Trecate

AutoriLeggero, Roberto
Anno Compilazione2008
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Novara
Area storica
Contado di Novara; vicariato di Trecate.
Abitanti
700 fuochi alla fine del Cinquecento secondo il Bascapè; 400 fuochi pari a circa 2000 ab. nel 1643 (Andenna 1982, pp. 300-301); 3743 ab. nel 1807 (ASNo, Agogna, 552, 15 luglio 1807); 5071 ab. nel 1838; 6263 ab. nel 1861; 9018 ab. nel 1901 (Garzoli 1990, p. 9); 16915 ab. nel 2001 (19277 ab. nel 2007).
Estensione
Superficie (ha) 3,842. Quota s.l.m. (in metri) 136
Confini
Bernate Ticino (MI), Boffalora Sopra Ticino (MI), Cerano, Garbagna Novarese, Novara, Romentino, Sozzago
Frazioni
San Martino; Cascina Bettole; Cascina Pozzaccio Nuovo; Cascina Pozzaccio Vecchio. Vedi mappa.
Toponimo storico
La tradizione popolare vorrebbe che il nome Trecate sia derivato dall’espressione “trecà”, “tre case” nella parlata locale con allusione alla limitata consistenza demografica della località. Tale interpretazione è da respingere. Si dovrà intendere il nome della località come derivato dal «presunto nome personale Triccus col suffisso gallico –ate indicante possesso» (Dessilani 2001, p. 130).
Diocesi
Novara
Pieve
San Cassiano, situata a circa un chilometro ad oriente dell’attuale abitato (extra oppidum per semimiliarem Stoppa 1987, p. 13) lungo la strada che conduceva al Ticino, la chiesa era ancora in piedi nel XVI secolo benché abbandonata. Subì un ripristino con abbattimento delle navatelle laterali all’inizio del Seicento. Tra la prima metà del XVIII secolo e il 1762 venne modificata l’intitolazione e successivamente ripristinata quella originale (Stoppa 1987, pp. 13-16). Dipendeva dalla canonica di S. Maria di Novara. «Vi fu anche una pieve a Trecate, testimoniata nel 1014 e poi fra il 1027 ed il 1030» (Andenna 1974, p. 500). Prima di questa data esercitava la funzione di pieve la pieve urbana di Novara:
due sono le ipotesi plausibili: la prima, che la plebania di Trecate sia stata creata durante il regno di Berengario II, come quella di Mosezzo; la seconda invece, che la plebs dati dal momento in cui l’arcivescovo Landolfo II si impossessò della località (Andenna 1974, p. 500 n. 23).
Secondo Dessilani la pieve:
doveva essere sorta durante il periodo in cui la località era stata soggetta alla Chiesa milanese [tra il 990 e il 1014] e per iniziativa di essa; forse determinante per la creazione della sede pievana fu, oltre l’ubicazione geografica di Trecate sulla sponda novarese del Ticino, anche la presenza del porto fluviale di Bestagno [Boffalora] a essa strettamente connesso. Pochi anni dopo, tra il 1027 e il 1030 il vescovo novarese Petro III donava ai canonici di S. Maria la pieve di Trecate con tutte le cappelle, le decime, i mansi e le terre (…) dunque il territorio tornava entro la giurisdizione diretta del capitolo della Cattedrale, come era stato nei secoli precedenti. È questo il motivo per cui la zona trecatese non venne considerata parte della squadra inferior a metà Trecento (Pievi 1997, pp. 55-58).
Dello stesso parere la Gavazzoli Tomea (Novara e la sua terra 1980, p. 66).
Altre Presenze Ecclesiastiche
San Michele dipendeva, come la pieve, dalla canonica di S. Maria di Novara come risulta dalle bolle pontificie del 1132 e del 1148. Doveva trattarsi della cappella castellana infatti essa viene indicata, nel XVI secolo come collocata «in loco castri» ma «ormai semiabbandonata e periferica rispetto all’abitato era stata privata dalle dignità parrocchiale trasferita alla gotica S. Maria Assunta (…) distrutta in seguito alla costruzione del castello settecentesco, oggi villa Cicogna (…) Garzoli situa invece S. Michele con maggiore precisione di fronte alla villa, sull’attuale via Ferraris» (Novara e la sua terra 1980, p. 67).
