, 1971, p. 396].
Secondo Renato Bordone i Gorzano ricevettero in feudo Valfenera [dopo il 1214] dai nuovi signori eminenti, i Saluzzesi, lo tennero per essi meno di un decennio e ritornarono infine a dipendere da Asti nel 1223, quando i rapporti fra la repubblica e il marchese erano piuttosto tesi.
Rimandando alle affermazioni del Guasco, autore del Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia, ritenute in questo caso sufficientemente attendibili, Bordone ricorda infatti che:
Asti aveva un tempo controllato Valfenera e […] col 1223 tornava ad esercitare gli antichi diritti, dopo un periodo in cui il marchese di Saluzzo era stato l’alto signore del luogo» [Bordone, 1971, p. 443].
Nel 1487, i Mazzetti cedono il feudo ai Provana, i quali, a loro volta, nel 1545 lo cederanno ai Muratore. Nel 1600 il feudo passò a Giulio Cesare Benso, antenato del più noto Camillo, conte di Cavour; il possesso del feudo nelle mani dei Benso durò solo trent’anni, allorché essi cedettero il feudo ai Nomis [1630]. L’ultimo feudatario di Valfenera fu la famiglia Morozzo, che ricevette il feudo nel 1773.
Mutamenti di distrettuazione
In età medievale il comune e il territorio di Valfenera vengono rivendicati da vari soggetti: il comune di Asti, innanzitutto, e poi i marchesi di Saluzzo. Dopo l’accordo del 1275 tra questi due soggetti, Valfenera si colloca stabilmente nel contado d’Asti fino all’inizio del Trecento,  quando i marchesi di Saluzzo se ne riappropriano. In età moderna: «Valfenera seguì la sorte del marchesato di Saluzzo a cui era incorporata» [Marocco 1947, p. 102]. In particolare, occorre ricordate che, dalla data di incorporazione nel ducato di Savoia (1531), Valfenera si trovò al centro di una contesa di carattere internazionale che riguardava i Francesi da una parte e gli Spagnoli dall’altra; come conseguenza di tale scontro, Valfenera venne conquistata nel 1548 dagli Spagnoli, per cadere nelle mani francesi alcuni anni dopo (1557). L’occupazione francese fu particolarmente grave per Valfenera, perché essa subì una serie di demolizioni (come conseguenza dell’inutile tentativo di attacco portato dai Francesi nel 1553 e del costo in uomini pagato per la vittoria del 1557). Fino al 1575 Valfenera resterà nelle mani dei Francesi,  che solo molto tardi (1588) si decideranno a onorare le decisioni prese a Câteau Cambrésis. Ancora nel 1585 si ritrovano documenti di investitura ai feudatari locali in francese  [A.C.V., Atti antichi, doc. 1585. 26 févrierInvestiture, Bovier Secrétaire, accordeè par la Chambre du Dauphiné, a Jaques Isnardi de Castello, de portions du fief de Valfenera, et des biens lui appartenants, compris dans l’acte de dénombrement 19. Fevrier 1585 présenté à la Chambre du Dauphiné par le dit Jaques, et par lui signé, et scellé de son propre sceau].
     Nel corso dell’età napoleonica,  Valfenera sarà inserita nel dipartimento di Marengo, arrondissement di Asti, Cantone (poi Mandamento) avente come capoluogo Villanova (oggi Villanova d'Asti). Vedi mappa.
     In anni recenti, Valfenera ha aderito alla Comunità collinare, quindi Unione di Comuni,  "Pianalto Astigiano".
Mutamenti Territoriali
Il 2 agosto1378  gli Isnardi de Castello cedono a Laiolo Laioli e ai fratelli Ricci di San Paolo la terra di San Michele,  che diventa autonoma da Valfenera, costituendo un comune separato. Nel 1466 vengono definiti i confini tra i territori di Cellarengo e Valfenera, mentre i diritti di pascolo e di transito saranno completamente individuati solo un secolo più tardi (1566). Sempre nel 1466 vengono anche stabiliti i confini tra Valfenera e Pralormo. Nel 1530, in virtù di un decreto del marchese di Saluzzo, l’insediamento di Isolabella (definito nel 1501 “contrada”,  i cui beni venivano registrati nel catasto di Valfenera) e una porzione del territorio di Valfenera vengono eretti in comune autonomo. Nel 1633 si arriva alla definizione dei confini tra Valfenera, Villanova e Isolabella [vd. anche scheda Villanova d'Asti].
