Antignano

AutoriMorandini, Cesare
Secondary AuthorsLonghi, Marta
Anno Compilazione2003
Anno Revisione2019
Provincia
Asti
Area storica
Astigiano. Vedi mappa.
Abitanti
998 al 1/1/2001 [ISTAT 2001], 1007 al 21/10/2001 [ASR 2003], 962 [ISTAT 2019]
Estensione
ha 1089 [ASR 2003].
Confini
Revigliasco d’Asti, Isola d’Asti, Costigliole d’Asti, San Martino Alfieri, San Damiano d’Asti, Celle Enomondo.
Frazioni
Gonella, Perosini [ISTAT 2001]. Vedi mappa.
Toponimo storico
Anteniano, Antegnano o Antiniano.
Diocesi
Asti.
Pieve
Da un documento del 964, Renato Bordone ipotizza l’esistenza di una pieve di San Giovanni, identificata con l’omonima chiesa antignanese, al centro di una circoscrizione comprendente le chiese di San Martino Alfieri e Govone. Nel 1165 la chiesa, non più plebana, è ceduta dal vescovo di Asti al monastero astese dei Santi Apostoli, insieme alla cappella del castello di Antignano. In quell’occasione risulta ancora avere alle sue dipendenze le chiese di Cassiano e Caliano, nel territorio di Govone [Bordone 1980, pp. 253-255].
     Nel Registro del vescovo Arnaldo di Roseto del 1345 anche queste dipendenze da San Giovanni di Antignano sono scomparse, e le due chiese de Antegnano di Santo Stefano e di San Giovanni non sono inserite in un’altra circoscrizione plebana, ma dipendono direttamente da quella di Asti [Bosio 1894, p. 518].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nella Visitatio apostolica del Peruzzi (1585) accanto a Santo Stefano (di libera collettazione, ma non officiata e nemmeno visitata), compare un oratorio della Beata Vergine Maria che ospita il culto vero e proprio, un oratorio di San Rocco entrambi nel nucleo abitato, ed una cappella di san Giovanni, nelle fini di Antignano, unita all’arciconfraternita della chiesa di Asti (“unitam archiconfraternitatui ecclesiae maioris civitatis Astensis”) [A.C.V.A., Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms., ff. 353r.-356v.].
Assetto Insediativo
Le località scomparse con le rispettive chiese, oggi solo parzialmente rintracciabili sul territorio del comune, sono indicatori di un sistema abitativo precedente al XII secolo piuttosto articolato e diffuso sia nella parte meridionale sia in quella settentrionale del territorio comunale, oggi meno abitato [vedi Località scomparse].
Il concentrico odierno occupa la sommità di un rilievo di modesta entità che si distingue tra una parte dell’abitato, edificata a ridosso della strada di sommità che dall’area adibita a cimitero, sede forse della primigenia chiesa di Santo Stefano, porta alla parte superiore del colle e al concentrico (o recinto) di Antignano vicino all’attuale parrocchiale. Nella visita apostolica Peruzzi (1585) la chiesa di Santo Stefano è però situata al di fuori del nucleo abitato («extra ipsam terram») e addirittura distante da esso («satis longinqua ab ipso loco»), tanto che appare «ruinosa» e abbandonata, e non vi si tiene alcun culto. È piuttosto l'oratorio dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria ad accogliere il culto ordinario, «propter comoditatem totius loci», e che infatti appare curata e frequentata. Data la sostanziale centralità nel principale nucleo abitato attuale di Antignano dell'attuale chiesa di Santo Stefano, la situazione narrata nella Visitatio suggerisce un assetto insediativo cinquecentesco affatto diverso da quello odierno: che aveva visto abbandonare le abitazioni attorno a Santo Stefano per concentrarle attorno all'altra chiesa, nel segno di uno spostamento ormai avvenuto (verosimilmente, tra Quattrocento e Cinquecento) del nucleo antignanese verso il basso [AD Asti, Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms., ff. 353r-356v]. Si noti inoltre come, se vale l'ipotesi della pieve altomedievale di San Giovanni, e se è generalmente lecito localizzare un insediamento con l'esistenza di una chiesa officiata, il luogo originario stesso di Antignano andrebbe collocato in un terzo sito, attorno appunto a San Giovanni, nel Trecento ormai affiancata, a molta distanza, da una chiesa di Santo Stefano che pare raccogliere il nucleo abitato attorno al castello, e nel Cinquecento anch'essa, al pari della stessa Santo Stefano, ormai «campestris» e assolutamente decentrata rispetto all'insediamento demico corrente. Antignano, insomma, apparirebbe nella sua storia come una sorta di luogo "itinerante", sia pure all'interno di un raggio contenuto. Ma non solo il concentrico di Antignano ha subito spostamenti e variazioni insediative: anche l'organizzazione delle popolazioni entro la maglia delle località afferenti al territorio comunale è cambiato in età moderna e contemporanea.