Oratorio di S. Gerolamo: «Piccola chiesa lunga appena 13 metri, che apparteneva alla parrocchiale di S. Michele ed era anch’essa all’origine intitolata allo stesso santo. La sua fondazione doveva essere molto antica per l’intitolazione, per la dipendenza dalla chiesa del castello ed anche per l’ubicazione davanti alla porta Quadroppio, all’imbocco dell’attuale via Leonardi. Sorgeva infatti in antico, una chiesa ad ogni porta: S. Michele alla posta di via Romentino, S. Rocco a quella di Capomondo, S. Maria della Neve in via Novara e S. Maria Assunata in Porta Nuova. Il Bascapè nel 1549 la trova in stato di notevole abbandono» (Garzoli 1990, p. 280).
S. Maria Assunta: attuale parrocchiale. «Di questa chiesa maggiore, sita al centro dell’abitato, che solo circa il 1594 sarà dichiarata, anche giuridicamente, parrocchiale con il nuovo titolo, assegnatole appunto dal Bascapè, di ecclesia Sanctae Mariae Assumptionis, nulla sappiamo con precisione del tempo e delle modalità della costruzione» (Stoppa 1987, p. 12). Essa venne ristrutturata e ampliata alla fine del XIX secolo anche se la facciata è del 1826 ed è dovuta all’opera dell’architetto Stefano Melchioni (Dessilani 2001, p. 131).
S. Ambrogio: l’intitolazione è probabilmente connessa con la fase durante la quale Trecate era stato dipendente dalla diocesi di Milano. La chiesa è ricordata nelle bolle pontificie del 1132 e del 1148. Essa viene descritta come antiqua già dalle visite pastorali seicentesche. «Era posta quasi al centro dell’abitato, col fianco meridionale coerente la via principale O-E, e l’abside verso l’attuale vicolo S. Ambrogio» (Novara e la sua terra 1980, p. 67). La chiesa e la confraternita vennero soppresse con decreto del ministro del culto del 17 maggio 1806. La confraternita venne ricostituita nel 1819 presso S. Francesco (Garzoli 1990, p. 257).
S. Francesco: «appartenuta al sopresso convento dei frati minori sorto nel 1520, è secentesca e conserva affreschi del Cerano» e di altri (Dessilani 2001, p. 131).
S. Martino del Basto: «Il toponimo si riferisce a ‘Bestagno’ o ‘Badast’, l’antico porto sul Ticino, pertinente la pieve di Trecate, restituito dall’imperatore Enrico II nel 1014 al vescovo novarese, a cui era stato tolto, in favore dei milanesi, dai marchesi anscarici (…) a circa quattro chilometri dall’abitato, presso un promontorio che si spinge fra due anse del Ticino, esisteva l’antico oratorio di S. Martino del Basto. Ubicabile nella zona dell’attuale torretta della proprietà Armani, esso era spostato di circa 100 metri a E della esistente cappella barocca che ne ha conservato la dedicazione» (Novara e la sua terra 1980, p. 67). L’oratorio era particolarmente importante in quanto collocato nei pressi di un porto a cui confluivano sia la via che da Vercelli, attraverso Novara, conduceva a Milano sia la direttrice che da Pavia, percorrendo la pianura, arrivava a Novara.
Oratorio e ospedale di S. Dionigi: «l’impossibilità di stabilire l’origine storica dell’istituzione ne proverebbe la remota fondazione»; la chiesa è attestata nella visita pastorale di Carlo Bascapè del 1594 il quale comandò in quell’occasione al titolare del beneficio di rintracciare il documento di «fundazione d’esso Hospitale o altra scrittura onde si possa conoscere essa fundazione et sua qualità et obblighi» (Garzoli 1990, p. 259).
Chiesa del Carmine: di origine seicentesca nel 1657 appare ancora incompiuta ed era stata promossa dal consorzio del Carmine. Solo nel 1762 la struttura risulta completa in ogni suo elemento ad eccezione dell’organo. La famiglia Guascone di Trecate era stata particolarmente legata alla chiesa (Garzoli 1990, p. 263-264).
Chiesa di Maria Ausiliatrice: chiesa edificata alla fine del XIX secolo. Venne abbattuta nel 1952 per fare posto al nuovo oratorio parrocchiale (Garzoli 1990, p. 267).