Comunanze
In un documento risalente al 1587, si fa riferimento ai beni della comunità di Valfenera. Da tale documento veniamo a sapere che i beni comuni comprendevano:
pratti, terra et boschi posti al luogo detto in Pianizzola [Faresco], più un’altra pezza di terreno nella valle di Cuneo, consorte il rivo; più una pezza di terra nella valle di Odazzo; più una pezza di pratto appresso la Rocha; più la piazza di Valfenera; più le casette poste sopra il muro del fosso del castello; più il fosso posto intorno la muraglia del ricetto di Valfenera; più una pezza di bosco sotto Santo Sebastiano [Marocco 1947, p.138].
Liti Territoriali
 Nel 1466 vengono definiti i confini tra i territori di Cellarengo e Valfenera, mentre i diritti di pascolo e di transito saranno completamente individuati solo un secolo più tardi (1566) [Vd. riferimenti in scheda Cellarengo].
      Nel 1530, in virtù di un decreto del marchese di Saluzzo, l’insediamento di Isolabella (definito nel 1501 “contrada”,  i cui beni venivano registrati nel catasto di Valfenera) e una porzione del territorio di Valfenera vengono eretti in comune autonomo. Nel 1633 si arriva ad una definizione dei confini tra Valfenera, Villanova e Isolabella e tuttavia, nel secolo XVIII risulta ancora aperta una vertenza tra Valfenera e Isolabella, poiché quest’ultima pretendeva:
aver del suo territorio e finagio giornate 15. 29. 3 beni prativi et arativi posseduti dal sig. Conte Nomis esistenti nella regione della Val di S. Pietro aggregati alla cascina detta del Carchesio sotto le coherenze della strada S. Conte di Isolabella Antonio Maria Togliato et altri beni pure spettanti ad esso Sig. Conte Nomis come descrite nel catasto di detta Comunità et esserne la medesima comunità carigata nel calcolo della perequatione come comprese nella misura gen[era]le fatta del medesimo teritorio 1701 e per le quali già vertiva lite avanti l’ecc[ellentiss]mo Senato tra detta comunità esponente e la suddetta comunità di Valfenera [A.C.V., Atti antichiAtti relativi alla linea divisionale del territorio Valfenera-Isolabella 1530-1763, a. 1736 [?], Per parte della Comunità d’Isolabella.].
Sono attestate vertenze territoriali lungo i confini dell'attuale comune di Dusino San Michele [A.C.V., Atti antichi, fasc. Carte relative alla linea divisionale del territorio di Valfenera da quello di S. Michele (1731)]. In A.C.V.A. Sono presenti atti di lite per questioni di confine con Valfenera [Cat. 1, Mazzo. 9, Liti con Riva, Dusino, Buttigliera e Valfenera (1552-1742); vedi anche schede Dusino San Michele e Villanova d'Asti].   
Fonti
A.C.V. (Archivio Storico del Comune di Valfenera)
A.C.V., Atti antichi, serie 1, Titoli diversi 1441-1476 memorie e manoscritti 1562-1598.
A.C.V., Atti antichi, serie 1, a. 1702;
A.C.V., Atti antichi, fasc Memorie diverse. 1562-1598, doc. Sentenze atti segnati A. diversarum dausarum delli 11 dicembre 1571 alli 15 giugno 1574;
A.C.V., Atti antichi, Atti relativi alla linea divisionale del territorio Valfenera-Isolabella 1530-1763 come sopra Villanova 1577-1733 come sopra S. Michele 1577.
A.C.V., Atti antichi, fasc. Carte relative alla linea divisionale del territorio di Valfenera da quello di S. Michele, 1731;
A.C.V., Atti antichi, doc. 1585. 26 févrierInvestiture, Bovier Secrétaire, accordeè par la Chambre du Dauphiné, a Jaques Isnardi de Castello, de portions du fief de Valfenera, et des biens lui appartenants, compris dans l’acte de dénombrement 19. Fevrier 1585 présenté à la Chambre du Dauphiné par le dit Jaques, et par lui signé, et scellé de son propre sceau;
A.C.V., Atti antichi, Atti relativi alla linea divisionale del territorio Valfenera-Isolabella 1530-1763, a. 1736 [?], Per parte della Comunità d’Isolabella.
