Spineto Scrivia

AutoriLeggero, Roberto
Anno Compilazione2002
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
322 [2001].
Estensione
412 ha [STAT] / 414 ha [SITA].
Confini
A nord Carbonara Scrivia, a nord-est Villaromagnano, a sud Paderna, a ovest Tortona.
Frazioni
Marianna (anticamente Marliano o Mariana). Vedi mappa.
Toponimo storico
Spinetum. Le tarde attestazioni del toponimo non consentono di determinarne con sicurezza la natura; resta valida l’ipotesi di Goggi secondo la quale si tratterebbe di un fitonimo. L’aggiunta di «Scrivia» al nome avvenne nel 1928 [Goggi 1973, p. 391].
Diocesi
Tortona. La diocesi di Tortona, nel corso del XIX secolo, fu soppressa per alcuni anni. Nel 1803 la diocesi veniva eliminata e conferita a quella di Alessandria (costituita ex novo nel XII secolo durante la lotta contro Federico I e a cui Tortona aveva dovuto cedere una parte dell’antico distretto ecclesiastico). Nel 1805, però, la diocesi di Alessandria (e dunque anche quella di Tortona) passava alla sede episcopale di Casale. Nel 1817, infine, «previo accordo» con Vittorio Emanuele III, papa Pio VII ricostituì la diocesi di Tortona, distaccandola dalla provincia ecclesiastica di Milano e inserendola in quella di Genova (Goggi 1973).
Pieve
S. Maria di Vezzano (Goggi 1973, p. 87).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Chiesa di S. Giacomo (parrocchiale) l’attuale costruzione risale al XIX secolo, dopo che il terremoto del 1828 distrusse la vecchia chiesa che portava la medesima intitolazione. Quest’ultima compare nei documenti a partire dal 1523 (Goggi 1973, p. 391). Goggi suppone, apparentemente con deboli argomenti, che in località S. Giacomo (una regione nei pressi di Monte Marciano) e S. Clemente si trovassero due chiese, mentre la presenza di una terza sarebbe indicata dalla presenza del toponimo locale Chiesuola. Sempre Goggi cita l’esistenza di un oratorio dedicato alla S. Trinità che anticamente era diruto e dotato di altra intitolazione (Goggi 1973, p. 391). In località Marianna avrebbe dimorato, per un certo periodo di tempo, un gruppo di frati mendicanti, richiamati sul luogo dagli abitanti di Spineto (Guida di Tortona 1977, p. 323).
Assetto Insediativo
Posto a sette chilometri da Tortona, Spineto Scrivia si trova sul contrafforte collinare che domina la piana del fiume Scrivia. Esso si presenta «addossato alla sommità di un colle» (Guida di Tortona 1977, p. 321) dall’altezza piuttosto modesta. Il territorio comunale, infatti, ha un’altezza media di 260 m mentre il punto più alto è posto a 271 m e quello più basso a 142.
Posta all’inizio della cosiddetta «via dei feudi», la strada che attraversava il Vescovato, Marianna si presentava nel XIV secolo come un’ampia struttura atta alla difesa (cascina fortificata). Benché le risultanze archeologiche, facciano propendere per un’origine romana della località, l’edificazione della cascina sarebbe riferibile al XV secolo e all’azione del vescovo Michele Marliano (1461-1575). Di fatto Mariana preesiteva all’attività del presule e ne abbiamo la certezza sulla base del fatto che essa venne ricostruita dal vescovo Michele Marliano (secondo Goggi, inoltre, sono visibili nell’impianto di Mariana elementi architettonici trecenteschi, oltre che quattrocenteschi e settecenteschi [Goggi 1973, p. 391]). In precedenza doveva essere esistito un villaggio fortificato, e ciò ci è suggerito non solo dall’attività di ripristino e miglioramento delle antiche strutture da parte dell’ordinario diocesano di Tortona, ma anche in virtù della presenza sul luogo di una signoria locale, quella dei de Cassano (poi Artoni: Il Chartarium Dertonense, doc. 83 del 1198). A somiglianza di quanto avviene in molti altri comuni del Vescovato (S. Alosio, Sardigliano), localmente si era probabilmente sviluppato un potere signorile capace di entrare in contatto e in collaborazione con la sede episcopale. Venuta meno tale presenza signorile, ma non l’importanza strategica del luogo, l’ordinario diocesano intervenne personalmente a consolidarne il controllo militare. Ciò risulta evidente anche dal fatto che propria a Marianna si scontrarono, alla fine del XVI secolo, gli uomini del vescovo e i soldati spagnoli nel corso della vertenza che vedeva opposti l’ordinario diocesano e lo stato di Milano. Incendiata e devastata, Marianna venne ricostruita dal vescovo Maffeo Gambara sul finire del XVI secolo (Merloni 1989, pp. 176-177).
