Costigliole Saluzzo

AutoriFiore, Alessio
Anno Compilazione2014
Provincia
Cuneo
Area storica
Saluzzese
Abitanti
3344 (ISTAT 2011)
Estensione
1530 ha.
Confini
Da nord a sud, in senso orario, Piasco, Verzuolo, Villafalletto, Busca, Rossana.
Frazioni
L'unica frazione è Ceretto che nel 1921 contava una popolazione totale di 422 residenti, a fronte di una popolazione complessiva di 2750 [ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 39].
Toponimo storico
Le carte dell'abbazia di Staffarda nel XII secolo fanno riferimento parecchie volte a Costigliole, usando toponimi lievemente differenti: Costeole (1142), Costilliolis, Custeolis (1163), Costellolis (1165). Nel Cinquecento si normalizza la forma attuale del toponimo, Costigliole. La specificazione Saluzzo è introdotta a partire dal Seicento, dopo l'inclusione nei domini sabaudi, per evitare confusioni con la comunità di Costigliole d'Asti (situata nella provincia di Asti).
Diocesi
Torino fino al 1511, e in seguito, dopo la costituzione della diocesi di Saluzzo, Saluzzo [Merlo 1995].
Pieve
In una prima fase la chiesa locale dipendeva molto probabilmente dalla pieve di Falicetto, sita nell'attuale territorio di Verzuolo [Verzuolo (CN)  v. Assetto territoriale] da cui dipendevano tutte le chiese della Valle Varaita (Coccoluto 2000). Nel tardo medioevo, dopo il 1200, risulta invece dipendere dall'abbazia di Villar San Costanzo, di cui è prevostura (Vacchetta 1993).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa di Costigliole, intitolata a San Giacomo e Sant'Eusebio e situata a una certa distanza dall'insediamento principale, in direzione di Ceretto, viene concessa dopo il 1200 all'abbazia di Villar San Costanzo, di cui diviene prevostura. Tuttavia i diritti del cenobio sono attestati solo a partire dall'inizio del Quattrocento, quando risultano già molto antichi e in profonda crisi davanti all'aggressività dei signori locali che rivendicano per sé le decime. Tre sono all'epoca le cappelle campestri: San Salvatore (citata negli statuti del 1419). Santa Maria del Ceretto (attestata nel 1436, nel contesto dei conflitti territoriali con Busca; ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 101, a. 1436) e Santa Maria dei Boschi (poi Santa Cristina). Nel Quattrocento si assiste alla costruzione di una nuova chiesa nell'area dell'insediamento principale, presso il castello, in posizione d'altura, attestata nel 1415 e dedicata a Santa Maria Maddalena (Vacchetta 1993, p.118), che nei decenni successivi acquisirà funzioni parrocchiali a discapito della prevostura di Sant'Eusebio; è infatti attestata come parrocchia già nel 1492, quando il cimitero viene riconsacrato (Antonioletti 1986). Nel periodo successivo costruzione di una fitta trama di chiese nel borgo in pianura, man mano che l'insediamento si sposta verso l'asse viario pedemontano. Nel 1491 esiste già sull'asse viario di pianura la cappella di San Sebastiano (Vacchetta 1993, p. 119).
