Ormea

AutoriPalmero, Beatrice
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Cuneo
Area storica
Monregalese.
Abitanti
2284 (censimento 1991).
Estensione
12419 ha (ISTAT 1991); 12558 ha (SITA 1991).
Confini
Nord-ovest Briga Alta, Cosio, Almo e Pornassio; nord-est Garessio, Frabosa soprana, Roburent; sud-est Caprauna, Alto; sud-ovest Pieve di Teco.
Frazioni
Le recenti leggi amministrative hanno conferito alle ripartizioni urbane nuovi criteri di classificazione a seguito del ridimensionamento demografico e delle esigenze di risparmio amministrativo. Pertanto ciò non consente di attribuire il termine di frazioni a tutte quelle attestate nel secolo scorso, ossia: Frale, Bossieta, Barchi, Ecca, Albra, Villaro, Perondo, Val di Armeta, Chionea, Chioraira, Quarzina, Viozena (Casalis 1845, vol. XIII).
Toponimo storico
«Ulmea», «Ulmeta» (Casalis 1845, vol. XIII). Si ha una prima attestazione del toponimo «Ulmea» in merito agli atti di donazione alla Certosa di Casotto (1187). A partire dal XIII secolo si trova come «Ulmeta» negli statuti del luogo e in altre convenzioni. L’etimo si riconduce al latino ulmus, «olmo», e il nome richiama la vegetazione tipica della zona (Borgna, Rossi 1975, p. 105).
Diocesi
La chiesa parrocchiale di S. Martino, sita entro la cinta muraria, è la più antica del luogo. Su di essa e sulla comunità il vescovo di Asti esercitò privilegi imperiali almeno fino al XII secolo, quando l’espansione della famiglia aleramica dei Ceva non lo spodestò dal territorio di Ormea. Certo è che dal 1325 S. Martino rientra nel distretto diocesano di Alba (Conterno 1979, p. 72) e resta soggetto a tale diocesi fino al 1815. In seguito alla riorganizzazione dei distretti ecclesiastici, entra nella diocesi di Mondovì (dal 1817) (Berra 1955, pp. 52-54).
Pieve
Una «ecclesia de Ulmeta», non meglio individuata, si trova inclusa nel «Plebatus Petriolle» (Conterno 1979, p. 72). La tradizione storica attribuisce una pieve propria a Ormea, formatasi in seguito al distacco dalla plebs bredulense, intorno all’antica chiesa di S. Martino (Morozzo della Rocca 1894, p. 114).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La parrocchiale di S. Martino si erige in collegiata, e riunisce ben 22 canonicati tra il 1647 e il 1657 (Torre 1995, p. 34). Si censiscono inoltre 6 chiese, che restituiscono un’immagine sommaria dei principali insediamenti abitativi del luogo, mentre sul territorio sono disseminate ben 10 cappelle campestri, che avevano consuetudine di «celebrare la S. Messa ogni giorno festivo», e ciò rappresenta un indizio significativo della frequentazione di questi luoghi. Sono presenti sia la confraternita dei Disciplinanti che quella delle «Consorelle sotto il titolo della Madonna della Neve» (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 93-95).
Assetto Insediativo
Beni di Sua Maestà. Vedi mappa.
Fiume Tanaro. Vedi mappa.

Ulmeta. Vedi mappa.
Luoghi Scomparsi
Non si sono rilevate attestazioni inerenti ad insediamenti scomparsi.
Comunità, origine, funzionamento
La comunità è ampiamente attestata nel XVI secolo con gli estratti e le aggiunte agli statuti comunali e con le vertenze territoriali. L’attività invece del consiglio è documentata solo a partire dal secolo successivo. Negli statuti si ha una menzione del 1178 circa le donazioni di posse concesse da Manfredone, primo signore di Ormea agli abitanti del luogo. Ma l’organizzazione della comunità si delinea meglio nei capitoli aggiunti nel corso del XIII secolo, in cui compaiono alcune figure del governo della città (Statuti d’Ormea, cap. 139).
Il comune di Antico Regime è amministrato da 6 consiglieri e un sindaco, ha una propria sede ove vengono anche conservate le scritture (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 97).
Statuti
La copia conservatasi è del 1536, con aggiunte del 1538 (AST, Corte, Paesi per A e B, O, mazzo 4, fasc. 1: Estratto degli statuti di Ormea [1536]). In seguito all’avvicendamento signorile, ma soprattutto per la difficoltosa e contrastata fruizione delle risorse naturali, si è arrivati ad una nuova stesura delle regole per l’uso di boschi e pascoli, che giunge a noi in volume stampato, sotto il titolo di: Bandi campestri stabiliti per il luogo di Ormea e suo territorio formati per parte del Sig. Marchese Carlo Francesco Vincenzo Ferrero di Roascio Consigliere e generale delle finanze di S.M., Torino 1726, di cui una copia è conservata in Biblioteca Reale.
