Albugnano

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2003
Anno RevisioneVersione provvisoria
Provincia
Asti
Area storica
Abitanti
417 [censimento 1991] / 462 [censimento 2001].
Estensione
Ha. 947 [ISTAT] / ha. 938 [SITA].
Confini
Aramengo, Berzano di San Pietro, Castelnuovo Don Bosco, Moncucco Torinese, Passerano Marmorito, Pino d’Asti.
Frazioni
Le fonti ISTAT segnalano la presenza di un “centro” insediativo, che raccoglie circa il 45 per cento della popolazione, di tre “nuclei” (Belsito, Campolungo e Vallana), che ne raccolgono circa il 18 per cento, con la popolazione restante distribuita in “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
La più antica attestazione sicura, Albugnanus, risale al 1290 [Sella e Vayra 1880-1887, III, doc. 849].
Diocesi
Vercelli fino all’istituzione, nel 1474, della diocesi di Casale Monferrato; dal 1474 al 1805: Casale Monferrato; dal 1805 al 1817: Torino, quindi: Asti.
Pieve
Le chiese del territorio di Albugnano ricadevano originariamente sotto la giurisdizione della pieve di Pino (Pino d’Asti). Dal secolo XIII, esse svilupparono tuttavia legami di dipendenza dalla canonica di Santa Maria di Vezzolano, che finirono con l’allentare i vincoli connessi al loro primitivo inquadramento giurisdizionale. La canonica rivendicava in effetti la sua qualità di ente ecclesiastico nullius dioecesis, ossia dipendente immediatamente dal papa. La questione divenne di particolare attualità soprattutto dopo il rafforzamento del ruolo delle diocesi operato dalla Controriforma. L’autonomia della canonica dalla giurisdizione vescovile fu infatti riproposta con determinazione dal prevosto commendatario Ottaviano Galliano, insediatosi nel 1597, con il corredo dei privilegi ottenuti da papi e imperatori tra i secoli XII e XIV.
   Le attestazioni successive appaiono alquanto contraddittorie: mentre i prevosti e i loro vicari continuano, nei secoli XVII e XVIII, a ribadire la loro indipendenza dall’autorità del vescovo e questa rivendicazione sembra ottennere riconoscimento, ad esempio, nelle espressioni impiegate nelle bolle papali di collazione della prevostura, come in altri documenti prodotti dalla curia romana e dai nunzi apostolici, esistono tuttavia alcune pronunce della stessa curia e della congregazione del Concilio che suffraganoapparentemente la tesi opposta. Inoltre le numerose visite pastorali effettuate nelle chiese del territorio di Albugnano dai vescovi casalesi o da loro delegati tra il 1571 e il 1803 riguardarono perlopiù, a onta di episodici tentativi di resistenza, anche la chiesa di Vezzolano e i luoghi di culto (priorati) da essa dipendenti.
    Dal 1817, le chiese di Pino, Mondonio e Albugnano costituirono il Vicariato di Pino della diocesi di Asti [Bosio 1894, pp. 109, 140; Casalis 1833-1856, I, p. 78; Motta 1933, pp. 79-82, 198- 202; Settia 1975a, pp. 99-100].
Altre Presenze Ecclesiastiche
La canonica o prepositura di Santa Maria sorse nel luogo di Vezzolano in data sconosciuta, ma anteriore alla fine del secolo XI. La più antica attestazione documentaria della sua esistenza risale al 1095. Si tratta di un atto (giuntoci solo in copie del secolo XVIII), mediante il quale alcuni presbiteri, in quanto sanctae Veciolanensis ecclesiae officiales, vengono investiti della chiesa e di tutti i suoi beni, presenti e futuri, a condizione che facciano vita comune “secondo la regola canonica”. Non è noto, del resto, se questo sia un atto di fondazione o di semplice conferma (l’edificio attuale della chiesa, di forme tardoromaniche, non è sicuramente precedente al 1189), così come non si conosce altro, fuorché il nome, dei suoi autori.
     E’ ipotizzabile che la chiesa di Santa Maria di Vezzolano sia sorta per iniziativa di un consorzio di famiglie signorili sui loro possessi, secondo un modello documentato per altre canoniche regolari fondate in Piemonte (come, più in generale, in tutta Europa) nell’età della riforma ecclesiastica. I fondatori si possono forse ascrivere, in primo luogo, alle casate dei signori di Radicata e dei signori di San Sebastiano, oltre che ad altri gruppi famigliari a esse legati da rapporti di parentela e da relazioni patrimoniali, quali i signori di Moncucco, quelli di Pogliano o di Vergnano (gli ultimi due, luoghi scomparsi sul territorio odierno di Moncucco Torinese). Occorre infine osservare che la denominazione di canonica è rara nelle fonti che riguardano la chiesa vezzolanese; prepositura non compare nei documenti più antichi, mentre il termine “abbazia”, applicatole regolarmente dalla metà del secolo XVII, è improprio [Settia 1975a, pp. 10-11, 109-121, 155-192]. Soprattutto nel corso dei secoli XII e XIII, la canonica ricevette dai rispettivi vescovi decime e diritti su diverse chiese situate nelle diocesi di Vercelli, Torino e Ivrea. Tra queste, la chiesa di Santa Maria nel castello di Crea, ceduta dal vescovo di Vercelli nel 1152 e priorato dipendente da Vezzolano fino al 1485, fu oggetto, dalla fine del secolo XII, di cospicue donazioni e della speciale protezione dei marchesi di Monferrato.
     Dall’inizio del secolo XV, la canonica (come, progressivamente, i suoi priorati, a cominciare dai più ricchi) fu assegnata in commenda a chierici secolari, perlopiù membri di potenti famiglie aristocratiche, quali i Lascaris, conti di Ventimiglia, che tennero la carica ininterrottamente per più di un secolo, a cominciare dal 1405, i Fieschi, gli Altemps, i Galliano, i Doria del Maro. Dal 1648 al 1657, fu prevosto commendatario il cardinale Maurizio di Savoia. Nel 1800, sotto il governo francese, i possedimenti di Vezzolano, compreso il fabbricato della chiesa, furono dichiarati beni nazionali. L’anno seguente, 87 giornate di tali beni furono destinate alla costituzione della congrua parrocchiale di Albugnano [Motta 1933, pp. 42-44, 54-64, 124-155, 170-171].
