Sostegno

AutoriNegro, Flavia
Anno Revisione2014
Provincia

Biella

Area storica

Vercellese / Biellese (questa duplice appartenenza, che costituisce storicamente uno dei tratti identitari della località, è argomentata nella parte finale della scheda, alla v. Descrizione comune).

Abitanti

751 (Istat 2011)

Estensione

ha 1807 (Istat 2011); ha 1821 (SITA; secondo la stessa fonte Casa del Bosco, che è isola amministrativa, misura 176 ha)

Confini
Il comune di Sostegno è formato da due nuclei territoriali distinti: il corpo principale, formato da Sostegno e dalla frazione di Asei, e l'isola amministrativa di Casa del Bosco.
Il primo, partendo da Nord e procedendo in senso orario, confina con Guardabosone (Vc), Serravalle (VC), Lozzolo (VC), Castelletto Villa - isola amministrativa di Roasio (VC), Curino (BI), Crevacuore (BI).
L'isola amministrativa di Casa del Bosco (posta a sud di Sostegno), partendo da Nord e procedendo in senso orario confina con: Castelletto Villa - isola amministrativa di Roasio (VC), Lozzolo (Vc), Orbello - isola amministrativa di Villa del Bosco (BI), Roasio (VC), Villa del Bosco (BI).
Frazioni
Asei, Casa del Bosco (isola amministrativa) [ISTAT 2011]
Toponimo storico
Le prime attestazioni del toponimo risalgono al periodo medievale, e sono contenute nei diplomi concessi dagli imperatori ai vescovi di Vercelli a partire dal IX secolo. A seconda del testimone considerato, e con l'avvertenza che tutti questi documenti ci sono pervenuti in copie tarde, redatte a secoli di distanza dall'originale, il toponimo compare nella forma "Sestinium", "Sestegnum", "Sestignum", "Sextegnum" (diploma dell'imperatore Carlo il Grosso del 16 marzo 882, in MGH, Diplomi Ottone III, doc. 54: "Sestinium", "Sestegnum"; diploma dell'imperatore Ottone III del 7 mag. 999, in MGH, Diplomi Ottone III, doc. 323: "Sestignum"; diploma dell'imperatore Enrico II del dell'a.1007, in MGH, Diplomi Enrico II, doc. 132: "Sestignum"; diploma dell'imperatore Corrado II dell'a. 1027, in MGH, Diplomi Corrado II, doc. 84: "Sestignum"; diploma dell'imperatore Corrado II dell'a. 1030, in MGH, Diplomi Corrado II, doc. 147: "Sestegnum"; diploma dell'imperatore Enrico III dell'a. 1054, in MGH, Diplomi Enrico III, doc. 328: "Sextegnum").
La documentazione di matrice ecclesiastica del XIII e XIV secolo attesta il toponimo nella forma "Sestegnum", "Sextegnum" (ARMO, vol. I, docc. 18 aa. 1298-99, 34 a. 1348, rispettivamente alle pp. 30 e 93). Nel XV secolo il toponimo si avvicina alla forma attuale: la forma "Sostegnum" è attestata nella dedizione ai Savoia del 1404 (AST, Conti di castellania di Biella, rot. 13: «Copia acquirimenti loci de Sostegno»), e nel documento contenente l’elenco dei benefici ecclesiastici della diocesi di Vercelli del 1440 (ARMO, vol. I, doc. 109, p. 230). Nelle visite pastorali dei secoli XVI-XVIII sono diffuse, accanto alla forma "Sostegnum", le forme "Sustegnum", "Sustineum", "Sustinium" (Lugaro, Sostegno, p. 17 sg.).
Per quanto riguarda le frazioni, Casa del Bosco si ritrova nella forma "Boschum" (XIV sec.), e poi in età moderna nelle forme "Casa del Bosco", "Casadelbosco", o al plurale "Case del Bosco"; Asei si ritrova nelle forme "Aseij", "Azeij", "Aseto" (XVII sec.).
Altri due nuclei insediativi - Castelletto Villa e Villa del Bosco - non sono attualmente frazioni di Sostegno (il primo è frazione di Roasio, il secondo è comune a sé stante) ma per molti secoli ebbero in varia misura rapporti con la comunità. Castelletto Villa fu cantone del comune di Sostegno fino al 1781, e compare nelle fonti semplicemente come "Castelletto", "Casteletto". Villa del Bosco risulta far parte alla metà del Trecento del territorio comunale di Sostegno, ma già nel secolo successivo è autonoma, e anzi nel XVII secolo sottrarrà a Sostegno il controllo sul cantone di Casa del Bosco (vedi, oltre, alla v. Descrizione comune). Sin dal Medioevo e per tutta l'età moderna Villa del Bosco compare nelle fonti con il semplice toponimo "Villa", "Vila" o anche "Villa prope Sostegnum" (della denominazione "Villa di Sostegno" non si ha altra fonte se non una memoria della metà del Settecento: cfr. l'Appendice documentaria in calce alla scheda, memoria n. 5). Non sappiamo precisamente quando le due località assunsero l'attuale denominazione (nelle banche dati dell'Istat non compaiono cambi di denominazione). Castelletto Villa risulta già in questa forma negli anni '30 dell'Ottocento (vd. relazione dell'intendente di Biella, a. 1838 in AST, Paesi in genere, b. 18 bis; il Casalis cita un Castelletto Villa, con denominazione antica Castellettum ad villam, ma di quest'ultima forma non si è trovata traccia nelle fonti, e i dati attribuiti fanno sospettare qualche confusione con Castelletto Cervo: Dizionario geografico, vol. 4, pp. 168 per Castelletto Villa, 152 per Castelletto del Cervo).
Diocesi
Vercelli
Pieve
Nel XIII-XIV secolo le chiese di Sostegno fanno capo alla pieve di Santa Maria di Naula, presso Serravalle Sesia (cfr. gli elenchi del 1299 e 1348 citati oltre, alla v. Altre presenze ecclesiastiche, dove le chiese di Sostegno rientrano sotto la «plebs sive prepositure Naule»). Nell'elenco dei benefici ecclesiastici della diocesi vercellese del 1440 le chiese di Sostegno sono sotto la pieve di Gattinara ("plebs Gatinarie": ARMO, vol. I, doc. 109, p. 230). Naula cominciò a perdere le proprie prerogative già con la fondazione del borgo franco di Serravalle nel 1255, per poi decadere completamente nel XVI secolo, ma secondo Lebole una traccia dell'antica dipendenza di Sostegno permane nella consuetudine, attestata fino all'inizio dell'Ottocento, di andare a seppellire i morti nel cimitero di Naula (Lebole, Le pievi di Puliaco, pp. 354, 609).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nota introduttiva. Oggi nel comune vi sono due chiese parrocchiali: S. Lorenzo, nel centro abitato di Sostegno, cui fanno capo 650 abitanti (hanno il titolo di comparrocchiali le chiese di S. Antonio e della SS. Trinità), e S. Caterina, nel centro di Casa del Bosco, cui fanno capo 90 abitanti (fonte: Archivio dell'Istituto Centrale per il sostentamento del clero, http://www.chiesacattolica.it; Lugaro, Sostegno, pp. 223-27, 292-97, 300-305).
Nei secoli medievali la prima attestazione delle chiese presenti nel territorio comunale riguarda S. Emiliano in Monte, che un documento del 1147 colloca "presso Sostegno" (Arnoldi, Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, vol. I, doc. 134, p. 167: «ecclesiam Sancti Emiliani in monte iuxta Sestegnum sitam»; cfr. anche ARMO, vol. II, col. 104). Altre notizie si trovano negli elenchi redatti a scopo di decime papali del XIII e XIV secolo, dove le chiese di Sostegno sono regolarmente citate fra quelle sottoposte alla pieve di Naula («plebs sive prepositure Naule»). Il primo documento, datato da Giuseppe Ferraris agli aa. 1298-99, cita una non meglio precisata "chiesa di Sostegno" («ecclesia de Sestegno»), e nuovamente la chiesa di S. Emiliano («ecclesia Sancti Miliani de monte») (ARMO, vol. I, doc. 18, p. 30); il secondo, del 1348 (ARMO, vol. I, doc. 34, p. 93), specifica il titolo cui è dedicata la chiesa di Sostegno (S. Lorenzo: «ecclesia Sancti Laurencii de Sestegno») e continua ad attestare la chiesa di S. Emiliano («ecclesia Sancti Emiliani de Sestegno»). Sempre a metà del Trecento risale il libro delle investiture redatto sotto l'episcopato di Giovanni Fieschi: qui la località di Sostegno compare in diverse occasioni come sede di beni e diritti infeudati ai vassalli del vescovo, ad esempio il diritto di esazione delle decime, e fra i titolari vi sono i i signori di Crevacuore, gli Alciati, gli Arborio, i de Sandigliano, i Robba di Gattinara (che detengono beni anche in Casa del Bosco), e la stessa comunità di Sostegno, che nel 1350 risulta essere investita delle decime una volta appartenenti al fu Bonifacio de Sonomonte (Arnoldi, Il libro delle investiture, rispett. docc. 18, 53, 70, 92, 101; per l'investitura di Sostegno, inedita, vd. Archivio Arcivescovile di Vercelli, Investiture, m. 1, Libro delle investiture, aa. 1349-50, ff. 146v-147r).
Nell'elenco dei benefici ecclesiastici della diocesi di Vercelli del 1440 (ARMO, vol. I, doc. 109, p. 230), dove le chiese di Sostegno, ormai decaduta la pieve di Naula, risultano sotto la pieve di Gattinara («plebs Gatinarie»), non è più citata la chiesa di S. Emiliano, e continua invece ad essere nominata la chiesa di S. Lorenzo («ecclesia Sancti Laurenti de Sostegno»), alla quale si aggiungono la chiesa di S. Maria di Villa del Bosco, di cui si specifica che è annessa alla chiesa di S. Lorenzo di Sostegno («ecclesia S. Marie de Vila anexa ecclesie S. Laurentii de Sostegno») e la capella di S. Maria "de Bosco", che viene definita come situata nella chiesa di S. Lorenzo («capella S. Marie de Bosco sita in ecclesia S. Laurentii de Sostegno»). Quest'ultima chiesa è stata identificata dagli storici con quella successivamente attestata a Castelletto Villa, oggi frazione di Roasio (per l'identificazione di "Villa" con Villa del Bosco, e di "Bosco" con Castelletto Villa cfr. Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 353-54, 362; Lugaro, Sostegno, pp. 158, 207).
Nei secoli moderni si separano dalla parrocchia di S. Lorenzo, ottenendo a loro volta il titolo parrocchiale, la chiesa di S. Maria di Villa del Bosco (aa. 1500-1501, muta il titolo in S. Lorenzo), la chiesa di S. Maria di Castelletto Villa (a. 1629), la chiesa di S. Caterina di Casa del Bosco (a. 1748). Per il contesto della smembrazioni si rimanda sotto, alle voci corrispondenti.
A Sostegno sono attestate, a partire dalla fine del Cinquecento, diverse confraternite con fine prevalente di beneficenza e di sostegno ai malati o ai moribondi: fra queste la confraternita dei Disciplini dello Spirito Santo, legata alla chiesa della SS. Trinità e citata come in fase di costitituzione nella visita pastorale del 1619; la confraternita della Carità dello Spirito Santo, attestata in un documento del 1640; la confraternita del Rosario, legata alla chiesa di S. Lorenzo e attestata già nella visita pastorale del 1573; la confraternita del Santissimo Sacramento, legata alla chiesa di S. Lorenzo e attestata nella visita pastorale del 1619; la confraternita del Suffragio, legata alla chiesa di S. Lorenzo e documentata a partire dal 1845; la confraternita della Madonna del Carmelo, legata all'oratorio di S. Antonio e attestata dal 1694 (per notizie su questi enti vd. Lugaro, Sostegno, pp. 350-59).
 
Si riporta qui di seguito l'elenco delle chiese e degli oratori suddivisi per nucleo abitato:
1. chiese e oratori nel centro di Sostegno (chiese di S. Lorenzo, S. Antonio, SS. Trinità; oratori di S. Emiliano, S. Grato, S. Quirico, S. Giacomo)
2. chiese e oratori nella frazione di Asei (chiesa di Presentazione di Maria al Tempio, oratorio di S. Bernardo)
3. chiese e oratori nella frazione di Casa del Bosco (chiesa di S. Caterina, cappella del Pastorino).
Per completezza d'informazione si segnalano anche, ai punti 4 e 5, gli enti ecclesiastici di Castelletto Villa, oggi frazione di Roasio ma parte del territorio di Sostegno fino al 1781 (chiese di S. Maria Assunta e SS. Rocco e Secondo), e di Villa del Bosco, che oggi è comune autonomo ma che fino ai primi anni del '500 è stato dal punto di vita ecclesiastico sotto la giurisdizione della parrocchia di Sostegno (chiesa di S. Lorenzo). Sul distacco di Castelletto Villa vd. sotto alla v. Mutamenti territoriali, per lo statuto di Villa del Bosco nei confronti di Sostegno vd. la parte narrativa, v. Descrizione comune.
 
1. Sostegno
Chiesa parrocchiale di S. Lorenzo
La chiesa di S. Lorenzo compare per la prima volta in un documento del 1336: il vescovo di Vercelli Lombardo della Torre, considerato che le chiese di S. Maria di Villa (Villa del Bosco) e la chiesa di S. Emiliano di Sostegno, situate nel territorio della parrocchia di S. Lorenzo di Sostegno, sono state finora rette da conversi e da un chierico, stabilisce che alla morte di questi ultimi vengano unite alla parrocchiale e governate dal suo rettore o da un altro sacerdote (doc. 12 gennaio 1336, «ecclesia Sancte Marie de Ville et ecclesia Sancti Emiliani de Sostegno…disposuit pro utilitate et augmento ecclesiarum ipsarum easdem ecclesias sub cura et regimine rectoris ecclesiae Sancti Laurentii de Sostegno dictae Vercellensis diocesis infra cuius parrocchiam dicte consistebant ecclesie»: Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 353-354). La chiesa è poi citata nell'elenco, redatto a scopo di prelievo delle decime, del 1348 e nell'elenco dei benefici ecclesiastici della diocesi di Vercelli del 1440 (ARMO, I, docc. 34, 109). Nel 1484, stando a un documento riportato dall'Orsenigo, il rettore della chiesa di S. Lorenzo sigla un accordo con il comune cedendo alla comunità il diritto di patronato (che venne mantenuto sino al 1834, quando la comunità vi rinunciò per permettere al parroco di usufruire dell'aumento di congrua secondo le regie patenti del 13 novembre 1822). Dopo questa data la chiesa di S. Lorenzo è andata distrutta e ricostruita, nello stesso luogo, per ben due volte (Lugaro, Sostegno, p. 223). Nell'archivio comunale esistevano tre registri che raccoglievano le deliberazioni del consiglio comunale e "del popolo" di Sostegno per la nomina dei parroci (non sempre scelti localmente: il parroco nominato nel 1670 proviene da Gattinara, quello del 1706 da Curino: Lugaro, Sostegno, p. 504). Secondo una relazione della metà del Settecento la chiesa aveva un reddito di 200 scudi, e ad essa facevano capo tutti gli abitanti del cantone Casa del Bosco, nonostante quest'ultimo dal punto di vista giurisdizionale facesse capo al feudatario di Villa del Bosco  (Appendice, documento 5).
(Orsenigo, Vercelli sacra, p. 355; Lugaro, Sostegno, pp. 223-27)
 
Chiesa di S. Antonio
Un oratorio dedicato a S. Antonio compare nelle visite pastorali seicentesche (dal 1619). La visita pastorale del 1664 registra la presenza di un "vecchio" oratorio di S. Antonio, di piccole dimensioni e «addossato alle case dei particolari», e un nuovo oratorio, intitolato allo stesso santo e ancora in costruzione, di cui al momento era stato terminato soltanto il coro. Una lite fra l'oratorio e un privato che aveva ceduto il terreno per la nuova fabbrica, e che reclamava un diritto di passaggio, fu risolta dal vescovo in quegli stessi anni (Lugaro, Sostegno, p. 300). La chiesa, venne ultimata nei decenni successivi, porta il titolo di comparrocchiale, come quella della SS. Trinità.
(Lugaro, Sostegno, pp. 300-305)
 
Chiesa della SS. Trinità
Le prime attestazioni scritte della chiesa sono nella visita pastorale del 1573. Nel 1619 era in progetto la costituzione di una società dei Disciplinati dello Spirito Santo, che avrebbe dovuto farsi carico tra l'altro del ripristino dell'edificio, che minacciava rovina. Lungo tutto il XVIII secolo sono attestati periodici interventi tesi ad ampliare la chiesa e ad abbellirne l'interno con la costruzione di varie cappelle e della sacrestia. La chiesa, come quella di S. Antonio, porta il titolo di comparrocchiale.
(Lugaro, Sostegno, pp. 292-97)
 
Oratorio di S. Emiliano
E', fra le chiese di Sostegno, la prima ad essere attestata nelle fonti scritte. Nel 1147 il vescovo Gisulfo sottopone la chiesa di S. Emiliano, sita presso Sostegno («ecclesiam Sancti Emiliani in monte iuxta Sestegnum sitam»), alla chiesa di S. Lorenzo al Monte di Gattinara (Arnoldi, Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, vol. I, doc. 134, p. 167; cfr. anche ARMO, II, p. 52 col. 104). Successivamente la chiesa compare negli elenchi redatti a scopo di decime papali del XIII e XIV secolo (aa. 1298-99: «ecclesia Sancti Miliani de monte», in ARMO, I, doc. 18, p. 30; a. 1348: «ecclesia Sancti Emiliani de Sestegno» in ARMO, I, doc. 34, p. 93). Nel 1336 il vescovo di Vercelli Lombardo della Torre, considerato che le chiese di S. Emiliano di Sostegno e di S. Maria di Villa (Villa del Bosco), situate nel territorio della parrocchia di S. Lorenzo di Sostegno, sono state finora rette da conversi e da un chierico, stabilisce che alla morte o alla rinuncia di questi ultimi vengano unite alla parrocchiale e governate dal suo rettore o da un altro sacerdote (doc. 12 gennaio 1336, «ecclesia Sancte Marie de Ville et ecclesia Sancti Emiliani de Sostegno […] disposuit pro utilitate et augmento ecclesiarum ipsarum easdem ecclesias sub cura et regimine rectoris ecclesiae Sancti Laurentii de Sostegno dictae Vercellensis diocesis infra cuius parrocchiam dicte consistebant ecclesie»: Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 353-354). L'oratorio è poi attestato nelle visite pastorali cinque e seicentesche, dalle quali emerge che era oggetto di devozione e di pellegrinaggio. La visita pastorale del 1664 registra che vi si celebrava occasionalmente la messa, e particolarmente sentita dai fedeli era la processione che si svolgeva il 17 giugno, alla quale partecipavano fedeli e autorità, civili ed ecclesiastiche, di diverse comunità della zona. A partire dall'inizio del Seicento sono attestate molte liti, in particolare fra i parroci e le comunità di Sostegno e di Serravalle, riguardo il diritto di raccogliere offerte in occasione della processione. Il parroco di Sostegno sosteneva di averne l'esclusiva, ma questa era contestata dalle altre comunità, e ancora nel Settecento la questione viene portata all'attenzione dell'ordinario diocesano.
(Lugaro, Sostegno, pp. 324-332; Orsenigo, Vercelli sacra, pp. 353-54)
 
Oratorio di S. Grato
Fu costruito nel centro abitato di Sostegno, ed è attestato nella visita pastorale del 1693. Nel 1800, durante la dominazione francese, su richiesta del dipartimento della Sesia si contemplò l'ipotesi di farne la sede per il Maire, ma il progetto fu infine scartato per le dimensioni troppo ridotte dell'edificio. L'oratorio risulta non più esistente nel 1892.
(Lugaro, Sostegno, p. 306)
 
Oratorio di S. Quirico
Non sappiamo precisamente quando sia stato costruito. Gli affreschi interni, oggi esposti al Museo Borgogna di Vercelli, sono stati attribuiti al XV secolo (Lugaro, Sostegno, p. 277). L'oratorio, situato in prossimità dell'antica strada che portava a Crevacuore, fa la sua comparsa nella documentazione scritta con le visite pastorali cinquecentesche (visita mons. Bonomi, a. 1573), dove viene descritto come mancante di soffitto e con il pavimento in cattivo stato. Nelle visite del secolo successivo si registra l'occasionale celebrazione della messa. A causa del cattivo stato dell'edificio alla fine dell'Ottocento venne sconsacrato e venduto a privati, per poi essere abbattuto nel 1969 in occasione della costruzione di una strada.
(Lugaro, Sostegno, pp. 274-80)
 
Oratorio di S. Giacomo
L'oratorio di S. Giacomo si trova fuori dal paese, lungo la strada che da Sostegno va a Casa del Bosco. Come per l'oratorio di S. Quirico mancano notizie precise in merito all'epoca della costruzione. Gli affreschi interni, scoperti fra gli anni '60 e gli anni '70 del Novecento, sono stati datati alla metà del XV secolo. L'oratorio compare nella documentazione scritta con le visite pastorali cinquecentesche, e quella di mons. Bonomi del 1573 lo dice situato a due tiri di schioppo dal paese di Sostegno (qui definito "oppidum"). Del beneficio era titolare il rettore di Serravalle, che celebrava la messa solo il 25 luglio, giorno del santo titolare. Nelle visite pastorali seicentesche l'oratorio risulta in cattivo stato, e si proibisce di celebrarvi la messa.
(Lugaro, Sostegno, pp. 281-91)
 
Oratorio di S. Rocco
L'oratorio fu costruito fuori dal centro abitato, lungo la strada che attualmente collega Sostegno a Crevacuore. Le prime attestazioni scritte risalgono alla visita pastorale del 1664, dove risulta essere stato appena restaurato e si dà licenza di celebrarvi la messa nel giorno del patrono. Nell'Ottocento l'oratorio risulta in profonda decadenza e alla fine del secolo viene venduto a privati.
(Lugaro, Sostegno, pp. 298-99)
 
2. Asei (frazione di Sostegno)
 
Chiesa della Presentazione di Maria al Tempio
La chiesa fu costruita verso la fine del XVII secolo sotto il titolo di Beata Vergine delle Grazie, che mantenne almeno fino al 1944. Nella visita pastorale del 1693 compare come oratorio, e il vescovo vieta sotto pena d'interdetto che vi si celebri la messa senza espressa licenza del parroco di Sostegno. Contestualmente vengono suggerite migliorie da apportare al confessionale, la cui presenza era tollerata «ad arbitrio e per uso del signor parocho» di Sostegno, e si ingiunge di tagliare entro un mese i castagni e i noci che con i loro rami e le radici rischiavano di rovinare l'edificio. Durante il XVIII secolo sono attestate liti fra i priori dell'oratorio e i parroci di Sostegno, perché i primi si rifiutavano di sottoporre con regolarità i conti.
(Lugaro, Sostegno, pp. 186-88)
 
Oratorio di San Bernardo
L'oratorio, costruito su un rilievo a nord-ovest della frazione di Asei, è attestato già nella seconda metà del Cinquecento: nel 1573 mons. Bonomi vescovo di Vercelli registra lo stato degradato dell'edificio, mancante fra l'altro del soffitto. Nel 1693 l'edificio era ancora in piedi, tanto che la visita pastorale prescrive la riparazione dei muri e di parte del tetto. Un decisivo intervento di recupero della struttura fu attuato nel 1982 su iniziativa del parroco di Sostegno, che promosse anche la sistemazione dei sentieri che, l'uno da Sostegno e l'altro dalla frazione di Asei, permettevano di raggiungere l'oratorio.
(Lugano, Sostegno, pp. 188-89)
 
3. Casa del Bosco (fraz. di Sostegno)
 
Chiesa di S. Caterina
La chiesa di S. Caterina si trova nella frazione di Casa del Bosco. E' attestata nelle visite pastorali di inizio Seicento, dalle quali emerge che a celebrare la messa nella chiesa era occasionalmente il viceparroco di Villa del Bosco. Nel 1664 gli abitanti della frazione, di poco inferiori al centinaio di persone, fecero richiesta al vescovo di poter disporre di un cappellano che celebrasse la messa, dato che la distanza dalla parrocchiale di Sostegno (quasi due miglia) e lo stato malagevole delle strade (per arrivare alla chiesa di Villa occorreva attraversare il torrente Rovasenda) impedivano di frequentare regolarmente le funzioni e di ricevere i sacramenti. Questa duplice gravitazione del cantone su Sostegno e Villa si deve alla particolare situazione di Casa del Bosco, all'epoca annesso alla giurisdizione di Villa del Bosco (vd. sotto, v. Descrizione comune). Nella visita pastorale del 1668 Mons. Broglia concede agli abitanti del cantone di Casa del Bosco di provvedersi di un cappellano che, sostenuto dall'elemosina dei fedeli, celebri la messa nell'"oratorium Sancte Catherinae". La messa avrebbe dovuto essere celebrata in orario più tardo rispetto a quello della parrocchiale, in modo da non sottrarle fedeli, e il parroco di Sostegno era invitato a integrare le funzioni svolte dal cappellano recandosi occasionalmente nell'oratorio per celebrare la messa. Negli anni '30 del XVIII secolo alla chiesa viene aggiunto il cimitero (in funzione almeno dal 1737) e un battistero, mentre nella frazione comincia a farsi largo l'idea di ottenere per la chiesa di S. Caterina il titolo di parrocchia. Nel 1747 i vicini fanno richiesta al vescovo per ottenere la smembrazione dalla parrocchia di S. Lorenzo di Sostegno, che otterranno l'anno successivo (sentenza del 4 aprile 1748). Come in altri casi, per venire incontro al prevedibile scontento della matrice si stabiliscono per la nuova parrocchia una serie di obblighi: al parroco di Sostegno i parrocchiani di S. Caterina avrebbero dovuto consegnare annualmente mezza libbra di cera lavorata e 30 lire, mentre il nuovo parroco avrebbe dovuto consegnare un cero di una libbra. Nel 1791, in occasione della nomina del nuovo parroco di Sostegno, si aprì una lite perché agli abitanti della frazione di Casa del Bosco, che continuavano a sostenere la loro parte delle spese di manutenzione e gestione della parrocchia matrice, non era stato concesso di esprimere la loro preferenza come in passato. La lite venne portata di fronte al Senato e risolta con un compromesso: agli abitanti di Casa del Bosco venivano ridotti in modo significativo i contributi da versare a favore della parrocchia matrice, in cambio della rinuncia a concorrere alla nomina del parroco di Sostegno. Negli anni '30 dell'Ottocento inizia a porsi il problema dello spostamento del cimitero, che si trovava adiacente alla chiesa, per questioni di igiene e di salute pubblica, ma il progetto avrà concreta attuazione solo alla fine del secolo. Il nuovo cimitero, su progetto del geometra Giuseppe Ceschino, fu realizzato in località Papina, che disponeva di tutti i requisiti necessari (in primo luogo la distanza dall'abitato, 260 m circa, e l'assenza di rischio inquinamento per le falde acquifere).
(Orsenigo, Vercelli Sacra, p. 356; Lugaro, Sostegno, pp. 177-79)
 