Catasti
Si conserva la serie completa dal 1700 ad oggi (AC Ormea - scheda sovrintendenza 1957, 15 voll.), a cui si aggiunge la segnalazione dell’elenco dei Beni ecclesiastici sul territorio di Ormea 1783-1910 (AC Ormea, cartella I). L’antico inventario cita anche il Libro del pubblico catasto della Comunità di Ormea, compilato a cura del catastaro Bava (3 luglio 1634), mentre in seguito è stato redatto un elenco dello Stato dei beni immuni e feudali della Comunità e dei beni posseduti da Signori Ecclesiastici, compagnie e cappelle sì immuni che cattastrati con la rispettiva misura per l’anno 1721, di cui però non si è trovato traccia (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 14, n. 334 [30 maggio 1723]).
La plurisecolare questione relativa allo sfruttamento della regione di Viozena ha prodotto anche una documentazione cartografica, si hanno quindi presso l’Archivio di Stato di Torino una Carta topografica dei confini della Viozena del 1713 (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 26 fasc. 17, I), nonché il Tipo di F. Gallo, Ing. P. De la Navere e M. Vinzoni del 1731 (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 29, fasc. 2). Si conserva infine l’Ordine di una nuova misura catastale del 1717 (AST, Corte, Paesi per A e B, O, mazzo 4, fasc. 1), a partire dal quale sono anche consultabili in archivio comunale i catasti successivi. Segue un’altra misurazione per estimi della regione contesa di Viozena dal 1774 al 1789, in 2 regg. con perizie varie (AC Ormea - scheda sovrintendeza 1957).
Ordinati
Si conferma sostanzialmente la scheda della soprintendenza, per la presenza dei registri con la cronologia dal 1613 al 1863, segnalati peraltro dall’inventario della prefettura in consultazione in comune (AC Ormea - scheda sovrintendeza 1957, 46 regg). Sono inoltre conservati i Causati dal 1714 al 1772 (AC Ormea - scheda sovrintendeza 1957, 3 regg.). Nel più antico inventario in effetti la serie è descritta così come si presenta in comune, se non per il volume del 1601-1613, che al momento non è reperibile (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 14, n. 334 [30 maggio 1723]).
Dipendenze nel Medioevo
La marca arduinica costituita da Berengario nel 950 comprendeva la contea di Bredulo. La contea si estendeva tra il Tanaro e la Stura, e i monti dal colle delle Finestre al colle di Tenda e da questo ad Ormea. Ormea rappresentava quindi il confine meridionale, con il monte della Viozena fino alla cima della val Arroscia, dove cominciava la contea di Albenga (Morozzo della Rocca 1894, pp. 79-81).
A partire dall’XI secolo il vescovo di Asti costruisce, grazie ai privilegi imperiali, una sorta di “principato ecclesiastico” sulla circoscrizione politico-territoriale definita: «comitatus Bredolensis inter Tanagrum et Sturiam». Tale espressione ricorre per l’ultima volta nella conferma delle consuetudini locali ai Monregalesi (1233), in cui ci si preoccupa che i patti stipulati con il vescovo siano validi su tutto il dominato. Il dominio ecclesiastico risulta articolato in un sistema di feudatari – vassalli del vescovo – e comuni, un tipo di gestione amministrativa entrata in crisi già a metà Duecento, ma solo l’avvento della dominazione angioina determina effettivamente il declino del potere vescovile sul territorio (Bordone 1992, pp. 122-130). L’espansione aleramica lungo il Tanaro fece confluire il comune di Ormea nei domini della famiglia marchionale dei Ceva.
Feudo
Nel 1178, Guglielmo I dei marchesi di Ceva concesse a un ramo cadetto della sua stessa famiglia il feudo di Ormea. Nel corso del XIII secolo, a seguito della pace tra Angioini e Genovesi e in merito alle alleanze stipulate in detta guerra, il feudo di Ormea fu assegnato per breve periodo ai Clavesana. Nella lotta che seguì all’interno della famiglia marchionale, Giorgio II detto il Nano ne vendette parte alla città di Asti, accordandosi per contrastare l’espansione dei Clavesana (1295). A seguito della vittoria del Nano sul feudo di Ormea si stabilì una consignoria dei del Carretto-Ceva. Nel 1374 fu acquistato da Amedeo VI di Savoia, che lo rinvestì ai consignori (Bassi 1896, pp. 59-64). La giurisdizione di Ormea passò defintivamente ai Savoia nel 1531, che concessero detto feudo a Maurizio di Savoia (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 25, fasc. 21 [1648]). Nel 1712 sul feudo d’Ormea fu posto Gabriele d’Este (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 27, fasc. 16) e nel 1722 fu venduto ai marchesi Ferrero di Roascio.
Mutamenti di distrettuazione
Ormea rientra nei confini della contea di Bredulo e in seguito nel marchesato dei Ceva-Ormea. Nel nuovo assetto amministrativo dello Stato sabaudo – XVIII secolo – diventa capoluogo di mandamento, e a seguito della costituzione delle province, il comune resta incluso in quella di Mondovì. Durante il periodo di dominazione francese del Piemonte (1797-1815) si trova nel dipartimento della val Tanaro; in seguito torna alla provincia di Mondovì fino alla soppressione di quest’ultima e all’accorpamento nella provincia di Cuneo (1859).