     Il registro della decima papale redatto per la diocesi di Vercelli nel 1299 riporta, tra le dipendenze della pieve di Pino, accanto alla canonica de vezolano, una ecclesia de fenestrella. Si tratta della chiesa intitolata a San Pietro, tuttora esistente e sita nel territorio di Albugnano, attestata per la prima volta nel 1235, quando venne ceduta dal vescovo di Vercelli al preposito della canonica di Vezzolano, insieme con la chiesa di Santo Stefano de Maconeto, anch’essa ubicata nel territorio di Albugnano (località Maconeto) [A.R.M.O., XVIII (1299), p. 40; Arnoldi 1917, doc. 53; Pittarello 1984, p. 40; Settia 1975a, p. 156]. La cessione del 1235 prevedeva che San Pietro e Santo Stefano fossero da allora in poi officiate da un canonico, tenuto però, come per il passato, a ricevere l’investitura dal pievano di Pino e vincolato all’obbedienza verso quest’ultimo e il vescovo. Le due chiese non compaiono tuttavia nelle rationes decimarum vercellesi del 1348, 1355 e 1440, dove invece continuiamo a trovare la prepositura o canonica di Vezzolano, tassata “per sé” e per i suoi “membri” o “chiese soggette”,  sotto la pieve di Pino (come nel 1440) oppure elencata a parte, tra i “monasteri, priorati e prepositure” (come nel 1348 e 1355) [A.R.M.O., XXXIV (1348), p. 116; CIX (1440), p. 238; Cognasso 1929 (1355), p. 234]. La chiesa di Santo Stefano fu abbandonata probabilmente intorno alla metà del secolo XVI e, all’inizio del secolo successivo, appariva quasi completamente diroccata. Fu ricostruita nel 1816 [Motta 1933, pp. 235-236].
    Con la disgregazione dell’ordinamento plebano, la chiesa di San Pietro in Fenestrella, nota anche come San Pietro al Camposanto, divenne sede di cura d’anime per la popolazione di Albugnano e fu visitata dai vescovi di Casale, da quando il luogo fu assegnato alla nuova diocesi, creata nel 1474. Dalla fine del secolo XVI, le visite pastorali casalesi denunciano il grave stato di abbandono della chiesa, richiamato anche dalle proteste rivolte dalla comunità di Albugnano nel 1657, 1676 e 1681 contro i i prevosti commendatari di Vezzolano e i loro vicari, accusati di trascurare la vecchia chiesa a vantaggio della nuova parrocchiale, una chiesa edificata a partire dal secolo XV e dedicata a San Giacomo. Durante gli ultimi decenni del secolo XVII e i primi del secolo successivo, tuttavia, San Pietro fu restaurata con il concorso dei canonici e della comunità, che vi fece predisporre una sepoltura per i poveri del luogo, mentre i primi, nel 1732, provvidero l’occorrente per la celebrazione della messa [Motta 1933, pp. 235-238; Pittarello 1984, p. 40; A.C.A., Atti di liti civili... Tra l’Abbazia... e la Comunità]. L’odierna parrocchiale, intitolata a San Giacomo Maggiore, sorse fra il XIII e il XV secolo. Secondo quanto affermato in una visita pastorale del 1619 era situata presso il castello di Albugnano. Nel 1564, il vescovo ordinava che non si amministrassero i sacramenti se non in San  dal 1577. Nel 1676, il consiglio della comunità di Albugnano la rivendicava come pubblica e non sottoposta alla giurisdizione del prevosto di Vezzolano, in concomitanza con la presa di possesso del suo beneficio da parte del nuovo “abate” Doria, avvenuta per l’appunto in San Giacomo. Nei secoli XVII e XVIII, la comunità finanziò in effetti, grazie ad alcuni lasciti, diversi lavori di rifacimento nella chiesa. Essa risultava inoltre titolare del patronato sull’altare dei Santi Grato e Barnaba, documentato dal 1673 [Motta 1933, pp. 248-256]. Nel secolo XVIII, tuttavia, il curato risulta nominato pro tempore dal prevosto di Vezzolano, dal quale riceveva la congrua [Motta 1933, p. 170; B.R.T., Relazione generale, c. 35r (p. 16), (p. 234)]. Si segnalano inoltre sul territorio di Albugnano i seguenti luoghi di culto minori. La chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova, di cui la prima notizia risale al 1524, abbattuta e riedificata nel 1859. La chiesa di San Sebastiano, esistente dal secolo XVI, di fondazione privata, probabilmente a opera della famiglia notabilare dei Serra (nobilitata intorno al 1720), che ne ebbe il patronato fino alla fine del secolo XVIII. Era stata ricostruita all’interno dell’abitato di Albugnano, in luogo diverso da quello originario, nel 1707. La chiesa di San Rocco, sorta nel 1634 per voto della Comunità durante la peste del 1630. La chiesa campestre di Sant’Emiliano Vescovo, dedicazione santoriale vercellese che fa supporre una fondazione anteriore al 1474. Le più antica attestazione documentaria risale tuttavia al 1524. Nella prima visita pastorale in cui venga menzionata (1658) è detta già della Santissima Trinità. Fu ricostruita nel 1740. Altre due cappelle campestri: una, dedicata a San Gottardo, eretta probabilmente intorno al 1600 dalla famiglia Vaj e riedificata nel 1720; l’altra, intitolata a San Martino Vescovo, fondata nel 1886 per iniziativa congiunta di un  gruppo familiare e del comune. La costruzione della chiesa fu tuttavia portata a termine solo nel 1898, dopo la rinuncia dei fondatori privati. L’oratorio Serra-Curbis, eretto nel 1723 dal conte Bartolomeo Serra, rimasto di patronato dei Serra fino al 1824. Già nel 1748, non vi si celebrava più alcuna funzione [Motta 1933, pp. 239-248]. Nella prima metà del secolo XIX, la vita religiosa ad Albugnano ruotava principalmente intorno a tre sedi cultuali: la “chiesa parrocchiale” (San Giacomo), una “chiesa della Confraternita” e l’antica parrocchiale di San Pietro, “sita nel concentrico del cimitero”. Questa triplice polarità dava allora luogo a ricorrenti tensioni in occasione dei funerali, derivanti dal fatto che, mentre le esequie potevano svolgersi in ognuna delle tre chiese, le sepolture avvenivano tutte nel cimitero annesso a San Pietro [A.S.T., Disordini].
