Corsione

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2003
Provincia
Asti
Area storica
Contado di Asti; Basso Monferrato. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
Abitanti
185 [censimento 1991]; 169 [censimento 2001].
Estensione
Ha. 515 [ISTAT] / ha. 738 [SITA].
Confini
Castell’Alfero, Cossombrato, Frinco, Tonco, Villa San Secondo.
Frazioni
Le fonti ISTAT (1991) segnalano la presenza di un “centro” che raccoglie oltre l’80 per cento della popolazione, con il resto distribuito in “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
L’attestazione più antica è Curseonum, che compare nella bolla pontificia del 20 dicembre 1156 di Adriano IV e in quella del 1169 di Alessandro III [Gabotto e Gabiani 1907, doc. 44, p. 43]. La forma Curteseonis risale al 1164 [Eydoux 1982, p. 49, 55; Gabotto 1912, docc. 18, 20]. Nel secolo XIX è attestata una ipotesi toponomastica che vorrebbe “Corsiglione”, derivante da “Corsio” [Casalis 1839, p. 442].
Diocesi
Asti.
Pieve
Nel Registrum Ecclesiarum dioecesis astensis del 1345 la ecclesia de Corseono figura tra le ecclesiae subditae Ecclesiae Astensis, ossia dipendenti dal Capitolo della chiesa cattedrale, con un “registro” del valore di £12 astesi. [Bosio 1894, p. 518]. Dopo l’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi, avvenuta nel 1578, Corsione appare, nei sinodi Aiazza del 1593 e Panigarola del 1605, sotto la giurisdizione del vicariato foraneo di Villa San Secondo. Con il 1805, nel quadro della riorganizzazione delle diocesi piemontesi voluta dal governo napoleonico e decretata dalla bolla di Pio VII del 1 giugno 1803, Corsione fu assegnata al vicariato di Cunico. Dopo la Restaurazione, quando la bolla Beati Petri, emanata dallo stesso pontefice nel 1817, tornò a operare un riassetto complessivo alle circoscrizioni diocesane subalpine, la stessa Corsione divenne sede di un vicariato comprendente anche Callianetto e Castell’Alfero [A.C.V.A., Visite pastorali, Visita Aiazza (1593); Visita Panigarola (1605); Bosio 1894, pp. 133, 136 e 139; vd. anche schede Cunico e Villa San Secondo].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Una ecclesia sancti Cristofori de Corseono compare per la prima volta nel 1266, quando ne è rector et minister il presbiter Iacobus, affiancato da un chierico, “Cuxinus”. Qualche anno più tardi, nel 1283, a un contratto riguardante il territorio di Celle era testimone Iacobus Cuffinus, clericus ecclesie Sancti Cristofori de Corseono [Vergano 1942, doc 202; Vergano 1971, p. 46; Eydoux 1982, p. 51]. Sede, probabilmente sullo scorcio del secolo XV, di importanti interventi architettonici da parte dalla comunità di Corsione in quanto oratorium populi, la chiesa di San Cristoforo (sub vocabulo sancti Christophori) fu, nel 1569, la prima tappa della visita pastorale di Domenico della Rovere, ma l’erezione a parrocchiale è attestata soltanto a partire dalla successiva visita del 1588. Nel secolo XVII era informalmente attribuito alla chiesa il “titolo di Prevostura”. Verso la metà del secolo XVIII, alla vigilia di nuovi lavori di trasformazione, tra cui la costruzione del campanile, la chiesa risultava dotata di circa 55 moggia di superficie di “beni antichi”, fiscalmente immuni (una parte dei quali condivisi forse con la parrocchia dei Santi Matteo e Carlo di Villa San Secondo). Una tardiva affermazione di “giuspatronato signorile” sulla chiesa è attestata nella prima metà del secolo XIX [A.C.V.A., Visite pastorali, Visita della Rovere (1588); A.S.T., Camerale, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, n. 4; II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, n. 13, cc. 113r-14v; Casalis, 1839, pp. 442-43; Cico 1996; Saletta, Storia, cc. 367r-368v].
     Ancora nel 1569, la cura d’anime risultava affidata al rettore della chiesa parrocchiale di Santa Maria Vergine de Niceto: forse lo stesso edificio di culto menzionato come ecclesia Sancte Marie di Niçano in un atto di permuta risalente al 19 giugno 1295 [Gabotto e Gabiani 1907, docc. 431, 438; Cico 1996, p. 126]. Ubicato lontano dal concentrico, su una propaggine di territorio comunale dominante la valle della Versa, l’edificio fu variamente attestato in epoche successive come chiesa, cappella, o santuario, con dedicazione alla Beata Vergine “de Noceto” (1765), “da Aniceto” (1828) e, oggi, “dell’Aniceto”. In particolare, a partire dal 1663, le visite pastorali attestavano lo stato di “rovina” e “abbandono” della chiesa, descritta come antica chiesa cimiteriale e romitorio. Verso quell’epoca, per un osservatore quale Giovanni Giacomo Saletta: “La Parochia vecchia era la Chiesa Campestre sopra un Colle verso Rinco intitolata Santa Maria de Nitia”. Tuttavia, la primitiva officiatura parrocchiale (sebbene “priva di redditi”) fu nuovamente evocata nella visita pastorale del 1765, quando l’edificio risultò ricostruito “da più anni“ a spese della comunità come “cappella campestre” dedicata alla Beata Maria Vergine “de Noceto” [A.C.V.A., Visite pastorali, Visita Caissotti (1765); A.P.C.; Cico 1996, p. 127; Eydoux 1982; Saletta, Storia, cc. 367r-368v].
     Altri spazi devozionali segnavano le prerogative della comunità all’esterno della parrocchia: in particolare due luoghi di culto che, nel secolo XVIII, risultavano privi di redditi di natura fondiaria. Troviamo innanzitutto la denominazione di San Michele attribuita a una chiesa campestre, che, forse riedificata nella seconda metà del secolo XVII su fondamenta antiche, era ufficialmente intitolata a San Sebastiano (Oratorium Sancti Sebastiani). Un secondo edificio è la cappella votiva di San Silvestro, citata negli Statuti come punto di accesso simbolico alla comunità, con il dovere per tutti i capifamiglia di recarvisi processionalmente nel giorno del santo titolare. Nel secolo XVII, la presenza di una “chiesa di San Rocco” è attestata “dentro il Recinto” [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, n. 37, cc. 26r-v; 178r-v: n. 38; Cico 1997, p. 10 e n. 23; 1998; 2001; Saletta, Storia, cc. 367r-68v; Torre 1999].