Assetto Insediativo
La sede dell'insediamento originario medievale pare coincidere con il sito di altura oggi occupato dal Castello Rosso e dal Castello Reynaudi. Gli scavi archeologici condotti in loco non hanno tuttavia permesso di retrodatare l'occupazione a un'epoca precedente a quella rilevabile per via documentaria. Nella fase successiva l'insediamento si è spostato in modo molto graduale verso il vicino piano, con una progressiva discesa delle abitazioni lungo le pendici dell'altura. Ancora alla fine del Quattrocento tuttavia la costruzione della nuova parrocchiale e del nuovo cimitero mostrano chiaramente come l'area di altura fosse del tutto dominante. Tuttavia nel 1491 esiste già sull'asse viario di pianura (ai piedi dell'altura) che congiunge Saluzzo a Cuneo la cappella di San Sebastiano (Vacchetta 1993, p. 119). Nella fase successiva assistiamo a un progressivo slittamento insediativo verso la pianura e l'asse stradale pedemontano tra Saluzzo e Cuneo, a cui si associa una relativa proliferazione dell'abitato sparso, soprattutto nella zona pianeggiante e in quella di altura di Ceretto, vocata alla viticoltura. Il prevalere demografico (e di prestigio) dell'area di pianura tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento è attestato non solo dal proliferare di chiese sul piano (e dall'assenza di nuovi edifici religiosi nella parte di altura del concentrico) anche dalla scelta dei Giriodi, una volta acquisita quota del feudo (1737), di costruire il loro nuovo palazzo lungo la strada in questione e non sulla cima del colle, come fatto solo un secolo prima dai Crotti (Gabrielli, p. 199). A parte l'insediamento principale l'unico altro nucleo demico di rilievo è costituito da Ceretto. Nel 1159 a Ceretto sorgeva una curtis dipendente dal vescovo di Torino (MGH, Diplomata, X.2, n. 252). Non sappiamo nulla della conformazione insediativa di questo settore del territorio fino alla piena età moderna quando esso ha un carattere decisamente pulviscolare, con la presenza di un fitto reticolo di cascine e case sparse, solo un poco più denso nei pressi della chiesa di Santa Maria del Ceretto (attestata già nel 1436, nel contesto dei conflitti territoriali con Busca; ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 101, a. 1436) che funge da evidente punto di riferimento cerimoniale e identitario per gli abitanti dell'area.
Luoghi Scomparsi
Nella località Ceretto, forse in prossimità della chiesa di Santa Maria, era situata una curtis del vescovo di Torino, menzionata a metà XII secolo (MGH, Diplomata, X.2, n. 252).
Comunità, origine, funzionamento
Le prime franchigie pervenuteci, rilasciate dai signori del luogo alla comunità risalgono al 1341 e sono ratificate anche dai marchesi di Saluzzo, titolari dell'alta sovranità sulla località (ACCostigliole Saluzzo, fald. 1, AS/I 4). Le franchigie vengono più volte confermate, e modificate, nei secoli successivi a seguito di nuovi accordi con i signori (ACCostigliole Saluzzo, fald. 1, AS/I 11-33). I rapporti con i signori non sono tuttavia idilliaci e già a partire dagli anni '40 del Quattrocento ci sono tracce di ripetute tensioni tra di loro per quanto riguarda le modalità concrete di esercizio del potere signorile (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, n. 15, a. 1462). Con gli statuti del 1419 (v. Statuti) le informazioni sul funzionamento della comunità si fanno più precise e mostrano una realtà istituzionalizzata e formalizzata. I consiglieri (tra 8 e 10) sono eletti annualmente. Al loro fianco esiste poi un consiglio allargato fatto dai capi di casa e convocato in occasioni di particolare rilievo. Rilevante, come del resto in molte delle comunità dell'area, l'attività della Confraria di S. Spirito, attiva ancora alla fine del Cinquecento nell'assistenza ai poveri e titolare di un patrimonio fondiario i cui proventi sono dedicati a questo preciso scopo (ACCostigliole Saluzzo, fald. 377, AS/II 1431, aa. 1594-1933). La sede della confratria era una casa che ancora nel 1766 apparteneva al comune (ACCostigliole Saluzzo, fald.2, AS/I 39 aa.1766-1879) e veniva volgarmente denominata Confratria.
Statuti
La prima versione completa degli statuti locali risale al 1419, ed è conservata in copia presso la Biblioteca Reale di Torino. Una copia recente è conservata presso l'archivio comunale  (ACCostigliole Saluzzo, fald. 1, AS/I 1). Nel 1722 vengono redatti i Bandi campestri ( ACCostigliole Saluzzo, fald. 3, AS/I 87).