     La cosiddetta “chiesa della Confraternita” va probabilmente identificata con la cappella campestre di San Rocco, assegnata dal Vescovo di Casale alla Confraternita della Trinità nel 1735, quando quest’ultima venne ricostituita dopo un lungo periodo di inattività. Al tempo della visita pastorale del 1619, la Compagnia dei Disciplinati sotto il titolo della Santissima Trinità era in vita e aveva la propria sede presso la parrocchiale di San Giacomo. La parrocchia ospitava inoltre la Compagnia della Madonna e quella del Santissimo Sacramento, che tuttavia il visitatore rappresentava come “derelitte”. Nel 1621 veniva infine eretta la Compagnia d’altare del Rosario, destinataria di cospicui legati, anche in beni fondiari [Motta 1933, pp. 243-244, 252].
Assetto Insediativo
Nel 1753, secondo quanto scriveva l’intendente di Asti, Albugnano era “luogo situato in collina diviso in tre borgate, una del luogo, l’altra detta del Campo e l’altra detta di Vallanna” [B.R.T., Relazione generale, c. 34r (p. 16)]. Alcuni decenni prima, i funzionari incaricati della Perequazione generale del Piemonte lo avevano invece descritto come “luogo unito, sendovi però sul territorio diversi fuochi dispersi talmente, che non puono né men dirsi cassinali” [A.S.T., Registro delle notizie c. 54r].
     I censimenti otto- e novecenteschi elencano diverse unità con denominazione propria, due delle quali, Sant’Emiliano e Santo Stefano, segnalate nel 1901, 1921 e 1931, corrispondono ad antiche sedi cultuali.Vezzolano è censito come unità a sé stante soltanto nel 1931. Il censimento del 1951 rileva le “località abitate” di Campolungo, Cavani, Palmo, Vallana e Valle. In tutte queste rilevazioni, appare notevole il peso demografico dell’abitato sparso [Bordone 1977, p. 285; Informazioni 1839, p. 27; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi]. Strada: vedi mappa1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3.
Luoghi Scomparsi
Sebbene la canonica di Santa Maria appaia da secoli isolata rispetto a un qualsiasi nucleo insediativo, Vezzolano ospitò un abitato rurale probabilmente fino al secolo XIV. Fra i possessi confermati nel 1159 dall’imperatore Federico I alla canonica, figura anche il locum della stessa, qui Vezolanum dicitur.
     In documenti redatti verso la fine del secolo XII compaiono poi individui accompagnati dal predicativo “di Vezzolano”, mentre nel 1226 troviamo menzione, oltre che del castrum (distinto da quello di Albugnano), del poderium e degli “uomini che vi solevano abitare”. Già da questa data, tuttavia, doveva essersi avviato il progressivo trasferimento della popolazione locale in Albugnano. Vi è inoltre traccia nella bolla di papa Eugenio III del 1148 e in documenti medievali successivi dell’esistenza, nell’area corrispondente all’attuale territorio di Albugnano, di altri tre insediamenti poi abbandonati: Nevissano, attestato come luogo di provenienza di individui citati in documenti della seconda metà del secolo XII. Oggi è toponimo attribuito a una regione situata tra i comuni di Albugnano e di Castelnuovo Don Bosco, caratterizzata da un insediamento di tipo sparso, ma è probabile che indicasse originariamente un centro abitato, scomparso nel corso del basso Medioevo; Vairano, nome attribuito dalla cartografia odierna a una casa isolata a ovest di Albugnano, ma che nel secolo XII designava una villa a sé stante. Apparentemente, l’insediamento perdette tale statuto, venendo definitivamente incorporato nel territorio di Albugnano, entro il 1290. Nella bolla del 1148 figurano possessi vezzolanesi in Maconato et Germasino. La prima località corrisponde a quella, tuttora esistente, di Maconeto, dove si trova la chiesa di Santo Stefano; della seconda non sono note altre attestazioni, ma la sua collocazione, nel testo, accanto a Maconeto, fa ritenere che sorgesse comunque nei pressi di Albugnano o Vezzolano [Settia 1975a, pp. 118, 151-163; Settia 1975b, pp. 293, 295, 296-297].
Comunità, origine, funzionamento
Al prevosto di Vezzolano e , dal secolo XVII, agli altri feudatari di Albugnano, spettava la nomina del podestà o castellano e dei sindaci del luogo. Nel 1485, gli abitanti di Albugnano, che godevano da epoca imprecisabile di un tipo di organizzazione comunale e di propri statuti, ottennero dalla canonica la liberazione da diversi oneri e prestazioni, in cambio di un pagamento in un’unica soluzione di 80 fiorini di Savoia e di un tributo annuo di 12 grossi. Nei secoli XVII e XVIII, la questione della “annualità” fu al centro di contrasti e negoziazioni tra la comunità e il capitolo vezzolanese.
     Nel 1669, ad esempio, fu dibattuto il problema della sua rivalutazione in moneta corrente, mentre, durante il secolo successivo, venne sempre più messa in dubbio la sua legittimità [Motta 1933, pp. 155-157, 164; A.C.A., Atti di liti civili... Tra l’Abbazia... e la Comunità; A.C.A., N. 2 pareri per l’annualità della Comunità; A.C.A., Scritture riguardanti la pretesa dell’Abbazia]. Probabilmente in seguito alla rinuncia da parte del capitolo di alcuni suoi diritti di signoria avvenuta nel 1485, la comunità era venuta in possesso di due parti su tre del mulino “feudale” sul Rivofreddo. Il restante terzo era posseduto, nel secolo XVII, dai feudatari Benso e, all’inizio del secolo successivo, all’avvocato Serra. Intorno al 1710, quando quest’ultimo decise di alienarlo, la comunità, ricorsa presso il Senato, ottenne il riconoscimento dei suoi diritti, che provvedette immediatamente a vendere allo stesso Serra [Motta 1933, pp. 122-123].
Statuti
Non pervenuti. Si fa menzione di statuti e privilegi della comunità nell’atto che registra il giuramento di fedeltà prestato dalla comunità al marchese Bonifacio IV di Monferrato nel 1483, così come in successive analoghe occasioni, ad esempio, nel 1519, nel 1559 e nel 1567 [Fontana1907, I, p. 18; Motta 1933, pp. 117-118, 155].