Mutamenti Territoriali
La notevole estensione delle terre demaniali a più riprese ha rappresentato la zona di espansione-contrazione del controllo comunale sul territorio. Nel corso del XVII secolo Ormea ha avuto un ruolo aggregatore dei molteplici insediamenti alpini, sorti sugli antichi compascui, estendendo la propria giurisdizione sull’area della Viozena. Mentre nel XIX secolo si rintracciano una serie di cause tra il comune e diversi particolari per proprietà private registrate sugli antichi limiti dei beni demaniali. Così la selva in regione Pianfea, dove la proprietà dei fratelli Ghirardo determina i nuovi confini; ancora la proprietà del Cavalier Odetti, che con l’appoggio del comune di Frabosa soprana, si appropria del tratto di selva del lotto di Roncasso, su cui la comunità di Ormea esercitava gli usi civici di legnatico. Allo stesso modo per la proprietà di Sappa Caterina, che va a ridisegnare il confine con Garessio in regione Barchi (AC Ormea, Categ. V, fasc. 5 [1893-1895]). Se si escludono le liti con Monastero, l’unica causa è quella con Ormea (1870-1873) sui termini divisori della boscaglia Romasso (Ormea) e le Lose (Frabosa Soprana).
La situazione contemporanea vede una forte contrazione del territorio comunale, dovuta alle conversioni «produttive» del XIX secolo, ma anche alle alienazioni che hanno favorito l’espansione dei comuni limitrofi.
Comunanze
Attualmente iscritte alla categoria «N» per 4,4863 ha, mentre risultano alienati 43,0890 ha (CSI 1991, Piemonte). La località di Viozena è la più estesa comunanza, su di essa sono state legittimate con affrancazione ben 49,9344 ha di alienazioni. Altri 37,4510 ha sono stati invece legittimati con obbligo di pagamento di un canone (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 155 anno 1934).
Liti Territoriali
L’Archivio di Stato di Torino, nella sezione di Corte, custodisce una copiosa documentazione della travagliata gestione delle risorse territoriali in regione Viozena. Attraverso la scansione cronologica degli atti si riesce ad individuare una serie di tensioni che s’intrecciano e si sviluppano sulla base della fruizione di una zona vasta e prolifica.
Nel XVI secolo entra in crisi il retaggio medioevale di promiscuità d’uso degli alpeggi e delle risorse in genere. Vengono quindi messi in discussione i privilegi, le convenzioni e gli accordi che nel corso del medioevo si erano susseguiti per il pacifico utilizzo della regione di Viozena, stipulati principalmente tra Ormea, Pieve di Teco e Briga. A questo proposito si può consultare una raccolta di atti del 1571 relativi al pedaggio, decima, proclami e bandi, giurisdizione, transito del sale, proibizione di estrarre i grani rispetto alla Viozena, tutti elementi che costituiscono l'insieme delle norme che regolano l’utilizzo della regione (AST,Corte, Mondovì provincia, mazzo 24, fascc. 1-24). Dunque tra la fine del XVI e il XVII secolo, si assiste a una serie di nuove concessioni da parte del conte di Ormea verso gli abitanti della Valle Arroscia (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 25, fasc. 3: Licenze del Conte Garcilasco d’Ormea a particolari di Pornassio e Almo per seminare e pascere nella Viozena [1573-74]; fasc. 6: Affittamento fatto da Consoli della Pieve dell’Alpi della Viozena [1579]; fasc. 15: La Pieve brucia la legna nella regione di Valcalda e Raggioso, territorio di Ormea sulle fini di Viozena [1583]; mazzo 26, fasc. 1: Rescritti dei sindaci di Pieve e Ormea per rappresaglia di capre che pascolavano a Viozena e a Borgo Sozzo [1662-1663]; fasc. 17 II: Contratto d’affitto tra Bartolomeo Alessandri della Pieve e Matteo Dolla di Camino [1713]). Di conseguenza si sviluppano ambizioni territoriali da parte dei comuni e si pone il problema di definire ancora una volta i limiti su detta area, cioè di ribadire gli estremi della giurisdizione comunale che le nuove pratiche di sfruttamento hanno messo in discussione. Ne deriva una prolifica documentazione di relazioni di visita, testimoniali ed estimi, ma anche una copiosa serie di processi per episodi di rappresaglia. Atti perpetrati dai particolari da una parte per ribadire i propri diritti sulla zona e dall’altra in reazione alle disposizioni governative che interferiscono sulla vicenda (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 26, fascc. 22-23: Attentati Genovesi alla Viozena [1725]; Console di Acquetico condannato a morte per violazione della giurisdizione della Viozena [1725-26]; mazzo 27 I: Diversi arbitrati contro Cosio e Mendatica [sec. XVII]; mazzo 27 II: Processi criminali contro Genova per attentati alla Viozena [1725-27]).