Catasti
Piuttosto ricco appare il panorama delle fonti catastali statiche, volte cioè alla descrizione della situazione della proprietà in un preciso momento. Il primo precoce consegnamento dei beni di proprietà dei privati (esclusi quindi feudatari, chiese e beni della comunità) risale al 1515 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 167, AS/II 787). Seguono una serie di consegnamenti, più o meno frammentari databili ai decenni centrali del Cinquecento. Un nuovo consegnamento completo e in buono stato di conservazione risale al 1598 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 168, AS/II 792). Quattro sono i Catastri seicenteschi, risalenti al 1619, al 1665, al 1680 e al 1699 (ACCostigliole Saluzzo, arm. n. 4, AS/II 793-796). Nel corso del secolo successivo vengono redatti catasti nel 1726 e nel 1761 (ACCostigliole Saluzzo, mobile a cassetti, AS/II 797 e 800. Per quanto riguarda le fonti di natura dinamiche, volte cioè alla registrazione dei mutamenti nella proprietà fondiaria, disponiamo di un Brogliasso redatto a partire dal 1665 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 171, AS/II 836) e di Libro di Mutazione redatto tra il 1761 e il 1809 (ACCostigliole Saluzzo, mobile a cassetti, AS/II 802-805). Assente invece il castasto napoleonico.
Ordinati
Il primo volume dei Propositari è piuttosto precoce e copre il periodo 1513-1555 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 50, AS/II 232). La serie prosegue, senza particolari interruzioni fino a tutto l'Antico Regime (ACCostigliole Saluzzo, fald. 51-76). Dal 1757 la serie delle deliberazioni consigliari prende il nome di Ordinati (ACCostigliole Saluzzo, fald. 71, AS/II 289).
Dipendenze nel Medioevo
Costigliole apparteneva, quasi sicuramente, dalla fine del X secolo ai vescovi di Torino, che detenevano all'epoca in piena proprietà, grazie a una concessione imperiale, l'intera Val Varaita. Nel periodo successivo Costigliole fu con ogni probabilità concessa dai presuli torinesi in beneficio ad aristocratici locali, come altre località dell'area appartenenti alla mensa vescovile (vedi scheda Verzuolo); è invece più probabile che il centro curtense di Cerreto sia rimasto sotto il diretto controllo vescovile (vedi lemma Mutamenti territoriali). Se sotto il profilo patrimoniale Costigliole appare all'epoca sotto il controllo dei vescovi, sotto il profilo della giurisdizione civile risulta invece inquadrata nel comitato di Auriate, a sua volta parte della marca arduinica di Torino (Sergi 1995, pp. X). Con il collasso delle strutture di potere marchionali dopo il 1091 e la proliferazione di poteri di tipo signorile il controllo dei domini locali divenne sempre più stretto, mentre l'alta sovranità dei vescovi assunse un carattere sempre più teorico.
A partire dal 1150 circa si afferma del resto nella zona il crescente potere dei marchesi di Saluzzo, che costruiscono nei decenni successivi un vero e proprio principato territoriale estromettendo i poteri sovralocali presenti nell'area e subordinando (o estromettendo) quelli di carattere più strettamente locale. Nella seconda metà del XII secolo i de Costilliolis appaiono membri della clientela dei marchesi di Saluzzo, ma non abbiamo tracce di un'investitura da parte di questi ultimi né di una loro sovranità eminente sul centro fino al 1215 (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, n. 1, a. 1215). Il testo in questione si presenta come un'investitura del luogo di Costigliole a Guglielmo Costanzia, all'epoca castellano di Saluzzo e stretto consulente del marchese (ancora minorenne). Nei decenni successivi tuttavia le investiture feudali e i giuramenti di fedeltà dei vassalli vedono di nuovo protagonisti dei domini che si dicono semplicemente de Costeollis (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, nn 2-4). I dati a nostra disposizione non ci permette di sapere se si tratti dei discendenti di Guglielmo Costanzia, dei discendenti della vecchia famiglia signorile, o ancora di una nuova famiglia di più recente impianto (Dossetti 2004). A partire dalla metà del XIII secolo tuttavia il centro risulta nelle mani dello stesso consortile signorile, che periodicamente riconosce la sovranità del marchese di Saluzzo, del cui principato Costigliole è parte integrante per tutto il basso medioevo.