Nella successiva relazione dell’Intendente Balduini (1750-53) Antignano risultava suddivisa in quattro borgate collinari: oltre al concentrico omonimo erano presenti tre borgate collinari denominate Serra di Gonella, Serra di Val Corasca e della Moscatella. Tali denominazioni le troviamo solo parzialmente nei dati di inizio Ottocento riportati dal Casalis dove le borgate di Antignano restano tre, ma se permane quella di Gonella, si individuano le nuove denominazioni dei Perosini e dei Saracchi [Casalis 1833, p. 308]. Si noti che le prime due borgate (Gonella e Perosini) sono oggi riconosciute a livello statistico come frazioni del territorio comunale, mentre è più incerta l’identificazione della Serra di Val Corasca. La borgata di Moscatella, per quanto abbia perso di rilevanza demografica e insediativa tra Sette e Ottocento, è ancora identificabile presso le case denominate Genovesi a metà strada tra Gonella e Perosini [ www.geoportale.piemonte.it ]. L’antica borgata dei Saracchi è oggi invece annessa al territorio comunale di San Martino Alfieri [vedi Liti territoriali].  [Voce aggiornata 2019]
Luoghi Scomparsi
Cassano (Cassiano), con chiesa dedicata a San Giovanni, villa tra Celle e Antignano scomparsa prima della fine del X secolo forse chiesa ceduta poi ai SS. Apostoli di Asti dal vescovo astigiano presso Cascina Colombero [Bordone 1980, p. 253].
Vengono attestati nel 1190 le località, oggi scomparse, di: Molegnano: nucleo attestato con la sua chiesa di Santa Maria di Molegnano, escluso dal sistema pievano [Bosio, p. 127]; Santa Maria de Plano, priorato di San Secondo della Torre Rossa, tra Celle e Antignano; presso la località scomparsa di Tassere erano presenti ben due differenti luoghi di culto: Santa Maria e San Giovanni [Bordone 1980, p. 253]. [Voce aggiornata 2019]
Comunità, origine, funzionamento Voce in fase di revisione
Statuti
Poiché inclusa nelle “villae veterae” del comune di Asti è da presumere che la comunità adotti, come altre gli Statuti comunali di Asti fin dal 1314 e li conservi fino al suo passaggio sotto l’autorità sabauda. Non ci sono altre attestazioni di statuti comunali di età medievale o moderna, mentre vi sono rimandi ai bandi campestri presenti sul territorio nel XVII secolo: AST, Camera dei Conti, art. 749, m. 3: Atti Patrimoniale contro la communità d'Antignano per causa de bandi campestri controversi tra il vassallo et d.a comunità (1649). Gli Statuti attuali sono stati redatti con delibera del 23/02/2000 [Vedi link]. [Voce aggiornata 2019]
Catasti
I primi catasti conservati presso AC Antignano sono del 1713 [AC Antignano, Serie 2]. [Voce aggiornata 2019]
Ordinati
Nell’Archivio comunale sono presenti gli Ordinati a partire dal 1614 e in modo quasi ininterrotto fino al XIX secolo, quando iniziano i verbali della Giunta comunale [AC Antignano, Serie 1]. [Voce aggiornata 2019]
Dipendenze nel Medioevo
Sede di una signoria locale (i «de Antignano») sottomessi al vescovo di Asti, i cui uomini hanno eretto il castello, e che risulta dotata di una certa forza e influenza tra i secc. XI e XIII, dal momento che riceve nel 1237 la fedeltà di alcuni vassalli che a loro volta reggono altre terre circostanti. È probabilmente l'inserimento di Antignano nel distretto urbano astese ad avere limitato il potenziamento della signoria locale. Compare infatti nel diploma di Federico I Barbarossa del 1159 tra i luoghi concessi al comune di Asti; e nella descrizione di Ogerio Alfieri del 1190 è tra le «ville veteres comunis Ast» [Bordone 1980, pp. 237, 245-247].
