Germagno

AutoriColombo, Emanuele
Anno Compilazione2012
Provincia
Verbano-Cusio Ossola
Area storica
Valle Strona (fa attualmente parte della Comunità Montana dello Strona e Basso Toce)
Abitanti
187 abitanti (Censimento ISTAT 2011)
Estensione
292 ettari
Confini
Casale Corte Cerro, Loreglia, Omegna, Quarna Sopra
Frazioni
Nel censimento del 2001 Germagno non segnalava frazioni o centri minori. In rete si trovano indicazioni riferiete ad alcune località minori risonoscibili anche dalla cartografia locale: Alpe Colla, Alpe Cardello, Alpe Quaggione.
Toponimo storico
Bazzetta de Vemenia, storico locale discendente di una delle famiglie più importanti della valle, propone una contrazione dal distico antico in latino che si legge sulla sede del comune, Germen Magnum, germina magna pars germanium, dicito quaeso dixeris aequo num nomine? Vera puto (Bazzetta de Vemenia 1914, 171). Secondo il Rusconi, il nome potrebbe anche derivare dalle prime ondate migratorie di origine germanica che hanno popolato larga parte della valle (Cane 1907, 214).
Diocesi
Novara
Pieve
Fa parte del vicariato di Luzzogno. Per tutto il Medioevo, Germagno e le altre comunità della valle risultano dipendenti dalla parrocchia di Omegna, che nel 1133 veniva descritta come "Plebem Vemeniae cum Cappellis sui" (Cane 1907, 167). La prima parrocchia a staccarsi dalla pieve fu Luzzogno (che già almeno dal 1400 manteneva in loco un cappellano a sue spese), eretta il 5 marzo 1455. Nel 1554 si separò da Omegna la parte inferiore della valle, tra cui anche la parrocchia di Germagno, allora ancora unita a quella di Loreglia. La chiesa matrice omegnese conservò comunque alcuni importanti diritti locali, fra cui quello di raccogliere le decime sulle castagne dei paesi circostanti (Mariani 2006).
Il vescovo Bascapè annovera nel 1615 le parrocchie della valle come facenti parte della pieve di Omegna. Dopo l'erezione a parrocchie di Sambughetto nel 1639 e Campello nel 1749 la valle fu staccata da Omegna e costituito il vicariato di Luzzogno (Bascapè 1612; Bazzetta de Vemenia 1914). La prima visita pastorale al vicariato di Luzzogno ormai staccato da Omegna risale al 1735 da parte del vescovo Giberto Borromeo (ASDN, Visite pastorali, cart. 259, 1735).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La parrocchia di S. Bartolomeo apostolo si distacca da quella di Omegna nel 1554. All’epoca, essa comprendeva anche Loreglia e Chesio, poi staccatesi da Germagno nel 1590 sotto il vescovo Speciani (Bazzetta de Vemenia 1914, 179-80).
Nel 1759 all'altare maggiore risultava eretta la confraternita del Santissimo Sacramento, composta da 30 membri e avente 122 lire annue di reddito (definito come "tenue"). All'altare della Beata Vergine Maria del Rosario era eretta la societas del Santissimo Rosario, "quae redditus nonnullos habet et elemosinas". La parrocchia vanta un reddito complessivo di 700 lire e non è censita una confraria.
Oltre alla parrocchiale esistono inoltre due oratori, uno della Beata Vergine Maria e un altro di S. Bernardino e Antonio definito come "ruinosum", con beneficio di messe di giuspatronato della famiglia De Giorgi. I due oratori in questione presentano un notevole disordine finanziario, in quanto devono affrontare il problema di parecchi crediti di difficile riscossione, su cui sono fondati i benefici  (ASDN, Visite pastorali, cart. 299, Germagno, Vicariatus Luzonij. Parrocchiale S. Bartolomeo apostolo, 26/5/1759).
Nel 1989 è stato costruito un monastero benedettino dei Santi Pietro e Paolo situato nella località di Alpe Colla.
Assetto Insediativo
Il villaggio sviluppa la sua fisionomia sull'alpeggio, che prevede la formazione di piccoli insediamenti stagionali in altura, coincidenti con i periodi concessi per il pascolo. L'insediamento stanziale più a valle appare relativamente accentrato (una sola parrocchia, nessuna "cassina") nonostante la presenza di due oratori.
