Ottiglio

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Abitanti
724 [censimento 1991]; 690 [dati comunali 1999].
Estensione
Ha. 1452 [dati ISTAT] / ha. 1449 [dati SITA].
Confini
Casorzo, Cella Monte, Cereseto, Grazzano Badoglio, Moncalvo, Olivola, Sala Monferrato.
Frazioni
Le fonti ISTAT (1991) indicano soltanto i centri abitati di Ottiglio e di Moleto. Un “centro” raccoglie, a questa data, circa il 65 per cento della popolazione; cinque “nuclei” ne raccolgono circa il 2 per cento; il restante risiede nelle “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Nella scarna documentazione medievale giunta fino a noi il luogo è indicato come Tillium (es. a. 1164) [Gasca Queirazza 1997, p. 463].
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando entrò a far parte della nuova diocesi.
Pieve
San Cassiano di Cereseto [cfr. infra A.R.M.O.; Cognasso 1929]. Durante l’età moderna, Ottiglio fu sede di vicariato foraneo [A.C.O., I sez., fald. 37, Atti di lite 1773-1800, fasc. 1, Atti di lite fra la Comunità di Ottiglio e don Marco Antonio Canessi arciprete e vicario foraneo di Ottiglio, 1773].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Le rationes decimarum della diocesi di Vercelli, redatte tra la fine del secolo XIII e la metà del XIV, menzionano una capella (1298) o ecclesia (1348) sancti Nicolay de tilio. Nell’elenco più antico, risalente al 1298, compare anche una ecclesia Sancti Vincencij de tilio, mentre nelle liste posteriori, del 1348 e del 1360, la chiesa di San Nicola, l’unica presente, figura annexa alla ecclesia sancti eussebij de zotengo. Nel successivo analogo documento compilato nel 1440, non riconosciamo alcuna chiesa riconducibile al territorio di Ottiglio [A.R.M.O., XVIII, p. 37 e n. 202, p. 88; XXXIV, p. 112; CIX, pp. 224-240; Cognasso 1929, p.227].
     La parrocchia di età moderna, con dignità di arcipretura, dedicata ai Santi Eusebio e Germano, era frutto della fusione in un’unica istituzione di due chiese rimaste separate, rispettivamente intitolate a Sant’Eusebio, già oratorio e beneficio dei Pozzombelli verso il 1650,  e San Germano. Il beneficio parrocchiale era costituito da un patrimonio di circa 100 moggia di Monferrato, in gran parte consolidatosi prima del secolo XVII . “Unita” all’arcipretura era inoltre la chiesa di San Rocco, sorta grazie a donazioni di privati risalenti al 1632 e al 1635.      Le due sedi parrocchiali apparivano a loro volta sdoppiate da due chiese campestri con la stesse dedicazioni, l’una, San Germano, sita in corrispondenza della frazione Prera (eretta nel 1761 e dedicata nel 1769, risultava distrutta al 1961) e l’altra ubicata lungo la strada per Grazzano (ricostruita nel 1887).
     Si può infine segnalare il romitorio della Madonna dei Monti, eretto grazie a donazioni attorno al 1670 [Grazzano Badoglio, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese di Arte e Storia. Sito web (2013)].
     I sodalizi religiosi presenti, almeno dai primi decenni del secolo XVII, erano la compagnia del Rosario, quella del Santissimo Sacramento e la confraternita del Nome di Gesù, la più riccamente dotata, possedendo terreni per oltre 16 moggia di Monferrato, gran parte dei quali aggiuntisi attorno al 1640 al molto più modesto patrimonio attestato agli inizi del Seicento. Due famiglie locali di estrazione non signorile esercitavano il giuspatronato su due benefici abbastanza cospicui (con patrimoni fondiari di circa 20 moggia): il beneficio dell’Angelo Custode e quello di San Sebastiano.