     Il centro segue dunque le vicende del Contado astese. Quest'ultimo viene diviso in due parti dal duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, per costituire la dote alla figlia Valentina per il suo matrimonio con Luigi di Valois nel 1386. Nella dote, e dunque nel gruppo di terre che passano agli Orléans, è compresa Antignano. Il figlio della coppia, Carlo d'Orléans, prigioniero ad Azincourt nel 1414, sarà in carceri inglesi fino al 1431, e in quel periodo le terre dotali orléanesi sono sotto la reggenza di Filippo Maria Visconti, duca di Milano, fratello di Gian Galeazzo [Nebbia 1995, p. 77]. La comunità di Antignano presta giuramento di fedeltà agli Orléans nel 1387 [AST, Camera dei Conti, Indice dei feudi, art. 283, Antignano prov. Asti, cc. 110 v-111: La comunità ed uomini, giuramento di fedeltà a Ludovico di Turogna e Valentina Visconti sua moglie (18 maggio 1387)].
Feudo
L'infeudazione a Berlingheri è per tutti i diritti feudali, non condivisa da alcun consignore: unitarietà peraltro compatibile con l'esiguità del luogo e delle rendite [AST, Camera dei Conti, art. 283, Antignano prov. Asti, cc. 110v-111: Gaspare Berlingerii, infeudazione del feudo, luogo, giurisdizione e ragioni (17 dicembre 1618); Gio Francesco e fratelli Berlingeri, consegna feudo di Antignano (1621)].
     L'infeudazione successiva ai Malabaila è probabilmente la conferma di una forma di tutela sul luogo più antica, maturata nell'ambito dell'appartenenza di Antignano al Capitanato astese, dal momento che un Malabaila compare già al fianco della comunità nelle sue liti cinquecentesche per il mulino [AST, Camera dei Conti, art. 749, m. 3: Atti del s. Gio Malabaila, et commune d'Antignano contro il fisco d'Asti, per fatto de molini d'Antignano per la misura, e scodello (1548); art. 283, Antignano prov. Asti, ff. 110v-111: Carlo Francesco Malabayla, investitura per tutto il feudo, beni e ragioni feudali (10 novembre 1646)]. Tra Seicento e Settecento, comunque, le infeudazioni ai Berlingheri prima, ai Malabaila poi, appaiono come assai poco consistenti, in quanto a diritti e rendite effettivamente godute. I feudatari possiedono il nucleo tipico dei diritti: la titolarità del feudo e la giurisdizione [AST, Camera dei Conti, art. 283, Antignano prov. Asti, ff. 110 v-111: Consegnamento feudo, castello, giurisdizione, beni e ragioni (25 novembre 1720)]. I diritti minori, quelli che permettono l'esercizio dell'esazione e delle rendite, appaiono invece di spettanza alla comunità [AST, Camera dei Conti, art. 283, Antignano prov. Asti, cc. 110v- 111: Comunità di Antignano, consegna ragioni del forno, fornatico, ripaggi del Tanaro, e redditi de' molini (1715); Comunità di Antignano, consegna Ripaggi del Tanaro, Barca, Caccia, beni et altre ragioni e redditi (28 novembre 1720)].