Catasti
Presso l’A.C.A. sono conservati catasti redatti nel 1635 e nel 1670 [A.C.A., Catasto formato nel 1635; A.C.A., Cattasto dei beni del Territorio]. Vi è traccia di un catasto compilato nel 1715, andato perduto [A.C.A., Nota dei beni]. Il territorio fu sottoposto a “misura generale” una prima volta nel 1668 e quindi, nel quadro della Perequazione generale del Piemonte, nel 1703 [A.C.A., N. 5 piccoli volumi per il brogliasso della misura generale; A.C.A., Atti concernenti la misura del territorio; A.S.T., Nota Alfabetica, c. 1r]. Intorno al 1730, sempre, evidentemente, sotto l’impulso della Perequazione, è documentato il tentativo di riformare l’estimo dei terreni [A.C.C, Stato della qualità dei beni del territorio]. L’A.C.C. conserva “libri dei trasporti” e altri documenti che registrano i mutamenti di proprietà per i secoli XVIII-XX. E’ inoltre presente documentazione sui beni ecclesiastici ed “enfiteutici” dalla fine del secolo XVI al 1740 circa [A.C.C, Registro dei beni Parrocchiali] e sui beni della comunità nel secolo XVIII. Materiale catastale del tardo Ottocento e del Novecento si trova anche presso l’A.S.A. [Comune di Albugnano/Cartografia tecnica. Vedi mappa.]
Ordinati
Si conservano presso l’A.C.A. gli “ordinati” del consiglio della comunità per gli anni 1644-1668, 1709-1765, 1785-1800. L’A.C.A. contiene inoltre gli ordinati, i “verbali di delibera”, le “deliberazioni” del consiglio e della giunta municipale prodotti dal 1838 al 1963, senza interruzioni.
Dipendenze nel Medioevo
Una bolla di papa Eugenio III confermò nel 1148 alla canonica di Vezzolano tutti i suoi possessi, tra i quali l’intero patrimonio fondiario di Albugnano e la giurisdizione temporale sul luogo. I possessi vezzolanesi furono sanzionati da successivi atti dei papi e degli imperatori, quali le bolle di Alessandro III (1176), Lucio III (1182), Innocenzo IV (1248), i diplomi di Federico I (1159), Ottone IV (1210), Federico II (1238) ed Enrico VII (1310) [Motta 1933, pp. 130, 132, 134, 139, 142; Settia 1975a, pp. 81-83, 152-163]. Nel 1226, il luogo e il castello di Albugnano furono infeudati dai canonici al marchese di Monferrato Bonifacio II. Le condizioni di tale infeudazione furono riconfermate in occasione della successiva investitura del marchese Teodoro Paleologo nel 1306 [Motta 1933, pp. 117, 134].
     I rapporti tra i canonici e i principi del Monferrato rimasero tuttavia alquanto rarefatti almeno fino alla seconda metà del secolo XV. Le cose cambiarono quando Guglielmo VIII diede l’avvio a una politica di prestigio ecclesiastico, culminata con l’erezione del vescovato di Casale (1474). Nel 1462, la canonica gli alienò i propri diritti signorili sulle acque del Po, tra Chivasso e Lavriano. Tre anni dopo, il marchese indirizzò al prevosto una lettera di salvaguardia contenente l’impegno di mantenere i beni e i diritti delle chiese del suo stato, in specie quelle fondate e dotate da lui stesso o dai suoi predecessori, alle quali si intendeva quindi assimilare, pur senza fondamento storico, la canonica di Vezzolano [Motta 1933, pp. 152-153; Settia 1975a, p. 40].
Feudo
Il capitolo vezzolanese continuò a esercitare diritti signorili sul territorio di Albugnano anche dopo l’infeudazione al marchese di Monferrato nel 1226. In particolare, il castellano o podestà nominato dal marchese doveva ottenere l’approvazione del prevosto, mentre alcuni limiti venivano posti alle prerogative del nuovo feudatario, in fatto di tassazione e mobilitazione militare degli abitanti, così come il capitolo si riservava una quota degli emolumenti legati all’esercizio dei poteri di banno. Nel 1238, nella chiesa di San Secondo in Asti, alla presenza, tra gli altri, del marchese di Monferrato, il vicario imperiale Vinciguerra investiva il prevosto del castrum e della villa di Albugnano, atto reiterato nel 1310 dall’imperatore Enrico VII [Motta 1933, pp. 113-114; 134-137, 142].
     Nel corso del tardo Medioevo e della prima età moderna, i marchesi, poi duchi, di Monferrato, cercarono di acquisire se non altro un controllo politico indiretto sui possessi di Santa Maria di Vezzolano situati entro il loro stato, anche facendo leva sulla giurisdizione spirituale rivendicata sulla canonica e sulle sue dipendenze dall’episcopato casalese, un’istituzione geneticamente connessa alle strategie politiche dei principi monferrini. Alcuni diritti e prerogative eminentemente simboliche della giurisdizione temporale del capitolo, come il giuramento di fedeltà al prevosto da parte degli abitanti di Albugnano, alle soglie dell’età moderna, erano in effetti caduti in desuetudine. Tuttavia, dalla fine del secolo XVI, alcuni prevosti e i loro vicari si mostrarono determinati a rinverdire i poteri di giurisdizione offuscati. Così, nel 1597, cogliendo una sottesa equivalenza tra l’inquadramento diocesano e il riconoscimento della sovranità dei duchi, il vicario prepositurale si opponeva alla visita pastorale del vescovo Del Carretto, rivendicando una qualità di non sudditanza e di appartenenza ad “alieno dominio” dei canonici. Nello stesso anno, il prevosto Ottaviano Galliano, ricorso alla curia romana, ottenne che fosse cassata l’infeudazione, disposta da Vincenzo I Gonzaga, di alcuni beni in Albugnano. Solo per un brevissimo periodo (dal 1617 al 1620), i Gonzaga riuscirono a imporre un loro uomo al posto di vicario. Ferdinando I e Vincenzo II dovettero infine riconoscere i diritti della prepositura su Albugnano, quali le nomine dei sindaci e dei podestà.
