Caresanablot

AutoriRao, Riccardo
Anno Compilazione2012
Provincia
Vercelli
Area storica
Contado di Vercelli.
Abitanti
988 (ISTAT, 2001); 1161 (ISTAT, 2009); 1146 (Dati comunali, 31/01/2010).
Estensione
1113 ha (ISTAT).
Confini
Olcenengo (Vc); Quinto Vercellese (Vc); Oldenico (Vc); Villata (Vc); Vercelli.
Frazioni
Il comune non registra frazioni, anche se tra le località compare Dossi (si veda s.v. assetto insediativo). Vedi mappa.
Toponimo storico
Carezana; Carezana et Albellionum; Carezana con Albellione, Carezzana Belott, Carezana e Belotto, Carezzana Blot.
Diocesi
Vercelli.
Pieve
La parrocchiale è dedicata a Santa Cecilia ed è attestata dal 1156 (Ferraris, Le chiese “stazionali”, p. 117; cfr. anche ulteriore attestazione del 1169 in Carte dell’Archivio capitolare, I, doc. 232, p. 273): essa aveva probabilmente ricavato la sua cura d’anime all’interno del territorio dipendente dalla chiesa di San Nazaro di Quinto (Ferraris, Le chiese “stazionali”, p. 9). Nel 1348 essa è ricordata dipendere direttamente dal capitolo di Sant’Eusebio di Vercelli (ARMO, pp. 84-85).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Presso la cascina Dossi esiste un oratorio intitolato a San Giovanni (Orsenigo, Vercelli sacra, p. 113).
Assetto Insediativo
L’abitato è ricordato sin dall’anno 1000, quando sono menzionati tre mansi dipendenti dalla chiesa vercellese e confermati dall’imperatore Ottone III (Panero, Una signoria vescovile, p. 64). Nel 1421, Caresanablot risultava abbandonata. Due uomini di Quinto, occupata dal duca di Savoia, ricevettero dal consiglio di provvisione di Vercelli l’esenzione delle imposte per trasferirsi a Caresanablot, “ut incolis et massariis rehabitetur”. Secondo il documento, l’abitato era spopolato da lungo tempo, per via delle guerre (AC Vercelli, Pergamene comunali, mazzetta 13, doc. in data 1421, dicembre 16: “locus de Carrezane longis temporibus inhabitatus remansit, maxime propter guerrarum turbines”). Il processo di diserzione risaliva al Trecento ed è possibile coglierne un indizio nel fatto che la località non venga registrata nei libri di taglia viscontei del 1379 (AC Vercelli, Libro di taglia del 1379). Tale abbandono non escluse, tuttavia, la permanenza di alcuni individui nel villaggio spopolato: nel 1392 è testimoniato un certo Vercellotus Rocha, “habitator Carrezane” (ABC Vercelli, Atti privati, cartella 53, doc. in data 1392, gennaio 1); nel 1393, inoltre, nei libri di taglia erano registrati i nobiles Carezane (AC Vercelli, Libro di taglia del 1393, Porta Pusterna, f. 132).
      A partire dagli estimi di metà Cinquecento (v. oltre, s.v. Catasti), Caresana appare stabilmente registrata assieme alla località Albellione: tale insediamento, ubicato tra Caresana e Quinto, probabilmente nei pressi della cascina Dossi, compare sin dal 1439, come un centro indipendente dotato di un proprio territorio (AC Vercelli, Pergamene comunali, mazzetta 13, doc. in data 1439, settembre 3). È probabile che esso fosse in declino già all’inizio dell’età moderna e che fosse stato progressivamente assimilato dai territori di Caresanablot e di Quinto: nel 1524-1525, Albelliono compare come località prediale (AC Vercelli, Archivio Arborio Biamino di Caresanablot, n. 123, doc. in data 1524, gennaio 16: “ubi dicitur ad Albelionum”; n. 126: “ubi dicitur in via Albelioni”), anche se, in quegli stessi anni, aveva ancora forse una popolazione residente: nel 1528 un certo Domenico figlio del fu Martino Giloti “de Albelliono” vendette una pezza di terra “in fine Quinti ad Dossum Albelioni” (AC Vercelli, Archivio Arborio Biamino di Caresanablot, n. 132, doc. in data 1528, marzo 28). Di tale insediamento rimaneva probabilmente memoria nella località prediale Al Ballione: AC Caresanablot, mazzo 8, anno 1799). È probabile che si debba a tale accostamento l’origine del nome Caresanablot: persasi la memoria di Albellione, si sarebbe imposto il nome di famiglia Belotto, attestato sin dall’inizio del Settecento (Carezana e Belotto, nella misura generale del 1710: AC Caresanablot, mazzo 14) e contratto nella forma Blot almeno dal 1744 (AC Caresanablot, mazzo 14, misura del 1744). Attualmente il territorio comunale presenta, a fianco di un abitato di piccolissime dimensioni, una fitta trama di cascine. [Regione Piemonte: cartografia cascine. Vedi mappa. Una volta aperta la mappa, bisogna scegliere il comune e lo sfondo.]