Tra XVII e XVIII secolo nel territorio sabaudo le “pratiche dei confini” sono diffuse un po’ su tutte le aree adiacenti ai paesi della Repubblica di Genova (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 26, fasc. 8: Relazione del procuratore Rocca delle differenze territoriali tra Ormea-Pieve-Viozena [1669]; mazzo 28, fasc. 3: Sommario dei titoli riguardanti le differenze della Viozena; fasc. 12: Ristretto delle differenze tra Ormea e Pieve a riguardo della Viozena; fasc. 5: Informazioni tolte ad istanza del fisco d’Ormea in comprovazione che li particolari di detto luogo d’Ormea e suo finaggio e particolarmente quelli abitanti nelle regioni di Querzina, Valle della Chiesa, Ponte di Nava, Valmarenca, Ganavello, Chioraira e Chianea sono sempre andati a pascolar i loro bestiami nel finaggio e territorio delle Viozena fini e regione d’Ormea alto dominio di S.A.R. tanto nel tempo estivo che invernale come pure a boscheggiare, legnare, cacciare e pescare [1726]). In questo contesto si sviluppano anche problemi relativi agli accordi commerciali stipulati con i paesi genovesi limitrofi, specialmente con quelli di controllo ai valichi di comunicazione. Anche in questo caso la rappresaglia è un mezzo di protesta per la violazione delle disposizioni concordate, mentre episodi di frode si registrano in concomitanza sia con il notevole flusso di merci che con l’accentramento statalista dei monopoli (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 25, fasc. 20: Difesa di Basso d’Ormea per il sequestro di sue bestie in Zuccarello da cui transitava per condurle in Albenga [1643]; mazzo 26, fasc. 10: Processo per frode a Zuccarello [1675]).
In particolare nella seconda metà del Settecento gli episodi di lite giurisdizionale tra comuni assumono un aspetto politico internazionale, giacché il re li utilizza come espedienti nella sua campagna espansionistica ai danni della Repubblica. Perciò sono coinvolti sul territorio comunale ministri ed ambasciatori (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 28, fasc. 4: Relazione del Conte Cumiana della provincia di Mondovì circa pendenze tra Ormea, Pieve e Viozena. Con pareri di diversi Ministri [1726]; fasc. 14: Memoria al Marchese di Breglio in cui si riferiscono diverse proposte e risposte da parte di Torino e Genova a proposito della Viozena ed altre pendenze territoriali [27 maggio 1728]; fasc. 18: Registro delle lettere dell’ambasciatore alla corte di Francia riguardo la negoziazione delle differenze che vertevano colla repubblica di Genova per i confini [1729-1732]).
Sulla regione di Viozena, contesa tra i vari comuni limitrofi, gli abitanti di Briga, insediatisi nelle frazioni brigasche di Upega e Camino, mantengono gli usi civici di legnatico, e nel corso del Settecento acquistano delle proprietà (AC Ormea, Categ. V: Privilegi, franchigie, decime, fasc. 1: Atti di acquisto [1781; 1785]). Agli appezzamenti dei Brigaschi in detta zona si aggiungono le rivendicazioni di possesso e d’uso degli insediamenti abitativi di Ormea, che ormai hanno raggiunto un consistente sviluppo demografico (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 29, fasc. 4: Possesso degli uomini di Quarzina quartier d’Ormea sull’Alpe di Acquetico [1733-1734]; fasc. 8: Visita e ricognizione ai terreni seminati di Viozena ad opera dei Particolari di Quarzina, Ponte di Nava, Chioraria, Valle della Chiesa membri d’Ormea [1733]; fasc. 16: Ricorso comunità d’Ormea per la misura generale di quel territorio [1757]; fasc. 17: Attestazione giudiziale fatta da diversi particolari abitanti di Valmaresca, Quarsina, Ponte di Nava, Figali, Cantarana comprovanti che al di là del fiume Tanaro esiste una montagna di 300 giornate alberi, campi e pascoli ai piedi di una pianura detta regione Foraira, appartenente a 40 particolari e più di Ormea, i quali abitano nelle regioni sovranominate [1762]; AST, Corte, Paesi per A e B, O, mazzo 4, fascc. 16-21: Concessioni in enfiteusi dei terreni comunali denominati le Viozena [1827]; fasc. 39: Ricorso degli abitanti di Viozena per usurpazione dei terreni comunali a titolo di vendita perpetua invece di loro affittamente [sec. XIX] ).
Si segnala infine un altro nodo di tensione per Ormea, relativo ai suoi rapporti con il signore del luogo. Nel corso del XVI secolo infatti la comunità manifesta avversione verso il marchese per l’imposizione di decime: Garcilasco dei Marchesi di Ceva, Conti d’Ormea e Signori di Priola con beni a Ormea, Priola, Pamparato e Monasterolo e decime a Viozena del 1576 (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 25, fasc. 5: Transazione e convenzione tra il Conte e il Comune [1585]; AST, Cort, Paesi per A e B, O, mazzo 4, fasc. 2).
