Monale

AutoriLonghi, Marta
Anno Compilazione2007
Provincia
Asti
Area storica
Astigiano.
Abitanti
1007 (ISTAT 2007).
Estensione
90 ettari.
 
Confini
A nord Cortandone e Camerano Casasco, a nord-est Cinaglio, a est Asti, a sud-est Baldiciheri d’Asti, a sud Castellero, a sud-ovest Villafranca d’Asti, a ovest Maretto.
Frazioni
Oltre al centro di Monale, San Carlo è l’unica frazione amministrativa del comune, sebbene siano riconosciuti altri nuclei abitativi. Vedi mappa.
Toponimo storico
«Monte Natale» (1161: Le carte dell'archivio capitolare di Asti, doc. 26; 1198 Codex Astensis, doc. 594; Andar per Castelli, pp. 87 sg; Chiaves 2000, p. 17). Mentre la «villa» e il «castrum Monalis» sono attestati nel 1180 (Il Libro Verde della Chiesa d’Asti, doc. 168).
Diocesi
Asti
Pieve
Mentre altre località circostanti come Cortandone o Castellero erano incluse nella pieve di Piesenzana – in seguito Montechiaro – o in quella di Musanza (Villafranca), Monale compare nel Registrum Ecclesiarum dioecesis astensis del 1345 tra i possessi della chiesa cattedrale di Asti esclusa dall’inquadramento pievano (Bosio 1894, p. 117). Più tardi veniamo a sapere che all’arciprete della cattedrale di Asti spettava l’elezione di un rettore per la chiesa di Monale (AD Asti, Visite pastorali II, 1585).
Sebbene nel XIV non sia indicato il nome della chiesa di Monale le visite pastorali ricordano come S. Maria della Fonte fosse la parrocchiale del luogo (AD Asti, Visite pastorali II, 1585).
Nel XVI secolo viene istituito il vicariato di Monale a cui facevano capo Baldichieri, Castellero, Monale, Roatto, Maretto, Cortandone, Cortazzone, Montafia, Capriglio e Bagnasco (Bosio 1894, p. 133). Successivamente Monale viene incorporata prima nel vicariato di Maretto istituito nel 1805 (Maretto, Roatto, Monale, Castellero e Valle d’Andona); dal 1815 si trova in quello di Baldichieri (Baldichieri, Castellero Monale) che nel 1894 si espande includendo inoltre Villafranca, Valle Andona, Tigliole, Cinaglio e Montegrosso (Bosio 1894, p. 142).
Altre Presenze Ecclesiastiche
L’antica chiesa parrocchiale di Santa Maria della Fonte (sotto la custodia degli Scarampi) perde rapidamente la propria preminenza a favore dell’oratorio di S. Caterina, più centrale rispetto all’abitato, che assume funzioni parrocchiali nella prima età moderna (XVI sec.). Presso S. Caterina era attiva già nel Cinquecento la società del Corpus Domini addetta alla fornitura di cera per le celebrazioni. La chiesa di S. Giovanni attestata nella documentazione trecentesca (Archivio Malabayla di Canale; Cancian 1997, p. 603) due secoli dopo risultava relegata a cappella cimiteriale (AD Asti, Visite pastorali II [1585]) ed era sotto la tutela della comunità (AD Asti, Visite pastorali XVII [4 ottobre 1697]).
Retta da un prevosto la chiesa di Monale conta oltre all’oratorio e all’antica parrocchiale vicino all’attuale cimitero anche altre chiese come quella di San Sebastiano (oratorio ora scomparso, ubicato nella piazza sotto la Bastita) che nel Seicento aveva un suo campanile. Nel 1663 una visita pastorale presso Monale ricorda la cappella «in castro Bastitei» dei conti Brunei (AD Asti, Visite pastorali XIII [6 settembre 1663]), successivamente riconosciuto come oratorio privato (AD Asti, Visite pastorali XVII [4 ottobre 1697]). Tra le cappelle campestri si contavano San Carlo (sotto il patronato della famiglia de Grandis), San Rocco e San Grato (edificata nel XVII secolo). La chiesa di S. Caterina viene in seguito riconosciuta tra i beni comuni della comunità, insieme a quella di S. Sebastiano e S. Giovanni.