Luoghi Scomparsi
Alpe Balmuzia, citata nel Quattrocento come luogo conteso tra Germagno e Loreglia, poi citata dal Casalis, e attualmente scomparsa (ASCG, b. 1, perg. 2, Contradizione e appellazione contro una sentenza della comunità di Loreglia per alpe Balmuzia, 14/10/1417).
Comunità, origine, funzionamento
La comunità intesa da un punto di vista amministrativo sorge relativamente tardi. Germagno risulta infatti per tutta l'età moderna una dipendenza di Omegna, almeno dal punto di vista fiscale e giurisdizionale. Le forme con cui si costruisce la comunità sono tutt'altro che scontate.
Sui rapporti con Omegna si discute in particolare nel corso di una disputa sorta tra quest'ultima e le comunità della valle, che poco dopo il passaggio del Novarese al Regno di Sardegna nel 1743 avevano dato vita a proteste originate da una nuova ripartizione dei carichi. I dissidi avevano visto il loro apice nel "numeroso concorso di uomini armati nel borgo di Omegna", per protestare contro i regolamenti annonari introdotti dopo il passaggio allo Stato sabaudo. La convenzione stabilita il 24/2/1744 tra Omegna e le comunità della sua valle ci informa che il governo della pieve spettava ad Omegna, che poteva disporre di tre voti su quattro nel consiglio generale, nonostante avesse un estimo largamente minoritario rispetto alle altre terre. Una prima, embrionale forma di organizzazione politica della valle Strona esclusa Omegna, allorché il 23/10/1747 e 30/11/1748 si riuniscono due consiglieri per comunità a Casale Corte di Cerro in casa di Carlo Giuseppe Giano, non ebbe a quanto pare seguito (Cane 1907, 174).
La convenzione, che avrebbe dovuto riformulare le modalità di governo, assegnando la carica di sindaco generale a un forese, non venne però osservata da Omegna. Dopo una lunga controversia di fronte al Senato di Piemonte, le comunità della valle furono liberate con sentenza senatoriale del 13 giugno 1757 dalle imposizioni relative ai salari del maestro, medico, quaresimalista, di cui godeva quasi esclusivamente Omegna (Bazzetta de Vemenia 1914, 322-23). Il funzionamento politico della valle non fu però intaccato più profondamente. Alla data del 1756, la pieve di Omegna contava 20 comunità fiscalmente obbligate in solido. All'interno del riparto, Germagno figurava avere un estimo di 15 lire ed un soldo (Bazzetta de Vemenia 1914, 322-23). 
Dai processetti preparatori per il catasto di Carlo VI del 1722 emerge comunque una consistenza autonoma del comune: "Il comune è da se solo", si dice (ASM, Confini parti cedute, cart. 24, Pieve di Omegna, fasc. 10, Communis Germagni, Interrogatio di Bernardino Dell'Antonia quondam Giovanni, 22/6/1722), che convive con la dipendenza fiscale da Omegna.  In età moderna, le funzioni della comunità sembrano legate in particolare al mantenimento del parroco e alla regolazione dei diritti sul pascolo. Sappiamo per esempio che furono emessi bandi campestri almeno a partire da metà Seicento (ASCG, b. 32 Carte contabili antiche, fasc. 2, Bandi campestri antichi e proposta di un nuovo bando, 1648-1860).
Statuti
Gli statuti sono quelli di Omegna e pieve, in cui rientrava Germagno. Tali statuti sono compilati a partire dal 1384 con aggiunte fino al 1622 (Statuta sive legge municipale totius Communitatis, universitatisque Eumeniae et plebis, condita sub felici regimine illustrissimi et eccellentissimi DD Galeaz. Vicecomitis et comitis Virtutum Mediolani, imperialisque vicarii generalis sub anno MCCCCLXXXIV excepta a Joan. Bapt. Zanola publico novariensis etc. Eumeniae MDCXXII, 308 fogli, cit. in Bazzetta de Vemenia 1914, 415; Statuta Eumeniae, in Statuti del Lago d'Orta del secolo XIV).