     La chiesa campestre dedicata a San Gottardo fu cotruita nel 1900 [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 32, Province di Casale ed Acqui. Memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 56v-58r; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tabb. 1-2; Di Ricaldone 1999, pp. 473 e 476; Ottiglio, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese di Arte e Storia. Sito web (2013)].
Assetto Insediativo
L’articolazione insediativa del territorio di Ottiglio appare aver attraversato una progressiva semplificazione nel corso del Novecento. Attorno alla metà del secolo XIX, oltre al capoluogo e alla frazione Moleto, si menzionavano infatti le frazioni Prera, Pelacrini e Raviara [Casalis 1845, p. 670].
Luoghi Scomparsi
Non se ne hanno segnalazioni.
Comunità, origine, funzionamento
Durante l’età moderna, la comunità disponeva di un nutrito assortimento di diritti di privativa, prelievo e giurisdizione:
 
due forni, un molino da acqua, il pedaggio, gabella del vino, il prestino, ritaglio, osteria, recinto, caccia, malapesa, fodro, pesca, macello e bandi campestri per le pene, multe e facoltà di proibire.

Si trattava di prerogative possedute a titolo feudale, non allodiale o enfiteutico. In effetti, la comunità stessa era detentrice di una quota di giurisdizione (sette mesi ogni triennio) sul feudo, ciò che, unitamente alla frammentazione di quest’ultimo, le consentì per lungo tempo di estendere ulteriormente il suo ruolo nel controllo del territorio e delle sue risorse attraverso vantaggiose transazioni con i signori del luogo e appropriazioni di fatto. Questa dinamica espansiva si arrestò quando, dalla metà del secolo XVII, a titolo oneroso, fece il suo ingresso nel consortile dei signori del luogo la famiglia Montiglio, subito perseguendo un’attiva politica di consolidamento della propria presenza [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 223r-325v; A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 17, fasc. 12, Descrizione delle liti attive e passive delle Comunità della Provincia di Casale (s. d., ma attorno al 1780)]. La comunità era caratterizzata dall’ambiguità della sua posizione di soggetta alla giurisdizione feudale e nello stesso tempo “convassalla”, nonché l’opacità in cui erano tenuti i titoli dai duchi Gonzaga [su quest’ultimo aspetto, cfr. Raviola 2001, pp. 121-22].

Statuti
Attestati dal 1494 e confermati nel 1652 e 1671 [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 55]. Statuto comunale 2002: vedi testo.
Catasti
Fonti del tardo Settecento segnalano la presenza di tre catasti, “molto confusi ed equivoci per la molteplicità delle annotazioni state fatte sovra de’ medesimi”. Il primo, intitolato “Matricola”, era stato redatto nel 1593; il secondo, denominato “Supplemento”, risaliva al 1611; il terzo, noto anch’esso come “Supplemento”, formato nel 1669. Tutti e tre apparivano compilati sulla base delle dichiarazioni dei proprietari. Si teneva inoltre aggiornato il libro dei trasporti, “il libro sussidiario”.
     L’estimo, “molto antico”, sembrava ispirato prevalentemente al criterio dei “circoli” e calcolato “sul piede di terreno fruttuante poco reddito o sia di mezza langa”. La bassa base d’estimo sarebbe stata giustificata dal fatto che il territorio risultava in effetti “composto per la maggior parte di bosco, sasso, giara e siti montuosi”. Le abitazioni e i loro annessi compresi nel “recinto” del luogo non erano allibrati, al contrario di tutti gli edifici situati al di fuori di esso. A questi ultimi era applicato l’estimo dei terreni contigui alla superficie da essi occupata.
     Mancava un’attendibile misura del territorio. Ingente appariva inoltre il “registro occulto”, ossia gli appezzamenti indebitamente sottratti all’iscrizione a catasto [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 223r-28r].
