Santo Stefano Belbo

AutoriAngelini, Massimo
Anno Compilazione1996
Anno Revisione2009 VERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Cuneo.
Area storica
Monferrato.
Abitanti
4137 al censimento del 1991.
Estensione
2363 [SITA] ettari al censimento del 1991.
Confini
In senso N-E-S-O : Castiglione Tinella, Calosso, Canelli, Loazzolo, Cossano Belbo, Camo, Mango, Coazzolo.
Frazioni
Toponimo storico
«S. Stephani ad Belbum» nel 1203 [B.S.S.S., XIV, doc. CXXXVII], con la variante «Sanctus Stephanus de Coxano» [B.S.S.S., XXIII, doc. CLXXVIII]; «Sanctus Stephanus» è più volte menzionato nel Cartario della Prevostura d' Oulx, a partire dall' anno 1158 [EUSEBIO 1909, 88 sg.] e nel Codex Astensis per gli anni 1188 e 1196 [SELLA - VAYRA 1887].
Diocesi
Santo Stefano Belbo appartiene, almeno dal secolo XI, alla diocesi di Alba (la prima visita pastorale postridentina risale al 1576).
Pieve
Santo Stefano è sede pievana già nel sec. XI [CONTERNO 1979].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Dal 1073 la chiesa locale, dal 1073 - «in episcopatu albensi ecclesiam Sancti Stephani cum capellis et titulis ad eam pertinentibus in aquensi ecclesias de Canelo» [TARULLA 1978, 7] - è una prevostura affidata alle cure dei monaci d' Oulx [Cartario, doc. XLVI], a essi confermata nel 1148 [ivi, doc. CXX], 1158 [ivi, doc. CXXIX], 1172 [ivi, doc. CLXI] e 1183 [ivi, doc. CLXXIX]; nel 1273 risulta ancora in loro possesso con il titolo di «Arcipresbiterato» [ivi, doc. CCCX] : nel documento si cita il preposito Giovanni della chiesa di Canelli, a cui viene affidata la «domum sive archipresbiteratum S. Stephani de Coxano».
Mancano notizie precise sui secoli XIV e XV. Nel 1577 la parrocchiale - risalente al secolo XIV, ricostruita agli inizi del XVI e dedicata ai Ss. Giacomo maggiore e Cristoforo martire - veniva separata dal canonicato della Cattedrale di Alba [Archivio Parrocchiale, relazione di Don G. Giacardi, 1888]. Ristrutturata nel 1785 per ordine del vescovo di Alba, la chiesa venne abbandonata e, nel 1926, sconsacrata, quando la sede parrocchiale fu trasferita nella nuova chiesa inaugurata nel 1920 e dedicata al "Sacro Cuore di Gesù".
Contemporanea alle prime notizie sui possedimenti dei monaci di Oulx a Santo Stefano è l’abbazia benedettina di San Gaudenzio, dipendente dall' abbazia cluniacense di Fruttuaria in San Benigno Canavese, secondo un' attestazione del 1157. Dei secoli successivi alla sua fondazione restano poche notizie [PIOVANO-FOGLIATO 1980,113 sg.]. Si sa: che estendeva la sua giurisdizione sulle cappelle della Langa fino a Biestro, Sale San Giovanni e Millesimo [GALLARETO 1995, 28]; che in seguito era passata ai monaci cistercensi; che nel 1759 venne aggregata al Capitolo della Cattedrale di Alba [C.E.S.M.I.. 1982] e sconsacrata nel 1891.
Le altre chiese erette sul territorio di Santo Stefano sono quella dedicata alla "Vergine Maria della Neve" sul colle di Moncucco (secolo XVIII); "San Maurizio", con annesso convento di Francescani Scalzi, precedente al 1619; "Santa Margherita Vergine e Martire" a Valdivilla (secolo XVI), e elevata a parrocchia nel 1574 [TARULLA 1978, 58]. Tra le cappelle rurali, la "Madonna delle Rose", eretta dai Benedettini prima del 1728 (Relazione di don Piano, v. TARULLA 1978, 37]; "San Grato" (1884); "Santa Libera" (inizi secolo XVIII); "Sanf Eufrem", descritta come «Sacellum aedificatum [...] medio circiter saeculo decimo octavo» [TARULLA 1978, 34].
A queste si devono aggiungere le cappelle ora scomparse, ma menzionate nella "Relazione" di Don G. Piano (1728) : "Santa Maria di Fogliano" (fine secolo XV, interdetta a fine '800); "San Rocco" (prima metà del secolo XVII, abbattuta nel 1908); "San Sebastiano" (inizi secolo XVIII, abbattuta nel 1926); "Santa Teresa" in Val Tinella" (1769); "Sacra Sindone" a Prato Grimaldi (1726); "Assunzione della B.V.M." a Fonteglio (prima del 1728). A Santo Stefano esiste un oratorio della "SS. Trinità", costruito nel 1715 e retto dalla confraternita dei Disciplinanti trinitari.
