Niella Belbo

AutoriAngelini, Massimo
Secondary AuthorsFiore, Alessio
Anno Compilazione1996
Anno Revisione2013
Provincia
Cuneo
Area storica
Alta langa
Abitanti
409 (ISTAT 2011)
Estensione
1150 ettari (dati comunali e SITA)
Confini
In senso N-E-S-O : Bossolasco, Feisoglio, Gorzegno, Prunetto, Mombarcaro, Murazzano, San Benedetto Belbo
Frazioni
Non ci sono frazioni attestate.
Toponimo storico
La prima attestazione del toponimo vede usare la forma Niela (1033); nei secoli successivi prevale invece la forma Nigella, fino al Settecento quando si stabilizza la forma attuale Niella (Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali). Dal XV secolo al più tardi si usa il predicato apud Belbum per distinguerla dall’omonimo (e non lontano) centro situato apud Tanagrum.
Diocesi
Alba senza interruzioni dal medioevo, dopo la ricostituzione della diocesi albese, brevemente soppressa nel corso del X secolo dopo le incursioni magiare e saracene (Settia 2010).
Pieve
Secondo il Registrum ecclesiae et episcopatus Albensis il vicino centro di Bossolasco risulta dipendere nel 1325 dalla pieve di Dogliani (Conterno 1979). Si può ipotizzare che anche Niella, non citata nel documento, dipendesse dalla medesima pieve.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Verso il 1575 la parrocchiale è intitolata a S. Giorgio; risulta poi presente negli stessi anni solo un oratorio dei Disciplinati (Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1312, Visita di mons. Marino, aa. 1573-1580, ff. 83-84). Sul finire del Seicento è attestata inoltre una cappella intitolata all’Assunzione della Vergine (n. 1326, Visita di mons. dalla Chiesa, a. 1689). Alla metà del Settecento sono attestati, oltre alla parrocchiale e ai due luoghi di culto già menzionati (l’oratorio dei Disciplinati è ora intitolato all’Assunzione della Vergine), tre cappelle, intitolate rispettivamente a S. Giovanni, S. Pietro e alla Natività della Vergine (n. 1332; Visita di mons. Natta, a. 1753).
Assetto Insediativo
La prima menzione del centro risale al 1033, nell’atto di fondazione dell’abbazia di S. Maria di Castione, nel Parmense. Il marchese obertengo Adalberto dona infatti i suoi beni a situati nel locus et fundus di Niela ai monaci. Pochi anni dopo, nel 1049, questi ultimi hanno già edificato in loco una cella dedicata a S. Benedetto, da cui prende forma, con una processo che le fonti non ci consentono di cogliere se non al suo termine, il villaggio di S. Benedetto Belbo, che all’inizio del XIII secolo appare ormai dotato di una sua precisa identità insediativa, politica e territoriale (grazie alla signoria esercitata dai monaci) rispetto a Niella, rimasta invece sotto il dominio di vari rami della famiglia marchionale aleramica. La presenza patrimoniale monastica si traduce quindi nella creazione di una nuova identità di villaggio, con la creazione di un nuovo territorio, presumibilmente ritagliato da quello, preesistente, di Niella. A parte questo (rilevante) fenomeno, l’assetto insediativo medievale e protomoderno sembra compatto. Solo alla metà del ‘700 vediamo comparire accanto alla chiesa parrocchiale di S. Giorgio alcune cappelle rurali, nel quadro di una dispersione dell’habitat che trova la sua espressione nelle cascine (Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1332; Visita di mons. Natta, a. 1753), mentre non risultano nuclei insediativi di un certo peso oltre a quello principale.
Luoghi Scomparsi
Non rilevati.
Comunità, origine, funzionamento
È nel 1219 che cogliamo le prime tracce della comunità locale. Gli homines di Niella giurano fidelitas ai rappresentati del comune di Alba, sanzionando così la sottomissione del loro signore, il marchese Enrico (Rigestum, II, doc. 286). Nel 1471 la comunità è già istuzionalizzata. Suoi rappresentanti sono presenti all’approvazione degli statuti del marchesato, insieme a quelli degli altri centri interessati. A quella data risulta attivo nella villa un consiglio, i cui membri rimangono in carica tre anni, che rappresenta la massima istituzione della comunità locale. Nel 1587 la comunità di Niella stipula una convenzione con i suoi signori dopo un conflitto relativo all’esazione delle decime da parte del consorzio signorile (Statuti, tariffe, pp. 84-89). A partire dal 1594 sono conservati gli ordinati del consiglio, a testimoniare la piena maturità istituzionale della comunità locale.