Assetto Insediativo
Nel diploma del 1014 Trecate è indicata come villa (Cognasso p. 92). Ciò significa che esso doveva presentarsi con la forma dell’abitato a maglie larghe non fortificato. L’attivismo del visdomino della chiesa di Novara, Leone, la presenza a Novara nel 911 di Berengario I e il fatto di sapere che Corrado Conone, figlio di Berengario era proprietario della curtis di Trecate, inducono a credere che proprio in quel periodo – analogamente a quanto accadde a Cameri e a Galliate – si sia svolto un primo incastellamento di Trecate. Ciò avrà comportato, come altrove, un processo di “restringimento” dell’abitato, ora rinserrato dalle opere di fortificazione. Il villaggio incastellato, pervenuto nelle mani dell’arcivescovo di Milano prima e del comune poi, venne poi distrutto nel 1154 da Federico I. I milanesi lo riedificarono nel 1157 potenziandone le strutture attraverso muraglie e torri (Andenna 1982, p. 301). Da un documento del 1514 sappiamo che esso si presentava ancora come un villaggio fortificato e che al suo interno era posta anche la chiesa di S. Michele con il cimitero. Nel 1643, tuttavia, l’insediamento si presentava così: «È terra aperta che non ha muraglia né altra cosa atorno, solo che 5 porte, quasi ruinate et un’acqua che la circonda, chiamata la roggia Mora» (Andenna 1982, p. 301). Nella Teresiana del 1723, è chiaramente individuabile la struttura dell’insediamento, circondato dalla roggia Mora. Nelle mura si aprivano quattro porte: quella di Sozzago a sud, quella di Novara a ovest, quella di Romentino a nord e quella di Milano a est.
Luoghi Scomparsi
Bestagno (porto)
Comunità, origine, funzionamento
«La prima menzione da noi posseduta della località di Trecate è contenuta in un elenco di ville, la cui decima era stata donata, attorno all’840 dal vescovo novarese Adalgiso al Capitolo di Santa Maria di Novara (…) In questo periodo Trecate non doveva essere sede di pieve, ma il suo territorio rientrava certamente nelle dipendenze della pieve urbana di Novara» (Andenna 1974, p. 500 n. 23). La comunità, contesa tra la diocesi di Novara e quella di Milano, dovette godere di una condizione favorevole allo sviluppo di una autonomia locale anche dopo il passaggio nelle mani del comune di Milano, autonomia testimoniata da Matteo Visconti il quale, nel XIII secolo, nel corso di un processo amministrativo, affermò che Trecate godeva di «libertà ed esenzione». A quell’epoca il castrum era posseduto dagli abitanti di Trecate (Andenna 1982, p. 301).
Catasti

A.S.T. (Archivio di Stato di Torino)
Documentazione catastale ASNo, Contado di Novara, b. 256 e b. 317.
Dipendenze nel Medioevo
La seconda notizia più antica relativa a Trecate risale all’«877: in tale data l’imperatrice Angelberga, vedova di Ludovico II, donava ad un monastero di Piacenza “cortes meas in comitatu Bulgariense, id sunt Brunago et Trecate” (…) La villa, testimoniata nell’840 aveva nelle sue vicinanze una curtis della regina e ciò lascia pensare che la località fosse da antica data su terre fiscali (…) la corte di Trecate appartenne in seguito ai possessi fondiari di Berengario II: infatti nel 990 Corrado Conone, figlio di Berengario II, donava alla chiesa milanese il luogo di Trecate» (Andenna 1974, p. 500 n. 23).
