Mombaruzzo

AutoriGuglielmotti, Paola
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Asti
Area storica
Monferrato.
Abitanti
1220 al censimento del 1991.
Estensione
2211 ettari (ISTAT), 2183 (SITA).
Confini
Il territorio di Mombaruzzo, compreso tra i 130 e i 326 metri di altezza, confina, procedendo in senso orario da nord, con quelli di Bruno, Carentino, Gamalero, Cassine, Ricaldone (isola amministrativa), Maranzana, Ricaldone, Quaranti, Castelletto Molina, Fontanile, Nizza Monferrato, Castenuovo Belbo.
Frazioni
Bazzana, Casalotto, Stazione di Mombaruzzo, nuclei minori e case sparse.
Toponimo storico
La prima menzione del luogo dovrebbe risalire al 1178, quando il papa Alessandro III conferma al monastero di S. Quintino di Spigno quanto possiede in diversi luoghi, tra cui in «Monte Barucio» (Monumenta Aquensia, a cura di G. B. MORIONDO, Torino 1789-1790, 3 voll., I, n. 59, col. 75). Nel 1211 un giudice, Oberto, è ricordato con il luogo di provenienza «de Montebaruz» (Le carte medievali della Chiesa d’Acqui, a cura di R. PAVONI, Genova 1977 (Collana storica di Fonti e studi, 22, n. 57, p. 128).
Diocesi

Acqui: tra le molteplici prove di questa appartenenza si può citare la convocazione di chi sta tenendo l’arcipretura di Mombaruzzo, nel 1428, a una sinodo diocesana (Monumenta Aquensia cit., I, n. 366, col. 393), cioè anche dopo la restituzione della dignità vescovile alla chiesa di Alessandria, nel 1405.

Pieve
Nel 1299 si parla di un arciprete di Mombaruzzo, della chiesa S. Maria Maddalena, quale destinatario di una lettera di papa Bonifacio VIII (Le carte medievali cit., n. 183, pp. 307-308). Due fatti potrebbero deporre a favore della qualità plebana della chiesa: la sua collocazione nel castello, ricordata nel 1408 («in castro Montisbarucii, videlicet in ecclexia beate Marie Madalene», in A. S. T., Monferrato Feudi, m. 47, n. 1) e il possesso, ancora all’inizio del Novecento, della cascina Pieve (A. S. Al., Subeconomato benefici vacanti, m. 24), localmente identificata con la primitiva sede plebana (SCALETTA 1985, pp. 32, 33). Almeno dall’inizio del secolo XV nella chiesa si riunisce il consiglio comunale (almeno dal 1537 c’è una casa comunale: A. S. T., Monferrato Feudi, m. 48 e m. S. 35, g. 76, n. 5).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La visita pastorale condotta nel 1577 ricorda, oltre alla chiesa di S. Maria Maddalena, l’oratorio di S. Antonio (anche con funzioni parrocchiali), la parrocchiale di S. Marziano, l’oratorio dei disciplinati (Archivio Vescovile di Acqui Terme, Visite Pastorali, Fasc. I-B/C, Visita del vescovo G. Pegazzoni, ff. 120-121). Dal secolo XV alla soppressione napoleonica ? attiva una comunitˆ di Minori conventuali, la cui chiesa ? dedicata a S. Maria del Gesù (I vescovi della chiesa di Acqui dalle origini al XX secolo, Acqui Terme 1997, p. 85). Almeno dal 1788 v’è notizia della chiesa campestre della Beata Vergine delle Grazie (la cui documentazione giunge fino al 1866, A. C. Mombaruzzo, Cat. VII, Classe 2, m. 116, fasc. 1/2). Ai primi dell’Ottocento è ricordato il convento dei minori osservanti, situato in regione del Bricco, ceduto nel quadro delle alienazioni napoleoniche con una cascina e altri beni a tal «Jean Borgata» per 10.000 franchi (A. S. Al, Intendenza generale di Alessandria, m. 72, Mombaruzzo). Ai primi del Novecento sono attestate anche una chiesa campestre di Nostra Signora della Neve e una cappella del S. Suffragio, oltre alla congregazione di carità (A. S. Al., Subeconomato Benefici vacanti, m. 24). Attualmente (I vescovi della chiesa di Acqui 1997, p. 67), oltre alla parrocchia di S. Maria Maddalena, nella frazione Stazione c’è la chiesa del Cuore Immacolato di Maria, nella frazione Bazzana la chiesa di Nostra Signora Addolorata, nella frazione Casalotto la chiesa di S. Bernardino da Siena (di cui nel 1899 è compilato un inventario dei fondi rustici, in A. C. Mombaruzzo, cat. VII, Classe 1, m. 116, fasc. 1/8).
