Sala Monferrato

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Basso Monferrato. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.  Vedi mappa 3.
Abitanti
501 (censimento 1991).
Estensione
767 ha (ISTAT); 721 ha (SITA).
Confini
A nord Treville, a nord-est Ozzano Monferrato, a est Cella Monte, a sud Ottiglio, a ovest Cereseto.
Frazioni
I dati ISTAT non individuano nuclei abitati al di fuori di un unico concentrico, che raccoglie più dell’80 per cento della popolazione. Vedi mappa.
Toponimo storico
«Sala» [Casalis 1848, p. 15], probabilmente nel significato della voce longobarda sala come casa signorile di campagna con annessi fabbricati rurali, o anche come magazzino di raccolta dei prodotti [Olivieri 1965, pp. 303-4]; Sala Monferrato dal 1863 [Ministero 1889, p. 5].
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando viene inclusa nella giurisdizione del nuovo ordinario.
Pieve
Non si hanno attestazioni dirette. In Colloaquarum, una località difficile da individuare precisamente, ma che doveva trovarsi fra Treville e Sala, esistette una chiesa dedicata a San Vittore, dipendente dalla pieve di San Cassiano di Cereseto [Ferraris 1975, pp. 31 e 77 n. 255].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Sullo scorcio del secolo XVI la vecchia parrocchiale, «pievania» sotto il titolo di Santa Maria di Grafagno, appare come chiesa curata di Sala, dotata di circa 90 moggia di Monferrato di terre, un ricco patrimonio fondiario che sembra subire variazioni minime nel primo terzo del Settecento. La parrocchia «nuova», sotto il titolo di San Giacomo, gode di £400 di reddito annuo nel secolo XVIII, ma è priva di beni immobili chiaramente attestati; l’edificio sarà considerato in cattivo stato di manutenzione entro lo scorcio del secolo e verrà riedificato agli inizi del secolo XIX. La vita cerimoniale locale sembra concentrarsi nella confraternita di San Francesco, i cui redditi annui, di £60 nel secolo XVIII, sono vincolati all’obbligo di celebrazione di una messe nei giorni festivi, e nelle due compagnie del Rosario e del Santissimo Sacramento, dotate con lasciti in terre modesti ma crescenti a partire dagli inizi del secolo XVII.
     Tra Sala e Cella Monte, in corrispondenza dell’odierna cascina Narzo, sorgeva il priorato di Santa Maria e San Paolo di Narzo [ARMO, I, pp. 37 e 105]. Un preludio alla sua fondazione è costituito dalla donazione effettuata nel 1127 dal marchese Oberto e dalla moglie Berta, tramite Stefano, priore del monastero cluniacense di San Pietro di Castelletto (eretto nel 1083), a favore dell’abbazia madre di San Pietro di Cluny, di beni posti in Occimiano, Pomaro, San Salvatore, Lu e Conzano. Il priorato di Santa Maria e San Paolo di Narzo è in effetti recensito da una bolla di Lucio III del 1184 tra le dipendenze del monastero del Castelletto e probabilmente anche dei priorati di San Vitale di Occimiano e di San Benedetto di Conzano, entrambi cluniacensi [Ferraris 1975, pp. 16 e 56 n. 154; Sala Monferrato, in “Monferratoarte” (2013)].
Assetto Insediativo
Gli sforzi da appoderamento dell’età moderna non alterano l’assetto fortemento nucleato del territorio. Ingente emersione di terre non iscritte a catasto all’epoca delle riforme fiscali del secolo XVIII note come Perequazione.
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
La documentazione locale dello scorcio del medioevo evidenzia un qualche sviluppo di istituzioni comunitarie, come suggerisce, tra l’altro, l’esistenza di frammenti di probabili bandi campestri risalenti alla seconda metà del secolo XV [A.C.S., al 202 in via di riordino], la cui effettiva autonomia appare tuttavia rapidamente erosa, già a partire dal secolo XVI, dallo sviluppo di una forte signoria territoriale da parte del consortile dei signori locali. Nel secolo XVIII la podesteria di Sala giudica cause sia civili sia criminali [A.C.S.].
Statuti
Non si hanno attestazioni.
