Caluso

AutoriGastaldo, Loriana
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Torino.
Area storica
Canavese.
Abitanti
7.320 al censimento del 1991.
Estensione
3953 (ISTAT) e 3976 (SITA) ettari al censimento del 1991.
Confini
II territorio di Caluso confina ad ovest con Foglizzo lungo la linea delimitata dal Rio Drueglio nella parte più settentrionale e dal Rio Vallunga più a sud, e con San Giorgio; a sud ovest con Montanaro e a sud con Chivasso, ad est con Mazze, a nord con Candia, a nord ovest con Barone ed Orio.
Frazioni
Are, Carolina, Rodallo e Vallo. Vedi mappa.
Toponimo storico
Gli storici locali attribuiscono al termine origine antica: esso pare ricalcare esattamente il nome gentilizio romano "Calusius" (G.CAVAGLIA1, Appunti di storia calusiese. Note di toponomastica relative al territorio di Caluso. Caluso 1984) "Caluxenum" o "Caluxium", specificazione di origine incerta, è nominato a partire dal 1142. In seguito assumerà altre forme quali "Calugine" o "Calusium" stabilizzandosi in seguito nella forma "Caluxium".
Diocesi
Sin dalle sue origini Caluso rientra nella diocesi di Ivrea.
Pieve
Le chiese di San Pietro e Sant'Andrea assieme alla parrocchiale San Calocero fanno parte della pievania di Visone sin dal 1177 [VENESIA, II medioevo in Canavese. Voi. Ili, p.165 sg.].
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa dedicata a Santa Marta fu costruita dalla Confraternita del Corpus Domini nel 1586. A questa Confraternita si affiliò nel 1731 quella dei Disciplinati di Santa Marta, eretta nel 1456, che possedeva una cappella demolita nel XVIII secolo. Il 'convento dei Minori Francescani risale al 1646. Fu soppresso nel 1802 dal governo francese ed i suoi beni venduti; nel 1832 divenne di proprietà del comune. La Confraternita della Misericordia, nata verso la fine del XVI secolo, promosse e finanziò la costruzione della chiesa di San Giovanni Decollato nel 1709. L'"ecclesia de Mazelio" è nominata nel "Liber decimarum" della diocesi di Ivrea. si tratta di una piccola località nella zona in cui oggi si trova il cimitero: i beni della chiesa di Macello costituivano la prebenda del Canonico Cantore della Cattedrale di Ivrea. Si ricordano due chiese in questa regione: una chiamata "Santa Maria de Masselio", l'altra dedicata a San'Antonino (I.VIGNONO, G.RAVERA. Il "liber decimarum" della diocesi di Ivrea (1368-1370). Roma 1970, p.61). Nella visita pastorale di Monsignor De Villa del 1751 sono citate la chiesa parrocchiale dedicata a Maria Vergine delle Grazie, le antiche parrocchiali di Sanf Andrea "in extremitate loci versus occidentem" e di San Calocero "in recintu loci constructa", la cappella di San Michele Arcangelo "in cantone dicto le Are", la cappella dell'Esaltazione della Santissima Croce "in regione seu cantone dicto il Rodai", la cappella di San Rocco "in cantone dicto Pescarolo", la cappella di San Bartolomeo "in regione dieta di San Bartolomeo", la cappella campestre dedicata alla Santissima Croce "in regione dieta Montesalerio", la cappella "sub titulo Beatae Mariae Virginis de Macello nuncupatae, constructae in regione dieta Macello", la cappella di San Grato "in cantone dicto Vallo", la cappella "sub titulo Beatae Mariae Virginis Septem Dolorum in regione dieta le Moglie" (corrispondente all'attuale frazione di Carolina), la cappella di San Pietro de Castanea "in regione dieta San Pietro", la cappella di Sant'Antonino nell'omonima regione (AA.VV., Il salone degli affreschi del palazzo vescovile di Ivrea. Ivrea 1997, p.57-58).
Assetto Insediativo

                               