     A partire dalla prima metà del secolo XIX appare attiva una Congregazione di Carità, in ricorrente conflitto con Villa San Secondo [A.C.C.; A.C.V., Fondi aggregati].
Assetto Insediativo
In presenza di un assetto insediativo che è stato marcatamente nucleato, a partire dal tardo medioevo, nel concentrico, o “Recinto”, una tenace storiografia contemporanea ha avanzato invece l’ipotesi secondo cui l’abitato di Corsione avrebbe avuto origine in sedi diverse, con ubicazione “non unica”, bensì “diffusa sulle colline che ne costituiscono il territorio comunale” [Cico 1996; 1997, p. 9; Eydoux 1982, p. 50, 54; Gabotto e Gabiani 1907, doc. 413; Sella e Vayra 1880-87, coll. I, cap. XLIV e col. 17, cap. LI]. In epoca contemporanea, i dati di censimento, disponibili a partire dalla prima metà del secolo XIX, descrivono un assetto insediativo dal carattere notevolmente stabile, gravitante sul concentrico. La proporzione di abitanti registrati come residenti all’esterno di esso, in insediamento “sparso”, crebbe leggermente, dal 20 al 25 per cento circa, tra la fine del secolo XIX e il secondo decennio del XX, allo sfiorare del raddoppio di nuclei familiari censiti complessivamente nel comune (88 famiglie nel 1838; 153 nel 1911). Il peso relativo del concentrico si contrasse nuovamente con l’inizio dei flussi di emigrazione permanente, significativi a partire dai dati del censimento del 1921 [Informazioni 1839; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi].
Luoghi Scomparsi
Le tracce dell’antico sistema viario rinvenute sotto forma di alcuni reperti di epoca romana sono state corroborate dalle ricerche recenti di toponomastica locale [Bordone 1976, p. 35; Eydoux 1980, p. 72]. Il castello di Corsione, castrum maius, di cui è stata ipotizzata l’edificazione nella seconda metà del secolo XI, fu demolito definitivamente nel 1850. (Vedi planimetria 1; vedi planimetria 2.). Seguirono gli sbancamenti delle fondamenta negli anni Settanta del secolo XX. Simmetricamente, si sono volute ravvisare le fondamenta di un corrispettivo castrum minus sul sito dell’odierna cascina Colombaro [Cico 1996; 1997; Eydoux 1982, p. 54].
Comunità, origine, funzionamento
Gli homines de Corseono compaiono nella documentazione storica il 9 febbraio 1248, quando diciannove capifamiglia, radunati nella nella ecclesia de Corseono, prestarono giuramento nelle mani del canonico Guglielmo di Castagnole come rappresentante del Capitolo della cattedrale astense (Astensis ecclesie seu capituli), che esercitava su di essi l’intera giurisdizione [Eydoux 1982, p. 52; Rossanino 1977, p. 47; Vergano 1942, doc.92]. Già in un contratto anteriore di una decina di anni, i concessionari erano stati obbligati sia verso il Capitolo, con tributi in denaro e in natura, sia verso gli abitanti di Crozarino, luogo oggi scomparso (forse corrispondente alla odierna località San Giovanni sul territorio di Montechiaro) [Gabotto e Gabiani 1907, doc 413; Eydoux 1982, p. 57]. A partire dalla redazione degli Statuti, riconducibile probabilmente agli inizi del secolo XIV, Corsione risultò apertamente dotato di un’articolata organizzazione politica formale.
     Il potestas era eletto dal consilium universitatis Corsioni, formato dagli anziani della comunità e rinnovato ogni anno in misura non superiore alla sua quarta parte. A seguito della incorporazione della comunità entro il marchesato del Monferrato, il consilium presentava al marchese una rosa di tre candidati, scelti ex egregijs; tra questi il marchese nominava quindi il podestà, che era coadiuvato da un locumtenens, forse scelto tra i non eletti. Il podestà era coadiuvato a sua volta da un organismo più ristretto, formato da quattro o sei uomini, definiti sapientes, o consules (quattuor vel sex homines vel sapientes, qui deent consulere potestatem vel locumtenentem). Al termine del mandato, il potestas era soggetto a una indagine di bilancio: il “sindacato”, che era eseguita da uno o due membri del Consiglio (mediante persona unius vel duorum de Consilio) per valutare la correttezza e l’onestà dell’operato. Dagli Statuti affiora, inoltre, l’importanza delle prerogative dei capi famiglia, che, sia pure non formalmente presenti come collettività nelle istituzioni politiche della comunità, esercitarono tuttavia ampi poteri sia nella sfera domestica (per esempio grazie ai capitoli statutari che richiedevano una esplicita ed espressa attestazione dei genitori perché le figlie entrassero in possesso dell’eredità) sia nel dovere di presenza corale in occasione della sepoltura dei morti (Quod quilibet caput domi teneatur ire ad sepulturam alterius dummodo sit in loco). In atti quali la frequentazione cerimoniale dei luoghi di culto, la comunità, i cui concessionari-coltivatori erano liberi, durante l’età moderna, da patti di denominati di “enfiteusi” nei confronti dei signori, sottolineava un proprio spazio di potere distinto o autonomo dalle prerogative signorili.
     Durante l’età moderna, la comunità risultava proprietaria, oltre che delle terre comunali, di alcuni beni immobili e prerogative di appalto. Tra le prime, in particolare, si annoverava:
 