Catasti
La comunità di Sala si provvide di un novo catasto corredato di mappa negli anni 1769-1776. Conservò tuttavia l’estimo adottato nei «vecchi catasti», o consegnamenti, basato sulla suddivisione del territorio in «circoli», senza alcun rapporto con la qualità dei terreni. Le abitazioni non erano accatastate, a differenza delle «case di campagna» (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro [s.d. ma 1786]). Presso l’Archivio storico del comune di Sala Monferrato, che al 2002 è in corso di riordino, sono conservati i Consignamenta di beni fondiari relativi ai secoli XVI-XVII; esiste un catasto risalente agli anni Sessanta del secolo XVIII, con mappa territoriale, sommarioni, libri di matricole dei possessori, registri (mancano i libri figurati) [A.C.S.].
Ordinati
La serie delle deliberazioni del consiglio comunitativo di Sala conservate presso l’Archivio storico comunale, che al 2002 è in corso di riordino, inizia con il secolo XVI, comprende il secolo XVII e prosegue, sia pure apparentemente con importanti lacune, fino alla seconda metà del secolo XVIII; la documentazione riprende con continuità a partire dall’anno 1868 [A.C.S.].
Dipendenze nel Medioevo
E' possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Sala e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della Iudiciaria torrensis, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli (Settia 1983, pp. 11-53).
Feudo
Bava (dal 1396); Airoli; Barbotto; Bellone; della Noce; Donadei; Sala.
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo era classificata fra le terre dello stato «al di qua del Tanaro» o «Monferrato fra Po e Tanaro» e direttamente ricadenti nell’area di gravitazione della città di Casale. Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Sturani 1995). Entro la maglia amministrativa francese, Sala seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Sala non mutò fino alla Restaurazione (Sturani 2001; ANP, F2 I 863 [Montenotte]). Dopo la parentesi napoleonica, Sala rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 (Sturani 1995).
Mutamenti Territoriali
Non si hanno attestazioni.
Comunanze
Verso il 1780 le comunanze si riducevano a poche staia d’incolto, utilizzato per il pascolo. Nel 1990 il territorio gravato da usi civici è calcolato in ha. 0,6 ca (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781; CLUC].
Liti Territoriali
Verso gli anni Ottanta del Settecento, all’epoca cioè della “misura generale” del Monferrato promossa dalle autorità sabaude, risultava che i confini del territorio di Ottiglio, pur non ancora definiti con tutte le comunità interessate, erano stati negoziati -- apparentemente con successo -- con Casorzo, Grazzano, Olivola e Sala [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 223r-28r; A.C.O., I sez., Amministrazione, fald. 221, Transazioni e convenzioni 1518-1783: fasc. 8, Transazione tra la Comunità di Ottiglio e quella di Grazzano, 1743; fasc. 9, Transazione tra la Comunità di Ottiglio e quelle di Casorzo e di Olivola, 1783].
Fonti
A.C.S. (Archivo Storico del Comune di Sala Monferrato, al 2002 in via di riordino).
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII  (1804).
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria)
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino)
A.S.T., Corte, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, n. 19: M.A. Tartaglione, Calcolo delle città, terre, anime e moggia de’ terreni del ducato di Monferrato  [inizi del secolo XVII], ms.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/ 1789).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753).
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
Saletta 1711 (A.S.T., Corte, Monferrato Ducato, ultima addizione: Giacomo Giacinto Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms.).
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli Usi civici).
Bibliografia
Durando Edoardo e Druetti, Vincenzo (a cura di), Caratario dei monasteri di Grazzano, Vezzolano, Crea e Pontestura; Cartario del monastero di Rocca delle Donne; Carte varie di Cassale e del Monferrato, Torino, Tipografia P. Celanga, 1908.
Gasca Queirazza, Giuliano (a cura di), Dizionario di toponomastica : storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, U.T.E.T., 1997.
Guasco, Francesco, Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall’epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo, Tipografia già Chiantore e Mascarelli, 1911, 5 voll. (B.S.S.S. 54-58), vol. III, p. 1308.
Ministero per l’agricoltura, industria e commercio, Variazioni nel nome del territorio o nella dipendenza amministrativa dei comuni, dei circondari (o distretti) e delle provincie, Roma, Tipografia Fratelli Centenari, 1889.
Olivieri, Dante, Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia, Paideia, 1965.
Regione Piemonte, Ricerca storica sulle isole amministrative della Regione Piemonte.  Allegato allo schema del programma di modifica delle circoscrizioni comunali e di fusione dei piccoli Comuni, Torino, regione Piemonte, 1994.
Sala Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia (2013).