Feudo
Il 19 giugno del 1437 il duca di Milano Filippo Maria Visconti vendette ad Oldrado da Lampugnano il feudo di Trecate che rendeva circa mille ducati d’oro all’anno. Dopo la morte del duca gli homines di Trecate si accordarono con i rettori della Repubblica Ambrosiana (26 ottobre 1447) affinché, pur appartenendo alla Repubblica, la terra di Trecate non venisse nuovamente infeudata e mantenesse lo status giuridico di terra separata. I medesimi patti vennero stretti il 7 febbraio 1449 con Francesco Sforza. Tuttavia lo Sforza si guardò bene dal rispettarli e infatti non solo riconfermò il feudo a Oldrado da Lampugnano ma, dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta il 7 gennaio 1460, acconsentì affinché il beneficio passasse al figlio di Oldrado, Giovanni Andrea. Il feudo di Trecate rimase ai Lampugnano fino al 1643 e fu poi devoluto alla Camera
Mutamenti di distrettuazione
La collocazione di Trecate tra le terre pertinenti al dominio visconteo e sforzesco ha la sua radice nell’appartenenza del comune alla diocesi di Milano. Infatti la comunità di Trecate era stata soggetta alla Chiesa milanese tra il 990 e il 1014. Dopo tale data Trecate rientrò nuovamente entro i confini della diocesi di Novara. Benché ritornassero nella disponibilità del vescovo di Novara sia la pieve (probabilmente creata dall’arcivescovo milanese) sia l’importantissimo porto sul Ticino, «all’arcivescovo di Milano (…) restò la disponibilità dei beni immobili e delle terre» (Andenna 1982, p. 301). Con la nascita e la crescita politica dell’istituzione comunale a Milano la presenza della sede arcivescovile ambrosiana venne sostituita da quella del comune stesso: «Come per la vicina Galliate i Milanesi si impadronirono dei beni dell’arcivescovo e del castello e lo rafforzarono» (Andenna 1982, p. 301). «Quando nel 1154 Federico Barbarossa comparve in Lombardia, il Comune di Milano era padrone del ponte sul Ticino che aveva costruito forse per sostituire il vecchio incomodo porto di Bestagno e vi aveva eretto fortificazioni per assicurarsene il possesso. Inoltre era, ci afferma Ottone di Frisinga, in possesso dei castelli di Galliate (…) e di Trecate» (Novara e il suo territorio 1952, p. 128). Alla fine del XIII secolo, il castrum di Trecate, come ebbe ad affermare durante un processo Matteo Visconti, «pur essendo posto sul territorio della città e dell’episcopato novarese, godeva di libertà ed esenzione, anzi al suo interno si svolgeva anche una certa attività legislativa» (Novara e il suo territorio 1952, p. 128). Questa condizione di libertà si mantenne fino al 1437 quando del feudo di Trecate venne investito Oldrado da Lampugnano. Trecate rimase soggetto alla signoria dei Lampugnano per riacquistare poi la libertà grazie ai patti stretti con la Repubblica Ambrosiana e poi nuovamente fu soggetta ai Lampugnano come conseguenza dell’ascesa a Milano di Francesco Sforza.
Dopo i trattati di Worms (1743) e di Aquisgrana (1748) lo stato sabaudo si estese fino al Ticino, dal Po al Lago Maggiore: «i trattati di Worms e di Acquisgrana misero adunque fine alla secolare spartizione politica ed economica della diocesi di Novara. Tutte le regioni su cui Novara aveva cercato di dominare nell’età più bella del comune erano di nuovo un’unità: Val Sesia e Val d’Ossola, la riviera occidentale del Lago Maggiore, la Lomellina» (Cognasso 1971, 459). In età napoleonica Trecate si trovò a far parte del Dipartimento dell’Agogna. Con il ritorno dei Savoia nel 1814, Trecate entrò a far parte del Circondario di Novara.
Mutamenti Territoriali
«Nel 990 Corrado Conone, marchese di Ivrea, prima di morire, lasciò alla chiesa milanese, cioè al vescovo Landolfo da Carcano, la corte di Trecate, da cui probabilmente dipendevano importanti baragge sul territorio della vicina Galliate (…) con ogni probabilità la curtis di Trecate, come tutte le corti italiane, possedeva un certo numero di mansi anche sui contermini territori e pertanto l’arcivescovo di Milano, non sappiamo se Landolfo da Carcano, oppure Arnolfo da Arsago, o Ariberto da Intimiano, edificò su questa terra la nuova Galliate» (Andenna 1996, p. 13). Gli Statuti di Novara pongono particolare attenzione al caso di Trecate. In essi, infatti, viene specificato che vi è l’obbligo per il podestà di determinare con termini apparenti entro due mesi la campagna di Trecate verso Gradesio (l’Inglesa), Pernate, Romentino, Cerano, Sozzago, Olengo. «Forse era diffidenza per quei di Trecate perché vi aggiunge il divieto per essi, fatta la delimitazione, di sfruttare le terre delle ville vicine. Un altro articolo degli Statuti accenna alla occupazione di terre e case di Novaresi da parte dei Trecatesi ed all’obbligo del podestà di imporre la restituzione; i consoli di giustizia dovevano, occorrendo, usare le terre che i Trecatesi possedevano nel territorio di Gradesio (l’Inglesa) per indennizzare i Novaresi» (Novara e il suo territorio 1952, 239). L’articolo dello statuto che si occupa del problema della definizione del territorio di Trecate è il seguente: «È stato stabilito che il podestà, entro i due mesi successivi al suo ingresso in carica, sia tenuto a delimitare, per mezzo di confini evidenti, la curia di Trecate (curia Terchati) da quella della cascina Gradesio, Penate, Romentino, Cerano, Sozzago, Guilengi e degli altri luoghi confinanti con la giurisdizione di Novara. E, determinate le curie, il Podestà sia tenuto in ogni modo a far si che gli uomini di Trecate, di persona o con il loro bestiame, si servano della curia del distretto di Novara e, specificatamente, della curia di Gradesio» (Statuta Civitatis Novariae 1993, p. 95). Ordini del comune relativi alla riunificazione delle comunità separate ASNo, Contado di Novara, b. 317.