A livello locale esistono regolamenti relativi al pascolo e ai beni comunali (cfr. in particolare ASCG, b. 32, Bandi campestri antichi e proposta di un nuovo bando, 1648-1860; b. 84, fasc. 1, Regolamento per godimento beni comunali, 1885).
Catasti
Catasti a livello comunale iniziano a essere presenti in archivio storico-civico a partire dalla seconda metà del Settecento. Dai processetti preparatori per il catasto di Carlo VI del 1722 emerge che "Il catastro vi è quale formerà circa pertiche 1600 compreso anche li zerbidi e costiere" (ASM, Confini parti cedute, cart. 24, Pieve di Omegna, fasc. 10, Communis Germagni, Interrogatio di Bernardino Dell'Antonia quondam Giovanni, 22/6/1722). Precedentemente si dispone di un libro d'estimo (ACSG, b. 64, fasc. 1, Libro dell'estimo, 1712). Presso l'archivio storico-civico sono disponibili  un Sommarione del 1769; un Nuovo sommarione, 1773; un Sommarione, 1773-74; e un Catastro del 1773. Inoltre, un Quinternetto esattoriale del 1799; un Catastrino dei beni di seconda stazione che non erano censiti, 1802; e un Libro dei trasporti ossia delle mutazione pervenuta nei fabbricati soggetti all'imposta, 1854 (ACSG, b. 64). Inoltre, esistono una Matricola dei contribuenti all'importa prediale sui beni rurali del 1861 e una Matricola terreni 1881-1923 (ACSG, b. 65) e uno Stato dei cotizzi personale, professioni e arti del 1776 (ACSG, b. 32, fasc. 4).
Ordinati
Gli atti consolari (deliberazioni da parte dei consoli o sindaci della comunità) sono disponibili a partire dal 1764 (ASCG, bb. 6-7, 1764-1844). Gli ordinati del consiglio comunale esistono a partire dal 1815 (ASCG, bb. 8-13, deliberazioni di consiglio e giunta, 1815-1927).
Dipendenze nel Medioevo
Le dipendenze medioevali di Germagno, assieme a quelle della Valle Strona, si desumono da quelle di Omegna a cui il luogo è sempre stato unito. Nel 1117 il vescovo di Novara Riccardo investì i conti di Crusinallo del diritto di riscuotere le decime ecclesiastiche della Pieve di Omegna. Con la convenzione dell'11 agosto 1221 il comune di Novara fece acquisto dai conti di Crusinallo di Omegna, Crusinallo, Scona, Mesima, Gattico, per la cifra di 1.300 lire imperiali. In seguito, nel corso delle lotte intestine per il controllo del Novarese, la fazione risultata vincitrice (la cosiddetta pars rotonda, i Ghibellini) effettua nel 1311 una spedizione armata contro la parte guelfa, rifugiatasi a Cerro e Crusinallo dopo la fuga da Novara. L'anno seguente, nel 1312, Omegna si costituisce come libero comune passando così sotto la giurisdizione di Novara, a sua volta sotto il dominio di Milano. Nel 1361 i Visconti intraprendono un'azione contro Omegna distruggendone il castello sul Poggio Mirasole e i resti difensivi di Crusinallo, i cui nobili erano già in gran parte emigrati. Nel 1397 con diploma del 25 gennaio Omegna con i paesi dipendenti e la valle Strona entrarono a far parte della contea di Angera all'interno del Ducato visconteo.
A Chesio nel 1425 si trasferiscono intanto i Cani, parenti di quel Franco Cane condottiero dei Visconti e padrone del Novarese fino al 1412. Nel 1447, dopo la morte di Filippo Maria Visconti, viene proclamata la Repubblica Ambrosiana che riconosce Omegna terra libera. Il 5 maggio del 1450 Omegna e Valstrona vengono infeudate ai Borromeo, ai quali Ludovico il Moro le toglie nel 1494. Alla sua caduta, cinque anni dopo, Omegna e le terre dello Strona vengono nuovamente concesse ai Borromeo in cambio di una grossa cascina situata alle porte di Milano (Cane 1907; Bazzetta De Vemenia 1914; Andenna 1982; Beretta 1974; Cavalli 1980).