Cappella della Madonna di Oropa o del Pastorino
Costruita nel 1890 su iniziativa di un abitante della frazione, Sebastiano Gualino, fu dotata di una statua della Madonna di Oropa e di una statua di S. Euseo, protettore di Serravalle, e aperta al pubblico nel 1894.
(Lugaro, Sostegno, p. 180)
 
4. Castelletto Villa (attualmente fraz. di Roasio)
 
Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta
Fino al 1781 Castelletto Villa costituisce una frazione di Sostegno (vd. oltre, alla v. Mutamenti territoriali). Tanto l'Orsenigo quanto il Lugaro identificano una prima attestazione della chiesa di S. Maria nell'elenco dei benefici ecclesiastici della diocesi di Vercelli del 1440, dove si cita la capella di S. Maria "de Bosco", situata nella chiesa di S. Lorenzo (Orsenigo, Vercelli Sacra, p. 357; Lugaro, Sostegno, p. 161; doc. edito in ARMO, I, doc. 109, p. 230: «capella S. Marie de Bosco sita in ecclesia S. Laurentii de Sostegno»). Nella visita pastorale del 1573 si specifica che l'oratorio di S. Maria necessita di riparazioni al tetto e che vi si celebra la messa solo occasionalmente «per divozione dei particolari». Al 1613 risale il primo atto della vicenda che porterà all'erezione della parrocchia: con atto rogato l'11 febbraio gli abitanti di Castelletto - ricordando la distanza dalla parrocchiale di Sostegno, un miglio e mezzo, e lo stato malagevole delle strade, soprattutto a causa delle «inondazione dell'acqua della Rovasenda» - si impegnano al pagamento di una somma per il mantenimento del parroco e la costruzione di una casa parrocchiale. Già la visita pastorale del 1619 prospetta l'erezione in parrocchia dell'oratorio di S. Maria ma, forse per le resistenze del parroco di Sostegno, il vescovo darà precise rassicurazioni in tal senso solo nel 1628: i capifamiglia si obbligano a innalzare il reddito della chiesa a 100 scudi annui, fermo restando che «ex praemissa dotatione et fundatione dicte ecclesie», volevano fosse riservato loro il diritto di patronato. Chiedono dunque al vescovo che approvi l'elezione di Giovanni Antonio Plasio di Vintebbio quale primo parroco «dicte novae parochialis Casteletti» (Orsenigo, Vercelli Sacra, p. 358). Il decreto di smembrazione della chiesa dalla parrocchia di Sostegno viene firmato dal vescovo di Vercelli Goria il 30 dicembre 1629, e quale ossequio alla matrice prevede per i parroci della futura parrocchia una serie di obblighi annuali (affiancare il parroco di Sostegno nelle messe e in processioni in determinate solennità). Nel 1664 la chiesa di S. Maria Assunta minacciava rovina e il vescovo di Vercelli, ricordando che quest'ultima era in antico un «parvulum oratorium», e che solo in mancanza di meglio era stato eretto in parrocchia, decide di traslare il titolo parrocchiale nel nuovo oratorio di S. Rocco, mutandone l'intitolazione in S. Michele. In una relazione della metà del Settecento la chiesa parrocchiale risulta essere ancora sotto il titolo dell'Assunta, e aveva un reddito stimato di 100 scudi (Appendice, documento 5).
(Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 357-59; Lugaro, Sostegno, pp. 162-64)
 
Chiesa parrocchiale di S. Rocco e S. Secondo
Nasce come oratorio, costruito nel XVII secolo, a Castelletto Villa, che all'epoca costituisce una frazione di Sostegno. La primitiva intitolazione era a S. Rocco, il che suggerisce che sia stato costruito in occasione di un'epidemia di peste. Sappiamo che la costruzione va circoscritta fra il 1629, anno di erezione in parrocchia dell'oratorio di S. Maria, e il 1664, quando il vescovo di Vercelli mons. Broglia decide di traslare il titolo parrocchiale all'oratorio nuovamente costruito di S. Rocco, mutandone il titolo in S. Michele (Lugaro, Sostegno, p. 163). In quella stessa occasione si stabilisce che, in funzione di cimitero, venga recintata una porzione del terreno davanti alla chiesa, avendo cura di seppellire per quanto possibile a distanza dall'edificio. Nel 1822 il vescovo di Vercelli Grimaldi consacrò la chiesa ai SS. Rocco e Secondo. La comunità rinunciò al diritto di patronato il 27 novembre 1823.
(Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 357-59; Lugaro, Sostegno, pp. 162-64)
 
5. Villa del Bosco (attualmente comune a sé stante)
 
Chiesa di S. Lorenzo, già chiesa di S. Maria
Nel 1336 la chiesa di S. Maria «de Villa» (Villa del Bosco), viene posta con la chiesa di S. Emiliano sotto la cura del rettore di S. Lorenzo di Sostegno, parrocchia entro il cui distretto ricadevano (Orsenigo, Vercelli Sacra, p. 353-54, 362; Lugaro, Sostegno, p. 158). Il legame fra S. Maria di Villa del Bosco e S. Lorenzo di Sostegno viene ribadito, un secolo dopo, nell'elenco dei benefici ecclesiastici della diocesi di Vercelli (1440), dove compare l'«ecclesia S. Marie de Vila anexa ecclesie S. Laurentii de Sostegno» (ARMO, I, doc. 109, p. 230).
Secondo l'Orsenigo e il Lugaro nell'anno 1500 o 1501 la chiesa di S. Maria viene smembrata dalla chiesa di S. Lorenzo di Sostegno ed elevata a parrocchia; contestualmente il titolo viene mutato, in onore alla matrice, in S. Lorenzo (Orsenigo, Vercelli Sacra, p. 362; Lugaro, Sostegno, p. 159). Tale distacco, anche se con dubbi in merito all'epoca in cui avvenne, è ricordato nella visita pastorale del 1573, dove si precisa anche che la parrocchia, non essendo sufficientemente dotata, non aveva un proprio rettore, e la messa era celebrata nei giorni festivi dal parroco di Sostegno. Nel 1607 il delegato vescovile, considerata la povertà della parrocchia di Villa del Bosco («attenta paupertate ecclesie parochialis loci Villae sub titulo Sancti Laurencii»), le annette un beneficio della chiesa di S. Caterina di Casa del Bosco, di patronato della famiglia Avogadro (quest'ultima dà il proprio assenso con atto del 25 febbraio 1610). Il 10 novembre 1827 la comunità rinuncia al diritto di patronato.
(Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 362-63; Lugaro, Sostegno, pp. 158-60).
Assetto Insediativo
L'assetto insediativo attuale ha carattere policentrico, con un nucleo principale e due frazioni situate nella zona meridionale del territorio comunale: Asei, a circa 2.5 km da Sostegno, e Casa del Bosco, che dista circa 4 km ed è isola amministrativa (il suo territorio è separato da quello del resto del comune da Castelletto Villa, a sua volta isola amministrativa e frazione del comune di Roasio). La morfologia del territorio, caratterizzato da ampie aree boschive e collocato in una zona collinare, favorisce l'accentramento insediativo: il territorio comunale è caratterizzato anche storicamente dall'assenza o comunque da un numero numero molto ridotto di abitazioni isolate (fonte: dati storici Istat).
Sul dato naturale si sono innestate le complesse vicende istituzionali di epoca moderna, che hanno condizionato profondamente - e confusamente - le relazioni fra Sostegno e i vari nuclei insediativi dell'area: non solo Asei e Casa del Bosco, ancor oggi parte del territorio comunale, ma anche Castelletto Villa e Villa del Bosco. Per il lungo e articolato percorso che ha portato all'attuale configurazione insediativa si rimanda alla parte finale della scheda (v. Descrizione comune).
Sono scarsi i dati sull'evoluzione storica della struttura del centro abitato di Sostegno. Le fonti di epoca medievale si limitano a informarci della presenza di un castello, di cui si ha notizia per la prima volta nella dedizione della comunità ai Savoia del 1404 (cfr. alla voce Comunità origine funzionamento, e Lugaro, Sostegno, p. 152 sg.), e di una chiesa, che è attestata sin dal XIV secolo sotto il titolo di S. Lorenzo. Alla metà del Settecento risalgono le notizie sull'articolazione in cantoni dell'abitato: «Il luogo principale di Sostegno oltre li cantoni distinti [cioè le frazioni di Asei, Castelletto, e Casa del Bosco, N.d.A] resta composto dei seguenti cantoni: Gropallo, della Piazza, della Riva, de Pezza, d'Emineglio, della Rovere, d'Apozzo e via Piana» (relazione in AST, Archivi privati, Famiglia Alfieri, m. 163; Lugaro, Sostegno, pp. 24-25). Secondo una memoria degli stessi anni la struttura insediativa di Sostegno era abbastanza coesa, l'abitato era attraversato in lungo da una via principale (via Maestra, probabilmente l'attuale corso Cesare Alfieri) dalla quale si dipartivano vie trasversali, che portavano alle case inframezzate da giardini e corti: «li fuochi 209, che si contano nel recinto di Sostegno, non sono totalmente uniti, ma frameschiate le loro case da giardini, e chiosi murati di qualche puoca distanza, seguitando il luogo per contrada Maestra dalla cimma al fondo con contrade latterali, così che sono più tosto uniti, ma non sparsi né nelle valli, né nelle colline» (AST, Archivi privati, Famiglia Alfieri, m. 164; cfr. Appendice documentaria, memoria n. 6). Dal catasto del 1805 risultano i cantoni di Gropallo, piazza San Quirico, Riva, Pezza, Minello, Rovere, Pozzo, Costa, Piazza e via Piana. Attualmente il centro abitato è articolato nei cantoni di Gropallo, Piazza di Sopra, Minei, Pozzo, Piazza di sotto, ma secondo quanto riportato da Lugaro nell'uso dialettale i toponimi utilizzati per qualificare le zone dell'abitato sono in numero maggiore: Gropallo (Grupal), San Quirico (San Quiri), Piazza di sopra (Dezor), Via dell'Eremo (cantun d'Inluc), Peccia (Pezza), Riva (La Riva), Mineglio (Minei), Varei (Varej), Rovere (La Rovu), Pozzo (Puz), Costa (La Costa), Piazza di Sotto (Dezut), San Giorgio (San Giorz), via della Fontana (Cantun di mutt) (Lugaro, Sostegno, p. 25).
Luoghi Scomparsi
Non sono attestati.
Comunità, origine, funzionamento
Nonostante la precocità delle attestazioni - Sostegno compare già nei diplomi imperiali concessi alla chiesa di Vercelli nel IX secolo (sopra, alla v. Toponimo storico) -, sono pochi e tardi i documenti che ci informano sulle vicende medievali della comunità (lacuna cui contribuisce anche la dispersione subita dalla parte più antica dell'archivio comunale: Lugaro, Sostegno, pp. 500-501). Allo stato attuale delle conoscenze il più antico documento in cui compaiono i consoli del luogo è del 1350: il 20 luglio Giacomino de Cesco, console del comune di Sostegno («consulem loci Sestegni et sindicum ipsius comunis») si reca nel castello di Masserano, e dopo aver giurato sulle sacre scritture riceve in feudo dal vicario del vescovo Giovanni Fieschi tutto ciò che la comunità detiene per investitura dalla chiesa di Vercelli, col divieto di vendere o alienare i detti beni senza licenza del vescovo (licenza non necessaria nel caso la vendita riguardi i discendenti degli investiti). Il feudo consiste, come dichiarato dallo stesso console, nel diritto di prelievo delle decime, per la parte che in passato competeva al fu Bonifacio de Sonomonte, nel luogo e territorio di Sostegno («totam illam decimam seu partem decime et ius decimationis quam tenebat et habere et tenere consueverat q. dominus Bonifacius de Sonomonte in loco curte et territorio dicti loci Sestegni»: Archivio Arcivescovile di Vercelli, Investiture, m. 1, Libro delle investiture, aa. 1349-50, ff. 146v-147r; il doc. manca dall'edizione a cura di D. Arnoldi).
Cinquant'anni dopo (1404) vediamo la comunità di Sostegno, che fino a quel momento faceva parte del distretto vercellese e dunque era sotto il dominio visconteo (vedi alla v. Dipendenza medioevo), far dedizione ai Savoia (doc. 21 luglio 1404, in AST, Sezioni Riunite, Conti delle Castellanie, Biella, rot. 13, f. 38). Dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti (1402) erano state molte le comunità del vercellese che avevano deciso di passare alla dominazione sabauda, e il preambolo della dedizione di Sostegno - con i suoi riferimenti alle devastazioni operate dalle incursioni dei predoni e dei soldati - è paradigmatico del clima di incertezza e di violenza endemica che aveva orientato le decisioni di questa come di altre comunità: «noverit presens etas et posteritas quod vigentibus guerris dissensionibus et discriminibus diversimode vigentibus in partibus Lombardie et presertim in episcopatu Vercellarum, propter ferocis incursus predonum et plagiariorum ac aliorum armigerorum et raptorum nequissime depopulantium personas res et bona et terras et villas et loca quecumque maligno spiritu instigante» (Barbero, Signorie e comunità rurali, in part. pp. 479-86, pp. 481-82 per Sostegno).
Tre individui «omnes de Sostegno» -  Bertolino detto Boleto, Bongiovanni figlio di Buzia di Gropallo, Giroldo de Putio - agenti in qualità di sindaci e procuratori della comunità, giurano fedeltà al nuovo signore (saranno «veri et fideles et subditi ac homines ligii» del conte) e consegnano la giurisdizione del luogo al podestà di Biella e al notaio quali rappresentanti del conte di Savoia: «dederunt et tradiderunt villam et locum Sostegni cum mero et mixto imperio et omnimoda iurisdicione sub pactis et conventionibus infrascriptis» (AST, Sezioni Riunite, Conti delle Castellanie, Biella, rot. 13, f. 38). Dai patti sottoscritti emerge la significativa forza contrattuale della comunità, che anche in virtù del suo essere terra di confine riesce a mantenere una certa autonomia, ad esempio nell'esercizio della giustizia e nella gestione del proprio castello:
1- gli abitanti di Sostegno faranno capo per la giustizia civile e criminale solo al podestà di Biella, che applicherà multe e pene secondo gli statuti di Biella e, se questi saranno carenti, secondo il diritto comune; la comunità contribuirà al salario del podestà con una somma proporzionata alle sue possibilità (a decidere la somma sarà una commissione composta dal podestà e da due eletti); per quanto riguarda le spese inerenti le trasferte legate al suo ufficio (viaggi in loco, pignorazioni di beni, emanazioni di crida, invio di ordini) data la distanza di Sostegno da Biella il podestà non potrà richiedere alla comunità più di 6 imperiali per ogni miglio.
2 - la comunità potrà eleggere ogni anno i propri consoli e i propri campari, detenere i bandi campestri e comminare le ammende fino a 5 soldi di tercioli. I consoli potranno obbligare tutti coloro che posseggono terre nel territorio di Sostegno («omnes habentes terras et possessiones in finibus et poderio ac territorio dicti loci Sostegni») a sostenere annualmente gli oneri reali e personali con la comunità, sulla base dell'estimo che sarà stabilito da quest'ultima. I consoli potranno inoltre amministrare la giustizia a favore di chi, anche forestiero, vanta un credito nei confronti di membri della comunità (il tetto per le cause che possono essere di pertinenza dei consoli è di 2 fiorini e mezzo per ciascun debito).
3 - per quanto riguarda il servizio militare («in exercitibus et cavalcatis»), e eventuali contributi per la costruzione o riparazione di ville e castelli («constructionem seu reparationem alicuius ville vel castri»), gli uomini di Sostegno saranno soggetti agli stessi oneri del comune e degli uomini di Biella.
4 - il conte si impegna a non far mai mancare la sua protezione alla comunità di fronte a qualunque minaccia, e per converso la comunità si impegna a non partecipare mai ad alcuna adunanza che abbia come fine un danno al conte o ai suoi domini, e se verrà a conoscenza di simili progetti a comunicarli immediatamente al conte (il rilievo dato a questa clausola rimanda probabilmente alla posizione geografica della località, situata ai confini dei territori viscontei e dunque vicina all'area da cui poteva provenire una minaccia ai territori sabaudi).
5 - il conte si impegna a mantenere il comune e gli uomini in tutte le libertà, onoranze e franchigie che avevano «dum regebantur per comunitatem Vercellarum»; si impegna, anche per i successori, a non rimettere mai la comunità sotto la giurisdizione vercellese neanche quando dovesse arrivare a possedere la città (Vercelli entrerà in mano sabauda solo nel 1427), anzi la comunità di Sostegno rimarrà sempre sotto la giurisdizione del podestà di Biella («nec debeant dictam comunitatem quovis tempore remittere ad iurisdicionem civitatis Vercellarum, dato quod prefatus dominus noster dictam civitatem teneret et possideret, sed semper sint et remaneant iurisdicioni et mandamento potestatis Bugelle»); il conte non potrà venderla o cederla a nessun'altro senza il consenso degli abitanti.
6 - il conte non metterà un castellano, sarà la comunità a tenere il castello a proprie spese, e potrà fortificarlo a suo piacere («quod prefatus dominus noster non teneatur eis dare nec in eorum castro ponere aliquem castellanum vel officiales quinymo ipse comune et homines teneatur et debeant dictum castrum custodire et servire ad opus et utilitatem ac honorem prefati domini nostri ipsorum sumptibus et expensis dummodo placeat domino»).
7 - qualunque mercanzia potrà essere condotta a Sostegno senza il pagamento di pedaggi, dazi o gabelle; il comune di Sostegno potrà imporre il dazio a coloro che vorranno vendere vino al minuto nel luogo («quod quelibet merchandie duci possint et debeant per territorium dicti loci et ad ipsum locum absque solucione alicuius pedagii dacii vel gabelle»; «liceat imponere dacium super vendentibus et revendere volentibus decetero imperpetuum vinum ad minutum in dicto loco Sostegni, ipsumque dacium exigere et ad opus et utilitatem dicti comunis convertere libere et impune»). Nel comune di Sostegno si potrà vendere, comprare e misurare vino, grano, panno, tele e sale con le misure in uso al tempo in cui era sottoposto alla città di Vercelli, e il comune potrà segnarle di propria autorità ogni anno.
Dalla metà del Cinquecento la località di Sostegno comincia ad essere infeudata, e nel rapporto con i signori vediamo riproporsi la forza contrattuale già manifestata nel rapporto con la dominazione sabauda. Ad esempio l'investitura del luogo, nel 1614, a Carlo Emanuele Scaglia conte di Verrua è seguita dopo pochi anni da un accordo fra il feudatario e la località (doc. 1619 in AST, Famiglia Alfieri, m. 163; vd. anche oltre, alla voce Feudo), dove vengono ribadite le prerogative della comunità:
- il conte potrà eleggere gli ufficiali deputati alla giustizia, tanto quella civile quanto quella criminale, purché nessuno di loro sia di Biella, e il podestà non dovrà essere né di Biella né di Sostegno.
- il podestà è tenuto a nominare un luogotenente, e il podestà o il luogotenente saranno tenuti a far residenza a Sostegno un giorno la settimana.
- la deputazione dei campari, l'imposizione e l'esazione delle pene e dei bandi campestri spetterà alla comunità, che potrà esigerli senza licenza del podestà. I campari presteranno giuramento dinanzi al podestà.
- il detto conte non si dovrà intromettere nei pascoli, boschi, e alpeggi comuni, né nei redditi da essi derivanti. Ma gli sarà lecito di servirsene come fanno i terrieri di Sostegno con gli stessi utili e carichi.
- il conte non può intromettersi nella gestione dei forni e nei redditi da essi derivanti, e volendo costruirne di nuovi non potrà costringere i particolari ad andare a macinare e a cuocere al di là della loro libera volontà.
- il conte non potrà intromettersi negli "scolativi" e "ritane" discorrenti in esso luogo, che rimarranno in possesso dei particolari che ne sono al momento proprietari.
- il conte dovrà rispettare gli statuti, i privilegi e le buone usanze della comunità, purché approvati da Sua Altezza e dai suoi magistrati (in particolare per quanto riguarda la libertà per i terrieri d'andare a caccia).
- come in passato i consoli e esattori della comunità possono esiger taglie e carichi imposti.
- per tutte le suddette cose non si intendano pregiudicate le ragioni del conte, al quale rimarranno i redditi e tutti i diritti in precedenza di pertinenza di Sua Altezza.
In questa fase la comunità risulta retta da due consoli, la credenza è rappresentata negli atti da un numero limitato di consiglieri (da 4 a 6) (documenti dell'inizio del Seicento in copia: AST, Famiglia Alfieri, b. 163).
Un documento di qualche anno posteriore offre un esempio di come l'essere terra di confine, se da un lato offriva margini di manovra nel rapporto con i poteri superiori, dall'altra poteva complicare non poco la gestione di attività basilari per il funzionamento della comunità. Il 14 novembre 1622 il comune di Sostegno fa ricorso al duca di Savoia per ottenere licenza di macinare il grano a Crevacuore, in deroga all'editto che impediva l'estrazione dei grani dai territori sabaudi (AST, Paesi A e B, m. 41 (Sostegno), fasc. 1). E' la terza supplica rivolta dalla comunità al duca di Savoia: a Crevacuore si trovava l'unico mulino prossimo al luogo di Sostegno (gli altri distavano più di quattro miglia), ma essendo la località nel territorio dei Fieschi, e dunque in uno stato "forestiero", la comunità rischiava di incorrere nelle sanzioni previste dal divieto di estrazione dei grani dal territorio sabaudo, e periodicamente era costretta a chiedere il permesso alle autorità. L'ottenuta licenza fu accompagnata dall'obbligo di seguire un iter particolare per evitare il contrabbando (nel testo qui sotto "sfroso"): all'uscita da Sostegno il grano doveva essere "consegnato", cioè dichiarato, al locale segretario, e analoga consegna doveva essere fatta al ritorno per la farina.
 
«Già per due rescritti raportati da Vostre Eccellenze è statta concessa licenza alla comunità et huomini di Sostegno di puoter macinar luoro grani fuori de stati di Sua Altezza, atteso che sopra il finaggio di detto luogo non vi suono molini se non di maltempo, quali per la magior parte dell'anno et massime nei tempi di sicità non puonno macinare, non sendovi molini di magior comodità al luogo et più vicini di quelli di Crevacuore sendo gli altri lontani almeno quatro miglia, non puotendosi andare per il pericolo delle strade montuose et ripiene di boschume. Il che già al tempo di dette concessioni fu remostrato a Vostre Eccellenze et di novo per le annesse si remostra, et per levar il periculo de sfrosi Vostre Eccellenze l'ultima concessione osii confirmazione della prima ordinorono alli particolari che andarebbero a macinar grani nella levata d'essi dovessero consignarli al secretaro dil loco et nel ritorno le farine, che perciò li pare provisione assai ragionevole et a cautella di Sua Altezza, ma perché s'era pubblicato ordine prohibitivo l'estrazione de grani vien perciò per esso vietato l'andar a macinare a molini forestieri il che gl'ha datto causa di racorer novamente da Sua Altezza la quale per suo decrero manda a Vostre Eccellenze che dovendosi conceder la licenza sudetta gli la concedi».
 
Le notizie più consistenti sul funzionamento della comunità ci derivano da una serie di memorie stese alla metà del Settecento, in occasione dell'infeudazione del luogo di Sostegno alla famiglia Alfieri di S. Martino (tutte conservate in AST, Famiglia Alfieri, bb. 163-164). Una di queste, datata 1745, contiene una vera e propria miniera di dati sull'articolazione insediativa, la struttura del territorio comunale, l'economia, la composizione sociale, le presenze religiose, il grado di importanza della comunità e la sua gestione (per la trascrizione integrale vd. in Appendice, documento 5; un'edizione parziale è in Lugaro, Sostegno, pp. 23-24). Da questo documento risulta che il luogo di Sostegno, collocato in una valle circondata da colline e monti, è composto dal centro principale di Sostegno (209 famiglie), e dai cantoni di Asei (24 famiglie), Castelletto (51 famiglie) e Casa del Bosco (22 famiglie). Solo tre le famiglie che risultano abitare sparse per la campagna. La quantità dei terreni coltivati è stimata dalle 1600 alle 2000 giornate (fra i 608 e i 760 ettari circa), e il prodotto più pregiato è il vino. Con riferimento alla ripartizione operata nell'editto del 1736 delle comunità del regno fra "cospicue", "mediocri" e "infime" (ad ogni rango corrispondeva una composizione del ceto amministrativo ben definita) Sostegno risulta catalogata fra le comunità "mediocri": è retta da un sindaco, quattro consiglieri e un segretario comunale. Vi sono due parrocchie, una nel centro di Sostegno (S. Lorenzo), e una a Castelletto (dell'Assunta), entrambe di patronato dei capi di casa. Non vi sono nel territorio di Sostegno beni di abbazie o monasteri, né vi sono conventi. Operano 11 preti e 4 chierici. A questa data vi è ancora memoria del castello, ormai in rovina, che sorgeva presso la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo. Il podestà si recava nel luogo una volta ogni due settimane per amministrare la giustizia.
Purtroppo non si sono conservati esemplari degli statuti comunali antichi, ma per questa fase disponiamo dei bandi campestri, ordinati nel 1753 dal marchese Alfieri (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; un esemplare di questi bandi è in AST, Famiglia Alfieri, b. 164). Dalle norme elencate emerge grande attenzione ai reati connessi alle vigne (ad es. asportazione dai fondi altrui di pali usati a sostegno delle viti «come suole accadere dopo la vendemmia», oppure la vendemmia «prima del tempo»), fra i furti relativi agli alberi da frutto vengono esplicitamente citati mele (pomi), fichi, pere, noci, castagne, pesche (persici); fra i cereali frumento, segale, orzo, meliga rossa e bianca, panico, miglio; fra i legumi fagioli e fave; fra le verdure rape, cavolo, cipolla, zucca. Viene tollerata l'asportazione di qualche grappolo d'uva dalle vigne altrui, purché il "ladro" non faccia uso di ceste o altri contenitori ma "li porti a mano", abbia proprietà all'interno del territorio comunale e lo faccia per "mangiare sul campo" (cioè per nutrirsi durante il lavoro sui coltivi), e infine senza superare la quantità di 3-4 grappoli.
Per quanto riguarda il pascolo vi è divieto assoluto per coloro che tengono bestie bovine di tenere anche capre «salvo ne fosse alcune necessaria, per medicina o simil bisogno», mentre chi non aveva bovini poteva tenerne al massimo due, e questo perché «l'esperienza ha dimostrato che le capre apportano un gravissimo danno a beni di questo territorio». Le capre non si potevano portare al pascolo nelle vigne, nei prati e nei beni coltivi del comune, né nei castagneti e coste appartenenti a privati, ma solo in montagna, sugli alpeggi incolti e nei beni «che altre volte erano comuni, e poscia divisi, ed a particolari catastrati». Diverse pene colpivano coloro che lasciavano incustoditi gli animali, col risultato di danneggiare i fondi altrui: un'interessante eccezione era fatta per il pollame, dal momento che «galline, caponi e polastri resta quasi imposibile alli particolari di questo luogo, e marchesato di poterli affatto custodire, per essere le case disperse, e framezzate da beni di diversi particolati, e quando si volesse impor pena, indurebbe la necessità a particolari di starsene affatto privi, in grave danno di tutto il pubblico». Non si permette il passaggio «col far strade insolite» nei boschi e proprietà altrui senza permesso del proprietario: si fa eccezione «in tempo che nascono i funghi, per quelli cercare», e per lo speziale, che in primavera e in inverno può recarsi a cercare le erbe medicinali (per recarvisi in altro periodo doveva ottenere la licenza del proprietario). La pena è raddoppiata se i predetti divieti sono trasgrediti di notte. Cadevano nel bando non solo coloro che erano colti sul fatto, ma anche quelli che venivano sorpresi per strada con fiori, frutti, boscame e simili, e non potevano dimostrare di avere proprietà nella zona dalla quale provenivano, o di averle avute da qualcuno. Diverse norme riguardano la canapa, che esigendo un terreno particolarmente umido era a volte piantata nei fondi altrui per essere "adacquata". Per quanto riguarda i beni una volta comuni, e che ora erano stati divisi fra i particolari, s'imponeva il mantenimento di un certo numero di roveri, volgarmente detti piantoni (una pianta per ogni trabucco di terreno).
Nell'Ottocento le liti fra il capoluogo e le frazioni, in particolare Casa del Bosco, offrono uno spaccato interessante sul funzionamento della comunità (aa. 1825-42, 1838-40, in AST, Paesi per A e B, m. 41, fasc. 3, 5 e 6). Più volte arrivano al governo centrale lamentele sull'amministrazione comunale di Sostegno, che nella prima metà dell'Ottocento pare diventata monopolio di poche famiglie strettamente imparentate fra loro e dedite a curare i propri interessi (vd. oltre, alla v. Comunanze e Descrizione comune). Stando a un memoriale firmato dal parroco e dal consigliere comunale di Casa del Bosco (30 gennaio 1841) le frazioni non hanno un'adeguata rappresentanza:
 
«essendo questa comunità composta di due parrocchie distanti tra di loro due miglia, ed avendo queste due parrocchie due cospicue borgate distaccate, cioè la parrocchia di S. Lorenzo il cantone di Asei e la parrocchia di S. Caterina il cantone dei Nobili, questi due cantoni dovrebbero avere anch'essi il loro consigliere, mentre a vece tutti quasi gli amministratori sono concentrati sulla parrocchia di S. Lorenzo, la quale parrocchia avrebbe ora cinque amministratori ordinari compreso il sindaco, e sei consiglieri aggiunti, e nella parrocchia di S. Caterina vi è presentemente il solo consigliere ordinario, e due altri agionti».
 