Comunanze
La ricognizione effettuata dal Prefetto del Dipartimento dell’Agogna nel 1807 rilevava che «la Comune di T. non possiede beni indivisi né pascoli promiscui con altri Comuni e per conseguenza non concorre né per consuetudine né per Contratto né per altro titolo a qualsiasi spesa» (ASNo, Agogna, 552, Risposta del Podestà del Comune di T. ai quesiti della Reale Prefettura Dipartimentale, 5.10.1807, ).
Liti Territoriali
Gli Statuti di Novara imponevano al podestà di determinare con “termini apparenti” entro due mesi dalla sua nomina i confini della campagna di Trecate verso Gradesio (l’Inglesa), Pernate, Romentino, Cerano, Sozzago, Olengo. A ciò si aggiungeva il divieto per gli abitanti di Trecate, di sfruttare le terre delle ville vicine, segno evidente di ripetuti tentativi in tal senso. Altrettanto evidenti le tensioni con Novara se un «altro articolo degli Statuti accenna alla occupazione di terre e case di Novaresi da parte dei Trecatesi ed all’obbligo del podestà di imporre la restituzione» (Novara e il suo territorio 1952, 239).
Fonti
Fonti edite
M. F. Baroni, Novara e la sua diocesi nel Medio Evo attraverso le pergamene dell’Archivio di Stato, Banca Popolare di Novara, Novara 1981.
L. Cassani-G. Mellerio-M. Tosi, Consigniationes beneficiorum Diocesis Novariensis factae anno 1347 tempore reverendi domini Guilelmi Episcopi, I-II, Torino 1937.
Ceruti, Statuta Communitatis Novariae, Novara 1879.
Consignationes beneficiorum diocesis novariensis factae anno 1347, BSSS CLXV, Torino 1937.
P. Pedrazzoli, Statuta Communitatis Novariae, Eos, Novara 1993.
F. Gabotto-A. Lizier-G.B. Morandi, Le carte dell’Archivio Capitolare di Santa Mariadi Novara, I-II, Pinerolo 1915.
Fonti inedite
A.C.T. (Archivio Storico del Comune di Trecate).
A.S.N. Archivio di Stato di Novara).
A.S.N.,  Agogna, 552
A.S.N., Contado di Novara, b. 256.
A.S.N., Prefettura, Affari speciali dei comuni, I° versamento, b. 940.
A.S.N., Prefettura, Affari speciali dei comuni, II° versamento, b. 582.
A.S.N., Prefettura, Gabinetto, b. 492, fasc. 1, lettera del 7.12.1944 (Il Capo della Provincia di Novara Enrico Vezzalini al Ministero dell’Interno).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
Bibliografia
G. Andenna, Le pievi della diocesi di Novara. Lineamenti metodologici e primi risultati di ricerca, in Le istituzioni ecclesiastiche della «societas christiana» dei secoli XI-XII. Diocesi, pievi parrocchie, Atti della Settimana Internazionale di Studio, Milano 1-7 settembre 1974, Vita e pensiero, Milano 1977, pp. 487-516.
Id, Da Novara tutto intorno, Milva, Torino 1982.
Id, Gli uomini e l’alternanza della sorte. Tre comunità in età medievale tra il Ticino e la collina di Bellinzago, in Uomini e Terra vicende di tre comunità tra Ticino e Terdoppio. Bellinzago, Dulzago e Cavagliano, Tipografia S. Gaudenzio, Bellinzago Novarese 1989.