     L’archivio storico del comune possiede una ricca documentazione catastale. Le unità più antiche sono costituite da: un volume comprendente “consegne” e misurazioni dei beni fondiari effettuati tra il 1548 e il 1777; due volumi di “consegnamenti” dei beni compilati tra il 1595 e il 1669. Altri “consegnamenti” risalgono al 1683-1772, 1709-1779, 1761-1836. Si conservano poi due “catasti”: il più antico risale al 1778 e contiene annotazioni dei mutamenti di proprietà degli appezzamenti che giungono fino al 1831; il più recente risale al 1805, con aggiornamenti fino al 1895. Diversi “libri dei trasporti” documentano ulteriormente i mutamenti di proprietà avvenuti attorno alla metà del secolo XVII , poi, con maggiore continuità, dal 1770 al 1915. Infine sono presenti due unità, non datate, ma ascrivibili al secolo XVII, costituite da un “consegnamento” dei beni dei “forensi”, ossia dei proprietari non residenti nella comunità (o comunque non annoverati tra i suoi membri) e da una “memoria” elencante le terre possedute dal priorato di Olivola nel territorio comunale di Ottiglio [A.C.O., I sez., Catasto, faldd. 185-196, 205-207].    Secondo documenti prodotti attorno alla metà del secolo XVIII e anch’essi conservati presso l’archivio storico comunale nel fondo che raccoglie gli atti di lite, si assegnava ai nuovi abitanti anche nullatenenti una quota minima fittizia di registro, detta “lire morte” o “registro morto” [A.C.O., I sez., fald. 36, Atti di lite 1700-1778, fasc. 21, Atti di lite della Comunità di Ottiglio contro diversi particolari “forensi” abitanti in Ottiglio per il pagamento delle lire morte, 1757; per la particolare diffusione di questa pratica in area monferrina, cfr. ad esempio A.S.T., Camerale, I Archiviazione, Provincia di Acqui, Mazzo 1, fasc. 1, Ordinanza del Senato di Monferrato sul ricorso della comunità di Santo Steffano Belbo per essere mantenuta in possesso d’esigere sul registro morto il fumante verso li particolari (1719): in molte comunità della provincia acquese, a cominciare dalla stessa Acqui, “per non sovracaricarsi di abitanti nullatenenti, viene stabilito che chiunque abita in un luogo sia riputato come possidente una certa quantità di registro”].
Ordinati
Presso l’archivio storico comunale sono conservati Ordinati del consiglio della comunità per gli anni 1470-1528, 1537-1546, 1589-1612, 1638-1693, 1705-1709. La serie riprende nel 1736 e prosegue senza più significative interruzioni fino a confluire, con il 1846, in quella dei Verbali del consiglio e della giunta comunali [A.C.O., I sez., faldd. 3-33, Ordinati comunali, verbali del consiglio e della giunta comunale].
Dipendenze nel Medioevo
Si hanno a riguardo assai scarse informazioni. Nel 1224, il luogo risultava tra quelli posseduti dal marchese Guglielmo VI di Monferrato pro allodio suo [Cancian 1983, p. 734]. Due documenti, rispettivamente del 1296 e del 1305, menzionano l’esistenza di un Bonifacio dominus de Tilio [Gabotto 1911, doc. 19 e doc. 21]. I de Tilio sono presenti al parlamento monferrino di Chivasso nel 1320 e più tardi (1379) a quello di Moncalvo, convocato da Ottone di Brunswick.
Feudo
Nel corso dell’età moderna, il feudo di Ottiglio ebbe molto spesso la struttura di un folto consortile. All’interno del gruppo dei signori, gli avvicendamenti furono numerosi, per estinzione di lignaggi maschili e successioni per via di matrimonio, alienazioni di quote di giurisdizione tra membri di casate nobiliari dell’area, cessioni a titolo oneroso di prerogative signorili tornate temporaneamente sotto il controllo della camera ducale.