Feudo
Nel 1215, con un documento giunto in copia e almeno in parte dubbio, Costigliole viene concessa in feudo a Guglielmo Costanzia, castellano di Saluzzo e all'epoca strettissimo collaboratore del marchese Manfredo III, allora minorenne (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, n. 1, a. 1215). Nei decenni successivi tuttavia le investiture feudali e i giuramenti di fedeltà dei vassalli vedono di nuovo protagonisti dei domini che si dicono semplicemente de Costeollis (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, nn 2-4). I dati a nostra disposizione non ci permette di sapere se si tratti dei discendenti di Guglielmo Costanzia, dei discendenti della vecchia famiglia signorile, o ancora di un terzo gruppo familiare che assume il predicato dal luogo tenuto in feudo. Ciò che è invece risulta certo è che il documento del 1215 viene riesumato solo nel XV secolo, nel quadro di una serie di contese relative allo status di nobile all'interno dell'élite del marchesato di Saluzzo (Dossetti 2004). Facendo perno su quel testo i cosignori di Costigliole, che in quello specifico momento rivendicano la discendenza da Guglielmo Costanzia, ottengono l'ambito riconoscimento del proprio status nobiliare. A partire da quel momento i membri del consortile iniziano anche a usare abitualmente il cognome Costanzia, con il quale sono citati dalla storiografia locale, al posto del predicato di luogo. L'annessione del marchesato di Saluzzo ai domini sabaudi determina un cambiamento nel consortile signorile che fino a quel momento aveva controllato Costigliole, con l'acquisto di alcune quote ideali da parte di nuovi gruppi familiari. Una parte del feudo è acquisita nel 1589 da Piero Granet, ma sono soprattutto i Crotti di Savigliano negli anni successivi (1617) a procedere ad acquisizioni onerose di alcune quote appartenenti al vecchio consortile. Il nuovo status locale della famiglia è plasticamente segnato dalla costruzione del cosiddetto Castello Reynaudi, edificato almeno in parte sui resti di precedenti fortificazioni (Vacchetta 1993, pp. 143-144). Nel 1734 una quota è acquistata dai Grimaldi di Monaco e nel 1737 dai Giriodi di Monastero. Nello stesso periodo anche la comunità di Costigliole acquista a titolo oneroso una quota minore del feudo, diventando cofeudataria e partecipando in tal modo ai proventi derivanti dall'attività giurisdizionale (Vacchetta 1993).
Mutamenti di distrettuazione
Provincia di Saluzzo, dal Seicento fino alla sua soppressione in epoca napoleonica, quando risulta inquadrata nel dipartimento della Stura. Con la restaurazione viene riassegnata alla ricostituita provincia di Saluzzo fino al 1859 quando, con la grande riforma delle provincie, entra a far parte della nuova provincia di Cuneo, alla quale appartiene ancora oggi (Sturani 2001).