Assetto Insediativo
Esiste, per Monteu, l'isola amministrativa della borgata Virani, posta in territorio di Santo Stefano, al confine con Pralormo: si tratta di una situazione che ha le sue radici nella divisione dei vasti possessi allodiali e feudali fra i Roero avvenuta nel 1309, ossia dieci anni dopo il loro acquisto dei feudi di Monteu e Santo Stefano.
Comunità, origine, funzionamento
Una delle prime attestazioni dell’organizzazione comunitaria di Santo Stefano si trova negli statuti, pervenutici nella forma redatta l'anno 1319, ma presumibilmente anteriori di alcuni decenni [NADA PATRONE 1992, XLIV].
Non risulta l’esistenza di una casa comunale : ancora alla fine del secolo XVII, come si rileva dal Liber Ordinatorum (1689), conservato nell'archivio storico comunale, il consiglio comunale si riuniva nel palazzo di un consignore o presso l'abitazione del medico comunale.
Statuti
Gli statuti, probabilmente risalenti al tardo secolo XIII, sono conservati nella forma stesa nel 1317, integrata, in progresso di tempo, con nuove norme e approvata nei successivi tre secoli dai signori di Santo Stefano. La parte dei capitoli riguardanti la procedura penale è stata ridotta nel 1515 dal marchese del Monferrato, Guglielmo IX il Paleologo. Ne resta copia in un manoscritto pergamenaceo conservato presso 1' archivio storico comunale (num. d’ inventario 32 : Statuta S. Stephani Belbi,1319-1596), stampato ad Asti nel 1612 da V. de Zangrandis, recentemente ristampato commentato e tradotto da A.M. Nada Patrone [1992]. In entrambi i volumi a stampa si trovano le conferme emanate dai Duchi di Mantova e del Monferrato negli anni 1586 e 1596 [A.S.T., Monferrato Feudi, S. Stefano Belbo, 4a e 4b] e i vari capitoli aggiunti agli statuti originari, fino all’ ultimo (il numero 296), inserito nel 1532.
Catasti
Nell’archivio storico comunale sono conservati diversi catasti, il più antico risalente al 1613; i successivi sono datati 1645,1661. Del 1679 è il volume intitolato Antico Catasto: sono conservati registri di misurazione per gli anni 1737- 1739. Per il secolo XIX si trovano descrizioni dei beni fondiari ininterrotte tra il 1837 e il 1858, in tre volumi.
Vi si trova anche il catasto di Valdivilla risalente all’ anno!794 e le permutazioni di proprietà su registri datati 1805 e 1891.
Ordinati
Dal 1613 al 1800, senza apparenti vuoti.
Dipendenze nel Medioevo
Al termine del secolo X, le terre di Santo Stefano fanno parte della Marca aleramica; un secolo più tardi sono comprese nei possedimenti di Bonifacio del Vasto, che le include nella contea di Loreto e, nel 1125, le trasmette al figlio Ottone.
Feudo
Nel 1148, Ottone, figlio di Bonifacio del Vasto, conte di Loreto, con atto di sottomissione cede il dominio di Santo Stefano alla città di Asti, ottenendone l'investitura. Alla morte di Ottone, passa al fratello Bonifacio, marchese di Cortemilia - con la conferma della sottomissione ad Asti (1188) -, che, poco prima del 1190, la trasmette indivisa in eredità ai figli Berengario I e Manfredo I Lancia, marchesi di Busca, e Bonifacio I, marchese di Clavesana : Berengario sottomette la propria quota al marchese del Monferrato nel 1188 e 1192 [Codex Astensis, doc. 103]; lo stesso fa Manfredo nel 1196 e, 1' anno dopo, vende metà dei propri diritti su Santo Stefano e Cossano ad Asti.
Mutamenti di distrettuazione
Quando, nel 1708, entra nei domini dello Stato sabaudo, Santo Stefano Belbo viene aggregata alla provincia di Asti; nel 1801 diviene capoluogo di cantone del Circondario di Acqui, nel Dipartimento di Montenotte; sotto il Regno di Sardegna e la provincia di Alba, è sede del mandamento comprendente Camo, Castiglione Tinella, Cossano Belbo, Mango e Rocchetta Belbo; entra a fare parte della provincia di Cuneo dopo l'Unità.