     Scomparsi i de Tillo, attestati dalla metà del secolo XIII, e i signori di Mercenasco, destinatari di investiture quattrocentesche, le prerogative sul luogo appaiono inegualmente distribuite tra una pluralità di famiglie, tra le quali, alla fine dello stesso secolo XV emersero i Cane, i Gambalotta, i Mola, gli Zabaldani; nel secolo XVI , i Colli, i Picco e i Pozzobonelli; nel secolo XVII, i Benso, i Bolla, i Montiglio (dal 1652), i Rampini; nel secolo XVIII, i Bellone e i Curione [Guasco 1911, vol. III, pp. 1190-1192; Giorcelli 1904-1905, pp. 105-106; A.S.T., Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarède (s. d., ma attorno al 1710); A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Provincia di Casale (1753), tab. 1, c. 15v].
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, dapprima con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo (al di là cioè della designazione dell’area di competenza, prevalentemente militare, dei governatori delle principali piazzeforti) e poi, dal 1560 circa, con più saldo profilo istituzionale, era classificato fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro” o della provincia di Casale [Raviola 2001, pp. 103 e 359].
     Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708, entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Sturani 1995].   
     Entro la maglia amministrativa francese, Ottiglio seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e dunque di Ottiglio non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; A.N., Paris F2 I 863 (Montenotte)]. Vedi mappa.
     Dopo la parentesi napoleonica, Ottiglio rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 [Sturani 1995].
Mutamenti Territoriali
Gli effetti territoriali dei contenziosi sui confini documentati nell’età moderna appaiono irrilevanti nel lungo periodo.
Comunanze
Nella seconda metà del secolo XVIII i beni della comunità appaiono limitati a 19 moggia (appena lo 0,5 per cento circa dell’intera superficie comunale), quasi interamente boschivi, concentrati in una sola “contrada”, denominata della Comune, “in sito alpestre e in collina”. In un’altra regione, “detta del Molino”, esisteva inoltre un campo, di un moggio di superficie. Il bosco era ceduo; essendo costituito essenzialmente di arbusti (“evincuolo, spinaglie e qualche cespuglio di rovere”) forniva esclusivamente legna “minuta” e fascine. Il taglio si compiva ogni dieci anni. La legna che se ne ricavava non veniva commercializzata, ma utilizzata per le necessità dell’amministrazione comunale e in parte distribuita al messo e al campanaro. Non era consentito il “boscheggio” [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 223r-228r; Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789); I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769)]. Attorno agli anni Quaranta del secolo XIX, i beni comuni di Ottiglio assommavano a 18 tavole, in misura piemontese. Nel 1990 il territorio gravato da usi civici è calcolato in poco più di ha. 0,8 [A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 8, Terreni incolti posseduti dalle comunità della Provincia di Casale (31 Marzo 1837-27 Ottobre 1838); C.U.C.].
Liti Territoriali
Verso gli anni Ottanta del Settecento, all’epoca cioè della “misura generale” del Monferrato promossa dalle autorità sabaude, risultava che i confini del territorio di Ottiglio, pur non ancora definiti con tutte le comunità interessate, erano stati negoziati -- apparentemente con successo -- con Casorzo, Grazzano, Olivola e Sala [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 223r-28r; A.C.O., I sez., Amministrazione, fald. 221, Transazioni e convenzioni 1518-1783: fasc. 8, Transazione tra la Comunità di Ottiglio e quella di Grazzano, 1743; fasc. 9, Transazione tra la Comunità di Ottiglio e quelle di Casorzo e di Olivola, 1783]. Nel tardo secolo XVII e per gran parte del secolo XVIII era stata presente una notevole conflittualità soprattutto con la vicina comunità di Olivola, riguardante non soltanto i confini, ma anche il pedaggio riscosso dalla comunità di Ottiglio