Tra Sei e Settecento sono attestate presenze allodiali delle Madri della SS. Annunziata di Asti (terre immuni), così come i Padri Francescani o la collegiata di S. Secondo d’Asti (AD Asti, Visite pastorali II, 1585; ASAt: Partitario 1600, Catasto 1763; Visconti 2006, pp. 270 sg). Nel XVIII secolo l’antica parrocchiale oramai cappella cimiteriale acquista la denominazione di S. Maria della Fonte o dell’Annunciazione (AD Asti, Visite pastorali XIX [28 ottobre 1729]).
Assetto Insediativo
L’attuale abitato di Monale o recinto del luogo, come citato nei catasti d’epoca moderna, si è gradualmente sviluppato a ridosso del colle, sovrastante la strata (forse di origine romana) che da Baldichieri sale verso Cortandone, e nella sottostante pianura verso sud-est. Procedendo a sud verso Baldichieri si può trovare la frazione di San Carlo, mentre lungo le vie vicinali si identificano altri nuclei insediativi cresciuti intorno a cascinali (cascina San Maurizio, Mandrosso, Salesina).
Le squadre del XIV secolo ci permettono di tracciare i confini dell’antico distretto di Monale che includeva a sud l’attuale comune di Castellero, spingendosi fino ai confini di Villafranca e Baldichieri, e a nord confinava con Cortandone, Cinaglio e Settime (Archivio Malabayla di Canale).
La posizione delle chiese cimiteriali di S. Giovanni e S. Maria portano a sospettare l’esistenza di due nuclei insediativi originari, uno in pianura gravitante intorno a S. Maria della Fonte e l’altro in cima al colle presso l’originario castrum di Monte Natale. In seguito il recinto del luogo si sposta ed espande verso il versante sud del colle includendo l’altra fortezza difensiva del luogo (la Bastita) e l’antistante piana, lasciando priva di strutture difensive la strada verso Maretto e Cortandone. L’antico castello e la chiesa di San Giovanni perdono gradualmente di importanza a favore di un nuovo palazzo (vicino alla chiesa di S. Caterina). Sul finire del Settecento il “castello vecchio” – costruito sul principio del Trecento –, collegato ad un nuovo edificio difensivo da un giardino, risulta in pessime condizioni (ASAt, Antichi catasti, Monale 1763).
I microtoponimi delle fonti catastali di Monale tra XIV e XVIII secolo mettono in evidenza il progressivo sviluppo degli altri insediamenti abitativi sparsi nelle aree circostanti lungo le vie vicinali e i rii dell’area, perpendicolari all’asse viario Cortandone-Baldichieri, lasciando sgombra la parte più settentrionale del territorio comunale verso Camerano-Casasco e Cinaglio.
Le squadre territoriali trecentesche di Monale riprodotte su richiesta dei conti Scarampi (Archivio Malabayla di Canale) ci permettono di tracciarne i confini originari del suo territorio incluso in dodici squadre. Nella prima si è costituito il centro di Monale: da San Giovanni e dal fossato del più antico castello, oggi scomparso, fino alla chiesa di Santa Maria delle Fonti e al guado di San Martino sul rivo Piea (che discende da Piea e Cortandone). Una parte del distretto si distaccò successivamente per costituire il territorio della comunità di Castellero, ancora incluso nel 1358 nella V-VI squadra di Monale (Archivio Malabayla di Canale).
Luoghi Scomparsi
Corte francesca (Bordone 1980, p. 92) occupava probabilmente l’area meridionale di quello che era il territorio di Monale nel XIV secolo tra la chiesa di S. Pietro de Boschis e Baldichieri come riporta il testamento di una certa Marietta nel 1287 «in posse Baudicherii in loco ubi dicitur Corfrancesca» (Cotto 1987, doc. 464). Ne resta memoria anche nel 1306 quando Manuele di Ferrere, rettore di S. Pietro dei Boschi dichiara di tenere due pezze di bosco «in posse Corfrancisca sive de Monali» (Carte astigiane del secolo XIV, doc. 70).