Mutamenti Territoriali
Esiste, per Monteu, l'isola amministrativa della borgata Virani, posta in territorio di Santo Stefano, al confine con Pralormo: si tratta di una situazione che ha le sue radici nella divisione dei vasti possessi allodiali e feudali fra i Roero avvenuta nel 1309, ossia dieci anni dopo il loro acquisto dei feudi di Monteu e Santo Stefano.
     A.S.T., Inventario n. 176.3 - PAESI - Paesi in genere per province, Paesi in genere per provincia volume 3°, Provincia di Saluzzo, Mazzo 85, Fascicolo 13, SOPPRESSIONE dei Comuni di popolazione inferiore alle 200 anime nel Circondario di Saluzzo. Riunione di Bergolo a Torre Bormida, Camo a S.to Stefano Belbo, Castelletto Monforte a Perno. (1845)]. 
     Nel 1901 la frazione Dornere [97 residenti in quell’ anno : D.G.S.R. 1907] venne staccata da Santo Stefano Belbo e assegnata a Camo [Regio Decreto 24.2.1901, n.106]. L’intero territorio di Camo dal 1928 al 1947 entrò a fare parte del Comune di Santo Stefano Belbo.
Comunanze
Nella scheda del C.L.U.C. sono registrate 4 particelle, per 12.359 mq., riguardanti un prato irriguo presso l'Abbazia, uno stagno di uso pubblico e alcune terre incolte in località Molini.
L'Elenco dei terreni appartenenti al Demanio Comunale, preparato nel 1932, riportava anche tre particelle dell'ex-Comune di Camo per complessivi 1.634 mq., corrispondenti alla piazza pubblica situata nel concentrico del paese.
Liti Territoriali
Per le contese inerenti alle frazioni di Dornere e Valdivilla, si vedano le Scritture relative alla lite promossa dalla Comunità [di Santo Stefano] nanti la regia Camera dei Conti, contro i feudatari ed altri possessori del beni enfiteutici di Valdivilla e Dornere (1703-1800) e il Catasto di Valdivilla, presso 1' archivio comunale, dove è conservato anche un Profilo della linea di confine con Loazzolo, probabile effetto di una vertenza sul limite sud-orientale di Santo Stefano, comunque privo di ulteriore documentazione.
Fonti
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di Santo Stefano Belbo).
     L’archivio di Santo Stefano ha subito perdite di materiale in quantità imprecisata durante il periodo1943-1945. Dopo il riordino, avvenuto nel 1961, è stato mantenuto in buono stato di conservazione e consultabilità.
Bibliografia
G. BARELLI, Le vie del commercio fra Italia e Francia nel Medioevo, «B.S.B.S», IX (1907).
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Centro Studi Marchesato di Incisa, L' abbazia di S. Gaudenzio, 1982.
C. CIPOLLA, La pergamena originale del trattato concluso nel 1188 da Berengario di Busca ed il Comune di Asti, «Miscellanea dimStoria Italiana», se. III, vol. V.
G. CONTERNO, Pievi e chiese dell antica diocesi di Alba, «Bollettino della Società per gli Studi S.A.A. della Prov. di Cuneo», 1979,1.
L. DE BARTOLOMEIS, Notizie topografiche e statistiche sugli Stati Sardi, Torino 1847, II, vol. IV.
Direzione Generale della Statistica del Regno, Dizionario dei Comuni e frazioni di Comune, Roma 1907.
Dizionario di Toponomastica, I nomi geografici italiani, Torino 1990.
F. EUSEBIO, Per la storia di S. Stefano Belbo e di Canelli, «Alba Pompeja», II (1909), 87-91.
L. GALLARETO, Il romanico dimenticato, in G.L. BECCARLA et Al., Langhe e Roero. Le colline della fatica e della festa. Storia, arte e tradizione, Torino 1995, 13-35.
F. GUASCO, Dizionario Feudale degli Antichi Stati Sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911.
Istituto Centrale di Statistica del Regno d'Italia, Dizionario dei Comuni del Regno, Roma 1930.
ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), XIII Censimento nazionale della popolazione e delle abitazioni, Roma 1993.
A. M. NADA PATRONE, a cura di, Gli statuti trecenteschi di Santo Stefano Belbo, Cavallermaggiore 1992.
A. PIOVANO - L. FOGLIATO, Abbazie e certose nel cuneese medievale,Cavallermaggiore 1980.
Q. SELLA - P. VAYRA, a cura di, Codex Astensis, Roma 1887.
A. TARULLA, Chiese e cappelle di Santo Stefano Belbo, Alba 1978.
Descrizione Comune

Santo Stefano Belbo

Il primo nucleo di Santo Stefano sorse dopo l'anno 1000 in prossimità della torre di cui rimangono i ruderi sul colle di Santa Libera; probabilmente preesisteva un villaggio incastellato sulla strada che, attraversando la Val Belbo, collegava Asti con Savona [NADA PATRONE 1992, XVI sg.].