nel proprio territorio -- dal pagamento del quale Olivola rivendicava l’esenzione per i suoi abitanti -- e la tassazione delle proprietà “forensi” appartenenti ad abitanti della stessa Olivola [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 17, fasc.12, Liti territoriali attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma attorno al 1780), cc. 13-14; A.C.O., I sez.: fald. 35, Atti di lite 1670-1685, fasc. 3, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e il nobile Giovanni Pia di Olivola, 1682; fald. 36, Atti di lite 1700-1778: fasc. 6, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e Pietro Antonio Guarneri di Olivola, 1726-1727; fasc. 24, Atti di lite tra la Comunità di Olivola e quella di Ottiglio riguardanti il diritto di pedaggio della Comunità di Ottiglio, 1768; fald. 37, Atti di lite 1773-1800, fasc. 3, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e Giambattista Rivalta di Frassinello d’Olivola per questioni di violazione del pedaggio, 1776; A.C.O., I sez., Decreti, grida, suppliche: fald. 226, Suppliche della Comunità di Ottiglio 1643-1791, fasc. 9, Supplica della Comunità riguardante gli atti di lite tra la Comunità suddetta e la Comunità di Olivola per i confini, 1707; fald. 227, Suppliche di privati 1667-1800, fasc. 4, Supplica del nobile Pietro Guarneri di Olivola per citare la Comunità di Ottiglio per questioni riguardanti il pagamento di taglie di terreni da lui venduti, 1728]. Un altro contenzioso, tardo settecentesco, oppose la comunità di Ottiglio a quella di Villa San Secondo [A.C.O., I sez., fald. 37, Atti di lite 1773-1800, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e quella di Villa San Secondo, 1800].
Fonti
A.C.O. (Archivio Storico del Comune di Ottiglio), I sez., faldd. 3-33, Ordinati comunali, verbali del consiglio e della giunta comunale.
A.C.O., I sez.: fald. 35, Atti di lite 1670-1685, fasc. 3, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e il nobile Giovanni Pia di Olivola, 1682; fald. 36, Atti di lite 1700-1778, fasc. 6, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e Pietro Antonio Guarneri di Olivola, 1726-1727; fasc. 21, Atti di lite della Comunità di Ottiglio contro diversi particolari “forensi” abitanti in Ottiglio per il pagamento delle lire morte, 1757; fasc. 24, Atti di lite tra la Comunità di Olivola e quella di Ottiglio riguardanti il diritto di pedaggio della Comunità di Ottiglio, 1768; fald. 37, Atti di lite 1773-1800, fasc. 1, Atti di lite fra la Comunità di Ottiglio e don Marco Antonio Canessi arciprete e vicario foraneo di Ottiglio, 1773; fasc. 3, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e Giambattista Rivalta di Frassinello d’Olivola per questioni di violazione del pedaggio, 1776; fasc. 14, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e quella di Villa San Secondo, 1800.
A.C.O., I sez., Catasto, faldd. 185-196, 205-207.
A.C.O., I sez., Amministrazione, fald. 221, Transazioni e convenzioni 1518-1783: fasc. 8, Transazione tra la Comunità di Ottiglio e quella di Grazzano, 1743; fasc. 9, Transazione tra la Comunità di Ottiglio e quelle di Casorzo e di Olivola, 1783.
A.C.O., I sez., Decreti, grida, suppliche: fald. 226, Suppliche della Comunità di Ottiglio 1643-1791, fasc. 9, Supplica della Comunità riguardante gli atti di lite tra la Comunità suddetta e la Comunità di Olivola per i confini, 1707; fald. 227, Suppliche di privati 1667-1800, fasc. 4, Supplica del nobile Pietro Guarneri di Olivola per citare la Comunità di Ottiglio per questioni riguardanti il pagamento di taglie di terreni da lui venduti, 1728
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863   [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune   d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII    (1804).
 
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
A.S.A., Senato del Monferrato, Atti di lite, fasc. 3, Atti di lite tra la Comunità di Ottiglio e Giambattista Rivalta di Frassinello d’Olivola per questioni di violazione del pedaggio, 1776, Senato del Monferrato, Atti di lite, Mazzo 145 (1689-1722).