Le fonti di età moderna, nelle quali compaiono con relativa frequenza Asei e Casa del Bosco, attestano costantemente un forte squilibrio demografico fra il centro principale di Sostegno e le sue frazioni, il che forse giustifica la scarsa rappresentanza nel consiglio comunale. E' però interessante notare come l'essere parrocchia permetta a Casa del Bosco di porsi quasi su un piano di parità nei riguardi del capoluogo, e se la risposta dell'intendente di Biella lascia intuire una scarsa considerazione della rilevanza delle questioni sollevate, così non è per la segreteria di stato, che prende molto sul serio il punto sulla rappresentanza delle borgate, assolutamente da tutelare.
In questi anni il comune funziona con un doppio consiglio, uno più ristretto per le questioni ordinarie, uno più ampio che era convocato quando erano in discussione materie più importanti. In realtà, dati i problemi di cui sopra, il meccanismo non funzionava molto bene, e sovente erano affrontate dal consiglio ristretto, e risolte non sempre nell'interesse generale, tematiche che avrebbero dovuto coinvolgere la maggiore rappresentanza possibile (vedi ad esempio la lite degli aa. 1825-40 sui beni comuni alla v. Comunanze).
Agli anni '70 dell'Ottocento risalgono informazioni circa il numero e la qualità degli esercizi commerciali presenti nel comune: l'elenco, tenendo conto di qualche variazione a seconda dell'anno del censimento, comprende 8 negozianti di vino (di cui 6 «con carreggio proprio»), 14 torchiaiuoli da vino e/o olio, 17 carrettieri («ossia conducenti carri o bestie cavalline, mulatine, o altre da traino per uso proprio o di terzi»), 3 mugnai, 2 accensatori di sale e tabacchi (uno a Sostegno e l'altro a Casa del Bosco), 4 fornai, 4 fornaciai da calce e mattoni, 6 calzolai, 3 barbieri, 3 sarte, 3 impresari di fabbricati, 1 fabbro ferraio, 1 prestinaio. Non sono compresi in questo elenco gli "esibitori volontari", cioè coloro che occasionalmente vendevano prodotti di produzione casalinga, e dei quali abbiamo notizia dai registri relativi agli «utenti di pesi e misure». In questi anni, essendo in progetto la costruzione della strada per Crevacuore, si lamenta la mancanza di osterie e alberghi: abitualmente gli avventori e i "forestieri" sono costretti a trasferirsi fino a Crevacuore, senza contare che i cantieri della strada avrebbero fatto affluire in loco un grande numero di braccianti «i quali prenderanno dimora in paese» (Lugaro, Sostegno, pp. 513, 515).
Anche per il servizio postale il comune di Sostegno doveva far capo all'unico ufficio di Crevacuore, ma nel 1870 si dispone perlomeno l'estensione dei servizi di consegna alla frazione di Casa del Bosco: la buca delle lettere fu installata a spese dei frazionisti «per agevolare gli abitanti attesa la sensibile distanza da questo luogo centrale e la malagevolezza delle strade di communicazione per una tratta di 5 chilometri». Nel 1874 si discute il miglioramento del servizio postale introducendo una levata giornaliera, e questo in considerazione sia dell'aumento di popolazione (1400 abitanti) sia dell'intenso traffico postale, considerato che un quinto della popolazione emigrava annualmente all'estero. La richiesta di poter disporre di un ufficio postale proprio, avanzata nel 1875, viene negata a causa del cattivo stato delle strade «su cui riesce assai malagevole il transito dei veicoli»: la strada per Crevacuore era infatti ancora in costruzione, mentre era solo a livello di progetto quella per Villa del Bosco che avrebbe dovuto portare «allo stradale svizzero» (Biella-Gattinara), infine l'antica strada dello Zucchero era inutilizzabile a causa della mancanza di un ponte sul torrente Giara. Nella frazione di Asei il servizio postale venne esteso solo nel 1890 (Lugaro, Sostegno, pp. 516-17).
In questa fase la comunità è già in calo demografico: al picco raggiunto nel 1826, anno in cui la comunità conta quasi 2000 abitanti (Lugaro, Sostegno, p. 13), segue una lenta decrescita che prosegue per tutto il Novecento (dall'inizio alla fine del secolo il comune quasi dimezza la sua popolazione, passando dai 1240 ai 784 abitanti: Istat a. 1901-Istat a. 2001). I dati Istat confermano una forte disparità demografica fra il centro e le frazioni fino alla fine del Novecento: Asei e Casa del Bosco rappresentano costantemente il 10 e il 20/25 per cento della popolazione di Sostegno (1881: su 1377 abitanti totali, 1019 a Sostegno, 106 ad Asei, 252 a Casa del Bosco; 1901: tot. 1240, Sostegno 914, Asei 89, Casa del Bosco 237; 1937: tot. 888, Sostegno 621, Asei 79, Casa del Bosco 188; 1965: tot. 932, Sostegno 677, Asei 67, Casa del Bosco 188; 2001: tot. 784, Sostegno 614, Asei 54, Casa del Bosco 111).
Statuti
L'attuale statuto comunale è reperibile al sito http://www.comune.sostegno.bi.it/ (novembre 2014). Non si ha notizia di statuti di epoca medievale.
Catasti
1789. Catasto del comune di Sostegno, comprendente «tutti i beni stabili cioè caseggiati, orticoli, campivi, prativi, vigneti, castagniferi, boschivi e brugaie e balme nude sia appartenenti a questo comune che a vari particolari, tutti compresi nel perimetro territoriale del presente comune, niuno escluso né reservato, colli relativi estimi, superficie ed allibramento; all'infuori dei beni retrofeudali dei Nobili di Casa del Bosco in  altro libro a parte» (Archivio Storico di Sostegno, s. I, sottoserie "Catasto", fald. 1; regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; Lugaro, Sostegno, p. 502)
 
Attualmente la sottoserie "catasti" dell'archivio storico comunale comincia con il catasto del 1789 sopra citato e prosegue con altre 15 unità: "Libro delle mutazioni 1789-1804"; "Libro dei trasporti 1789 -1850"; "Aggiunta al libro delle mutazioni 1851- 1883"; "Libro delle mutazioni 1830-1867"; "Libro delle mutazioni 1872-1935"; "Libro delle mutazioni 1888-1908"; "Matrice del ruolo di ripartizione delle contribuzioni prediali e per le ricerche catastali 1879-1888"; "Libro delle mutazioni 1887-1952"; "Libro matricola dei possessori di terreni 1888-1903"; "Libro delle mutazioni di Casa del Bosco 1852-1925"; "Catasto e libro delle mutazioni dei fondi rustici di Casa del Bosco 1826-1927"; "Stato generale delle mutazioni  1843-1871"; "Carte inerenti alle mutazioni  1844-1895"; "Note dei passaggi 1886-1888"; "Consegne di mutazioni di proprietà 1844-1859" (altri catasti, tutti novecenteschi, nella seconda serie dell'archivio).
 
Nell'inventario del 1871 relativo al contenuto dell'archivio comunale (Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253) sono segnalati i seguenti catasti antichi, oggi non più esistenti:
 
a. 1603. Un catasto «di tutti li beni coltivi o boschivi posti in territorio di Sostegno posseduti da particolari diversi col relativo allibramento», completato il 4 dicembre 1603, not. e segretario comunale Fabrizio Senta (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; citaz. di questo catasto nei memoriali di metà Settecento in AST, Fam. Alfieri, b. 163).
 
aa. 1625-28. Catasto con la descrizione di «tutti i tenimenti coltivi o boschivi e colle relative valbazioni» (cioè con la distinzione dei vari appezzamenti a seconda della loro collocazione in zone più o meno pregiate del territorio comunale). Fu cominciato il 5 maggio 1625 e terminato l'11 dicembre 1628 (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; Lugaro, Sostegno, p. 502).
 
a.1628. Catasto detto "della baraggia di Sostegno", ossia "Libro censuario contenente tutte le costere, brughiere e castagneti del territoriodi Sostegno col relativo allibramento", cominciato il 4 gennaio 1628 (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; Lugaro, Sostegno, p. 502).
 
a. 1630. "Libro censuario dei trapassi di proprietà in disuso incominciato il 7 aprile 1630 […] e terminato con trasporto delli 22 novembre 1684". (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; Lugaro, Sostegno, p. 502)
 
a. 1669. Decreto del 6 aprile 1669 con il quale il duca Carlo Emanuele autorizza il comune di Sostegno a procedere alla misurazione dei beni «per riconoscere errori di cadastrazione» (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253)
 
a. 1685. "Libro censuario di tutti li beni compresi nel perimetro della Comunità di Sostegno tranne le costere», cominciato il 26 maggio 1685 (redattori: Comino Zandotto e Sella, notai agrimensori). (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; Lugaro, Sostegno, p. 502)
 
a. 1698. Catasto intitolato "Registro delle Costere cioè castagneti antichi e coste da bosco e strame", cominciato il 19 novembre 1698. (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; Lugaro, Sostegno, p. 502)
 
a. 1710. "Misura generale del finaggio, e territorio di Sostegno e Casa del Bosco […] fatte tutte le debite deduzioni, cioè delle strade, contrade, piazze, bealere, torrenti, e fossi pubblici" (copia tratta dagli uffici della Regia Perequazione in AST, Fam. Alfieri, b. 164). Fu terminata il 6 settembre 1710, si riporta qui di seguito una sintesi dei dati sul territorio. Il totale della misura ascende a giornate 5.238, tavole 25: di questo totale 4989 giornate e 25 tavole sono sul territorio di Sostegno (vengono citati di nomi di una settantina di toponimi o "regioni" sulle quali si sono recati gli agrimensori per effettuare le misure, e i confini di Serravalle e Roasio a levante, Villa e di nuovo Roasio a mezzogiorno, Curino a ponente, Crevacuore a mezzanotte), e giornate 254 sul territorio del cantone detto di Casa del Bosco «ne quali restano compresi li beni feudali antichi non cadastrati, posseduti da certi particolari detti li Nobili di Casa del Bosco" (vengono citati una ventina di toponimi o "regioni" sulle quali si sono recati gli agrimensori per la misura; il cantone confina a levante con Roasio e Villa presso Sostegno, a mezzogiorno con Villa, a ponente con Villa, a mezzogiorno Sostegno (probabilmente in quest'ultimo caso si tratta di un errore: Sostegno è a "mezzanotte").
Nelle 4989 giornate di Sostegno rientrano una giornata e 19 tavole di "beni ecclesiastici perpetui, immuni, cadastrati" appartenenti alla parrocchia di Castelletto (campi, prati e vigne e Valle Longhera, in Valaperto, in Costa).
 
a. 1719. "Libro censuario confuso ed in disordine mancante d'intestazione e dei primi foglietti 48" (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253).
 
a. 1746. Su richiesta del conte Cesare Alfieri l'ufficio della regia perequazione rilascia un documento relativo ai beni feudali di Casa del Bosco (a. 1746, sempre in AST, Fam. Alfieri, b. 164). Viene indicata l'entità dei beni (138 giornate, 77 tavole, 10 piedi, 1 oncia), e il numero e la natura dei proprietari (se dello stesso cantone oppure "forestieri", cioè abitanti dei luoghi di Villa, Sostegno, Serravalle).
«Dichiaro io sottoscritto segretaro nell'uffizio della Reggia Perequazione de beni feudali fattasi al tempo del reggio editto di perequazione sono stati riconosciuti ed admessi per feudali del feudo antico li beni del tenimento di Casa del Bosco cantone di Sostegno, quali il Sig. Conte Giò Francesco Buronzo di Villa ha consignato al commissaro Ochis nell'anno 1716 tenersi da Nobili della Casa del Bosco in retrofeudo, rillevarsi essi beni a giornate 138, tavole 77, piedi 10, oncie 1, possedute dagli infranominati particolari per la quantità a caduno anottata, come risulta dalla consegna fattane dalla comunità di Sostegno in seguito ai Reggi ordini sotto li 9 aprile 1733; manualmente sottoscritta Ferraris secretaro, et esistente in quest'ufficio». Dall'elenco che segue risulta che delle 138 giornate 108 sono possedute da abitanti del cantone di Casa del Bosco (19 individui appartenenti alle famiglie Franco, Vrasco, Capellazzo) e 30 da "forestieri" (9 di Villa, 1 di Sostegno, 1 di Serravalle).
 
La cartografia storica, come rilevato da Lugaro, rivela errori sistematici nella collocazione degli insediamenti dell'area: la località di Sostegno o non è citata o è collocata a nord di Crevacuore, Casa del Bosco è spesso posizionata fra Villa e Roasio, oppure al posto di Castelletto (Lugaro, Sostegno, pp. 21-23).
Ordinati
Nell'archivio storico del comune sono disponibili gli ordinati a partire dal 1694 (Inventario Ratto-Contini a. 2008; già nell'inventario del 1871 gli ordinati cominciavano da questo anno: Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253).
Dipendenze nel Medioevo
Nei secoli a cavallo fra alto e basso Medioevo Sostegno fece parte della signoria della chiesa di Vercelli. Il nome della località compare infatti, fra IX e XI secolo, nei diplomi con i quali i vescovi vercellesi si fecero confermare dagli imperatori i loro possessi (vedi sopra, alla v. Toponimo storico). Il diploma di Enrico III del 1054 è l'ultimo in cui compare il nome di Sostegno: l'assenza del toponimo nei diplomi successivi lascerebbe intendere che a un certo punto la località sia uscita dal controllo dalla chiesa (una conferma di questo dato deriva dall'assenza di Sostegno fra le località vendute dalla chiesa al comune di Vercelli nel 1243: Il Libro degli Acquisti cit., docc. 454-456). Non si è trovato riscontro alla notizia, riportata dal Torrione, secondo la quale Sostegno fu dato dal vescovo in feudo agli Avogadro di Cerrione, che lo tennero fino alla fine del XIV secolo (Torrione, Il Biellese, p. 445; nel libro delle investiture di Giovanni Fieschi il documento sugli Avogadro di Cerrione è quasi del tutto illeggibile: Arnoldi, Il libro delle investiture, doc. 168; Archivio Arcivescovile di Vercelli, Libro delle investiture, f. 113r).
Alla fine del XIV secolo ritroviamo Sostegno fra le comunità soggette alla giurisdizione della città di Vercelli, e infatti la «villa Sestegni» compare regolarmente nella documentazione fiscale prodotta da questo comune (Cengarle, Il distretto fiscale, p. 387; Archivio Storico Comunale di Vercelli, Libri di taglia, dal 1379 in poi).
Dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti (1402), che determina il crollo del distretto cittadino, Sostegno come molte altre comunità del vercellese decide di passare alla dominazione sabauda. Il 21 luglio 1404 la comunità fa dedizione a Amedeo VIII conte di Savoia, obbligandosi all'annuale pagamento di 60 ducati (AST, Sezioni Riunite, Conti delle Castellanie, Biella, rot. 13, f. 38; analisi dell'atto in Barbero, Signorie e comunità, pp. 481-82). Nell'atto gli uomini di Sostegno dichiarano di voler essere d'ora in poi fedeli sudditi del conte, e chiedono e ottengono una serie di garanzie che testimoniano la forza contrattuale della comunità (per l'elenco puntuale vd. alla voce Comunità, origine, funzionamento). Già all'atto della dedizione, redatto in presenza del podestà biellese in qualità di rappresentante del conte di Savoia, viene sancita l'appartenenza di Sostegno al mandamento biellese, e tuttavia pare che poco dopo la questione sia stata riaperta. Nell'autunno del 1405 i biellesi rivolgono una supplica al conte di Savoia, gli ricordano che è grazie all'impegno del podestà e degli uomini di Biella se il conte ha potuto estendere il proprio dominio su un certo numero di località del vercellese, e ottengono così che Sostegno e altre comunità vengano sottoposte al podestà di Biella e non al capitano di Santhià (Negro, "Et sic foret una magna confuxio", p. 440; doc. in ASB, ASCB, b. 11, fasc. 17: il conte accoglie la supplica il 25 sett. 1405). L'appartenenza al mandamento biellese viene poi nuovamente messa in discussione dopo il 1427, anno nel quale la città di Vercelli entra nei domini sabaudi e comincia a rivendicare la giurisdizione su tutte quelle località del suo distretto che erano passate ai Savoia dopo la morte di Gian Galeazzo, compresa Sostegno. Dopo un iniziale successo (la località figura nei conti di castellania di Vercelli negli anni 1429-33), il duca di Savoia decide di riconfermare l'appartenenza al mandamento biellese (Negro, "Et sic foret una magna confuxio", p. 443; doc. in ASB, ASCB, b. 12, doc. 7 del 29 maggio 1434).
Feudo
Sostegno
1422, ottobre 1: Amedeo VIII duca di Savoia infeuda la località di Sostegno a Pietro Bertodano (Guasco, Dizionario, p. 1595). Non ho trovato riscontro di questa investitura. Un'infeudazione ai Bertodano, posteriore di un secolo, è ricordata in forma di regesto in diversi dei memoriali approntati in occasione dell'infeudazione del luogo al conte Alfieri di S. Martino nel 1746 (AST, Fam. Alfieri, b. 164: "1534, 10 marzo, Giò Gaspare e Giò Vincenzo Bertodani. Investitura per il feudo, giurisdizione, beni e ragioni"; altro regesto analogo in b. 163).
 
1566, 30 giugno: il duca Emanuele Filiberto dona a Bartolomeo Avogadro, signore di Villa, tutte le miniere «delle cotti, altrimenti chiamate ronzoni, dei luoghi di Sostegno e Casa del Bosco, con le cascine, i cantoni, le case, il territorio, riservate a favor di S.A. le decime, e altre regalie e censi per causa di dette miniere» (le miniere rimangono poi legate al feudo di Villa) (Ast, Famiglia Alfieri, m. 163).
 
1614 (settembre 15), e 1619 (aprile 19): il 15 settembre 1614 Carlo Emanuele I infeuda la località di Sostegno («luogo feudo giurisdizione territorio et uomini di Sostegno nel Bialese in titolo e dignità di contado») a Carlo Emanuele Scaglia, conte di Verrua e «gentil uomo della Camera nostra», con prima e seconda cognizione e con il titolo comitale per 1500 scudi (AST, Archivi Privati, Fam. Alfieri, m. 163, fasc. 3; Guasco, Dizionario, p. 1595; Lugaro, Sostegno, p. 502). Nel proemio del documento il duca, dopo aver ricordato il «valore et importanza delle cose riservate in esso luogo et feudo di Sostegno», afferma che tale luogo avrebbe dovuto essere dato allo Scaglia «in dono e premio della sua longa fedele et grata servitù», ma che data le difficoltà in cui versa lo stato a causa delle guerre è costretto a «cavare da tale alienazione qualche denaro». Fra le clausole l'obbligo di confermare, per la prima cognizione, il giudice ordinario di Biella, e di lasciare alla comunità di Sostegno le cause civili fino a 3 scudi. Il 19 aprile 1619 il duca, nel confermare l'infeudazione della località (viene questa volta espressamente nominato il castello), amplia le prerogative dello Scaglia, in particolare per quanto concerne la giustizia e tutti gli altri redditi che precedentemente erano riservati al duca di Savoia. Contestualmente la località viene completamente sottratta alla giurisdizione degli ufficiali sabaudi di Biella: «estraendolo et levandolo affatto da quello de ministri, ufficiali et uomini di Biella, Biellese et altri luoghi, senza che vi resti più communicanza alcuna di che sorte si sia con essi, ne che possino prettendere di farlo contribuire o concorrer per qualsivogli carigo ordinario o straordinario, capo o causa etiandio grave, militare o di qualunque sorte pensata […] come se mai esso luogo di Sostegno fosse loro stato unito, aggregato, sottoposto et congionto».
Il 23 dicembre 1619 viene siglata la convenzione fra il conte Scaglia e la comunità di Sostegno (Ast, Famiglia Alfieri, m. 163; sul contenuto di questa convenzione vd. alla v. Comunità, origine, funzionamento).
 
1722 (28 luglio) è infeudato a Pietro Paolo Leone di Leynì (Guasco, Dizionario, p. 1595).
 
18 febbraio 1746: il feudo di Sostegno passa a Cesare Giustiniano Alfieri conte di S. Martino (Guasco, Dizionario, p. 1595). Sui vari passaggi dell'infeudazione, che comportò fra l'altro la concessione del titolo marchionale e soprattutto l'aggregazione al feudo di Sostegno delle 138 giornate del feudo di Casa del Bosco, fino ad allora soggette alla giurisdizione di Villa, vd. AST, Famiglia Alfieri, bb. 163-64 (2 dicembre 1745: Cesare Giustiniano Alfieri compra il feudo di Sostegno dal conte Pietro Paolo di Leinì per 5.500 lire;  18 febbraio 1746: il re approva la vendita del feudo; 17 ottobre 1746: il re, su richiesta dell'Alfieri, separa la giurisdizione di Casa del Bosco da Villa, lo aggrega al feudo di Sostegno e ne investe l'Alfieri, concedendo il titolo marchionale, per 4.500 lire; 11 settembre 1747: il re investe l'Alfieri del marchesato di Sostegno; novembre 1747: atti di immissione nel marchesato di Sostegno con giuramento di fedeltà degli uomini di Sostegno, Castelletto, Azeij, e Casa del Bosco).
L'aggregazione delle 138 giornate, toccando il territorio del confinante feudo di Villa, all'epoca in mano alla famiglia Buronzo, fu preceduta da un'accurata e per noi preziosa indagine sulla struttura abitativa e giurisdizionale dell'area (vd. oltre, nella parte narrativa della scheda, v. Descrizione comune; una descrizione, pezza per pezza, dei beni feudali, per lo più vigne, è nel consegnamento fatto dai Nobili di Casa del Bosco all'Alfieri in AST, Famiglia Alfieri, b. 164).
Accenniamo qui all'interessante parere fornito dal generale delle finanze a Carlo Emanuele III di Savoia durante le trattative che precedettero la concessione del titolo marchionale. Ad essere in discussione è la congruità della somma offerta dall'Alfieri, 4500 lire, rispetto alle prerogative chieste al re, che sperava di ottenere maggior profitto sull'esempio di quanto era accaduto nel caso del feudo di Villar Alto (esplicitamente citato nella corrispondenza sulla questione). Nel dare parere positivo, il funzionario enumera i pro e i contro, aprendo uno spiraglio sugli interessi che entravano in gioco in queste situazioni. Così, «in tempi in cui le Regie finanze si ritrovano tanto alle strette», al generale delle finanze appare equa la somma di 2.000 lire che l'Alfieri è disposto a versare per il titolo marchionale, e non regge il confronto proposto dal re con le 10.000 lire versate due anni prima da chi si era assicurato il feudo di Villar Alto (Pinerolo), considerato che vi è «gran differenza tra il concederlo [il titolo marchionale] a dirittura nell'alienazione di un feudo, e l'accordarlo quando un vassallo, per un feudo già suo per cui ha titolo comitale, ne desidera la commutazione». Occorre anche rilevare che «qui tal titolo si dà ad una persona di nobiltà e facoltà cospicua», cosa che non era accaduta nel caso di Villar Alto, dove peraltro «contribuì di molto ad ottenere il prezzo di lire 10000 la circostanza d'essersi incontrati con qualche calore di impegno altri concorrenti». Altrettanto eque sono le ulteriori 2500 lire che l'Alfieri avrebbe pagato per le altre prerogative: la giurisdizione su 138 giornate di Casa del Bosco con il dominio diretto, e i diritti sulle miniere escluse quelle d'oro. Anche in questo caso il parere del generale delle finanze è positivo. Per quanto riguarda le 138 giornate la giurisdizione è concessa «per via d'aggregazione al feudo di Sostegno e non come di feudo separato; ne si sarebbe potuto trovare chi ne volesse far acquisto separatamente poiché senz'abitatori, avendo i proprietari la loro abitazione nel territorio sudetto di Sostegno, ove si trova il cantone denominato Casa del Bosco» (l'ambiguità della frase deriva dal fatto che dal punto di vista amministrativo e giurisdizionale esistevano due Casa del Bosco, la prima era un cantone del territorio di Sostegno, la seconda, della quale facevano parte le 138 giornate, era stata fino a questo momento una comunità a sé stante, seppure piccolissima (5 fuochi), e soggetta alla giurisdizione di Villa: per maggiori informazioni vedi oltre, Liti territoriali, a. 1746); mentre le miniere «sono cosa di tenuissimo reddito, come si sperimenta per il feudo di Villa attualmente devoluto, ove essendocene quantità non se ne è ricavato in quatro anni, che una lira» (il generale delle finanze precisa che non ha voluto inserire nell'accordo le miniere d'oro, anche se di queste ultime non vi è traccia a Sostegno, «acciò non passi in esempio nella concessione di altri feudi ove potrebbero incontrarsene»). Come ultima considerazione il generale delle finanze suggerisce che certo si potrebbe spuntare dall'Alfieri una somma più elevata per il titolo e le altre concessioni, se costui, confidando sulla parola del re, «ne avesse già reso pubblico l'acquisto, e per rossore di vedersene indi deluso», ma questa strategia «non conviene né al decoro di S. M. né al credito delle finanze».
 
