Trinità

AutoriComino, Giancarlo
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo
Area storica
Monregalese
Abitanti
1944 (ISTAT 1991).
Estensione
2823 ha (ISTAT 1991).
Confini
A nord e a ovest Fossano, a est Bene Vagienna, a sud ancora con Magliano Alpi, a ovest Sant’Albano Stura e Magliano Alpi.
Frazioni
Molini, S. Giovanni Perucca, Savella, e le borgate Galli, Loreto, Bricco e Case Sparse. Vedi mappa.
Toponimo storico
«Sancta Trinitas»: il toponimo compare per la prima volta, con riferimento ad un insediamento monastico benedettino dipendente da S. Anastasio di Asti, in un privilegio del vescovo Alrico del 28 giugno 1008 (Fissore 1973, n. 5, pp. 449-451). Il riferimento invece ad un insediamento demico «de Trinitate» è contenuto in una bolla di Urbano III del 1186 (Comba 1983, p. 59). È evidente il passaggio da una indicazione santorale ad una più propriamente topografica, con la soppressione della prima parte del nome.
Diocesi
Trinità fa parte della diocesi di Asti fino al 1388, quando rientra nei limiti della neo costituita diocesi di Mondovì.
Pieve
Plebs (poi prepositura) di Sant’Albano, ricordata per la prima volta nel privilegio di Eugenio III del 1153. Nel Registrum ecclesiarum dioecesis Astensis del 1345 non compare alcuna chiesa, ma solo il monastero benedettino dipendente da S. Anastasio di Asti (Conterno 1988, pp. 25-26).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Parrocchia della SS. Trinità, unita alla Mensa capitolare da Clemente VII nel 1527, con diritto di nomina del vicario da parte dei canonici della Cattedrale di Mondovì (Muratori 1879, pp. 65-66). Cappella dell’Annunziata. Chiesa rurale dei Molini (vicaria curata), intitolata alla SS. Addolorata. Parrocchia di S. Giovanni Battista, in frazione S. Giovanni Perucca, fondata nel 1916. Oratorio dei Disciplinati della SS. Trinità. Cappella di S. Giuseppe, cappella di S. Antonio. Cappelle campestri di S. Bonaventura, S. Giorgio, S. Sebastiano, S. Bernardo, S. Lucia, S. Rocco (Diocesi di Mondovì 1978, p. 98).
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
Non identificato
Comunità, origine, funzionamento
La prima attestazione di una organizzazione politica del villaggio di Trinità risale al maggio del 1460, quando il duca Ludovico di Savoia gli concede il privilegio della gabella del vino e della carne (AC Trinità, Taglie e gabelle, m. 105, n. 2).
Statuti
Non noti. Nell’archivio comunale (m. 105, n. 1) è conservata una raccolta di privilegi concessi alla comunità dal 1561 al 1700. Bandi campestri manoscritti (1728-1731); Bandi campestri per il luogo e il feudo della Trinità, 7 marzo 1739, a stampa con ms. Regolamenti di polizia urbana e rurale, 1852, 1856, 1859.
Catasti
La documentazione catastale è particolarmente abbondante, sia nella parte puramente descrittiva, sia in quella dotata di mappe: un volume del secolo XV (1497), comprendente anche Sant’Albano; cinque volumi del catasto cinquecentesco (1548, 1596); 12 Libri di campagna per le misure fatte in diverse regioni del territorio di Trinità (1620-1622); Brogliaccio della misura generale del 1690 fatta dall’agrimensore Lorenzo Badino; Catasto del 1720-23; 1748; 1789-90 (misura generale). Catasto di epoca francese e Libro dei trasporti (1813-1816); Mutazioni delle proprietà del 1819-1829; 1857-1876; Nuovo Catasto del 1896-1909. Brogliaccio e Libro figurato per la misura generale del territorio del 1790. Mappa del territorio fatta dal geometra e misuratore Pier Bernardo Scola (1790). Mappa del capoluogo (1840).
     Si segnalano inoltre il Libro del catasto dell’acqua in cui sono descritti tutti i particolari possidenti acqua delle bealere della comunità, fatto da Giovanni Guglielmo Muratore (1693)” e il Catasto colonnario con il registro dell’acqua (1788) (AC Trinità).
Ordinati
Conservati in serie pressoché continua dal 1565; mancano dal 1597 al 1600.