     Con l’avvento, nel 1628, di Carlo I Gonzaga Nevers, tali diritti tornarono a essere messi in discussione dalla corte ducale, suscitando una ripresa della conflittualità. L’annessione sabauda (1631) procurò al prevosto Cesare Galliano, prontamente schieratosi con i nuovi principi, la dignità di gran priore dell’Ordine Mauriziano, ma segnò anche, nel 1635, l’infeudazione di parte di Albugnano al conte Amedeo Benso dei signori di Ponticelli, consigliere di stato e “presidente del Monferrato”. Tra il prevosto e il nuovo feudatario sorsero subito vivaci contrasti, non sopiti da un accordo intervenuto nel 1638. Nel 1657, secondo il procuratore della Camera Apostolica, alla prepositura spettava metà della giurisdizione. E nel 1753, l’intendente di Asti, ripercorrendo sommariamente la storia della “abbazia”, affermava che i religiosi avevano anticamente ceduto al marchese di Monferrato “la mettà della giurisdizione di quel luogo”. La quota di giurisdizione dei Benso passò, per successione in linea femminile, al conte Giuseppe Antonio Gonteri di Faule nel 1702. Costui ne fu privato nel 1722 e il feudo fu acquistato dall’avvocato Bartolomeo Serra, discendente di una famiglia notabilare tra le maggiori di Albugnano almeno dal secolo XVI, con l’occasione insignito del titolo comitale.
     Intorno al 1730, si tornò a disputare sui rispettivi diritti di giurisdizione, tra il nuovo feudatario e il capitolo di Vezzolano, in particolare, sulla nomina dei sindaci. La lite giunse al Senato di Torino, ma, nel 1737, su pressione del re, il prevosto rinunciò interamente ai suoi diritti signorili. La linea maschile dei Serra, e con essa il titolo comitale di Albugnano, si estinse nel 1824 [Guasco 1911, pp. 34-36; Motta 1933, pp. 118-122, 160; Settia 1975a, pp. 83-84, 99-101; A.C.A., Patenti d’infeudazione conte Benso; A.C.A., Patenti del duca di Savoia; B.R.T., Relazione generale, c. 34v (p. 16)].
Mutamenti di distrettuazione
Albugnano fu tra i luoghi appartenenti al ducato di Monferrato ceduti al duca di Savoia con il trattato di Cherasco del 1631. Albugnano entrò allora a far parte della provincia di Asti (istituita nel 1560) alla quale rimase aggregato nell’ordinamento provinciale settecentesco relativo alle intendenze, alle prefetture e alle assise dei giudici (1723, 1724, 1729, 1730 e 1749) [Cassetti 1996; Duboin 1818-1869, III, pp. 58, 72, 79, 98, 133, 160].
    All’interno della maglia amministrativa francese, Albugnano seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di livello dipartimentale o circondariale, avente per capoluogo Asti. Inizialmente, si trattò del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799). Albugnano, insieme con altri comuni dell’area a nord ovest di Asti (Bagnasco, Berzano, Capriglio, Castelnuovo, Cinzano, Moncucco e Mondonio) colse l’occasione della fine del vecchio ordine, presentando immediatamente ricorso per entrare invece a far parte del dipartimento dell’Eridano, vale a dire optando per una gravitazione amministrativa su Torino, anziché su Asti [A.S.T., Ricorso del Comune di Castelnuovo d’Asti]. Con il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, Asti fu a capo di un circondario (arrondissement) compreso nel dipartimento di Marengo (capoluogo: Alessandria). Vedi mappa.
     Al termine della parentesi napoleonica, il mandamento di Castelnuovo, a cui apparteneva Albugnano, venne dapprima assegnato, nel 1814, alla provincia di Torino “per tutto ciò che riflette la giurisdizione giuridica ed amministrativa”, restando “dipendente da quella di Asti per la parte politico-militare” [A.S.T Ricorso del Comune di Albugnano]. Rientrò tuttavia presto a far parte della provincia di Asti, ridotta, dopo alcune instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, a circondario della divisione amministrativa, poi provincia di Alessandria nel 1859 [Cassetti 1996; Sturani 1995; Sturani 2001]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Istituto Centrale 1937, p. 8; Gamba 2002]. In anni recenti Albugnano ha aderito alla Comunità Collinare Alto Astigiano.
Mutamenti Territoriali
Non attestati.
Comunanze
Intorno alla metà del secolo XVIII, i boschi e gli incolti (“gerbidi”) rappresentavano, rispettivamente, circa il 12 per cento e circa il 15 per cento della superficie comunale in uno paesaggio agrario dominato (per oltre il 40 per cento) dalla vigna. Circa l’8 per cento dei gerbidi appartenevano alla comunità e servivano per il pascolo comune [B.R.T., Relazione generale, c. 34r (p. 16)]. La documentazione ottocentesca relativa all’affitto dei beni di proprietà comune, concerne i “gerbidi” esistenti presso la cappella campestre di Sant’Antonio e nella regione Pertiche, i boschi delle regioni Boita, Crocetta e Pianfiorito [A.C.A., Beni comunali].
     La canonica di Vezzolano possedeva fino dal secolo XII il bosco detto, nella toponomastica locale dei secoli XVII e XVIII, di Areschino (sulle pendici settentrionali del colle di Albugnano), una tra le migliori tenute boschive del territorio, fornitrice di grandi quantitativi di legna, in parte utilizzata sul luogo per i sostegni necessari alla viticoltura e, in parte rilevante, destinata alla “esportazione” [Settia 1975a, p. 155].
Liti Territoriali
Intorno alla metà del secolo XVIII è aperta una questione territoriale con la comunità di Berzano di San Pietro, relativa ad alcuni appezzamenti di bosco, di proprietà privata [A.C.A., Figura delle pezze bosco in Vasco o Zampa da Lupo].