Feudo
Le vicende di Germagno in quanto feudo sono storicamente legate a quelle di Omegna, entro la quale risulta essere sempre stata compresa. Come tale, pur trovandosi vicino al feudo vescovile della Riviera d'Orta non ne faceva parte. La Riviera intesa come signoria comprendeva infatti i territori del Lago d'Orta inferiore, con Gozzano e Soriso, ma non Omegna.
La prima infeudazione di età moderna risulta quella ai Borromeo il 5 maggio del 1450, rinnovata nel 1499 dopo essere stata revocata da Ludovico il Moro nel 1494. I Borromeo avevano ottenuto anche il privilegio di libera escavazione nelle miniere dell'area. Per tutta l'età moderna risulta infeudata con la Valle Strona ai Borromeo (Cavalli 1980, 151). Omegna costituiva a fine Quattrocento la sede di una delle dieci podesterie dello "Stato Borromeo" (Meschini 1995, 104). I diritti feudali, che nel corso del XVIII secolo si trasformarono nell'esazione di un censo per ciascuna comunità, furono soppressi in periodo napoleonico ma poi reintrodotti nel 1814 e quindi definitivamente aboliti nel 1848 (Cane 1907, 164).
Mutamenti di distrettuazione
Dal 1535 il Novarese entra a far parte della dominazione spagnola. Dal 1560 circa si costituisce il Contado di Novara, cioè l’istituzione per la riscossione dei carichi fiscali dalle comunità rurali (Gnemmi 1981). Germagno, in quanto terra della giurisdizione di Omegna, non ne faceva però parte. Secondo la descrizione fiscale dello Stato del 1626, invece, la terra di "Zermagna", conteggiata in 2.747 pertiche milanesi rientra attraverso l'appartenenza ad Omegna in un'area conosciuta come "Lago Maggiore". Come tale, essa è censita all'interno del Ducato di Milano e non del Contado di Novara. Nel complesso la giurisdizione di Omegna risulta tassata in 1046 lire (Descritione 1626).
Omegna e la Valstrona passano con la pace di Aquisgrana del 1743 al Regno di Sardegna. Con la Repubblica Cisalpina, entrata in vigore nel 1800, il cantone d'Omegna (sottoposto al V distretto con sede ad Arona) entrò a far parte del dipartimento dell'Agogna nella Repubblica Cisalpina. Nel 1805 figura come sottoposto alla Vice-prefettura di Arona. Dal 1815, dopo il ritorno all'interno del Regno di Sardegna, Germagno fa parte del mandamento di Omegna, provincia di Pallanza (Casalis). Con il regio editto del 10/11/1818, Omegna venne costituita in mandamento, appartenente alla giurisdizione del Senato di Piemonte, divisione di Novara e provincia di Pallanza.
Nel 1992 il comune di Germagno è passato dalla provincia di Novara alla provincia del Verbano Cusio Ossola.
Mutamenti Territoriali
Tutta l'area della Val Strona è stata generalmente soggetta a mutamenti territoriali rilevanti, sia a livello locale con tentativi delle frazioni di separarsi dal corpo delle comunità, sia a livello centrale con progetti di aggregazione della vallata. Fin dall'età napoleonica, erano state promosse inchieste per aggregare le comunità della vallata, come ad esempio ci informa un questionario relativo a Fornero, che si era proposto quale collante della corona di insediamenti della Val Strona. Fornero dichiarava di essere “comune il più piccolo della valle e forse del dipartimento si è sempre da lungo tempo retto ed amministrato da se senza ostacoli, perché quei pochi individui che vi si trovano in puro sentimento di patriottismo si prestano ad ogni sorta d’impiego, a cui vengono chiamati gratuitamente”, “onde perdurando nel presentaneo suo stato ne sentirebbe più utile di qualunque aggregazione immaginabile”. Tuttavia, si fa notare che l’intera valle, aggregata, non raggiungerebbe i 3000 abitanti: “allora Fornero se è lecito far dal grande al piccolo de’ paragoni, se non è superbia il dirlo, propone e ricorda l’esempio dell’Aia nell’Olanda”, considerando “l’osservazione della centralità di Fornero rapporto agli altri comuni della valle; della facilità della strada non montuosa, e per conseguenza dell’accesso al medemo con pari distanza da ogni parte” (ASN, Dipartimento dell'Agogna, cart. 552, risposta di Fornero al prefetto del 7/11/1807).