Luoghi Scomparsi
Non è stata rinvenuta documentazione pertinente.
Comunità, origine, funzionamento
Del comune di Mombaruzzo si ha notizia già nel 1202, quando il marchese Bonifacio di Monferrato concede (in realtà conferma) alcuni diritti, cioè mercato, banni e successioni, e precisa poi, nel 1224 che si riserva l’alta giustizia e perciò la riscossione del fodro (in Gli Statuti Criminali del Comune di Mombaruzzo nell’anno 1322, traduzione e trascrizione a cura di V. Ferraris, Alessandria 1994, pp. 29-31). La pienezza di prerogative della comunità è palese nel 1247, quando i suoi due consoli partecipano a un importante atto relativo alla gestione indivisa, con altri comuni, di un esteso bosco, senza richiamo all’autorità marchionale (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9).
Statuti
Gli Statuti criminali datano 1322 e precedono quelli del Comune e sono stati pubblicati (sono conservati in A. S. T.). La prima redazione degli Statuti del Comune risale al 1337, durante il governo del marchese Teodoro di Monferrato, e sono editi (sono conservati da pochi anni presso la Biblioteca del Senato della Repubblica).
Catasti
Nell’Archivio Comunale sono conservati due registri del catasto di metà Cinquento, e poi ancora degli anni ’80-’90 del Seicento, del 1718-21, mentre risale al 1787 il contratto tra il comune di Mombaruzzo e i geometri Tosa e Sartirana per la misura del territorio comunale e la redazione della mappa e al 1796 i nuovi registri del catasto (Cat. V, Classe 4, nn. 102-107; anche in A. S. At., Catasti antichi). Si leggono del resto degli accenni a catasti in un grosso fascicolo datato 1632-36 relativo alla lite di “Chiesa Pietro contro Mombaruzzo” (A. S. Al., Senato del Monferrato, Atti di lite, f. 67). Ma quelli di cui si dà notizia nella “Copia dell’inventaro”, sopra citata, sono avviati dal 1718 e dal 1720. Presso A. S. T, Camerale, Catasti c’è un catasto napoleonico (Alleg. A, portaf. 106; Alleg. G, portaf. 111). Una planimetria del territorio comunale è disegnata nel 1912 (in A. C. Mombaruzzo, Archivio di Sezione separata, Cat. I, Classe I, m. 1, fasc. 1/1).
Ordinati
Nell’Archivio Comunale si trovano gli ordinati a partire dal 1633 fino all’inizio di questo secolo, con salti di pochi anni.