Luoghi Scomparsi
Fra Candia e Caluso sono esistiti due insediamenti oggi scomparsi: "Fagnanum", attestato nel 1257 (GABOTTO. Le carte dell'archivio vescovile di Ivrea fino al 1313. doc. 207, p.298) e 'Veranum" attestato fino alla fine del 1300, nel quale esisteva una chiesa dedicata a SanfEusebio menzionata per la prima volta come "cella" nel 1156 (GABOTTO, cit, doc. 8, p. 19) e per l'ultima nel 1370 (VIGNONO-RAVERA, II liber decimarum della diocesi di Ivrea. p.59) "come facente parte della pievania di Candia; entrambi i siti scomparvero dalle fonti nel corso del XIV secolo ed è impossibile stabilire se fu Candia o Caluso ad assorbirne gli abitanti. Non ne rimane traccia nella toponomastica locale. Fra Caluso e Mazze esistette un sito, denominato "Macaellum", anch'esso dotato di una chiesa di dedicazione sconosciuta attestato a partire dalla fine del XII secolo, ubicato nella zona nella quale oggi è situato il cimitero. Anche questo sito è scomparso nel corso del XIV secolo, forse in seguito agli eventi bellici che interessarono la regione e non è possibile stabilire da quale abitato furono assorbiti i suoi abitanti [M.G.ROVANO, Villaggi abbandonati nel Canavese. pp. 291-314].
Comunità, origine, funzionamento
Leone Fontana, nella Bibliografìa degli statuti dei comuni dell'Italia superiore, cita una pergamena del 1226 relativa a Caluso contenente una convenzione tra il signore e il podestà per la distribuzione tra loro del provento delle multe e dei banni "qui sunt et fuerunt ordinati in statuto ipsius loci". Non vi è motivo di dubitare di tale citazione ma non è stato possibile consultare direttamente tale fonte (che secondo Fontana era conservata in A.S.T). E' edito invece il documento successivo in cui compaiono i consoli di Caluso. All'inizio degli anni '60 del XIII secolo, pare che nelle terre del marchese del Monferrato, del comune di Vercelli, nel Pavese e nel canavese "berrouerios et latrones" compissero "rapinas" ad un livello tale da spingere "sain dal 1261 il marchese ed i rappresentanti del comune di Vercelli e dei "comites Canapicii" a riunirsi in consiglio "super ripam Duriae iusta Mazatum", cioè sulle terre dei conti di Valperga, per stabilire delle regole che permettessero di dare la caccia a questi malfattori in modo più efficace rispetto al passato, introducendo la possibilità di perseguirli oltre che nelle proprie terre, anche in quelle degli altri contraenti. Le discordie inteme fra i "comites Canapicii" che non aderirono al patto del 1261 furono superate nel 1263 allorché i "comites et castellani de Canapiera" appartenenti alla "potestaria" di "Guilllelmus de Sancto Geòrgie" nominarono quattro rappresentanti "prò se et hominibus et locis, burgis et villis et universitate tota". Questi rappresentanti avrebbero dovuto trattare con Ivrea, Vercelli e Pavia lo stesso problema dibattuto a suo tempo tra Vercelli ed il marchese del Monferrato. Nel giro di tre mesi si venne all'accordo da parte dei membri della "potestaria" e dei loro uomini. I documenti che riportano tale giuramento sono molto interessanti perché non solatanto ci parlano di una "potestaria", della quale i conti e i castellani sono definiti "subditi", ma ci dicono anche per la prima volta il nome del podestà e ci mostrano i membri della "potestaria" stessa, operante apparentemente come la credenza di un comune cittadino, deliberare per scegliere i nomi di quattro "sindici et actores". Inoltre l'organismo consortile è considerato su un piano di uguaglianza concettuale con i tre comuni cittadini e ad essi assimilato. Infine, fatto inusitato e di notevole interesse, ci viene dato un elenco dei conti e castellani e dei "castra et loca" che compongono il "districus" della "potestaria" stessa ed un lungo elenco degli "homines" (probabilmente i capifamiglia) che, raggruppati per luogo di residenza, giurano lo stesso patto dei loro signori. Giurano qui anche "Caluxium cum castellata", "de Caluxeno Otto Favanus consul, Guilionus de Merani consul" ed altri 189 uomini; "de Mazaello" giurano in 25 [G.COLOMBO, Documenti dell'archivio comunale di Vercelli relativi ad Ivrea. Pinerolo 1901, B.S.S.S. 8, p.229-243, docc.140-142, A.BERTOLOTTI, Convenzioni e statuti per l'estirpamento dei berrovieri e dei ladri dal Monferrato. Vercellese. Pavese e Canavese nei secoli XIII e XIV. in "Miscellanea di storia italiana", tomo XII, Torino 1871, pp.782-812].
Statuti
Leone Fontana, nella Bibliografia degli statuti dei comuni dell'Italia superiore, cita una pergamena del 1226 relativa a Caluso contenente una convenzione tra il signore e il podestà per la distribuzione tra loro del provento delle multe e dei banni "qui sunt et fuerunt ordinati in statuto ipsius loci". Non vi è motivo di dubitare di tale citazione ma non è stato possibile consultare direttamente tale fonte (che secondo Fontana era conservata in A.S.T). Gli Statuita loci Caluxii del 1510, approvati dal Marchese del Monferrato, sono divisi in 101 capitoli e riformano probabilmente satuti più antichi non pervenuti sino a noi (G.FROLA, Corpus Statutorum Canavisii. B.S.S.S. 92, Torino 1918 e L FONTANA, Bibliografia degli statuti dei comuni dell'Italia superiore. Torino 1907).
