Somano

AutoriOlivieri, Antonio
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo
Area storica
Alta Langa.
Abitanti
426 (ISTAT 1991).
Estensione
11,81 kmq (ISTAT 1991).
Confini
A ovest e a nord Dogliani, a est Bossolasco, a sud Bonvicino.
Frazioni
Altavilla, Manzoni, Peisino, Sant’Antonio («località abitate» diverse dal capoluogo secondo il censimento del 1991). Vedi mappa.
Toponimo storico
Il toponimo è attestato nel 1142 e nel 1200 nella forma «Somanus» e nel 1223 nella forma «Summanus».
Diocesi
Alba (dal medioevo senza interruzione sino al riassetto circoscrizionale diocesano del 1817, cui fu data occasione dalla creazione della diocesi di Cuneo).
Pieve
Non individuata.
Altre Presenze Ecclesiastiche
La parrocchia di S. Donato fu edificata, secondo Casalis, nel 1480; nel 1758 venne eretta una chiesa dei disciplinati dedicata a S. Annunziata (Casalis 1850, pp. 269-70).
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
Non rilevati.
Comunità, origine, funzionamento
Non si hanno testimonianze dell’esistenza di una organizzazione comunitaria degli abitanti di Somano nel medioevo. Il fatto che la documentazione su Somano in epoca medievale riguardi questioni di carattere feudale spiega una delle ragioni di questa assenza di testimonianze. Questa circostanza documentaria non serve tuttavia a dare forza all’ipotesi che una tale organizzazione comunale sia in effetti esistita, cosa che potrebbe anche non essersi verificata.
Statuti
Nel 1725, secondo un inventario citato da Bianchi (Bianchi 1881, p. 272), l’Archivio comunale di Somano conservava ancora gli statuti, poi andati smarriti (Fontana 1907, p. 121).
Catasti
1650, 1669, 1700, 1785 (dati tratti da scheda del 1960 presso la Soprintendenza Archivistica del Piemonte, che registra perdite causate dagli eventi bellici del 1944-45).
Ordinati
1641-56, 1690-1720, 1775, 1793, 1814-1840, 1825-40, per un totale di 6 cartelle (dati tratti da scheda del 1960 presso la Soprintendenza Archivistica del Piemonte, che registra perdite causate dagli eventi bellici del 1944-45).
Dipendenze nel Medioevo
Non è chiaro chi abbia detenuto effettivamente il potere su Somano dopo che, nel 1218, Giacomo Avogadro di Sarmatorio rese il feudo ai marchesi di Saluzzo, dai quali dipendeva, forse attraverso la concessione dei marchesi di Monferrato. Sembra che il feudo, passato nel 1329 alla dipendenza del ramo cadetto dei Saluzzo, sia, nello stesso anno, stato infeudato ai signori di Laigueglia. Il primo riscontro positivo dell’esistenza di una tale infeudazione è del 1350.
Feudo
Nel settembre 1218 Giacomo de Sarmatorio vendette ad Alasia contessa di Saluzzo, che agiva anche in nome di Manfredo III marchese di Saluzzo, tutti i diritti che aveva nel feudo «in territorio Sumani ab eadem comitissa et Manfredo suo nepote» (Regesto dei marchesi di Saluzzo, p. 68, reg. 226). Si direbbe quindi che i marchesi di Saluzzo fossero rientrati in possesso del dominio utile che potevano vantare su Somano e territorio, che era stato da loro o dai loro predecessori in passato infeudato ai signori di Sarmatorio.