La connessione tra il primo sviluppo del borgo e l’accresciuta importanza commerciale dell' arteria del Belbo lasciano pensare che la sua fondazione debba essere ricondotta a ragioni strategiche : è del 1206 una franchigia per il transito che i signori di Revello, castellani di Santo Stefano, si scambiarono con il Comune di Savona [BARELLI 1907, 117], I lavori eseguiti nel 1989 dalla Soprintendenza Archeologica regionale intorno al perimetro della torre hanno permesso di trovare frammenti ceramici del secolo VII e di datare strati edilizi compresi tra i secoli VIII e XIII. Comunque non si trovano documenti precedenti il secolo XI.
Nel secolo XII Santo Stefano fu ceduta da Berengario, marchese di Busca, al comune di Asti; nel 1196 Manfredo, dei marchesi Busca, che controllava parte delle terre del Belbo fino a Bossolasco, lasciò la propria parte di Santo Stefano e Cossano a Bonifacio I del Monferrato. I suoi discendenti, comunque, mantennero la signoria sul Comune fino al 1708, quando il Monferrato entrò nel dominio dei Savoia. Oltre ai Busca, furono feudatari di Santo Stefano i conti di Pavia con titolo marchionale, e i nobili Incisa-Beccaria e Grattarola con titolo comitale.
Per ciò che riguarda la vita amministrativa, civile e penale del comune nel secolo XIV, dal quadro normativo restituito dalla lettura degli statuti si rileva che il controllo della vita politica apparteneva a un consorzio gentilizio. Fu proprio questo consorzio che, al termine del secolo XIII, concordò, o concesse - l'incipit degli statuti, al contrario di quelli di Castino, non chiarisce questo punto -, il riconoscimento delle consuetudini agli uomini di Santo Stefano.
Se si eccettuano alcuni oneri, per lo più inerenti alla manutenzione di aree comuni, quali strade e fossati, gli abitanti del comune rurale erano uomini liberi, dotati del diritto di eleggere tra loro un console per rappresentarli nei confronti del podestà a sua volta nominato dai consignori o scelto al proprio interno. Il potere politico e giudiziario del podestà era discrezionale, a lui competeva 1' amministrazione della giustizia e la comminazione delle pene; soprintendeva, inoltre, alla convocazione e al funzionamento del consiglio del Comune.
Santo Stefano conta oggi oltre 4000 abitanti; erano 824 nel 1604 [BARONINO 1979, 334]; 2660 nel 1849 [CASALIS 1849, 794]; 4503 nel 1901 [D.G.S.R. 1907], di cui 915 nella frazione capoluogo. II santo eponimo del Comune non corrisponde ad alcuno dei titolari delle sue chiese o delle cappelle di cui è pervenuta memoria. D' altra parte la contitolarità della parrocchiale, condivisa tra i santi Giacomo e Cristoforo, lascia presumere 1'avvenuto accorpamento di due chiese, o lo spostamento della sede parrocchiale da una località all' altra.
Sul territorio, oltra al capoluogo, in cui, nel corso del sec. XIV, venivano distinti un "borgo vecchio" e un "borgo nuovo", si trovano le frazioni Ciombi, Marini, Valdivilla, le regioni Bauda, San Maurizio, e le località Moncucco, Fusa (Prato Grimaldi), Robini, San Grato, Santa Libera, Seirole, Stazione, Valletinella, Vogliere [Ufficio Tecnico Comunale]. Nella scheda di G. Casalis (1849) vengono menzionate le frazioni Dornere (70 ab. nel 1849, oggi appartenente al territorio comunale di Camo) e Valdivilla (350 ab. nel 1849), e le regioni Comari, Marchisa, Mazzapè, Pennazzi, Voglione. Nel secolo XIV, come segnalano gli statuti, intorno al borgo erano le borgate di Fagnanum (Fogliano?), Gargaglanum, Ursayrolus, Villa novam.
Si registrano tensioni e contese sulle terre poste sulla sinistra del Belbo, in particolare sulle frazioni di Valdivilla e di Dornere. Entrambe avevano ottenuto l'autonomia parrocchiale già nel tardo secolo XVI; la parrocchia di Valdivilla entrò a fare parte di quella di Camo tra la metà del secolo XVII e quella del secolo XIX; Dornere passò amministrativamente a Camo nel 1901. Se si escludono le tensioni inerenti alle frazioni di Villanova e Dornere e 1' accorpamento di Camo nel periodo compreso tra il 1928 e il 1947, la conformazione territoriale di Santo Stefano appare precocemente stabilizzata e, nei secoli di antico regime, non soggetta a rilevabili mutamenti.