Id, Galliate in età medievale, in Il castello di Galliate nella storia del borgo, Tipolitografia Italgrafica, Novara 1996, pp. 8-43.
G. Balosso, Il Liber Estimi Cleri Civitatis Novariae et Episcopatus della metà del Trecento nell’Archivio Storico Diocesano di Novara, “Novarien”, 24 (1994), pp. 157-178.
C. Bascapè, Novaria seu de Ecclesia Novariensi, I-II, Novariae 1612.
Catalogo della raccolta di statuti, consuetudini, leggi, decreti, ordini e privilegi dei comuni, delle associazioni e degli enti locali italiani dal Medioevo alla fine del XVIII secolo, VIII, Olschki, Firenze1999.
F. Cognasso, Storia di Novara, Novara 19711.
F. Dessilani, I comuni novaresi. Schede storiche, Interlinea, Novara 2001.
G. Garzoli, Trecate. Storia delle chiese, Tipografia S. Gaudenzio (No), Trecate 1990.
F. Iacometti, Feste dei Santi Cassiano e Clemente patroni della comunità di Trecate, Tipogr. Antonio Rampi, Trecate 1980.
Insediamenti medievali tra Sesia e Ticino. Problemi istituzionali e sociali (secoli XII-XV), a c. di G. Andenna, Interlinea, Novara 1999.
Novara e il suo territorio, Banca Popolare di Novara, Novara 1952.
Novara e la sua terra nei secoli XI e XII. Storia documenti architettura, a c. di M. L. Gavazzoli Tomea, Silvana Editoriale, Milano 1980.
Pievi della pianura novarese, a c. di G. Andenna, Interlinea, Novara 1997.
A. L. Stoppa, L’antica pieve di S. Cassiano a Trecate, Grafica Novarese, Trecate 1987
G. Strafforello, Provincia di Novara, Unione Tipografico Editrice, Torino 1891 (rist. anast. Interlinea, Novara 1993).
Tra terra e acque. Carta archelogica della Provincia di Novara, a c. di G. Spagnolo Garzoli-F. M. Gambari, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte, Ages, Torino 2004.
Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia. L’età medievale (secoli VI-XV), a cura di M. Montanari, Provincia di Novara, Novara 2002.
Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia. L'età moderna (secoli XV-XVIII), a cura di S. Monferrini, Provincia di Novara, Novara 2003.
Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia. L'Ottocento, a cura di D. Tuniz, Provincia di Novara, Novara 2007.
Descrizione Comune

Trecate

     Il Bascapè nella sua Novaria seu de Ecclesia Novariensi così descrive il territorio sul quale insiste Trecate:
«Il seguente distretto [vicariato di Trecate] si protende lungo il Ticino dalla Parrocchia di Cassolo fino a quella di Cameri, per circa nove miglia. Questa spiaggia più delle altre circostanti alla città è amena e salubre. Primieramente il Ticino colla copia delle sueacque, che in certe stagioni sovrabbondano, col rapido loro corso si era in molti secoli scavato un grande alveo a guisa di una profonda valle larga circa un miglio, nella quale veggonsi prati, boschi, sorgenti, rivi, e lo stesso fiume spaziante, colle sue limpide acque, ora in una, ora un'altra parte con vari giri; e le verdi ripe di quella valle, quasi ameni ed eminenti colli, l’uno l’altro opposti, presentano una meravigliosa vaghezza, massime riguardando dal clivio. Inoltre al disopra di questi clivi, massime verso Novara, vi sono ampi margini incolti e pascoli spogli di alberi e di libera vista, ove forse in altri tempi lo stesso fiume passava e si stendeva per campi ghiaiosi (brughiere) e con aria purissima per circa due miglia dal fiume: ma oltre progredendo si incontrano campi cretosi ed irrigui con aria più pesante. In mezzo di questa zona incontrasi Trecate, o piuttosto Tercato, come leggesi negli antichi scritti. Al qual luogo si assegna un Vicario attesa la sua grandezza, avendo circa 700 fuochi, ossia famiglie, due Parrocchie e molte cappelle» (trad. Ravizza 1878, pp. 74-75).