Luoghi Scomparsi
Monte Marciano.
Comunità, origine, funzionamento
Dall’attività di ripristino e miglioramento delle antiche strutture da parte dell’ordinario diocesano di Tortona, ma anche in virtù della presenza sul luogo di una signoria locale, quella dei de Cassano (poi Artoni: Il Chartarium Dertonense, doc. 83 del 1198). A somiglianza di quanto avviene in molti altri comuni del Vescovato (S. Alosio, Sardigliano), localmente si era probabilmente sviluppato un potere signorile capace di entrare in contatto e in collaborazione con la sede episcopale. Venuta meno tale presenza signorile, ma non l’importanza strategica del luogo, l’ordinario diocesano intervenne personalmente a consolidarne il controllo militare.
Ciò risulta evidente anche dal fatto che propria a Marianna si scontrarono, alla fine del XVI secolo, gli uomini del vescovo e i soldati spagnoli nel corso della vertenza che vedeva opposti l’ordinario diocesano e lo stato di Milano. Incendiata e devastata, Marianna venne ricostruita dal vescovo Maffeo Gambara sul finire del XVI secolo (Merloni 1989, pp. 176-177).
Statuti
Sono perduti gli statuti del Vescovato, dove peraltro si ricorreva non solo agli Statuti che regolavano l’intera enclave vescovile ma si utilizzavano anche quelli di Tortona per certe particolari procedure [Statuta civitatis Derthonae, Mediolani 1573; A.C.T., Volumi Privilegi-Statuti, nn. 6 e 9]. Statuto comunale 1991. Vedi testo.
Catasti
A.C.T., Volumi Documenti storici-civili, cart. A 109; Volumi Privilegi-Statuti, nn. 6 e 9; vol. XLVI, Proprietà fondiarie della Mensa in Dernice e Fabbrica; vol. LXX, Proprietà della Mensa in S. Agata, S. Alosio, S. Biagio, n. 1.
     Catasto teresiano (1723) [A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto teresiano, Allegato A. Mappe catastali teresiane, Circondario di Tortona, Mandamento di Villavernia, Spinetto, Portafoglio/Mazzo 120/2, Territorio di Spinetto contado di Tortona misurato dal geometra Giovanni Battista Nolli in occasione della misura generale del novo censimento dello Stato di Milano, principiata il giorno 22 aprile e terminata il giorno 4 giugno. Coll'assistenza di Giulio Nolli, Giuseppe Mossia, Giulio Gabbino, Giovanni Battistone e Gerolamo Valenti. Copiata dalli dissegnatori Gaspare Pozzi, Giovanni Chiesa e Giovanni Della Torre in fogli 13. Anno 1723, fogli 1-13].  Vedi mappa 1.Vedi mappa 2.Vedi mappa 3.Vedi mappa 4.Vedi mappa 5.Vedi mappa 6.Vedi mappa 7.Vedi mappa 8.Vedi mappa 9. Vedi mappa 10. Vedi mappa 11. Vedi mappa 12.Vedi mappa 13.