Fonti
A.C.A. (Archivio Storico del del Comune di Albugnano)
A.C.A., Archivio antico, Serie 1, fald. 1, fasc. 1, reg. 1, Catasto formato nel 1635 contenente la descrizione dei beni della comunità autentico Maino... ;
fald. 2, fasc. 1, reg. 2, Cattasto dei beni del Territorio formato nel 1670 autentico Raisone... ;
fald. 4, fasc. 1, reg. 4, Registro per cui sono descritti i beni del territorio d’Albugnano (s.d.);
fald. 4, fasc. 2, N. 5 piccoli volumi per il brogliasso della misura generale s.d. i primi 4 ed il 5° datato 1668;
fald. 4, fasc. 3, Atti concernenti la misura del territorio ed altri beni comunitativi e specialmente del bosco di Cerreto del 1668, 1700, 1709, 1741, 1753, 1758 e 1765;
fald. 4, fasc. 4: 1, Nota dei beni che vedonsi descritti nel pubblico catasto alla Comunità di Albugnano del 1715; 2, Testimoniali di consegna dei beni della Comunità fatta nel 1715; 3, Stato della qualità dei beni del territorio formato nel 1730; 5, N. 3 fedi di misura di vari beni della Comunità fatta dal misuratore Rosso nel 1759, 1784, 1786;
fald. 23, fasc. 1, 7, Atto di prestazione di fedeltà, d’omaggio e giuramento per la Comunità d’Albugnano al duca di Mantova e Monferrato del 22 ottobre 1559 (copia);
fald. 23, fasc. 6: 1, Patenti d’infeudazione conte Benso del feudo, giurisdizione del luogo d’Albugnano (28 luglio 1635); 4, Patenti del duca di Savoia Carlo Emanuele di grazia alli particolari e uomini d’Albugnano di pascolare nei beni dell’Abbazia di Vezzolano del 24 agosto 1666;
fald. 23, fasc. 7, Registro dei beni Parrocchiali, Ecclesiastici ed enfiteutici (1592-1737);
fald. 23, fasc. 8, Registro degli ordinati originali... incominciato li 17 gennaio 1644 e terminato li 10 marzo 1668;
fald. 24, fasc. 1- fald.25, fasc. 3 [registri degli ordinati c.s., 1709 – 1765];
fald. 25, fasc. 4 – fald. 26, fasc. 2 [registri degli ordinati c.s., 1785 – 1800];
fald. 33, fasc. 3, Atti di liti civili dal N. 14 al N. 22: 15, Tra l’Abbazia di Vezzolano e la Comunità d’Albugnano nel 1657; 16, Tra la Comunità d’Albugnano e quella di Castelnuovo del 1665;
fald. 33, fasc. 4, Atti di liti civili dal N. 23 al N. 27, 26, Tra la Comunità d’Albugnano ed i particolari abitanti i Cassinali per fatto del forno seguiti 1771;
fald. 34, fasc. 3, Scritture riguardanti la pretesa dell’Abbazia diVezzolano verso la Comunità di Albugnano degli anni 1730, 1788, 1789, 1790, 1791;
fald. 34, fasc. 4, N. 2 pareri per l’annualità della Comunità verso l’Abbazia di Vezzolano uno colla data 1785 e l’altro senza data;
fald. 37, fasc. 3, Bandi campestri ed atti relativi alla formazione delli medesimi in originali degli anni 1663, 1666, 1673, 1677, 1680, 1726.
A.C.A., Archivio antico, Serie 3, fald. 37, fasc. 9, Misura dei beni della Comunità fatta dal geometra Paolo Antonio Rota in data 10 giugno 1769;
fald. 37, fasc. 10: 1, Figura delle pezze bosco in Vasco o Zampa da Lupo di Giacomo, Antonio fratelli DelmA.S.T.ro per le contese aperte fra la Comunità di Berzano e quella d’Albugnano in data 12 agosto 1753; 2, Figura della Peschiera propria della Comunità fatta dal Misuratore Michel Antonio Marchisio 1758... ;
fald. 49, fasc. 1, Registro o sia Libro delle mutanze: catasto dei beni del territorio d’Albugnano (1693);
fald. 49, fasc. 2, Libro dei trasporti (1742); fald. 49, fasc. 3, Libro dei trasporti dei beni del territorio d’Albugnano formato nel 1793, autentico Serra... ;
fald. 49, fasc. 4, Libro dei trasporti (1793-1933); fald. 49, fasc. 5 [id.];
fald. 50, fasc. 1, Libro dei trasporti correnti ed atti relativi. Stati di mutazione di proprietà ricevuti in ciascun semestre degli anni... (1819-1837);
fald. 56, fasc.5, Registro degli ordinati originali... incominciato li 23 gennaio 1814 e terminato li 14 novembre 1816;
fald. 56, fasc. 6 – fald. 56, fasc. 10 [registri degli ordinati c.s., 1817-1838]; unità 62: 1, Registro degli ordinati e delle deliberazioni consolari (1839-1848); 3, Ordinati e deliberazioni consolari (1849-1862); 4, Giunta municipale: verbali di delibera (1862-1865); 5, Consiglio comunale: verbali di delibera (1862-1865); 6, Consiglio comunale e Giunta municipale: verbali di delibera in fascicoli annuali (1866-1870); unità 63, 1 – unità 65, 1, Consiglio comunale e Giunta municipale [verbali di delibera in fascicoli annuali c.s., 1871-1896]; unità 69: 2, Beni comunali: ordinati per l’affitto del bosco Pianfiorito (1839), del taglio dei boschi all’Areschino e Rata Brusata (1841), dei gerbidi a Sant’Antonio e Pertiche (1840) e la vendita del taglio dei boschi (1844); 3, Registro degli atti di affittamento dei boschi comunali (1839-1862); 6, Boschi comunali: delibere per la vendita (1843, 1859, 1881); 8, Vendita del taglio dei boschi (1845-1862); 9, Documenti relativi all’affitto dei gerbidi comunali edel taglio dei boschi nelle regioni di Sant’Antonio, Boita e Crocetta (1847-1851);
A.C.A., Archivio storico, Classe 1.8, Verbali e deliberazioni del Consiglio, della Giunta e del Podestà: Serie 1.8.1, Consiglio comunale, unità 120, 1-2 - 123, 1-7 (1891-1963); Serie 1.8.2, Giunta municipale, unità 124, 1-5 (1926-1945); unità 125, 1-5 (1897-1963).
A.C.A., Archivio Libri del Catasto, Volture catastali, Serie 1, Libri del CatA.S.T.o, unità 1, Libro dei trasporti, ossia delle mutazioni di proprietà (1857); unità 2, Libro dei trasporti, ossia delle mutazioni di proprietà (1886-1933).
A.S.A. (Archivio di Stato di Asti). Vedi inventario. [Cassetti 1996].