un corpo di Fabriche civile [...] al piano per il Conseglio, ed archivio e l’altro consiste in crotta per scuola di abitazione del maestro e cappellano di Com[uni]tà.
 
La comunità possedeva, inoltre, “il forno publico, che si affitta con incanto colla condizione a Deliberatarj di portarsi alle case de Particolari accorrenti a prender la pasta e questa ridotta in pane riportare”, nonché “il Taglio delle Broppe delle piante di Salici”. Una sessantina di moggia di terra erano cedute in “enfiteusi” a “particolari” dietro un versamento annuo di laudemi in natura [A.S.T., Camerale, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, n. 4; Camerale, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, cc. cc. 113r-14v; Cico 1998; 2001].
Statuti
Liber Statutorum Communitatis Corsioni, in 132 articoli ripartiti in tre sezioni: una generale, senza titolo specifico, seguita dalle sezioni Titulus maleficiorum e Titulus agrorum. Il codice, conservato in A.C.C., non costituisce l’originale, la cui stesura è stata attribuita alla fine del secolo XIII o ai primi anni del secolo successivo ad opera del notaio Manuele Capello, attivo ad Asti e certamente autore dei testi analoghi di altri paesi nelle vicinanze, tra cui Montechiaro, ma una copia di epoca cinquecentesca redatta dal notaio Giovanni Antonio Mazzoia.
     Il testo è compilato sulla base del testo statutario della comunità confinante di Villa San Secondo, in parte rimaneggiato. Le Convenzioni stipulate con il comune di Asti 1304 per il buono stato del comune e degli uomini della Villa di Cossombrato, che facevano esplicito paragoni alle convenzioni già stipulate dalla vicina villanova di Montechiaro, posero le basi per la successiva redazione degli statuti [A.S.T., Corte, Paesi, provincia di Asti, Mazzo 15, n. 2, Convenzione tra la Communità della Villa di Cossombrato, ora detta Villa S. Secondo, et la Città d’Asti p. quale la d.a Communità si è sottoposta sotto la Dominazione della d.a Città, con ciò, che non possino esser dalla medema rimossi mediante l’osservanza de’ Patti ivi espressi con un Sommario del tenore di tali Convenzioni (14 dicembre 1304); Conuentioni, e patti seguiti fra la Villa altre volte detta Consonbrato, hora S. Secondo, et la Città d’Asti l’anno 1304 Stampate, e stampati ad instanza del /nob. Bartholomeo Bosco, e Gio. Antonio, Bastiano Marchisij Consuli et anco Mattheo Brunello et Gioa.ni Domenico Bocalino del medesimo Luogo della Villa S. Secondo l’an.o 1622 (copia ms).; Cico 1998; 2001; Schierano 1935, pp. 257-62, doc. 5; Molina 1993, pp. 29-43]. I Capitula, statuta et ordinamenta Villenove Sancti secundi, costituenti la prima redazione di statuti di quella comunità, in 125 capitoli, furono redatti nel 1312 [A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Casale, Mazzo 4, n. 26 (copie ms.); Molina 1993, pp. 51 sgg.]; furono seguiti da una nuovo redazione integrata con capitoli aggiuntivi nel 1319 [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo V 1, cc.2-5, Copia de Statuti della Com.tà di Villanova S. Secondo di Consambrato, in virtù di cui si promette una perpetua soggezione al Vescovo, e Chiesa d’Asti; si liberano da ogni servitù gli abitatori di d.a Villa, e suo distretto, o sian le loro abitazioni, ed edifizj da assegnarsi fra un mese E si espone circa le alienazioni in qualunque forma, ed il ricetto degl’esteri (22 aprile 1319; copia ms.); Assandria 1904-07, pp. 49-55, doc. 200]. Statuto comunale 2004. Vedi testo.
Catasti
Il libro di Catasto che era stato formato nel 1707, alla viglia dell’annessione sabauda (quando la comunità era già nota per le estensioni di vigna e per i vini di cui era esportatrice), fu ancora il documento di riferimento per i nuovi funzionari incaricati, agli inizi degli anni Ottanta, di applicare nel Monferrato i criteri dell’editto sabaudo di Perequazione generale emanato nel 1731. Il Catasto del 1707 si basava su “semplici notificazioni de’ possessori de’ beni in tal tempo”: era dunque privo di una “misura del territorio”, che la comunità “non ha, né mai ebbe”. Al 1750 risaliva la formazione di un Libro di trasporto, in cui erano registrati i passaggi di proprietà. I funzionari stimarono una estensione di circa 1352 moggia di superficie complessiva, escludendo dal computo oltre 400 moggia di terre fiscalmente immuni, costituite in gran parte da proprietà signorili; precisarono che le proprie stime erano “prudenti”. Si affrettavano ad aggiungere:
 