Saletta, G.G., Decretorum Montisferrati (…) collectio, Casale, 1675.
Sergi,  Giuseppe (a cura di), Andar per castelli da Alessandria da Casale tutto intorno, Torino, Edizioni Milvia, 1986.
Settia, Aldo A., Monferrato. Strutture di un territorio medievale, Torino, Celid, 1983.
Sturani, Maria Luisa, Il Piemonte, in Lucio Gambi, Francesco Merloni (a cura di), Amministrazione e territorio in Italia, Bologna, Il Mulino, 1995, pp. 107-153.
Valerani, Flavio, Saggio di toponomastica del Circondario casalese, in “Rivista di Storia Arte e Archeologia”, 1907 (a. XVI), f. XXVI, pp. 237-49.
Wickham, Chris, Comunità e clientele, Roma, Viella, 1995.
Descrizione Comune
Sala Monferrato
 
Su un arco di tempo lungo, dal medioevo fino all’età contemporanea, il territorio di Sala Monferrato, al pari di quelli di alcune altre comunità monferrine, è stato profondamente plasmato da una tendenziale specializzazione produttiva: la crescente sostituzione della viticoltura alle policolture di sussistenza. Qui, come altrove, il processo di consolidamento della viticoltura è stato favorito, certo, dalle caratteristiche ecologiche e pedologiche del territorio, ma non è comprensibile nel suo sviluppo di lungo termine se non si prendono in considerazione certi aspetti della storia economica e  politica del Monferrato a tutt’oggi poco studiati: da un lato la tendenziale commercializzazione del vino (e di altri prodotti) lungo una trama di transiti e di percorsi di scambio a breve e medio raggio; d’altro lato, le attività imprenditoriali di un ceto di notabili e signori profondamente implicati vuoi nella organizzazione della vita produttiva locale, vuoi nei rapporti commerciali con la città di Casale, vuoi ancora nei circuiti finanziari a largo raggio.
     Nella documentazione storica disponibile su Sala occorre soffermare l’attenzione, in questo senso, su alcune  linee di tendenza generali. Abbiamo innanzitutto, a partire dal secolo XVI, l'affermarsi  di uno stuolo di signori organizzati in un consortile, le cui tensioni --  sia interne sia con la comunità di Sala --  vengono attivamente mediate dalla Camera del Monferrato. Se il consortile appare dominato da famiglie a forte radicamento nell’area casalese, nella città di Casale e nell’accesso al suo regime annonario  (segnatamente con la famiglia Bellone), esso è anche aperto sia verso un’area sovralocale (a famiglie quali i Donadei, saluzzesi, e gli Airoli, genovesi) sia, per così dire, verso il “basso”, agli strati superiori del notabilato locale. Troviamo bene illustrata questa caratteristica, per esempio, nelle descrizioni settecentesche degli amministratori sabaudi:
la giurisdizione vien tenuta dalli seguenti Vassalli:
Signor Enrico della Sala, abitante in Moncalvo, mesi 5, giorni 8;
Spirito Donadei, abitante in Dronero, giorni 18;
e la Regia Camera, per il Pietro Maria Sala, tra tutti giorni 15 (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Provincia di Casale, tab. 1).
 
Inoltre, è importante tenere presente l’articolazione degli interessi finanziari e commerciali di una simile élite, anch’essi articolati, in modi tuttora poco conosciuti, non soltanto in direzione delle maggiori piazze finanziarie, ma anche in direzione della comunità locale, delle sue istituzioni fiscali e della sua amministrazione pubblica. I segni di fortissimi vincoli dei cespiti economici locali alla élite di signori e di notabili si manifestano, nell’età moderna, attraverso un elevatissimo indebitamento collettivo della comunità, che ne pone, di fatto, i prelievi fiscali nelle mani della élite. La rosa dei creditori si sovrappone solo in parte con quella dei signori che formano il consortile: vi si aggiungono sia altri nobili (quali i Bartotti e i Radicati di Cocconato) sia altri prestatori sprovvisti di titoli nobiliari, quali i Costa e un ramo cadetto della stessa famiglia Sala residente a Moncalvo (al pari del governatore del luogo) [A.S.T.,  Corte, Monferrato feudi].