Catasti
In A.S.T., Camerale, Catasti, Allegato A, c'è materiale cartografico della fine del XVIII secolo. Caluso compare anche in un disegno del 1576 relativo a Rondissone (A.S.T., Camera dei Conti, art.663). I Consegnamene e i Catasti (secc.XVII-XIX) sono conservati presso l'Archivio Storico comunale.
Ordinati
Nell'Archivio storico comunale sono conservati i registri delgli ordinati a partire dal 1630 al 1799, senza soluzione di continuità.
Dipendenze nel Medioevo
I primi documenti relativi a Caluso risalgono al 1142, quando Guilelmus Bogio de Martianasco giura l'habitaculum di Vercelli dopo aver investito Vercelli del castello di S.Urbano (Banchette) ed averlo ricevuto in retrofeudo: farà giurare vari uomini tra cui "anche i suoi di Caluso. Nel 1156 Ardutio di Castellogno investe certo Leo Corno de Caluxeno di terre della chiesa che teneva in feudo. Nel 1193 Guglielmo di Masino e Arduino di Valperga si dividono vari beni fra cui Caluso: da questo documento si apprende anche che in passato era appartenuta al ramo Valperga dei conti del Canavese. Nel 1255 Guglielmo di Montanaro consegna a Giovanni di Barone, vescovo di Ivrea, quanto tiene dalla chiesa eporediese in Cirié, Burolo, Cornarolo, Valle Chj, Romano, Caluso, etc.; nel 1256 Nicolo e Pietro Battaglieri, quali eredi del fu Boiamondo Goslino di Caluso, consegnano diversi beni feudali in Caluso e Castiglione semoventi dalla Chiesa di Ivrea (F.GABOTTO, Le carte dell'archivio vescovile di Ivrea fino al 1313. Pinerolo 1900, B.S.S.S. 5, p.350, doc.246; p.359, doc. 255). Fu sotto la giurisdizione dei Biandrate dal 1224 al 1316, anno in cui fu ceduta da questi a Filippo d'Acaia, che affidò Caluso alle cure di un Vicario. Nella seconda metà del XIV secolo passò ai Marchesi di Monferrato, che lo affidarono dapprima ad Ottone di Brunswick, che lo tenne fino al 1376, e quindi ai Valperga di Rivara. Nel 1432 il marchese Giangiacomo di Monferrato lo cedette col trattato di Thonon ad Amedeo Vili di Savoia per l'aiuto portategli contro i Visconti di Milano. I Monferrato continuarono ad avere giurisdizione su Caluso (attraverso i Valperga di Rivara fino al 1537), pur riconoscendola ai Savoia, tanto che nel 1482 la comunità calusiese offri al marchese Guglielmo seicento giornate di bosco allo scopo di ottenere autonomie e privilegi.
Feudo
Nel 1554 il maresciallo di Francia Charles de Cosse de Brissac, governatore e luogotenente generale in Piemonte, insediò a Caluso il proprio quartier generale. In seguito alla pace di Cateau Cambresis il Duca Emanuele Filiberto di Savoia, con patenti dell'8 febbraio e del 18 marzo 1560, riconobbe il possesso del "..castrum, locum et feudum Calusii et eius territorio et districtu, cui coherent fines locorum Clavassj, Candia Canavisii, Rondizoni, Mazadii, Orii, Foglizy et MontenariL" al de Brissac, che lo aveva acquistato nel 1556 da Flaminio Paleologo di Monferrato. Nel 1562 il de Brissac cedette Caluso ad Anna d1 Alengon, vedova di Guglielmo IX, Marchese del Monferrato, che lo tenne sino al 1580. Dal 1580 al 1592 fu del marchese Vasco, conte di Caluso, dal 1592 al 1593 del marchese Incisa, conte di Caluso. Nel 1593 e sino al 1600 passò nelle mani del duca Vincenzo Gonzaga di Mantova, che lo cedette al conte Manlio valperga e al nipote di costui, Carlo Guglielmo, ricevendone in cambio il feudo di Strevi. Dal 1600 al 1607 fu di Margherita di San Giorgio, vedova di Carlo Guglielmo Valperga e per legato di costei passò ad Augusto Manfredo Scaglia conte di Verrua. Dal 1631 Caluso era passata definitivamente ai Savoia, nella persona di Vittorio Amedeo I, che continuò a delegame l'amministrazione ai suoi feudatarii sino al 1718 furono feudatari di Caluso (per patente del duca di Savoia) i conti Scaglia di Verrua; estinta la famiglia con Gabriella Caterina di Marolles vedova di Giacinto Scaglia, il feudo di Caluso fu dato a Giovanni Gerolamo Benedetto Doria, marchese del Maro, nel 1720. A questi, per transazione avvenuta nel 1729, subentrò Amedeo Valperga di Masino, marchese di Alberey, la cui casata mantenne il feudo fino al 1815. Seguirono poi i conti della Trinità e infine i marchesi Alfieri di Sostegno, che nel 1869 smembrarono il feudo vendendo la maggior parte dei possedimenti, compresi il castello e il palazzo Valperga di Masino all'ingegner Pietro Spurgazzi, dai cui eredi, nel 1951, li acquistò il comune di Caluso.
Mutamenti di distrettuazione