Mutamenti di distrettuazione
Con il trattato di Cambrai del 1529 Asti e il suo territorio - comprendente Antignano - passa dagli Orléans di Francia a Carlo V di Spagna, che a sua volta li donerà a Beatrice del Portogallo, moglie di Carlo III di Savoia, nel 1531. Come per altri luoghi del contado astigiano che sono passati attraverso gli stessi avvicendamenti dagli Orléans a Carlo V e da questi ai Savoia, Antignano non viene infeudato se non un secolo più tardi, nell'ondata di infeudazioni per il finanziamento delle guerre monferrine. Carlo Emanuele I lo assegna infatti solo nel 1618 a Gaspare Berlingheri (14 settembre 1618) [Guasco 1911, p. 71]. Durante il periodo napoleonico è incluso nel dipartimento del Tanaro prima e poi di Marengo [Sturani 2001]. Rientra nella Provincia di Asti, mandamento di San Damiano d’Asti [Casalis 1833]. Dopo l’unità nazionale segue le vicende della provincia di Asti, prima annessa a quella di Alessandria e poi ripristinata. [Voce aggiornata 2019]
 
Mutamenti Territoriali
Il confine con San Martino Alfieri risulta incerto ancora nella seconda metà del Cinquecento, anche se non sono attestate controversie di alcun genere. La visita apostolica di Angelo Peruzzi, infatti, lasciate le chiese nelle fini certe di Antignano alla volta di quelle di San Martino Alfieri, incontra ancora due cappelle, quelle sotto il titolo di San Giovanni e di Santa Maria Morignano, di cui non si precisa più l'appartenenza territoriale antignanese ma non ancora quella di San Martino; la prima di queste rientra oggi nei confini di San Martino.
     Sulla stessa falsariga (vicende di nuclei storicamente di assegnazione incerta sul confine meridionale, e che si stabilizzano poi nelle fini di San Martino) si consideri il nucleo dei Saracchi, il quale nella Restaurazione compare come appartenente ad Antignano [Casalis 1833, p. 308], ma nel 1881 è censito sotto la giurisdizione di San Martino [Censimento della popolazione 1883, vol. I, tav. I, p. 8].
Comunanze
A inizio ‘700 i beni comunitativi sono dislocati in due regioni lungo ed oltre il Tanaro: la regione Garusio e quella Prames. In Garusio 40 giornate di campi, derivanti da gorreti e ghiaioni poi dissodati e bonificati, vengono affittati di triennio in triennio all’incanto, e non sono soggetti a corrosione.  Si tratta di beni oltre il Tanaro, lungo il confine con Isola: sono i beni oggetto della vertenza ottocentesca a proposito dello stipendio al traghettatore (si veda la seconda parte della scheda). Nella medesima regione si trovano poi altre 47 giornate di pascolo non affittate ma utilizzate attivamente dalla comunità ed altre 12 giornate soggette però a corrosione. La situazione è simile nella regione Prames: una parte di campi vengono affittati all’incanto (23 giornate), ed una parte serve alla comunità (28 giornate). La natura dei beni è qui però meno redditizia: i beni affittati vengono spesso abbuonati per via delle esondazioni del Tanaro, e quelli non affittati sono ghiaioni e rocche per lo più sterili. Ulteriori beni comuni sono nella regione collinare “Vaijn di Valcovascha, ossia Bosco del comune” (il toponimo rivela l’esistenza di un bosco comunale poi totalmente diboscato), i quali, lasciati all’uso comune come pascoli, sono poco redditizi, e al confine tra San Martino e Costigliole, nella forma di un ghiaione regolarmente corroso dal Tanaro e di nessun uso [AST camerale, seconda archiviazione, Perequazione del Piemonte, capo 21, Asti, consegna beni immuni e comuni 1721, f. 55, Antignano]. Gli ufficiali della Perequazione rivelano come elemento degno di nota un fatto che testimonia della particolare cura della comunità nell’incrementare e tutelare i propri beni. E’ infatti è "stile praticato dalla comunità d'acquistare li beni corrosi abbandonati da' Particolari".