Mutamenti Territoriali
Nel 1159 un diploma imperiale segnala ancora la curtis di Ceretto come località autonoma, soggetta ai vescovi di Torino (MGH, Diplomata, X.2, n. 252). Si tratta però dell'ultima menzione in questo senso. Al più tardi entro l'inizio del secolo successivo il territorio della vecchia curtis deve essere stato assorbito entro il districtus facente capo a Costigliole, nel quadro del rafforzamento del potere dei marchesi di Saluzzo nell'area, con la costruzione di un vero e proprio principato territoriale. Un processo che prende appunto il via alla metà del XII secolo e che porta nei decenni successivi a una forte erosione delle prerogative (e spesso a una totale estromissione) dei vecchi domini loci in favore dei marchesi. Le menzioni successive di Ceretto vedono quindi la località come un semplice insediamento o una sezione territoriale del distretto costigliolese.
Comunanze
Nel tardo medioevo la comunità gode di diritti di sfruttamento su aree di incolto, attestati ad esempio da un accordo del 1462 con i signori volto a definire con precisione i confini di una di queste porzioni del territorio (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, n. 15). Per quanto riguarda l'estensione dei beni comuni risultano preziosi due testi, risalenti rispettivamente all'inizio del XVII e alla seconda metà del XVIII secolo. Un documento del 1603, redatto a scopo conoscitivo nel quadro dell'inserimento del territorio saluzzese nel quadro dei domini sabaudi afferma che i 2/3 dei proventi del pedaggio appartengono alla comunità, che risulta anche proprietaria di consistenti beni fondiari nell'area di montagna e (in misura assai minore) in pianura, purtroppo non quantificati con precisione, usati prevalentemente come pascolo per gli animali e per la raccolta di legname. Ai signori appartiene invece un mulino fluviale per macinare il grano con annesso un battitore di canapa (ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 43, aa. 1603-1780). I dati riportati nell'inchiesta del 1766 inducono a ipotizzare una certa erosione delle comunanze nel periodo di intervallo (ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 39, a. 1766). La comunità non risulta infatti più titolare di diritti legati a pedaggi, mentre gli abitanti conservano il pieno diritto di caccia e pesca sul territorio; sono infine censite 536 giornate di beni comuni. Si tratta quasi esclusivamente di terreni boschivi, a cui si aggiungono pochi prati; tutte queste terre sembrano situate nell'area montuosa, eccezion fatta per alcuni settori sulle rive della Varaita. Non si tratta di piante di alto fusto da taglio, ma di piante a basso fusto, di scarso pregio; periodicamente i vari settori dei boschi comuni (che iniziano a 150 trabucchi dal recinto) sono tagliati e per i tre anni successivi non accessibili agli animali in modo da favorirne la ricrescita. La comunità è inoltre proprietaria di tre edifici: la sede della comunità, la scuola e la vecchia sede della Confratria. La riduzione dei beni comuni è però compensata nel Settecento da un'iniziativa della comunità che acquista a titolo oneroso una quota minore del feudo, diventando cofeudataria e partecipando in tal modo ai proventi derivanti dall'attività giurisdizionale (Vacchetta 1993).
Liti Territoriali
La fase tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XVI si mostra decisiva nella configurazione del territorio comunale. Numerose sono le liti e i conflitti con le comunità confinanti che portano a una sistemazione dei confini, prima relativamente incerti. Un prima area di tensione è quella dei confini con Verzuolo e Villafalletto, nella zona di pianura del territorio comunale, risolta da un arbitrato nel 1385 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 93). Rimangono però delle tensioni con Verzuolo per il territorio di Campolungo, risolte essenzialmente a favore di Costigliole con una sentenza del marchese di Saluzzo nel 1415 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 94). Una nuova transazione tra le due comunità si renderà tuttavia necessaria nel 1435 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 100), ma successivamente la vertenza, sempre principalmente incentrata su Campolungo si riaprirà, portando a un nuovo e più duraturo arbitrato nel 1461 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 105). Sempre nello stesso settore sorgeranno nuove tensioni con Villafalletto, risolte con sentenza arbitrale nel 1482. Più limitate le tensioni territoriali con Piasco, situata sul versante opposto della Valle Varaita, vertenti sul territorio vallivo e risolte con una transazione del 1429 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 98). Una terza area di tensione è infine quella con Busca, che interessa soprattutto la zona di Ceretto e soprattutto la Fontana di Torino o Roncaglia. Un arbitrato di Amedeo di Savoia (1429) non risolve infatti la disputa che si riapre subito dopo e porta a una nuova transazione nel 1436 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 97 e 101). Ma ancora nel 1457 la zona della Fontana di Torino è oggetto di un nuovo accordo, a segnare il permanere della tensione territoriale nella zona. Un'ultima transazione con Busca, dopo la quale la situazione sembra normalizzarsi risale al 1511 e coinvolge, oltre alla Fontana di Torino anche i monti Paianotto e Paiano (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 108).