Statuti
Nel 1471, in seguito all’estinzione del ramo carrettesco che governava il marchesato di Bossolasco e all’inizio del dominio del consorzio signorile che la avrebbe governata nei secoli successivi, riceve statuti comuni insieme alle altre comunità facenti parte del marchesato (Statuti, tariffe, pp. 3-31). Dopo una lite tra le comunità e il vicario signorile, accusato di governare senza tenere conto degli statuti, questi ultimi sono confermati e rinnovati nel 1576 (Statuti, tariffe, p. 31).
Catasti
Secondo un inventario dell’archivio comunale risalente al 1840 (Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 3, fasc. 1, Inventario d’archivio, a. 1840) era allora presente un Catasto del 1681. Il documento è in seguito scomparso; il Libro di trasporto più risalente copre il periodo tra il 1854 e il 1897 (Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 15, fasc. 8, Libro di trasporto, aa. 1854-97).
Ordinati
Presso l’archivio comunale sono conservati gli ordinati comunali dal 1602 al 1708 (Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 1, fasc. 1-13, Ordinati) e dal 1776 al 1798 (Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 4, fasc. 5-7). I successivi verbali del consiglio riprendono, dopo una lacuna che interessa l’intero periodo francese e napoleonico a partire dal 1814 (Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 3, fasc. 2, aa. 1814-1820).
Dipendenze nel Medioevo
In epoca post-carolingia Niella è nel territorio del comitato di Alba, a sua volta incluso nella marca arduinica di Torino (Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, n. 11). Dopo la dissoluzione della marca arduinica alla fine dell’XI secolo, in seguito alla morte della contessa Adelaide, l’area in cui è compresa Niella, dopo un complesso conflitto, viene incorporata negli ampi possedimenti del marchese Bonifacio del Vasto, che assume il controllo di gran parte dell’area meridionale della vecchia marca (Provero 1992a). Alla morte di Bonifacio, nel 1141, il grande dominato si frantuma tra gli eredi e la zona probabilmente sotto il dominio i marchesi di Busca, e poi sotto un ramo di questi ultimi i Lancia. Niella (insieme a Bossolasco) risulta infatti sotto pieno controllo allodiale di Manfredo Lancia nel 1196 (Codex Astensis, II, doc. 53). Con il collasso della dominazione dei Lancia, al principio XIII secolo, l’area cade probabilmente sotto il controllo di un altro ramo dei discendenti di Bonifacio del Vasto, i del Carretto (Provero 1992b). È infatti nelle loro mani che troviamo Niella (come pure Bossolasco e Feisoglio) quando nel 1219 (Rigestum, II, doc. 286) i marchesi cedono l’alta sovranità sulla località al comune di Alba, pur mantenendone il controllo diretto. Nel 1268 la zona, nel quadro di una partizione in tre parti del dominio carrettesco tra i figli di Enrico II è compresa nel terziere di Novello, spettante ad Enrico III (Brichieri Colombi, 1741). In seguito a ulteriori partizioni ereditarie prende forma nel 1324 il marchesato di Bossolasco, il cui nocciolo duro è costituito, oltre che dal centro omonimo, da Niella, Feisoglio, Albaretto (Torre) e S. Benedetto Belbo. Nel 1471 in seguito alla morte dell’ultimo erede maschio, Giovanni Bartolomeo del Carretto, il ramo dei marchesi carretteschi di Bossolasco si estingue. Ereditano il marchesato le famiglie presso cui si erano sposate le quattro figlie del defunto marchese: i S. Giorgio dei conti di Biandrate, i marchesi di Ceva, i del Carretto di Balestrino e Savona, e i Valperga (AST, Corte, Langhe feudi, Bossolasco, Mazzo I, nn. 5-10). Il marchesato non viene spartito in unità indipendenti, ma rimane indiviso, in quattro quote parti, gestite in solido dagli eredi, anche se dalla documentazione successiva sembra emergere una predominanza informale dei del Carretto di Balestrino, che controllano il palazzo marchionale di Bossolasco, indiscusso centro del piccolo marchesato, che nel 1495 è composto, oltre che dai centri sopra menzionati, anche da Monesiglio, successivamente scorporato.