Dipendenze nel Medioevo
Nel 1008 il vescovo di Asti concede al monastero di S. Anastasio (di fondazione vescovile) una porzione di beni nel Monregalese, tra cui vi è il monastero della Santa Trinità con tutte le sue pertinenze, le decime e il diritto di nomina e di rimozione dei cappellani e rettori di chiese. L’insediamento demico si sviluppa all’ombra di questa presenza monastica che, nelle concessioni successive, a partire dal 1096, viene riferita al castello e alla corte di Sant’Albano e alla chiesa di S. Massimo, di incerta localizzazione (Comino 1998).
Feudo
Quasi in coincidenza con il tramonto della potenza vescovile astigiana si afferma la signoria dei Savoia, che il 7 settembre 1412 concedono Trinità e Bene a Ludovico Costa con il titolo comitale (Muratori 1879). Ai Costa permane fino a fine Settecento, non senza che si manifesti, da parte loro, il tentativo di costituire una signoria territoriale (a Trinità e Bene verrà unita Carrù).
Mutamenti di distrettuazione
Trinità non rientra in alcuna organizzazione distrettuale, essendo molto blandamente influenzata da Mondovì, tuttavia sia la circoscrizione diocesana, sia, più tardi, l’istituzione della provincia la comprendono nell’orbita monregalese, di cui costituisce una delle punte estreme.
     In anni recenti ha aderito alla Unione del Fossanese.
Mutamenti Territoriali
Dopo la divisione dei due territori di Sant’Albano e Trinità (1594), le fonti non segnalano né incrementi, né riduzioni dell’ambito comunale. La costituzione della seconda parrocchia nella frazione S. Giovanni (1916) non è accompagnata da fermenti autonomistici.
Comunanze
Gerbidi comuni, sfruttati come pascolo, poveri d’erba perché non sufficientemente irrigati nella regione della Dona (gg. 17.50), del prato Ghilardo (gg. 12), del Biuletto (gg. 15), della via Magliana (gg. 8), della via Molinella (tavv. 88), tutti alienati nel corso della prima metà dell’Ottocento (AC Trinità, Circoscrizione territoriale, patrimonio del Comune, m. 5, nn. 15, 18-19).
Liti Territoriali
Tutte settecentesche: con la città di Bene (1739), con Sant’Albano (1737), con Fossano (1756) (AC Trinità, Circoscrizioni territoriali, m. 5, nn. 1-4).
Fonti

A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Bene Vagienna).
A.C.B., 84, Nella causa del signor marchese Ignazio Begiamo di Sant’Albano contro la Città di Bene, secongiunte le comunità di Lequio e della Trinità, aa. 1712-39.
A.C.B., fald. 511, Causa della città di Bene conto l’Ill.mo sig. conte della Trinità, aa. 1402-1781.

A.C.S. (Archivio Storico del Comune di Sant’Albano Stura).
A.C.S., cat. III, Liti, m. 27, fascc. 4 e 5;
A.C.S., Categoria III, 1594-sec. XIX.

A.C.T.  (Archivio Storico del Comune di Trinità).
A.C.T., Circoscrizione territoriale, patrimonio del Comune, m. 5, nn. 1-4, 15, 18-19;
A.C.T.,Patrimonio comunale, m. 5, n. 15, doc. 4 giugno 1760;
A.C.T.,Taglie e gabelle, m. 105, n. 2;
A.C.T.,m. 5, nn. 1-3; m. 105, n. 1.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Corte, Paesi, Fossano, Mazzo 3: Sentenza arbitramentale sulle differenze insorte tra i Consignori di Sant’Albano, seco-giunta la Comunità d’esso luogo da una parte, e la Comunità, ed uomini di Bene dall’altra riguardo alla divisione, ed uso delle acque delle fontane, e cavi comuni tra esse parti, da condursi per l’alveo da formarsi a comuni spese sino alla tagliata antica di quelli di Montanera; come pure circa la costruzione d’una nuova bealera, per condurvi l’acqua dal fiume Stura al suddetto alveo in servizio d’esse parti: per forma di quale sentenza sono state stabilite a caduna delle predette parti le porzioni di tali acque nel modo, e sotto l’osservanza delle condizioni ivi espresse. 27 marzo (1471).
Bibliografia
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, XXIII, Torino 1853, pp. 263-270.
Comba R., Metamorfosi di un paesaggio rurale. Uomini e luoghi del Piemonte sud-occidentale fra X e XVI secolo, Torino 1983.