Quando poi nel corso del 1731, alcuni diritti feudali vengono trasferiti al comune, sorgono altri obblighi nei confronti del parroco (AC Ormea, Categ. V, fasc. 3: Memorie e documenti sparsi riguardante gli antichi diritti feudali ceduti al Comune nel 1731 con obblighi appunto del Comune di pagare un’annualità di decime al Parroco di S. Martino).
Grazie poi alla dettagliata relazione dell’intendente Corvesy, che visitò la provincia di Mondovì nel 1753, si hanno notizie del comune di Antico Regime (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della Provincia di Mondovì dell’Intendente Corvesy, Ormea).
Fonti
AC Ormea (Archivio Storico del comune di Ormea):
cartella I: Beni ecclesiastici sul territorio di Ormea 1783-1910;
Categ. V: Privilegi, franchigie, decime, fasc. 1: Atti di acquisto [1781; 1785];
fasc. 3: Memorie e documenti sparsi riguardante gli antichi diritti feudali ceduti al Comune             nel 1731 con obblighi appunto del Comune di pagare un’annualità di decime al Parroco di S. Martino; Categ. V, fasc. 5 [1893-1895].
 
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camerale, Carte topografiche e disegni, Casa di Sua Maestà, mazzo 97, Garessio e Ormea,   Pianta dei beni di Sua Maestà nei territori di Ormea e Garessio. s.d. Vedi mappa.
Corte, Inventari comunali, mazzo 2, n. 28, Bagnasco [1776]: Ordini per il lanificio di Ormea [1725-1769]; mazzo 14, n. 334 [30 maggio 1723];
Corte, Mondovì provincia, mazzo 24, fascc. 1-24;
Corte, Mondovì provincia, mazzo 25, fasc. 3: Licenze del Conte Garcilasco d’Ormea a particolari di Pornassio e Almo per seminare e pascere nella Viozena [1573-74];     
fasc. 5: Transazione e convenzione tra il Conte e il Comune [1585];
fasc. 6: Affittamento fatto da Consoli della Pieve dell’Alpi della Viozena [1579];
fasc. 15: La Pieve brucia la legna nella regione di Valcalda e Raggioso, territorio di Ormea sulle    fini di Viozena [1583]; fasc. 20: Difesa di Basso d’Ormea per il sequestro di sue bestie in Zuccarello da cui transitava per condurle in Albenga [1643];
Corte, Mondovì provincia, mazzo 26, fasc. 1: Rescritti dei sindaci di Pieve e Ormea per rappresaglia di capre che pascolavano a Viozena e a Borgo Sozzo [1662-1663];            
fasc. 8: Relazione del procuratore Rocca delle differenze territoriali tra Ormea-Pieve-Viozena [1669];
fasc. 10: Processo per frode a Zuccarello [1675];
fasc.17 II: Contratto d’affitto tra Bartolomeo Alessandri della Pieve e Matteo Dolla di Camino [1713]; fascc. 22-23: Attentati Genovesi alla Viozena [1725]; Console di Acquetico condannato a morte per violazione della giurisdizione della Viozena [1725- 26];
Corte, Mondovì provincia, mazzo 27 I: Diversi arbitrati contro Cosio e Mendatica [sec. XVII]; mazzo 27 II: Processi criminali contro Genova per attentati alla Viozena [1725-27];
Corte, Mondovì provincia, mazzo 28, fasc. 3: Sommario dei titoli riguardanti le differenze della Viozena;
fasc. 4: Relazione del Conte Cumiana della provincia di Mondovì circa pendenze tra Ormea, Pieve e Viozena. Con pareri di diversi Ministri  [1726];
fasc. 5: Informazioni tolte ad istanza del fisco d’Ormea in comprovazione che li particolari di detto luogo d’Ormea e suo finaggio e particolarmente quelli abitanti nelle regioni di Querzina, Valle della Chiesa, Ponte di Nava, Valmarenca, Ganavello, Chioraira e Chianea sono sempre andati a pascolar i loro bestiami nel finaggio e territorio delle Viozena fini e regione d’Ormea alto dominio di S.A.R. tanto nel tempo estivo che invernale come pure a boscheggiare, legnare, cacciare e pescare [1726];           
fasc. 12: Ristretto delle differenze tra Ormea e Pieve a riguardo della Viozena;
fasc. 14: Memoria al Marchese di Breglio in cui si riferiscono diverse proposte e risposte da parte di Torino e Genova a proposito della Viozena ed altre pendenze territoriali [27 maggio 1728];
fasc. 18: Registro delle lettere dell’ambasciatore alla corte di Francia riguardo la negoziazione delle differenze che vertevano colla repubblica di Genova per i confini [1729-1732];
Corte, Mondovì provincia, mazzo 29, fasc. 2; fasc. 4: Possesso degli uomini di  Quarzina quartier d’Ormea sull’Alpe di Acquetico [1733-1734];
fasc. 8: Visita e ricognizione ai terreni seminati di Viozena ad opera dei Particolari di Quarzina, Ponte di Nava, Chioraria, Valle della Chiesa membri d’Ormea [1733];
fasc. 16: Ricorso comunità d’Ormea per la misura generale di quel territorio [1757];
fasc. 17:Attestazione giudiziale fatta da diversi particolari abitanti di Valmaresca, Quarsina,       Ponte di Nava, Figali, Cantarana comprovanti che al di là del fiume Tanaro esiste   una montagna di 300 giornate alberi, campi e pascoli ai piedi di una pianura detta regione Foraira, appartenente a 40 particolari e più di Ormea, i quali abitano nelle regioni sovranominate [1762];
Corte, Paesi per A e B, O, mazzo 4, fasc. 1:  Estratto  degli  statuti  di  Ormea [1536];           
fasc. 2: Strumento di transazione e convenzione intervenute tra il conte e il comune d’Ormea; fascc. 16-21: Concessioni in enfiteusi dei terreni comunali denominati le Viozena [1827];
fasc. 39: Ricorso degli abitanti di Viozena per usurpazione dei terreni comunali a titolo di vendita perpetua invece di loro affittamente [sec. XIX];
BRT (Biblioteca Reale di Torino): Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753. La relazione dell’intendente Corvesy è edita: Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
 
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Provincia di Cuneo, cartella 155.