sendosi riconosciuto considerabilm[ent]e aumentato non meno il Quantitativo di beni, che l’importo del loro registro, si ha perciò tutto il fondamento di credere, vi possano essere, stante l’infedeltà delle anzid[ett]e notificazioni, de’ registri occulti, e de’ beni abusivam[ent]e esenti, senza potersi però specificare quali.
 
     La catastazione assegnava ai singoli appezzamenti un estimo “secondo la maggiore, o minore bontà di Terreni”, e ciò “ab antiquo”, ignorando dichiaratamente (come pertaltro avveniva, a quanto pare, sia a Cossombrato sia a Villa San Secondo) il principio dei “circoli”, o “circolari”, che era praticato in altre comunità vuoi monferrine vuoi astigiane. Le imposizioni fiscali (il “riparto de’ carichi”) facevano riferimento ai due documenti sopra citati e a un “allibramento”, o estimo di registro, che i funzionari giudicarono “giusto, ed equilibrato allo stato di d.o Catasto”. Una distinzione di fondo caratterizzava la ripartizione dei tributi annuali sui terreni iscritti a catasto: giacché “escluse” dalla ripartizione erano “le Case, e Siti di q[uest]o abitato circondato da Muraglia di Cinta denominate comunemente le Case, e Siti del Recinto”, così come estraneo al calcolo di ripartizione era “il Mulino del S[igno]r Vassallo di q[uest]o luogo unico edificio, che si mova ad acqua”. Questi beni esenti da imposizione si contrapponevano a tutte quelle “Case, e Siti però che sono fuori di tal recito, quand’anche aggregate, componenti q[uest]o luogo, unitam.e a quelle di Campagna”, e che erano invece “comprese nel riparto". Gli archivi catastali dei terreni di Corsione, al 2003 in corso di riordino, sono oggi attestati sistematicamente a partire dal Libro del catasto del 1787 e da sedici volumi di corredo e aggiornamento per lo scorcio del secolo XVIII e per il XIX. Le Volture catastali sono conservate a partire dal secolo XIX, con parziali sovrapposizioni con la documentazione di Villa San Secondo per gli anni in cui esistette il comune di Villar Corsione nel secolo XX [A.C.C.; A.S.C.V.; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, n. 13, cc. 113r-14v].
Ordinati
I ventisei volumi della serie degli Ordinati e delle deliberazioni del consiglio comunale sono conservati con inizio dal 1742 e con una lacuna per gli anni 1928-48, corrispondente all’assorbimento dell’Archivio Storico del Comune di Corsione entro quello di Villa San Secondo (all’epoca Villar Corsione). Precedente risulta l’inizio delle serie dei Quinternetti esattoriali, risalenti al secolo XVII, e di quattro volumi di Conti esattoriali (1714-72) [A.C.C; A.S.C.V.].
Dipendenze nel Medioevo
Sebbene non sia menzionato nella bolla pontificia di Sergio III del 7 maggio 907 che riconosceva i possessi del Capitolo della cattedrale di Asti, Corsione risultò invece compreso in tre bolle papali, del 20 dicembre 1156, del 15 luglio 1169 e del 7 agosto 1266 (rispettivamente di Adriano IV, Alessandro III e Clemente IV). Queste attestavano l’appartenza al Capitolo di due parti del “castello maggiore” di Corsione (che era già stato di Bonifacio di Cortanze), forse il vassallo vescovile che l’11 ottobre 1117 assieme ad altri vassalli aveva partecipato a una convenzione del vescovo di Asti con i signori di Govone, e di una metà dell’altra parte del castello (che già era stata di Carbone), insieme con l’intero distretto, gli homines e quattro mansi per la parte che era stata di Gualfredo di Calandria (Duas partes maioris castrj de Coreseone. que quondam fuerunt Bonefacij de Cortanseris. et medietatem alterius partis.que fuit Carbonis. Cum capella et toto districto hominum. Quattuor Mansos in eodem loco .cum parte que fuit Gualfredi de Galardia) [Assandria 1907, docc. 110 e 114; Eydoux 1982, pp. 49, 57; Gabiani e Gabotto 1907, doc. 44; Gabotto 1904, doc. 38; Vergano 1942, doc 205]. Nel 1266, poi, Robaudus e Guala de Cathena, cittadini astesi e domini, o signori, che partecipano insieme l capitolo al controllo del territorio [Vergano 1942, doc. 206]. Hanno infine possessi nel territorio di Corsione, ad Puteum (in corrispondenza dell’odierna regione Pozzo), fin dal 1237, i signori di Pelletta della vicina Cossombrato e di altre località dell’area circostante.
     All’incrinarsi della primitiva compatezza del dominio esercitato da parte degli antichi signori locali contribuirono, a partire dal primi decenni del secolo XIII, la crescente ingerenza di più assertivi poteri che si andavano affermando nell’area circostante: i signori di Piea, quelli di Montiglio e il comune di Montechiaro, villanova astigiana che aveva assorbito anche popolazione di Cortanze, pur serbandone, almeno formalmente, la dipendenza dai suoi signori. La resilienza dei Pelletta si manifestò nell’estate del 1309, quando la sentenza emanata da Amedeo di Savoia e Filippo d’Acaia per porre fine alle discordie tra il comune di Asti e i fuorusciti ghibellini sancì che i castelli, villaggi e uomini di Cossombrato e Corsione dovessero essere restituiti ai loro signori; più tardi, le ultime investiture vescovili ai Pelletta datano dal 1329 (fino all’avocazione dei loro diritti in questa comunità) e quelle ai fratelli Marchetto e Valleruto Catena si spingono fino al 1426. A partire da quest’epoca, Corsione entrò sempre più saldamente a fare parte dei possessi dei Marchesi del Monferrato: prima della famiglia degli Aleramici, fino al 1305, poi dei Paleologi e quindi dei mantovani Gonzaga, a partire dal 1536 [A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 2, Sentenza Arbitramentale proferta dal Conte Amedeo di Savoja, e Filippo Principe d'Achaja Arbitri Eletti sovra Le differenze trà il Commune d'Asti da una parte, e La Parte Estrinseca di detta Città dall'altra, per riguardo de' Luoghi e Castelli d'Agliano, Castelnovo, Muasca, Rocca d'Azano, Neive, Cossambrà, Corsione, Colcavagno, Settime, e Monale (18 dicembre 1309)].
Feudo
Quando, nel 1117, il dominus Bonifacio di Cortanze era stato annoverato tra i vassalli del vescovo di Asti, nell’ambito territoriale controllato dallo stesso Bonifacio rientrava, come abbiamo visto, il possesso di due terzi del castello della vicina Corsione, in seguito ceduto al vescovo di Asti. Dopo il 1240, tuttavia, non è più dato rinvenire alcun esponente della famiglia dei domini de Curteanseri nei documenti astigiani, mentre le stesse menzioni del castello e del luogo di Cortanze si rarefanno, segno di una loro diminuzione di rilevanza e di autonomia nell’organizzazione politica dell’insieme del territorio astigiano. Nella fase d’incerto consolidamento dei confini tra Astigiano e Monferrato a partire dal secolo XV, si assiste a uno stillicidio di investiture concesse tanto dai marchesi del Monferrato quanto, soprattutto, dal vescovo di Vercelli, a diversi membri dei consortile dei Radicata e, in particolare, dei suoi rami di Brozolo e di Robella: investiture perlopiù prive di conseguenze di effettivo dominio, ma tese a estendere formalmente la contiguità territoriale del consortile fino ai confini stessi della città di Asti. Più concretamente, la costruzione di un confine statuale meno permeabile vide, da parte monferrina, l’investitura ai Grosso, a partire dal 1533, in sostituzione di una parte di feudo che era stata assegnata, quindi levata, ai Rota nel 1483. A partire dal 1582 subentrarono i Biandrate di San Giorgio, gli Iberti dal 1616, ancora i Biandrate-Aldobrandino dal 1616. Nel 1673 i Roero, già signori dell’intero feudo di Cortanze dal 1622, furono investiti del feudo di Corsione nella persona di Francesco Amedeo Roero di Sanseverino, a cui fu concesso tuttavia il titolo semplice di “signore” [A.C.C., Atti di lite, Registro di lite della Comunità di Corsione contro il Sig. Giusto Rovero (dal 1620); A.S.T., Camerale, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, n. 4; Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 12, Investitura concessa à Gio., et Enrico sud.i de' Consignori di Coconato del Castello e Luogo di Corsione, Patronati della Chiesa di S. Bartol.o di Coconato, e S.a Maria di [ ...] e due parti della 10.a di Rosingano come le preced.ti (1448); Investitura come s.a à Giac.o fù Gio. Robella Proc.re di Gio. di Ticineto fù Guideto, Gio. Giac.o Ant.o Bart.eo e Manfredo fr.li di Passerano, Giac.o