Comino G., Potere laico e potere ecclesiastico di fronte al problema delle decime: il caso di Trinità, Bene e Sant’Albano (secc. XV-XVI), s.l. 1996.
Incontro con la Storia, Atti della giornata di studio, Trinità 1996.
Conterno G., Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì: le ragioni di una storia. Miscellanea di Studi storici nel VI Centenario 1388-1988, Farigliano 1988, pp. 7-55.
Diocesi di Mondovì, Annuario 1978, Mondovì 1978.
Fissore G.G., Problemi della documentazione vescovile astigiana per i secoli X- XII, in «BSBS», 71 (1973), n. 5, pp. 449-451.
Muratori G., Monografia di Trinità, Mondovì 1879.
Occelli S., Trinità. Brevi cenni di storia. Dati geografici, idrografici, sanitari, commerciali, amministrativi, finanziari, Bene Vagienna 1926.
Roggero N., Sant’Albano-Stura. Monografia, Boscomarengo 1878.
Descrizione Comune
Trinità
 
Non si può propriamente parlare di un territorio di Trinità fino al 1594, quando esso viene diviso in due parti uguali con quello di Sant’Albano. Le prime attestazioni documentarie, già ricordate, indicano che, nei primi secoli dopo il Mille, ci si riferisce al castello e alla corte di Sant’Albano per indicare la zona pianeggiante delimitata, grosso modo, dalla Stura e dal torrente Mondalavia, nonché alla chiesa di S. Massimo, nome che è rimasto tuttora ad indicare una regione di Trinità. Le concessioni vescovili del 1008, 1096, 1132, 1142 mostrano la pieve di Sant’Albano in grave crisi, in quanto il monastero della SS. Trinità le sottrae la cura d’anime e il diritto di decima; l’insediamento demico «de Trinitate» deve essere sorto intorno alla metà del XII secolo, in quanto due bolle di Urbano III e Gregorio VIII, in data molto ravvicinata (1186 e 1187) distinguono, nel frasario pressoché identico, una chiesa «de Trinitate» da un monastero «Sancte Trinitatis», ancora indicato come facente parte del «fundo Sancti Albani», e seguito dallo stesso riferimento alla chiesa di S. Massimo (Comino 1998). Nel 1215 il vescovo Guidotto, nel rimettere il fodro agli uomini di Sant’Albano, esige da loro l’impegno a versare ogni anno 35 lire genovesi; essi vengono divisi in «pagenses, milites et excusati», e tra i primi vi sono «Gandulfus» e «Micheletus de Trinitate», gli unici ad avere, accanto al nome, il luogo di provenienza. Tutti si impegnano a non dar vita ad una villanova, né ad andarvi ad abitare, ma l’indicazione topografica dei due pagenses dimostra che Trinità doveva già essere stata costituita. Nel 1243 un «dominus Otto» è cappellano del luogo e acquista per conto dei certosini di Casotto una giornata di terra nel territorio di Sant’Albano (Comino 1998).
Un documento di tre decenni successivo mostra che la priora del monastero della SS. Trinità aveva il diritto di percepire una quota annua sulle terre vendute, oltre naturalmente alla decima di tutti i frutti «secundum usum loci Sancti Albani».
La situazione è destinata a cambiare dopo l’istituzione della diocesi di Mondovì: in linea di principio il nuovo vescovo succede a quello di Asti e ne eredita il diritto di decima, ma all’inizio del XV secolo lo scenario si complica per la concorrenza di signorie locali (i Beggiamo e i Costa), interessati a ritagliarsi un potere territoriale nella zona. Le infeudazioni di Sant’Albano a Pietro Beggiamo il 12 marzo 1412 e di Trinità e Bene a Ludovico Costa il 7 settembre di quello stesso anno rendono più problematica l’acquisizione delle decime, perché l’infeudazione implica il prelevamento di una parte dei redditi sulla base delle consuetudini del luogo, in aperta contrapposizione al vescovo. L’elevata posizione occupata da mons. Aimerico Segaudi alla corte di Felice V gli permette di concludere due transazioni vantaggiose con i Beggiamo e i Costa fatto salvo il «dominio diretto» ai Savoia e il «dominio utile» ai nuovi investiti del feudo, il vescovo ottiene il pieno riconoscimento delle decime prediali su tutti gli abitanti del luogo, libero transito per i beni della Chiesa, l’esenzione da qualsiasi pedaggio e il pagamento di una somma annua.