Sebbene non siano attestate altre località scomparse all’interno dell’attuale territorio comunale si segnala l’abbandono dell’originale sito del castello di Monte Natale forse ubicato sul “bric” S. Giovanni presso l’omonima chiesa cimiteriale.
Comunità, origine, funzionamento
La comunità di Monale risulta attiva già sul principio del XIV secolo, quando alcuni consules e i capi delle case di detta villa accettano l’arbitrato di Filippo principe d’Acaia, riguardo alla restituzione del castello ai Gardino e gli accordi con il comune di Asti, riunendosi nella piazza di Monale (Andar per Castelli, p. 89). In quell’occasione gli abitanti di Monale rappresentati dai capi famiglia avevano cercato di liberarsi dal controllo signorile pagando il comune di Asti perché li riconoscesse quali soggetti direttamente alla giurisdizione del comune (Chiaves 2000). La comunità restò tuttavia soggetta al dominio dei signori del castello e a quelli della fortezza della Bastita fino al 1663, quando una parte dei capi famiglia di Monale si rifiutò di continuare a riunirsi nel castello del conte Scarampi o nell’antistante forno (Molino 1967, pp. 84-86). Rappresentato da due sindaci e un podestà (signorile) i consiglieri facenti parte del consiglio ordinario sono circa 9. All’assemblea generale della comunità partecipano però tutti i capi famiglia. Un primo contributo alla crescita della comunità locale derivò dalla sentenza emessa nel 1309 dal principe d’Acaia grazie alla quale chi tra i residenti a Monale avesse pagato un’indennità ai propri signori avrebbe potuto dipendere direttamente dal comune astigiano (1309-10: Codex Astensis 1880, doc. 1030.)
Priva di uno statuto autonomo la comunità si riunisce, secondo consuetudine, per gestire alcune mansioni amministrative anche dopo l’emanazione di nuovi bandi campestri istituiti dal conte Scarampi e dalla marchesa Saluzzo di Garessio (XVIII secolo) per tutelare la proprietà del castello o degli altri beni dei signori del luogo (Molino 1967, p. 89). A lungo i signori di Monale mantennero i propri diritti di sfruttamento delle risorse pubbliche arrivando talvolta a convocare loro stessi il consiglio della comunità (Molino 1967, pp. 60-76). Il segretario comunale di Monale svolgeva le medesime funzioni anche presso Castellero, Maretto e Cortazzone (1753-1786) (Raviola 2004, p. 140).
Statuti
Non vi sono attestazioni riguardanti gli statuti della comunità. Si trovano però dei bandi campestri risalenti al XVIII secolo, istituiti dai conti Scarampi e dalla marchesa di Saluzzo su istanza del Senato di Torino a seguito di una lite con la comunità locale (1711: AC Monale).
Catasti
Le più antiche attestazioni catastali di Monale risalgono al 1358, sebbene ne sia rimasta solo una copia del XV secolo prodotta su mandato dei signori del luogo (Archivio Malabayla di Canale). Presso l’Archivio di Stato di Asti si conservano un partitario catastale del 1600 e i catasti del 1763.
Ordinati
Gli ordinati della comunità di Monale reperibili presso l’Archivio storico del comune sono conservati a partire dal 1647, mentre risalgono al 1610 quelli depositati presso l’Ufficio di Insinuazione di Asti (ASAt, Uffici di Insinuazione, Asti, Monale [1610-1800]).
Dipendenze nel Medioevo
Monale resta una località sospesa tra la dipendenza alla Chiesa di Asti o al suo comune. Non ci sono tracce della località di Monale negli elenchi del patrimonio ecclesiastico prima delle donazioni di alcuni signori locali alla mensa vescovile e a quella capitolare (cfr. il lemma ‘Feudo’), ma non è da escludere che la Chiesa di Asti vantasse già beni e diritti nell’area. Pochi anni dopo la cessione in feudo al vescovo astigiano di una parte della villa e del castello Monale rientra tra le località cedute da Barbarossa al controllo del comune astigiano (Bordone 1980, p. 236.) che accoglie come suoi cittadini alcuni residenti del luogo pochi anni dopo (cfr. il lemma ‘Feudo’).