e Bonifacio fù Tomaso, Galeazzo, e Giò franc.o fù Pietro di Ticineto Gio. Ant.o, Bart.eo e Manfredo fù Onorato di Robella, Gabriele, Percivalo, e Bart.eo fratelli di Passerano, Giac.o e Bonifacio fù Tomaso di Primeglio, Pietro, Crispino, et Andriolo fr.li fù Gulielmo di Primeglio, Raphaele, Uberto, Giorgio e Dom.co fù Ant.o di Primeglio, Arech, Gio. Annibale e Gasparino fù Teodoro, Davide, e Gio. Lud.co tutti di Brosolo, Antonio, Francesco, Bernardo, e Benedetto fr.li fù Luchino, Baranaba, Opizio, Gabriele, Gio. Bart.o Batt.a, Filippo, e Bonifacio fr.li fù Petrino tutti de' Conti di Radicati, e Consig.ri di Coconato del Castello di Coconato, Beni e redditi dal med.o dipend.ti, due parti delle Decime, e jus patronato delle Chiese di Coconato, e Pino, Luogo di Schierano, Robella, Corsione, jus patronato della Chiesa di Coconito, Castello di Brosolo, decima di Marmorito, Novaglj di Primeglio, e Passerano, metà delle decime di Ropolo e Viverone alla forma delle preced.ti (1471); Investitura del d.o Vescovo à Giac.o fù Gio. di Robella Proc.re di Gio. Manfredo, Antonio, e Bartol.o fù Enrico di Robella de' Conti Radicati, e Consig.ri di Coconato del Castello, e Luogo di Corsione, colle decime di d.o Luogo di Corsione colle decime di d.o luogo, Patronato delle Chiese di S.Bart.eo di Coconito, e S. Maurizio de' Giustininito, due parti delle decime di Rosangano come le preced.ti (1471); Investitura de' Conti Iberto di Primeglio fù Antonio, Manfredo, e Gio. fù Enrietto, Ant.o, e Bart.eo fr.li fù Enrietto de' Conti di Robella e Coconato, à Francesco Sforza Visconti Duca di Milano per li Castelli, e Luoghi di Coconato, Robella, Corsione, Bagnasco, Capriglio, Aramengo, e Casalborgone (1455); Mazzo 13, Investitura concessa dal Vescovo di Vercelli à favore di Federico Ferrero suo Nipote del Castello e Luogo di Coconato, giurid.ne e redditi dal med.o dipendenti, Luoghi di Schierano, Robella, Corsione e Brosolo, Patronati delle Chiese di d.i Luoghi, et di quello del Pino, S. Bart.eo di Coconito, decima di Marmorito, Novaglj di Primeglio e Passerano, et metà delle decime di Ropolo, e Viverone et d'ogni altra Cosa compresa nelle antiche Investiture concesse alli Conti di Coconato, in odio de' quali sono stati li med.i feudi devoluti (1555); Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 26, Calcolo del Credito del Conte Iberti, che tiene col Conte Guido S. Giorgio per la restituzione del feudo di Corsione per comodo di S.A.S. (1618); Relazione del Senato di Monferrato sul ricorso del Marchese Guido Francesco Aldobrandino S. Giorgio per poter costituire un Censo sulli redditi del feudo di Corsione descritti nella nota ivi annessa. (1662); Relazione dell'Auditore Gerolamo Banzola sulla domanda del Marchese Guido Francesco Aldobrandino S. Giorgio del Ducal assenso per l'alienazione del feudo di Corsione, e dell'Ordinario di Tonco, ed Alfiano. (1667); Bordone 1976, pp. 43-47; Guasco 1911, vol. II, 640-641 (112-113); Vurchio 1979-80, pp. 17-18].
Mutamenti di distrettuazione
Già compreso nel Contado di Asti, Corsione appartenne quindi al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, dapprima con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo (al di là cioè della designazione dell’area di competenza, prevalentemente militare, dei governatori delle principali piazzeforti) e poi, dal 1560 circa, con più saldo profilo istituzionale, era classificata fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro” o della provincia di Casale [A.S.T. Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Giuramenti di fedeltà prestata dalle infrascritte Communità, e Vassalli nelle mani de Commissarij deputati dal Marchese Manfredo di Saluzzo Maresciallo di Savoja per il Duca Amedeo, Cioè [...] Corsione, [...] dalli 7. in 15. Gennaro (1432); Diplomi, Mazzo 2, Investitura dell'Imperatore Federico à favore di Guglielmo Marchese di Monferr.to di quel Marchesato, e Specialmente de' Luoghi di [...] Corsione, e Villa di S.t Secondo con sue pertinenze, e dipend.ze delli 14. Maggio (1464); Investitura Concessa dall'Imperadore Federico à favore del sudetto Marchese Gioanni Giac.o di Monferrato di tutti li Regali, e Feudi dal medesimo posseduti Semoventi dall'Impero, e Specialmente delle Terre, e Luoghi di [...] Corsione, e Villa S. Secondo. delli 8. Gennaro (1464); Atti di Visita, e Restituzione fatta dagl'Ufficiali del Duca di Savoja à quelli del Duca di Mantova e Monferrato in esecuzione della Pace frà Essi Stabilita, de' Luoghi Sotto notati. Cioè [...]Corsione[...]Delli 4. 5. 7. 11. 13. e 14. Aprile (1618); Raviola 2003].
     Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708, entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Sturani 1995].
     Entro la maglia amministrativa francese, Corsione seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Corsione non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001]. Vedi mappa.      
     Dopo la parentesi napoleonica, Corsione rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e, dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 [Sturani 1995]. Nella riorganizzazione postunitaria, Corsione fu dapprima staccato dal circondario di Casale Monferrato e aggregato a quello di Asti nel 1888 [Ministero 1889, p. 131], con un corrispondente aggiustamento a livello mandamentale (distacco da di Tonco nel circondario di Casale Monferrato e aggregazione al mandamento di Cocconato (circondario di Asti) nel 1888 [Ministero 1900, p. 7]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Istituto Centrale 1937, p. 8; Gamba 2002]. In anni recenti Corsione ha aderito alla Unione dei Comuni Comunità   Collinare “Val Rilate”.
Mutamenti Territoriali
La separazione e delimitazione territoriale tra Corsione, Cossombrato, Villa San Secondo e una rosa di altre località confinanti si svolse a partire dal 1437 e durante la prima età moderna, per consolidarsi in una più precisa definizione di confini nel 1583-1605 [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo V 1; A.S.C.V., Atti di lite; Bordone 1976; Molina 1993, p. 25; Silengo 1964, pp. 67-85; Torta 1999]. Adiacenti a Corsione, gli attuali territori di Villa San Secondo e Cossombrato anticamente, e fino al secolo XIV, avevano formato un solo luogo, il cui nome era Cursembrandum (in una delle sue numerose varianti. Era peraltro rimasto lettera morta un ordinato della città di Asti del 1305 con il quale si stabiliva, su richiesta degli uomini e comunità della Villanova di Cossombrato e di Corsione, che dei due luoghi se ne facesse uno solo, Villa Corseoni [A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, Ordinato della Città d'Asti, per cui, all'istanza della Communità, e Uomini di Cossambrato, e Corsione, si stabilisce, che de' sudetti due Luoghi debba farsene uno solo, e che gli Uomini di Corsione possino giojre de' Patti seguiti sotto Li 14.Xmbre 1304. trà la d.ta Città, e gli Uomini di Cossambrato (4 Aprile 1305); Bordone 1976; Molina 1993, p. 39; vd. anche schede Cossombrato e Villa San Secondo]. Nel 1928 il comune di Villa San Secondo venne soppresso ed entrò a far parte, insieme al comune di Corsione, di un nuovo comune denominato Villa Corsione, che fu aggregato alla nuova provincia di Asti nel 1935 [Istituto Centrale 1930, p. 8; 1937, p. 11]. L’aggregato fu nuovamente scorporato nei due comuni a sé stanti nel 1947 [Istituto Centrale 1950, p. 13; vd. anche schede Cossombrato e Villa San Secondo].
Comunanze