Fonti
Edite: Cartario della abazia di Staffarda, a cura di F. Gabotto, G. Roberti, D. Chiattone, Pinerolo 1901 (BSS, XI e XII).
Regesto dei marchesi di Saluzzo (1091-1340), a cura di A. Tallone, Pinerolo 1906 (BSSS, XVI).
Monumenta Germaniae Historica, Diplomata, X.2, Friderici I., vol. 2, ed. H. Appelt, Hannover 1979.
Della Chiesa F.A., Visita pastorale nella Diocesi di Saluzzo 1643-1645, edd. G. Gisolo, A. Marchiò, A. Rosso, Cuneo 2012.
 
Inedite:
ACCostigliole Saluzzo, fald. 1, AS/I 4, Atto di concessione di libertà ed esenzione di obblighi da parte dei cosignori del luogo alla comunità di Costigliole, a. 1341.
ACCostigliole Saluzzo, fald. 167, AS/II 787. Consegnamento, a. 1515.
ACCostigliole Saluzzo, arm. n. 4, AS/II 793, Catastro della Comunità di Costigliole, a. 1619.
ACCostigliole Saluzzo, mobile a cassetti, AS/II 802-805, Libro di mutazione Ill.ma Communità di Costigliole provincia di Saluzzo dell'anno 1761, aa. 1761-1809.
ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 94, Sentenza arbitramentale profferta dal marchese di Saluzzo nella causa tra le comunità di Costigliole e di Verzuolo per il territorio di Campolungo, a. 1415.
ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 108, Transazione fra le comunità di Costigliole e di Busca per la delimitazione dei rispettivi territori, in particolare dei monti Paianotto e Paiano e della fontana di Torino, a. 1511
ACCostigliole Saluzzo, fald. 377, AS/II 1431, Atti relativi ai beni della Confraria di Costigliole, aa. 1594-1933
ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 44, Causa tra la comunità di Costigliole e Carlo Silvestro Costanzia … relativa alla cascina e terre del Colombaro, aa. 1734-1767.
ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 43, Consegnamenti dei beni sottoposti a primogenitura e fedecommesso sia feudali sia allodiali posti nel territorio di Costigliole, aa. 1603-1780.
AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, Costigliole di Saluzzo.
 
Bibliografia
Antonioletti, Luigi, La Parrocchiale di Costigliole Saluzzo nel secolo XV: la fabbrica, gli affreschi, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 94 (1986), pp. 133-146.
Casiraghi, Giampiero, La diocesi di Torino nel medioevo, Torino, 1979.
Costigliole Saluzzo: un museo diffuso, a cura di G. Gullino, numero monografico del Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 122 (2000).
Coccoluto, Giovanni, Costigliole, Piasco e Falicetto: problemi di un fondovalle, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 122 (2000), pp. 53-67.
Dao, Ettore, La chiesa nel Saluzzese fino alla costituzione della diocesi di Saluzzo, Saluzzo 1965.
Dao, Ettore, I vescovi di Saluzzo, Saluzzo 1983.
Dossetti, Manuela, Un falso d’epoca? Costigliole Saluzzo e i suoi signori, in Bollettino Storico–Bibliografico Subalpino, XCII (2004), pp. 229-256.