Luoghi Scomparsi
Per il sito di Albellione, probabilmente ubicato presso l’attuale cascina Dossi, si veda sopra, s.v. Assetto insediativo.
Comunità, origine, funzionamento
La comunità di Caresanablot ha lasciato tracce esigue nella documentazione. Tale situazione è in parte dovuta alla lacunosità dell’archivio comunale, ma sembra soprattutto dipendere dalla presenza di una collettività piuttosto fragile, che risentiva dell’attrazione urbana, sia in termini di influenza delle istituzioni cittadine, sia come fattore di contenimento demografico, innescando costanti flussi migratori verso Vercelli. In età moderna, essa appare attiva soprattutto nel rivendicare la titolarità dei gerbidi nei pressi della Sesia, scontrandosi con i maggiori proprietari dell’area. La risicoltura pare avere favorito lo sviluppo demografico dell’abitato, che, se nel 1578 contava soltanto 292 bocche (AC Vercelli, Armadio 74, Consegne di bocche e grani del 1578), nel 1800 contava 1409 abitanti (AC Caresanablot, mazzo 7/1).
Statuti
Non si sono conservati statuti per tale località. [Statuto comunale 2009. Vedi testo.]
Catasti
I più antichi estimi sono conservati a partire dal 1551. Oltre a quelli di tale anno sono presenti quelli del 1562, del 1574-1575 (AC Vercelli, Armadio 70, n. 4, 13, 29; per le regole dell’estimo del 1575 si veda anche AC Caresanablot, mazzo 14) e del 1656 (ABC Vercelli, Carezzana Blot, Relazioni di perizie, misure, tipi, fedi di catastro). Copie del catasto del 1750 sono conservate in AC Caresanablot, mazzo 14 e in ABC Vercelli, Carezzana Blot, Relazioni di perizie, misure, tipi, fedi di catastro (da tale catasto il capitolo fece disegnare un cabreo dei beni di cui era titolare in loco: ibidem). La mappa del territorio del 1750, che Nicomede Bianchi aveva visto nell’Archivio comunale, non risulta più reperibile (Bianchi, Le carte degli archivi, p. 462).
      Il catasto napoleonico del 22 agosto 1808, conservato presso l’Archivio di Stato di Vercelli, include il territorio del comune in quello della città (ASVc, Dipartimento della Sesia, Disegni, n. 81). I catasti del 1858 e del 1918 (quest’ultimo con allegata documentazione cartografica) sono conservati in AC Caresanablot, mazzo 14. Copia della mappa del catasto degli anni 1935-1955 è invece conservata in ASVc, Disegni, Mappe catastali).
Ordinati
Gli ordinati partono dal 1825 (AC Caresanablot, mazzo 2bis). Non è stato possibile trovare traccia di una serie di ordinati dal 1700 al 1814 segnalata a fine Ottocento da Nicomede Bianchi (Bianchi, Le carte degli archivi, p. 462).
Dipendenze nel Medioevo
Sin dall’XI secolo la chiesa vercellese estese la sua influenza sulla località, ottenendo, grazie a un diploma imperiale dell’anno 1000, tre mansi provvisti dei diritti pubblici (“quicquid de publico habuimus”): le prerogative giurisdizionali ecclesiastiche su Caresanablot furono confermate da Federico I nel 1152 (Friderici I diplomata, doc. 33, p. 57: “quodcumque detinet in Carratiana tam in districto quam alias publicas fonctiones”). Nel 1164, il vescovo Uguccione cedette suoi beni in loco alla chiesa di San Bernardo e ad Ardizzone Alciati, un ricco cittadino vercellese (Panero, Una signoria vescovile, p. 129). Nello stesso periodo numerose rilevanti stirpi aristocratiche, come gli Avogadro e i Bonello, estesero le loro proprietà in tale zona (Carte dell’Archivio capitolare, II, doc. 437, pp. 143-144). Nel Duecento, anche l’Ospedale di Sant’Andrea acquisì importanti beni nello località in Panialis, tra Caresanablot e Quinto (Ferraris, L’Ospedale di S. Andrea, p. 131).