Nel marzo 1329 il marchese Manfredo IV di Saluzzo investì suo fratello Giovanni di Saluzzo, tra l’altro, di tutto ciò che gli spettava sul feudo di Somano, diocesi di Alba (Regesto dei marchesi di Saluzzo, p. 261, reg. 908). In una memoria presentata al duca di Mantova Ferdinando nel 1622, nel fare la storia del feudo di Somano si dice che esso sarebbe pervenuto nel 1329 ai signori di Laigueglia in seguito a una permuta fatta con il marchese di Saluzzo, il quale avrebbe concesso l’investitura del feudo a un Bonifacio di Laigueglia (AST, Corte, Monferrato feudi, m. 62). La permuta e l’investitura ora citate non ci sono pervenute. Ci è giunta invece una pergamena dell’aprile 1350 recante una investitura da parte di numerosi fratelli, figli forse di Giovanni di Saluzzo, in favore di Manuele di Laigueglia e di suo nipote Bonifacio, investitura riguardante castello, villaggio e territorio di Somano con ogni giurisdizione, mero e misto impero, ecc. (AST, Corte, Monferrato feudi, m. 62; Guasco riferisce invece che nel 1350 Tommaso II di Saluzzo avrebbe infeudato una metà di Somano a Bonifacio di Laigueglia: Guasco 1911, p. 1585). La stessa memoria di cui ora si diceva riferisce non ritrovarsi più la prima investitura del marchese di Monferrato – da cui il feudo dipendeva, a dire dell’estensore, almeno dal 1434 – ai Laigueglia. Questo passaggio ai Monferrato dipese forse dal fatto che il marchese di Saluzzo Manfredo IV, che aveva concesso feudo e vassallaggio di Somano (quindi il diritto di investire e ricevere l’omaggio dai feudatari di Somano) al fratello Giovanni, disponeva di questa superiorità feudale in seguito a concessione dei marchesi di Monferrato, ai quali essa sarebbe ritornata, si può ipotizzare, in decorso di tempo. Come che sia, la citata memoria al duca di Mantova ricorda una investitura del 1434 nella quale un Paolo di Laigueglia sarebbe stato investito della metà del feudo di Somano. In seguito il feudo sarebbe restato ai Laigueglia fino almeno al 1622. Sappiamo che il feudo, investito a Manuele e Bonifacio di Laigueglia nel 1350, nel 1512 era probabilmente diviso in otto parti: i due figli di Emanuele di Laigueglia vennero allora investiti e prestarono fedeltà a Guglielmo VII di Monferrato proprio di una ottava parte (AST, Corte, Monferrato feudi, m. 62; ivi anche una richiesta di investitura al duca di Mantova da parte di un Francesco Maria dei conti di Laigueglia).
La memoria di cui si è fin qui parlato venne redatta, probabilmente da un ufficiale ducale, con lo scopo di patrocinare gli interessi di una parte in vista di una decisione che il duca di Mantova doveva prendere su una questione di diritto feudale. Era accaduto che, poco prima di morire, il conte Giovanni Tommaso di Laigueglia avesse venduto i suoi dieci quarti e mezzo del feudo di Somano a Ottaviano del Carretto dei consignori di Bossolasco marchese di Balestrino. Il passaggio del feudo a un terzo doveva, per essere valido, essere approvato dal superiore feudale. A questo passaggio si oppose uno dei sei vassalli, tutti signori di Laigueglia, che avevano sino ad allora detenuto, ognuno per la sua quota, le 24 parti del feudo di Somano. Si trattò di Mare’ Antonio di Laigueglia, che dichiarò lesi i suoi interessi di agnato del defunto venditore, contestando la legittimità del passaggio. Non sono stati rinvenuti documenti circa la soluzione della questione.
Nel 1717 Carlo Emanuele I di Savoia lo infeudò alla famiglia Pallavicino (Guasco 1911, p. 1585).
Mutamenti di distrettuazione
Il complesso mosaico dei poteri che, a partire dalla fine del XII secolo, furono interessati alla zona delle Langhe in cui si trovava Somano, vide in una posizione costante di superiorità il comune di Asti, che, se non disponeva di un controllo diretto sulla zona, era comunque in grado di esercitare una salda egemonia sulle forze in campo: che furono i marchesi di Savona alla fine del XII secolo e poi stabilmente, a partire almeno dagli anni Venti del Duecento, i marchesi di Saluzzo. Il diretto dominio sulla località da parte dei marchesi di Saluzzo era dunque stato un elemento stabile a partire dal Duecento.
Con la fine del marchesato di Saluzzo, al principio del Seicento, Somano venne compresa, all’interno dell’ordinamento provinciale sabaudo, nella costituita provincia di Saluzzo. Successivamente le località di quest’area furono inserite nelle provincie di Alba e di Mondovì.