L'Alfieri ottiene alla fine quanto richiesto, e il preambolo dell'atto di infeudazione del 17 ottobre 1746 (AST, Fam. Alfieri, b. 164, in molte copie) riporta i punti salienti della trattativa:
 
«Desiderando il conte Cesare Giustiniano Alfieri di S. Martino de' Signori di Magliano nostro consigliere, riformatore nel Magistrato della Riforma dell'Università de' Studi, vicario, e soprintendente generale di Politica e Polizia della città nostra di Torino, far acquisto della giurisdizione di Casa del Bosco, e diretto dominio sovra giornate 138, tavole 77, 10, beni feudali posseduti da alcuni particolari denominati li Nobili di Casa del Bosco, e pervenuti al nostro Regio Patrimonio per riunione fattane al medesimo col feudo di Villa, al quale detta giurisdizione, e beni feudali restavano uniti, come dalla declaratoria della camera nostra de' Conti delli 16 giugno 1741, e di unire la suddetta giurisdizione e diretto dominio al feudo di Sostegno per detto Conte Alfieri posseduto, e stato infeudato per patenti de' 28 luglio 1722 per godere d'essa giurisdizione di Casa del Bosco, e diretto dominio de' beni feudali con li medesimi dritti, ed emolumenti spettanti al detto feudo di Sostegno, e specificati in dette Patenti, con la raggione, rispetto a detti beni feudali, di dare le investiture a possessori d'essi, e di poter gioire della caducità, utili, dritti e qualsivoglia raggioni spettanti e che spettare potessero al Regio Patrimonio, ci ha pertanto umilmente supplicato di smembrare e separare dal detto Feudo e giurisdizione di Villa la detta giurisdizione e raggioni feudali di Casa del Bosco e diretto dominio sovra li beni feudali sudetti ed accordargliene la concessione ed unione nel modo sudetto, e di eriggere il detto feudo di Sostegno in titolo e dignità Marchionale, e di accordare al medesimo la prerogativa non solo delle miniere delle pietre de Monti dette Cotti, o sia Ronzoni, ma anche di tutte le altre di qualsivoglia metallo alla sola riserva di quelle d'oro per tutto il territorio di Sostegno comprensivamente a Casa del Bosco, e beni suddetti, mediante il prezzo infrascritto convenuto col Generale delle nostre Finanze in seguito all'editto nostro del 5 settembre 1743».
 
Villa del Bosco
(Guasco, Dizionario, p. 1783; AST, Fam. Alfieri, b. 164)
Villa del Bosco rimane in mano ai Fieschi fino al 1554, quando Luca Fieschi la vende con altri luoghi a Emanuele Filiberto di Savoia.
 
1561, gennaio 27: il duca Emanuele Filiberto investe Villa con i cantoni di Ferracane e Orbello a Giovanni Tommaso di Langosco.
 
1566, settembre 28: Giovanni Tommaso di Langosco vende il feudo di Villa a Bartolomeo Avogadro (il 30 giugno di questo stesso anno l'Avogadro aveva ottenuto dal duca Emanuele Filiberto, già signore di Villa, tutte le «miniere delle cotti, altrimenti chiamate ronzoni», dei luoghi di Sostegno e Casa del Bosco).
 
1631, giugno 1: il nipote di Bartolomeo Avogadro cede il feudo a Giovanni Carron.
 
1635, febbraio 20: G. Carron lo vende a Giovanni Francesco Falletti.
 
1638 marzo 27: G.F. Falletti aliena il feudo a Giovanni Francesco Buronzo che ottiene anche l'investitura per le miniere di Sostegno e Casa del Bosco; il 10 giugno 1648 ottiene il titolo comitale. Nel 1652 il Buronzo ottiene l'aggregazione dei beni feudali di Casa del Bosco al feudo di Villa.
 
1757, aprile 12: Giovanni Francesco Buronzo devolve il feudo a Giovanni Antonio Durando (linea estinta il 26 settembre 1787).
Mutamenti di distrettuazione
1575. Il 15 ottobre 1575 i delegati della città di Biella fanno richiesta a Carlo Emanuele di Savoia di «restituire et riunire ad esso luoco di Biella et suo mandamento le Terre et i luoghi da quella smembrati» fra i quali vi è Casa del Bosco (Sella, Statuta, 1904, II, doc. 66, p. 196).
 
1619. Il 19 aprile 1619 il duca, nel confermare l'infeudazione della località al conte Emanuele Scaglia (vedi alla v. Feudo, a. 1614), ampliando di molto le prerogative di quest'ultimo, toglie Sostegno dalla giurisdizione degli ufficiali sabaudi di Biella «senza che vi resti più communicanza alcuna di che sorte si sia con essi […] come se mai esso luogo di Sostegno fosse loro stato unito, aggregato, sottoposto et congionto», annullando contestualmente tutti i privilegi e le sentenze emanate a favore dei biellesi dal 1379 in poi, e questo «per causa ad ognuno nottoria, grave et di pubblica utilità et servizio nostro et dello Stato, che così affermiamo essere in parole e fede di Principe». (AST, Archivi Privati, Fam. Alfieri, m. 163, fasc. 3)
 
1626. Con lettere patenti di Carlo Emanuele I il 17 novembre 1626 viene istituita la provincia di Biella, ne fanno parte sessantacinque comuni e terre fra le quali Sostegno e Casa del Bosco (in questa fase comunità a sé stante: vd. sotto alla voce Descrizione comune) (per l'appartenenza della comunità alla provincia di Biella vd. scheda Biella).
 
1799. Durante il governo francese il territorio piemontese viene organizzato in dipartimenti, circondari e cantoni: Sostegno fa parte del dipartimento della Sesia, circondario di Vercelli, cantone di Crevacuore (Lugaro, Sostegno, p. 142).
 
1836. Nel 1836 la riforma sabauda delle circoscrizioni provinciali - guidata da principi quali l'esistenza di confini naturali, «la facilità e la brevità delle comunicazioni» e «la maggiore o minore frequenza delle vicendevoli relazioni commerciali segnatamente con il Capo di provincia» - investe anche la provincia di Vercelli, alla quale vengono sottratti i mandamenti di Crevacuore e Masserano. Sostegno, che fa parte del mandamento di Crevacuore, entra dunque a far parte della provincia di Biella (dello stesso mandamento fanno parte Ailoche, Bornate, Caprile, Flecchia, Guardabosone, Pianceri, Piane di Serravalle Sesia, Postua, Serravalle Sesia, Vintebbio). Il comune viene informato dall'intendente di Vercelli con circolare del 18 gennaio 1837.
 
1859: con il decreto Rattazzi (R.D. nº 3702 del 23/10/1859) viene soppressa la provincia di Biella: il mandamento di Crevacuore e dunque anche il comune di Sostegno entrano a far parte della provincia di Novara (Biella rimane capoluogo di circondario).
 
1891: viene costituita una commissione regia per la revisione del numero di preture in cui è articolato il circondario di Biella. Le dodici presenti sono considerate eccessive, e la commissione propone la riduzione a quattro: Crevacuore, cui fa capo il comune di Sostegno insieme ad altri 12 comuni per un totale di 12.000 abitanti, è fra quelle di cui si ipotizza la soppressione, anche in considerazione del basso numero di questioni trattate (87 all'anno). Il comune di Sostegno redige una relazione esprimendo parere contrario. Fra le ragioni l'estensione del territorio di pertinenza della pretura (40 km2), assai ampio se si considera che molti comuni, fra i quali Sostegno, sono privi di collegamenti stradali efficaci. Si fa inoltre riferimento all'«impressione che tale notizia ha destato nella popolazione», tale «da far temere una ribellione» (Lugaro, Sostegno, p. 514).
 
1927. Il 2 gennaio viene ricostituita la provincia di Vercelli: del suo territorio entra a far parte, insieme a tutti i comuni appartenenti ai circondari di Biella, Vercelli e Varallo, anche Sostegno (RDL 2 genn. 1927, n. 1; GU 11 gennaio 1927, n. 7). Sostegno si oppone alla proposta, patrocinata dal prefetto di Vercelli, di creare un consorzio di segreteria con il comune di Crevacuore (26 maggio 1927, in Archivio comunale di Sostegno, b. 158).
 
1928. Il 18 febbraio 1928 una delibera del comune di Sostegno (Archivio del comune di Sostegno, s. II, b. 381, fasc. 932) fa istanza perché questa località sia nuovamente aggregata al tribunale di Biella, da cui era stata sottratta nel 1923 (cfr. R.D. del 24 marzo 1923 n. 601, inerente la modifica delle circoscrizioni giudiziarie del Regno, pubblicato sulla G.U. del 19 aprile 1923 n. 92, con annessa tabella che riporta l'elenco delle sedi di corte d'appello, di tribunale, di pretura e relative circoscrizioni) e ad una pretura da istituirsi nel Biellese, anziché al tribunale di Novara ed alla pretura di Varallo Sesia.
Nella delibera comunale si ricorda che in seguito alla soppressione della pretura di Crevacuore il comune di Sostegno è stato aggregato alla pretura di Varallo Sesia e al tribunale di Novara, anziché a quello di Biella cui apparteneva prima della modifica delle circoscrizioni giudiziarie del Regno del 1923; che «questo comune fece sempre parte integrante del Biellese con cui si svolgono la massima parte dei rapporti economici e sociali di questo comune», e quindi «è desiderabile che questo comune venga nuovamente aggregato alla circoscrizione del tribunale di Biella nonché ad una sede mandamentale di Pretura da istituirsi nella zona orientale del Biellese e possibilmente nel comune di Crevacuore».
 
1950. Il prefetto di Vercelli scrive al presidente del consorzio di segreteria per i comuni di Sostegno e Guardabosone (Archivio comunale di Sostegno, b. 158). Viene rilevato che i consorzi di segreteria tra i comuni di Sostegno e Guardabosone e tra quelli di Ailoche, Caprile, e Postua «non rispondono all'esigenze del servizio», perché il primo è composto da comuni notevolmente distanti, e il secondo è oneroso essendo costituito da tre comuni. Si suggerisce pertanto la modifica dei consorzi: uno fra Postua e Guardabosone, uno per Ailoche e Caprile, mentre Sostegno rimarrebbe da solo. Tale soluzione viene attuata con deliberazione del 12 dicembre 1950.
 
1969. Nell'autunno del 1968 il comune di Biella, in conseguenza della "tragica alluvione" che aveva appena colpito la valle Strona, promuove la formazione di un consorzio volontario dei comuni biellesi, di cui dovrebbero far parte tutti i comuni appartenenti all'ex circondario di Biella, avente come fine la "programmazione di aree ecologiche". Il 9 aprile 1969 il prefetto di Vercelli scrive al sindaco di Sostegno, sottolineando che quasi tutti i comuni hanno ormai deliberato in tal senso "ad eccezione di codesto e di qualche altro", e sollecita dunque una decisione. Il 19 maggio 1969 è formalmente istituito il consorzio, del quale fa parte anche Sostegno (Archivio comunale di Sostegno, b. 158).
 
1977. Con delibera del 28 ottobre 1977 il comune di Sostegno fa richiesta di essere aggregato al consorzio della comunità montana Valle Sessera, di cui fanno già parte i comuni di Ailoche, Crevacuore, Caprile, Crevacuore, Guardabosone, Coggiola, Postua, Portula, Pray, Trivero (Archivio comunale di Sostegno, fald. 158, fasc. 437).
 
1992. Il 6 marzo viene istituita la provincia di Biella e Sostegno, che prima rientrava nella provincia di Vercelli, entra a far parte della nuova provincia (DL 6 mar. 1997, n. 248; GU 1 apr. 1992, n. 77).
Mutamenti Territoriali
1652: su richiesta del conte Buronzo, feudatario di Villa del Bosco, il cantone di Casa del Bosco viene aggregato al contado di Villa (si tratta in realtà solo delle 138 giornate di terreni feudali, ma di fatto il conte estenderà la sua giurisdizione su tutto il cantone: documenti in AST, Famiglia Alfieri, b. 163; sulla questione vd. anche sotto, alla v. Descrizione comune).
 
1781: Castelletto Villa, fino a quel momento frazione di Sostegno, diventa comune autonomo (regie patenti del primo giugno 1781). Da uno degli atti della pratica emerge che i particolari del cantone avevano fatto più volte ricorso al re per ottenere l'agognata autonomia: nonostante l'opposizione del comune di Sostegno avevano avuto rassicurazioni in tal senso già nel 1763, anche se la svolta per il raggiungimento dell'obiettivo era stata la nomina ad avvocato generale di un Avogadro di Quaregna, che a quanto pare aveva patrocinato la causa presso il sovrano. Le ragioni a sostegno della richiesta erano «la considerevole distanza di più d'un miglio dal capo luogo», le difficili vie di comunicazione («istrada alpestre, assai disastrosa, e sovvente impraticabile a cagione delle frequenti piene ed innondazioni dei torrenti Giara e Mandarello»), infine la difficoltà di sostenere il peso del mantenimento della parrocchiale di Sostegno, dato che la comunità si assumeva da sola il carico per quella della frazione «che fu già dalla prima divisa pria del 1778» (l'ottenimento della parrocchia risale al 1629: vd. sopra, alla v. Altre presenze ecclesiastiche). L'autonomia ecclesiastica come premessa e legittimazione di quella amministrativa è un dato che si verifica in molti casi coevi e vale anche per Castelletto Villa: i frazionisti chiedono al re «la grazia della smembrazione dal detto luogo di Sostegno dell'accennato cantone, e l'erezione di questo in un separato corpo di comunità essendone già diviso nello spirituale». Per la separazione il cantone si impegna a versare la somma di 3000 lire (AST, Paesi per A e B, m. 33 [Castelletto Villa], doc. 1 del 29 maggio 1781). La posa dei termini confinari fra il comune di Sostegno e quello di Castelletto Villa, già preannunciata all'atto della smembrazione, sarà cominciata solo il 22 agosto 1783 e terminata il 30 settembre 1790. Liti fra le due comunità, in particolare per le regioni Vaigo Gropo e Solivo delle Donne, sono attestate ancora nel 1862 (Lugaro, Sostegno, p. 164). Uno degli effetti dell'autonomia concessa a Castelletto Villa fu la creazione, nel territorio comunale di Sostegno, dell'isola amministrativa di Casa del Bosco.
 
1840: unione a Sostegno del cantone dei Nobili (AST, Paesi per A e B, m. 41 - Sostegno, fasc. 6). Stando a un memoriale del 1841 il cantone dei Nobili, borgata della frazione Casa del Bosco, fu unita a Sostegno in seguito a un decreto dell'intendente di Biella del 12 febbraio 1840. La separazione era dovuta al fatto che i particolari di questa borgata detenevano in origine terre feudali: «i particolari di questo cantone oltre alli beni che posseggono sul confine della comunità, posseggono anche 138 giornate di terreno, che erano state ai medesimi cedute in retrofeudo dal Sig. Marchese di Sostegno Alfieri, ed erano regolati dai medesimi particolari nell'ordine finanziere ed economico»; continua il memoriale «solo dopo il 1827 cominciarono ad essere uniti alla comunità di Sostegno senza alcuna autorizzazione, ma con decreto delli 12 febbraio 1840 n. 3 restarono dichiarati dall'ufficio dell'intendenza di Biella uniti alla comunità medesima».
 
1927-1929. Progetti di riforma delle circoscrizioni comunali di epoca fascista: la soppressione di Sostegno e l'autonomia di Casa del Bosco.
A partire dai primi anni Venti il governo fascista si fece promotore di una profonda revisione delle circoscrizioni a livello provinciale e comunale, che ebbe particolare impulso dopo la promulgazione della legge n. 383 del marzo 1927. Dalla documentazione conservata presso l'archivio di stato di Vercelli (Prefettura, mm. 243, 206), e presso l'archivio centrale dello stato (Ministero dell'Interno, Comuni, Affari per provincia, b. 2038), emerge che il comune di Sostegno venne più volte preso in considerazione in progetti di modificazioni della circoscrizione territoriale (si parla della sua soppressione e aggregazione a Crevacuore), mentre nel 1929 si discute il distacco dal comune di Sostegno della frazione Casa del Bosco, che aveva chiesto di essere aggregata al comune di Roasio. Per queste vicende vedi anche oltre, alla v. Descrizione comune.
Comunanze
Un primo accenno agli alpeggi di Sostegno è nel diploma diretto dall'imperatore Carlo il Grosso alla chiesa di Vercelli, dove si nomina la «cortem Sestinium cum omnibus alpibus et pertinentiis suis» (MGH, Diplomi Ottone III, doc. 54).
Seppur in modo discontinuo e lacunoso, le fonti dei secoli successivi attestano la centralità dei beni comuni - pascoli e boschi - nell'economia della comunità di Sostegno. Nella dedizione al conte di Savoia (a. 1404) la comunità si riserva la nomina dei campari e i proventi delle multe (vd. sopra alla v. Comunità, origine, funzionamento). Nel 1429 una supplica rivolta da Sostegno e da altre comunità del mandamento biellese al duca di Savoia riguarda, fra l'altro, la transumanza. Da marzo a maggio le greggi si trasferiscono dai pascoli montani a quelli di pianura (fra le destinazioni vengono espressamente nominate le località di Santhià, S. Germano, Carisio) e i vercellesi, tanto all'andata quanto al ritorno, sottopongono a pesanti tributi tanto le bestie ovine (3-4 grossi "et ultra" ogni trenta bestie) quanto le altre, per le quali chiedono somme "libito voluntatis" (ASB, Comune, I, b. 12, f. 5).
Dalla fine del Quattrocento sono attestate liti con le comunità contermini relative ai beni comuni. Nel 1447 con le comunità di Lozzolo, e Roasio per la Bramaterra, nel 1585 di nuovo con Lozzolo, nel 1592 con Serravalle, nel 1598 contro gli uomini di Vintebbio per boschi non meglio precisati. Con questa stessa comunità nel 1644 Sostegno pattuisce una "vendita con riscatto" di pascoli, forse recuperati nel 1661 (per questi documenti, di cui rimane solo il regesto in un inventario dell'a. 1871, vd. alla v. Liti territoriali).
Molto di più sappiamo relativamente ad una controversia che nel 1655 oppone Sostegno a Curino. La lite (AST, sez. Riunite, Camera dei Conti, art. 500 - Atti di Comunità contro Comunità, m. 6, fasc. 12) concerne il diritto di pascolo, di far legna e strame in località Piana delle Balme del Granone al confine fra Castelletto Villa e S. Nicolao, cantoni rispettivamente del comune di Sostegno e di quello di Curino, e la sua soluzione è complicata dal fatto che le comunità coinvolte appartengono a dominazioni diverse: quella di Sostegno appartiene al ducato di Savoia, mentre quella di Curino appartiene al principato di Masserano. Come efficacemente sintetizzato nella relazione del podestà di Roasio, incaricato dal duca di prendere informazioni sulla questione, una lite per un pascolo fra due comunità vicine si configurava, data la diversa appartenenza territoriale, come una questione di stato, dato che «si tratta di lasciar pigliar il finaggio da persone di stato forestiere (sic)» (3 dicembre 1655). Dalla supplica inoltrata dalla comunità di Sostegno, veniamo a sapere che la lite si trascinava almeno dal 1650, quando quelli di Curino avevano cominciato ad avanzare pretese sull'area ed erano giunti, «per acquistar magior ragioni», a rimuovere i segni di confine fra le due comunità. A nulla era servito l'arbitrato espresso dai delegati nominati dal duca di Savoia e dal principe di Masserano nell'ottobre del 1653, dopo un'accurata visita in loco. Sostegno, che ne era uscita vincitrice, lamentava che gli uomini di Curino non avevano mai smesso di avanzare pretese sul pascolo, e anzi avevano violato le direttive impartite dai delegati, che avevano imposto a ciascuna parte che, nell'attesa di una soluzione della disputa, «ciascuno stesse nel suo». A forza di ripicche si era giunti, nell'autunno del 1655, a vere e proprie rappresaglie armate. Tre gli episodi citati dalle testimonianze raccolte dagli ufficiali sabaudi (dunque a favore di Castelletto): i più gravi, perché vi erano stati feriti d'arma da fuoco, erano quelli del 4 agosto e del 16 novembre 1655. Il 4 agosto 1655 Ubertino di Donna detto Balada di Castelletto si era recato, con altri dello stesso cantone, a raccogliere strame «per tender le bestie» alla Piana delle Balme del Granone. Lì incontrano due del cantone di S. Nicolao di Curino, armati di archibugio, i quali ingiungono loro di andarsene in quanto sono sul territorio di Curino («o becchi fotutti lasciate quel strame perché gli è nel nostro»), e poi, raggiunti da altri di S. Nicolao sempre armati di archibugio e pistole, si mettono a sparare colpendo Ubertino alla schiena (si allega dichiarazione del medico sulla gravità della ferita). Solo grazie all'intervento di alcuni compaesani, attirati dagli spari, Ubertino e compari riescono a sottrarsi alla furia dei curinesi, «altrimenti ne amazavano tutti tre». Dopo questo episodio dev'essersi stabilito di procedere alla ridefizione dei confini e dei diritti sulla zona a mano armata: chiunque delle due comunità vada a raccoglier legna o strame, lo fa accompagnato da compaesani armati. La tensione che accompagna questo stato di cose non poteva che sfociare in un nuovo scontro, il che avviene il 16 novembre 1655. Secondo le testimonianze di parte sabauda gli abitanti del cantone di S. Nicolao (un centinaio e più), fra i quali il parroco del luogo, si erano recati nel pascolo («nella comuna del detto locho») armati di tutto punto con archibugi "a fucille" (cioè a pietra focaia), e mentre le donne e i bambini raccoglievano bosco e strame gli uomini stavano di guardia, scagliando invettive contro gli abitanti di Castelletto («o bechi fotutti di Casteletto venette qua, hora è il tempo se volette venir a pigliare il boscho e strame che ve ne anche per voi altri») e contro i Savoia («viva Spagna, viva Spagna con la valle di Luserna»). A dar man forte a quelli di Castelletto erano subito giunti quelli di Sostegno, che avevano portato cibo, bevande e un buon numero di archibugi: tutti si erano portati in prossimità del pascolo, e mentre stavano di guardia mangiando e bevendo gridavano «Viva Savoia, viva Savoia» all'indirizzo di quelli di Curino. Ne era nata una sparatoria, durante la quale era rimasto ferito uno di Sostegno, e poi una vera battaglia dove quelli di Sostegno e Castelletto erano riusciti a mettere in fuga gli avversari rincorrendoli sino alla chiesa di S. Nicolao. Non abbiamo informazioni circa l'esito del processo che si aprì a carico dei curinesi.
Nel Settecento e nell'Ottocento si assiste alla progressiva privatizzazione dei beni comuni.
Una relazione della metà del XVIII secolo, dal titolo "Notizie del luogo e feudo di Sostegno nella provincia di Biella", si sofferma fra l'altro sulla difficoltà di conoscere precisamente natura e destinazione delle giornate di terreno del territorio comunale, e in particolare non si sa a quanto ammontino i boschi «sparsi e contenuti in dette montagne» e le colline comunali, perché «catastrate con estimo immaginario senza misura» (AST, Archivi privati, famiglia Alfieri, b. 163). Sappiamo che a questa data una parte consistente dei beni comunali era stata parcellizzata e data a privati. La progressiva dispersione dei beni comunali è ricostruita nelle sue fasi principali da una lunga lite che nell'Ottocento contrappose Sostegno e Casa del Bosco (documenti in AST, Paesi per A e B, m. 41 - Sostegno, fasc. 3 e 6). Da un ricorso presentato il 30 gennaio 1841 dal parroco e dal consigliere Eusebio Capellazzi, unico rappresentante del cantone di Casa del Bosco nel consiglio comunale di Sostegno, emerge che in seguito alle regie patenti del 29 luglio 1713 la comunità aveva proceduto alla divisione dei beni comuni fra i capifamiglia del luogo (atti del 20 novembre 1713 e 1 aprile 1718). Tali atti prevedevano espressamente che il comune avrebbe mantenuto la proprietà delle terre, e i destinatari dei lotti ne avrebbero avuto solo l'usufrutto, col divieto assoluto di venderle a forestieri o a locali (anche lo scambio, ammesso, di terreni fra particolari dello stesso luogo avrebbe comunque dovuto essere sottoposto al vaglio e ottenere l'assenso della comunità); inoltre si faceva divieto di cedere bosco e strame ai forestieri. Queste norme erano state rispettate sino alla fine del governo francese, mentre successivamente furono ampiamente disattese: i terreni comuni vennero in alcuni casi venduti, in altri affittati ai forestieri, e cioè a persone di Lozzolo, Villa del Bosco, Castelletto Villa, Vintebbio, Piane di Serravalle, Romagnano, Grignasco, Gattinara e Roasio. Altri beni comuni vennero acquistati, sempre contro la legge, dai "terrieri" dello stesso luogo di Sostegno. Nel 1822 venne effettuato un censimento dei boschi esistenti nel comune in adempimento dell'art. 14 del regolamento annesso alle Regie patenti del 15 ottobre 1822, con «i nomi dei possessori dei boschi, la regione dei medesimi, numero cadastrale, superficie, epoca dell'ultimo taglio e altre osservazioni» (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253). Fu forse in seguito a questa operazione, che aveva riacceso l'attenzione sui beni comunali, che nel 1825 alcuni particolari di Casa del Bosco ("della parrocchia di S. Caterina", si definiscono nell'atto) fanno ricorso all'intendente della provincia di Vercelli perché ponga rimedio alle illecite privatizzazioni compiute in passato, ma il decreto dell'intendente del 9 agosto 1825, con il quale si ordinava al comune di Sostegno di predisporre l'elenco delle alienazioni in vista del recupero, non ha alcun seguito. Il comune di Sostegno apre anzi un procedimento contro i particolari di Casa del Bosco, che risulta in atto nel settembre del 1825 presso il tribunale di Vercelli, sostenendo che non possono vantare alcun diritto sui beni comunali perché all'epoca della divisione (1713-18) Casa del Bosco non faceva parte di Sostegno (a quella data infatti Casa del Bosco era sottoposta alla giurisdizione di Villa: vd. sotto alla v. Descrizione comune). Nel ricorso presentato «dai migliori possidenti di Casa del Bosco, cantone di Sostegno, Provincia di Vercelli», si sostiene che quelli di Casa del Bosco hanno «sempre per lo passato pascolati i loro bestiami nei beni comuni con Sostegno», e ricordando «il diritto che loro compete a mente del capo 6 dell'atto 20 novembre 1713 di Divisione dei comuni stipulato con Sovrana delegazione del 29 luglio 1713» implorano «la continuazione del pascolo di cui si tratta, sospeso intanto ogni procedimento giuridico in loro odio» (AST, Paesi per A e B, m. 41 - Sostegno, fasc. 3).
Nel 1839 i particolari di Casa del Bosco fanno un secondo ricorso contro Sostegno, questa volta all'intendente di Biella (nel 1836 Sostegno era passata, con tutto il mandamento di Crevacuore, a questa provincia: vedi sopra, v. Mutamenti di distrettuazione, sotto l'a. 1836), ma anche questa volta il decreto d'ingiunzione (28 febbraio 1840) non ebbe alcun seguito. Fu predisposto dai ricorrenti un memoriale nel quale si segnalava la depauperazione dei beni comuni ad opera dei forestieri («i detti beni […] delabrati per motivo dei forestieri, per cui si portò una scarsezza di strame e bosco nella comunità, e si estirparono per fin le radici degli alberi e dello strame in certi colli, che una volta sì belli e floridi per strame e bosco ora sono ghiaie nude e dirupati ciglioni»), e si accusava il consiglio comunale di Sostegno di non dare seguito alle direttive dell'intendente per mero interesse personale: «i più delli amministratori […] sono essi stessi possessori di vaste partite di questi beni, che hanno comperato o dai terrieri o dai forestieri», ne deriva «che la gran parte, e la parte più buona di questi beni comunali sono in mano di pochi, i quali si vanno succedendo nell'amministrazione della pubblica cosa». Il parroco e il consigliere segnalano inoltre che «tale trascuraggine, assai dannosa al pubblico, proveniva dall'essere i più delli amministratori stretti in parentela vietata dalla legge», e che «nell'amministrazione comunale di Sostegno i membri sono zii e nipoti, cognati e cugini, possessori di vaste partite dei beni comunali», da cui estraggono «chi cinquecento, chi ottocento, chi mille e più franchi all'anno» (il sindaco è nipote del segretario; Paolo Ferraris e tale Bogetti, consiglieri del comune e proprietari di beni comunali, sono rispettivamente cognato e consanguineo del segretario; un altro consigliere è zio del sindaco; il vicesindaco è cugino primo del consigliere Ferraris). Secondo lo stesso memoriale, il danno apportato alle finanze locali dallo sconsiderato agire dell'amministrazione comunale assomma a 75.000 franchi per i soli anni 1825-40, che è quanto si sarebbe ricavato dal recupero dei terreni comuni e dal loro affitto, mentre il comune ricava al momento circa 2-300 franchi. La conclusione amara dei due ricorrenti è che, fra un ricorso e l'altro e le lungaggini più o meno lecite della burocrazia (si lascia intendere un qualche accordo fra l'intendente di Biella e il comune di Sostegno per ritardare il proseguo della pratica), «scorre il tempo, tosti passeranno li trenta anni di loro possesso come acquisitori, e così si appiglieranno alla prescrizione, e quei beni che sono ora per diritto il patrimonio di trecento circa famiglie di cui è composta questa comunità, saranno in mano di una ventina o trentina d'individui».
Dallo scambio di pareri a livello centrale, emerge che di fronte alla complessità della situazione le soluzioni prospettate erano sostanzialmente due: o invitare il comune di Sostegno a perseguire il recupero con una causa in tribunale, che avrebbe provocato un'infinità di malumori e molte spese che l'amministrazione non poteva permettersi, oppure addivenire a una transazione. Nel 1841 l'intendente di Biella propugna fortemente questa seconda ipotesi, suggerendo di attivare affitti di durata novennale con gli usurpatori, e di estendere il pagamento del canone, seppur significativamente ridotto, anche a coloro che detenevano i beni in modo legale sulla base della spartizione del 1713. Per quanto riguarda gli abitanti di Casa del Bosco, che aveva proposto di mettere i beni all'incanto e si era dichiarata disponibile ad offrire una considerevole somma, l'intendente è del parere che data la decisa opposizione di Sostegno non si debba assecondare questa linea. Documentazione complementare a questa controversia è in Archivio Comunale di Sostegno, fald. 66. Un grosso registro, intitolato "Stato delle colline spettanti alla comunità di Sostegno, e dai particolari alienate contro il patto dell'assegnamento loro fatto" fu terminato il 12 dicembre 1840 e contiene l'elenco di tutte le alienazioni indebite di beni comuni effettuate tra l'ultimo decennio del Settecento e gli anni '30 dell'Ottocento: fra le "regioni" in cui sono collocate le pezze illecitamente alienate vi sono Vaigogrosso, Cavalla, Borgo, Bramaterra, Auricetto, Fossalrignolo, Vallone alla Moglia, Ortino de' Cattivi, Rantina, Frascheja, Solivazzo, Fossal dell'asino, Cugnamezzano, Piacerro, Banchette, Fossal Grignolo, Fossal dell'Ossà, Fossal Grande, Vangignetto, Bonda della Gora, Gallinella, Banda della ginestra, Cancelliera, Valfinale, Gora, Cattà, Macerro. Secondo una memoria del 1842, frutto della misurazione complessiva da parte dell'intendenza di Biella di tutti i lotti «nei quali furono anticamente divise le colline comunali» il totale ascende a 66.966 tavole (circa 254 ettari, calcolando che una tavola corrisponde a circa 38 m2).
Un ultimo documento significativo sui beni comunali di Sostegno si trova nell'Archivio sulla Liquidazione degli Usi Civici (CLUC, fascicolo 64). Con decreto del 20 maggio 1940 si chiude la procedura per la liquidazione degli usi civici di Sostegno. La relazione del geometra Attilio Della Vecchia – perito istruttore – segnala la presenza sul territorio comunale di circa 10 ettari (la misura precisa è 10 ht, 23 are, 37 centiare), di terreni «di originaria appartenenza al demanio comunale, utilizzabili esclusivamente come boschi e pascoli permanenti», sui quali presentemente la popolazione non esercita alcun uso civico e che dunque rimarranno tali (i terreni sono situati nelle regioni Pianezza, Vallemerlo, La Foresta, Strusa, Valle borgo, Valnava, Granarola, Cuggiola, Traversagna, Franchera, Gallina, Fossal Grignolo, Fornace, Arbarei, Bosco delle Donne, Topia). Per il resto non esistono nel comune di Sostegno terreni di proprietà privata gravati di uso civico, né terreni comunali occupati da privati. Una precedente relazione del podestà di Sostegno (1925-1934) allude alla presenza di porzioni di terreno del comune avute in enfiteusi da famiglie che hanno gradualmente trasformato gli incolti in colture pagando al comune un canone annuo. Tuttavia si specifica la mancanza di un catasto ordinato del comune che permetta una verifica dei dati.
Liti Territoriali
Si riportano qui di seguito tutte le attestazioni reperite nelle fonti e nella bibliografia relative a controversie e liti di natura territoriale in senso lato (liti confinarie, relative alla giurisdizione etc.).
 