      Sul finire del medioevo, risultavano in posizione di preminenza nel villaggio gli Avogadro di Quinto e i canonici di Sant’Eusebio, che nel 1461 si scontrarono per i diritti di pascolo nel territorio di Caresanablot (ABC Vercelli, Caresana, Liti per diritti di pascolo, doc. in data 1461, maggio 5; la presenza patrimoniale degli Avogadro di Quinto a Caresanablot è confermata da AC Vercelli, Archivio Arborio Biamino di Caresanablot, n. 82, doc. in data 1488, aprile 26, n. 143, in data 1547, dicembre 30). Sino alla fine del XVI secolo, il capitolo aveva lo giuspatronato sulla chiesa di Santa Cecilia (Orsenigo, Vercelli sacra, p. 112).
Feudo
Il luogo fu infeudato il 28 febbraio 1621 da Carlo Emanuele I a Flaminio Avogadro. Il 29 gennaio 1724 fu infeudato a Gaspare Giuseppe Biamino-Arborio (Guasco, Dizionario feudale, vol. I, p. 397).
Mutamenti di distrettuazione
Caresanablot è attestato come comune sino almeno al 1801 (ASVc, Comuni, Vercelli, mazzo 5/2; AC Caresanablot, mazzo 7/1) e tale risulta essere dal 1814 (ASVc, Intendenza generale della divisione di Vercelli, bb. 1127, Inventario). È possibile che in età napoleonica, dopo il 1801, fosse stato aggregato al comune di Vercelli: nel 1808, la mappa catastale del comune di Vercelli includeva Caresanablot nel suo territorio (ASVc, Dipartimento della Sesia, Disegni, n. 81).
Mutamenti Territoriali
In età moderna il territorio di questo comune fu interessato da un notevole sviluppo della risicoltura, attestato almeno dal 1597 (ABC Vercelli, Caresana, Liti per diritti di pascolo, doc. in data 1597, maggio 16: vedi anche oltre, s.v. Comunanze). L’affermazione della coltura risicola appare strettamente legata al potenziamento dell’irrigazione, ad opera soprattutto dei feudatari e della grande proprietà. L’attenzione per lo sviluppo dell’irrigazione risulta precoce e precede l’impianto del riso: già nel 1439, Domenico Avogadro di Quinto, assieme a Giacomo Margaria e Giovanni Cerretto, cercò di estrarre acque nella zona al fine di costruire un mulino (AC Vercelli, Pergamene, doc. in data 1439, settembre 3). In età moderna, tali sforzi si concentrarono nel potenziamento delle rese agricole. Nel 1706, in particolare, sono documentate canalizzazioni proprie dei Biamino e degli Avogadro di Quinto, costruite per trasformare in risaie alcuni gerbidi (ABC Vercelli, Caresana, Liti per diritti di pascolo, doc. in data 1706, maggio 31).
Comunanze
A Caresanablot è possibile seguire la documentazione sulle comunanze a partire dall’età moderna. Le fonti mettono in luce lo scontro tra la comunità e grandi proprietari per la gestione dei diritti di pascolo e per l’impianto della risicoltura, assai precoce nell’area (cfr. supra, s.v. Mutamenti territoriali). Nel 1626, il capitolo di Sant’Eusebio di Vercelli diffidò la comunità dall’alienazione dei gerbidi e pascoli (ABC Vercelli, Caresana, Liti per diritti di pascolo, doc. in data 1626, giugno 7). Pochi anni dopo, nel marzo 1630, i canonici chiesero il ripristino del pascolo su alcune comunanze, che erano state trasformate in campo e, probabilmente, locate (ivi, doc. in data 1630, marzo 26).