A.S.A., Uffici giudiziari, Podesteria di Albugnano (1798-1801); Catasti dei terreni e dei fabbricati (1874-1960).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Corte, Carte topografiche e disegni,  Disegni Monferrato Confini,  Volume P , Mazzo 6, Tipo raffigurante i confini fra il Monferrato, il contado di Cocconato e le terre della chiesa di Asti, con indicazione di una strada pretesa dal Monferrato. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi. (Note: Sul verso: "con Conconato, Piovà, e Mondonio"; "terre del / contado di Cocona[to]".), s.d. Vedi mappa.
A.S.T.,  Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, mazzo 6, Volume P, Disegno delle strade esistenti tra Capriglio, Albugnano, Cocconato, Castelnuovo e Bagnasco. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi (Note: Sul verso: "questo è il mondo nuovo trovato / dalli antichi romani".), s.d. Vedi mappa.
A.S.T.,  Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Mazzo 6, Volume P, Disegno delle strade esistenti tra Piea, Capriglio, Albugnano, Cocconato, Castelnuovo e Bagnasco. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi (Note: Sul verso: "Copia di F[...]".), s.d. vedi mappa.
A.S.T.,  Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Mazzo 6, Volume P, Tipo delle strade esistenti tra Montafia, Capriglio, Albugnano, Coconato, Piovà e Cortazzone. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Carte topografiche e disegni,Disegni Monferrato Feudi per a e B, Mazzo 26, Cocconato, Disegno della via che pretende il Monferrato congionga i Territorii della Piova e Mondonio. Schizzo in pianta della via che unisce Mondonio e Cerreto, con altre vie di comunicazione e con l'indicazione, mediante colori diversi, dei confini tra i territori del Monferrato, del contado di Cocconato, dei Savoia e delle terre della chiesa di Asti, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, A, m. 11, Albugnano, n. 2, Ricorso del Comune di Albugnano relativo a mutamenti nelle circoscrizioni territoriali delle Provincie/di Torino e di Asti (1 febbraio 1815); n. 3, Trasporto di un tratto della strada tendente da Albugnano a CA.S.T.elnuovo d’Asti (31 luglio 1835).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, A, m. 11, Albugnano, n. 4, Disordini in ordine all’accompagnamento di cadaveri al Cimitero, Provvidenze al Vescovo d’Asti. Ragionamenti in ordine alla convenienza di modificare quanto prescrive il decreto sinodale du Vielu ai Parrochi lo accompagnamento de’ Cadaveri al Cimitero (1837).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, C, Mazzo 35, Castelnuovo d’Asti, n. 6, Ricorso del Comune di Castelnuovo d’Asti per essere aggregato al dipartimento dell’Eridano anziché a quello del Tanaro, e per essere eretto esso luogo; detto ricorso è appoggiato dai comuni di Albugnano, Bagnasco, Berzano, Capriglio, Cinzano, Moncucco, Mondonio (Albugnano, 25 germinale VII/14 aprile 1799).
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Camerale Piemonte, Tipi articolo 664, Chieri, Mazzo 13, Chieri. Territorio compreso tra Chieri, Cinzano, Albugnano e Passerano (Note: Il titolo originario è riportato sul verso del disegno. Disegno restaurato), s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, Stato delle liti, che hanno vertenti le Città, e Communità della Provincia d’Asti (Intendente Granella, Asti, 16 ottobre 1717).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 1, Nota Alfabetica de’ territorii stati misurati coll’indicazione dell’annata nella quale seguì la misura (s.d., ma ca. 1731), c. 4v; n. 16, Ricavo de’ Cantoni delle 12 Provincie del Piemonte non facienti corpo di Communità, cc. 41-54: Provincia d’Asti; n. 161, Registro delle notizie prese da Commissarj deputati per la verificaz.ne de Contratti a Corpo de beni dal 1680 al 1711 inclusive circa la qualità delle Misure e Registro de beni di caduna Comunità del Piemonte, e denominaz.ne de Cantoni Membri, e Cassinali (s.d.), c. 54r.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'A.S.T., le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.

B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino). Vedi catalogo.
B.R.T., Relazione generale dell’ Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, 1753, cc. 34r-35v (pp. 16-17), (pp. 218, 234).
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Casalis, Goffredo, Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, Torino, G. Maspero, 1833-1856, vol. I (1833), pp. 171-172 (Albugnano); vol. XXV (1854), pp. 76-79 (Vezzolano).
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Guasco, Francesco, Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall’epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo, Società Storica Subalpina, 1911 (BSSS LIV-LVIII), pp. 34-36.
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Istituto Centrale di Statistica, Variazioni di territorio di nome e di confine delle circoscrizioni comunali e provinciali del Regno disposte con leggi e regi decreti emanati dal 1 aprile 1934-XII al 20 aprile 1936-XIV, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, Libreria, 1937.
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Sella, Quintino e Vayra, Pietro (a cura di), Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, Roma, Salviucci, Tipografia della R. Accademia dei Lincei,  1880-87.
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Settia, Aldo Angelo, Santa Maria di Vezzolano. Una fondazione signorile nell’età della riforma ecclesiastica, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1975 (BSS  CXCVIII) [Settia 1975a].
Settia, Aldo Angelo, Insediamenti abbandonati sulla collina torinese, in “Archeologia Medievale”, II, 1975, pp. 237-328 [Settia 1975b].
Sturani, Maria Luisa, Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Id. (a cura di), Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di geografia amministrativa, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001, pp. 89-118.
Sturani, Maria Luisa, Il Piemonte, in Gambi, Lucio, Merloni, Francesco (a cura di), Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, Bologna, Il Mulino, 1995, pp. 107-153.
Descrizione Comune

Albugnano

La bolla di papa Eugenio III del 1148, con il corredo di notizie ricavabili da altre fonti del secolo XII, ci fornisce una topografia primitiva delle presenze patrimoniali della canonica di Santa Maria di Vezzolano, assai utile per la ricostruzione degli assetti insediativi e territoriali dei luoghi che le ospitano. Nell’area corrispondente al futuro territorio di Albugnano, l’elenco dei possessi vezzolanesi, qui particolarmente fitto, lascia intravedere un accentuato policentrismo di villae e poderia, in cui si distinguono, accanto ai due insediamenti principali di Vezzolano e di Albugnano, Areschino, Germasino, Maconeto, Nevissano, Vairano.