Entrati a far parte del distretto astigiano Monale e i suoi signori sembrano giostrarsi tra la fedeltà al comune di Asti e l’inquadramento in più ampie griglie di controllo. Così nel 1245 Monale è uno dei castelli del capitanano imperiale affidato dall’imperatore Federico II al suo luogotenente pavese (Bordone 2000) nonostante nel 1214 fosse ricordato come vassallo del comune astigiano.
Le fonti tacciono nella seconda metà del Duecento, ma la località sembra restare sospesa tra più sistemi di potere regionali e interessata dal progressivo radicamento di famiglie astigiane nell’area. Almeno fino al 1310 quando i signori di Monale vengono spogliati dei loro beni, in quanto ribelli del comune astigiano, favorendo la presenza dei Gardino o degli Asinari che successivamente sottopongono il castello direttamente a Gian Galeazzo Visconti, come attesta la cessione di Monale nella dote della figlia Valentina tra le località tenute in feudo dal Visconti: «racione civitatis Astensis et que fecerunt homagium» (Andar per Castelli, p. 89; Il codice delle Fidelitates, p. 405).
Feudo
Nella seconda metà del XII secolo alcuni altri personaggi che si definiscono de Montenatale sono presenti nella documentazione astigiana. Dopo che un certo Amedeo aveva donato la sua terra sotto il castello di Montenatale ai canonici della cattedrale (Vergano 1939, p. 357), il figlio di Amedeo di Montenatale, Oberto, nel 1161 fa dono insieme a Guido e Guglielmo di tutte le loro parti del castello del luogo. Anche Oberto de Curte, della famiglia dei Roati, è incluso tra i primi signori di Monale (Andar per Castelli, p. 88).
La presenza, feudale e patrimoniale, della Chiesa astigiana si accompagnò pochi anni dopo alle nuove pretese del comune sulla località dopo che Bonifacio, Uberto e Guglielmo, fratelli di Montenatale, firmarono nel 1198 il cittadinatico nel comune di Asti (Codex Astensis, doc. 594).
Sul principio del Trecento si fa più evidente la presenza di nuove famiglie dell’aristocrazia mercantile urbana: i primi a segnalarsi in Monale furono i Gardini, alleati dei marchesi di Saluzzo e Monferrato e dello schieramento ghibellino durante le guerre civili astigiane (1302: Castellani 1998, p. 219).
Probabilmente gli antichi signori di Monale alienarono nella seconda metà del XIII secolo la loro giurisdizione ai Gardini – di cui un membro è già presente come testimone dei Roero nel castello di Maretto nel 1263, località dove Guglielmo Gardino nel 1296 risulta essere possessore fondiario – e ad altri loro consorti, dal momento che nel 1310 a Francesco Gardino, figlio di Guglielmo, viene confermata la signoria di Monale (1309-10: Codex Astensis, doc. 1030), mentre nel 1315 il fratello Raimondino completa l’acquisizione delle parti restanti del castello e della «turris vetula» da un signore locale (Bordone 1894). Una parte dei loro beni venne ceduta agli Isnardi e da questi alla famiglia dei Buneo nel XV secolo (Manno1895-1906, I, p. 448).
Tra il 1309 e il 1310 i Gardini e la comunità di Monale furono coinvolti in un arbitrato presieduto dal principe d’Acaia per dirimere le rivendicazioni del comune astigiano sulla comunità rurale. Nella seconda metà del Trecento i Gardini, vendono il castello di Monale agli Asinari loro soci d’affari all’estero e già presenti nell’area presso Camerano o Belotto (Villafranca d’Asti) (1375: Manno 1895-1906,XI, p. 167). Manuele Asinari, giurando fedeltà al marchese di Monferrato, detenne i castelli di Monale e la fortezza della Bastita – probabilmente edificata a seguito degli scontri del 1304 proprio dagli Asinari (Andar per Castelli, p. 89) – fino alla sua morte nel 1385 (ASAt, Archivi privati, Asinari di S. Marzano, m. 1, fasc. 5: L’imperatore Carlo V investe Manuele Asinari del castello e del feudo di Monale [1384]; Scarcia 2001). Tra i signori di Monale vi era anche Ubaldino de Ubaldini, genero di Manuele Asinari, investito dal procuratore di Valentina Visconti nel 1387 (Il codice delle Fidelitates, p. 215).