     È difficile individuare, allo stato attuale delle ricerche sulla storia di Sala, l’evolversi dei rapporti tra l’élite, i poteri comunali e la vita economica locale. Molti indizi suggeriscono l’esistenza di contrapposizioni tra i poteri del consortile e quelli comunitari, in particolare nella vita cerimoniale locale, che poté polarizzarsi tra parrocchie e sodalizi capaci di simboleggiare le presenze collettive vuoi del consortile vuoi della comunità. È certo, d’altra parte, che il consortile dei signori riesce a imporre un elevato grado di controllo formale sulla commercializzazione dei prodotti agricoli locali, come suggerisce con forza l’assenza di un mercato locale o di un qualsiasi significativo controllo comunitario su risorse collettive locali, quali il forno o terre comuni.
     Durante tutta l’età moderna, un aspetto consolidato e fondamentale dell’organizzazione amministrativa e fiscale della comunità sembra essere un principio «antico» di accatastamento, estimo e ripartizione dei tributi, che, mentre assegna la massima importanza ai titoli di possesso sulla terra, privilegia un criterio condiviso di calcolo dell’imponibile fiscale «“regolato a’ circoli», ossia inversamente proporzionale alla distanza dei singoli appezzamenti dall’effettivo luogo di residenza dei proprietari nel concentrico di Sala; la permanenza dell’insediamento entro le mura del concentrico è incoraggiato, a sua volta, da un riparto effettivo dei carichi fiscali su un numero fisso di fuochi, o «fumanti». Tuttavia è impossibile, allo stato attuale delle conoscenze, restituire, come terzo aspetto generale della organizzazione della vita locale, il peso rispettivo degli aspetti di contrapposizione e di quelli di cooptazione presenti nei rapporti tra consortile e comunità.
     Quando, sullo scorcio dell’età moderna, l’amministrazione statale si sforzerà d’introdurre una fiscalità fondiaria basata su stime della produttività dei terreni e sulla loro estensione, constaterà gli effetti, paradossali e a tutt’oggi non indagati, della lunga storia di rapporti tra la comunità e il consortile di signori sotto forma di vistose dissonanze nelle stime che vengono avanzate sulla effettiva estensione del territorio. Così, la Statistica generale del 1753 fornisce un dato sull’estensione complessiva del territorio (1406 moggia di Monferrato) inferiore di ben 646 moggia in confronto alla quantità indicata nelle risposte fornite dal consiglio della comunità il 22 dicembre 1781 alla circolare diramata dall’intendenza di Casale il 16 dello stesso mese (2052 moggia), pari a circa un terzo dell’estensione complessiva stimata. Si tratta, in termini assoluti, di una estensione di terreni, per così dire, «occultati» al prelievo fiscale superiore di oltre dieci volte a quella delle terre dichiarate fiscalmente immuni dai signori, nonché, in termini percentuali, di una delle discrepanze più elevate del Monferrato.
     Sono ancora i dati raccolti dagli amministratori statali nel cuore dell’età moderna a fornirci sinteticamente un quadro produttivo caratterizzato da una elevatissima commercializzazione del vino, destinato in gran parte al mercato di Moncalvo, a quello di Casale e alla pianura vercellese, da una corrispondente commercializzazione delle derrate commerciali necessarie alla sopravvivenza della popolazione, e dalla integrazione delle risorse di sussistenza locali grazie alle migrazioni stagionali. Secondo i dati della Statistica generale i campi occupavano il 28,4 per cento del territorio agricolo comunale; le vigne il 46,7 per cento; i prati, l’11 per cento; i boschi, il 13,9 per cento; i pascoli e gli incolti, lo 0,3 per cento. Nel quadro offerto dal documento del 1781 si osserva soprattutto una maggiore estensione dei vigneti (pari al 56,1 per cento del territorio), unita a un ridimensionamento dei campi (al 21 per cento) e dei boschi (al 9,8 per cento) [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tab. 4; A.S.T., Sezioni Rinite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 269r-270v; Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s.d. ma 1784-1789)].
     Nelle tabelle dedicate alle stime della produzione agricola, la Statistica generale registra un deficit della produzione di frumento in rapporto al consumo degli abitanti del luogo (nella misura del 25,2 per cento) e, per contro, un’eccedenza di vino assai elevata (corrispondente al 73,3 per cento della produzione), accanto alla consueta carenza di «meliga bianca» (il 90,5 per cento del bisogno locale) e di «marzaschi» (l’88,8 per cento) [A.S.T., Seconda Archiviazione,  Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale [1753], tabb. 5-9 e testo corrispondente].