Liti Territoriali
Non tutte le dispute che hanno coinvolto la comunità di Antignano per il controllo o la rivendicazione del territorio hanno lasciato traccia evidente nella documentazione comunale, alcune sono tuttavia rintracciabili nell’Archivio di Stato di Torino o presso i comuni limitrofi. Nell’AC Antignano si attestano gli atti di lite con i comuni di Isola d’Asti per il controllo su beni di confine tra le terre delle due comunità iniziate nel 1702 e proseguite fino al 1749 [AC Antignano, Serie 8 Atti di lite, fald. 24, cc. 2-3]. Disputa che aveva coinvolto anche la famiglia dei marchesi Natta, feudatari di Isola e Revigliasco: il marchese ha occupato abusivamente 56 giornate della comunità, e pertanto né catastate né allibrate; la lite non pare però avere risvolti confinari, nel senso che si tratta di una semplice usurpazione di beni comuni, e non della minaccia di perdere una porzione del proprio territorio a vantaggio di Isola. Le ragioni di tale occupazione vanno fatte risalire ad eventi alluvionali [AST camerale, Seconda archiviazione, Perequazione di Piemonte capo 21, n. 85, Provincia di Asti, Immuni e communi, c. 12, Antignano]. Risale al 1766 la conclusione di una lite per i confini territoriali tra la comunità di Antignano e quella di Celle Enomondo per le terre incluse nelle Regioni di Costigliole, Moschetto, Castelletto Lavavia e Valle di Gone. La disputa era iniziata nel 1754 [AC Antignano, Serie 8, Atti di lite, fald. 26, c.1; Serie 9, Confini territoriali, fald.29, c.5]. segno che si era rotta la concordia dei sindaci di Celle e Antignano circa il tracciato dei rispettivi territori espressa un secolo prima durante una delimitazione che aveva coinvolto anche Revigliasco [AC Celle Enomondo, cat. 5, classe 5, Catasto – Limiti territoriali, 1754, Atti di divisione, e Terminazione de Finaggi del predetto luogo di Celle con quello d’Antignano; Atti vertenza tra Celle e Antignano]. Nuovamente le vicende di Celle e Antignano sembrano avvicinarsi nel 1927 quando si discute la possibilità, poi abortita di una fusione territoriale tra Celle e Antignano nell’ambito del riordino amministrativo avviato dal fascismo [Carbone 1998-99, pp. 15-16]. Sono del XIX secolo altre liti per la definizione dei confini contro le comunità di Isola d’Asti [aa.1867-1870: AC Antignano, Serie 8, Atti di lite, fald. 28, c.7] e di San Martino al Tanaro [aa.1886-1890: AC Antignano, Serie 8, Atti di lite, fald. 29, c.3; AC Antignano, Serie 9, Confini territoriali, fald. 29, c.3]. Se le prime riguardavano soprattutto le rivendicazioni relative alle terre usurpate o sfruttate grazie ai movimenti idrogeologici del Tanaro, la seconda porta alla perdita da parte del comune di Antignano della borgata dei Saracchi, presente oggi nell’area settentrionale del comune di San Martino Alfieri. [Voce aggiornata 2019]
Fonti
Fonti edite
 
Fonti inedite
AC Antignano (Archvio Storico del Comune di Antignano). Vedi inventario.
A.C.AS.(Archivio Storico del Comune di Asti), Atti di lite tra la città di Asti o particolari da un lato e le comunità del contado dall'altro. Vedi inventario.
A.C.V.A., Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms.
AST (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
AST di corte, Paesi AB, m. A 21, Antignano, nn. 1- 3
AST di corte, Provincia d'Asti, m. 1, 1°addizione, Antignano (1748), Supplica
AST camerale, Atti per Feudi, Giurisdizioni, Beni, e ragioni feudali, e per debiture del Regio Patrimonio e feudatari, e comunità (art. 749), m. 3, Antignano (1547-1649)
AST camerale, Indice dei feudi (art. 283), f 110 v – 111r., Antignano provincia di Asti (1387- 1720)
AST camerale, seconda archiviazione, Perequazione del Piemonte, capo 21, Asti, consegna beni immuni e comuni 1721, f. 55, Antignano
AST camerale, seconda archiviazione, Perequazione di Piemonte capo 21, n. 85, Provincia di Asti,Immuni e communi, c. 12, Antignano
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
Bibliografia
Annuario Statistico Regionale. Piemonte in cifre 2003, Regione Piemonte-ISTAT, Torino 2003
Bordone R., Città e territorio nell’alto medioevo, La società astigiana dal dominio dei Franchi all’affermazione comunale, Torino 1980
Bordone R., “Loci novi” e “villenove” nella politica territoriale del comune di Asti, paper del convegno “Borghi nuovi e borghi franchi nel processo di costruzione dei distretti comunali nell’Italia centro-settentrionale (secoli XII-XIV)”, Cherasco 8-10 giugno 2001.