Ordinati
Nessuna notizia.
Dipendenze nel Medioevo
Spineto era inserito nel territorio del Vescovato, comprendente quindici «terre» e dipendente direttamente dal vescovo di Tortona fin dal XII secolo.
Feudo
Spineto rimase pressoché ininterrottamente nelle mani dell’ordinario diocesano di Tortona, anche se Merloni ricorda che esiste un atto (citato nelle carte inedite di Alessandro Tonso-Pernigotti, Biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Torino, mss. 926, Estratto del fascio di carte che è nello stesso cartone dove si trova il volume di L. Opizzone), e relativo al 4 marzo 1448, in base al quale viene rinnovata ai Pizzini di Spineto l’investitura di «alcune terre in feudo antico, nobile e onorifico» (Merloni 1989, p. 177).
Mutamenti di distrettuazione
Spineto apparteneva al distretto territoriale del Vescovato (l’antica enclave, ricavata all’interno del contado urbano), sul quale il vescovo di Tortona esercitava l’alta signoria. Tale appartenenza rimase pressoché immutata nel corso del tempo tranne quando, tra il 1597 ed il 1613, Spineto ed altre località del Vescovato vennero temporaneamente affidate al vescovo di Lodi, ritornando infine nella disponibilità dell’ordinario diocesano di Tortona. Soltanto nel secolo XVIII (9 gennaio 1784) il Vescovato, e Spineto con esso, passerà al Regio Patrimonio di Casa Savoia, essendo stato ceduto dal vescovo di Tortona, Carlo Maurizio Peiretti, contro il titolo di principe di Cambiò. Durante l’occupazione francese il comune si trovava inserito nel dipartimento di Genova.
Mutamenti Territoriali
I confini del territorio di Spineto si presentano, complessivamente, piuttosto stabili nel corso del tempo; essi toccavano, all’inizio del secolo XVIII, le comunità di Tortona, Villaromagnano, Paderna, e Carbonara Scrivia. I documenti relativi alla grande ricognizione dei beni dello stato di Milano del 1723, testimoniano, infatti, delle coerenze tra Spineto e le comunità circonvicine, mentre danno anche conto delle liti territoriali esistenti. Carlo Miserere, figlio del fu Antonini, console di Spineto, testimonia in tal modo: «né vi è altra differenza che per poche tavole di terreno con la città di Tortona e vi è differenza pure di quattro o cinque pertiche circa con il comune di Vaillaromagnano per altro da noi legitimamente possedute perché descritte a nostri libri». Per quanto riguarda i confini dunque, il comune «è confinate a matina con quella di Villaromagnano mediante termini posti di nuovo dopo li quali la comunità di Vila soddetta pretende da sii [pezze?] 8 terra coltiva e boschiva che resta catastata al nostro libro et anno sempre pagato li carichi al nostro comune, a mezzogiorno con Paderna con la qualle restano giustificati li confini a sera con Castel Ponzano mediante termini dividenti et a nulla ora con la Costa di Carbonara mediante termini come sopra». Inoltre Miserere, interrogato in proposito, afferma che «[il territorio] sarà circa milla e settecento e più pertiche e fuori della terra le cassine sono tre cioè la Mariana di mons. Vescovo, cassina Guidobona e cassina Passalaqua che fanno però comune con la terra [cioè Spineto]». Merloni, sulla base della documentazione settecentesca conteggia in 6035 pertiche il territorio di Spineto [Merloni 1993, p. 133] includendo nel computo, probabilmente, il territorio della Mariana poiché in effetti il registro del 1723 riportano: «il pertichato de territorio tutto compreso li beni ecclesiastici esenti e non esenti si è di pertiche 4828» [A.S.M., Confini, Parti cedute, 16, fasc. Spineto]. Dal 1929 fino al 1949 Paderna fu accorpato a Spineto [Goggi 1973, p. 267].