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al 1710).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 8, Terreni incolti posseduti dalle comunità della Provincia di Casale (31 Marzo 1837-27 Ottobre 1838).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Acqui, Mazzo 1, fasc. 1, Ordinanza del Senato di Monferrato sul ricorso della comunità di Santo Steffano Belbo per essere mantenuta in possesso d’esigere sul registro morto il fumante verso li particolari (1719).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 223r-228r; 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789); Mazzo 17, fasc.12, Liti territoriali attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma attorno al 1780), cc. 13-14; Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); Mazzo 37, Relazione generale dell'operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 90r-92v.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753).
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
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Descrizione Comune
Ottiglio
     Una particolarità del comune di Ottiglio, fu, nel corso dell’età moderna, la cospicua presenza, tra i signori, della comunità stessa, in particolare in quanto detentrice, secondo una fonte seicentesca, del pedaggio, del fodro, della metà dei redditi del mulino, della bannalità dei forni, del “ritaglio” e dell’osteria, del diritto alla regolamentazione della caccia, oltre a condividere con gli altri feudatari le prerogative più strettamente giurisdizionali e il controllo delle acque e dei pascoli del territorio.  La prima investitura accertata della comunità risale al 1589, benché i suoi rappresentanti evocassero la memoria di ben più antiche concessioni.
     All’inizio del
secolo XVII , accanto alla comunità, i principali signori risultavano essere i Picco; un secolo dopo, al loro posto troviamo i Montiglio, che cercarono attivamente di affermare la loro preminenza a spese soprattutto della comunità, in quanto le quote di giurisdizione tenute dagli altri “consignori” -- i Bolla, i Mola e i Rampini o, verso la metà del Settecento, i Bellone (della famiglia dei signori di Altavilla), i Benso, i Curione, i Carello e i Rampini – apparivano ormai del tutto marginali [Guasco 1911, vol. III, pp. 1190-1192; Giorcelli 1904-1905, pp. 105-106; A.S.T., Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarède (s. d., ma attorno al 1710); A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Provincia di Casale (1753), tab. 1, c. 15v].
     A partire dalla metà del secolo XVII, la comunità e quelli che presto divennero i principali feudatari (con peso pressappoco equivalente all’interno del consortile) finirono così per fronteggiarsi – l’acme fu raggiunta intorno al 1720 - in un ampio contenzioso giurisdizionale per il controllo del territorio e delle sue risorse. La comunità contestava in effetti gran parte dei diritti allora dichiarati di loro esclusivo possesso dai conti Montiglio nei loro “consegnamenti” di beni feudali: la prerogativa di emanare editti riguardanti la viabilità; l’interdizione della caccia; il possesso dei muri e dei fossati del “recinto” (secondo la versione della comunità, il recinto veniva “ab immemorabili” concesso in affitto perpetuo da parte della stessa comunità ai “particolari attigui”, “senza verun titolo né scrittura d’affittamento”), oltre che di tutti i materiali in esso compresi; la giurisdizione criminale del podestà (di nomina del conte) e il possesso dei bandi campestri (cioè il diritto di appaltarne la vigilanza e riscuotere quote delle pene pecuniarie erogate); la proprietà del mulino, che il feudatario considerava semplicemente concesso in enfiteusi alla comunità, tenuta a corrispondergli la metà del reddito.     
     La comunità rispondeva con una serie di puntuali atti possessori: l’attuaro del tribunale podestarile, notaio nominato dal consiglio comunitativo, tratteneva gli atti processuali, compresi quelli criminali, presso di sé; gli esattori procedevano direttamente all’esazione e ai sequestri a carico dei debitori morosi senza ricorrere al podestà, anche quando, spirato il termine della loro durata in carica, ciò sarebbe stato necessario; gli uomini di Ottiglio sfrondavano le piante di noce nei boschi del feudatario, impedivano agli operai del conte di lavorare ai fossati attorno al recinto; gli agenti della comunità si appropriavano dell’intero prodotto della molitura. Il conte, da parte sua, compiva ostentate deambulazioni sul pomerio, emetteva editti che proibivano la caccia, ordinava agli uomini di Oviglio di provvedere alla manutenzione delle strade, limitava, riproducendo un analogo provvedimento pubblicato dal consiglio della comunità, il transito nell’abitato di mandrie, carri e “barozze”.