Dipendenze nel Medioevo
Gli accordi del 1197 (11 febbraio) tra il comune di Asti e il marchese Bonifacio di Monferrato prevedono tra l’altro che il denaro necessario per pagare i creditori e i riscatti dei cittadini siano ricavati dal pedaggio di Mombaruzzo, che compete al momento al marchese e che – esauriti i pagamenti nel giro di due anni – diventerà poi per un quarto spettanza astigiana (Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. SELLA, Roma 1880, Atti della Reale Accademia dei Lincei, serie II, 4 voll., III, n. 919, pp. 1042-1043). Ancora in accordi del 1197 (26 maggio), stipulati tra il comune di Asti e il comune di Lanerio, Mombaruzzo figura quale sede di mercato nell’ambito della dominazione dei marchesi di Monferrato (Codex Astensis cit., II, n. 542, pp. 546-547). Nel 1199 l’appartenenza di Mombaruzzo allo schieramento alessandrino, contro Bonifacio di Monferrato, è palesato dalla richiesta della città che sia restituto agli uomini di Bozone figlio del fu Uberto di Oviglio «feudum de castro et villa Mombaruzii», con tutte le sue pertinenze, che il fu Guglielmo di Monferrato aveva dato a Bozone (Monumenta Aquensia cit., I, n. 102, col. 118). Nel 1206 i patti tra il comune di Asti e il marchese Guglielmo di Monferrato prevedono tra l’altro che il podestà astigiano prometta per i prossimi sette anni di «dare stratam marchioni per Montembarucium» (Codex Astensis cit., III, n. 734, pp. 787-788). Nel 1290 nelle carceri di Mombaruzzo si trovano prigionieri astigiani (Codex Astensis cit., IV, nn. 1029-1030, pp. 51-52, nn. 1033-1034, pp. 53-54), ciò che dovrebbe denunciare una permanente inclusione del villaggio nella dominazione monferrina. Nel 1308 il vescovo di Acqui Otto conferma a favore di Ruffino e Enricacio Malecalciato e Oberto Tedisio di Mombaruzzo l’investitura di decime sulle sue terre in Burgonovo e Galgano e di tre parti di altre decime del territorio di Bruno, Verdobbio, Belmonte e Carentino, che già era stata attuata ai predecessori dei tre personaggi nel 1251 dal proprio predecessore, il vescovo Guglielmo (Le carte medievali cit., n. 244, pp. 393-394): si tratterebbe dunque di vassalli vescovili che in realtà non sappiamo dove siano più intensamente operanti.
Feudo
Nel 1533 il procuratore di Anna di S. Giorgio è incaricato di giurare fedeltà a sua Maestà Cesarea, rappresentata da un ambasciatore, per i beni feudali del castello e della castellania di Mombaruzzo e della podesteria dei luoghi di Quaranti, Fontanile e Casal de Dagna per la metà che Anna di S. Giorgio ha con Marsilio Crasso, cittadino mantovano (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. S. 35, g. 76, n. 4, in Documenti storici di Mombaruzzo, in «R. S. A. A. Al. At.», 20 (1911), pp. 159-160). I giuramenti si ripetono rispetto ai nuovi marchesi di Monferrato e duchi di Mantova nel 1537, 1546, 1547, 1567 (A. S. T., Monferrato Feudi, m. S. 35, g. 76, n. 2, nn. 6-10). Nel 1611 il feudo di Mombaruzzo con Casalotto è venduto, con il titolo di marchesato, dal duca Vincenzo di Mantova al nobile genovese Camillo Stageno (Stagino) (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 47, n. 13). Nel 1616 il duca Ferdinando Gonzaga investe Camilla Faà del castello e di tutto quanto altro pertiene Mombaruzzo (ivi, m. 47, n. 7). Il feudo è forse vacante nel 1567, quando a Casale due rappresentanti della comunità di Mombaruzzo giurano fedeltà a Guglielmo Gonzaga, duca di Mantova e marchese di Monferrato (A. C. Mombaruzzo, Cat. VI, m. 111, sfasc. 1). Si parla di nuovo dei feudi associati di Mombaruzzo e Quaranti nel 1693, quando è dato un ordine del duca di Mantova e Monferrato al Senato di Casale per conoscere la causa del possesso dei feudi citati e per proseguire la causa di inquisizione incominciata contro il marchese Domenico Imperiali (A. S. T., Corte, Inventario de’ registri, patenti, decreti e concessioni de’ duchi di Mantova e Monferrato, inventario 36, registro 13, fol. 2752). Mombaruzzo, con Quaranti e Casalotto (che è attaulmente una frazione di Mombaruzzo), è citata nel 1701 nell’atto che riferisce dell’assenso prestato dal duca Ferdinando Carlo di Mantova e Monferrato alla convenzione seguita tra i tutori della dama Catterina Girolama, figlia del fu marchese Domenico d’Imperiale Lercaro riguardo ai tre feudi citati. I feudi di Mombaruzzo e Quaranti, associati, sono ricordati nel 1703 nella relazione dell’uditore del governo del Monferrato a proposito delle ragioni delle marchese Cattarina e Giovanna Imperiali Lercari contro la Ducal camera (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 47, n. 11).