Bibliografia
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<p class="rtejustify style=" margin-bottom:="" 0cm"="">Blaeu, Joan, Theatrum statuum regiae celsitudinis Sabaudiae ducis, Pedemontii principis, Cypri regis. Pars altera, illustrans Sabaudiam, et caeteras ditiones Cis & Transalpinas, priore parte derelictas, vol. 2, apud heredes Ioannis Bleu, Amstelodami, 1682, Ulmeta. Vedi mappa.

Bordone R., Un tentativo di “Principato ecclesiastico” tra Tanaro e Stura. Le trasformazioni bassomedievali del comitato di Bredulo, in Le strutture del territorio fra Piemonte e Liguria, a cura di A. Crosetti, Cuneo 1992, pp. 121-140.

Borgna M.L., Toponomastica medievale dell’Alta Valle Tanaro, in «BSSSAACn», 72 (1975), pp. 101-116.

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Conterno G., Pievi e chiese dell’antica diocesi di Alba, in «BSSSAACn», 80 (1979), pp. 55-88.

Guida di Ormea, Ormea 1986.

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Statuti d’Ormea, a cura di G. Barelli, Torino 1907 (BSSS 27).

Torre A., Il consumo di devozioni. Religione e comunità nelle campagne dell’Ancien Régime, Venezia 1995.  

Descrizione Comune

Ormea

Il retaggio medioevale di promiscuità d’uso degli alpeggi e delle risorse in genere entra in crisi sia per il mutamento politico che caratterizza il XVI secolo, ovvero la strutturazione della signoria, sia per l’espansione demografica che altera gli equilibri tra uomo e territorio. Vengono quindi messi in discussione i privilegi, le convenzioni e gli accordi che nel corso del medioevo si erano susseguiti per il pacifico utilizzo della regione di Viozena, stipulati principalmente tra i comuni di Ormea, Pieve di Teco e Briga, e tra essi e i conti di Ormea, che detenevano i diritti feudali sulla regione (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 24, fascc. 1-24).
In particolare ad Ormea nel corso del XVI secolo s’intreccia una controversia tra la comunità, nei suoi sindaci e consiglieri, gli agenti e procuratori, il priore della confraternita dei Disciplinati e gli ufficiali del magistrato, nonché il conte Giuseppe d’Ormea dei signori di Airasca. L’antefatto – che ha poi scatenato una serie di usurpazioni di autorità – consisteva nel permesso di semina e pascolo, concesso dal conte Garcilasco d’Ormea, dei marchesi di Ceva e signore di Priola, ad alcuni particolari di Pornassio e Almo (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 25, fasc. 3). Gli abitanti di Ormea evidentemente non accettavano tali concessioni poiché consideravano la zona proprietà della comunità e non passibile di concessioni signorili. Da ciò si è arrivati al punto di mettere in discussione gli usi e le consuetudini comunitarie, tanto da rendere necessario una ristesura dei capitoli del buon governo della città, nonché delle regole di uso delle risorse (AST, Corte, Paesi per A e B, O, mazzo 4, fasc. 2: Strumento di transazione e convenzione intervenute tra il conte e il comune d’Ormea, a stampa Torino 1585).