A.C.V.A. (Archivio Storico del Comune di Villanova d'Asti)
A.C.V.A., Cat. 1, Mazzo. 9, Liti con Riva, Dusino, Buttigliera e Valfenera (1552-1742).
A.S.A. (Archivio Storico del Comune di Asti)
A.S.A., Atti di lite, Atti di lite tra la città di Asti o particolari da un lato e le comunità del contado dall'altro, Comunità di Valfenera. Vedi inventario.
n. 229, Città di Asti contro comunità di Valfenera per la registrazione di beni, dinanzi ai giudici di ultimo appello del contado di Asti e del marchesato di Ceva, 1688.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).  Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B,  Asti e Alba, mazzo 1, "Figura dimostrativa delle Strade che da Torino tendono alle Città d'Asti, et Alba, coll'apposizioni de' Luoghi / Intermedi, e Latterali alle medesime Strade" Figura dimostrativa delle Strade che da Torino tendono alle Città d'Asti e Alba coll'apposizioni dei Luoghi intermedi e laterali alle medesime Strade; signata Bojne ai 29 aprile 1784, 29 aprile 1784 [Autore disegno originale: Bojne]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Ferrere, Mazzo 1, "Tippo, ossia Piano, e Profilo della strada attuale, / tendente dal Luogo di Ferrere a quello di Valfenera sopra / i rispettivi Territorj, e di là successivamente ad imboccare / la nuova Reale Strada diretta dall'Astigiana alla Capitale, / con il progetto di una straordinaria riparazione, e rettilinea- / mento della medesima in dipendenza della Commissione / avuta dall'Ill.[ustrissi]mo Sig.[no]r Conte Corte di Buonvicino Intendente / per S.M. della Città, e Provincia d'Asti". Tippo ossia piano e profilo della strada attuale tendente dal luogo di Ferrere a quello di Valfenera sopra i rispettivi territori e di là successivamente ad imboccare la nuova Reale Strada diretta dall'Astigiana alla Capitale con il progetto di una straordinaria riparazione e rettilineamento della medesima in dipendenza della commissione avuta dall'Ill.mo Sig. Conte Corte di Buonvicino Intendente per S.M. della Città e Provincia d'Asti". Torino, 24 marzo 1786, Giacomo Carretto Architetto. Inchiostro e acquerello di vari colori. (Data: 1786-3-24) [Autore disegno originale: Giacomo Carretto]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
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Cassetti, Maurizio, Guida dell’Archivio di Stato di Asti, Vercelli, Ministero per i Beni culturali e ambientali, 1996.
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Rapetti, Luciano,  Repubblicani e giacobini astesi (1794-1804), Scurzolengo,
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Settia, Angelo Aldo, Le campagne pavesi nell’età di Federico Barbarossa in margine alle Carte di S.Pietro in Ciel d’oro, in “Archivio Storico Lombardo”, CXI, II, 1985.
Descrizione Comune

Valfenera

     In un’opera fondamentale per comprendere il territorio sul quale insiste il comune di Valfenera, Città e territorio nell’alto medioevo, Renato Bordone scrive che:
i caratteri originari del territorio astigiano, andatisi chiarendo nel corso dell’XI secolo, sono rappresentati da una particolare situazione morfologico-agraria, dalle condizioni, differenziate fra area e area, del possesso dei signori fondiari locali e del possesso dei marchesi e degli enti ecclesiastici e infine dell’incastellamento preminente del vescovo d’Asti.
Tale complessa situazione si manifesta anche nel caso di Valfenera, laddove si consideri la struttura del territorio, di proporzioni assai ampie, la presenza di un castrum, rientrante nell'azione di incastellamento promossa dalla sede episcopale, il manifestarsi di signori locali provenienti dall’entourage militare del vescovo e, infine, l’ulteriore fase di incastellamento di Valfenera determinata, questa volta (1276), non più dall’azione del presule, ma da quella del comune di Asti. Infatti, dobbiamo ritenere che, nella sua fase più antica, Valfenera abbia avuto come riferimento politico il vescovo di Asti, il quale, agendo attraverso homines a lui fedeli, abbia seguito la strategia di affidare ad essi, per potenziarla, la sua rete di castra [Vd. voce “Dipendenza nel medioevo”].