Mutamenti di distrettuazione
Dal 1731 a 1800, conquistato il Monferrato dai Savoia, Mombaruzzo è amministrativamente sotto Acqui (A. C. Mombaruzzo, Cat. VI, Classe 1, m. 111, fasc. 1). Durante il governo napoleonico Mombaruzzo fa parte prima del Dipartimento del Tanaro e poi, dal 1808, di quello di Montenotte, Arrondissement di Acqui (A. C. Mombaruzzo, Cat. 1, m. 115). È capoluogo di Mandamento (sui comuni di Carentino, Bruno, Maranzana, Quaranti, Castelletto Molina e Fontanile) della Provincia d’Acqui con il ritorno del governo sabaudo e dal 1935 appartiene alla nuova Provincia di Asti.
Mutamenti Territoriali
Nel 1472 Guglielmo, futuro marchese di Monferrato, interviene su delega del fratello Giovanni a fissare i confini tra Mombaruzzo, Fontanile e Nizza (Monferrato), nelle terre di controversa attribuzione pertinenti un podere, detto del Riservato, dividendolo in due (la parte più sostanziosa è assegnata a Nizza) e facendo apporre i termini confinari (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. S. 35, g. 76, n. 11, in Memorie e notizie 1911, pp. 156-157). Nel 1581 il Comune di Mombaruzzo lamenta tra l’altro che il comune di Cassine abbia assoggettato al suo registro i possessi della Cascina Bianca di Carlo e Bonifacio Della Chiesa, che erano in passato sempre state registrate nel territorio di Mombaruzzo: del contenzioso precedente si legge in più atti che risalgono almeno al 1568 (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 47, passim). Risalgono al 1788 degli atti, ora perduti, nell’Archivio Comunale (n. 2 in m. 1: Cat. I, Classe I, Confini) relativi alla liquidazione dei confini tra la comunità di Mombaruzzo e quelle di Ricaldone, Quaranti, Fontanile, Nizza, Incisa, Castelnuovo Belbo, Bruno, Carentino, Gamalero, Cassine e Maranzana. Nel 1867 la proposta di aggregazione in un unico comune di Quaranti, Alice Bel Colle e Mombaruzzo è lasciata cadere per il parere negativo del primo, che rivendica la propria autonomia economica, le cattive comunicazioni e il danno economico che sarebbe emerso dall’unione (Archivio della Provincia di Alessandria, Sezione Funzioni Varie, Categoria 70, faldone 853, fasc. Acqui). Nel 1935 si attua una rettifica di confini tra Fontanile a Mombaruzzo, con il consenso dei due podestà per razionalizzare i confini al fine di eliminare i salienti che il territorio di ciascuno dei due comuni forma nel territorio dell’altro: con le rettifiche «ciascuno di essi verrebbe ad ottenere una linea di confine assai più regolare e definita» e si tratterebbe dunque uno scambio alla pari (Archivio della Provincia di Asti, Titolo 1, categoria 3, classe 1, Sottoclasse 1 “Comuni e frazioni”). Nel 1936 è richiesta ancora una volta da parte di un commerciante di vino locale l’aggregazione della frazione Bazzana da Mombaruzzo a Nizza Monferrato, motivata con la distanza dal centro comunale e la gravitazione sul secondo luogo. Il parere favorevole del Rettorato della Provincia di Asti è del 15 febbraio 1938, ma la richiesta è dichiarata respinta dal consiglio comunale e il podestà fa ricorso alla prefettura di Asti, sostenendo che salirebbe troppo il carico fiscale degli abitanti di Mombaruzzo, alto soprattutto per le spese di manutenzione delle strade (ivi e A. C. Mombaruzzo, Archivio di sezione separata, Cat. I, Classe I, m. 1 fasc. 1).