Nel 1597 (ABC Vercelli, Caresana, Liti per diritti di pascolo, doc. in data 1597, maggio 16). Nel 1635, il duca di Savoia proibì alla comunità di fare seminare “risi” nei pascoli e gerbidi su richiesta del capitolo di Sant’Eusebio di Vercelli – come si è visto, già da alcuni anni in lite con gli uomini del luogo –, che chiedeva di potervi fare pascolare il suo bestiame. Alla collettività fu imposto di “ristituir in pristino li pascoli ridotti a risera da dieci anni avanti”: essa, tuttavia, vi si oppose fermamente, cercando di alienarli (ivi, doc. in data 1635, marzo 13).
      Un nuovo conflitto si produsse nel 1706, quando la comunità si scontrò con i feudatari della stessa località e della vicina Quinto (Gabriele Arborio Biamino e Pietro Nicola Avogadro), perché questi ultimi, “in qualità di principal registrante”, avevano cercato di usare in proprio alcuni gerbidi comuni prossimi alla Sesia, facendo “furtivamente da due mesi circa in qua lavorar in una parte di detta terra a fittavoli con far aquedotti roggie e altre oppere necessarie per il seminerio de risi”. Gli uomini, oltre a protestare poiché l’iniziativa era avvenuta senza il loro consenso, richiamarono i danni alle pratiche di godimento collettivo e ai conseguenti introiti per le casse comunali: “se ben detto zerbo era tutto seminato a riso non restava pascolo sufficiente per tutti li bestiami di quei habitanti et eciandio si affittava il pascolo a pecorari forastieri che introducevano quantità di pecore a pascolar in detto finaggio” (ABC Vercelli, Caresana, Liti per diritti di pascolo, doc. in data 1706, maggio 31).
      Da tale scontro si evince anche come la questione delle comunanze di Caresanablot appaia strettamente legata ai feudatari della vicina Quinto e al territorio di quel luogo. Almeno nel 1586, la popolazione di Caresana aveva in affitto da tali feudatari un terreno fluviale nei pressi del Cervo (“il giardone qual è oltra il Servo ... da essi consorti già molti anni sono affittato alli particolari di Carrezana”: ASVc, Famiglia Avogadro di Quinto, mazzo 29, doc. in data 1586, giugno 30).
Liti Territoriali
I confini di Caresanablot furono oggetto di una prima definizione nel corso di una lite avvenuta nel 1184 tra i canonici di Sant’Eusebio e quelli di Santa Maria per ragioni di decime. Il conflitto si riaccese nel 1219, quando si pervenne alla determinazione dei confini di Caresanablot rispetto a quelli della curia di Vercelli, analoghi a quelli che ora dividono i due comuni (ABC Vercelli, Atti privati, cartella 18, doc. in data 1219, dicembre 31; Ferraris, Le chiese “stazionali”, pp. 117 e 243).
       Nel 1609, la comunità si scontrò con il capitolo per la manutenzione di una roggia di competenza dei religiosi (ABC Vercelli, Carezzana Blot, liti diverse, 1609, ottobre 31).
     La misurazione generale del 1710 mostrava confini condivisi con le comunità circostanti, fatta eccezione per alcune isole fluviali contese con il conte di Asigliano (AC Caresanablot, mazzo 14). Il materiale dell’archivio comunale, per lo più posteriore alla fine del Settecento, non rileva particolari elementi di conflittualità confinaria con le comunità circostanti: la litigiosità nel corso dell’Ottocento sembra essersi concentrata contro alcune famiglie di grandi proprietari, in particolare gli Avogadro di Collobiano e i Biamino (AC Caresanablot, mazzo 5).
Fonti
Fonti inedite:
ABC Vercelli (Archivio Biblioteca Capitolare di Vercelli):
   Atti privati, cartelle 28, 53;
   Caresana, Liti per diritti di pascolo;
   Carezzana Blot, liti diverse;
   Carezzana Blot, Relazioni di perizie, misure, tipi, fedi di catastro.
AC Caresanablot (Archivio Storico del Comune di Caresanablot):
   mazzi 1-20.
AC Vercelli (Archivio Storico del Comune di Vercelli). Vedi inventario.
   Armadio 70, n. 4, 13, 29;
   Armadio 74, Consegne di bocche e grani del 1578;
   Libri di taglia del 1379 e del 1393;
   Pergamene comunali, mazzetta 13.
   Archivio Arborio Biamino di Caresanablot.
ASVc (Archivio di Stato di Vercelli). Vedi inventario.
   Comuni, Vercelli, mazzo 5/2;
   Dipartimento della Sesia, Disegni, n. 81;
   Disegni, Mappe catastali;
   Famiglia Avogadro di Quinto, mazzo 29;
   Intendenza generale della divisione di Vercelli, bb. 1127, Inventario.