Gabrielli, Noemi, Arte nell'antico marchesato di Saluzzo, Torino 1974.
Grillo Paolo, Il comune di Costigliole nello specchio dei suoi statuti, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 122 (2000) pp. 69-80.
Gullino, Giuseppe, Il paesaggio agrario di Costigliole da un estimo del 1515, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 122 (2000) p. 101-134.
Merlo, Giovanni Grado, Le origini della diocesi di Saluzzo, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 1995 (113), pp. 89-98.
Molli Boffa G., Il territorio costigliolese tra preistoria e medioevo: dati archeologici, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 122 (2000); pp. 15-24.
Sturani Maria Luisa, Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Id. (a cura di), Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di Geografia amministrativa. Atti del Seminario (Torino, 18 settembre 1998), Alessandria 2001, pp. 89-118.
Vacchetta Giuseppe et Al., Costigliole Saluzzo. La storia, i signori, i castelli, s.l. 1993.
Descrizione Comune

Costigliole Saluzzo

La vicenda di Costigliole Saluzzo mostra molti tratti tipici delle comunità dell'area storica del Saluzzese.
A partire dal 1150 circa si afferma del resto nella zona il crescente potere dei marchesi di Saluzzo, che costruiscono nei decenni successivi un vero e proprio principato territoriale estromettendo i poteri sovralocali presenti nell'area e subordinando (o estromettendo) quelli di carattere più strettamente locale. Nella seconda metà del XII secolo i de Costilliolis appaiono membri della clientela dei marchesi di Saluzzo, ma non abbiamo tracce di un'investitura da parte di questi ultimi né di una loro sovranità eminente sul centro fino al 1215 (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, n. 1, a. 1215).
Le prime franchigie pervenuteci, rilasciate dai signori del luogo alla comunità risalgono al 1341 e sono ratificate anche dai marchesi di Saluzzo, titolari dell'alta sovranità sulla località (AC Costigliole Saluzzo, fald. 1, AS/I 4). Le franchigie vengono più volte confermate, e modificate, nei secoli successivi a seguito di nuovi accordi con i signori (AC Costigliole Saluzzo, fald. 1, AS/I 11-33). I rapporti con i signori non sono tuttavia eirenici e già a partire dagli anni '40 del Quattrocento ci sono tracce di ripetute tensioni con i signori per quanto riguarda le modalità concrete di sesercizio del potere signorile (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 4, n. 15, a. 1462). Con gli statuti del 1419 (v. Statuti) le informazioni sul funzionamento della comunità si fanno più precise e mostrano una realtà istituzionalizzata e formalizzata. I consiglieri (tra 8 e 10) sono eletti annualmente. Al loro fianco esiste poi un consiglio allargato fatto dai capi di casa e convocato in occasioni di particolare rilievo. Rilevante, come del resto in molte delle comunità dell'area, l'attività della Confraria di S. Spirito, attiva ancora alla fine del Cinquecento nell'assistenza ai poveri e titolare di un patrimonio fondiario i cui proventi sono dedicati a questo preciso scopo (ACCostigliole Saluzzo, fald. 377, AS/II 1431, aa. 1594-1933). La vivacità della comunità trova riscontro anche nella piccola e media proprietà fondiaria, molto diffusa a giudicare dall'estimo del 1515 (Gullino 2000). Tale attivismo pare perdurare anche nell’età moderna; la comunità si mostra infatti più volte in grado di rintuzzare le iniziative signorili, volte a sottrarre i beni fondiari ai carichi fiscali; inoltre nel Settecento la comunità stessa riesce ad acquistare una parte del feudo diventando in tal modo compartecipe dei proventi signorili (ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 44, Causa tra la comunità di Costigliole e Carlo Silvestro Costanzia … relativa alla cascina e terre del Colombaro, aa. 1734-1767).