Comunanze
Nel 1247 Mombaruzzo figura tra i comuni – Cassine, Maranzana, Alice, Ricaldone, Bruno – che partecipano alla gestione indivisa di un esteso bosco comune, che ha confini nei territori di Gamalero, Bruno, Carentino, Maranzana, Cassine e Mombaruzzo stessa, e di cui si fissano le norme di sfruttamento (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9). Da questa situazione discende tutta la successiva vicenda relativa a beni di fruizione collettiva, che ha prodotto una mole documentaria di tutto rilievo e che non vede coinvolgimento dei feudatari locali. Possiamo intanto fissare due fatti. In primo luogo, con il tempo sono più di una le zone intorno a cui si originano contenziosi, e poi che la collocazione di Mombaruzzo (che rientra nella dominazione dei Monferrato) ai confini con l’Alessandrino e soprattutto con le terre su cui ha giurisdizione lo Stato di Milano conferisce valore interstatale alla vertenze intercomunali (cfr. ad es. un intero fascicolo con trascrizioni di atti sulle differenze tra la comunità di Cassine, Stato di Milano, e quelle di Mombaruzzo, Fontanile, Quaranti e Castelletto Molina, Stato del Monferrato, in A. S. T., Corte Monferrato Confini, M 10, con materiale a partire dal 1380 e fino al 1600).
Prendiamo ad esempio una vertenza formalizzata nel 1567, quando l’ambasciatore del duca di Mantova e Monferrato presso Milano sporse querela contro gli uomini di Cassine, in difesa di Mombaruzzo. Nel territorio di Mombaruzzo si trovava la località la Comuna confinante con Carentino e con Gamalero: questa era invece rivendicata dal comune di Cassine, che affermava di averla donata nel 1456 ai marchesi di Monferrato, da cui era passata ai Paleologi, per essere poi stata revocata, e così definiva i confini della Comuna: Cassine, Mombaruzzo, Alessandria, Maranzana, Alice, Ricaldone, Bruno e Bergamasco (si notino analogie e differenze con quanto relativo al 1247). Dalla documentazione emerge dunque come si stesse discutendo non di una Comune, bensì di due: per i Cassinesi si trattava infatti di quella al di là del Cervino, il torrente che nel corso della inconcludente trattativa è proposto dal rappresentante del marchesato di Monferrato come confine tra il Monferrato e il Ducato di Milano, e dunque anche tra Cassine e Mombaruzzo. La proposta di parte milanese è di consentire la proprietà della Comuna a Mombaruzzo ma la giurisdizione al Ducato di Milano, e nel caso peggiore ripartita a metà (A. S. T., Monferrato Feudi, m. 47, passim, sunto in Documenti storici cit., n. 14, pp. 187-188). Nel 1568 i consoli di Mombaruzzo lamentano le ritorsioni dei Cassinaschi (ivi, n. 15, p. 188), mentre il comune di Cassine ingiunge – non è noto con quale successo – agli uomini di Mombaruzzo, Maranzana, Alice, Ricaldone, Quaranti e Castelletto di recarsi a Cassine per far registrare i beni che possessono alla Comuna, rientrante nello Stato di Milano, e pagare le taglie (ivi, n. 16, p. 188; per analoghe vertenze si veda PISTARINO 1960). Nel 1581 il comune di Mombaruzzo denuncia ancora come il comune di Cassine prenda con la forza possesso della terra chiamata la Comuna, tanto da porre in dubbio i confini tra i rispettivi Ducati di appartenenza (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 47, n. 2 c.). Infine, nel 1599 si parla di una convenzione tra il rappresentante del Ducato di Milano e quello del Marchesato del Monferrato con cui si dovrebbero concludere le differenze territoriali grazie a una tripartizione della Comuna: una parte va a Mombaruzzo, una Cassine e l’ultima alle altre altre comunità in lite (A. S. T., Corte, Monferrato, mazzo 23, Cassine, n. 3).
Ma quasi subito, nel 1603, v’è notizia di un contenzioso tra i comuni di Mombaruzzo e Maranzana ancora relativamente alla Comuna (la documentazione è quasi illeggibile, A. S. T., Monferrato Feudi, m. 47, n. 5).