Verso la fine del secolo XVII, quasi 60 moggia di terra erano tenute in “enfiteusi” da un numero indeterminato di “particolari”, che ne versavano ogni anno alla comunità i laudemi in natura. Oltre a queste terre, verso la metà del secolo XVIII (e già nel catasto del 1707) risultavano destinati all’uso collettivo beni fondiari alquanto frammentati e di estensione relativamente limitata: per un “quantitativo verosimile” di 31.6.8.3 moggia di superficie, “cioè aratorj 0.6.5 Prativi 2.1 Gerbidi inservienti al Pascolo 28.7.3.3”. Fiscalmente immuni, questi terreni erano distribuiti in nove diverse regioni catastali (Corovale, Fornaci “o sij Bruto”, Miorta, Nicetto, Possoglio, Riondello, Valassa, Valije, Viazza), tutte esterne al concentrico -- il Recinto (con l’eccezione di un appezzamento di circa 2 stara di superficie). La comunità ne ricavava globalmente un reddito annuo in denaro di circa £150, “prodotto dalla collonia e locazione” in favore di singoli coltivatori, in particolare di piccolissime estensioni di “campo” già tenute “ad economia” dalla comunità, ma ora (anche sotto l’incipiente pressione demografica settecentesca) “ridotte a coltura di prima bontà”. Inoltre, alcune piante di gelso (“moroni”) comprese in appezzamenti di circa 2 stara di superficie “soglionsi annualmente affittarsi al pubblico incanto” per non meno di £35. Sui terreni comunali ubicati in “pianura”, in particolare nella Valle del Nicetto (Aniceto), Versa, Possoglio e Valije, i diritti di “pubblico pascolo”, per i poco meno di 200 capi di “bestiami” degli abitanti, erano esercitati su gerbidi, che, pur “fertili d’erba”, tuttavia “non si puono adaquare”.  
     Appariva critica, nella congiuntura di espansione demografica settecentesca, l’assenza di boschi di proprietà comunale, ma erano precari, in generale, tutti i diritti comunitativi, esercitati “senza verun titolo salvo quello dell’immemorabile possesso”, oppure “a titolo di dominio [utile] solamente”. Nel 1990 il territorio non risultava più gravato da usi civici. [A.S.T., Sezioni Rinite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, n. 4; Sezioni Rinite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, cc. cc. 113r-14v; C.U.C.]
Liti Territoriali
Risale al 1437, per opera dei delegati della duchessa di Orléans e del marchese di Monferrato, una importante definizione dei confini tra Corsione, i signori di Cossombrato, Villa San Secondo e una rosa di altre località, tra cui Callianetto, “terra” appartenente al distretto di Asti. Fu compiuto un accurato sopralluogo, con un’abbondante determinazione di siti e di toponimi (che qui omettiamo) e con il proposito di procedere a una puntuale collocazione di “termini” divisori. Si stabilì, tra l’altro, che gli abitanti del distretto di Asti che possedevano beni fondiari nelle singole località soggette a divisione dovessero pagare i carichi nel luogo in cui erano effettivamente situati i beni. Di fatto, il mancato perfezionamento degli accordi, insieme alla mancata definizione dei termini divisori tra i singoli territori lascerà ampi spazi di incertezza, e di future contese. L’area controversa, assai vasta, comprendeva beni fondiari perlopiù “indivisi”, vuoi perché utilizzati come boschi di uso tra gli abitanti di più località ( i boschi “del Debatto”), vuoi perché posseduti dalla Mensa vescovile di Asti secondo lo statuto giuridico alquanto elastico di “feudo rustico”, o insieme di “beni rusticali indistinti”. Considerati talvolta come semplici allodi privi di connotazioni giurisdizionali, i beni del “feudo rustico” diedero adito, in particolare da parte dei signori di Cossombrato, all’assunzione di prerogative di “quasi possesso” derivante dall’esercizio di atti di giurisdizione. Tra altri fattori, la ripresa demografica cinquecentesca contribuì senz’altro all’acuirsi dei conflitti sull’uso della terra, in particolare attraverso una ripresa dei dissodamenti promossi dai signori di Cosssombrato, innescando “molti homicidij, incendij, ruine di case, esportationi de fruti incissure de viti et altri eccessi et enormi scandali”.      
     In particolare, nel 1549 i signori di Cossombrato aprirono un contenzioso intorno ai confini con Villa San Secondo. L’argomento sostenuto dai signori era che da moltissimo tempo (ab antiquo et antiquiss[im]o tempore) essi avevano ricevuto l’investitura del castello e feudo di Cosombrato insieme con il loro territorio” (“e castro et feudo consombradi cum eoru[m] Territorio), il quale territorio era definito, nella documentazione da essi addotta, con riferimento ai contorni dei territori confinanti, tra i quali però non risultava citata Villa San Secondo (absq[ue] eo q[uod] ulla fiat mentio ville s[anc]ti secondi). I signori avevano continuato non solo a compiere regolarmente atti giurisidizionali sotto forma di arresti e di ammende (damna dantes in eis captivando, penasq. et banna ab eisdem Illatoribus exigendo), ma anche a “infeudare” e dissodare terre in favore di nuovi coloni – fino a trenta, vent’anni addietro, anzi fino al presente. Sia pure con tempi lenti, la controversia cominciò a produrre, a partire dal 1561, la formazione di delegazioni di deputati sabaudi (per Cossombrato) e monferrini (per Villa San Secondo) incaricate di visitare i confini, ascoltare le parti, e piantare sul terreno nuovi termini divisori dei confini.     
     Il problema principale, peraltro, era la divisione a priori di una superficie la cui estensione non era conosciuta, né ci si proponeva di misurare con precisione. Qui il criterio prescelto fu “che delli terreni et boschi contentiosi”, stimati in 1200 moggia”se ne havessero da pigliarsi anticipatamente moggia seicento per parte, et il remanente si havesse da divider per terzo, cioè che le duoe parti fuossero di Consombrado con il carigo di proveder ala pretensione di Montechiaro qual dice haver sopra essi boschi et l’altro terzo fuosse restato a Villa [San Secondo]”. Tuttavia, i conti non tornavano a causa di una sovrastima dell’area complessiva. Alla prova dei fatti, “si sono rittrovati che tal somma non si può verificare, et ve ne sia parte occupata d’altri”, in particolare “gli hora disgerbati” da parte dei signori.. Gli arbitri scelsero dunque di procedere decurtando per approssimazioni successive. Ancora nel 1605 si ebbe notizia dello “spiantam.to de’ termini divisorj de’ Stati del Duca S[igno]r N[ost]ro, e del Monfer[ra]to fatto da alcuni particolari di Montechiaro a danno della Com[uni]tà di Villa S. Secondo”. La pubblicazione della sentenza dovette attendere il 1606, grazie, in particolare, al perfezionamento di una “capitolazione” particolareggiata fra gli uomini di queste due comunità e all’avallo di una “risoluzione” del duca di Mantova. Più o meno a quest’epoca, sul finire del Cinquecento, è stata attribuita dagli storici la proposta di elaborare un “protocollo” comune per porre termine a quella parte di contenzioso che riguardava il confine tra Corsione e Villa San Secondo. Con la fine de Seicento, nelle memorie dei funzionari monferrini, “La differenza fra quel luogo et Consombrato è accomodata, né vi è altra Discordia” [A.S.C.C., Atti di lite (1505-83); A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo V 1, cc. 47r-50r (1473); 50r-53r (1549); 71-86 e 94-102 (1561); 94r-95r (1578); 103r-105r (1580); 149-155 (1605); 156-158, Sentenza abitr.le pronunziata dal Sen.e Riccardo Cesare di Roasenda Delegato del Duca di Savoja, e dal Sen.e Cesare Manenti Deleg.o del Duca di Monferr.o, per cui dichiarasi non aver ragione alcuna la Com.tà di Montechiaro sui beni aggiudicati a quella di Villa S. Secondo p. le succenn.e sentenze del 1578 e 1583, ma benzì sulla parte aggiudicata nelle med.e sentenze alli ss.i di Cossambrato (1606);159-206, Diverse lettere concernenti le sd.e diferenze tra Montechiaro, e Villa S. Secondo, ed alcuni eccessi commessi dall’una parte, e l’altra in dipendenza di quelle, con alcuni incombenti fati dalle pred.e Com.tà precedentem.te alla sovrariferita sentenza; Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 68, n. 1 (4-9), Corrispondenze del presidente gran cancelliere Provana e del senatore Manenti (1605); n. 1 (12); Corrispondenza di Francesco Scozia (1583); n. 8 (13), Corrispondenze del presidente del Senato di Monferrato Avellano; minuta di sentenza del senatore Manenti (1581-1583); Cico 2001; vd. anche schede Castell'Alfero, Cossombrato, Montechiaro d'Asti e Villa San Secondo].      Nel secolo XVIII è documentata (anche cartograficamente) una controversia che oppone Frinco a Corsione [A.S.C.F., Catasto antico, numero d’ordine 21, Tipo differenze vertenti tra la Comunità di Frinco e Corsione, 1736; Atti antichi, numero d’ordine 27, fasc. 2, Memorie diverse riguardanti il territorio conteso colla Comunità di Corsione; vd anche scheda Frinco].
Fonti
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Corsione), nel 2003 in corso di riordino (Vedi inventario.), con una parte non reintegrata dopo l’assorbimento, durante gli anni 1928-47, in A.S.C.V. (all’epoca Villa Corsione).
 