1429. La comunità di Sostegno, insieme ad altre comunità del mandamento biellese, inoltra supplica al duca di Savoia perché li liberi dai pedaggi cui sono sottoposti dai vercellesi, i quali impongono dazi tanto sul trasporto delle merci, quanto sul passaggio delle greggi dai pascoli montani a quelli di pianura e viceversa (ASBI, Comune, b. 12, fasc. 5).
 
1447. Di questo documento è rimasto solo un regesto, contenuto in un inventario dell'archivio comunale del 1871, che parla di una transazione fra le comunità di Sostegno, Lozzolo, e Roasio per la Bramaterra (zona situata fra Casa del Bosco e Lozzolo), dell'8 novembre 1447 (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; Lugaro, Sostegno, p. 501).
 
1522. Indulto concesso agli uomini di Sostegno rei di tumulto contro gli ufficiali sabaudi di Biella (AST, Protocolli camerali, 155, f. 135)
 
1585. Il comune di Sostegno viene «accusato d'aver fatto disordini sulle fini di Lozzolo, con abbruciamento di legna, sparo di archibugiate, e li abitanti di detto comune inseguiti con minaccia di incendio delle loro case». In seguito all'accusa, mossa dal fisco ducale, gli uomini di Sostegno sono condannati a pena pecuniaria in quanto contumaci (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253).
 
1592, luglio 16: Sostegno e Serravalle giungono a compromesso in riferimento ai confini fra i due comuni (di questa lite rimane solo il regesto nell'inventario del 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253: "transazione con capitoli fatta fra le comunità di Sostegno e Serravalle delle loro Comune e termini piantati").
 
1598. Atti della comunità di Sostegno contro gli uomini di Vintebbio per la difesa dei boschi (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253).
 
1616. Lite della comunità di Sostegno contro la comunità di Trivero (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253).
 
1622, novembre 14: Ricorso del comune di Sostegno per ottenere licenza di macinare il grano a Crevacuore in deroga all'editto che impediva l'estrazione dei grani dai territori sabaudi (AST, Paesi A e B, m. 41 (Sostegno), fasc. 1). Ancora nel 1871 nell'archivio comunale (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253) si conservavano analoghe concessioni, con esplicito riferimento al mulino del cantone di Azoglio di Crevacuore, sotto gli anni 1630, 1669, 1675, 1703, 1714. Le licenze si accompagnavano all'ordine agli esattori del dazio di Crevacuore o di Azeglio (fraz. di Crevacuore) di rilasciare gratuitamente a quelli di Sostegno le bollette per le consegne dei grani che si conducevano a macinare (Lugaro, Sostegno, p. 503). Analoga esenzione dai dazi è concessa, sotto l'anno 1733, a quelli di Sostegno per il trasporto dalla pianura vercellese del riso «da loro guadagnato per aratura» (ibid.).
 
1655: lite fra la comunità di S. Nicolao (cantone di Curino) e quella di Castelletto Villa (cantone di Sostegno) a proposito dei diritti di pascolo, legna e strame in località Piana delle Balme del Granone (AST, sez. Riunite, Camera dei Conti, art. 500 - Atti di Comunità contro Comunità, m. 6, fasc. 12, a. 1655; su questo episodio: Barale, Curino, pp. 225-29, e Lugaro, Sostegno, p. 164). Per i particolari su questa vicenda vd. sopra, alla v. Comunanze.
 
1685. Decreto del duca di Savoia del 4 aprile con cui si inibisce molestia alla comunità di Sostegno per il tenimento boschivo "Cavalla" (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253).
 
1718. Lite della comunità di Sostegno contro i particolari di Casa del Bosco (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253). E' forse legato a questa controversia un documento del 1719 con la quale la comunità di Villa dichiara su richiesta di Sostegno di non avere alcuna giurisdizione su Casa del Bosco (AST, Fam Alfieri, b. 164, doc.). Per i particolari di questa vicenda vedi sotto, alla v. Descrizione comune.
 
1723. Lite fra alcuni particolari di Sostegno (abitatori del cantone di Asei) e gli abitanti del cantone di Castelletto, a proposito di un nuovo mulino che questi ultimi vogliono costruire a danno del vecchio mulino di Asei (AST, Archivi privati, famiglia Alfieri, b. 163, informativa del 9 giugno 1723).
 
1728. Supplica del comune e uomini di Sostegno contro gli abusi del parroco del luogo (Lugaro, Sostegno, p. 503).
 
1737. Decreto del 22 maggio 1737 con cui si impedisce alla comunità di Lozzolo «di far soldati in suo scarico nella frazione di Casa del Bosco di questo comune» (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253; Lugaro, Sostegno, p. 503).
 
1753-82. Lite della comunità di Sostegno contro i particolari e la comunità di Castelletto Villa (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253).
 
1754. I Nobili di Casa del Bosco contestano le pretese di Cesare Giustiniano Alfieri, marchese di Sostegno, citando a difesa dei loro diritti l'investitura concessagli dal conte di Buronzo il 21 ottobre 1652 (memoria dal titolo "Difficoltà eccitatesi da Nobili di Casa del Bosco intorno all'investitura", in AST, Fam. Alfieri, b. 163).
 
1754 ca. La comunità di Sostegno si oppone alle richieste di Cesare Giustiniano Alfieri, secondo il quale la comunità aveva pregiudicato i diritti del feudo per quanto riguarda il castello o meglio il sito d'esso (a questa data del castello esisteva solo qualche resto murario), i forni, i mulini, i bandi campestri (memoria dal titolo "Per il signor marchese di Sostegno contro la comunità di Sostegno", in AST, Fam. Alfieri, b. 163). La transazione risale al 16 gennaio 1755, come risulta da una memoria che prende in esame le varie prerogative della comunità, e i documenti sui quali poggiano (il più antico è la dedizione ai Savoia del 1404).
 
1825-1842: controversia fra Sostegno e Casa del Bosco sul recupero dei beni comunali ("colline di Sostegno": AST, Paesi per A e B, m. 41 - Sostegno, fasc. 3 e 6). Contenuti e sviluppo di questa lite sono trattati sopra, alla v. Comunanze.
 
1838-40: lite fra Sostegno e la frazione di Casa del Bosco (AST, Paesi per A e B, m. 41 - Sostegno, fasc. 5).
 
1862: lite fra il comune di Sostegno e quello di Castelletto Villa per le regioni Vaigo Gropo e Solivo delle Donne (Lugaro, Sostegno, p. 164).
 
1868. Lite tra il comune di Sostegno e quello di Crevacuore per il tenimento Salaroli (regesto in inventario dell'a. 1871 in Archivio comunale di Sostegno, s. I, fald. 67, un. 253).
 
1875: il comune di Sostegno prospetta la costruzione di una nuova strada che sostituisca quella che anticamente conduceva alle frazioni di Villa del Bosco e a Castelletto Villa (strada detta dello Zucchero). Sorgono controversie con Castelletto Villa, che nel 1781 era divenuto comune autonomo, in merito alla ripartizione delle spese per la nuova strada. (Lugaro, Sostegno, pp. 164, 172-175).
Fonti
Archivio comunale di Sostegno
L'ultimo inventario risale al 2008, ed è conseguenza di un riordinamento effettuato in quell'anno con il contributo della Regione Piemonte a cura di Rossella Ratto e Sabrina Contini (l'inventario in formato pdf viene fornito dal comune agli studiosi che ne fanno richiesta). Precedentemente (a. 1993) era stato redatto un inventario sommario a cura di Teresio Gamaccio (ASBi, Inv. n. 22). Un'articolata descrizione, aggiornata all'anno 2006, del contenuto dell'archivio comunale, con accenni ai danneggiamenti subiti durante il governo francese e alla fine della seconda guerra mondiale, è in Lugaro, Sostegno, pp. 500-506.
 
Attualmente l'archivio "storico" contiene documenti a partire dal XVII secolo (articolati in due serie: la prima raccoglie i documenti dal 1690 fino al 1898, la seconda i documenti dal 1899 fino al 1987). Fino al XIX secolo esistevano nell'archivio comunale documenti più antichi, fra cui 36 pergamene anteriori al Cinquecento, che furono prelevati da Quintino Sella alla fine dell'Ottocento, probabilmente con l'intento di inserirli nel costituendo Archivio Storico del Biellese (vd. Lugaro, Sostegno, pp. 500-501; sull'intervento di Quintino Sella: Negro, Fra riordinamento e reinvenzione); rimasero inizialmente a casa del fratello Venanzio, e non risulta siano state fra le pergamene che quest'ultimo consegnò, fra gli anni '20 e gli anni '40 del Novecento, all'archivio storico della città di Biella (nel suo libro, edito nel 2006, Lugaro dichiara che sono «non più rintracciabili»). Regesti, da utilizzare con cautela, su questa parte antica dell'archivio comunale sono contenuti in un inventario redatto nel 1871 dal geometra Filiberto Bozino con sistema misto cronologico e per materia, conservato in uno dei faldoni dell'archivio comunale di Sostegno (s. I, fald. 67, unità 253, "Inventaro generale degli Atti, Registri, Titoli e carte depositati nell'archivio comunale"). La prefazione a tale inventario, di cui si riporta uno stralcio, inquadra in modo significativo finalità e contesto dell'operazione:
 
«Colla conservazione delle carte, si conserva la storia dei Municipii ed il loro patrimonio. Alla conservazione delle carte, è indispensabile, oltre ad un luogo opportuno, ove riporle, un esatto inventaro delle medesime. Reforma norma a tale riguardo ci offre la legge comunale. Il descrivere successivamente gli uni agli altri, carte, titoli e registri, senza distinzione alcuna, arrecherebbe senza dubbio non poca confusione e tardanza nel ricercercamento. Si è ad ovviare questi inconvenienti che si stimò opportuno all'uopo il dividere questo inventaro in quattro serie che rispettivamente comprendono: la prima tutti i titoli anteriori all'invasione francese cioè dall'anno 1112 al 1800; la seconda durante l'invasione stessa cioè dal 1800 al 1814; la terza dal fine della invasione suddetta alla proclamazione del regno d'Italia, cioè dall'anno 1814 al 1861; e la quarta tutti i titoli dopo la costituzione del Regno d'Italia. Le materie si ordinarono secondo la loro importanza e gli oggetti diversi di servizio cui si riferiscono e si classificarono in altrettanti volumi, con ordine progressivo, che terminano colla serie. Ogni volume si suddivise in altrettanti fascicoli, in modo ad essere né troppo piccoli, né troppo voluminosi»
 
Ai fini del presente lavoro si segnalano come di particolare interesse i seguenti documenti:
- s. I, fald. 67, unità 253: Inventario del contenuto dell'archivio comunale del 1871 (contiene regesti di documenti attualmente non più reperibili).
- s. I, fald. 66, unità 246-248 (per i beni comunali, documenti su perizie, affitti, usi privati e liti in merito alle colline comunali negli aa. 1840 - 1860)
- s. I, fald. 158, unità 433, 437 (contiene notizie secc. XIX-XX in merito allo stato del comune e sua aggregazione alla comunità montana Valle Sessera e Biellese).
- pretura: fald. 381, unità 932 (a. 1928 aggregazione di Sostegno al tribunale di Biella).
- catasto: fald. 1, unità 1 (catasto 1789).
 
Archivio di Stato di Torino
AST, Archivi privati, Famiglia Alfieri, mm. 163-64 (feudo di Sostegno) [Inventario n. 182].
AST, Provincia di Biella, mm. 7 (Villa del Bosco), 9 (Moncrivello).
AST, Provincia di Vercelli, m. 31 (Roasio).
AST, Paesi per A e B, mm. 16 (Roasio), 33 (Castelletto Villa), 41 (Sostegno).
AST, sez. Riunite, art. 500, Comunità contro comunità, m. 6.
 
Archivio degli Usi Civici
CLUC, fascicolo 64, Sostegno (BI): Decreto del 20 maggio 1940 in  merito alla chiusura delle procedura per la liquidazione degli usi civici di Sostegno.
Bibliografia
Fonti edite:
Acta Reginae Montis Oropae, a cura di G. Ferraris, D. Arnoldi, P. Torrione, 3 voll., Biella, 1945-1999 (I, Biella, 1945; II, Biella, 1948; III, Biella, 1999).
 
D. Arnoldi, Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, Pinerolo 1912.
 
I Libri Iurium duecenteschi del comune di Vercelli, vol. II: Il Libro degli Acquisti, a cura di A. Olivieri, Roma, 2009.
 
Studi:
A. Barbero, Signorie e comunità rurali nel Vercellese fra crisi del Districtus cittadino e nascita dello stato principesco, in Vercelli nel secolo XIV. Atti del quinto congresso storico vercellese, Vercelli 28-29-30 novembre 2008, a cura di A. Barbero – R. Comba, Vercelli 2010, pp. 411- 510.
 
G. Casalis, Dizionario geografico storico - statistico - commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna, vol. 4 (Castelletto Villa), Torino 1837.
 
G. Casalis, Dizionario geografico storico - statistico - commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna, vol. 20 (Sostegno), Torino 1850.
 
G. Casalis, Dizionario geografico storico - statistico - commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna, vol. 25 (Villa del Bosco), Torino 1854.
 
F. Cengarle, Il distretto fiscale di Vercelli sotto Gian Galeazzo Visconti (1378-1402): una proposta di cartografia informatica, in Vercelli nel secolo XIV. Atti del quinto congresso storico vercellese, a cura di A. Barbero e R. Comba, Vercelli, 2010 (Biblioteca della Società Storica Vercellese), pp. 377-410.
 
F. Guasco, Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia, vol. IV, Pinerolo 1911 (BSSS 57)
 
D. Lebole, Storia della chiesa biellese. Le pievi di Puliaco II, Gifflenga, Santhià, Ivrea, Naula, Biella 1980.
 
G. Lugaro, Sostegno. Antico paese del biellese orientale, Vercelli 2006.
 
F. Negro, "Et sic foret una magna confuxio": le ville a giurisdizione mista nel Vercellese dal XIII al XV secolo, in Vercelli fra Tre e Quattrocento. Atti del sesto congresso storico vercellese (Vercelli 22-24 novembre 2013), a cura di A. Barbero, Vercelli 2014, pp. 401-77.
 
R. Orsenigo, Vercelli sacra, Vercelli 1922.
Descrizione Comune
Sostegno compare nei diplomi imperiali alla chiesa di Vercelli del IX secolo, e risulta far parte della signoria vescovile almeno fino all'XI secolo (v. Toponimo storico, e Dipendenza medioevo). Nei secoli successivi le attestazioni documentarie, sempre di matrice ecclesiastica, si limitano per lo più agli enti religiosi: la chiesa di S. Emiliano, già attestata nel XII secolo, e poi la parrocchia di S. Lorenzo con le sue dipendenze (v. Altre presenze ecclesiastiche). Alla metà del XIV secolo risale la prima attestazione dei consoli, ma è dall'inizio del Quattrocento che cominciano a farsi più consistenti le notizie sulla comunità. Nel 1404 Sostegno, che fino ad allora risulta sottoposta alla giurisdizione della città di Vercelli, fa dedizione ai Savoia, manifestando una notevole capacità contrattuale che manterrà anche quando, a partire dal Cinquecento, comincia ad essere infeudata (v. Comunità, origine, funzionamento, e Feudo). La centralità dei beni comuni è un dato sul quale abbiamo diversi indizi, dalle liti confinarie con le comunità di Roasio, Lozzolo e Curino (v. Liti territoriali, aa. 1447, 1585, 1655; v. Comunanze), alle clausole inserite nei patti con i poteri superiori: ad esempio gli accordi con Carlo Emanuele Scaglia del 1619 prevedono che il signore «non si dovrà intromettere nei pascoli, boschi, e alpeggi comuni, né nei redditi da essi derivanti» (v. Comunità, origine e funzionamento). Nel secolo successivo comincia il processo di privatizzazione dei beni comuni, prima frazionati e divisi fra gli abitanti, poi venduti anche a forestieri: nonostante l'elevato numero di catasti effettuati soprattutto a partire dal Seicento (v. Catasti), riemerge periodicamente nelle fonti l'assenza di una precisa conoscenza dell'estensione di questi beni, tanto che in una memoria di metà Settecento si dice che sono accatastati «con estimo immaginario senza misura» (v. Comunanze). Molti di questi beni furono messi a coltura e trasformati in vigne - ancor oggi il prodotto di punta nell'economia locale - ma stando a una delle tante controversie tra Sostegno e Casa del Bosco  i terreni della frazione - «fior di vigneti fruttanti centinaia di brente di vino ad ogni singolo proprietario» - erano invece registrati a catasto come gerbidi e castagneti (Mutamenti territoriali, aa. 1927-1929).
Rimandando alle voci corrispondenti per gli approfondimenti su queste vicende, proveremo ora a fornire qualche chiave di lettura sulla storia del comune e la formazione del suo territorio. Due sono, a mio avviso, gli elementi che emergono con più forza dai dati raccolti nelle varie voci della scheda:
1. l'area del comune di Sostegno si caratterizza storicamente per essere zona di confine fra dominazioni diverse, elemento che mutatis mutandis la contraddistingue ancora oggi.
2. la definizione del territorio comunale è passata in primo luogo dal rapporto, spesso conflittuale, fra il nucleo principale di Sostegno e le sue frazioni.
 