Feudo
Nel 1431 Manfredo del Carretto di Bossolasco dona al duca di Milano il marchesato di Bossolasco, di cui fa parte Niella, e lo riottiene in feudo (AST, Corte, Langhe feudi, Bossolasco, Mazzo I, n. 2). La donazione e l’infeudazione sono confermate tre anni dopo (nn. 3-4). Dopo il 1471, con l’estinzione del ramo carrettesco dei marchesi di Bossolasco, divengono feudatarie del duca di Milano le quattro famiglie degli eredi, ciascuna per quarto. La prima investitura nota dei Valperga risale al 1477 (n. 5); dei S. Giorgio conti di Biandrate al 1486 (n. 6), nello stesso periodo ai del Carretto di Balestrino (n. 7) e ai marchesi di Ceva al 1490 (n. 8). La configurazione dei feudatari rimarrà stabile nei secoli successivi, eccezion fatta per la sostituzione dei marchesi di Ceva con quelli di Mombasiglio nel corso del Seicento, sempre per un quarto del feudo. Con la conquista del Milanese da parte del re di Francia Francesco II, cambia (brevemente) anche la dipendenza feudale; al 1532 risale infatti il giuramento di fedeltà a Francesco II (in qualità di duca di Milano) a cui segue reinvestitura del feudo (n. 16). Ben maggior importanza ha invece la conquista del Milanese da parte degli Asburgo pochissimi anni più tardi. Con il giuramento di fedeltà a Carlo V del 1536 (n. 18), si apre infatti la lunga stagione di Niella come feudo imperiale. Tuttavia Niella (come tutto il marchesato di Bossolasco) appartiene al novero dei feudi imperiali spagnoli; è cioè dipendente non direttamente dalla corte imperiale di Vienna, ma dal governo spagnolo di Milano, come risulta ad esempio dall’investitura del 1601 (n. 26). Con il ritorno del Milanese sotto il dominio degli Asburgo di Vienna diventerà semplicemente un feudo imperiale.
Mutamenti di distrettuazione
A partire dal 1324 fa parte del marchesato di Bossolasco, in seguito anche definito mandamento. A partire dal 1536 San Benedetto fa parte dei Feudi imperiali (spagnoli) della Langhe, fino all’annessione al Regno di Sardegna nel 1735, dopo la quale è annesso alla preesistente provincia di Alba (Torre, 1983; Raviola 2011). In epoca napoleonica è incluso nel dipartimento di Montenotte, corrispondente all’incirca all’odierna provincia di Cuneo. Nell’Ottocento, dopo la Restaurazione fa parte della provincia di Alba e, all’interno di quest’ultima, è incluso nella circoscrizione del mandamento di Bossolasco, più ampio dell’omonimo marchesato-mandamento seicentesco. Oltre a Bossolasco, S. Benedetto Belbo, Albaretto Torre e Feisoglio, ne fanno infatti parte anche Serravalle, Somano, Cissone, Arguello e Gorzegno (Casalis, II, pp. 564-66). Nel 1861, nel quadro dei grandi accorpamenti provinciali post-unitari, entra a fare parte della nuova provincia di Cuneo (Atlante storico della provincia di Cuneo; Sturani 1995). Fa attualmente parte della comunità montana Alta Langa e Langa delle Valli Bormida e Uzzone.
Mutamenti Territoriali
Il territorio del locus et fundus di Niella, già dotato di una sua autonomia e identità nella prima metà dell’XI secolo, subisce probabilmente tra la seconda metà del secolo e la fine di quello successivo lo scorporo di un’ampia sezione del suo territorio, che viene a costituire il nucleo originario dell’attuale comune di San Benedetto Belbo (Comba 2009; vedi scheda San Benedetto Belbo). Nel corso dei secoli successivi, per quanto la carente documentazione amministrativa locale lasci capire, la conformazione territoriale di Niella rimane stabile. Tra il 1928 e il 1946 al comune viene accorpato quasi tutto il territorio di San Benedetto Belbo e alcune parti di quello di Mombarcaro, passando da 1150 ha. a 2187 ha, con un raddoppio della superficie superficie. Nel 1947 vengono ricostituiti i due comuni disciolti e ripristinati i confini precedenti (Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 27, fasc. 1-2, Carte relative alla ricostituzione dei Comuni di Mombarcaro e San Benedetto Belbo aa. 1947-48).
Comunanze
Non risultano comunanze.
Liti Territoriali
Non rilevate.
Fonti
Appendice a, I. Affò, Storia della città di Parma, II, Parma 1792-95, doc. 21 (a. 1049), p. 322.
 
Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (BSSS XXII).
 
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, II, a cura di Q. Sella, P. Vayra, Roma 1887, doc. 53 (a. 1196), p. 119.
 
Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, a cura di A Ferretto, Pinerolo 1909 (BSSS, 51), doc. 11 (a. 1033).
 
Il Minutario del beato Alerino Rembaudi, vescovo di Alba (1439-1442), a cura di B. Molino, Bra 2004.
 
Registrum ecclesiae et episcopatus Albensis (a. 1325), edito in Conterno 1979, pp. 71-74.
 
Il «Rigestum comunis Albe», a cura di E. Milano, 2 voll., Pinerolo 1903 (BSSS XX e XXI).
 
Statuti, tariffe, prìvileggi e conventioni del Marchesato e Mandamento di Bossolasco, Balestrino 1704.
 
Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 15, fasc. 8, Libro di trasporto, aa. 1854-97.
 
Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 1, fasc. 1-13, Ordinati, aa. 1602-1708.
 
Archivio storico del comune di Niella Belbo, fald. 27, fasc. 1-2, Carte relative alla ricostituzione dei Comuni di Mombarcaro e San Benedetto Belbo aa. 1947-48.
 
AST, Corte, Langhe feudi, Bossolasco, Mazzo I.
 
AST, Sezioni riunite, Prima archiviazione, Provincia d’Alba, mazzo 1, fasc. 11 (aa. 1753-54).
 
AST, Sezioni riunite, Prima archiviazione, Provincia d’Alba, mazzo 1, fasc. 12 (a. 1756).
 
AST, Sezioni riunite, Prima archiviazione, Provincia d’Alba, mazzo 1, fasc. 13 (a. 1759).
 
Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1312, Visita di mons. Marino, aa. 1573-80.
 
Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1313, Visita di mons. Cane, a. 1590.
 
Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1316, Visita di mons. Brizio, aa. 1643-45.
 
Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1326, Visita di mons. dalla Chiesa, a. 1689.
 
Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1332, Visita di mons. Provana, aa. 1692-95.
 
Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1332, Visita di mons. Natta, a. 1753.
Bibliografia
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L’alta valle Belbo fra XI e XX secolo. Momenti di Storia, a cura di R. Comba e G. Coccoluto, numero monografico del «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 140 (2009).
 
Atlante storico della provincia di Cuneo, a cura di P. Camilla, G. Lombardi, E. Mosca, G. Sergi, Cuneo 1973.
 
G.B. Brichieri Colombi, Tabulae genealogicae gentis Carrettensis marchionum Savonae, Finarii, Clavexanae, Vindobonae 1741.
 
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R. Comba, Dal Parmense all’Alta Langa: l’abbazia di S. Maria di Castione e le origini di San Benedetto Belbo, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 140 (2009), pp. 13-22.
 
G. Conterno, Pievi e chiese dell’antica diocesi di Alba, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 80 (1979), pp. 55-88.
 
G. Gullino, Le comunità dell’alta Valle Belbo attraverso i loro statuti, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 140 (2009), pp. 81-85.
 
G.B. Pio, Cronistoria dei comuni dell’antico mandamento di Bossolasco con cenni sulle Langhe, Alba 1920.
 
L. Provero, Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo: sviluppi signorili entro quadri pubblici (secoli XI-XII), Torino 1992 (Biblioteca storica subalpina, CCIX).
 
L. Provero, Clientele e consortili intorno ai Lancia in Bianca Lancia d’Agliano, a cura di R. Bordone, Alessandria 1992, pp. 185-198.
 
L. Provero, I marchesi del Carretto: tradizione pubblica, radicamento patrimoniale e ambiti di affermazione politica, in Savona nel XII secolo e la formazione del comune: 1191-1991 (Atti del convegno di studi di Savona, 26 ottobre 1991), in «Atti e memorie della Società savonese di storia patria», n.s. XXX (1994), pp. 21-50.
 
B.A. Raviola, Alba e le Langhe. Dal Monferrato e dai feudi imperiali allo Stato sabaudo, in Le Langhe di Camillo Cavour. Dai feudi all’Italia unita, a cura di S. Montaldo, Ginevra-Milano 2010, pp. 27-44.
 