      Cedendo via via la cattedra episcopale la propria capacità d’azione politica alla forza espansiva del comune, i membri dell’aristocrazia militare di origine vescovile presenti sul territorio e dotati di proprietà allodiali dovettero risolvere il problema del rapporto con la potenza cittadina. In quest'area essi agirono congiuntamente, costituendo un comune, di cui facevano parte le più importanti famiglie di signori locali. I da Gorzano, più abili politicamente o più spregiudicati dei loro colleghi, si sottrassero per primi a tale comune,  scendendo a patti con Asti.
     La fase più antica dell’insediamento valfenerese, così com’è possibile comprenderla dalla documentazione superstite, ci mostra un insediamento sparso a maglie larghe (villa), ma dotato di un suo territorio riconoscibile, affiancato, come spesso succedeva, da una struttura definita castrum. Nelle parole di Aldo Settia, si tratta di:
un tipo di agglomerato rurale, diffuso allora in tutta l’area padana, costituito da due elementi distinti e giustapposti: il castello e il villaggio.
Lo stesso autore cita il caso, ben documentato, di Sartirana Lomellina, dove:
il castrum e la villa appaiono separati soltanto da una strada, ciascuno dei due nuclei contiene case e lotti di terreno fabbricabile […] ed entrambi sono cinti da propri fossati difensivi [Settia, 1985].
All’interno del castrum sorgevano una chiesa e una torre. Una delle prime attestazioni dell’esistenza della villa risale al 955,  quando il vescovo Brunigo permuta beni con Sigiverto f.q. di Vigerio di Valfenera, alla presenza di altri personaggi, di cui alcuni provenienti dalla villa di Valfenera. Sia la villa sia il castrum dovevano essere dotati di fossati difensivi, come nel caso citato di Sartirana. Già prima dell’azione di incastellamento promossa dal comune di Asti, come conseguenza della decisione dei da Gorzano, domini loci a Valfenera, di diventare cittadini di Asti (il che evidenzia l’azione locale della città sulle forze signorili del territorio riuniti nel comune dell’Astisio: i da Gorzano furono costretti a venire a patti con Asti dopo che avevano già dovuto cedere al comune il castrum di Gorzano a causa della loro alleanza con Alba), l’insediamento dovette subire un processo di accorpamento,  favorito – si può ipotizzare – proprio dalla presenza di proprietari locali eminenti, quali i da Gorzano, presso il cui castrum avviene la sopra citata permuta del 955 (si tenga presente che Gorzano sorge a circa 7 chilometri da Valfenera e che «i due centri […] avevano un collegamento nell’antica strada» che li univa [Bordone, 1971, p. 389].
     Si può immaginare che il nuovo insediamento così determinatosi abbia portato all’erezione di una fortificazione (fossato e muri) che comprendeva al suo interno anche il castrum,  che manteneva, però, la sua struttura. Quando, nel 1276, il comune di Asti decide di rinnovare le difese del castrum di Valfenera:
Quod castrum Gualfenaria per commune astense muniatur et ponatur ibi unus castellanus ydoneus pro utrumque parte et custodes quatuor vel minus si placuerit communi Astensi qui stant super turrim dicti castri tempore guerre presentis.
Ciò probabilmente implica un rafforzamento del giro delle mura e dei fossati (come l’espressione San Pietro in villa e non più in castro presente in un documento del 1329 lascia supporre) [Marocco 1947, p. 30] e determina la comparsa di un insediamento esterno alle mura (nella zona sud-ovest) denominato Borgo dell’acqua chiara,  o Borgo nuovo (1441).
     È interessante notare come un documento del 1587 distingua tra muro del castello e muro del ricetto:  «le casette poste sopra il muro del fosso del castello; più il fosso posto intorno la muraglia del ricetto di Valfenera». Da queste parole sembrerebbe possibile distinguere tra il corpo dell’antico castrum che affiancava la villa di Valfenera. Le “casette” di cui si parla sarebbero magazzini. Secondo la distinzione operata da Settia,  il castello-deposito non coincide con il ricetto e infatti qui notiamo la compresenza del primo e del secondo.