L’accordo raggiunto con i Beggiamo e i Costa pone ora il vescovo in rapporto diretto con la realtà locale: mentre a Sant’Albano e a Bene le fonti sembrano confermare l’esistenza di antiche famiglie di milites, esentate dal pagamento, a Trinità è l’insieme del villaggio che si presenta a trattare e a contestare, quando è necessario, il diritto di decima, che nel 1469 il vescovo assegna a pieno titolo ai canonici della sua cattedrale. Questi ultimi, per porre fine a qualsiasi contestazione in merito all’eventuale ripartizione di una quota delle decime con il parroco, ottengono da Clemente VII nel 1527 l’unione della parrocchia alla Mensa capitolare. Dal 1545 la comunità del villaggio, che pure non intende contestare la legittimità delle esazioni, inizia a discuterne la quota che deve essere percepita: per due anni (1566 e 1567) le decime non vengono pagate; nel 1569 i debitori vengono condannati a pagare tre annate insieme, calcolate sulla base di quell’anno. La quota rimane fissata a 1/25 fino al 1752, quando, dopo un accordo con la comunità, viene ridotta a 1/30, come era già quella di Sant’Albano (Comino 1998).
Forse è proprio per la questione delle decime che l’unione dei due territori diventa insostenibile; la lite inizia nel 1562 e si conclude nel 1594: dopo la visita del senatore Humolio a metà maggio, la sentenza del 1 luglio stabilisce che si debbano fare due parti esatte del territorio prima indiviso, partendo dalla regione della Savella (la documentazione è reperibile solo in AC Sant’Albano, cat. III, Liti, m. 27, fascc. 4 e 5).
Trinità si distingue per la ricca produzione catastale, che è presente dalla fine del XV secolo all’inizio del Novecento; il suo territorio appare compatto, irrigato ma non quanto si vorrebbe, con una limitata disponibilità di beni comuni, costituiti da gerbidi asciutti e ghiaiosi, tra cui spicca il pascolo della Dona, già della locale confraria dello Spirito Santo. Seicento giornate di bosco ceduo e diciannove di alto fusto, sterili di erba, appartengono invece a diversi particolari (AC Trinità, Patrimonio comunale, m. 5, n. 15, doc. 4 giugno 1760).
Ricche cascine sono in mano a famiglie monregalesi, come i Gazzano, i Rota, i Volpengo, o a istituzioni religiose (monastero di S. Chiara e Seminario); numerosi pastori vengono a condurvi le loro bestie e il godimento della preziosa acqua è rigorosamente predeterminato.
La conflittualità per il territorio è limitata a piccole contestazioni; nel 1737 il termine che divide le comunità di Trinità e Sant’Albano è posto nel piano della cascina Boetto soprano, verso le ripe di Stura; nel 1739 l’intendente Benedicti dà ragione alla prima nella contesa con Bene: il territorio di Trinità arriva fino a metà dell’alveo della bealera di Cherasco, e quindi la strada al di qua del ponte che la attraversa e la cascina del Rivo vi sono compresi.
Di particolare importanza ai fini della definizione del territorio comunale fu il lungo contenzioso sui confini tra Sant’Albano e Trinità (AC Sant’Albano, Categoria III, 1594-sec. XIX; AST, Corte, Paesi, Fossano, Mazzo 3: Sentenza arbitramentale sulle differenze insorte tra i Consignori di Sant’Albano, seco-giunta la Comunità d’esso luogo da una parte, e la Comunità, ed uomini di Bene dall’altra riguardo alla divisione, ed uso delle acque delle fontane, e cavi comuni tra esse parti, da condursi per l’alveo da formarsi a comuni spese sino alla tagliata antica di quelli di Montanera; come pure circa la costruzione d’una nuova bealera, per condurvi l’acqua dal fiume Stura al suddetto alveo in servizio d’esse parti: per forma di quale sentenza sono state stabilite a caduna delle predette parti le porzioni di tali acque nel modo, e sotto l’osservanza delle condizioni ivi espresse. 27 marzo [1471]).
Con Fossano vengono delimitati, in contraddittorio con la stessa Bene, nella regione del Buretto, dove passa la via di S. Giacomo, e, nel 1756, nella regione della Cerrea e Veglia (AC Trinità, m. 5, nn. 1-3).