Non è l’unica spartizione di cui si ha notizia, perché nella lunga vertenza sopra citata si ricorda anche una divisione a metà della Comuna tra Mombaruzzo da un lato e Fontanile, Castelletto Molina e Quaranti dall’altro, confermata nel 1493 dal marchese di Monferrato (anche in A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 29). Queste località tendono, pur in un tendenziale regime di separazione dei beni comuni, a presentarsi ricorrentemente insieme. Ad esempio, nel 1605 si portano prove dell’avvenuto acquisto da parte della Camera ducale della Comuna di Mombaruzzo, nella misura di 76 moggia spettanti a Quaranti, 55 spettanti a Castelletto Molina, e di 160 spettanti a Fontanile: gli abitanti dei tre luoghi che vi si fossero ancora recati sarebbero stati esentati dal dazio (ivi, n. 6). Presentano un regime già diverso gli atti della lite “Stagino Camillo contro Mombaruzzo”, del 1616, in cui si richiama una vendita avvenuta nel 1611 ad opera del duca Vincenzo del Monferrato a Camillo Stagino, generale genovese, della metà spettante alla Camera ducale della Comuna sotto Mombaruzzo, che era indivisa con la comunità locale (A. S. Al., Senato del Monferrato, Atti di Lite, f. 35). Si rimanda alla situazione della spartizione ancora nel 1612, quando il duca Francesco di Mantova e Monferrato autorizza Giò Leonetto di vendere la sua porzione dei boschi che possedeva nel territorio di Quaranti «stati divisi con le comunità di Mombaruzzo e Castelletto Molina» (A. S. T., Corte, Inventario de’ Registri delle suppliche e Decreti de’ duchi di Mantova e Monferrato, n. 37, registro 4, fol. 43).
In realtà simili spartizioni non paiono esser state pienamente attuate. Per quanto riguarda Mombaruzzo va citata una consegna dei boschi del 1730, in cui l’agrimensore pubblico di Mombaruzzo procede appunto alla misurazione dei boschi spettanti agli originari del luogo e detti «delle sorti» («in contrada di via Mala, sotto li consorti della strada della valle del Cervino»). Però poi nel 1792 si parla di nuovo di misurazione dei boschi tenuti (e in parte già portati a coltivazione) in comune da Mombaruzzo, Castelletto Molina e Quaranti, per 684 moggia, ma già teoricamente divisi ancor prima, nel 1575, con attribuzione di tre quarti e Mombaruzzo e il resto agli altri due luoghi, eccettuata una parte assegnata ai particolari di Mombaruzzo (A. C. Mombaruzzo, Cat. VI, Classe, 1, m. 114, fasc. 4). Dunque il discioglimento da una situazione promiscua appare lentissimo e forse solo facilitato dalla messa a coltura, che è operazione per cui almeno in alcune occasioni è necessario chiedere autorizzazione da parte dei singoli al Comune, come vediamo ad esempio nel 1840 (A. C. Mombaruzzo, Cat. XI, Classe 1, m. 136, fasc. 1). Attualmente [1998] le terre sottoposte a uso civico sono di estensione modesta (cat. A, 0, 3090 ettari, dati forniti dalla Regione Piemonte), la stessa dichiarata al Regio Commissariato per l’abolizione degli usi civici nel 1935 e 1939, già allora con la specificazione che in realtà non vi era esercitato alcun uso comune. Nel gennaio 1988 il comune di Mombaruzzo fa istanza di vendere o permutare metà di questo suolo per allargare la strada che porta la cimitero, ma nel febbraio il Commissariato dà parere contrario per conservare un bene naturale (C. L. U. C., Provincia di Asti, cart. 65, Mombaruzzo).
Se anche nel caso di Mombaruzzo vediamo che una volta divenuti proprietà esclusiva della comunità, i boschi – quando non portati a coltura – sono gestiti con il sistema della divisone in quote ideali e poi assegnati per rotazione (“sorti”), nulla ci è noto della funzione della chiesa di S. Giovanni della Comuna di Mombaruzzo, confinante di una terra a gerbido che è ceduta nel 1455 da alcuni proprietari che la tenevano in maniera indivisa (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M. 10, f. 19): resta aperta l’ipotesi che possa svolgere un ruolo analogo a quello dei boschi.
Liti Territoriali
Una serie di contese relative all'area boschiva della  'Comuna'  della seconda metà del Cinquecento porta, nel 1599, a un arbitrato, condotto dai rappresentanti dello stato di Milano e del Senato di Monferrato (che successivamente ratificano) che definisce cosa si deve intendere per 'area boschiva della 'Comuna', anche se ai nostri occhi non appare del tutto chiaro:
tutto ciò che vi è a Levante in coerenza di Carentino, Alessandria e Gamaleri a mezzodì della strada della valle del Cervino, ad occidente dei boschi di Mombaruzzo ed a septentrione del rivo del Ghissone.