Mutamenti Territoriali
Nel giugno del 1927 – in seguito all’emanazione della legge che prevedeva accorpamenti e scorpori dei territori comunali, intesi a razionalizzare la gestione amministrativa dei comuni, al di là delle specifiche tradizioni storiche di indipendenza o dipendenza istituzionale e territoriale – il comune di Dogliani inviava alla Deputazione provinciale di Cuneo una relazione del suo podestà. Con essa il funzionario tracciava un quadro di Dogliani e della zona immediatamente circostante nell’intento di dimostrare l’opportunità di annettere cinque comuni circostanti a quello di Dogliani, per ragioni di carattere essenzialmente economico e amministrativo: facilitare i servizi pubblici, creare progresso e benessere, disporre di una maggiore base finanziaria per realizzare opere di utilità pubblica che giovassero ai piccoli centri, ecc. Tra i comuni da annettere era compreso Somano (gli altri erano Monchiero, Cissone, Bovicino e parte di Farigliano). Somano – distante da Dogliani 6 km, percorribili per una «comoda strada provinciale percorsa giornalmente da servizio automobilistico pubblico interpostale» – era allora un territorio di 1237 ha incuneantesi in quello di Dogliani, con una popolazione di 1080 abitanti. Una popolazione, per inciso, piuttosto numerosa se confrontata a quella dei piccoli comuni contermini. Somano, continuava il progetto, dipendenva inoltre da Dogliani per i servizi e i suoi abitanti vi erano attirati dalle fiere e i mercati. Aveva un bilancio annuo di circa 40 mila lire, che non permetteva, argomentava il podestà di Dogliani, di fornirsi dei necessari servizi: mancava, per esempio, ancora l’energia elettrica (Archivio storico della Provincia di Cuneo; cfr. la scheda dedicata a Dogliani). La proposta, per quanto se ne sa, non ebbe seguito.
Un altro interessante tentativo di modificare il territorio di Somano si ebbe nel 1946. Nel gennaio di quell’anno la Prefettura di Cuneo chiese il parere della Deputazione provinciale della Provincia di Cuneo riguardo alla domanda delle borgate Chiaretta, Angelo Custode e Costalunga di distaccarsi dal territorio di Somano ed essere aggregate a quello di Bossolasco, firmata da tutti i capi famiglia delle borgate suddette. Alla richiesta di parere veniva allegata l’opposizione del sindaco di Somano alla istanza delle tre borgate, un progetto di strada che avrebbe dovuto collegare Somano alle tre frazioni, e la relazione del sopralluogo effettuato dall’Ispettore provinciale ai comuni (allegati che l’Archivio storico della Provincia di Cuneo sembra non aver conservati). La deputazione, in quel mese stesso, valutò la questione, osservando che la domanda di distacco si basava su considerazioni di natura topografica: essere le tre frazioni distanti dal capoluogo da 4 a 6 km, da percorrere su strade non sempre praticabili, mentre la distanza dal concentrico di Bossolasco si riduceva a circa la metà da percorrere su strade migliori. La giunta comunale di Somano, da parte sua, leggiamo sul verbale della seduta della Deputazione, si opponeva al distacco non tanto per non vedere diminuita la popolazione del suo comune, quanto per il danno che all’economia dell’ente sarebbe derivato dalla «perdita di un territorio fertile e produttivo, costituente circa un quinto della superficie di tutto il territorio comunale». Somano aveva allora, secondo i dati offerti dal citato verbale, su un territorio di 1237 ha, 1013 abitanti, di cui solo 224 nel capoluogo. Il comune, minacciato di perdere parte rilevante del suo territorio e dei suoi abitanti, si dichiarava disposto a migliorare la strada che collegava il capoluogo alle tre frazioni, presentando un progetto e una previsione di spesa. La Deputazione, tuttavia, riteneva che la distanza delle tre borgate dal capoluogo fosse una buona ragione per il distacco, anche a prescindere dai problemi di viabilità, e soprattutto che «nell’attribuzione di borgate al territorio di un comune il desiderio e la comodità degli abitanti della borgata dovrebbero avere prevalenza sul danno che ne può derivare al comune da cui intendono distaccarsi». Esprimeva quindi parere favorevole all’istanza dei capifamiglia dei tre insediamenti.
Quale seguito ebbe questa pratica, non sappiamo. Certo è che il censimento del 1951 (9° censimento) non elencava come parte del territorio di Somano le tre borgata di Chiaretta, Angelo Custode e Costalunga (ne indicava altre cinque, con una popolazione di 197 abitanti, mentre le case sparse ne avevano 476), mentre rispetto ai 1013 abitanti di 5 anni prima ne contava ora 875, con un saldo negativo di 138 abitanti (il 13,6 per cento).