Il progetto di riunione della valle in un unico comune fu realizzato in età fascista. Il comune di Valstrona fu costituito concentrandone sette: Forno, Fornero, Germagno, Loreglia, Luzzogno, Massiola e Sambughetto, giustificando la nascita della nuova amministrazione comunale con una determinazione geo-fisica (il cosiddetto bacino dello Strona) (Beretta 1974; Regio Decreto N. 2521 del 22/12/1927). Il nuovo comune nacque ufficialmente il 28 gennaio del 1928, con l'aggiunta nel 1929 anche di Campello dei Monti.
Subito dopo la seconda guerra mondiale, iniziò tuttavia un dibattito riguardante una nuova separazione di alcuni aggregati da Valstrona, ovvero Massiola, Loreglia e Germagno. Ciò portò il 9 giugno 1955 alla cessione di territorio da parte del comune di Valstrona, e alla ricostituzione dei comuni di Germagno, Loreglia e Massiola (D.P.R. N. 416 del 02/04/1955).
Comunanze
Stando a quanto ci informa il sindaco del paese nel corso di indagini del neonato Commissario agli usi civici, "Effettivamente la popolazione di questo comune (famiglie 60 circa) ha la consuetudine di buscagliare, stramare e pascolare sui fondi comunali, essenzialmente di alta montagna, ma non consta che tale consuetudine sia sancita da titoli o diritti speciali di riconoscimento; per tale uso non viene corrisposta al comune tassa, pagando i terrieri la sola tassa bestiame, a seconda del bestiame posseduto, né esiste uno speciale regolamento per l'uso dei beni comunali. I terreni sono quelli iscritti in catasto al nome del comune ed avranno una superficie di ettari 150 circa. Non si ebbero mai a lamentare controversie pel godimento di tali beni da parte della popolazione" (CLUC, fasc. 32, Germagno, Sottofasc. Aggregazione a Valstrona, risposta del sindaco al commissario in data 29/5/1926). Gli usi civici paiono localizzati in particolare nelle regioni Motto Zucari, Fontanelle, Soi, Crezzi, Cardello, Boschetto, Maulini.
A partire dal 1927, allorché Germagno entra a far parte del comune di Valstrona, il "riordino dei loro beni di uso civico fu preso in considerazione quando si istruì la pratica di Valstrona", causando ritardi e problemi negli accertamenti allorché i comuni ritornarono autonomi (CLUC, fasc. 32, Germagno, Sottofasc. Corrispondenza, comunicazione del Commissario ai comuni di Valstrona, Massiola, Germagno. Massiola e Germagno dell'1/4/1969).
Con decreto commissariale 26/6/1941 venne stilato un elenco di 77 particelle di terreno soggette a usi civici (pascolo, legnatico, erbatico e stramatico), per un'estensione di 99 ettari. L'operazione era però stata condotta unicamente attraverso la consultazione dell'ottocentesco catasto Rabbini, "in modo che si ha motivo di ritenere incompleta e imprecisa" (Ivi, Sottofasc. Corrispondenza, Il magistrato Poddighe al Comune di Germagno, 21/9/1973). Inoltre, pare che nella quota fossero stati inclusi anche i beni di uso pubblico che invece avrebbero dovuto essere elencati separatamente (Ivi, Sottofasc. Corrispondenza, Decreto di chiusura del 26/6/1941). A quanto risulta da una successiva nota del geometra Giuseppe Torrero, la situazione relativa ai terreni sottoposta a usi civici era ancora ben lontana dall'essere chiarita. In particolare, come scrive Torrero a proposito di Valstrona, "Gli ultimi tre comuni, Germagno, Loreglia e Massiola, formano ora comuni ripristinati, ed in catasto gli sono stati attribuiti i terreni cadenti nel proprio territorio, e ciò si deve controllare in quanto vi sono comuni che possedevano in territorio di altri", evidenziando lo storico problema dei compascui (Ivi, Sottofasc. Corrispondenza, Cravenzana, 18/4/1975).