Come in altre comunità dell'area la fase tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XVI si mostra cruciale della definizione del territorio comunale; i disboscamenti e le bonifiche, specie in pianura e nell'area collinare determinano infatti il passaggio a confinazioni di tipo lineare, eliminando le aree di finaggio. Un prima area di tensione è quella dei confini con Verzuolo e Villafalletto, nella zona di pianura del territorio comunale, risolta da un arbitrato nel 1385 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 93). Rimangono però delle tensioni con Verzuolo per il territorio di Campolungo, risolte con una sentenza del marchese di Saluzzo nel 1415 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 94), ma le tensioni rimarranno vive fino almeno al 1461 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 105). Sempre nello stesso settore si segnalano tensioni con Villafalletto, risolte con sentenza arbitrale nel 1482. Più limitate i conflitti territoriali con Piasco, situata sul versante opposto della Valle Varaita, vertenti sul territorio vallivo e risolte con una transazione del 1429 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 98). Una terza area di tensione è infine quella con Busca, che interessa soprattutto la zona di Ceretto e soprattutto la Fontana di Torino o Roncaglia. Un arbitrato di Amedeo di Savoia (1429) non risolve infatti la disputa che si riapre subito dopo e porta a una nuova transazione nel 1436 (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 97 e 101). Ma ancora nel 1457 la zona della Fontana di Torino è oggetto di un nuovo accordo, a segnare il permanere della tensione territoriale nella zona. Un'ultima transazione con Busca, dopo la quale la situazione sembra normalizzarsi, risale al 1511 e coinvolge, oltre alla Fontana di Torino anche i monti Paianotto e Paiano (ACCostigliole Saluzzo, fald. 4, AS/I 108).
Nel 1603 2/3 del pedaggio appartengono alla comunità, e così pure consistenti beni fondiari nell'area di montagna e, in misura minore, in pianura, usati prevalentemente come pascolo per gli animali e per il legname. Ai signori appartiene un mulino fluviale per macinare il grano con annesso un battitore di canapa (ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 43, aa. 1603-1780). L'inchiesta del 1766 mostra un panorama almeno in parte mutato (ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 39). Il pedaggio non risulta più nelle mani della comunità, i cui abitanti conservano comunque diritto di caccia e pesca sull'intero territorio comunale; risultano inoltre ben 536 giornate di beni comuni, sempre collocate in modo quasi esclusivo nell'area di altura. Sono praticamente tutti boschi a cui vanno aggiunti alcuni prati. La comunità possiede inoltre tre edifici, la sede della comunità, la scuola e la vecchia sede della Confratria. Il territorio appare all'epoca così conformato: 820 di giornate di boschi cedui (quasi tutti in altura), 54 di orti, 384 di prati, 1307 di campi, 765 tra alteni e vigne (queste ultime sono 157 e sono concentrate a Ceretto, su pendii relativamente dolci caratterizzati da una buona esposizione a est).
Nel 1515 i dati relativi all'estimo inducono a ipotizzare una popolazione intorno alle 500 unità (Gullino 2000). Il secolo successivo vede un forte incremento demico, forse connesso a una piena agrarizzazione dell'area di pianura e a un migliore sfruttamento delle risorse idriche. La visita pastorale del 1644 registra infatti circa 1300 parrocchiani (Dalla Chiesa, Visita pastorale, pp. 737-750). È comunque possibile che il dato del 1515 risulti basso in virtù delle pesanti contingenze belliche che interessarono Costigliole sul finire del XV secolo, con probabili pesanti conseguenze demografiche. L'inchiesta del 1766 mostra un ulteriore incremento demografico, anche se più modesto; sono infatti censiti 156 capi casa a cui vanno aggiunti 19 miserabili o inabili per un totale di 1755 abitanti (ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 39). Nel 1734 i beni feudali nel territorio di Costigliole ammontavano invece a 342 giornate (ACCostigliole Saluzzo, fald. 2, AS/I 44, aa. 1734-1767).