                              

Mutamenti Territoriali
In una carta del territorio di Caluso di epoca napoleonica conservata presso l'Archivio di Stato (allegato A) compare quella che si potrebbe definire come un"'isola amministrativa" di Candia in territorio di Caluso: un piccolo rettangolo bianco non distante dal confine tra Caluso e Candia su cui compare la dicitura Candia. Non è stato possibile chiarire l'origine di tale rilevazione cartografica, presente in quest'unica mappa. Le fonti non sono di aiuto al riguardo.
Comunanze
Nel secolo scorso era ancora proprio della comunità un bosco di 500 e più giornate (G.CASALIS, Dizionario geografico, storìco-statistìco-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna. Torino 1833-1856). Questo ed altri terreni comuni vennero alienati nel corso della seconda metà del XX secolo (A.S.T, Corte, Paesi per A e B, mazzo 3)). Nel 1952 non esistevano più terreni gravati da usi civici ed il demanio possedeva pochi terreni coltivati, ceduti in gran parte in uso all'istituto di agraria [C.U.C. n.47].
Liti Territoriali
II quadro relativo alle controversie territoriali del comune di Caluso non è chiaro.In Archivio di Stato non sono conservati documenti di lite, mentre l'archivio comunale di Caluso è attualmente in fase di riordino. Soltanto nell'archivio comunale di San Giorgio sono conservati documenti che testimoniano l'esistenza di controversie territoriali tra i due comuni relativamente al Fraschette, regione a sud ovest, dove tra l'altro si incentrano la maggior parte delle liti anche fra gli altri comuni, oltre che con Foglizzo. Una sentenza del marchese del Monferrato del 1457 stabilisce i confini territoriali fra le due comunità "ad Fraschetum". Nel 1501 avviene una transazione tra San Giorgio e Montalenghe sempre per il Fraschette, mentre è del 1590 una revisione dei confini dei tenitori di Caluso, Barone e San Giorgio: si ridefiniscono i luoghi su cui devono essere posti i termini lapidei e si citano tutte le coerenze, operazione ripetuta poi tra San Giorgio e Montalenghe nel 1750 e nel 1773, mentre al 1737 risalgono le "scritture della comunità di San Giorgio per li termini divisori delle fini di Caluso (nelle regioni di Fraschette e Drueglio).
Fonti
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Caluso).
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Mazzo 88, Orco, fiume, Proffili degl'alvei da farsi per dirigere le acque de rivi di Castellamonte nel fiume Orco. Profili del nuovo alveo per la bealera di Caluso su li territori di Montalenghe ed Orio, 26 febbraio 1764 [Autore disegno originale: G.G. Bays]. Vedi mappa.
Bibliografia
G. ASSANDRIA. Il libro rosso del comune di Ivrea. Pinerolo 1914 (B.S.S.S.74).
 