Tra la fine del XVI e il XVII secolo, a seguito delle nuove concessioni agli abitanti della valle Arroscia da parte del signore di Ormea, si scatena una notevole concorrenza sul territorio da parte dei comuni che avevano accesso a vario titolo alle risorse della Viozena. Si attuano quindi strategie diverse per estendere la supremazia cittadina su quella regione, che appare intensamente frequentata: Pieve affitta dei pascoli; gli abitanti di Pornassio fanno rappresaglia di capre al pascolo; tra privati si stipulano affitti di dette aree, ecc. (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 25, fascc. 6 e 15; mazzo 26, fascc. 1 e 17). Su tale zona non solo si concentrano notevoli risorse economiche (alpeggi, orti e boschi), ma sono in incremento gli stanziamenti abitativi, al punto che tra il 1622 e il 1678 viene concessa la celebrazione delle messe festive sia nella cappella campestre di S. Bartolomeo che in quella della Madonna della Neve. Dunque si sviluppa anche una concorrenza devozionale, poiché gli abitanti della Pieve richiesero al vescovo di Alba licenza di celebrare la funzione dell’Assunta; mentre i disciplinanti del quartiere Ponte in Garessio si recavano già alla cappella della Madonna per cantare durante le funzioni (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 25, fasc. 17).
Ormea ribadisce nel corso del XVII secolo la sua supremazia sul territorio, imponendo i «diritti di tratta», giudicando le rappresaglie (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 26, fasc. 1 [1662]) e compiendo visite ai confini. Tali atti di giurisdizione sono tipici dei comuni che possiedono risorse territoriali ai limiti con altri; su dette aree si sommano tradizioni di convenzioni d’uso e privilegi d’accesso. In questo periodo si rileva una gran diffusione delle «visite ai confini»: vengono allestite da tutti i paesi che si estendono lungo quella linea «di frontiera» in definizione tra Stato sabaudo e Repubblica di Genova (cfr. le schede dedicate a Caprauna, Garessio, Bagnasco).
Le informazioni prese sulla regione di Viozena dal senatore Castelli per il re mettono in evidenza che nel corso dei secoli lo sfruttamento delle Alpi ha subito delle trasformazioni. Innanzitutto quelle cascine che servivano per il ricovero durante il pascolo si sono trasformate in «fabbriche di calcina», che non essendo registrate come tali, non pagano le taglie. Inoltre gli abitanti di Pieve hanno acquistato il diritto di pascolo da maggio a ottobre su dette alpi e qui riconoscono l’autorità del conte di Ormea (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 26, fasc. 5).
La regione di Viozena, suddivisa in 7 Alpi, confina con i territori di Pieve; con l’alpe della Briga e il Carnino finaggio della Briga; e con l’Alpe di Ruscara, finaggio di Mondovì. La costruzione altomedioevale del comprensorio comunale di Ormea non lascia tensioni pendenti sui versanti di Briga e Mondovì, mentre il fronte di Pieve di Teco necessita di ridefinizioni successive. Questo perché Ormea, dopo una fase di espansione durata per tutto il XIII secolo, subisce un arresto, probabilmente per il forte sviluppo di Garessio, quest’ultimo favorito dalla vocazione commerciale e dalla posizione strategica di valico dei traffici genovesi verso il Piemonte (cfr. la scheda dedicata a Garessio). Al contempo l’ancor più importante sviluppo della città di Mondovì – vero centro propulsore dell’intera area – ha probabilmente bloccato le potenzialità che Ormea aveva dimostrato nei secoli precedenti, grazie alla sua capacità contrattuale con il signore del luogo (Statuti d’Ormea). Elemento da non sottovalutare poi la presenza sul posto di una signoria locale, che in effetti sottraeva prerogative che altrove erano passate alle comunità (cfr. le schede dedicate a Bagnasco e, per una involuzione similare, a Nucetto). Pieve di Teco inoltre si dimostra un paese dall’alto potenziale demografico, che cerca terra da dissodare e ciò a scapito di Ormea come attesta un Instrumento di transazione seguita tra la Comunità di Ormea et gli uomini della Castellata Teuci per le differenze del luogo di Viozena delli 30 agosto 1226 (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 26, fasc. 10: Estratto autentico nelle memorie del 1662).