1. Sostegno, terra di confini.
Se osserviamo la cartina della provincia di Biella, notiamo che l'andamento del confine presenta un'unica vistosa irregolarità nella zona orientale, precisamente nell'area dove insiste il comune di Sostegno (Carta dei confini comunali: http://cartografia.provincia.biella.it). Qui il confine disegna una sorta di "s" schiacciata: l'ansa superiore appartiene alla provincia di Vercelli, e corrisponde al territorio di Castelletto Villa, isola amministrativa del comune di Roasio, mentre l'ansa inferiore appartiene alla provincia di Biella e comprende, nell'ordine, il territorio del comune di Villa del Bosco, quello di Casa del Bosco (isola amministrativa di Sostegno), e infine quello di Orbello (isola amministrativa di Villa del Bosco). L'intrico creato dalle tre isole amministrative si fa palpabile percorrendo la strada che da Sostegno, passando per Casa del Bosco, conduce a Roasio: nell'arco di una decina scarsa di chilometri si attraversano tre volte i confini provinciali e cinque confini comunali (Sostegno BI; Roasio-isola amministrativa VC; Villa del Bosco BI; Sostegno-isola amministrativa BI; Villa del Bosco-isola amministrativa BI; Roasio VC). Sostegno, pur appartenendo alla provincia di Biella, non fa parte della diocesi di questa città ma fa capo alla diocesi di Vercelli (come altri comuni della zona orientale della provincia: Caprile, Ailoche, Curino, Villa del Bosco, Masserano, Brusnengo e Castelletto Cervo, cfr. scheda Biella, alla v. Diocesi).
L'essere terra "di confine" - ma il termine andrebbe declinato al plurale, dato che sull'area insistono tanto i confini della distrettuazione pubblica quanto quelli, altrettanto problematici, dei territori comunali - riemerge periodicamente nel rapporto con i poteri superiori. Già nella dedizione ai Savoia del 1404 alcune clausole rimandano precisamente a questa condizione, all'epoca dovuta alla prossimità dei domini viscontei (sopra, v. Comunità, origine, funzionamento); successivamente vediamo la comunità destinataria di concessioni particolari per poter macinare il grano nel confinante comune di Crevacuore, appartenente al principato dei Fieschi e dunque formalmente in stato estero (con attestazioni aa.1622-1733, sopra, v. Comunità, origine, funzionamento, e Liti territoriali). E ancora la lite fra Sostegno e Curino del 1655 nasce come una banale lite confinaria fra due comunità, ma dato che la prima appartiene ai domini sabaudi e la seconda al principato dei Fieschi si trasforma presto in una questione di stato, perché «si tratta di lasciar pigliar il finaggio da persone di stato forestiere» (sopra, v. Comunanze).
Su questa base si innesta un'ulteriore difficoltà interpretativa, che abbiamo voluto sintetizzare già all'inizio della scheda attribuendo la località tanto all'area storica del Biellese quanto a quella del Vercellese (cfr. sopra, v. Area storica). Come emerge dai dati elencati nelle v. Dipendenza medioevo e Mutamenti di distrettuazione si tratta di un'ambivalenza che ha le sue radici nel Medioevo. L'affermarsi della dominazione sabauda nel vercellese alla fine del Trecento determina una riorganizzazione delle circoscrizioni attive nell'area: i Savoia non possiedono la città di Vercelli, che è rimasta in mano viscontea, e Biella coglie l'occasione per candidarsi quale naturale capoluogo delle terre che mano a mano decidono di darsi ai nuovi signori (Negro, Et sic foret una magna confuxio, pp. 439-40). E' così che Sostegno entra a far parte del mandamento biellese, ma la località rimarrà sempre all'estremo margine dell'area di egemonia instaurata dal centro prealpino, e dunque nella necessità di tutelare interessi e rapporti con entrambi i versanti territoriali. Già nell'atto di dedizione del 1404 la richiesta di far capo al podestà di Biella si contempera con il mantenimento delle libertà e franchigie godute «dum regebantur per comunitatem Vercellarum» e - significativamente - con la possibilità di continuare ad usare le unità di misura vercellesi, spia della direzione in cui si volgevano gli interessi commerciali della comunità. Nei secoli successivi vediamo spesso riproporsi questa duplice appartenenza: così nel 1429, quando Vercelli è diventata parte dei domini sabaudi e chiede la riattribuzione delle comunità che in passato facevano parte del suo distretto, Sostegno per un verso rimarca la sua volontà di far parte del mandamento biellese, e dall'altra chiede che siano mantenute le franchigie sui dazi per i beni trasportati sul territorio vercellese (v. Liti territoriali, a. 1429). Il rapporto con Biella subisce un progressivo deterioramento a partire dal Cinquecento: nel 1522 abbiamo notizia di una rivolta della comunità contro gli ufficiali biellesi (v. Liti territoriali, ad annum), e un secolo dopo, quando la comunità viene infeudata all'esponente di un'importante famiglia biellese, Carlo Emanuele Scaglia, pone la condizione di essere sottratta da qualunque giurisdizione degli ufficiali sabaudi di Biella: «estraendolo et levandolo affatto da quello de ministri, ufficiali et uomini di Biella, Biellese et altri luoghi, senza che vi resti più communicanza alcuna di che sorte si sia con essi, né che possino prettendere di farlo contribuire o concorrer per qualsivogli carigo ordinario o straordinario, capo o causa etiandio grave, militare o di qualunque sorte pensata […] come se mai esso luogo di Sostegno fosse loro stato unito, aggregato, sottoposto et congionto» (v. Feudo, a. 1614-19).
Nonostante la perentorietà di queste dichiarazioni, nei secoli successivi Sostegno continua ad oscillare fra i due centri, il che trova una ragion d'essere strutturale nella posizione geografica della località: Sostegno dista una trentina di chilometri da Biella e oltre quaranta da Vercelli, ma come recita una memoria di metà Settecento «per l'una o per l'altra città v'è puoca differenza di strada, in questo però che per Vercelli la strada è più comoda che per Biella» (vd. Appendice documentaria, documento 6). Così già nel 1626 Sostegno risulta fra i sessantacinque comuni appartenenti alla neonata provincia di Biella, nel 1799 appartiene al circondario di Vercelli, nel 1836 passa nuovamente alla provincia di Biella (soppressa nel 1859), nel 1927 entra a far parte della provincia di Vercelli, nel 1928 il comune chiede di essere nuovamente aggregato al tribunale di Biella, da cui era stato sottratto nel 1923, e contestualmente dichiara che «questo comune fece sempre parte integrante del Biellese con cui si svolgono la massima parte dei rapporti economici e sociali di questo comune» (vd. sopra, v. Mutamenti di distrettuazione). Nel 1992 Sostegno entra a far parte della ricostituita provincia di Biella.
 
2. Sostegno e le sue frazioni
L'attuale configurazione territoriale - con un nucleo principale, comprendente Sostegno e la frazione di Asei, e un secondo a sé stante con la frazione di Casa del Bosco, isola amministrativa - è frutto di un lungo e articolato processo, che ora proveremo a delineare nelle sue linee essenziali.
Sono per lo più le fonti di matrice ecclesiastica a fornire le poche notizie sulla struttura insediativa in epoca medievale. Nell'investitura concessa dal vescovo di Vercelli ai signori di Crevacuore del 17 aprile 1349 risultano far parte del territorio di Sostegno i centri di "Villa" (Villa del Bosco) e "Bosco" (Casa del Bosco), si parla infatti di terre site in «Bosco et Villa de poderio Sestegni» (Arnoldi, Il libro delle investiture, doc. 18 p. 274). Casa del Bosco è ricordata anche nell'investitura ai Roba di Gattinara del 30 dicembre 1350: il vescovo li investe di tutto ciò che un ramo dei signori di Crevacuore, i "de Boscho", detenevano a Sostegno, "e precisamente dove si dice 'al Bosco', dove ora abitano i loro eredi" («totum id quod tenere consueverunt condam Nicolaus de Boscho et fratres, filii condam d. Petri de Crepacorio, et predecessores in Crepacorio et Sestegno, et precipue ubi dicitur ad Boschum ubi nunc habitant eorum heredes»: Arnoldi, Il libro delle investiture, doc. 101 p. 358).
Le stesse località di Villa e Bosco, con le chiese - entrambe sotto il titolo di S. Maria - che in esse si trovano, sono presenti un secolo più tardi nell'elenco dei benefici ecclesiastici della diocesi di Vercelli del 1440, sempre in collegamento a Sostegno (ARMO, I, doc. 109, p. 230; e sopra, v. Altre presenze ecclesiastiche). Non abbiamo, per questa fase, alcuna attestazione di Asei e di Castelletto Villa (anche se secondo alcuni alcuni storici la chiesa di S. Maria che il documento del 1440 colloca in "Bosco" andrebbe identificata con la chiesa di Castelletto Villa: cfr. Orsenigo, Vercelli Sacra, pp. 353-54, 362; Lugaro, Sostegno, pp. 158, 207).
Come si delinea, nei secoli successivi, il rapporto fra Sostegno e le sue frazioni?
Le fonti non pongono particolari problemi per Asei e Castelletto. Asei costituisce sempre un cantone di Sostegno, demograficamente molto ridotto (come emerge dalle fonti di età moderna e poi dai dati Istat, l'entità demografica è all'incirca sempre pari al 10% rispetto a quella di Sostegno). Per quanto riguarda Castelletto Villa i documenti del XVII e XVIII secolo individuano un percorso non dissimile da quello di tante realtà analoghe: ottiene una propria parrocchia, staccandosi da quella di San Lorenzo di Sostegno, nel 1629, compare ancora come cantone di Sostegno in una lite dell'a. 1655 (vd. sopra, v. Liti territoriali), poi cominciano le spinte autonomistiche che porteranno, nel 1781, all'erezione in comunità a sé stante (v. Mutamenti territoriali).
Molto meno semplice da ricostruire l'evoluzione del rapporto del capoluogo con Villa del Bosco e Casa del Bosco. 
Per quanto riguarda Villa del Bosco, gli storici - locali e non - sottolineano la difficoltà di individuare il momento in cui si separò da Sostegno, momento che si suppone comunque posteriore all'autonomia ecclesiastica raggiunta all'inizio del XVI secolo (Lugaro, Sostegno, p. 19; cfr. anche, con datazione al XVIII secolo: Casalis, Dizionario, vol. 25, p. 372), ed è interessante notare che tali dubbi esistevano già alla metà del Settecento: in una memoria vergata su richiesta dell'amministrazione sabauda il segretario comunale di Sostegno, dopo aver precisato che «detto luogo di Villa è assai men conspicuo di quello di Sostegno», afferma poi che siccome «detto luogo di Villa vien denominato Villa di Sostegno, puol essere che fosse anticamente una dipendenza di Sostegno, ma non può accertarsi» (vd. Appendice documentaria, memoria n. 6).
In realtà mentre dal punto di vista ecclesiastico la località rimane legata a Sostegno almeno fino all'inizio del Cinquecento, dal punto di vista amministrativo non vi è traccia di dipendenza dopo il già citato documento del 1349, dove si parla di Villa come appartenente al "poderium" di Sostegno. A partire dal XV secolo, mentre Sostegno rientra fra i domini del conte e poi duca di Savoia, cui la comunità ha fatto dedizione nel 1404 (vd. sopra, alla voce Comunità, origine, funzionamento), la località di Villa o meglio di "Villa presso Sostegno" - secondo il toponimo che si riscontra costantemente in questa fase, e che da solo lascia intuire la non appartenenza dei due centri allo stesso ambito territoriale - risulta saldamente in mano ai Fieschi, che partendo dal controllo della cattedra episcopale vercellese sono riusciti a costruirsi una dominazione familiare nella zona orientale del biellese (Barbero, Signorie e comunità, pp. 465-66). Il 23 febbraio 1431 Ludovico Fieschi, a nome suo e dei fratelli Nicola, Giovanni Ludovico e Ibleto - quest'ultimo è vescovo di Vercelli ma nell'atto si specifica che sta agendo come privato, «tamquam private persone et non nomine alicuius ecclesie» -, in considerazione dei molti benefici ricevuti in passato, cede i diritti che detiene nel villaggio di Villa («in torriono villagio et finibus Vile prope Sostegnum») al duca di Savoia, ordinando agli abitanti («universis et singulis subditis dicti villagii») che d'ora in poi ubbidiscano a quest'ultimo e lo riconoscano come loro signore (AST, Provincia di Biella, m. 7, fasc. 1); tre giorni dopo i quattro fratelli ne sono reinvestiti dallo stesso duca (26 febbraio, investitura ai Fieschi del «turrionem villagium locum et pertinentia Ville prope Sestegnum»: AST, Provincia di Ivrea, m. 9, fasc. 2 e 3). Villa rimane in mano ai Fieschi fino al 1561, quando estintasi la linea maschile viene infeudata dal duca Emanuele Filiberto a Giovanni Tommaso Langosco dei conti di Stroppiana, poi agli Avogadro, e infine, nel Seicento, ai Buronzo (AST, Provincia di Biella, m. 7, fasc. 4; Guasco, Dizionario feudale, pp. 1783-84). Come vedremo subito proprio la famiglia Buronzo riuscirà ad estendere, in modo non chiaro anche agli occhi dei contemporanei, la propria giurisdizione sopra il cantone di Casa del Bosco, che fino alla metà del Settecento rimarrà soggetto a Villa e del tutto indipendente da Sostegno.
Vediamo i dati in nostro possesso. Dopo le attestazioni trecentesche, che come per Villa delineano senza dubbio l'appartenenza di Casa del Bosco - all'epoca denominata semplicemente "Bosco" - allo stesso ambito territoriale di Sostegno, dobbiamo attendere il XVII secolo per avere informazioni che vadano oltre la semplice attestazione del toponimo, e ciò che traspare dalle fonti è la dubbia appartenenza del nucleo insediativo, oscillante fra Sostegno e Villa. Dal punto di vista ecclesiastico, ad esempio, la chiesa locale fa capo dal Medioevo fino alla metà del Settecento alla parrocchia di Sostegno, ma le visite pastorali di inizio Seicento ci dicono che occasionalmente era il viceparroco di Villa del Bosco a celebrare la messa (vd. sopra, v. Altre presenze ecclesiastiche, chiesa di S. Caterina). E' però soprattutto nelle memorie raccolte alla metà del Settecento, in occasione dell'investitura del feudo di Sostegno alla famiglia Alfieri (AST, Archivi privati, Fam. Alfieri, bb. 163-164), che emerge con tutta evidenza lo statuto particolare di questo cantone. Casa del Bosco viene costantemente definito come un cantone che da più di un secolo è spezzato in due giurisdizioni diverse, che fanno capo una al feudatario di Villa e l'altra alla comunità di Sostegno, tanto che diverse delle memorie si spingono a dichiarare che al momento esistono ben due località sotto il nome di Casa del Bosco, ognuna con territorio e abitanti ben definiti:
 
«La Casa del Bosco, qual resta ne' confini di Sostegno, e tra Sostegno e Villa, de qual resta investito il Signor conte Buronzo, che consiste in quatro o cinque fuoghi, è luogo diviso da sé e separato, avendo soi beni e commune disgionti da Sostegno, e Villa, e terminati per terminazione seguita nell'anno 1624 d'ordine del Signor Senatore Bonaudo Mengarda dellegato da Sua Altezza Reale, et ha i suo catastro e registro separato, e per esso pagano li carichi a Sua Altezza Reale. Attiguo a detta Casa del Bosco, et sovra il finaggio, territorio e giurisdizione di Sostegno, vi sono da otto o nove fochi, che passano parimenti sotto nome di Casa del Bosco, nominandosi il Cantone del Bosco benché finaggio di Sostegno, quali hanno loro case, e beni in detto finaggio, e territorio di Sostegno allibrati e registrati al registro e catastro di detta communità, per quali pagano li carichi ducali, militari e locali, levano il sale, et fanno sì et come il resto dei terrieri di Sostegno, goldendo degli uttili, e benefizii communi, cioè della commune della Carità di S. Spirito, et altre cariche, sono sottoposti alla cura di questo luogo, et generalmente in tutto e per tutto come propri del luogo alla stessa maniera e forma del resto del popolo senz'alcuna eccettuazione, particolarità, né riserva, abbenché parte di essi abbino e possedino beni registrati al registro di Casa del Bosco, che per essi pagano le taglie a detti della Casa del Bosco» (AST, Fam. Alfieri, b. 163, per la trascrizione integrale vd. Appendice documentaria, documento n. 1).
 
«Il fu Signor conte, e presidente Leone (N.d.A., ci si riferisce qui a Pietro Paolo Leone di Leynì, investito nel 1722 del feudo di Sostegno) quantunque investito del feudo di Sostegno con tutto il mandamento e territorio d'esso, non ha però mai esercitata per mezzo de' suoi podestà alcuna giurisdizione sovra un cantone di detto luogo, e ne' precisi confini del territorio, denominato il cantone di Casa del Bosco, nel quale vi sono ventidue case abitate da certi particolari denominati i Nobili di Casa del Bosco possessori d'alcuni beni feudali, ivi attigui, ma non territorio di Sostegno, bensì d'altro territorio pure denominato Casa del Bosco» (AST, Famiglia Alfieri, b. 163, per la trascrizione integrale vd. Appendice documentaria, documento n. 3).
 
Due Case del Bosco, quindi, delle quali una è dentro i confini del territorio di Sostegno ed è abitata da 8 o 9 famiglie, mentre l'altra, nella quale vivono 4 o 5 famiglie, si trova in prossimità dei confini di Sostegno, fra questa località e Villa del Bosco, ed è completamente indipendente da Sostegno. Neanche ai contemporanei era chiaro come si fosse venuta a creare una situazione così anomala, tanto in quegli stessi anni vengono redatte numerose altre relazioni sulla condizione di Casa del Bosco, di volta in volta su richiesta dell'amministrazione sabauda o del conte Alfieri, che era appena diventato signore di Sostegno e dunque era interessato a conoscere con precisione quali erano le sue prerogative (le memorie sono tutte in AST, Famiglia Alfieri, bb. 163-164; dato l'interesse di questi documenti, che forniscono un quadro molto particolareggiato, anche se non sempre coerente, sulla struttura abitativa e giurisdizionale dell'area, si fornisce la trascrizione integrale in calce alla scheda, nell'Appendice documentaria).
Mettendo assieme tutte le informazioni contenute in queste memorie sembra di capire che l'origine della vicenda vada individuata al tempo in cui Villa fu infeudata a Giovanni Francesco Buronzo (a. 1638), che ottenne anche l'investitura delle miniere di Sostegno e Casa del Bosco e, qualche anno dopo, il titolo comitale. Nel 1652 il Buronzo ottenne dal duca di Savoia l'unione delle terre feudali di Casa del Bosco al contado di Villa: in conseguenza di questo atto una parte del cantone di Casa del Bosco (le terre feudali, pari a 138 giornate) era diventata di giurisdizione dei feudatario di Villa, mentre il resto del cantone era rimasto formalmente parte del territorio di Sostegno. Per quanto riguarda gli abitanti, coloro che detenevano le terre feudali dal feudatario di Villa (i cosiddetti Nobili di Casa del Bosco) erano soggetti alla giurisdizione di quest'ultimo, mentre gli altri rimanevano parte della comunità di Sostegno e dunque soggetti alla giurisdizione del feudatario di questo luogo (all'epoca gli Scaglia di Verrua), tranne che per eventuali proprietà feudali, per le quali versavano i contributi ai nobili di Casa del Bosco. E' probabile che la sopracitata descrizione di due località ben distinte sotto il nome di Casa del Bosco fosse un modo per spiegare anche visivamente a chi non aveva esatta cognizione dei luoghi - si trattasse dell'Alfieri o degli uffici sabaudi - l'esistenza delle due giurisdizioni: un'altra memoria infatti descrive l'insediamento del cantone, inteso come l'insieme dei fuochi sottoposti a Sostegno e di quelli "nobili" sottoposti al feudatario di Villa, come molto compatto: «il sudetto cantone resta posto soto la sommità d'una colina, che principia in confinio del territorio di Rovasio et viene insensibilmente verso quello di Sostegno, composto di 24 fochi con le case, tutte vicine cioè contigue l'una all'altre», e ancora «li beni posseduti dalle suddette 24 fameglie restano tutti uniti et in una sola circonferenza, restando il suddetto cantone preso quasi in mezzo a detti beni che formano la suddetta colina, composti di puochi prati, quantità di vigne da dove vengono vini bruni, et alcune con piante, parte di puochi boschi cedui ad uso delle viti e parte con alberi di castagna, confinando li suddetti beni col territorio suddetto di Rovasio a mezzogiorno, di Lozzolo a mattina, di Villa a sera, e di Sostegno a mezzanotte» (Appendice, documento 7).
Forse anche per questa struttura che poco si prestava a nette divisioni riuscì facile al Buronzo di estendere la propria giurisdizione anche sulla parte di uomini e di terre soggette a Sostegno, anche se le memorie divergono sulla modalità con cui avvenne questo passaggio: secondo una prima versione fu il Buronzo che, diventato signore di Villa, «tirò a sé non solo quelli di Casa del Bosco, ma eziandio gli abitanti sovra il finaggio di Sostegno detti del Cantone del Bosco, da quali si fece giurar la fedeltà» (vd. Appendice, documento 1); secondo un'altra gli abitanti del cantone soggetti a Sostegno seguirono semplicemente l'esempio dei nobili del cantone («è però verosimile, che sendo li nobili vassalli rurali li più antichi abitanti d'esso cantone, […] sì come questi si sono dati in retrofeudo al conte di Villa, e possedendo tutti gli abitanti di detto cantone più o meno beni feudali del retrofeudo come retrovassalli di detto conte di Villa, seguino tutti la sua giurisdizione», cfr. Appendice, documento 6).
Gli Scaglia di Verrua, all'epoca signori di Sostegno, seppur informati dalla comunità della vera e propria usurpazione compiuta a loro danno dal Buronzo, non intrapresero alcuna iniziativa, e fecero anzi in modo di «far attaccar la gatta dalla comunità», cioè che fosse la comunità stessa ad accollarsi l'onere di una causa contro il feudatario di Villa, nella convinzione «che essa col diffender sue ragioni avrebbe anche difeso la giurisdizione» loro (Appendice, documento 1). La comunità cercò subito di rimarcare la propri diritti emanando i bandi campestri per la vendemmia, validi ovviamente per tutto il territorio comunale e dunque anche per il cantone di Casa del Bosco, ma per tutta risposta il Buronzo ordinò agli abitanti del cantone di trasgredirli vendemmiando anzitempo, e quando il comune di Sostegno emanò le condanne contro i colpevoli «fece firmar procedura criminale contro li consoli e consiglieri e secretaro della communità di Sostegno, che abbino e avessero turbata sua giurisdizione». La comunità tornò a chiedere aiuto ai propri feudatari e finalmente trovò ascolto presso Gherardo Scaglia, che tornato dalla guerra (siamo probabilmente negli anni '70 del Seicento) contattò un avvocato e cominciò a raccogliere la documentazione necessaria a istituire la causa presso il tribunale di Torino. Ma l'avvocato morì, lo Scaglia «si diede alla spiritualità», perdendo evidentemente ogni interesse per queste frivole questioni terrene, e tutto finì in un nulla di fatto.
Un altro tentativo di recuperare la giurisdizione del luogo venne effettuato nel 1719 (AST, Famiglia Alfieri, b. 164). La comunità di Sostegno chiede ed ottiene dalla comunità di Villa una dichiarazione che certifica l'inesistenza di qualunque diritto di questa comunità sul cantone di Casa del Bosco, e la totale soggezione di quest'ultimo a Sostegno. Il 10 giugno si riunisce il consiglio comunale di Villa («in Villa, e nella Casa della Comunità, osia Carità di S. Spirito di detto luogo, ove resta congregato il conseglio ordinario della medesima»), e dichiara «a semplice richiesta della communità di Sostegno», che la comunità di Villa «non ha mai avuto alcun comando ne giurisdizione di comandare alli uomini del cantone detto della Casa del Bosco». Dichiara inoltre che il detto cantone «resta membro della communità di Sostegno vivi, e morti, levata de' soldati, e mule al servizio di Sua Maestà, levata di sale, consegna delle bocche umane, bestiami e vino, et esso cantone detto della Casa del Bosco esser sempre stato, e di presente resta sogetto alla communità di Sostegno in tutto, e per tutto, come sono quelli della villa […] e cantoni di Castelletto et Aseto, e sapiamo pure che la detta communità di Sostegno è solita a proceder contro li particolari di detto cantone al tempo che transgrediscano li loro bandi campestri soliti imporsi da detta communità col proceder ad atto esecutivo. Essa communità di Villa e particolari dice e dichiara non aver mai avuto alcuna ragione, né dominio d'esso cantone in minima cosa, meno pretende averne per esser detto cantone proprio e sogietto alla detta communità di Sostegno in tutto e per tutto quanto sopra, et non potrebbe, né puote altrimenti essere di quanto abbiamo dichiarato, loro giuramento prestato, toccate corporalmente le scritture gli uni dopo gli altri nelle mani et a delazione di me già detto et infrascritto secretaro».
Questa dichiarazione, che parrebbe eliminare alla radice ogni ambiguità, non ebbe per quanto risulta alcun effetto concreto, forse anche perché un conto erano i diritti della comunità di Villa e un altro quelli del suo feudatario. Di fatto per quasi un secolo il cantone di Casa del Bosco rimane una comunità - "università", la definiscono le fonti - a sé stante, con un proprio territorio e propri consoli (cfr. Appendice, documento 2; cfr. anche documento 5 al punto 1, dove l'Università dei Nobili di Casa del Bosco è citata fra le comunità confinanti con il territorio di Sostegno). Solo la vendita, alla metà del Settecento, del feudo di Sostegno a Cesare Giustiniano Alfieri, consigliere del Re e titolare di prestigiosi incarichi alla corte sabauda, riapre la questione. Dopo molteplici indagini e una lunga trattativa con il Generale delle Finanze sabaudo, il conte riesce a ottenere la separazione di Casa del Bosco da Villa e la sua aggregazione al feudo di Sostegno, comprese le 138 giornate di terre feudali (vd. sopra, alla v. Feudo). E' però significativo che ancora un secolo dopo la memoria di uno statuto particolare delle terre di Casa del Bosco non fosse affatto scemata, e anzi fra il 1825 e il 1840 fu all'origine di una nuova controversia con Sostegno (AST, Paesi per A e B, m. 41 - Sostegno, fasc. 5).
In questi anni le controversie fra Sostegno e Casa del Bosco vertono su vari fronti: alla richiesta dei "nobili" del cantone di ripristinare lo statuto particolare delle terre ex-feudali, che Sostegno aveva sottoposto ai carichi come quelle allodiali della comunità, si mescolano ambizioni autonomistiche della frazione. Il punto di partenza è la richiesta, avanzata agli uffici competenti da parte del comune di Sostegno, di procedere ad un nuovo allibramento dei terreni di Casa del Bosco, perché sottostimati e dunque pregiudizievoli per quanto concerne la ripartizione delle imposte prediali al resto della comunità. Non è da escludersi che l'addensarsi di controversie in questi anni, che a volte consistono nel riaprirsi di questioni già affrontate in passato, sia da connettere al recente passaggio di Sostegno dalla provincia di Vercelli a quella di Biella (vedi sopra, alla v. Mutamenti di distrettuazione, a. 1836) che aveva offerto ai ricorrenti nuovi interlocutori ai quali avanzare le loro richieste.
Dal ricorso presentato dai nobili di Casa del Bosco emerge che la borgata era così composta: un terzo erano nobili, «appellati col solo cognome di nobili Franco», che non erano «mai stati uniti ad alcuna comunità o soggetti ad alcuno ma solo sudditi del marchese di Sostegno»; due terzi della borgata erano invece «uniti alla comunità di Sostegno» e dunque partecipavano ai carichi dell'intero comune. Mentre i beni allodiali di questi ultimi erano «postati nel registro della Comunità di Sostegno», i beni retrofeudali dei nobili (si tratta delle 138 giornate unite al feudo di Sostegno: vd. alla voce Feudo, ad a. 1746) erano «descritti su un registro particolare fatto a spese dei nobili di Casa del Bosco». Questo distinto stato delle terre dava adito alla richiesta avanzata dai nobili «per essere mantenuti nel preteso immemoriale possesso di separazione territoriale e conseguente indipendenza assolutà dalla comunità di Sostegno, per tutto ciò è quanto si riferisce all'amministrazione economica e finanziaria del proprio Cantone».
A questa richiesta viene dato parere negativo: i «beni feudali più non godono di alcun privilegio», inoltre «i beni istessi già si trovavano aggregati al detto comune prima del 1818», e il regio editto promulgato in quell'anno, «non conferendo ai beni suddetti alcuna propria amministrazione», «ha sanzionata in diritto quell'aggregazione che già sussisteva di fatto» (il regio editto del 10 nov. 1818, stabilendo una nuova circoscrizione generale delle province degli stati di terraferma e l'articolazione del territorio in divisioni, province, mandamenti e comunità, affermava che queste ultime erano costituite da quella porzione di territorio e di abitanti dipendente da una medesima amministrazione civica). A prescindere dalle questioni giuridiche l'intendente di Biella, nel farsi latore dell'istanza dei particolari, aveva anche lasciato trapelare qualche dubbio sullo stato nobiliare dei richiedenti: i «particolari qualificantisi Nobili Franco del luogo di Casadelbosco» avevano infatti allegato fra i documenti a sostegno della loro istanza una lettera del 1821 con la quale i detti particolari chiedevano «come nobili» di essere ammessi al giuramento nei confronti del re Carlo Felice, «alla quale domanda rispondevasi non avere la prefata M.S. giudicato che quelle famiglie si conducessero a Torino per la prestazione di tale giuramento». L'intendente riteneva che «senza punto contestare ai ricorrenti la qualità loro investita di nobili» non era il caso di giudicare fondata la loro richiesta di «essere mantenuti negli effetti reali di tale investitura», e cioè di mantenersi separati da Sostegno e esenti dal concorso ai carichi con quella comunità, in altre parole di «essere considerati come costituenti un corpo amministrativo a parte». Non costituivano ostacolo a questa decisione né il fatto che negli anni passati gli abitanti di Casa del Bosco avevano sopportato da soli e senza alcun contributo del capoluogo le spese per la loro parrocchiale, la scuola e le strade, né le discriminazioni di cui si dicono soggetti da parte dell'amministrazione comunale di Sostegno (1. la scelta del sindaco e del vicesindaco cade sempre su individui della parrocchia di Sostegno; 2. il consigliere di Casa del Bosco non riesce a partecipare alle riunioni del consiglio comunale perché non viene avvisato; 3. data la distanza della borgata dal capoluogo, risulta anche impossibile venire a conoscenza delle deliberazioni del consiglio, che sono pubblicate solo a Sostegno). L'intendente di Biella ritiene che alcune rivendicazioni della frazione (contributo del capoluogo alla manutenzione delle strade, avvisi tempestivi delle riunioni del consiglio) siano giuste e si debba operare per il loro accoglimento, ma nel complesso l'istanza di autonomia va rifiutata (29 gennaio 1839).
Parere negativo viene dato anche per la richiesta avanzata dal comune di Sostegno di procedere a un nuovo allibramento delle terre di Casa del Bosco (20 gennaio 1840), perché «il numero totale delle giornate di tutto insieme il comune» di Sostegno è di 2288, per un totale di imposte che non arriva alle 3000 lire, dunque le 900 lire pagate sulle 138 giornate di Casa del Bosco appaiono più che proporzionate. Il 12 febbraio 1840 l'intendente di Biella dichiara il "non farsi luogo" tanto dell'istanza dei nobili quanto di quella di Sostegno.
Un'ultima fase che vide nuovamente al centro il rapporto fra Sostegno e le sue frazioni fu negli anni 1927-1929 (Archivio di Stato di Vercelli, Prefettura, mm. 243, 206; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Comuni, Affari per provincia, b. 2038). L'ampia revisione delle circoscrizioni comunali di cui si fece promotore il governo fascista creò un clima favorevole per il riemergere di questioni ormai plurisecolari.
Nel 1927, su iniziativa degli organi provinciali, si discute la soppressione del comune di Sostegno e la sua aggregazione a Crevacuore: il primo di dichiara prevedibilmente contrario all'ipotesi, sostenendo di non avere «comunanza climatica, né idrografica, né etnica con Crevacuore, né affinità di interessi e parentele». Secondo il podestà di Sostegno tali affinità sono invece evidenti nei confronti di Villa del Bosco e Castelletto Villa e pertanto, nel rimarcare la sua opposizione al progetto di aggregazione a Crevacuore, chiede che il prefetto prenda in considerazione l'ipotesi di aggregare al suo comune le due località «che già per migliaia di anni ne facevano parte». Lo stesso podestà, per scongiurare la soppressione del comune, usufruisce poi dell'intervento di un altro sostegnese che aveva conoscenze in alto loco, avendo in passato militato sotto il comando dell'attuale sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri conte Suardo, e scavalcando il prefetto di Vercelli inoltra al ministero una memoria con le ragioni a sostegno dell'autonomia comunale, che verrà mantenuta.
Due anni dopo (1929) emerge l'ipotesi del distacco dal comune di Sostegno della frazione Casa del Bosco, che aveva chiesto di essere aggregata al comune di Roasio avanzando ragioni di ordine geografico (il suo essere isola amministrativa, e maggiormente vicina a Roasio rispetto a Sostegno) e economico (squilibrio nella ripartizione delle tasse, scarsa attenzione del capoluogo nel sostenere i servizi della frazione). Una supplica proveniente da Sostegno, non firmata, si oppone contestando punto per punto le affermazioni dei frazionisti: prima di tutto quella sul preteso squilibrio della tassazione, quando è noto che «la frazione è composta da ricchi viticoltori i quali hanno i più poveri patrimoni superanti 100.000 lire», è noto infatti che i terreni di Casa del Bosco, registrati a catasto come gerbidi e castagneti, sono invece «fior di vigneti fruttanti centinaia di brente di vino ad ogni singolo proprietario». Contestualmente si coglie l'occasione per segnalare che la supplica avanzata da Casa del Bosco è stata orchestrata «da autentici massimalisti comunisti», che nella frazione in nessuna festa nazionale si espone il tricolore, anche perché «ne sono volutamente privi»; la quasi totalità dei frazionisti «milita nel sovversivismo», e «dietro il paravento di una Società Mutua Agricola Apolitica essi svolgono ancora la loro propaganda delittuosa di utopie bolsceviche sui crani imbottiti degli imbecilli, faciloni, creduloni», si ritiene dunque che «un po' di galera al promotore e fomentatore non starebbe male». Per quanto è noto il prefetto si è limitato a non dar seguito alla richiesta di smembramento.
 