    L’espressione “ricetto” potrebbe corrispondere all’insediamento accorpato determinatosi come risultato dell’intervento fortificatorio di Asti,  se l’espressione non è usata impropriamente (trattandosi di una documentazione assai tarda) per indicare la situazione determinata dall’erezione delle nuove mura, sulla traccia della struttura della fortificazione medievale a opera di Ferrante Gonzaga, secondo le nuove necessità imposte nel secolo XVI dall’uso delle artiglierie. L’azione del Gonzaga trasformò Valfenera in un apprestamento militare importante (magasin de guerre) e contrapposto a quello di Villanova, a sua volta munita di bastioni adatti alle nuove esigenze belliche.
     Sul territorio di Valfenera troviamo anche la presenza di un altro insediamento, certamente meno significativo di quello della villa di Valfenera,  ma che vale la pena di citare: si tratta di Villata, una località a sud dell’insediamento principale, da mettere in relazione con la chiesa della Natività di Maria Vergine che lì sorgeva. La presunta antichità dell’edificio ecclesiastico ci rimanda a una fase antichissima della presenza umana sul territorio e non permette di chiarire la relazione di precedenza tra l’insediamento e la chiesa stessa. Un documento settecentesco conservato presso l’Archivio Comunale di Valfenera ci fornisce l’elenco delle “regioni” nelle quali era suddiviso il territorio nel 1562:
[ad] Sant’Andrea, Braida, Santa Croce, Campolongo, Cuneo, Carischio, Fontanellis, Fornace, Faviscam, Fornaicam, Guilleriam, Iacobum, Iustitiam [generalmente il luogo delle impiccagioni], Mandolinos, Movesinas, Porta Nuova, Puscheriam [la peschiera], Plano de horto, Quodevilla, Rochum, Serra, Seneventino, Tomarisco, Valquallono, Valle Troja [generalmente il luogo del pascolo dei maiali], Valle Cuneo [alla confluenza di due corsi d’acqua], Valle Demero, Villata, Vasum [?], Vojra [?] Bausanorum, Vignatias (generalmente antiche aree coltivate a vite e abbandonate).
Nel medesimo documento, con riferimento al 1702, le località sono elencate come segue:
Bosco Doneo, Boscasso, Brà, Bastione (con riferimento alle fortificazioni cinquecentesche) Carchesio, Cavesco, Fontana, Fornace, Giardinetto, Giardino, Lama, Mazzetto, Mandolini, Obice, Pian Nizzola, Pian della Rocca, Pometto, Pian d’Orto, Roggio, Ricaretto, Reato, S. Avutino, Serra Pellerina, S. Rocco, S. Croce, Serra, S. Bernardo, Valtroia, Valquallone, Vignasse, Valle [A.C.V., Atti antichi, serie 1, a. 1702].
     Circa la struttura e le dimensioni del territorio del comune di Valfenera, occorre tenere presente che, nel 1378 (2 agosto), i signori locali Isnardi de Castello cedono a Laiolo Laioli e ai fratelli Ricci di San Paolo la terra di San Michele,  che diventa autonoma da Valfenera, costituendo un comune separato. Ciò implica, ovviamente, che prima di tale data il territorio di Valfenera fosse considerevolmente più ampio,  benché le fonti non consentano di determinarne con precisione le dimensioni. Con un atto del 6 settembre 1466 vengono definiti i confini tra i territori di Cellarengo e Valfenera, anche se i diritti di pascolo e di transito saranno completamente individuati solo un secolo più tardi (22 agosto 1546). Sempre nel 1466 vengono anche stabiliti i confini tra Valfenera e Pralormo. A tal proposito (e con la consueta approssimazione) il Marocco scrive:
Pralormo dovette essere nei secoli centrali del Medioevo unita a Valfenera da vincoli particolarmente cordiali, perché le due terre appartenevano alla stessa famiglia dei Gorzano. È quindi da escludersi che possano essere stati in lotta fra loro. Nel 1466 vennero fissati con sentenza arbitrale gli attuali confini tra i due paesi. Verso il 1500 i nobili Geronimo e Teodoro de Rotariis, consignori di Pralormo, acquistarono la cascina feudale del “Carchesio”, che rivendettero nel 1541, come risulta da documenti esistenti nel nostro archivio comunale.