Entro la comunità vi era a quanto sappiamo anche un'intensa commercializzazione di beni comunali (ASN, Prefettura affari speciali dei comuni, I° versamento, b. 345, 13/8/1898; ACSG, b. 83, Vendita boschi e piante in varie regioni della comunità e in particolare fasc. 13, Vendita bosco sociale con Crana Gattugno detto Bruciato; b. 84, fasc. 1, Regolamento per godimento beni comunali, 1885).
Oltre a terreni comunali esisteva anche un mulino (Si veda il ricorso di Giovanni De Ambrosi del 1882, "da cui rilevasi esser stato informato che questa comunità per deficienza di mezzi finanziari più non intende ricostruire l'antico mulino stato distrutto nell'anno 1857 dal torrente Strona; nel proprio interesse e per favorire questi abitanti, ai quali un mulino è oggetto di prima necessità pella macinazione del grano turco e della segale suo unico cibo", chiede gli sia ceduto in proprietà il terreno annesso al mulino ed il diritto della roggia. In cambio, il De Ambrosi rilasciava 600 lire al comune e si impegnava a ricostruire il mulino e a tenerlo in funzione, cfr. ASN, Prefettura affari speciali dei comuni I° versamento, b. 345, fasc. 7, Cessione di terreno comunale a De Ambrosi Giovanni per la ricostruzione del vecchio mulino, Deliberazione del consiglio comunale del 21/5/1882).
Liti Territoriali
In archivio storico-civico è documentata un'intensa attività conflittuale per questioni territoriali. Già a inizio Quattrocento, inizia una lunga disputa con Loreglia per l'alpe Balmuzia, con una serie di compromessi nessuno dei quali definitivo (cfr. la ricca serie pergamenacea dell'archivio, ASCG, b. 1 perg. 1, Compromesso tra Germagno e Loreglia, 4/12/1416, e poi 29/8/1463, 27/9/1463; perg. 2, Contradizione e appellazione contro una sentenza della comunità di Loreglia per alpe Balmuzia, 14/10/1417. E anche b. 14, fasc. 2, Causa tra Germagno e Loreglia). Un'analoga disputa contro la comunità di Crusinallo riguardava il monte Cerei (ASCG, b. 1 perg. 3, Confesso contro il comune di Crusinallo per il Cerei, 3/2/1429).
Una lite molto più lunga e che dura per tutta l'età moderna è quella con Crana Gattugno per la divisione di alcuni terreni sui confini e il relativo scompartimento dell'estimo. Il problema della divisione dei terreni, la cui prima attestazione è di metà Quattrocento, non si era ancora risolto in epoca post-unitaria. La lite riguardava in particolare il cosiddetto "bosco sociale", su cui godevano diritti consuetudinari gli abitanti di entrambe le comunità (ASCG, b. 2, perg. 18, Convenzione e transazione tra Germagno e Gattugno per confini di territorio, 17/4/1534; perg. 21, Compromesso generale per lo scompartimento dell'estimo tra Germagno e Gattugno, 8/2/1539; b. 3, fasc. 2, Atti di lite con quelli di Gattugno, 1462-1471; b. 14, fasc. 1, Lite tra Germagno e Cranna Gattugno, con copia di atto del 1699 fatta nel 1733 e mappa; b.15, fasc. 2, Lite tra Germagno e Buglio per diritti di pascolo, 1822-1867; b. 15, fasc. 5, Vertenza tra Germagno e Cranna Gattugno per il bosco sociale, 1853-1860; b. 16, fasc. 2, Sentenza nella causa tra Germagno e Cranna Gattugno, 1869; fasc. 5-7 transazione con Cranna Gattugno, 1875-1879; ASN, Intendenza generale, affari speciali dei comuni, b. 604, fasc. 11, Germagno, fasc. 51, Assenso per stare in giudizio contro il comune di Buglio per questioni di confini territoriali).