Comunanze
La scheda relativa a Somano disponibile presso il CLUC, formata con dati raccolti nel corso di sopralluoghi effettuati per conto del Commissariato nei primi anni Trenta (il primo decreto commissariale di assegnazione dei beni comuni di Somano a categoria è del dicembre 1934) consiste in un elenco di 10 appezzamenti estesi complessivamente 89.768 mq. Un solo appezzamento di incolto, in località Fossati, sarebbe esteso 83.675.000 mq. Per il resto si hanno altri 3 appezzamenti di incolto (1.990 mq), 4 di bosco (3.966 mq), e 2 riservati a «destinazioni varie» (137 mq). Le località in cui risultano situate le comunanze sono Rualesia, Madonna della Neve, S. Giovanni, Fossati, Curina e Costalunga.
Liti Territoriali
Lite tra la comunità e uomini di Dogliani e la comunità e uomini di Somano, sottoposta quest’ultima allora alla giurisdizione del duca di Mantova, originata dal rifiuto di alcuni uomini di Somano, che possedevano beni fondiari nei confini di Dogliani, a pagare a Dogliani le tasse imposte sulla proprietà fondiaria, viene udita nel 1565 davanti alla camera delfinale (AC Dogliani, Atti di lite, vol. liti tra la comunità di Dogliani e quella di Somano).
Fonti
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di Somano).
AC Dogliani, Atti di lite, vol. liti tra la comunità di Dogliani e quella di Somano.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Corte, Monferrato feudi, Mazzo  62.
Bibliografia
Bianchi N., Le carte degli archivi piemontesi, Torino 1881.
Casalis G., Dizionario storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1850, vol. XX.
Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1990.
Fontana L., Bibliografia degli statuti dei comuni dell’Italia superiore, Torino 1907.
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingia ai nostri tempi), Pinerolo 1911, 3 voll. (BSSS 54).
Istituto Geografico Militare, Firenze, tavoletta n. 81-IV-SO, Bossolasco.
Istituto Nazionale di Statistica, 9° censimento generale della popolazione, 4 novembre 1951, Roma 1954.
Istituto Nazionale di Statistica, 12° censimento generale della popolazione, 25 ottobre 1981, Roma 1986.
Istituto Nazionale di Statistica, 13° censimento generale della popolazione e delle abitazioni, 20 ottobre 1991. Fascicolo provinciale Cuneo, Roma 1994.
Regesto dei marchesi di Saluzzo (1097-1340), a cura di A. Tallone, Pinerolo 1906 (BSSS 16).
Descrizione Comune

Somano

Nel giugno del 1927 – in seguito all’emanazione della legge che prevedeva accorpamenti e scorpori dei territori comunali, intesi a razionalizzare la gestione amministrativa dei comuni, al di là delle specifiche tradizioni storiche di indipendenza o dipendenza istituzionale e territoriale – il comune di Dogliani inviava alla Deputazione provinciale di Cuneo una relazione del suo podestà. Con essa il funzionario tracciava un quadro di Dogliani e della zona immediatamente circostante nell’intento di dimostrare l’opportunità di annettere cinque comuni circostanti a quello di Dogliani, per ragioni di carattere essenzialmente economico e amministrativo: facilitare i servizi pubblici, creare progresso e benessere, disporre di una maggiore base finanziaria per realizzare opere di utilità pubblica che giovassero ai piccoli centri, ecc. Tra i comuni da annettere era compreso Somano (gli altri erano Monchiero, Cissone, Bonvicino e parte di Farigliano). Somano – distante da Dogliani 6 km, percorribili per una «comoda strada provinciale percorsa giornalmente da servizio automobilistico pubblico interpostale» – era allora un territorio di 1237 ha incuneantesi in quello di Dogliani, con una popolazione di 1080 abitanti. Una popolazione, per inciso, piuttosto numerosa se confrontata a quella dei piccoli comuni contermini. Somano, continuava il progetto, dipendeva inoltre da Dogliani per i servizi e i suoi abitanti vi erano attirati dalle fiere e i mercati. Aveva un bilancio annuo di circa 40 mila lire, che non permetteva, argomentava il podestà di Dogliani, di fornirsi dei necessari servizi: mancava, per esempio, ancora l’energia elettrica (Archivio storico della Provincia di Cuneo; cfr. la scheda dedicata a Dogliani).