Comunanze
Secondo quanto afferma Carlo Miserere, figlio del fu Antonini, console di Spineto, in occasione della ricognizione dei beni dello Stato di Milano del 1723, Spineto «ha entrata annua di lire ventisei redditi che li vengono pagati dal Vescovato dieci lire circa d’affitto de fossi, mezzo scudo circa d’affitto d’un cassinotto ad ha pure un furno che affitta e ricava anche qualche cosa per la ragione d’un pozzo». A parere di Merloni, inoltre, Spineto era il comune del Vescovato nel quale si produceva più miele che egli calcola in ragione di 80 scudi per il decennio 1567-1577 (Merloni 1993, p. 133).
Liti Territoriali
Nessuna notizia.
Fonti
Fonti edite
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Le carte dell’Archivio capitolare di Tortona (1221-1313), F. Gabotto, A. Colombo, V. Lege’, C. Patrucco, Pinerolo 1906 (BSSS 30).
Cronaca di Tortona, a cura di L. Costa, Torino 1814 (rist. anast. a cura di Rozzo U., Tortona 1986).
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Documenti per la storia di Tortona nell’età del comune, a cura di F. Gabotto, Torino 1922-1923 (BSSS 96/1 e 96/2).
 
Fonti inedite
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A.C.T.  (Archivio Capitolare della Chiesa Cattedrale di Tortona):
A.C.T., Memoria fine sec. XVI, Fundamenta pro dominio et superioritate regis catholici in terris et castris territori Thertonensis quem episcopatum vocant, et in quibus episcopus illius civitatis iurisdictionem temporalem exercet et eam praetendit liberam et absolutam.
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A.N.P. (Archives Nationales, Paris).
A.N.P., F3 II Genes.
A.S.M. (Archivio di Stato di Mlano).
A.S.M., Autografi, cartt. 203, 209; Autografi Ecclesiastici, cart. 51, fasc. Tortona, c.10; Comuni, cart. 82; Confini, cart. 19; Feudi Camerali, cartt. 24, 152, 163, 168, 458, 483, 484, 485, 637; Feudi Imperiali, cartt. 347, 672, 732; Militari, P.A., cart. 382, 384, 385; Missive ducali, cartt. 13, 97, 107, 161; Registri ducali e Missive, Frammenti, cart. 1; Sforzesco, cartt. 768, 769, 771, 773, 774, 1185, 1394.
A.S.P. (Archivio di Stato di Pavia).
A.S.P., Università, Rogiti Griffi, cartella 9, fasc. 1 (1395).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
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A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto teresiano, Allegato A. Mappe catastali teresiane, Circondario di Tortona, Mandamento di Villavernia, Spinetto, Portafoglio/Mazzo 120/2, Territorio di Spinetto contado di Tortona misurato dal geometra Giovanni Battista Nolli in occasione della misura generale del novo censimento dello Stato di Milano, principiata il giorno 22 aprile e terminata il giorno 4 giugno. Coll'assistenza di Giulio Nolli, Giuseppe Mossia, Giulio Gabbino, Giovanni Battistone e Gerolamo Valenti. Copiata dalli dissegnatori Gaspare Pozzi, Giovanni Chiesa e Giovanni Della Torre in fogli 13. Anno 1723, Fogli 1-13. Vedi mappa 1.Vedi mappa 2.Vedi mappa 3.Vedi mappa 4.Vedi mappa 5.Vedi mappa 6.Vedi mappa 7.Vedi mappa 8.Vedi mappa 9. Vedi mappa 10. Vedi mappa 11. Vedi mappa 12.Vedi mappa 13.