Fonti
 ASCG (Archivio Storico del Comune di Germagno): b. 1 perg. 1, Compromesso tra Germagno e Loreglia, 4/12/1416, e poi 29/8/1463, 27/9/1463; b. 1, perg. 2, Contradizione e appellazione contro una sentenza della comunità di Loreglia per alpe Balmuzia, 14/10/1417;  b. 1 perg. 3, Confesso contro il comune di Crusinallo per il Cerei, 3/2/1429; b. 2, perg. 18, Convenzione e transazione tra Germagno e Gattugno per confini di territorio, 17/4/1534; b. 2, perg. 21, Compromesso generale per lo scompartimento dell'estimo tra Germagno e Gattugno, 8/2/1539; b. 3, fasc. 2, Atti di lite con quelli di Gattugno, 1462-1471; b. 5, fasc. 1, Copie di licenza per pascolo della comunità di Buglio a quella di Germagno, 1414; b. 14, fasc. 1, Lite tra Germagno e Cranna Gattugno, con copia di atto del 1699 fatta nel 1733 e mappa; b.15, fasc. 2, Lite tra Germagno e Buglio per diritti di pascolo, 1822-1867; b. 15, fasc. 5, Vertenza tra Germagno e Cranna Gattugno per il bosco sociale, 1853-1860; b. 16, fasc. 2, Sentenza nella causa tra Germagno e Cranna Gattugno, 1869; b. 16, fasc. 5-7 transazione con Cranna Gattugno, 1875-1879); b. 32, Carte contabili antiche, fasc. 2, Bandi campestri antichi e proposta di un nuovo bando, 1648-1860;  b. 83, Vendita boschi e piante in varie regioni della comunità e in particolare fasc. 13, Vendita bosco sociale con Crana Gattugno detto Bruciato; b. 84, fasc. 1, Regolamento per godimento beni comunali, 1885;
 ASDN (Archivio Storico-Diocesano di Novara): Visite pastorali, cart. 299, Germagno, Vicariatus Luzonij. Parrocchiale S. Bartolomeo apostolo, 26/5/1759 (vescovo Balbis Bertone);
 ASN (Archivio di Stato di Novara): Dipartimento dell'Agogna, cart. 552, risposta di Fornero al prefetto del 7/11/1807; Prefettura affari speciali dei comuni, I° versamento, b. 345, fasc. 7, Cessione di terreno comunale a De Ambrosi Giovanni per la ricostruzione del vecchio mulino, Deliberazione del consiglio comunale del 21/5/1882; Intendenza generale, affari speciali dei comuni, b. 604, fasc. 11, Germagno, fasc. 51, Assenso per stare in giudizio contro il comune di Buglio per questioni di confini territoriali.
 ASM (Archivio di Stato di Milano): Confini parti cedute, cart. 24, Pieve di Omegna, fasc. 10, Communis Germagni, 22/6/1722.
 CLUC (Commissario Liquidazione Usi Civici): fasc. 32, Germagno, Sottofasc. Aggregazione a Valstrona, risposta del sindaco al commissario in data 29/5/1926; fasc. 32, Sottofasc. Corrispondenza, Decreto di chiusura 26/6/1941; fasc. 32, Germagno, Sottofasc. Corrispondenza, comunicazione del Commissario ai comuni di Valstrona, Massiola, Germagno. Massiola e Germagno dell'1/4/1969; fasc. 32, Sottofasc. Corrispondenza, Il magistrato Poddighe al Comune di Germagno, 21/9/1973; fasc. 32, Sottofasc. Corrispondenza, il geometra Torrero da Cravenzana, 18/4/1975).
Bibliografia
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Descritione dell’entrate camerali di tutto lo stato di Milano delli datij, e censi, che si pagano da ciascuna communita, si spettanti alla regia camera, come a particolari, della quantità di perticato, che rileva ciascuna città del stato, il suo contado, e le terre tanto unite, quanto separate del Ducato di Milano, e delli contadi delle altre città, Milano, 1626
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Descrizione Comune
Germagno
In generale, Germagno si è costruita come una  “comunità di pratiche” basata sullo sfruttamento dell'alpeggio. Come è stato notato, esiste un “rapporto complesso tra confine territoriale e uso pastorizio dell’alpe” (Palmero 2007, 148; si veda anche Boyer 1990), il quale tende a segmentare oppure all’opposto ad unire diverse comunità, dando vita a “comunità di pratiche” o di usi che comprendono insediamenti facenti capo a diverse comunità fiscali. Queste comunità permettono, tipicamente, l'esercizio di usi civici su terreni in comune fra insediamenti diversi, che nel caso di Germagno pare attestato fin dal Quattrocento (ASCG, b. 5, fasc. 1, Copie di licenza per pascolo della comunità di Buglio a quella di Germagno, 1414).