Bordone R., Società e potere in Asti e nel suo comitato fino al declino dell’autorità regia, B.S.B.S., Torino 1975, pp. 357-439
Bosio G., Storia della Chiesa di Asti, Asti 1894
Casalis G., Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1833-1856.
Cassetti, Maurizio, Guida dell’Archivio di Stato di Asti, Vercelli, Ministero per i Beni culturali e ambientali, 1996.
Censimento della popolazione del Regno d’Italia al 31 dicembre 1881, Roma 1883
Gnetti D., Tra Visconti ed Orléans: Asti nel Codice delle “fidelitates astenses”, vol. II, dattiloscritto presso la sede di Medievistica dell’Università di Torino, a.a. 1992-1993
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingia ai nostri tempi) (774-1909), Pinerolo 1911
Guglielmotti P., Comunità e territorio. Villaggi nel Piemonte medievale, Roma 2001
ISTAT, Censimento della popolazione 2001, Roma 2003
Sergi G. (a cura di), Andar per castelli da Alessandria da Casale tutto intorno, Torino 1986
G.Symcox, Vittorio Amedeo II. L’assolutismo sabaudo 1675-1730, Torino 1983
Descrizione Comune
Antignano
Per quanto riguarda Antignano siamo di fronte ad una comunità rurale precocemente inclusa entro la maglia delle dipendenze del patrimonio ecclesiastico e urbano astigiano con un assetto territoriale e demografico piuttosto fragile, tanto che persa anche la dignità pievana, gradualmente la popolazione di accentra o si inurba spopolando gli originali nuclei abitativi presenti sul territorio. La comunità non cresce in autonomia e capacità di incidere economicamente o politicamente sull’area in quanto parte di un sistema di dipendenze feudali che la include nel contado urbano vincolandola al controllo signorile di famiglie emerse tra le più eminenti dell’aristocrazia cittadina. 

I feudatari locali possiedono dunque il nucleo tipico dei diritti: la titolarità del feudo e la giurisdizione [1720, 25 novembre, consegnamento feudo, castello, giurisdizione, beni e ragioni]. I diritti minori, ma quelli che permettono l’esercizio dell’esazione e delle rendite, appaiono invece di spettanza alla comunità. Si tratta dei redditi dei mulini, come già nel ‘500, e delle ragioni del forno; soprattutto dell’insieme delle prerogative connesse al Tanaro, e dunque il possesso e la gestione delle rive, del porto e del traghetto – diritto ancora mantenuto nell’800 – e l’esazione dei diritti di caccia e pesca. [AST camerale, art. 283, Antignano prov. Asti, c.110 v. 111, 1715, Comunità di Antignano, consegna ragioni del forno, fornatico, ripaggi del Tanaro, e redditi de’ molini; 1720, 28 novembre, Comunità di Antignano, consegna Ripaggi del Tanaro, Barca, Caccia, beni et altre ragioni e redditi]. E’ una comunità molto attiva nella gestione delle controversie.
Comunità e feudatari sono coesi nel difendere le prerogative e le autonomie di fronte alle pressioni esterne, come accade nel Cinquecento di fronte alle richieste dei Savoia: il fisco ducale apre una disputa contro la comunità e i suoi signori per i diritti comunali sul mulino e le balere annesse, pretese da Antignano come immuni ma di cui il fisco richiedeva l’accatastamento ed il consegnamento [AST camerale, art. 749, m. 3, 1547, Atti del fisco ducale contro Ludovico Duxi, sig. Gio Malabaila, e la communittà d'Antignano per causa d'asserta misura del molino d'Antignano; 1548, Atti del s. Gio Malabaila, et commune d'Antignano contro il fisco d'Asti Per fatto de molini d'Antignano s si per la misura, e scodello; 1549 Atti del s. Gio Malabaila e communità d'Antignano contro il s.r. Procurator fiscale per causa di quarelle date contro il molinaro d'Antignano; 1549 Atti s.r procurator fiscale contro il sr. Gio Malabaila et la communità d'Antignano per le cause di cui in atti ivi prodotti]. 