Di ciò si fanno tre parti, aggiudicate una a Cassine e le altre due a Mombaruzzo e alle altre comunità litiganti [A.S.T., Corte, Monferrato Confini, Mazzo 10, ff. 203 sgg., in particolare 320 sgg.; Monferrato, Mazzo 23, Cassine, n. 3; vd anche schede Alice Bel ColleBrunoCarentino,  CassineGamalero e Maranzana]
Fonti
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Mombaruzzo).
Esiste una “Copia dell’inventaro delle scritture della Comunità di Mombaruzzo”, redatto nel 1776, che testimonia di abbondante materiale settecentesco (A. S. T., Camerale, Inventari comunali, m. 13, Mombaruzzo).
Bibliografia
Le carte medievali della Chiesa d’Acqui, a cura di R. PAVONI, Genova 1977 (Collana storica di Fonti e studi, 22).
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. SELLA, Roma 1880, Atti della Reale Accademia dei Lincei, serie II, 4 voll.
Documenti storici di Mombaruzzo, in «R. S. A. A. Al. At.», 20 (1911), pp. 154-160, 183-188, 292-296 (senza indicazione esplicita di chi – forse F. GASPAROLO – abbia condotto le trascrizioni parziali e i regesti del materiale, conservato in A.S.T., Corte, Monferrato Feudi, m. 47 e m. S. 35).
GUGLIELMOTTI, P., Comunità e territorio. Villaggi del PIemonte medievale, Roma 2001, pp. 207-228.
Monumenta Aquensia, a cura di G. B. MORIONDO, Torino 1789-1790, 3 voll.
PISTARINO, G., Ricerche sull’alto Monferrato nel Medioevo. La questione di confine tra il marchesato di Monferrato e il ducato di Milano sulla fine del Quattrocento, in «Archivio storico del Monferrato», 1 (1960), pp. 5-47.
RICALDONE, A. DI, Appunti toponomastici sul territorio di Mombaruzzo, Comune di Mombaruzzo, Aosta 1989.
SCALETTA, G., Mombaruzzo nella storia del Monferrato, a cura del Comune, Castelnuovo Don Bosco 1985.
Gli Statuti Criminali del Comune di Mombaruzzo nell’anno 1322, traduzione e trascrizione a cura di V. Ferraris, Edizioni dell’Orso, Alessandria1994.
Gli Statuti del Comune e degli Uomini di Mombaruzzo nell’anno 1337, traduzione a cura di V. Ferraris, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1991.
I vescovi della chiesa di Acqui dalle origini al XX secolo, Editrice Impressioni Grafiche, Acqui Terme 1997.
Descrizione Comune
Mombaruzzo
In misura ben maggior che per gli altri comuni coinvolti nella gestione del bosco «ultra Cervinum», ricordato nel 1247, la storia del territorio di Mombaruzzo è innanzitutto la storia del lento e spesso conflittuale scioglimento dalla partecipazione collettiva allo sfruttamento dell’incolto produttivo (si vedano le schede di tutti gli altri comuni coinvolti). Infatti, l’unico segmento del contorno del territorio comunale di Mombaruzzo che non confini con il territorio di un altro comune coinvolto nelle diverse “Comune” è quello attualmente adiacente il territorio di Nizza Monferrato: comunità con cui la documentazione consultata non lascia emergere tensioni territoriali da parte di Mombaruzzo.