Si noti che tra la fine del Cinquecento e la metà del secolo successivo la consistenza demografica di Trecate sembra compromessa, se l’Andenna può stimare a 400 fuochi pari a circa 2000 abitanti la popolazione del comune (Andenna 1982, pp. 300-301). Se si applicasse lo stesso indice utilizzato da Andenna ai 700 fuochi della fine del Cinquecento risulterebbe un calo demografico spaventoso visto che in una cinquantina d’anni si sarebbe passati da circa 3500 abitanti a circa 2000. Si noti anche che soltanto tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento gli abitanti del comune sarebbero ritorni al livello del Cinquecento. Tali dati corrispondono a quanto accade nello stesso periodo anche in altre località come conseguenza anche del ripetersi di focolai di peste. Il XIX secolo è quello della grande crescita demografica di Trecate che passa dai 3743 abitanti del 1807 ai 5071 del 1838 per raddoppiare la popolazione nel 1861 quando Trecate conta 6263 cittadini e triplicarla (sempre rispetto all’inizio del secolo) al passaggio del Novecento.
Il 5 ottobre del 1807 nell’ambito della ricognizione effettuata dal Prefetto del Dipartimento dell’Agogna preparatoria all’aggregazione delle comunità del Novarese, il Podestà del Comune di Trecate inviava un’articolata risposta ai quesiti della Reale Prefettura Dipartimentale. In essa vengono specificati innanzitutto i confini: «le Comuni confinanti con Trecate sono Romentino, Cerano con Camerona, Sozzago, Ollengo e Pernate con Ariotta ed Ariottina colla distanza quanto alli primi tre di soli due miglia e di miglia tre li altri non occorrendo di passare per altro Comune per andare ai medesimi». Il podestà, sempre per rispondere alle interrogazioni del prefetto descriveva lo stato delle strade: «le strade che da T. mete [sic] alli Comuni predetti trovansi in buon essere e praticabili in tutti i tempi dell’anno e non interrotta da fiumi ala riserva di Sozzago ed Ollengo che viene interrotta la strada dal Cavo appellato la Roggia Vecchia ossia Cerana, ma detto Cavo si è sempre transitabile per cui presenta una facile e pronta comunicazione in tutti i tempi dell’anno». Tale descrizione dello stato delle strade risulta confermata anche dalle lettere di Sozzago e Romentino del 31 ottobre e dell’8 novembre 1807 (ASNo, Agogna, 551). Per quel che riguardava poi la parrocchia, il podestà precisava che «la Comune di Trecate ha una sola parrochia con due parroci Porzionari aventi però la prebenda distinta e non si estende ad altri Comuni». La lettera prosegue poi affermando che «la Comune di T. tiene la sua mappa in cui sono precisati tutti li Confini del di lei territorio» e che «la Comune di T. non possiede beni indivisi né pascoli promiscui con altri Comuni e per conseguenza non concorre né per consuetudine né per Contratto né per altro titolo a qualsiasi spesa». Anche questa informazione è confermata dalle lettere analoghe inviate dalle comunità confinanti. Infine la lettera descrive la situazione sociale di Trecate in relazione con le altre comunità della zona e le considerazioni relative all’opportunità o meno di procedere ad aggregazioni: «la Comune di T. ha maggiore relazione di Commercio, Industria, d’Agricoltura ed uniformità d’abitudini colle confinanti cioè Romentino, Ollengo e Sozzago». A questa prima considerazione corrispondono quelle analoghe di Sozzago e Romentino. Per quel che riguarda il primo comune esso conferma il punto di vista trecatese: «Sozzago tiene relazione coi comuni di Trecate, Cerano e Terdobbiate segnatamente non che Camerona» ma il secondo, cioè Romentino, propone una prospettiva diversa: «Avuto ad ogni cosa l’opportuno riguardo sembra che Romentino abbia maggiore relazione a preferenza con Gagliate». Le considerazioni fatte dal podestà sulle relazioni tra il comune di Trecate e quelli circostanti, lo spingevano perciò a esprimere le seguenti considerazioni in relazione al previsto progetto di aggregazioni: «Il motivo ragionevole dell’aggregazione delle suddette Comuni di Romentino, Sozzago ed Ollengo sarebbe quello di considerare Trecate Capo de’ medesimi Comuni, perché come si è già espresso nel mezionato atto di seduta oltre all’essere sempre stato per l’addietro Capo Squadra, e che ella sola soportava l’undecima parte de’ Carichi del