Rispetto a quanto affermato dal Marocco, vale forse la pena di notare che, “nei secoli centrali del Medioevo”, le proprietà allodiali che i da Gorzano detenevano sul territorio di Valfenra e su quello di Pralormo non davano loro (teoricamente) alcun diritto “politico” sulle comunità,  né, per il fatto che essi fossero possessori a pieno titolo di porzioni del territorio dell’una e dell’altra comunità, ciò implicava alcun vincolo politico-territoriale o amministrativo tra i comuni. Tuttavia, è vero che ai signori locali faceva aggio agitare le acque in modo da dare proprio l’impressione che il Marocco descrive: cioè che il possesso allodiale implicasse una “giurisdizione” politica e un esercizio del potere su quei luoghi e che, in virtù di ciò, essi fossero titolare di “diritti” che si estendevano su tutta la comunità.
     La definizione dei confini delle comunità di San Michele e Valfenera non dovette essere semplice, se ritroviamo, nella documentazione sopravvissuta, una cartella contenete gli atti di lite riferibile al 1577 tra Valfenera e San Michele, allorché si procedette a una visita dei confini. La ricognizione coinvolse anche i rappresentanti della comunità di Villanova, perché aveva avuto inizio dalla località chiamata Parafauda dai Valfeneresi e al Pillonetto da quelli di Villanova.
Et questo pillonetto – informa il documento – si è trovato distante dal Castello vecchio di S. Michele et da Valfenera rispettivamente come riferiranno gli esperti Agrimensori qua appresso.
La commissione giunge «dalla banda sinistra progredendo alla volta del loco contenzioso» al luogo chiamato Fontanelle. Per la pezza contesa la commissione si richiama alla regola che essa venga denunciata, per il pagamento dei carighi, alla comunità nel territorio della quale giace la maggior parte di essa e cioè a Valfenera. La medesima regola viene seguita anche per altre pezze contese. Il calcolo riassuntivo delle pezze che oltrepassavano la linea divisoria del confine tra Valfenera e San Michele mostra che i particolari di Valfenera possedevano più di 294 tavole di dette pezze, mentre quelli di San Michele ne possedevano per quasi 350 tavole.
     Nella medesima cartella si ritrova che anche nel 1731 (12 settembre) si procedette alla formazione della linea divisoria dei finaggi tra la comunità di Valfenera e quella di San Michele. La ricognizione era cominciata presso il pilone dalla «cascina di [Chielli?] sino al fosso dividente le pezze della terra del:
sig. Conte di San Michele a mezzanotte e dal beneficio di San Carlo a mezzo giorno con attinenza della strada che da Valfenera si va a Villanova qual resta dalla parte di Levante. Dal pillone di Parafada che si trova a canto della strada che da Valfenera si va a S. Michele verso ponente sino al pillone che si trova in testa della pezza di terra ora posseduta da Michele Ignacio Donero […] e la pezza di terra del sig. Conte di San Michele vi sono trab. 136.5 [cfr. ACValfenera, Atti antichi, fasc. Carte relative alla linea divisionale del territorio di Valfenera da quello di S. Michele].
     Occorre tener presente, per considerare i problemi che poneva la porzione nord-orientale dei confini di Valfenera, la presenza del comune di Villanova, un insediamento voluto dal comune di Asti (sul luogo di un precedente insediamento minore appartenuto alle monache del monastero di San Felice),  allorché Valfenera ricadeva al di fuori del suo controllo. In quella stessa area i Gorzano:
muovendo da Valfenera e senza operazioni militari, ma approfittando della debolezza delle monache che esercitavano la signoria locale, usurparono poco alla volta i diritti giurisdizionali su Villanova, subito dopo la fine della guerra contro Asti nel 1206 […] essi cominciarono a riscuotere in Villanova il fodro e il banno e s’intromisero nella “iurisdicione et districtu et successionibus et quinque generalibus placitis illius loci», comportandosi cioè come signori giurisdizionali fino a quando il monastero non prese provvedimenti. L’azione della monache fu energica, contro tutti gli usurpatori, nel 1210 […] a dicembre i giudici imperiali […] decretarono che i signori di Gorzano dovevano cessare “a perceptione fodri ab hominibus Villenove et banni et successionum” e rinunciare a ogni altra esazione giurisdizionale. Il tentativo di espansione sulla pianura era fallito e i Gorzano dovevano accontentarsi, in questa area, di Valfenera e di Pralormo [Bordone 1971, p. 444].