Al pari di Cassine, l’eminenza sui comuni vicini ha un riconoscimento ottocentesco quando Mombaruzzo diventa capoluogo di Mandamento, ma ha lontane origini. Già gli Statuti trecenteschi testimoniano infatti di una sua prevalenza politica su Quaranti (si veda la scheda relativa), e anche su Castelletto Molina e Fontanile (citata come «villa»), per lo meno per quanto riguarda la conservazione dei boschi e la sorveglianza delle terre coltivate (Gli Statuti del Comune cit., ff. XXXVIII-XXXXX). A quest’epoca il territorio di Mombaruzzo, quale che sia la destinazione colturale, appare costellato di campariae, cioè di aree affidate alla custodia di una o due guardie campestri, direttamente remunerate da chi vi possiede beni; e già sono ricordati boschi del comune gestiti con il sistema delle «sortes» (ivi, passim e f. XXXVI). La frequente menzione delle tre località più meridionali ora ricordate, ciscuna delle quali ha una sua camparia o un’area di sua più diretta pertinenza, quali partecipanti a una medesima Comuna, come apprendiamo ad esempio al momento di un’annunciata spartizione, nel 1493, oppure – come soprattutto nel caso di Quaranti – l’associazione con Mombaruzzo nelle infeudazioni, suggerisce una precedente gravitazione comune su questo centro, di cui potrebbero essere considerate “frazioni” che si distaccano. Occorre comunque rilevare che questa separazione, soprattutto per quanto riguarda lo scioglimento da un regime promiscuo di gestione dei beni comuni, non pare comportare conflitti. Nella dinamica del territorio, invece, le altre attuali frazioni non devono aver esercitato spinte centrifughe, anche se Casalotto pare avere acquisito una sua discreta autonomia, dal momento che, come si è visto, è citata esplicitamente in un’infeudazione del 1611 che ha per oggetto Mombaruzzo, che almeno dal 1711 ha una scuola (A. C. Mombaruzzo, Cat. IX, Classe 1, m. 126, fasc. 2/1), e una sua chiesa. Al nucleo insediativo di riferimento della valle del Cervino, la cascina Pieve, che è l’attuale frazione Stazione, non fu probabilmente lasciato il modo di svilupparsi poiché la zona è a lungo interessata dalla Comuna, contesa fra più collettività.
Per quanto riguarda i settentrionali comuni di Bruno, Carentino e Gamalero, attualmente confinanti con il territorio comunale di Mombaruzzo, la scelta di entrambe le parti è condizionata dalla ben diversa taglia, che suggerisce – e in certo senso proprio le carenze documentarie lo confermano – la ricerca di soluzioni cercando di contenere il confronto diretto e violento. Non mancano tuttavia episodi conflittuali legati però più alle violazioni attuate da singoli e non formalizzati in esplicite e protratte contese tra comunità. Merita ricordare, a titolo di esempio, come Mombaruzzo proceda nel 1523 contro alcuni uomini di Carentino che hanno assalito un certo Obertello Boverio nella Comuna e gli hanno sequestrato le bestie cariche, a pretesto del pagamento del pedaggio (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, ff. 72-84).
La zona verso cui Mombaruzzo si impegna in un estenuante confronto è quella sudorientale, in cui hanno in fondo una funzione mediatrice rispetto a Cassine i comuni, in qualche occasione coesi, di Maranzana, Ricaldone e Alice, separati da Mombaruzzo dal corso del torrente Cervino. Anzi Maranzana per una fase almeno trecentesca sembra sottomessa a Mombaruzzo, e trovarsi in posizione analoga a quella degli altri comuni confinanti a sud con il territorio di Mombaruzzo (Gli Statuti del Comune cit., ff. XLIII e XLII). E non è un caso che si interpongano tra Mombaruzzo e Cassine i due segmenti distaccati di territorio comunale dei paesi di Ricaldone e Alice, precisati probabilmente anche in funzione di cuscinetto. La risonanza documentaria che ha la conflittuale gestione di questa Comuna deriva oltre alle simili ambizioni di Mombaruzzo e Cassine dal fatto che i due comuni appartengono a formazioni regionali differenti, Marchesato e poi Ducato di Monferrato e Stato di Milano: e ciò sembra accelerare su questo fronte un più netto regime di separazione.
Queste terre di fruizione collettiva, quando non sono lentamente erose da dissodamenti e vendite, costituiscono probabilmente un cespite importante per la comunità, dal momento che sono date in affitto per il pascolo del bestiame (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, passim, sia per le vendite che per le affittanze). In tutte le fasi di incertezza o di transizione del potere centrale il comune di Mombaruzzo non perde occasione, come nel 1532 con il marchese Giovanni Giorgio di Monferrato, per chiedere al marchese conferma di una serie di antichi privilegi relativi a statuti e immunità, ai bandi campestri e alla possibilità di imporre pene (A. S. T., Monferrato Feudi, m. S. 35, g. 76, n. 2); ciò si ripete con il nuovo duca di Mantova e del Monferrato Federico nel 1537 (ivi, n. 5).