G. Sergi, I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino 1995.
 
A.A. Settia, L’alto medioevo ad Alba. Problemi e ipotesi, in Studi per una storia d’Alba, V, Il medioevo. Dall’alto medioevo alla fine della dominazione angioina: VI-XIV secolo, a cura di R. Comba, Alba 2010, pp. 23-55.
 
M.L. Sturani, Il Piemonte, in Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna, 1995, pp. 107-153.
 
A. Torre, Élites locali e potere centrale tra Sei e Settecento: problemi di metodo e ipotesi di lavoro sui feudi imperiali delle Langhe, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 89 (1983), pp. 41-63.
Descrizione Comune
Nella Balbo
 
Già nella prima metà dell’XI secolo, il locus et fundus di Niella possiede una sua ben precisa identità, i cui contenuti amministrativi e giurisdizionali ci sfuggono però del tutto. Ciò che sappiamo è che in questo territorio esiste un forte nucleo patrimoniale nelle mani dei marchesi obertenghi (e quindi di una famiglia diversa dai detentori della marca di Torino, in cui Niella era compresa, gli Arduinici). Questo gruppo familiare dona nel 1033 questo blocco di terre all’abbazia di Castione dei Marchesi, nel Parmense. In virtù di tale donazione si origina in breve un presidio monastico, definito nelle fonti cella (Coccoluto 2010, pp. 54 sgg.).. Intorno a questa si sviluppa in breve un insediamento (il futuro Santo Stefano Belbo) e già prima del 1200 il nuovo villaggio, con il suo territorio, si staccano da Niella. Anche l’attuale conformazione del territorio comunale di S. Benedetto sembra in qualche modo confermare tale ipotesi; l’area sembra infatti in qualche modo “ritagliata” dal territorio di Niella a cui un tempo sicuramente apparteneva. Il processo deve avere avuto luogo tra la fine dell’XI e il XII secolo, visto che all’inizio del Duecento si può osservare una comunità locale ormai strutturata, il cui punto di riferimento è evidentemente costituito al priorato benedettino, che vi esercita la signoria locale (Pio 1920). Niella segue invece un percorso diverso. Dopo il collasso della marca arduinica di Torino, alla fine dell’XI secolo, l’area cade nelle mani del marchese aleramico Bonifacio del Vasto. Dopo la sua morte, e la spartizione tra gli eredi dell’ampio dominato, troviamo nel 1196 Niella (come bene allodiale, in piena proprietà) nelle mani dei marchesi Lancia (Codex Astensis, II, doc. 53). Con la crisi del potere dei Lancia, negli anni immediatamente successivi, il centro cade probabilmente sotto il controllo di un altro ramo dei discendenti di Bonifacio del Vasto, i del Carretto (Provero 1992b). È infatti nelle loro mani che troviamo Niella (come pure Bossolasco e Feisoglio) quando nel 1219 (Rigestum, II, doc. 286) i marchesi cedono a titolo oneroso l’alta sovranità sulla località al comune di Alba, pur mantenendone il controllo diretto. Nel 1268 Niella, nel quadro di una partizione in tre parti dell’intero dominato carrettesco tra i figli di Enrico II, è inclusa nel terziere di Novello, destinato a Enrico III (Brichieri Colombi, 1741). In seguito a ulteriori partizioni ereditarie prende forma nel 1324 il marchesato di Bossolasco, il cui nocciolo duro è costituito, oltre che dal centro omonimo, da Niella, Feisoglio, Albaretto (Torre) e S. Benedetto Belbo. Nel 1471, in seguito all’estinzione del ramo carrettesco e al passaggio della giurisdizione ai coeredi (vedi per il dettaglio la voce Feudo) vengono rilasciate alle comunità del marchesato delle franchigie comuni; dal testo risulta in attività in quella fase un consiglio della villa di Niella, i cui membri rimangono in carica tre anni (Statuti, tariffe, pp. 3-31). La piena maturità istituzionale della comunità risulta anche dalla presenza della serie degli Ordinati del consiglio, conservati a partire dalla fine del secolo successivo. Il potere signorile rappresenta fino al 1735 (anno dell’annessione al regno di Sardegna) il punto di riferimento della vita della comunità niellese. È con i co-signori che la comunità entra periodicamente in conflitto per cercare di difendere o accrescere le sue prerogative, come mostra ad esempio la convenzione con i suoi signori dopo un conflitto relativo all’esazione delle decime (Statuti, tariffe, pp. 84-89). Ed è con gli altri centri del mandamento che i rapporti sono più stretti. Il marchesato di Bossolasco rimane un’entità autonoma, anche se dipendente feudalmente dal ducato di Milano prima e dall’impero a partire dal 1532 (AST, Corte, Langhe feudi, Bossolasco, Mazzo I, n. 18). Niella Belbo rimarrà feudo imperiale (e parte del marchesato/mandamento di Bossolasco) fino al 1735, data della sua annessione al regno di Sardegna e della sua incorporazione nella provincia di Alba (Raviola 2010). Durante il periodo napoleonico entra a fare parte del dipartimento di Montenotte. Con la Restaurazione, è nuovamente parte della ricostituita provincia di Alba e, all’interno di quest’ultima, è compresa nel mandamento di Bossolasco, più ampio dell’omonimo marchesato-mandamento seicentesco. Oltre a Bossolasco, San Benedetto Belbo, Albaretto Torre e Feisoglio, ne fanno infatti parte anche Serravalle, Somano, Cissone, Arguello e Gorzegno (Casalis, II, pp. 564-66). Rimane comunque evidente come gli stretti legami tra i centri compresi nel vecchio mandamento-marchesato risultino ancora vitali e strutturanti a distanza di un secolo dall’annessione al regno. Nel 1861, nel quadro dei grandi accorpamenti provinciali post-unitari, entra a fare parte della nuova provincia di Cuneo (Atlante storico della provincia di Cuneo; Sturani 1995). Fa attualmente parte della comunità montana Alta Langa e Langa delle Valli Bormida e Uzzone. Per completare questo quadro evolutivo è importante però un’ultima riflessione, relativa all’accorpamento in epoca fascista, tra il 1928 e il 1946, dell’intero territorio San Benedetto Belbo (oltre che di alcune aree del comune di Mombarcaro) al comune di Niella Belbo (vedi anche scheda San Benedetto Belbo). Non sembra casuale che l’accorpamento avvenga, tra i tre comuni confinanti con San Benedetto, proprio con l’unico un tempo compreso nel marchesato-mandamento. La lunga durata dei rapporti politici e territoriali sembra dunque riflettersi ancora nelle scelte amministrative contemporanee. Inoltre, questa volta senza dubbio inconsapevolmente, l’accorpamento ricrea probabilmente quell’antica unità territoriale del fundus et locus di Niella frantumato con l’insediamento benedettino e la successiva creazione del villaggio di Santo Stefano Belbo. Ma già con il 1946 San Benedetto riacquisterà la sua autonomia.
     Per quanto riguarda l’assetto insediativo e la popolazione, dopo lo scorporo di San Benedetto e del suo territorio, l’habitat appare accentrato. L’insediamento principale, in sito di altura, polarizza la popolazione, di cui però non conosciamo l’entità. È solo con il ‘600 che iniziamo ad avere dati più abbondanti. Nel corso della vista pastorale del 1643 si contano 498 residenti (Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1316, Visita di mons. Brizio, aa. 1643-45); nel periodo successivo si assiste a un aumento della popolazione, che si accompagna a una crescente dispersione dell’habitat. Tra la fine del ‘600 e la prima metà del ‘700 sono del resto costruite ben tre nuove cappelle rurali, intitolate rispettivamente a S. Giovanni, S. Pietro e alla Natività della Vergine, a testimonianza della crescente importanza dell’insediamento sparso, al di fuori del nucleo principale (Archivio storico diocesano di Alba, Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1332; Visita di mons. Natta, a. 1753). Già nel 1667 si contavano 560 abitanti, 763 nel 1689, (ma 681 solo nove anni più tardi, in seguito a una pestilenza che però non interrompe se non per breve tempo il trend di crescita), 777 nel 1843 (Casalis, 1843, p. 654) e 832 nel 1901 (ISTAT). Si assiste a un declino sempre più marcato a partire dal secondo dopoguerra. Dagli 832 abitanti del 1901 si passa ai 402 del 2011 (ISTAT); meno della metà. L’immigrazione verso la pianura e le città industriali, molto attraente in un’area caratterizzata da un’economia agricola di puro sostentamento, su terreni difficilmente sfruttabili e non adatti a colture di pregio, si rivela esiziale per il popolamento locale. A soffrire è soprattutto l’insediamento disperso, con l’abbandono di numerose cascine e località precedentemente abitate.