     Alcuni di questi luoghi cominciano a deperire già nel secolo successivo, scomparendo definitivamente in epoca tardomedievale. Tali abbandoni vanno ascritti in gran parte all’attrazione esercitata da Albugnano, la cui importanza come presidio difensivo e sede giurisdizionale è cresciuta, in particolare con l’infeudazione, nel 1226, della villa e del castello ai marchesi di Monferrato.
     Alle soglie della prima età moderna, invece, attorno ad Albugnano si diffonde l’abitato sparso, in una forma apparentemente così frammentata, che, all’inizio del secolo XVIII, i funzionari dello stato sabaudo esiteranno a inquadrarla nella tipologia consueta delle “masserie” o dei “cascinali”. La definizione dei luoghi, della giurisdizione e del possesso sembra ora affidarsi più che mai al rituale. La dispersione insediativa si accompagna infatti alla fondazione o, più spesso, alla rivitalizzazione di una pluralità di sedi di culto presenti nel territorio, per iniziativa della comunità e di gruppi familiari o vicinali.
      Intanto, una nuova fase di rapporti, un nuovo terreno di negoziazione e conflitto, tra la comunità di Albugnano e i canonici, si è inaugurata con la transazione che nel 1485 ridotto e “monetizzato” i diritti signorili dei secondi sulla prima. A partire da quel momento e ancora più nel corso del secolo XVI, la comunità irrobustisce il proprio ruolo istituzionale, anche perché lo sviluppo della fiscalità statale le impone adesso responsabilità in parte nuove. In questa fase, tra i secoli XVI e XVII, la distribuzione, ad esempio, tra il capitolo e la comunità, delle prerogative e dei doveri incentrati sull’antica chiesa di San Pietro e sulla più recente parrocchiale di San Giacomo, assume un rilievo fondamentale. La chiesa di San Pietro, donata dal vescovo di Vercelli ai canonici di Vezzolano nel secolo XIII, conserva, pur nell’abbandono delle primitive funzioni di cura d’anime, uno statuto particolare, in quanto chiesa cimiteriale di Albugnano. Nel 1657, la comunità minaccia di sottrarsi al giuramento di fedeltà nelle mani del vicario prepositurale, se il prevosto continua a rifiutarsi di provvedere alla sua manutenzione.
     Parallelamente, essa invoca il carattere “pubblico” di San Giacomo, nel tentativo di arginare le crescenti ingerenze vezzolanesi. Ciò che ad esempio irrita la comunità è il fatto che i prevosti preferiscano ormai inscenare lì, piuttosto che nelle antiche chiese neglette, sulle quali la loro giurisdizione non è contestata, il rituale del loro insediamento come signori spirituali e temporali. E nei secoli XVII e XVIII vediamo la comunità moltiplicare i suoi investimenti nella parrocchiale [Motta 1933, pp. 237-238, 249, 253-254].
     Altri protagonisti intrecciano le loro strategie di prestigio e promozione politica alla logica del confronto tra la comunità e i suoi signori, praticando anch’essi l’investimento nel rituale. L’esempio più significativo è rappresentato dalla vicenda della famiglia Serra, che, muovendo da una presenza egemonica nelle istituzioni comunitarie e dall’esercizio del notariato, giungerà negli anni Venti del Settecento a esprimere il nuovo feudatario, dapprima, come i precedenti signori laici presenti ad Albugnano, in condominio con i canonici, poi, dal 1737, come esclusivo titolare del feudo. I Serra hanno dapprima scelto di associare il loro nome al patrimonio cultuale della comunità. Nel 1574, ad esempio, il sindaco Giacobbe Serra, notaio, finanzia la costruzione del campanile della parrocchiale. Nel secolo seguente, continuano i lasciti e le donazioni che  diversi esponenti della famiglia destinano alla parrocchia, dove intervengono, in particolare, finanziando la costituzione di una nuova compagnia di altare. Sostengono inoltre un altro luogo di culto di proprietà comunale, la cappella campestre di Sant’Antonio, che riceve da loro cospicue somme nel 1604 e nel 1625.
     Nello stesso tempo, all’interno del lignaggio si profila un processo di segmentazione, sancito, nel 1655, con l’acquisto, da parte di un gruppo di fratelli Serra, di diritti esclusivi sulla chiesa di famiglia di San Sebastiano e con la fondazione di un beneficio presso la stessa. Il luogo diventerà pochi anni dopo anche il sepolcro di questo ramo in ascesa, lo stesso al quale appartiene l’esponente nobilitato e investito del feudo con titolo comitale nel 1723 [Motta 1933, pp. 239-241, 252, 254].
     Il linguaggio del predominio sociale comincia a mutare nella prima metà del Settecento. La famiglia di colui che diverrà il conte Serra, che ha già acquisito da tempo il controllo di alcune importanti risorse legate al feudo, sembra ora adottare nella loro gestione un più aggressivo atteggiamento proprietario, che la mette in urto con la comunità, attaccata al carattere “indiviso” e inalienabile del feudo. Ciò che, in particolare, preme affermare alla comunità è la natura feudale del mulino, alla proprietà del quale partecipa da secoli, dapprima in associazione con i canonici, poi con i conti Benso e infine con i Serra. Lo scopo è impedire che questi ultimi vendano, come mostrano di avere l’intenzione, la loro quota a imprenditori privati [Motta 1933, pp. 120-123].
     Mentre mutano in parte le pratiche del possesso, sembrano acutizzarsi, in questo secolo e nel successivo, le tensioni territoriali. Intorno agli anni Settanta del secolo XVIII, la comunità deve fronteggiare l’insofferenza verso le sue prerogative economiche da parte degli abitanti di quei “cassinali”, il cui peso è andato crescendo a scapito del luogo racchiuso nel “recinto”: la lite verte in particolare sulla privativa comunale del forno [A.C.A., Atti di liti civili... Tra la Comunità d’Albugnano ed i particolari abitanti i Cassinali]. Nella prima metà del secolo XIX, saranno i funerali a segnalare possibili tendenze centrifughe, che si manifestano attraverso episodi di concorrenza cultuale tra la parrocchiale, l’oratorio della confraternità della Trinità e la chiesa cimiteriale di San Pietro.