In ogni caso, la pratica dell'alpeggio e i suoi risvolti istituzionali sono difficili da captare ed emergono perlopiù soltanto nelle discussioni sugli usi civici, sviluppatesi in maniera particolarmente evidente dopo l'istituzione del Commissario per la liquidazione degli usi civici. Ad esempio, una fonte come i processetti preparatori del 1722, stilati per il catasto di Carlo VI, non si soffermano sul problema economico dell'alpeggio, ma indagano principalmente sull'autonomia alimentare del paese e sulla tipologia dei terreni. Secondo queste indagini, i terreni sono difficili da coltivare ed è necessario acquistare generi al di fuori della comunità: "Nel terreno lavorativo si semina circa un staro nostra misura di segale per pertica e se ne raccoglie circa tre stara compresa la semenza. Il vitato un anno con l'altro non rende più di una brenta di vino nostra misura per pertica. Il prato renderà circa un mezzo fasso di fieno per pertica per essere il terreno disastroso e geroso fra mezzo a monti, sassi, e selve. Il prezzo del fondo compreso il buono con l'inferiore sarà di circa lire 50 alla pertica intendendovi però del godibile".
D. "Se si vendono da particolari di detto comune li detti frutti che si raccolgono, dove et a qual prezzo".
R: "Non solo se ne vende ma se ne compra per vivere il ressiduo dell'anno, benché quasi tutti li huomini sijno per il mondo a guadagnarsi il pane" (ASM, Confini parti cedute, cart. 24, Pieve di Omegna, fasc. 10, Communis Germagni
22/6/1722. Interrogato Bernardino Dell'Antonia quondam Giovanni).
In tale chiave, l'emigrazione è interpretata come valvola di sfogo e al tempo stesso come risorsa economica fondamentale per le rimesse che procura. A questa data, la comunità contava 227 anime compresi gli assenti. Una fonte di poco successiva, la visita pastorale del 1759, censisce 25 famiglie, ovvero 65 anime da comunione e 183 totali. Secondo la visita, "Incolae calcearij sunt, cerdones, fabri lignarij et tornatores in Pedemontiis" (ASDN, Visite pastorali, cart. 299, Germagno. Vicariatus Luzonij, Parrocchiale S. Bartolomeo apostolo, 26/5/1759).
Le entrate derivavano da un legato di 40 lire provenienti dal legato di Giacomino de Giorgi con obbligo di far celebrare messe in suo ricordo; 50 per altro obbligo di messe; 300 dal taglio dei boschi ogni 25 anni. Il fronte delle spese riflette quella che è la principale funzione della comunità in età moderna, vale a dire il mantenimento della prebenda parrocchiale (80 lire al curato di Germagno per le messe; 45 a Dionisio Nobili per decima; 400 al curato per la prebenda; 95 lire per interessi su capitali prestati).
Come nella vicina Loreglia, esiste (pur in maniera più sfumata) un'idea di carità fondata su una distribuzione per focolari, mentre manca una confraria. Ne desumiamo l'esistenza in particolare da un legato, quello di Nicolina Mancini vedova Martinelli, di lire 2.060, le cui rendite finanziano una distribuzione di sale agli abitanti (Bazzetta de Vemenia 1914, 154. Il testamento istitutivo è del 1/1/1882). Le restanti opere pie ottocentesche sono comunque abbastanza differenziate; la principale, fondata dal  sacerdote Rocco Maria Mancini con testamento del 17/5/1843, intende finanziare le spese di culto e due borse annue destinate a giovani poveri del paese che vogliano imparare un'arte, mentre il legato Camillo De Giorgis di 2.000 lire consiste in una generica elemosina per i poveri (Bazzetta de Vemenia 1914, 154).