P. AZARII. De statu canapici liber. Bologna 1939, in R.I.S., n.ed., tomo VI, parte IV.
 
A. BERTOLOTTI. Gite nel Canavese. Ivrea 1872.
 
A. BERTOLOTTI. Passeggiate nel Canavese. Ivrea 1867-1878.
 
M. BRONDINO, II bosco come spazio e come elemento economico nel canavese medioevale. Torino 1993, dattiloscritto presso il Dipartimento di storia dell'Università di Torino, Sezione medievistica.
 
Casalis, Goffredo, Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, vol. III, Torino, G. Maspero, vol. III (1836), pp.330-337. Vedi testo.
 
G. CAVAGLIA', Appunti di storia calusiese. Il processo di romanizzazione nel Piemonte nord­occidentale. Note di toponomastica relative al territorio di Caluso. Caluso 1984.
 
G. COLOMBO, Documenti dell'archivio comunale di Vercelli relativi a Ivrea. Pinerolo 1901 (B.S.S.S.8).
 
I. DURANDI. Della marca d'Ivrea. Torino 1804.
 
G. FROLA, Corpus statutorum Canavlsll. Torino 1918 (B.S.S.S.93).
 
F. GABOTTO, Un millennio di storia eoorediese (356-1357) in "Eporediensia", Pinerolo 1900 (B.S.S.S.4).
 
F. GABOTTO. Le carte dell'archivio vescovile di Ivrea fino al 1313. Pinerolo 1900 (B.S.S.S.5-6).
 
F. GUASCO DI BISIO, Dizionario degli antichi stati sardi e della Lombardia. Pinerolo 1911 (B.S.S.S.51).
 
E. MAGATON. Caluso. Storia. Cronache. Personaggi. Caluso s.d.
 
A. OREGLIA, Le famiglie signorili del Canavese nei secoli XII e XIII. Prosopografia. genealogia, vicende patrimoniali e politiche dei "comites et castellani Canapicii" coinvolti nelle vicende della "societas Canapiciì". Torino 1990, dattiloscritto presso il Dipartimento di storia dell'Università di Torino, sezione Medievistica.
 
A .RAGGI, I conti dì Biandrate. Novara 1933.
 