A.C.V. (Archivio Storico del Comune di Villa San Secondo). Vedi inventario.
 
A.C.V.A. (Archivio della Curia Vescovile di Asti), Visite Pastorali.
 
A.P.C. (Archivio Parrocchiale di Corsione).
 
A.S.A. (Archivio di Stato di Asti). Vedi inventario.
 
A.S.C.C. (Archivio Storico del Comune di Cossombrato), in A.S.A. Comune di Cossombrato (1505-1955), bb. 142, con Elenco [Cassetti 1996, p. 53].
 
A.S.C.F. (Archivio Storico del Comune di Frinco). Vedi inventario.
 
A.S.C.V. (Archivio Storico del Comune di Villa San Secondo), in A.S.A. Comune di Villa San Secondo (1560-1953 e fino al 1957), bb. 170, pergg. 3 (1537-1652), con Elenco [Cassetti 1996, p. 53].
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie V, Corsione, Mazzo 1, Pianta del Castello di Corsione in Monferrato, s.d. Vedi planimetria.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Feudi per A e B, Mazzo 26, Corsione, Disegno d'una parte del Castello di Corsione (Note: Acquerello su carta. Sono presenti una legenda nel lato sinistro della cartografia, mentre a destra vi è una descrizione, e una rosa dei venti schematica all'interno della pianta. Sul supporto si notano macchie e piccole mancanze lungo i margini. L'autore in questo caso ha firmato siglando con O.G. la cartografia, invece che con il suo nome esteso), 1616 [Autore disegno originale: Ottaviano Grasso di Moncalvo]. Vedi planimetria.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo V 1, [...] Scritture [...] concernenti alcune pendenze territoriali, che vi furono tra Villa S. Secondo, e Cossambrato, e tra Castelletto Val d’Erro, e Cunico, e Montechiaro (1319-1672).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo V 1, cc. 53-69, Diverse Allegazioni prodotte nanti li Delegati per parte del Duca di Savoja come Conte d’Asti, e dal Duca di Monferrato li Conte Cacherano della Rocca Senatore ed Avv.to Patrim.le Calori nella diferenza tralli due Stati circa la dipendenza del Luogo della Villa S. Secondo, pretesa per la parte di Savoja dipendenza antica del Luogo di Cossambrato, epperò della Contea d’Asti, e p. l’opposto libero, ed assoluto Luogo per parte del Monferrato, ed a sé soggetto (1548 e 1549).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 68, n. 1, Lettere, e Memorie riguardanti le differenze de Confini tra Villa S. Secondo Dominio di Monf.o e Montechiaro nell’Asteg.o Dominio di Savoja (1581-1605).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 68, n. 1 (10), Capitulazione seguita, et formata tra la Comunità, et huomini di Montechiaro per una, et la Comunità, et huomini di Villa San Secondo per l’altra per trattato delli molto Ill.ri ss.ri li s.r Ricardo Cesari de ss.ri di Rovasenda Consigliere, et Senatore dell’Alt.a Ser.ma di Savoia, et Delegato specialm.te per la causa infrascritta, et Cesare Manente Consigliere, Senatore, et Delegato per l’Alt.a Ser.ma di Mantova, et Monferrato in compagnia dell’Ill.re s.r Antonio Alfiere Consig.re del luoco di Magliano et Delegato del m.to Ill.re et R.mo Mons.re Steffano Aiazza Vescovo della Città d’Asti però sempre, et riservato il consenso delle d.e Alt.e et Mons.r R.mo fia ispedienti, et non altrim.e (1605).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 68, n. 7, Aleganze in una causa del Feudatario di Villa S. Secondo, contro la Co.ità di d.o Luogo per l’esercizio della Giurisdizione. Astae ad instantiam Nob. Matthaei Brunelli, & Francisci Portae Consulum Villae S. Secundi M.DC.XXII, pp.1-15 [consulto di Albertus Rosengana I. C., fasc. a stampa (1622)].
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 20, n. 19, Descrizione delle Strade publiche del Monferrato coll’Indice di caduna Terra [s.d.].
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Provincia di Casale, Mazzo 4, n. 26, Capitula, statuta et ordinamenta Villenove Sancti Secundi (1312) [copia ms.; Molina 1993, p. 51].
A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 15, n. 2, Conuentioni, e patti seguiti fra la Villa altre volte detta Consonbrato, hora S. Secondo, et la Città d’Asti l’anno 1304. Stampate, e stampati ad instanza del nob. Bartholomeo Bosco, e Gio. Antonio, Bastiano Marchisij Consuli et anco Mattheo Brunello et Gioa.ni Domenico Bocalino del medesimo Luogo della Villa S. Secondo l’an.o 1622 [copia ms.].
A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 15, n. 3, Atti delli Sig.ri di Cossambrà contro gli Uomini, e Communità di S. Secondo p. le diferenze tra essi vertenti per causa de confini de loro rispettivi Territorij seguiti avanti li Commiss.ri deputati per parte del Duca di Savoja, e Marchese di Monferrato [cam.]; Acta pro distinctione finium Mag. D.nor. Castri Comsombradi Contra Co.e. et homines Ville Sancti Secundi Coram mag. Domines Jo. Franc.o Cacherano Et percivale Calberio […] Comissarij (1549).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1, Relazione, ed Informative dell’Intendente d’Asti con Stati della Coltura, e raccolto de’ beni, del personale, e bestiami di Cadun Territorio della Provincia (1747-1757).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2, Rellazione dello Stato, e coltura de beni de Territorj delle Città, e Comm.tà della Provinc.a d’Asti (1747) [fasc. ril., cc. non num.te].
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, n. 4, Un volumetto, in cui sono descritti li beni si antichi, che moderni posseduti dagli Ecclesiastici, e dà Luoghi Pij di detta Provincia; li Moggia de beni di cad.a Città, e Com.tà; li raccolti; la quantità delli moggia de beni feudali, li redditi posseduti da’ Vassalli ed altre memorie diverse (s.d. [ma 1746]).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/ 1789).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s. d., ma 1786).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 38, Relazioni particolari ridotte con ord.e de luoghi ne territorij de quali sono siti i beni eclesiastici del Monferrato, ad effetto di servire a magg.e intelligenza della relaz.e g.le qual è a questa relativa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Articolo 746, paragrafo 3, vol. 81, Notta, et Protocollus sive Volumen Instrumentor. et Investiturar. bonor. Rusticalium feudalium sequtan. sub Ill.mo et R.mo D. D. Octavio Brolia Ep. co Asten. et Comite et receptar. per … D. Jacobus Fran.cus Vignolas Notarium Collegiat. et Secretarium Ep.alem eiusd. Civitatis ab anno 1625 usque ad annum 1645 [vol. ril., cc. 1r-506v, + c. non num.ta con titolo al r., bianca al v.; sul dorso: “Mensa d’Asti Investiture feudali 1625 ad 1710”; contiene in testa “Indice” cc. non num.te].
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
 
C.U.C. (Commissariato per la Liqidazione degliUsi Civici, Torino).
 
Saletta, Storia (A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Ducato, Giovanni Giacomo Saletta, Storia del Monferrato, Vol. 1, p. 2a [Caliano – Fubine], n. 2 di catena).
Bibliografia
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Assandria, Giuseppe (a cura di), Il Libro Verde della chiesa di Asti, Pinerolo, Tip. Chiantore-Mascarelli, 1904-07.
 
Bordone, Renato, Società e potere in Asti e nel suo comitato fino al declino dell’autorità regia, in “Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino”, LXXIII, 1975.
 