Contado Novarese, trovasi nel Centro de’ medesimi Comuni con una popolazione molto maggiore ed in continua e comoda relazione non tanto per l’antichissimo e frequentato ebdomodario [sic] mercato in questo stesso Comune di Trecate stabilito nel giorno di Mercoledì di caduna settimana, quanto anche già per lo stato Civile ed imposta personale ed per ogni altro rapporto d’amministrazione, di economia, di Politica, e di Giustizia e finalmente anche per la più pronta e facile unione ed azione per il buon essere e sicurezza dai Malviventi delle strade e Circondario abbondante di Boscaglia». È interessante notare come tale ricostruzione, anche storica, oltre che insediativa e amministrativa, della situazione di Trecate non combaci per nulla con le riflessioni di Sozzago e Romentino quando a queste comunità viene chiesto di esprimere il proprio parere in merito alle aggregazioni. Sozzago infatti risponde che «ritiene essere vantaggioso pel Comune che conta otto cento anime d’amministrarsi da sé, ed in appoggio di ciò si adduce per motivo appunto la circostanza massime d’essere più volte circondata da acqua che non lasciano libera la comunicazione con le comunità circostanti e quindi il bisogno d’aver in luogo un’amministrazione comunale che all’occasione provveda opportunamente per evitare disordini: Camerona potrebbe continuare ad essere aggregata a questa. Qualora poi non fosse permesso di rimanere sola [e comunale?], sarebbe assai vantaggioso a preferenza di ogni altro progetto, il considerarla frazione d’un circondario da formarsi col concorso di Buzzoletto con Calzavana, e Terdobbiate fissando centro quest’ultima comune siccome più fornita di proprio patrimonio e rittenuto pure che i principali estimati della medesima lo sono anche in Sozzago». Anche Romentino, dal canto suo, non prevede alcuna possibile aggregazione con Trecate: «Niun ragionevole motivo consiglia l’aggregazione di Romentino ad altra Comune anzi il numero degli abitanti, il considerevole estimo si della Comune che del Territtorio e la complicazione dell’azienda comunale richiedono che dessa continui a rimanere da se sola. Quando poi per Superiori disposizioni dovesse venir aggregato a qualche altra comune l’unione con quella di Gagliate [Galliate] sarebbe la sola che compatibilmente potrebbe riuscire commoda in qualche parte».
È interessante notare come il documento del comune di Trecate con le risposte per il Prefetto del Dipartimento dell’Agogna sia inserito in una copia del verbale della seduta municipale del 15 luglio 1807, dove si illustravano i termini della circolare del prefetto e si davano risposte più articolate rispetto a quelle del documento che le sintetizza e che si è trascritto qui. Per esempio si ricorda l’estensione della Squadra del Ticino di cui Trecate era stato capoluogo «anche in tempo che questi paesi trovansi uniti al milanese», si afferma che Trecate ha relazioni anche con il Milanese, il Vigevanasco, la Lomellina, che vari abitanti possiedono fondi arabili in altre comuni. Si precisa anche la consistenza della popolazione di Trecate (3743 ab.) e delle altre comuni confinanti. Per quanto riguarda poi l’aggregazione di Romentino va notato che nel documento del 15 luglio si dichiara con esso un maggior rapporto per ragioni di «Politica» e la presenza sul territorio di entrambi i comuni della «Grande Strada Postale».
Vale la pena ricordare che tra il novembre e il dicembre 1944 il “capo della Provincia di Novara”, Enrico Vezzalini, progettò senza riuscire ad attuarla, l’aggregazione di molti comuni della provincia in comuni più ampi per venire incontro alle necessità del fascismo repubblicano di tenere meglio sotto controllo le amministrazioni comunali, diminuire le spese e punire i comuni “ribelli”. Il Vezzalini era stato comandato a Novara proprio per stroncare le attività dei partigiani, intense in tutto il territorio provinciale. Seguendo un criterio dettato sia da necessità di controllo sia punitive nei confronti delle amministrazioni comunali nei territori delle quali erano avvenuti fatti d’armi, sabotaggi, assalti a uffici pubblici o altro. Vezzalini propose l’aggregazione di Sozzago e Trecate ma il progetto, come s’è detto, non andò in porto per l’opposizione del ministro dell’interno della RSI, Buffarini-Guidi.