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B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
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Descrizione Comune

Spineto Scrivia

     La vicinanza di Spineto alla città di Tortona ha fatto sì che esso restasse sempre saldamente nella mani del vescovo; lo stesso Berruti, scrittore tortonese del XVI secolo, sempre propenso a mettere in dubbio i diritti del vescovo sulle varie località del Vescovato tace, nella sua Cronaca, a proposito di Spineto, limitandosi a citarlo due volte nelle coerenze di altre località [Berruti 2001, pp. 145 e 149]. È possibile notare l’impegno della sede episcopale tortonese in questa parte del Vescovato considerando la costruzione di una cascina fortificata, la Mariana, che, pur «facendo comune» con Spineto, rappresentava un’importante struttura di controllo della strada che portava all’interno del territorio del Vescovato (la fortificazione della Mariana avveniva nonostante che la concessione dell’autorizzazione a costruire data da Galeazzo Sforza prevedesse esplicitamente la rinuncia all’edificazione di mura, porte e fossati [A.S.M., Missive ducali, cart. 97, 227, 11 febbraio 1471].
     Dobbiamo perciò pensare che il comune di Spineto rappresentasse, proprio a motivo di questa sua posizione di confine, una località particolarmente “sensibile” del possesso episcopale. Sappiamo infatti che nel 1437 era presente a Spineto un piccolo contingente militare composto da otto cavalieri che sostava nel comune per ordine del duca di Milano [Goggi 1973, p. 390]. È anche per questo motivo che le informazioni che ci dà Goggi sono particolarmente importanti. Egli infatti afferma che una parte dell’abitato di Spineto («la parte nord del paese») prende il nome di Castello. Si tratta di «un non vasto rettangolo ben delimitato» che corrispondeva presumibilmente al perimetro della struttura difensiva che circondava originariamente tale superficie, vale a dire una palizzata.
     Esisteva poi un secondo apprestamento per la difesa, e cioè il fossato, che contornava il primo «con una sola piccola porta d’accesso, che rimane ancora, per cui entra una via stretta e ripida». Alte case prive di finestre, nella parte rivolta verso l’esterno, «in modo da servire da mura», vennero a completare – in una fase che immaginiamo più recente – e a rinserrare lo spazio interno. Si tratterebbe del tipico fenomeno di incastellamento di un insediamento collinare in cui si susseguono tre fasi: fortificazione dell’abitato (palizzata, fossato), ampliamento dell’abitato fuori delle «mura», espulsione degli abitanti dal «castello» mentre la struttura viene adibita a svolgere una funzione signorile.   
     Altre ipotesi sono naturalmente possibili, soprattutto se teniamo conto del fatto che le altre località circonvicine sono oggetto di una complessa e attenta politica episcopale. Goggi, ad esempio, rimanda alla tradizione locale la quale ritiene fondatori di Spineto i ghibellini fuoriusciti da Paderna. Secondo Goggi, tuttavia, tale tradizione locale va modificata, per cui non gli uomini di Paderna ma piuttosto quelli di Bosiglio e Montemarciano avrebbero fondato, alla fine del Trecento, il comune di Spineto [Goggi 1973, p. 391]. Purtroppo l’ipotesi di Goggi non sembra sostenuta da una documentazione in grado di provare le sue affermazioni. Si potrebbe azzardare l’ipotesi che – stante la maggiore antichità di Montemarciano testimoniata dalla documentazione – la scomparsa di Montemarciano sia da mettere in relazione con un fenomeno di spopolamento connesso alla fondazione del nuovo abitato di Spineto.
     Quello che è certo è la grande stabilità del territorio comunale che non sembra essere mai messo in questione se non da poche e poco significative controversie territoriali con Tortona o Villaromagnano. Per quanto attiene, invece, alla densità demografica dell’abitato, ci soccorrono le statistiche compilate da Merloni per l’età moderna: per il 1591, sulla scorta della relazione del prevosto di Carezzano per le parrocchie sottoposte alla propria pieve, la popolazione di Spineto risulta composta di 325 abitanti, distribuiti in 64 fuochi (cioè 5 componenti per singolo fuoco). Purtroppo manca la documentazione (che è invece disponibile per altre località del Vescovato) fino al 1655, quando i fuochi assommano a 24.