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Descrizione Comune
Corsione
     AI processi di formazione del territorio di Corsione tra il tardo medioevo e l’età moderna offrono un esempio di lenta costruzione di confini statali nel cuore stesso dei rapporti tra più comunità locali in via di formazione (oltre a Corsione, Cossombrato e Villa San Secondo), adiacenti l’una all’altra e in parte compenetrate. Un’ampia storiografia ha da tempo messo in luce l’importanza strategica che ebbe durante il tardo medioevo l’area in cui esse sono ubicate: i limiti del vasto distretto a nord di Asti, terreno di scontro armato e di delimitazione di territori e poteri politici contrapposti nelle guerre tra i marchesi del Monferrato e il comune astese. Parecchie ricerche di ambito locale hanno accumulato in anni recenti notizie storiche sulle istituzioni (in particolare le compilazioni statutarie) delle singole comunità che furono sede dei processi di formazione storica dei confini statali in quell’area.
     Si potrebbe dire che una “aria di famiglia” accomuni per diversi aspetti Corsione a quelle comunità limitrofe – innanzitutto Cossombrato -- che erano state, e in parte rimasero, astigiane: somiglianze riconducibili alle dimensioni piuttosto contenute del territorio, al carattere nucleato di gran parte dell’abitato, alla densità di popolamento -- in termini di numero complessivo sia di nuclei familiari sia di abitanti. Nell’insieme, diversi elementi invitano dunque a ravvisare nel territorio di Corsione il frutto di di dinamiche in parte comuni a quelle delle comunità adiacenti per ciò che riguarda la forma dell’insediamento, l’incastellamento, la vocazione agricola e, in diverse epoche, l’apertura ai commerci di transito lungo la direttrice viaria che, da Asti, s’innesta verso nord sulla valle della Versa.
     Non meno importante, tuttavia, è sottolineare quegli esiti specifici che emersero in conseguenza dei processi di costruzione di un confine interstatale tra Corsione e le limitrofe comunità astigiane. Al termine di un lungo processo di formazione dei confini, Corsione (come anche Villa San Secondo) si trovò a formare una sorta di corridoio o propaggine territoriale con orientamento geografico nord-sud, di esclusiva sovranità monferrina, esteso dalla valle della Versa quasi fino ai limiti estremi del distretto astigiano. La storiografia locale ha insistito in questo senso sulla vulnerabilità militare di Corsione, che fu toccato, in particolare, dalle diverse guerre combattute nel Monferrato non solo durante il medioevo, ma anche nell’età moderna. Così, per esempio, nel 1616, truppe spagnole occuparono il “castello maggiore” (raso al suolo già una volta, nel 1305, dalle milizie di Guglielmo di Mombello, podestà di Asti); così ancora, i passaggi di truppe, in particolare durante le Guerre del Monferrato, misero a nudo una spiccata vulnerabilità della popolazione locale a malattie epidemiche, quali la peste, grazie alla stessa intensità dei transiti che permeavano l’area di confine.
     Inoltre, la formazione del confine tra lo stato del Monferrato e il distretto direttamente soggetto alla città di Asti svolse probabilmente un ruolo importante nel plasmare non solo i confini esterni del territorio di Corsione, ma anche certe sue articolazioni interne. Va di nuovo sottolineata, in questo senso, la stessa lentezza della definizione e separazione dei territori di Corsione, Villa San Secondo e Cossombrato: un processo che, avviatosi nel tardo medioevo, fu più volte rinnovato e rinegoziato fino nel cuore dell’età moderna. Su un lungo arco di tempo, il governo monferrino potè contribuire attivamente a imprimere alla geografia politica locale precise manifestazioni del proprio dominio.
     La presenza in loco di funzionari governativi, quali gli esattori camerali del dazio, va vista entro un quadro più generale di sostegno e insieme di controllo delle istituzioni politiche formali della comunità e dei suoi cespiti fiscali (analogamente a quanto avvenne a Villa San Secondo). Si segnala un voluto contenimento delle prerogative dei signori locali, in particolare nei loro rapporti con i concessionari denominati “enfiteutici” (in netto contrasto con quanto avvenne, per esempio, nella vicina Cossombrato). Una caratteristica importante di questo lento processo fu, nel complesso, l’attiva partecipazione politica locale all’evolversi degli avvenimenti: negli atti di possesso, nei conflitti intorno a tratti di confine, nelle ricomposizioni locali di simili conflitti, avallate dalle autorità del governo centrale.
     Alcuni indizi presenti nella documentazione suggeriscono l’esistenza, su un lungo arco di tempo, di particolari articolazioni nella organizzazione territoriale locale, che forse meriterebbero di essere indagati più a fondo. Un esempio in questo senso, nel cuore dell’età moderna, è offerto dagli incerti confini fiscali del “Recinto”, o concentrico, perché la registrazione a catasto dei beni immobili sembra sancire una continguità, e quasi compenetrazione, di beni tassabili e di beni fiscalmente immuni ai margini del concentrico e intorno a esso. Su un altro versante, non sono del tutto chiaro, allo stato attuale delle conoscenze, le prerogative dei concessionari definiti come “enfiteutici”, forse non molto numerosi e dipendenti non già dai signori, bensì dalla comunità stessa [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, n. 13, cc. 113r-14v].
     E’ possibile che alcuni aspetti della coesione come anche delle articolazioni interne dell’organizzazione politica e territoriale di Corsione si riflettano nell’uso dei luoghi di culto e del cerimoniale religioso. Così, per esempio, intorno alla chiesa dell’Aniceto (della quale si conserva una precoce documentazione sotto forma di registrazione parrocchiale dei battesimi e dei matrimoni tra il 1564 e il 1584) sembrò incentrarsi e ravvivarsi, a partire dalla metà del secolo XVIII, una coralità cultuale di matrice comunitaria; nelle relazioni pastorali del 1828 e del 1833 il luogo sembra svolgere le funzioni di santuario locale:

All’estate, quando la campagna ha bisogno di pioggia o di serenità, si va processionalmente, si canta la messa e si parte con la statua della Beata Vergine, che là si conserva. [...] Si ha pure ricorso a questa chiesa nelle pubbliche calamità e malori

[A.C.V.A., Visite pastorali, Visita Caissotti (1765); A.P.C.; Cico 1996, p. 127; Eydoux 1982; Saletta, Storia, cc. 367r-68v].
     Così ancora, alla chiesa denominata di San Michele, ma ufficialmente intitolata a San Sebastiano, fornita di una vistosa tribuna per cantori, faceva riferimento una compagnia laicale devota a San Michele, presente a tutte le manifestazioni religiose e caratterizzata da un abito bianco, l’attributo tipico di quelle compagnie di disciplinati che, in altri luoghi, furono il sodalizio simbolico della coesione comunitaria. Con una significativa forzatura, un osservatore laico seicentesco definiva senz’altro “Confraternità” la compagnia. All’età contemporanea risalgono invece la banda musicale "L’Ardita", fondata nel 1888, e la Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso, fondata nel 1901 [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, n. 37, cc. 26r-v; 178r-v: n. 38; Cico 1995; 1997, p. 10 e n. 23; 1998; 2001; Saletta, Storia, cc. 367r-368v; Torre 1999].
     A sua volta, in tempi più recenti, la storiografia locale ha avanzato l’ipotesi di origini plurime, o “diffuse”, della comunità di Corsione. Come luogo di origine dellla comunità, in alternativa al “Recinto”, è stato proposto in questo senso il contrafforte collinare che, distaccandosi dal tronco principale nei pressi di Villa San Secondo, piega nella valle del torrente Versa, nei pressi del luogo di culto della Madonna di Aniceto. Una ipotesi più specifica attribuisce il centro abitato più antico al luogo di Mons Romanus, una denominazione attestata nel 1237 e forse identificabile con Aniceto. [Eydoux 1982, pp. 50, 54; Gabotto e Gabiani 1907, doc. 413]. Sulla scorta soprattutto di una lettura delle bolle pontificie di Alessandro IV del 1156 e di Clemente IV del 1266 è stata poi suggerita, ancora a sostegno della ipotesi di un antico policentrismo insediativo, una polarità di luoghi fortificati, tra i quali si sarebbe distinto il “castello maggiore” (castrum cum capella, o castrum maius), nonché, ipoteticamente, un corrispettivo castello “minore”, il primo distrutto nel 1305 dalle forze del comune di Asti [Cico 1996; 1997, p. 9; Eydoux 1982, p. 53; Sella e Vayra 1880-87, coll. I, cap. XLIV e col. 17, cap. LI].