Appendice documentaria
Si riporta qui di seguito la trascrizione di una serie di documenti, tutti della metà del XVIII secolo, conservati nell'archivio della famiglia Alfieri (AST, Archivi privati, Famiglia Alfieri, bb. 163-64). Si tratta di memorie, descrizioni, atti finalizzati a definire con precisione diritti e prerogative del feudo di Sostegno, che in quel momento era passato a Cesare Giustiniano Alfieri conte di S. Martino, e dal nostro punto di vista rappresentano un'interessante mezzo per ricostruire la struttura insediativa e giurisdizionale dell'area.
 
Documento 1
Copia di diverse memorie commissionate dal Signor conte Scaglia di Verrua, ed al medesimo restituite nel mese d'aprile 1746, appresso pure il medesimo esistenti.
Per informare.
La Casa del Bosco, qual resta ne' confini di Sostegno, e tra Sostegno e Villa, de qual resta investito il Signor conte Buronzo, che consiste in quatro o cinque fuoghi, è luogo diviso da sé e separato, avendo soi beni e commune disgionti da Sostegno, e Villa, e terminati per terminazione seguita nell'anno 1624 d'ordine del Signor Senator Bonaudo Mengarda dellegato da Sua Altezza Reale, et ha il suo catastro e registro separato, e per esso pagano li carichi a Sua Altezza Reale. Attiguo a detta Casa del Bosco, et sovra il finaggio, territorio e giurisdizione di Sostegno, vi sono da otto o nove fochi, che passano parimenti sotto nome di Casa del Bosco, nominandosi il Cantone del Bosco benché finaggio di Sostegno, quali hanno loro case, e beni in detto finaggio, e territorio di Sostegno allibrati e registrati al registro e catastro di detta communità, per quali pagano li carichi ducali, militari e locali, levano il sale et fanno sì et come il resto dei terrieri di Sostegno, goldendo degli uttili, e benefizii communi, cioè della commune della Carità di S. Spirito, et altre cariche, sono sottoposti alla cura di questo luogo, et generalmente in tutto e per tutto come propri del luogo alla stessa maniera e forma del resto del popolo senz'alcuna eccettuazione, particolarità, né riserva, abbenché parte di essi abbino e possedino beni registrati al registro di Casa del Bosco, che per essi pagano le taglie a detti della Casa del Bosco.
Avanti l'anno 1620, che fu' investito di Sostegno l'Ill.mo Sig. conte Carlo Emanuele Scaglia, restava esso luogo sottoposto alla giurisdizione del Sig. podestà di Biella, et Villa restava feudo antico del Sig. conte Giorgio Avogadro S. Giorgio, indi dopo del Sig. conte Melazzo credo del medesimo cognome, poi di una Sig.ra Anna Modesti, finalmente del Sig. Refferendaro Sandigliano, che fu' poi Senatore, per ragioni Dottali di sua Signora, e fu' poi venduto, non sapendo da chi, al Sig. conte Buronzo a vilissimo prezzo; essi Signori, abbenché investiti di Casa del Bosco, non hanno però per quanto abbi sentito dire né loro, né li loro podestà prettesa alcuna giurisdizione sovra gli abitanti nel finaggio di Sostegno, salvo dopo infeudato esso Sig. conte Buronzo, che venne al possesso non solo di Villa, e Casa del Bosco, ma eziandio delle miniere di Sostegno, e tirò a sé non solo quelli di Casa del Bosco, ma eziandio gli abitanti sovra il finaggio di Sostegno detti del Cantone del Bosco, da quali si fece giurar la fedeltà.
Al tempo suddetto l'Illustrissimo Sig. conte Marc'Alessandro Scaglia abitava in Sostegno, e fu' avvisato d'ogni cosa, anzi instato da persone doversi opponer a detti atti, e far il dovuto ricorso a Sua Altezza Reale, e soi Ecc.mi Magistrati, qual diede segno di non agradir agli avvisi e consegli, et lasciò correr ogni cosa. Dopo qualche tempo fu consigliato da qualche forastiere a far attaccar la gatta dalla comunità, et che essa col diffender sue ragioni avrebbe anche difeso la giurisdizione. Et mediante la promessa che fece di agiutar a sostener la lite, e defesa, la communità fece pubblicar li bandi campestri et ordinanze della vindemia, essi di detto cantone fecero racorso dal Signor conte Buronzo, che si trovava a quel tempo nel castello di Villa, qual gli ordinò a non doversi ubidire, anzi fece che vindemiassero avanti tempo, e nel tempo proibito, come in effetto fecero, et la communità in corpo si portò sopra il luogo e fece proceder all'esequzione delle pene contro li trasgressori. Esso Sig. conte Buronzo, ciò inteso, fece firmar procedura criminale contro li consoli e consiglieri e secretaro della communità di Sostegno, che abbino e avessero turbata sua giurisdizione. In ordine al che la communità fece richiesta al detto Sig. conte Marco della di lui assistenza e favori, con raccomandarli alla protezione dell'Ill.mo Sig. conte di Verrua, et altri soi buoni parenti, ricusò di farlo, con dir che si difendesse pure la communità che lui non si voleva metter in mezzo, perché difendendosi la communità restavano difese sue ragioni e giurisdizione.
Detto Sig. conte Buronzo inteso quanto sopra, in occasione che aveva molti assegni sopra la communità di Sostegno, si valse dell'occasione e fece chiamar detta communità pretesto di tali partite per il pagamento, de quali si mostrò cortesissimo con concederli li richiesti terrieri, indi si cominciò inoltrare con discorsi e venne a parlare dell'inquisizione formata contro detta communità nelle sue ragioni, et antico possesso, quantonque fosse lui investito di detto cantone, et che gli avrebbe lasciato continuar il suo solito anzi s'esibì di passarne instromento, qual la communità non volse acettare per non pregiudicare alle ragioni di detto Sig. conte Scaglia conte di Sostegno, et s'esibì protettore di questo luogo, come in effetto è sempre stato sinché ha vissuto. Il Sig. conte Gherardo, ritornato dalla guerra, venne a vindemiare a Sostegno, et inteso quanto sopra si deliberò di volersi accinger lui alla difesa di detta giurisdizione, e fece che il secretaro della communità li dasse, come li diede, tutte le scritture concernenti il fatto suddetto, quali portò in mani del signor avvocato Giò Battista Sandigliano per quelle consultare, e fatta la consulta si deliberò di portarsi a Torino col detto Sig. avvocato, e secretaro della communità suddetta come informato, per informar li Sig.ri Ministri, e venir alla difesa. Morse il Sig. avvocato Sandigliano, e detto Sig. conte Gherardo si diede alla spiritualità, et così s'è tralasciato ogni disegno (la memoria è firmata "G. Pietro Fasanino secretaro della communità di Sostegno").
 
Documento 2
Serenissimo Signore, narrano gli abitanti in la Casa del Boscho, che in detto logho non vi saranno più di dieci o dodeci capi di casa tutti poveri, e miserabili, li quali son mal atti e poco esperti di governar il proprio, e tanto meno il commune, per il che essendo vicini al logho di Sostegno terra mediocremente populata e di assai buon governo, per appoggiarsi a persone, che nelli occorrenti gli aggiustassero, desiderano d'unirsi col detto logho di Sostegno, e farsi con esso tutto un sol corpo unito, per il che racorrono tutti essi capi uniti da Vostra Altezza Illustrissima, umilmente supplicandola di comandar a chi fia spediente d'unirli al vostro logho di Sostegno, e dechiararli d'esser compresi in detta terra, e alli agenti d'essa di governarli, e proteggerli nella istessa maniera che fanno li soi proprii terrazzani, provvedendoli di lettere opportune e meglio. Et io nodaro sottoscritto richiesto da Giacomo di Franca nobile et moderno console di Casa del Bosco, et da Pietro Rebuffo console passato tanto a nome loro che di tutti gli altri particolari d'esso luogo attesoché essi di Casa del Bosco unanimi supplicano Sua Altezza ad unirli con Sostegno, mentre che per le debiture o qualsivoglia altro concorso avanti l'unione non siano tenuti in esso luogo di Sostegno, né Sostegno con Casa del Bosco, ma solo per l'avvenire a rata de loro estimo, et in modo che concorrendo in tutti i carrichi ordinari e estraordinari da venire con Sostegno et [il documento termina così].
 
Documento 3
Per informativa al signor Avvocato Rivoira
Il fu Signor conte, e presidente Leone (N.d.A., ci si riferisce qui a Pietro Paolo Leone di Leynì, investito nel 1722 del feudo di Sostegno) quantunque investito del feudo di Sostegno con tutto il mandamento e territorio d'esso, non ha però mai esercitata per mezzo de' suoi podestà alcuna giurisdizione sovra un cantone di detto luogo, e ne' precisi confini del territorio, denominato il cantone di Casa del Bosco, nel quale vi sono ventidue case abitate da certi particolari denominati i Nobili di Casa del Bosco possessori d'alcuni beni feudali, ivi attigui, ma non territorio di Sostegno, bensì d'altro territorio pure denominato Casa del Bosco. Gli antecessori nel feudo di Sostegno erano già da molti anni stati pregiudicati e non esercivano alcuna giurisdizione nel sovraccennato cantone di Casa del Bosco. Il vassallo di Villa essendo stato investito per patenti de' 13 maggio 1652 del diretto dominio de' sovra designati beni feudali, ed avendo già prima oltresì ottenuto investitura per la giurisdizione del territorio di Casa del Bosco stato unito al feudo di Villa, ha questa indebitamente estesa sovra il Cantone del territorio di Sostegno, denominato pure di Casa del Bosco, sul pretesto che ivi abitando i suoi vassalli possessori de' già detti beni feudali, dovevano quelli esser soggetti alla sua giurisdizione, e non risulta che dal vassallo di Sostegno siasi fatta giuridica opposizione, e da una memoria ritrovattasi appresso il Signor Conte di Verrua della quale sen'è riccavato la qui annessa copia viene chiaramente delucidato il fatto. Essendo devoluto il feudo di Villa, ed in conseguenza tutte le raggioni che giustamente potessero spettare al vassallo di detto luogo sovra Casa del Bosco, come dipendenza del medesimo il Signor conte Alfieri di S. Martino possessore del feudo di Sostegno sia per rendere più cospicua detta sua giurisdizione, che per togliere ogni appiglio di lite, ha intrapresa trattativa col signor Generale delle Finanze, col quale ha convenuto quanto segue, verbalmente però, e senza alcun scritto.
1. Che sia unito tutto il territorio di Casa del Bosco al feudo di Sostegno ed in conseguenza questo intieramente e perpetuamente separato da Villa.
2. Che il Signor conte Alfieri di S. Martino ne sia investito con tutte le stesse, e medesime prerogative, delle quali deve esser investito per il feudo di Sostegno, e totale giurisdizione.
3. Che venga investito altresì del diretto dominio di giornate 138 di beni feudali posseduti in retrofeudo da già nominati particolari con tutti i dritti d'investire i medesimi, e gioire della caducità, utili, diritti ed ogni altra raggione spettante al diretto Signore.
4. Che sia al detto Sig. conte ceduta la ragione privativa di tutte le miniere, comprese quelle d'argento ed eccettuate soltanto quelle d'oro, che possono ritrovarsi tanto in detto territorio di Sostegno, che Casa del Bosco. Come pure delle pietre de' Monti denominate cotti o sia ronzoni di tutto il sudetto territorio di Sostegno, e Casa del Bosco, salva però la ragione del terzo.
5. Finalmente che sia erretto il detto feudo, con suo mandamento in Marchesato.
Mediante la quale concessione il Sig. conte di S. Martino si è obbligato pagare alle Regie Finanze la somma di lire 4.500 ed essendone stata fatta relazione a Sua Maestà, si è degnata di gradire la suddetta offerta, ed ha mandato che se ne dovesse stipulare il contratto.
 
Documento 4
Illustrissimo signor marchese,
espongono le tre famiglie de' Nobili Franchi di Casa del Bosco, membro del suo marchesato, unitamente agli altri castellani di esso Cantone, et d'altri luoghi possidenti rispettamente case e beni feudali in detto cantone tutti espressi, nominati, e sottoscritti nell'annesso consegnamento, sì come da tempo anticho e immemorabile in qua gionte le persone de loro Antenati et Authori possedono et hanno posseduto rispettivamente nel detto cantone, e territorio de Casa del Bosco le case, e beni feudali distintamente compresi e confermati nel sudetto consegnamento per maschi e femine et per quelli voranno dare, et havranno causa et ragione da loro come risulta dall'investitura dattali dal fu Signor conte Giò Francesco Buronzo de Villa primo vassallo, a cui sono stati concessi in retrofeudo da Reali predecessori di Sua Maestà nostro Re, con atto di concessione delli 21 ottobre 1652 rogato Micheletti originalmente trasmesso a Sua Altezza Illustrissima, assieme gli altri documenti infrascritti, et come viene anche giustificata la natura di detto feudo, da una anticamente et mai interrotta consuetudine, et osservanza appoggiata agli infrascritti titoli come sopra trasmessi; et primo dalla sentenza del 1415 canonizata dal diploma regio de Reale sovrano di gloriosa memoria Duca Ludovico deglli 18 dicembre 1452 in "et pronunciatum per dillectum quondam fidelem consigliarium nostrum Enricum de Collomberio super huiusmodi negotio factum", in qual sentenza di vede nominata Gioanina figlia et herede di Antonio de Bosco; più da instrumento di fedeltà prestata delli 22 luglio 1619 in cui si constituisce Maria moglie del fu Bettino Franco. Più da altro instrumento 25 febbraio 1625 dove si constituiscono fra gli altri il signor Giovanni Giulio Martino de Crevacore abitante in Serravalle, Giò Battista Franca a nome suo proprio, e de Madalena e Caterina sue nipoti figliole del fu Bettino Franca assieme a Maria loro madre, Giò Giacomo Giacometto oriondo di Villa a nome suo e di Franca sua moglie, figlia del fu Guidetto Roffeno, et così dalle altre susseguenti fedeltà prestate, ed a Sua Altezza Illustrissima rimesse, da quali si giustifica la natura di detta feudalità non solo essere per femine, ma etiandio alle nubile, e transmissibile ad estranei; vale con fede di detto consegnamento et de sudetti documenti secondo l'intelligenza et …nenza che Altezza Illustrissima si è degnata di accordare agli esponenti dalla medesima se ne racorao.
Suplicandola nuovamanete a che si degni secondo detta intelligenza di volersi concedere l'opportuna investitura di dette case e beni feudali, che raconoscono da Altezza Illustrissima in detto feudo, il che sperano dalla bontà et somma sua integrità.
 
Documento 5
Notizie che si richieggono del luogo e feudo di Sostegno nella provincia di Biella.
(N.d.A. la numerazione, assente nello scritto dove i quesiti sono posti uno dopo l'altro, è stata inserita per agevolare il riscontro con le risposte del documento che segue)
1. In quanti quartieri, o sia cantoni si divida; Quali siano i luoghi confinanti; Ampiezza del suo territorio, esprimendovi il numero delle giornate che lo compongono, divisando altresì quello che si ritrova in pianura, e quello che è in montagna o sia collina.
2. Se vi sia qualche fiume, o torrente, che discorra per suddetto territorio, oppure che serva di limite a' confini del medesimo. Se vi siano laghi, o stagni, ed essendovene se siano particolari, o communi.
3. In che genere di vettovaglie sia più abbondante il suddetto territorio, e di che bontà, e valore siano i beni, campi, prati, vigne, e boschi sì della pianura, che della montagna.
4. Se il luogo di Sostegno sia considerato come cospicuo, mediocre, o infimo, il che si può dedurre dal numero de' conseglieri del corpo di communità, che sarà stato fissato nel generale regolamento dell'anno 1736; e perciò si manderà notizia del numero de suddetti conseglieri, mandando eziandio in nota il nome, e cognome de' medesimi, e del Segretaro della Communità.
5. Quanti fuochi vi siano in detto luogo, dividendo quegli che si ritrovano nel recinto principale del luogo, quegli che sono ne' rispettivi cantoni, e quegli che si ritrovano sparsi per le campagne del territorio, colla somma infine del totale.
6. Quante parochie vi siano, in qual cantone sittuate e con quale titolo siano denominati i parochi. Se di libera collazione sia la nomina de sudetti parochi, o patronato di quelche famiglia. Di qual reddito siano comunemente credute le sudette parochie. Se siano tutte della stessa diocesi di Vercelli, e se dipendano dal vicario di Biella. Se vi siano nelle sudette chiese di Sostegno benefizii semplici, e di qual patronato. Se nel territorio vi siano beni spettanti ad abazie, monasteri e simili. Se nel territorio vi sia qualche convento, o casa di regolari. Se siavi qualche santuario. Se nel suddetto luogo di Sostegno, e suo territorio vi sia quantità di preti secolari.
7. Quante anime tanto di communione, che infanti sianvi in caduna parochia, colla somma del totale tanto del luogo, che borghi e territorio. Se vi è quantità di particolari benestanti, buone famiglie, con quali impieghi, e professioni, titoli di laurea, notariato, chirurgia o simili.
8. Se vi siano stranieri, che abbiano in cotesto territorio effetti cospicui come pure qualche reddito, tasso, canone, o censo sovra la communità.
9. Se le raggioni della communità non sono state da alcuno pregiudicate. Se le raggioni del feudo non hanno altresì patito alcun pregiudizio.
10. Se non vi sia mai stato castello appartenente a Signori di detto luogo, e se non ve ne sia il resto, o rovine, ed a chi spettino.
11. Quanti giorni della settimana il podestà sia solito tener Banca, ed in che luogo tiene il suo tribunale, e se vi siano priggioni nella Casa del Commune, o in altro luogo. Se il luogo di Sostegno dipende dalla prefettura e intendenza di Biella, e quante miglia sia distante dalla sudetta città.
12. Finalmente si desiderano tutte quelle maggiori notizie, che possino essere coerenti a questi quesiti, e quelle altre ancora istoriche tanto antiche, che moderne, le quali possano giovare ad una perfetta ed illuminata cognizione del suddetto luogo, e feudo di Sostegno.
 
Notizie del luogo e feudo di Sostegno nella provincia di Biella [a. 1745].
(N.d.A., i puntini racchiusi da parentesi indicano la presenza di parole che non si è riusciti a decifrare)
1. Il luogo di Sostegno è situato in una valle circondata da colline e monti. Si divide detto luogo oltre il recinto principale in tre cantoni denominati Azeij, Casteletto, e Casadelbosco, membri tutti della comunità di detto luogo, ma quanto al feudo detto Cantone di Casadelbosco è sogetto al contado di Villa. I luoghi confinanti a detto luogo sono a matina Serravalle, Piane, e Vintebio; a mezzogiorno Lozzolo, Università de Nobili di Casadelbosco, e Villa, e Gattinara; a sero Curino, et a mezzanotte Crevacuore, e Bornate.
Il suo territorio è ampio massime per le montagne spellate, e dirute maggior parte di rochi, e nuda giara, che circondano il coltivo, qual coltivo sarà di giornate 1600 in 2000 circa, tutto a valli frameschiato con vigna, prose di seminato a melliga rossa, e qualche puoca biancha, e legumi, linij e qualche valetta di fieno, non potendosi divisare la pianura dalla collina, meno sapersi la precisa quantità di giornate, salvo si ricavasse dal catasto pubblico della comunità, per il che richiederebbe longo tempo, e molta faticha, ed aplicazione, ma in niun conto poi di dette montagne, perché catastrate con estimo immaginario senza misura. E tanto di dette colture, che di dette montagne, se ne può però accertare la precisa quantità dalla misura generale seguita nel 1710: quale non ritrovandosi nell'archivio della comunità non s'è stimato tenerne conto per non far cabale, lo che si farà al bisogno et a novo comando.
2. Nel detto territorio non v'è alcun fiume, né torente, ma soltanto tre riali, o sian rivi d'aqua di questi sgolarii delle montagne d'aque pluviali, derivanti essi rivi uno dalle fini di Crevacore denominato La Valnava, che arivato al cantone Azeij prende il nome Merdarello, che entra poi per piccola distanza nella Giara di Casteletto. Altro dalle fini di Curino denominato la Rovasnella, che serve di limite a' confinii con detto Curino sino a Casteletto, ove prende il nome di Giara, discorendo poi sino a confini di Villa. Et il terzo dalle montagne di questo logo denominato Cugnatto discorente fino a' confini di detto logo di Villa, ove poi s'uniscono tutti tre detti rivi con altri del territorio di Villa e di quello di Rovasio denominato la Rovasenda discorente per Vercellese. Non vi sono laghi né stagni, particolari né communi.
3. Il territorio di Sostegno è più abondante di vino, che d'ogn'altro genere di vettovaglie, il di cui coltivo è diviso in sei bontà, o sia valbe al publico cattastro, e li suoi beni di vigna, […], linii e valette di prato frameschiati come avanti s'è detto: nella prima bontà anno […] il valore di lire 600, et anche di lire 800 e più li giardini, e chiosi; nella seconda bontà di lire 300 in 400, nella terza lire 150; nella quarta lire 75; nella quinta lire 50 e nella sesta et ultima lire 25 la giornata. Li boschi poi sparsi e contenuti in dette montagne, sicome queste anno l'estimo imaginario suaccennato, così non si può dar accertato valore, che puol essere di lire 8 in 10 la giornata.
4. Il luogo di Sostegno è mediocre, sendovi il numero di cinque persone di comunità fissati nel 1736, il nome de quali in quest'anno 1745 ed ultimo semestre sono Giacomo Rovere Sindaco, Gianbattista Giletto, Pietro Francesco Barnero, Francesco Quaglia, ed Eusebio Falda consiglieri et segretaro il notaio Paolo Fasanini.
5. Vi sono in Sostegno 306 fochi de' quali 209 nel recinto principale, 24 nel cantone d'Azej; 51 nel cantone di Casteletto; 22 nel cantone di Casa del Bosco, oltre 4 de Nobili sogetti con tutto detto cantone di Casadelbosco alla parrocchia di S. Lorenzo del recinto principale del logo, e tre fochi per le campagne del territorio, e così in tutto fochi tre cento tredici.
6. Vi sono due parochie una nel recinto principale sotto il titolo di S. Lorenzo, e l'altra nel cantone di Casteletto sotto il titolo dell'Asunta. Dette parochie sono di Patronato de Particolari capi di casa parochiani di caduna d'esse. Il redito d'esse è comunemente creduto essere di scudi 300 cioè dugento quella di S. Lorenzo, e scudi cento quella dell'Asonta. Dette parochie sono dell'istessa diocesi di Vercelli e dipendono dal vicario di Biella. V'è un beneficio […] di libera collazione […] sotto il titolo et all'altare di S. Biaggio, il di cui reddito è quello si ricava da tre giornate circa di beni feudali; et una capellania […] sotto il titolo ed all'altare di S. Giuseppe, fondata e di patronato di casa Quaglia, essi altari essistenti nella sudetta parochiale di S. Lorenzo. Non vi sono nel territorio di Sostegno beni spettanti ad abazie, monasteri, o simili. Non esservi pure convento, né casa di regolari. Esservi in la più alta montagna di detto territorio un santuario di S. Emiliano vescovo di Vercelli, ove per tradizione si ha che detto santo sii stato in quel romitorio quarant'anni (Hist. de Vescovi di Vercelli). Vi sono nel logo e cantoni di Sostegno 11 preti secolari, e 4 chierici.
7. Ne libri communicateci del reparto sale vi sono boche umane maggiori d'anni cinque n. 1424, dico mille quattrocento ventiquattro, e del cottizzo […] maggiori d'anni sette anni n. 1293, dico mille dugento novantatre senza sapersi il numero degli infanti minori di cinque anni, né di quelli di comunione maggiori di 7 anni, di quali però non può farsene la separazione salvo col stato tenuto da parochi, da quali presentemente non può aversi attesa massime la vacanza della parrochia dell'Asunta sudetta. Vi saranno circa 50 particolari bona famiglia, in una delle quali vi sono due nottai, in altra tre speziali, et nell'altre traficanti ben stanti.
8. Non v'è in Sostegno effetto conspicuo, redito, tasso, canone o censo sovra la comunità specialmente a stranieri, salvo d'alcuni […] vigne de particolari del luogo, per quali le dà annualmente la metà dell'uve delle pezze  […] parimenti a favore de particolari di Trivero, Cogiola, e Portola, alcuno de quali preleverà uva per vinti, quindeci, dieci, cinque e più […] bottalli di vino annualmente.
9. Non s'ha alcuna reformazione né usanza di pregiudizio delle raggioni della comunità, né del feudo.
10. Si diceva da vechii di questo logo che dove presentemente essiste la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo e cimitero d'essa vi fosse un castello, quale però non dissero a chi appartenesse, sendoci ancora oggi una muraglia vechia alquanto rovinata che cinge la piazza detta del Revelino fora detto sacrato.
11. Il podestà non fa residenza nel logo, né si porta setimanalmente a tener banca, ma alcune volte fra quindeci giorni, fra un mese, ed anche più, e dove si posa tiene tribunale, né esservi prigioni nella casa del Comune, né altrove.
12. Il luogo di Sostegno dipende dalla prefettura ed intendenza di Biella, da quale detto logo è distante quindeci miglia.
 