    Occorre ricordare che tra il primo e il secondo dato si pone la peste del 1630. Sessant’anni più tardi, mantenendo come media i 5 componenti per singolo fuoco ricavabili dai dati del 1591, la popolazione si sarebbe ridotta a 120 abitanti ma sappiamo anche che, nel 1723, a 48 fuochi corrispondono 327 abitanti (in pratica il medesimo numero di centotrenta anni prima), il che equivale a 6,8 componenti per fuoco. Saremo probabilmente più vicini al vero, dunque, se stimeremo i 24 fuochi del 1655 facendo una media tra i 5 del 1591 e i quasi sette del 1723. Moltiplicando, dunque, 5,9 per 24 otteniamo la cifra di 141,6 abitanti per l’anno 1655; si tratta comunque di un numero sensibilmente inferiore a quello del 1723 ed anzi quasi sorprende che nel giro di pochi decenni la popolazione abbia potuto più che raddoppiare.
     Per quanto attiene alle vicende politiche e militari Spineto conobbe più momenti difficili nel corso della sua storia. Fu proprio nel territorio del comune, alla Mariana, che si scontrarono gli uomini del vescovo e gli uomini del ducato di Milano che, per ordini superiori, si recavano a fare l’«apprensione» del Vescovato per conferirne i beni al vescovo di Lodi. In quell’occasione gli ufficiali incaricati dell’azione ricevettero un ampio mandato dal Conestabile di Castiglia: «ordina[te] subito ad uno dei vostri colleghi che dimane [30 novembre 1596] se ne vada per fare detta apprensione [...] avvertendo il collega vostro di andare per tal effetto di farla con minore strepito che sia possibile [...] et se trovasse ostacolo si vaglia de gli soldati del castello di Tortona, et de gli cavalli leggeri alogiati in detta città, et bisognando maggiore aggiunto, mandi subito in posta a Serravalle et in Alessandria per quel numero di soldati che vorrà, che si scrive a capi loro con gli alligati che glene diano ad ogni suo aviso affine che in ogni modo si faccia la detta apprensione come S. Mtà comanda» [A.S.M., Feudi Camerali, Parte antica, 138, 29 novembre 1596].
     La disponibilità di uomini e mezzi della quale godevano i funzionari incaricati dell’«apprensione» ci fa credere che ci si aspettasse un’accanita resistenza – come poi avvenne – degli uomini del Vescovato nei confronti di un’azione che recava pregiudizio ai diritti del vescovo. Un altro momento difficile per Spineto fu rappresentato dall’assedio e dal saccheggio al quale la località fu sottoposta nel 1642 da parte dei Francesi e, circa cinquant’anni più tardi, nel 1706, furono invece le truppe tedesche ad occuparlo e rovinarlo [Merloni 1989, p. 176]. Tali momenti non furono estranei alla difficile ripresa demografica della località tra XVII e XVIII secolo.
    Per quanto riguarda, infine, il secolo XIX , dai documenti di età napoleonica risulta che Spineto era, nel 1809, uno dei comuni dell’ex Vescovato con il deficit più alto: le entrate corrispondevano, infatti, a 250 franchi mentre le uscite raggiungevano i 294,40 franchi. L’amministrazione superiore del dipartimento di Genova decide di non saldare i debiti del comune versando, a titolo di contribuzione straordinaria soltanto 9 franchi dei 44,40 che sarebbero serviti. Peraltro tale distribuzione fu afflitta da irregolarità che costrinsero il Consiglio di Stato, nel 1814, a chiedere chiarimenti [A.N.P., F3, II Genes 1].
     Nel corso del secolo XX , in seguito alle aggregazioni avvenute nel Ventennio Spineto, a cui era stato aggiunto nello stesso periodo lo specificativo «Scrivia», vide ingrandirsi il proprio territorio: per circa vent’anni infatti, a partire dal 1929, il comune di Paderna venne accorpato a Spineto, dal quale rimase dipendente fino al 1949.