 
Fonti Edite
Acta Reginae Montis Oropae (ARMO), Biella 1945, 3 voll.
Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, a cura di D. Arnoldi et alii, Pinerolo 1912 (BSSS, 70), vol. I.
Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, a cura di D. Arnoldi - F. Gabotto, Pinerolo 1914 (BSSS, 71), vol. II.
Friderici I. diplomata inde ab a. MCLII ad a. MCLVIII, Hg. H. Appelt, in Diplomata regum et imperatorum Germaniae, t. X/1, Hannover 1975 (MGH).
Bibliografia
Bianchi N., Le carte degli archivi piemontesi politici, amministrativi, ecclesiastici e di enti morali, Torino 1881.
Casalis G., s.v. Caresana-Blot (Carisiana, Cariciana Vercellensium), in Dizionario geografico storico - statistico - commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. III, Torino, 1836, pp. 531-532.
Ferraris G., Le chiese stazionali” delle Rogazioni minori a Vercelli dal sec. X al sec. XIV, Vercelli 1995.
Ferraris G., L’Ospedale di S. Andrea di Vercelli nel secolo XIII. Religiosità, economia, società, Vercelli 2003.
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingica ai nostri tempi) (774-1909), vol. I, Pinerolo 1911.
Orsenigo R., Vercelli Sacra, Como 1909.
Panero F., Terre in concessione e mobilità contadina: le campagne fra Po, Sesia e Dora Baltea (secoli XII e XIII), Bologna 1984.
Panero F., Una signoria vescovile nel cuore dell’Impero. Funzioni pubbliche, diritti signorili e proprietà della Chiesa di Vercelli dall’età tardocarolingia all’età sveva, Vercelli 2004.
Panero F., Il consolidamento della signoria territoriale dei vescovi di Vercelli fra XI e XII secolo, in Vercelli nel secolo XII, Atti del IV Congresso storico vercellese (Vercelli, 18-20 ottobre 2002), Vercelli 2005, pp. 411-449.
Descrizione Comune
Caresanablot
 
       La vicenda di Caresanablot appare quella di un centro di piccole dimensioni, soggetto all’influenza della vicina Quinto e alla forza di attrazione della città di Vercelli. I rapporti con Quinto risultano assai stretti: da tale centro provenivano alcuni massari che cercarono di ripopolare l’abitato all’inizio del XV secolo, dopo l’abbandono trecentesco. I feudatari, gli Avogadro di Quinto, cercarono, inoltre, a più riprese di sfruttare le risorse del luogo, per il pascolo (nel 1461) o per tentare di introdurvi il riso (nel 1706).
      Anche la città, con la sua vicinanza, determinò l’evoluzione dell’abitato, attraendo uomini e riuscendo, in età napoleonica, persino a inglobare il centro all’interno del suo territorio. Persino dal punto di vista ecclesiastico, sin dal XVII secolo, la parrocchiale di Santa Cecilia era annotata nel suburbio (“in suburbio civitatis”: Orsenigo, Vercelli sacra, p. 113. Si noti che la perequazione del 1710 distingueva invece nettamente i confini di Caresanablot da quelli del suburbio: AC Caresanablot, mazzo 14).
      Le difficoltà di Caresanablot a difendere il suo spazio nei confronti delle località vicine (vedi mappa) sono spiegabili anche con le esigue dimensioni dell’abitato, essenziali per comprendere l’abbandono nel XIV secolo e l’assimilazione al territorio vercellese nel XIX.
      È possibile cogliere un ulteriore riflesso dello sviluppo minore di Caresanablot rispetto ad altri centri nella situazione archivistica: l’omonimia con Caresana ha favorito notevoli confusioni e l’attribuzione, talora, di materiale documentario relativo al nostro comune al più cospicuo centro ubicato sul corso della Bassa Sesia (la preferenza ad utilizzare nel basso medioevo denominazioni come Carrezana per Caresanablot rispetto a Carixiana per Caresana, comunque prevalente tra XII e XIII secolo, non appare esclusiva e da sola in grado di dirimere l’ambiguità).
      Dal punto di vista paesaggistico, il territorio del comune di Caresanablot risulta interessato dalla precoce diffusione della risicoltura, dalla fine del XVI secolo, probabilmente anche per via della vicinanza con Vercelli.