Questa simbiosi con i loro feudatari, rafforzata anche dall’indebolirsi dell’autorità cittadina, diviene tuttavia ingombrante tra XVII – XVIII secolo quando gradualmente gli abitanti di Antignano iniziano a rivendicare per sé prerogative prima esercitate sotto il controllo di Asti o dei suoi feudatari.
La comunità litiga con il feudatario, per i diritti di imposizione dei bandi campestri [1649, Atti s.Patrimoniale contro la communità d'Antignano per causa de bandi campestri controversi tra il vassallo et d.a comunità]. Un secolo dopo è nuovamente controparte tenace (al limite dell’”irragionevolezza”) nel difendere i propri beni dalle pretese del feudatario, sia pure per sostanze di modesta entità nel recinto del luogo [AST di corte, Provincia d'Asti, m. 1, 1°addizione, Antignano, 1748, Supplica del conte Baldassarre Malabaila d’Antignano ad effetto d'ottenere da SM il permesso di chiudere una strada esistente in mezzo alli due suoi giardini che possedeva nel luogo d'Antignano suo feudo con offerta di ceder in cambio un altro suo sito alla comunità]. 
Il risveglio delle rivendicazioni comunitarie spinge anche a ridefinire e difendere il proprio spazio abitativo tanto che non mancano le dispute di confine con particolari o con i comuni limitrofi; dispute attestate già nel Cinquecento e proseguite, un po’ in tutte le direzioni, fino al termine del XIX secolo.
Le dispute contro i feudatari in particolare non riguardarono solo i Malabayla, ma anche altre famiglie dell’aristocrazia cittadina astigiana presenti patrimonialmente e feudalmente nell’area sin dal medioevo. Nel Settecento si avvia una lite avanti il Senato tra il feudatario di Isola d’Asti, marchese Natta, e la comunità di Antignano [Vedi Liti territoriali]. Già le vertenze più antiche riguardavano beni reclamati dai feudatari di Antignano e sottratte alla collettazione della comunità di Isola, ossia i beni oltre il Tanaro. Non era la prima volta che le due comunità cercavano di tracciare i reciproci confini in via amichevole, ed è solo in questa fase dialettica che emerge l’azione decisa della comunità antignanese: prima le sue parti erano tenute dal proprio feudatario contro la comunità di Isola, attivatasi ben prima di quella antignanese nella difesa della propria base collettabile. E’ comunque probabilmente l’intervento feudale originario la ragione del fatto che le vertenze lungo il fondovalle pieghino in definitiva a favore di Antignano. Le due comunità hanno in Età moderna la medesima dipendenza statuale, e questo certo permette l’uso di spazi di conciliazione; inoltre il marchese Roero di San Severino, feudatario di Antignano nel secondo ‘700, è anche signore di Revigliasco, oltre che consignore di Isola insieme ai Natta. In tale fitto incrocio di legami le questioni si risolvono sempre all’interno della dimensione interlocale [AC Isola, sez. prima, m. 19 Atti di lite della Comunità di Isola contro il marchese di San Severino di Antignano per gorreti, 1660-1733; sez. prima, Atti di lite della Comunità di Isola contro quelle di Antignano e Revigliasco per ragioni di territorialità, 1638- 1807; sez. prima, m. 16, Atti di lite della Comunità di Isola contro le comunità di Costigliole e Antignano, contro privati e i conti Natta per il Castello, 1701-1799]. 

Anche i confini con altre comunità locali vengono ridefinite e ridisegnate tra Sette e Ottocento: in modo particolare i confini con Celle e con San Martino Alfieri subiscono continue tensioni e alcune variazioni [Vedi Mutamenti territoriali e Liti territoriali]

In epoca più recente non mancano poi l’adozione di nuove strategie per gestire i conflitti e le usurpazioni territoriali in modo creativo e funzionale al rispetto delle necessità comunitarie, soprattutto sul versante orientale ove scorre il Tanaro.