La proposta, per quanto se ne sa, non ebbe seguito. Era comunque un progetto, discretamente argomentato, per riparare a una situazione di polverizzazione amministrativa cui non corrispondeva una adeguata disponibilità finanziaria da parte delle singole unità comunali. La sua natura annessionistica si rivelava però – più che con il desiderio di aggregarsi il popoloso, allora, comune di Somano – con la proposta di annettersi tre frazioni di Farigliano (cfr. la scheda dedicata a Farigliano) adducendo ragioni riguardanti loro difficoltà di collegamento con il capoluogo; e con la proposta di una rettificazione confinaria tra i territori di Dogliani e Roddino con lo scopo dichiarato di facilitare l’acquisizione del comune di Cissone.
Un altro interessante tentativo di modificare il territorio di Somano si ebbe nel 1946. Nel gennaio di quell’anno la Prefettura di Cuneo chiese il parere della Deputazione provinciale della Provincia di Cuneo riguardo alla domanda delle borgate Chiaretta, Angelo Custode e Costalunga di distaccarsi dal territorio di Somano ed essere aggregate a quello di Bossolasco, firmata da tutti i capi famiglia delle borgate suddette. Alla richiesta di parere veniva allegata l’opposizione del sindaco di Somano alla istanza delle tre borgate, un progetto di strada che avrebbe dovuto collegare Somano alle tre frazioni, e la relazione del sopralluogo effettuato dall’Ispettore provinciale ai comuni (allegati che l’Archivio storico della Provincia di Cuneo sembra non aver conservati). La deputazione, in quel mese stesso, valutò la questione, osservando che la domanda di distacco si basava su considerazioni di natura topografica: essere le tre frazioni distanti dal capoluogo da 4 a 6 km, da percorrere su strade non sempre praticabili, mentre la distanza dal concentrico di Bossolasco si riduceva a circa la metà da percorrere su strade migliori. La giunta comunale di Somano, da parte sua, leggiamo sul verbale della seduta della Deputazione, si opponeva al distacco non tanto per non vedere diminuita la popolazione del suo comune, quanto per il danno che all’economia dell’ente sarebbe derivato dalla «perdita di un territorio fertile e produttivo, costituente circa un quinto della superficie di tutto il territorio comunale». Somano aveva allora, secondo i dati offerti dal citato verbale, su un territorio di 1237 ha, 1013 abitanti, di cui solo 224 nel capoluogo. Il comune, minacciato di perdere parte rilevante del suo territorio e dei suoi abitanti, si dichiarava disposto a migliorare la strada che collegava il capoluogo alle tre frazioni, presentando un progetto e una previsione di spesa. La Deputazione, tuttavia, riteneva che la distanza delle tre borgate dal capoluogo fosse una buona ragione per il distacco, anche a prescindere dai problemi di viabilità, e soprattutto che «nell’attribuzione di borgate al territorio di un comune il desiderio e la comodità degli abitanti della borgata dovrebbero avere prevalenza sul danno che ne può derivare al comune da cui intendono distaccarsi». Esprimeva quindi parere favorevole all’istanza dei capifamiglia dei tre insediamenti.
Quale seguito ebbe questa pratica, non sappiamo. Certo è che il censimento del 1951 (9° censimento) non elencava come parte del territorio di Somano le tre borgata di Chiaretta, Angelo Custode e Costalunga (ne indicava altre cinque, con una popolazione di 197 abitanti, mentre le case sparse ne avevano 476), mentre rispetto ai 1013 abitanti di 5 anni prima ne contava ora 875, con un saldo negativo di 138 abitanti (il 13,6 per cento).
Al di là delle conclusioni dei singoli progetti, siano state positive o negative, è certo che il territorio di Somano fu interessato nella prima metà del XX secolo da contraddittorie tensioni: oggetto degli appetiti annessionistici dell’amministrazione fascista di Dogliani, sperimentò nel secondo dopoguerra gravi spinte centrifughe, che ne aggravarono, con ogni probabilità il declino demografico: 1080 abitanti nel 1227, 1013 nel 1946 con 224 abitanti nel capoluogo, 875 nel 1951 con 202 abitanti nel capoluogo, 498, infine, nel 1981, con il capoluogo ridotto a soli 180 abitanti. In poco più di cinquant’anni Somano ha perso dunque quasi il 54 per cento dei suoi abitanti.