Documento 6
Nuove informazioni, che si addomandano in seguito alla memoria trasmessa dal Sig. notatio Fasanini, in data dei 18 dicembre 1745.
 
Il Cantone di Casa del Bosco descritto come membro del luogo di Sostegno, si vede però essere soggetto alla giurisdizione di Villa, e pertanto si desidera sapere:
- se il suddetto cantone sia veramente considerato come territorio di Sostegno.
- se paghi la taglia alla suddetta communità.
- se gli uomini di detto cantone levino il sale nel suddetto luogo.
- se somministrino soldati, provvedano carreggi, e siano tenuti a soliti serviggi verso la suddetta communità.
- se nella nomina de' consiglieri di Sostegno talvolta si comprendano pure soggetti di quel cantone.
- In qual modo, e tempo siasene separata la giurisdizione.
- se alle Case del Bosco vi siano uniti molti beni e territorio, che non siano pure soggetti alla giurisdizione del vassallo di Sostegno.
- Se dalle suddette Case del Bosco, e beni adiacenti il vassallo di Villa ne ricavi qualche reddito o abbia ivi delle particolari prerogative.
- Fra i luoghi confinanti, descritti nella sovra denunziata memoria, si ritrova l'Università di Casa del Bosco. Si chiede perciò l'informativa, se detta Università sia un luogo separato, se faccia communità, se abbia vasto territorio. Se sia di reddito al vassallo, e con quali prerogative, oppure se sia lo stesso cantone già descritto di Casa del Bosco, e in conseguenza del territorio di Sostegno, ed in tal caso da qual giurisdizione dipenda.
- Nella numerazione de' fuochi del territorio di Sostegno, si vede annotato, che oltre alli 22 fuochi situati nel cantone di Casa del Bosco, ve ne sono altresì quattro de' Nobili soggetti alla parrocchia di S. Lorenzo, perciò desiderasi sapere, se questi 4 siano pure del territorio suddetto, e dipendenti dalla communità, come altresì appartengono alla giurisdizione di Sostegno, oppure se sono uniti all'Università de' Nobili, o a Casa del Bosco, e dipendano dalla giurisdizione di Villa.
- Se vi fosse qualche altro cantone, cascina, o casa nel territorio di Sostegno, che dipendesse da altre giurisdizioni, se ne chiede pure ogni più esatta notizia, come altresì si prega il signor notaio Fasanini di dare il suo sentimento di quello, che crederebbe conveniente per ragione della sittuazione, o interessamento del territorio, quando si dasse luogo (come può darsi) di ottenere qualche unione al feudo di Sostegno di quelle porzioni e membri, che potessero talvolta per l'addietro esserne stati separati.
- Desiderasi pure sapere se i fuoghi 209, che diconsi nel recinto di Sostegno, siano tutti uniti e formino un luogo assai ben fabricato, oppure se sono sparsi nella Valle e nelle Colline laterali.
- Altro punto molto essenziale, sovra del quale si ricercano tutte le possibili notizie, si è intorno alle miniere del luogo di Sostegno. Se ve ne siano state d'oro, argento, rame, o piombo, e da chi possedute. Se ve ne siano presentemente e chi le possieda. Di qual reddito siano presentemente, o siano state per lo passato. In qual parte del territorio si ritrovino, se sia sperabile in avvenire di ricavarne qualche ragionevole frutto.
- Se ve ne siano talvolta delle unite alla giurisdizione di Casa del Bosco, o dell'Università de' Nobili. Se vi sono in coteste parti persone pratiche a lavorare attorno le suddette miniere.
- Si chiede ancora se il luogo di Villa sia molto distante dal luogo di Sostegno. Se il suddetto luogo di Villa è più o meno conspicuo di Sostegno. Se si crede talvolta che fosse anticamente una dipendenza di Sostegno, oppure luogo interamente separato.
- Finalmente sarebbe anche gradita la notizia del nome de' parochi di Sostegno, la loro patria, e con qual titolo siano denominati, se di prevosto, arciprete, priore, e come altresì di chi è provveduto presentemente della capellania designata di Patronato della famiglia Quaglia, e se questo benefizio sia di buon reddito.
- Se al Santuario di S. Emiliano vi sia una chiesa e da chi uffiziata, se è molto distante dal luogo di Sostegno, come pure se vi sia concorso di molta gente. Qual distanza dalla città di Vercelli al luogo di Sostegno, e se la strada migliore e consueta per andarvi da Torino, sia passando per la suddetta città di Vercelli, oppure per Biella.
 
Il cantone di Casadelbosco è veramente considerata come territorio di Sostegno. Tutti gl'uomini di detto cantone (ecetto le quatro familie de Nobili Vassalli descritti in apresso) pagano la taglia alla comunità di Sostegno. Levano il sale nel sudetto logo di Sostegno. Soministrano soldati; et in somma sono tenuti a tutti li servizii soliti alla comunità sudetta. Non sono soliti comprendersi nella novena di consiglieri della detta comunità, che si crede a' mottivo de puochi fuochi, e della distanza dal corpo principale di Sostegno di più d'un miglio. Non s'ha notizia in qual modo e tempo siasi separata la giurisdizione di detto cantone; è però verosimile, che sendo li Nobili Vassalli rurali li più antichi abitanti d'esso cantone, possessori de beni feudali cognominati Nobili Franchi, sì come questi si sono dati in retrofeudo al conte di Villa, e possedendo tutti gli abitanti di detto cantone più o meno beni feudali del retrofeudo come retrovassalli di detto Conte di Villa, seguino tutti la sua giurisdizione.
Vi sono in detto Cantone di Casadelbosco beni per territorio (separato dall'allodiale) unito feudale non sogetti come sopra con tutto detto Cantone allodiale alla giurisdizione del Vassallo di Sostegno, ma del Vassallo di Villa, di quali beni non s'ha notizia della quantità in misura; sono però descritti in catastro, che si chiama dell'Università de Nobili di Casadelbosco conservato fra loro, sopra cui formano li loro riparti di ciò sono tenuti, separatamente dalla comunità di Sostegno, non sapendosi d'alcun altro territorio, né di beni uniti alle Case del Bosco.
Non s'ha notizia, che il Vassallo di Villa dalle suddette Casedelbosco, e beni adiacenti ne ricavi alcun redito, né ch'abia ivi delle particolari prerogative.
Non s'ha pur altra notizia, che la sovra data, attorno l'Università de Nobili di Casadelbosco, né della separazione e vastità del territorio, né se sia di redito al Vassallo, e con quali prerogative, ritrovandosi bensì nello stesso cantone, ma separata di territorio già sopra descritto, non sapendosi da qual giurisdizione abbia origine, né possa dipendere.
Li quattro fuochi, e case de Nobili rurali di Casadelbosco annotati, oltre li 22 di non Nobili, pur sogetti anche alla parochia di S. Lorenzo, sono nel territorio suddetto de Nobili, quali per ragione de beni feudali da loro posseduti fanno corpo d'Università indipendentemente dalla comunità, e giurisdizione di Sostegno, e sono sogetti alla giurisdizione di Villa assieme agli altri Nobili, che si crede pel retrofeudo, per cui si sono sogetati al Vassallo, e giurisdizione di Villa.
Non v'è altro Cantone, cascina, né casa nel territorio di Sostegno dipendente da altre giurisdizioni; e però sapersi attratti tutti li fuochi di detto Cantone di Casadelbosco come possessori di beni feudali alla giurisdizione del Retrofeudo, che è quella di Villa, ancorché detti fochi 22 abbino le loro case situate sopra il territorio allodiale dipendente dalla comunità di Sostegno; né aver altra notizia, che convenghi al fatto per ragione di situazione, o di intersecamento di territorio.
Li fuochi 209, che si contano nel recinto di Sostegno, non sono totalmente uniti, ma frameschiate le loro case da giardini, e chiosi murati di qualche puoca distanza, seguitando il luogo per contrada Maestra dalla cimma al fondo con contrade latterali, così che sono più tosto uniti, ma non sparsi né nelle valli, né nelle colline.
Non v'è miniera né d'oro, né d'argento, o piombo, e rame, per quanto s'abbi nottizia nel territorio di Sostegno, né vero unita alla giurisdizione di Casadelbosco, né dell'Università de Nobili.
Non si sa, che vi sia in queste parti persone pratiche a lavorar attorno le miniere.
Il luogo di Villa è distante dal recinto di Sostegno per più di un miglio, e da Casteletto cantone di Sostegno numerato di cinquant'un foco è meno distante d'un quarto di miglio.
Detto luogo di Villa è assai men conspicuo di quello di Sostegno. Sì come detto luogo di Villa vien denominato Villa di Sostegno, puol essere che fosse anticamente una dipendenza di Sostegno, ma non può accertarsi. Li parochi di Sostegno si nominano cioè quello di S. Lorenzo il Sig. D. Carlo Ferraris, nattivo d'esso luogo, col titolo di Vicario; e quello dell'Asonta nel Cantone di Casteletto Sig. D. Carlo Pagano di Messerano, che presentemente non ha ancor preso il possesso, né si sa qual titolo raporterà da Monsignor Vescovo: vero è che li suoi antecessori non avevano altro titolo che di Curato.
La Capellania di patronato della familia Quaglia è posta nella persona del Sig. D. Lorenzo Tomaso Quaglia, e questa è d'annuo redito sopra la Città di Torino di L. 393.15, così ritrattate dalle L. 525 di sua constituzione, qual parocho ha l'obbligo della messa quotidiana e scuola per venti poveri figlioli dell'Agnazione di Sacra Familia, e d'impiegare lire 25 annualmente d'esso redito in supellettili per l'altare di sua capella.
Al Santuario di S. Emiliano v'è semplicemente l'oratorio o sii chiesa sogetta alla parochia di S. Lorenzo, e sopra il portico antistante avanti detta chiesa vi sono due piccole stanze di Romitorio, che presentemente resta vacante.
Detta chiesa è distante dal luogo di Sostegno, e parocchia suddetta circa un miglio sempre per montagna, sendoci alla medesima chiesa e Santuario qualche povero […] ne giorni festivi anche di peregrini del luogo, et in qualcuno d'essi festivi anche di peregrini di […] di detto luogo, e de luoghi di Serravalle, e Postua.
Vi sono venti miglia di distanza dal luogo di Sostegno alla città di Vercelli, e la strada solita, e più breve per andar a Torino s'è quella da Buronzo a Cigliano, ma dovendosi passar per Vercelli, o per Biella la strada è più lunga, e o per l'una o per l'altra città v'è puoca differenza di strada, in questo però che per Vercelli la strada è più comoda che per Biella.
 
Documento 7
Stato di Casadelbosco, e di suo piccol territorio, e delle familie in esso abitanti.
1. Il suddetto cantone resta posto soto la sommità d'una colina, che principia in confinio del territorio di Rovasio et viene insensibilmente verso quello di Sostegno, composto di 24 fochi con le case, tutte vicine cioè contigue l'una all'altre, con in cima di detto cantone verso mezzanotte vi esiste una chiesa sotto il titolo di Santa Caterina di ragionevole capacità col suo campanile annesso, ove n'essistono due campane di mediocre grosezza con suo cimiterio in avanti dove si sepelliscono li morti; e dentro detta chiesa il suo batisterio ove li battezano li venienti vivi alla luce et in vicinanza d'essa chiesa n'essiste pure una casa con piccolo giardino avanti destinato per li respettivi capellani, che amministrano li sacramenti a particolari d'esso cantone, e di presente restano detti capellani sogetti al paroco di questo logo di Sostegno.
2. Della sudette 24 familie ve ne sono 4 che si chiamano de Nobili, ma peraltro a stato rustico, quali restano muniti di vari diplomi regii, per mezzo de quali vengono privilegiati della levata del sale, ed ogn'altro carico personale, e tagliabile pagando solamente la cavalcata de loro beni dichiarati tutti feudali privi però d'ogni sorta di giurisdizione; e l'altre familie sono tutte in ragionevole stato di suditanza ma tutte in stato rustico solamente.
3. Li beni posseduti dalle suddette 24 fameglie restano tutti uniti et in una sola circonferenza, restando il suddetto cantone preso quasi in mezzo a detti beni che formano la suddetta colina, composti di puochi prati, quantità di vigne da dove vengono vini bruni, et alcune con piante, parte di puochi boschi cedui ad uso delle viti e parte con alberi di castagna, confinando li suddetti beni col territorio suddetto di Rovasio a mezzogiorno, di Lozzolo a mattina, di Villa a sera e di Sostegno a mezzanotte.
4. Il predetto cantone di Casadelbosco resta distante dal corpo principale di questo logo di Sostegno di un miglio e più.
5. Tutti li particolari di detto cantone son posti alla levata del sale, da tempo immemorabile in qua anno sempre quello levato dalla gabella di questo logo di Sostegno sì et come li vien  adossato dalla comunità; ed ora pure continuano alla levata predetta senza che vi sii mai stata acuna contradizione.
6. In materia di levata di soldati c'è sempre da questa comunità presi a le […] ogni contingente, che la giustizia partiva, sogetti capaci al regio servizio.
C.A. Fasanini
 
Documento 8
(b. 164)
Ricavo fatto dalle investiture e consegnamenti che sono negli archivi camerali
(trascrizione delle conclusioni)
Dai lumi ricevuti dalle sovra annotate scritture, e da diverse informazioni prese, si ha fondamento di credere, quantunque non ne consti chiaramente, che il cantone di Casa del Bosco debba essere una dipendenza antica del luogo di Sostegno, essendo ancora in oggi di suo territorio, quantunque la giurisdizione sia stata unita al feudo di Villa. Il feudo di Villa, e sue dipendenze è stato per sentenza camerale delli 27 maggio 1735 riunito al regio demanio. Più per altra sentenza camerale 16 giugno 1741 è stato confirmato quanto sovra. Per atto 28 giugno 1741 il dellegato camerale ha proceduto alla riduzione suddetta e consta in specie nel detto atto, che portatosi il suddetto dellegato in compagnia degli altri che assistevano alla detta riduzione alla Casa del Bosco membro della giurisdizione di Villa per mezzo d diversi particolari e ad una piccola casa rovinata, ove altre volte abitavano tre o quattro famiglie de' Retro Vassalli, come al presente si è allegato avanti di noi da qualche persona, si sono pure detti Casa del Bosco e casa rovinata suddetta uomini e beni retrofeudali, e ogni altra giurisdizione ridotta.
La ragione delle miniere appare essene anche stato spogliato il feudo di Sostegno per la sovra menzionata donazione, fattane dal Duca Emanuele Filiberto a Bartolomeo Avogadro signore di Villa in data delli 30 giugno 1566, e detta ragione è passata in seguito col feudo di Villa dagli Avogadri alli Signori Buronzi; che perciò questa proveniente da donazione si crede anche col feudo di Villa devoluta. Essendo in ultimo luogo stato investito il Signor conte Leone del feudo di Sostegno con tutte le ragioni e dipendenze feudali e con quella particolarmente di riunire tutto ciò che competa in oggi la ragione al medesimo Signor conte di riunire alla sua giurisdizione la suddetta Casa del Bosco, miniere.
Si è riconosciuto dall'Ufficio della Regia perequazione essere Casa del Bosco un cantone di Sostegno ed essere stati admessi per beni feudali sudetto cantone da Regi dellegati giornate 138 tavole 77 possedute da diversi particolari.
 
Documento 9
Memoria
(b. 163)
Essendovi nel territorio di Sostegno, e nel cantone di Casa del Bosco alcune pezze di beni feudali posseduti da diversi particolari, furono questi circa la metà del passato secolo resi soggetti in retrofeudo al vassallo di Villa. Da questa separazione fu non solo pregiudicato il feudo di Sostegno, poiché il vassallo di Villa pretese indebitamente di esercitare la sua giurisdizione sovra li particolari di Casa del Bosco, ancorché avessero le loro abitazioni sovra beni allodiali del territorio indubitato di Sostegno, ma si pregiudicò altresì alle raggioni della communità, per le pretese divisioni e indipendenze di alcuna parte del territorio.
Si è che confondendosi e la raggione del retrofeudo, e quella dell'esercizio della giurisdizione, sono insorte ed insorgono frequenti querelle, e contenzioni di territorio, cose tutte contrarie al buon ordine e alla distinta separazione, che deve esservi fra i rispettivi territori e le diverse giurisdizioni. Essendo devoluta al egio patrimonio la predetta raggione del retrofeudo de' beni di Casa del Bosco, il possessore del feudo di Sostegno, desideroso di evitare per l'avvenire ogni litiggio e di riunire la suo feudo quanto altre volte è stato sì indebitamente separato, ha pensato di offerire una qualche finanza mediante la quale Sua Maestà è benignamente propensa ad accordarli la sovranarrata riunione. Ma prima di rendersi a termine questo affare sarà probabilmente chiesto il sentimento di codesto Sig. Intendente della Provincia, da cui spera il possessore del feudo di Sostegno d'ottenere in tal caso un parere intieramente favorevole, trattandosi di cosa unicamente diretta a procurare un migliore regolamento, e buon ordine, ed a troncare la strada a tanti inutili litiggi.
Tanto più spera il possessore sudetto di ottenere il desiderato intento quando il Sig. conte di Ternengo voglia favorirlo comunicando questa memoria al Sig. Intendente ed appoggiarla con i suoi soliti cortesi ed efficaci uffizi, pregandolo intanto di custodire il secreto.
 
Documento 10
Relazione della visita fatta dal Cav. Robilant agl'indicanti di Miniera di Piombo che si trovano nel feudo di Sostegno (doc. a. 1752, b. 164).
Sostegno si è un marchesato situato fra il principato di Masserano, marchesato di Crevacuore, e Vercellese, rinchiuso da colline di non grand'altezza parte delle quali coltive, e parte diroccate con una superficie rosseggiante che pare terreno abrucciato, diroccate nelle loro somità, e ne torrenti; le arene ne' combali tutto di tal rossa natura, non si incontrano sani di quarzo, né di pietre silicee, ma soltanto di natura di spalto, di fluore, e di argilla, tovansi nelle medesime colline molte volte come circondati dalle alteze descritte strati quasi orizontali di pietra di calce biancastra, ed in simili siti pare che la coltura de' terreni sii più favorevole, invece che non sudescritte colline apena cresce, e germinano cespugli salvatici, e qualche castagna. La sua aparenza combusta fa congieturare l'esistenza di minerali, e veramente gli indicanti sono in molti luoghi scoperti anni sono nella Valetta detta di Cugnato sono quelli che meritano più attenzione gli altri sendosi palesati ora lateralmente a quelli di tal Valle, ora con semplici marcanite nell'oposto del monte ai medesimi, ed ora finalmente nelle colline in vista di Castelletto all'oriente della medesima in un riale detto il Colombo nel sito denominato di Pramartello dove egli è facile li osservare moltissimi fili che intersecano quelle colline a guisa di cordoni non interroti si dimostrano che d'un semplice spatho tessulare rosseggiante però nel posto sumenzionato si scoprano, in uno de medesimi nello stesso spatho, machie di splendente di piombo a scaglia grossa, che però fin ora non dà a presumere possa esser cosa d'importanza; potrebbe forse insinuandosi nel monte detterminar l'incassatura del filo, e cambiar anche il minerale ma sendo come si è detto il posto meno di conseguenza non s'esorterebbe ad attaccarlo pria che dell'esito de primi si come accertato, allora sarebbe ottimamente fatto il rischiare nella ricerca di tal sito.
Ora passando alla descrizione del sito più importante si dirà essersi scoperti due filoni in due riali il primo in quello di Cambrian, il secondo nel così detto d'Alza Coda, quest'ultimo al riferire degli abitanti dev'esser stato anticamente lavorato, ma apena se ne indicano i siti non comparendovi vestigia nessuna, che lo accerti; furono questi due siti sondati dal signor conte Alfieri il primo nel sito segnato con + dove il filo si mostri nel combale, e perché questi si diramava né fu preso un falzo branco, ed invece di gettarsi secondo la direzione si sono deviati a dritta, onde facil cosa sarebbe il ripigliarlo, il secondo fu atacato nel sito ‡ con un pozo nel riale il che causò che non fu possibile l'inoltrarsi molto sendone dalle concorrenti dell'aque cacciati, e dall'incommodo de cani.
Ora converrà raggionare in genere di quei siti per indi toccar legiermente quello che nella loro scoperta si potrebbe rischiare.
Il monte di S. Emiliano s'inalza sopra tutti i vicini e parte che gli altri da questi se ne diramino. Come egli è facile dalla carta dimostrativa il riconoscerlo presentaneo que monti il loro aspetto al Oriente, sono aridissimi avendosi pochissima aqua, e solo qualche sorgente ne Combali dove si hanno gli indicanti, non si hanno boschi nelle vicinanze, sendo totalmente ignudi, poco coltivi, con […] sterili; si mostra la rocha che costituisce que monti in molti siti in altri coperta d'un terreno roseggiante la pietra che costituisce il monte si è un misto di spatho, e saro cottizio rosso, dal disfacimento del quale derivar può quel terreno di simil colore. Egli è agevole il riconoscer que filoni i quali si mostrano ne riali colle loro matrici e sono con detterminate incassature accompagnate dalle loro argille prova dell'esistenza de medesimi. La matrice che gli accompagna si è un fluoro di spatho semipelucido, chiaro, tenero, di nattura liquabilissima, s'incontrano nel medesimo cristalizazioni cubiche gialle, o divari collori il che da indicanti ho scoperto, e mi fu confermato da quegli esperti di quando in quando si osservano nelle mattrici grappi di mineral di piombo o sia splendente il quale soventi si trova a machie nella mattrice ed altre volte a pezi più compatti nel spezare cert'uni medesimi presenta una figura a guisa di foglia. Si sono seguitati gl'indicanti de medesimi fili per fino l'alteza di S. Emigliano dove nel Riale si vedevano le incassature, e le matrici, il che sempre più conferma la stabilità, loro esaminati questi nella loro direzione colla  Bunola Sassonica si riconobbe dirigersi tra levante, e mezogiorno a gradi 20 circa derivanti dal levante verso il detto ponto; cadono qualche poco inclinati, e salgono verso meriggio rettamente dall'esame fatto di questi due siti ho osservato fare il loro corso quasi paralleli di modo che congetturai potessero nei medesimi monti aversi latteralmente e fra questi due altri fili di simil direzione e natura.
Dagli esperimenti fatti nel Reggio laboratorio s'è visto che davano questi minerali circa il 60 per cento di piombo e circa mezza oncia d'argento. Ora per venire a raggionare su ciò che si potrebbe intraprendere, pare che non sarebbe mal fatto, di rischiare una galleria al filo del riale d'Alza Coda. La quale dovrebbe essere presa fuori del medesimo pervenire ad intersecarlo ad una maggiore profondità di quello che si fece nel sondamento e non sarebbe mal presa se si cominciasse nel sito segnato # sulla carta ed avendo una volta tagliato il filo deviarsi secondo la sua direzione verso occidente ed inoltrarsi una buona distesa; che se buon esito avesse allora favoriti dallo scolamento naturale che avrebbero le aque si potrebbe più a bell'aggio stabilire la scavazione. Che se tal galleria avesse buon esito sarebbe sempre consigliabile il condurre un'altra parimenti verso occidente nel filo del vallone di Cambrian, e col tempo con una galeria di traversa cercar di segar e render comunicanti i due fili intanto presentemente il tutto si limita nella prima galleria progettata.
Gli inconvenienti naturali che hanno queste fodine sono primamente d'esser in monti non alti, aridi che non si potranno avere facilmente le aque necessarie per le lavature o trivelazioni; di più che non avendosi gran altezza di monte sopra se e servendo i fili ne rivi converrà avere racorso col tempo alle machine per l'estrazione dell'aque che incomodano nelle cave, e per quella de minerali, ora questa esigono aqua per moverle, e per loro servizio obligherebbero alla formazione di recipienti per racorre tutte quelle che scorono in quelle valli.
Non avendosi legna sul posto nasce ancora un gran inconveniente per la coltura di miniere, sia per i pontelamenti del monte, come per le fabriche ed edifizii necessarii; converebbe avere ricorso al flottamento de boschi di Sessera, e per questi averà farsi strada careggiabili fino a Crevacuore, altrimenti non sarebbe molto economica la traduzione.
Rispetto alla fondita crederei che sarebbe sempre più utile il vender i minerali depurati alle fonderie reggie in Valle di Sesia, perché a quelle verebbero pagati gli argenti, i quali dificilmente potrebbero separarsi da qua piombi se si fondessero da se soli; inoltre anche in tal sito privo de boschi sarebbe sempre d'un gran utile il valersi di tal commodo.