Nel 1248, forse sperando di ottenere lo spopolamento di Valfenera (e quindi la perdita di importanti risorse umane ed economiche per i marchesi di Saluzzo), il comune di Asti “rifonda” l’insediamento su cui avevano esercitato la signoria locale le monache del monastero di San Felice. In conseguenza di ciò, gli insediamenti di Solbrito, Dusino, Corveglia e Supponito subirono un contraccolpo dalla nuova fondazione, che rivelava con ciò il suo scopo “politico” e “demografico” piuttosto che immediatamente “militare”, benché essa fosse fortificata con fossati e mura.
     Anche con Villanova le questioni riguardanti i confini tra questa località e Valfenera occupano una parte consistente della documentazione. Occorre considerare che:
[l’] altopiano di Villanova, dove i confini con Valfenera sono più difficili da determinare per la monotona estensione pianeggiante di praterie, brughiere e persistenti paludi» [Bordone 1971, pp. 443-444].
Se nel XIII secolo i da Gorzano avevano tentato di estendere la loro giurisdizione su Villanova a partire proprio dall’insediamento di Valfenera, per tutta l’età moderna e ancora durante l’età napoleonica e successivamente, fu Valfenera a “subire” la presenza di Villanova: le due comunità si trovavano infatti proprio al confine dei territorio sottoposti agli Spagnoli da un lato e ai Francesi dall’altro ed entrambe erano state fortificate e messe in grado di resistere alle moderne tecniche d’assedio.
     Per restare alle questioni territoriali che coinvolgono anche Villanova, non possiamo dimenticare che, nel 1530 (21 marzo), in virtù di un decreto del marchese di Saluzzo, l’insediamento di Isolabella (definito nel 1501 “contrada”,  i cui beni venivano registrati nel catasto di Valfenera) e una porzione del territorio di Valfenera vengono eretti in comune autonomo. Solo nel 1633 si arriva a una definizione dei confini tra Valfenera, Villanova e Isolabella (ci troviamo dunque nel quadrante nord-occidentale dei confini di Valfenera) e tuttavia,  come si è detto, nel secolo XVIII risulta ancora aperta una vertenza tra Valfenera e Isolabella,  poiché quest’ultima pretendeva:
aver del suo territorio e finagio giornate 15. 29. 3 beni prativi et arativi posseduti dal sig. Conte Nomis esistenti nella regione della Val di S. Pietro aggregati alla cascina detta del Carchesio sotto le coherenze della strada S. Conte di Isolabella Antonio Maria Togliato et altri beni pure spettanti ad esso Sig. Conte Nomis come descrite nel catasto di detta Comunità et esserne la medesima comunità carigata nel calcolo della perequatione come comprese nella misura gen[era]le fatta del medesimo teritorio 1701 e per le quali già vertiva lite avanti l’ecc[ellentiss]mo Senato tra detta comunità esponente e la suddetta comunità di Valfenera [A.C.V., Atti antichi, Atti relativi alla linea divisionale del territorio Valfenera-Isolabella 1530-1763, a. 1736[?], Per parte della Comunità d’Isolabella].
    Per quanto riguarda l’età contemporanea,  val forse la pena di ricordare che la provincia di Asti, istituita nel 1620, ricostituita nel 1814, soppressa nel 1859, fu ricostituita nuovamente durante il ventennio fascista (ciò che sollevò le proteste di altri comuni piemontesi), nel 1935. Valfenera, in queste trasformazioni, si ritrovò subordinata dal punto di vista politico-amministrativo alla vicina Villanova,  la quale, costituita capoluogo di cantone durante l’occupazione francese, diverrà al ritorno dei Savoia capoluogo di mandamento. Non bisogna dimenticare il ruolo non secondario svolto dalla ferrovia nel determinare l’importanza di Villanova rispetto a Valfenera. In età contemporanea tale situazione si consolida, soprattutto nel secondo dopoguerra: è Villanova, infatti,  il centro del collegio elettorale al quale afferisce Valfenera.