B. SANGIORGIO, Cronica. Torino 1780.
 
P. VENESIA. Il medioevo in Canavese. Ivrea 1985-1989.
 
I. VIGNONO, G. RAVERA. Il liber decimarum della diocesi di Ivrea (1368-1370). Roma 1970.
 
M.G. VIRGILI, I possessi dei conti di Biandrate nei secoli XI-XIV. in "B.S.B.S.", LXII (1974), pp.633-685.
Descrizione Comune
Caluso
     Le vicende del territorio canavesano di cui ci siamo occupati sono improntate ad una sostanziale stabilità.
     La storia di Caluso, al pari di quella di Candia, Barone, Orio, e Montalenghe, comuni tutti contigui fra loro e costituenti perciò un'unica e compatta area, affonda le proprie origini nell'antichità. A Caluso i Romani mantennero presidi fino al 456 d.c. e reperti d'epoca romana sono stati ritrovati in territorio calusiese: lo stesso toponimo sembra avere origine antica, ricalcando il nome gentilizio romano "Galusius". Le prime attestazioni risalgono al 1142, mentre di circa un secolo più tardi (1263) è la prima attestazione certa della comunità, anche se Leone Fontana, nella Bibliografia degli statuti del comuni dell'Italia superiore, cita una pergamena del 1226 relativa a Caluso contenente una convenzione tra il signore e il podestà per la distribuzione tra loro del provento delle multe e dei banni "qui sunt et fuerunt ordinati in statuto ipsius loci". Anche se non vi è motivo di dubitare di tale citazione, non è stato possibile consultare direttamente tale fonte (che secondo Fontana era -conservata in A.S.T). Questa parte del Canavese fu poi al centro delle vicende tra i conti del Canavese prima ed i Biandrate e Valperga poi, nel più ampio quadro delle contese fra Savoia e Monferrato. Già a partire dal XII secolo dovevano essere presenti insediamenti al di fuori delle mura che sorgevano a protezione del borgo di Caluso, alcuni dei quali di una certa consistenza, tanto da formare parrocchia a sé. E1 il caso di "Veranum", attestato sino alla fine del '300, nel quale esisteva una chiesa dedicata a SanfEusebio menzionata per la prima volta come "cella" nel 1156 situato a nord-est di Caluso e di "Macaellum", situato fra Caluso e Mazze, nella zona occupata dall'attuale cimitero, attestato a partire dalla fine del XII secolo per scomparire nel corso del XIV, dotato anch'esso di una chiesa di dedicazione sconosciuta; "Fagnanum" invece, attestato dal 1257, fu semplicemente un insediamento oggi scomparso. Le attuali frazioni sono Are, Rodallo, Vallo, e Carolina (situate tutte a sud, in direzione di Chivasso): in seguito alla costruzione da parte del generale Cario Cosse de Brissac del canale di Caluso, avvenuta tra il 1556 ed il 1560, molti dei soldati e degli operai che contribuirono a quest'impresa si stabilirono nella borgata di Rodallo, dal momento che quelle terre, proprio grazie alla costruzione del canale potevano trasformarsi da gerbide in coltivabili. La prima attestazione di Vallo risale al 1579, ad Are si sarebbe insediata, qualche anno prima una colonia di soldati spagnoli, mentre il lenimento di Carolina nella regione detta le Moglie, conserva ancora oggi la caratteristica pianta a quadrilatero. La presenza di una chiesa in questi luoghi è testimoniata partire dalla metà del XVIII secolo, negli atti della visita pastorale di Monsignor de Villa del 1752. Le attuali frazioni costituiscono le poche case sparse che circondano il nucleo cittadino di Caluso e questa conformazione lascia pensare ad una forte gerarchia amministrativa che fa capo ad un forte insediamento centrale. I villaggi abbandonati esistiti sul territorio di Caluso sono tre: "Mac.aellum", situato fra Caluso e Mazze, nella zona occupata dall'attuale cimitero, è attestato a partire dalla fine del XII secolo e scompare nel corso del XIV: alcuni studiosi lo ; "Fagnanum" attestato dal 1257 e "Veranum", L'orografia della zona può in parte aver giocato un ruolo abbastanza stabilizzante, almeno per quel che riguarda I confini occidentali, dove il Rio Drueglio ed il Rio Vallunga disegnano naturalmente il confine tra Caluso e Foglizzo. Gli statuti di Caluso del 1510 dedicano un articolo alla determinazione dei confini all'interno del territorio del comune, ovvero alla collocazione dei termini nei possedimenti privati: "Allo stesso modo fu stabilito ed ordinato che se, circa i confini di alcuni possessi siti nel territorio del detto luogo, nasca una "questione o un dubbio tra i consorziati del comune ed i proprietari di Caluso, i Consoli siano tenuti e debbano recarsi nel luogo in questione ed ivi definiscano i confini e pongano i termini e definiscano la questione medesima ascoltando il consiglio dei consorziati e dei proprietari immediatamente vicini, aventi confini meglio noti, esigendo da essi giuramento e ricevano per il oro lavoro 12 denari da entrambe le parti". Le uniche liti territoriali tra la comunità di Caluso e le comunità confinanti riguardano la zona posta a sud ovest, denominata Fraschette, su cui vertano le controversie anche dei comuni di Montalenghe ed Orio, le uniche peraltro di un certo interesse emerse nel corso di questo lavoro di ricerca. Il Fraschette, suddiviso in superiore ed inferiore, è contiguo ai comuni di Orlo, Barone, Caluso, Foglizzo e costituisce un'unica grande area su cui si trovavano i beni comuni e su di esso convergono i maggiori interessi territoriali. Va tenuto presente che gli archivi storici di Caluso e Foglizzo sono in fase di riordino e non è quindi stato possibile accedere ai documenti in essi conservati, e non è quindi possibile escludere l'esistenza di controversie anche lungo il confine più meridionale con Foglizzo, delimitato dal Rio Vallunga.
In una carta de! territorio di Caluso di epoca napoleonica conservata presso l'Archivio di Stato (allegato A) compare quella che si potrebbe definire come un'"isola amministrativa" di Candia in territorio di Caluso: un piccolo rettangolo bianco non distante dal confine tra Caluso e Candia su cui compare la dicitura "Candia". Non è stato possibile chiarire l'origine di tale rilevazione cartografica, presente in quest'unica mappa né le fonti o gli studi sono di aiuto al riguardo.