La comunità di Antignano nel periodo della Restaurazione possiede ancora come beni comunitativi gli appezzamenti posti al di là del Tanaro, sul versante idrografico di Isola, che erano stati oggetto di controversia territoriale nel secolo precedente. Questi sono dunque rimasti sostanzialmente esenti dalle corrosioni dei secoli passati: è un dato in sé notevole, considerata la turbolenza delle liti in riferimento alle terre di fondovalle Tanaro, a motivo dei frequenti mutamenti dell’alveo attivo del fiume, e delle conseguenti modificazioni dei tracciati dei confini tra località che passano al centro del letto. Le pezze, già affittate in passato, vengono nuovamente affittate a particolari in base a delibera del 29 ottobre 1827. Gli affittavoli sono soprattutto di Antignano medesima, ma non solo. Tale affittamento appare inserito in un equilibrato sistema di rapporti tra particolari e comunità, che mira ad agevolare lo sfruttamento pur nella tutela dalle usurpazioni. Anzi, è trasparente nella vicenda delle terre di oltre Tanaro come proprio l’agevolazione dello sfruttamento sia funzionale alla tutela dalle usurpazioni. Viene attuata con lo sforzo di alleggerire gli inconvenienti del passaggio al di là del fiume. Il fatto di provvedere da sé al traghetto per recarsi nelle terre potrebbe aumentare il costo del lavoro agricolo, rendendo per gli antignanesi meno conveniente l’attività agricola di oltre Tanaro rispetto a quella al di qua della sponda; in parallelo, renderebbe più appetibile lo sfruttamento da parte degli abitanti di Isola, che non devono attraversare il fiume. Se gli abitanti di Isola cominciassero ad affittare numerosi i beni comuni di Antignano, in quantità tale da formare un gruppo proporzionalmente superiore a quelli di Antignano, magari per pezze contigue e tali da formare un blocco compatto – e questo avverrebbe ovviamente per l’abbandono degli incanti da parte degli Antignanesi, scoraggiati dal maggiore costo, per loro, delle lavorazioni agricole a motivo del trasporto sul fiume - sarebbe sufficiente una interruzione della vigilanza sugli affitti, una tolleranza oltre la norma delle morosità, perché tali proprietari potessero ritenersi usurpatori. Antignano rischierebbe di perdere i propri beni, resi di fatto allodiali anche se non ancora collettati: la situazione più svantaggiosa per una comunità dal punto di vista finanziario; ma non solo. Si tratterebbe per essa della concreta minaccia di perdere una porzione periferica del proprio territorio a vantaggio di un altro luogo. Per arrivare a questo sarebbe sufficiente la decantazione, nell’esercizio continuo di diritti di possesso, della situazione usurpatoria: una lite fortunata e spregiudicata porterebbe all’assegnazione del territorio, poggiandosi sui diritti di consuetudine maturati. La comunità di Antignano ha saputo premunirsi da tutto questo, forte delle esperienze sei-settecentesche, ed è arrivata all’800 mantenendo in vigore le contromisure che le permettono di godere ancora dei propri terreni comunitativi. Dunque il traghetto (il “salario del mararolo”) viene gestito dal comune, e offerto come servizio agli affittavoli in base ad un prezzo concordato, cento lire annue ripartite sul numero degli affittavoli. Nel caso di non funzionamento del servizio, la somma viene redistribuita agli affittavoli. E’ quanto avviene nel 1833: la nave non è disponibile e la somma già pagata viene restituita. Insorgono però gli affittavoli di Antignano, da momento che la somma, comunque già versata anche da chi non è di Antignano ma ha affittato beni nell’oltre Tanaro antignanese, è stata invece ripartita presso tutti; agevolando così – invece che penalizzarli – verosimilmente gli abitanti di Isola. L’Intendente, esaminati gli atti, è costretto a dare torto agli antignanesi, rifiutando loro l’abbuonamento della somma per l’anno successivo [AST di corte, Paesi AB, m. A 21, Antignano, n.3, Affittavoli dei beni comunali per esser soddisfatti di una somma per compenso del pagamento cui vanno soggetti al passaggio del Tanaro, 18 settemebre 1833]. [Voce aggiornata 2019]