    La comunità legittimava le sue pretese richiamandosi agli statuti, che garantivano ai suoi “agenti” il diritto di emanare liberamente le norme che avessero ritenuto più opportune pro bono reipublicae e, in quanto titolare di quote di signoria e di iura feudalia, rifiutava le ingiunzioni del feudatario in nome del principio par in parem non habet imperium. Il conte Montiglio, a sua volta, respingeva questa pretesa parità giurisdizionale, interpretando la propria investitura come più ampia, comprendente tutti i diritti “camerali” e le regalie.
     Nel 1708 il senato del Monferrato si era in realtà già espresso, accogliendo in parte le richieste comunitarie: il decreto che rendeva esecutiva la sua sentenza, emanato dal nuovo sovrano Vittorio Amedeo II, aveva ufficializzato una sorta di codominio tra il Montiglio e la comunità, accomunati dalla quasi possessio della giursdizione sul luogo, che avrebbe dovuto esercitarsi cumulative, ossia in maniera congiunta in ogni atto normativo.
     Il feudatario aveva avanzato appello e la causa proseguiva attraverso una proliferante produzione di prove e di pareri giurisprudenziali per iniziativa delle due parti [A.S.A., Senato del Monferrato, Atti di lite, Mazzo 145 (1689-1722)]. Ciò non impedì, tuttavia, che, alle soglie del 1740, la Camera confermasse con patenti d’investitura i principali diritti della comunità in quanto “consignora” del luogo e che questa li mantenesse fino all’abolizione della feudalità [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 223r-325v; A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 17, fasc. 12, Descrizione delle liti attive e passive delle Comunità della Provincia di Casale (s. d., ma attorno al 1780)].
     La Statistica generale del 1753 fornisce un dato sulla estensione complessiva del territorio (2888 moggia) inferiore di ben 1054 moggia rispetto alla quantità che si trova nelle risposte del consiglio comunitativo (convocato del 19 gennaio 1782) ai quesiti posti dalla circolare diramata dall’intendenza provinciale il 16 dicembre 1781 (3942 moggia “verisimili”).
     La Statistica generale attribuiva oltre la metà del territorio ai vigneti (il 54,3 per cento), circa il 14 per cento ai campi, il 17 per cento ai prati, circa il 15 per cento ai boschi e nessuna estensione ai pascoli e incolti. Nel convocato del 1782, la distribuzione delle colture all’interno della ben maggiore superficie agricola comunale riportata risultava notevolmente differente: le vigne coprirebbero circa il 44 per cento dell’intero territorio, l’aratorio il 21,6 per cento, i prati poco più del 9 per cento, i boschi il 23,5 per cento e gl’incolti quasi l 2 per cento.
     Il quadro offerto dal documento del 1782 appare dunque contrassegnato da una presenza più rilevante del bosco-incolto e, in minor misura, del campo, parallelo a un ridimensionamento della vite e del prato [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tabb. 3-4; A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 223r-228r; 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789)].
     Le tabelle della Statistica generale dedicate alle produzioni registrano però una forte insufficienza del frumento prodotto in rapporto alle necessità locali di consumo (nella misura del 58,8 per cento del fabbisogno) a fronte di una consistente eccedenza di vino (corrispondente al 63 per cento del prodotto totale). Molto accentuata appare invece la consueta carenza di “meliga bianca” (per il 92, 6 per cento del fabbisogno locale) e di “marzaschi” (per il 93,7 per cento). Nelle parole degli amministratori della comunità del 1782, benché il genere predominante fosse indubbiamente il vino, le viti, anche a prezzo di cure costose, davano poco frutto “per essere li terreni giarini e tovegni”.
      Ancora la Statistica generale segnalava come attività praticata nel territorio di Ottiglio la fabbricazione di calce [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tabb. 5-9 e testo corrispondente].