Se da una parte la presenza della signoria locale ha contenuto il potenziamento dell’insediamento abitativo, dall’altra ha garantito sulla regione di Viozena una continuità giurisdizionale, che di fatto poi è stata ereditata dalla stessa Ormea. Nel corso del XVIII secolo infatti tale regione appare sfruttata da un insieme di quartieri che vengono definiti «membri di Ormea». Anzi gli uomini di Quarzina giungono a vantare dei diritti d’uso anche sulle alpi di Acquetico, a ragione quindi di una penetrazione di Ormea in valle Arroscia contro i tentativi di usurpazione dei territori della Viozena da parte dei liguri della Pieve (AST., Corte, Mondovì provincia, mazzo 29, fasc. 4; cfr. il lemma ‘Liti territoriali’). Si può perciò affermare che in una fase di espansione demografica, l’area di Viozena è servita ad accogliere l’aumentata necessità di dissodamento (a questo sono servite le concessioni signorili tra XIII e XVI secolo). Il patrimonio naturale di prati e boschi e gli usi civici di pascolo e legnatico garantivano la sussistenza alla popolazione che ha cominciato a stanziarsi su quei luoghi. Ed è proprio in età moderna che emerge la vocazione centralizzatrice di Ormea, che aggrega in una «federazione di luoghi membri», tutte le località attigue al borgo, che avevano inviato particolari a sfruttare l’area di Viozena (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 29, fascc. 8; 16-17, cfr. il lemma ‘Liti territoriali’). Tra il 1647 e il 1657 la spinta aggregatrice di Ormea e della parrocchia rispetto al territorio si riflette nella concessione vescovile dell’erezione di S. Martino in collegiata, che riunisce ben 22 canonicati, dove i borghi sono rappresentati e riconosciuti. La tensione tra le capelle rurali e l’autorità ecclesiastica era giunta ad un punto di rottura, tanto che nel 1643 la visita pastorale vietava la celebrazione dei sacramenti sul territorio e ne riconosceva legittimità solo all’interno della chiesa parrocchiale. La forte identità degli insediamenti rurali di Ormea, che si esprime nelle cappelle, costringe il vescovo a questa difficile soluzione, che da una parte gli ha consentito di mantenere formalmente il controllo sulla parrocchia e di fatto ha sedato le esigenze rappresentative della popolazione locale (Torre 1995, p. 34). L’autorità ecclesiastica quindi regge il gioco della comunità, fortemente accentratrice sul territorio, mentre i signori del luogo cercano il consenso con una strategia di sviluppo economico ed incremento demografico.
Come già gli antichi feudatari, con la politica delle concessioni e dei privilegi, intendevano attrarre abitanti sul territorio, i marchesi Ferrero con la produzione manifatturiera provocarono un grosso flusso di manodopera che giunse a popolare il paese. Signori del luogo dal 1722 (dei quali recentemente l’Archvio di Stato di Torino ha acquisito ed inventariato l’archivio di famiglia), hanno dimostrato una particolare propensione per la produzione e il commercio in genere. Intorno al 1730 hanno sviluppato una fabbrica di panni, che dava occupazione a circa 300 persone (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat Corvesy, 1753, p. 97; AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 2, n. 28, Bagnasco [1776]: Ordini per il lanificio di Ormea [1725-1769]).
Le pratiche contemporanee di alienazione degli usi civici attestano la diffusione degli abitati sugli alpeggi della Viozena, ma soprattutto confermano che Ormea ha mantenuto una giurisdizione inoppugnabile su quei luoghi. La prima operazione di riconoscimento di usi civici si avvia nel 1927 e finisce per attestare ben 334 proprietà, legittimate dietro pagamento di un canone (CLUC, Provincia di Cuneo, n. 155, Ordinanza [febbraio 1934]). Le operazioni successive riguardano altre 200 proprietà, che comparivano nel catasto di Ormea sotto il nome del possessore, ma in maniera impropria ed illegittima, giacché «il livellario del Comune» non era giustificato da alcun titolo di concessione. Tale soluzione deriva da una causa cominciata nel 1863 dagli abitanti delle 10 frazioni del comune contro il comune stesso, che contestava le loro proprietà sui pascoli comunali gravati di usi civici. La questione era stata appunto risolta con la creazione dell’elenco dei frazionisti, allegato al registro catastale. Le ricerche del 1964 fanno emergere inoltre la consuetudine del comune che reiterava ai suoi cittadini il possesso delle terre delle Viozena, dietro pagamento di un canone annuo. Ed è in questi termini che vengono legittimati quei possessi su cui si rilevano «sostanziali migliorie», quali aree fabbricate oppure campi e prati seminati. Alcune zone, lasciate gerbide e tornate quindi all’incolto, hanno invece perduto il titolo per richiederne il possesso (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 155, Relazione [1 luglio 1964]).
La pratica che riguarda l’affrancamento di numerose proprietà nella regione di Viozena non fa altro che confermare quella che ormai era diventata una regola di gestione del patrimonio collettivo. Ovvero, le mutate esigenze dell’economia alpina hanno consentito ai comuni di trarre maggiore profitto dall’alienazione o dall’impiego produttivo delle estensioni gerbide. In età contemporanea s’introduce quindi un altro elemento che va a determinare nuove definizioni del territorio comunale: la proprietà privata. Nel corso del XIX secolo infatti si rintracciano una serie di cause tra il comune e diversi particolari per proprietà private registrate sugli antichi limiti dei beni comunali. Cosi la selva in regione Pianfea, dove la proprietà dei fratelli Ghirardo determina i nuovi confini (AC Ormea, Categ. V, fasc. 5 [1877]). Confini anche nel senso proprio della giurisdizione comunale, come nel caso della proprietà del Cavalier Odetti. Il comune di Frabosa soprana cede infatti il lotto di Roncasso in proprietà privata, selva su cui la comunità di Ormea esercitava gli usi civici di legnatico, che pertanto decadono (AC Ormea, Categ. V, fasc. 5 [1874]). Allo stesso modo succede per la proprietà di Sappa Caterina, che va a ridisegnare il confine con Garessio in regione Barchi (AC Ormea, Categ. V, fasc. 5 [1893]).