Monale passò nel 1387 a Luchino Scarampi che nel 1390 ottenne la rinuncia ai suoi diritti anche da Tommaso Gardino, ultimo superstite dei precedenti signori (Scarcia 2001).
Dalla presenza patrimoniale di Luchino Scarampi l’attuale località di Molichino prese il nome di Mons Luchino (AST, Paesi AB, M, m. 13, Monale [Asti], c. 1: Vendita fatta dal nobile Cristoforo Scarampi dei signori di Monale al nobile Giorgino Cuccaro d’Asti di due pezze di terra site in Monale, mediante il prezzo di ducati 11 [17 febbraio 1496]; Altra, come sopra di una pezza di terra di 7 giornate per il prezzo di 30 scudi del sole [11 giugno 1496]; Altra, come sopra di una pezza di terra di 5 giornate, per il prezzo di 15 scudi [1496]). Agli Scarampi si deve la riproduzione delle squadre trecentesche del territorio di Monale estratte dal libro Squadrarum villarum dominationis Astensis conservato presso la porta di San Lorenzo di Asti, oggi nell’Archivio Malabaila di Canale. Oltre al castello vecchio detenuto dagli Scarampi a titolo feudale la famiglia teneva allodialmente il castello nuovo (1763) al cui interno talvolta la comunità e il consiglio ordinario di Monale erano tenuti a riunirsi (AC Monale, Libri degli ordinati; Molino 1967, pp. 84-86).
Il XVI secolo si caratterizza per una frammentazione progressiva del feudo di Monale. Un ventesimo finisce ai Ponte signori di Castellero dopo che Bartolomeo de Ponte aveva acquistato parte di Monale dagli Asinari, dall’arciprete di Asti e dal prevosto di Lombriasco (Manno 1895-1906, XXI, p. 609).
Gli Scarampi e agli Asinari che conservano ancora a lungo alcune quote feudali insieme ad altre famiglia come i Bauderano (1532) (Manno 1895-1906, II, p. 198) o i Bunei. Grazie a loro nel 1736 il regio patrimonio investe il conte Malabaila di Canale di quanto ereditato dalla moglie Anna Girolama Buneo (Manno 1895-1906, I, p. 448).
Anche i Facello di Cortandone e i Villa di Chieri rivendicano quote del feudo di Monale tra Sei e Settecento (Andar per Castelli, p. 90). Dalla crisi della famiglia degli Scarampi invece alcune quote feudali finiscono alla famiglia dei marchesi di Saluzzo di Garessio (Andar per Castelli, p. 90).
Con l’abolizione dei feudi nel 1796 gli Scarampi restano tra i maggiori possessori della zona insieme ad altre famiglie emerse dalle élites locali come i Galvagno (Libert 1999) o i Grande di Monale (AD Asti, Visite pastorali XVII [4 ottobre 1697]).
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1531, la contea di Asti venne infeudata da Carlo V alla cognata Beatrice di Portogallo, moglie Carlo III duca di Savoia, entrando in tal modo a far parte del patrimonio sabaudo. Nello stesso anno, con un diploma imperiale riconfermato nel 1562 dall’imperatore Ferdinando I, i duchi di Savoia ottennero il vicariato imperiale sul contado della città, con pieno esercizio di tutti i diritti regali, esteso nel 1555 alle diocesi dei loro stati. Nel 1560, Asti venne eretta a sede di una provincia ambiguamente sovrapposta alla eterogenea formazione territoriale ereditata dal dominio visconteo e orleanese sulla contea (ma risalente, nel suo assetto di fondo, alla tarda età comunale), comprendente, accanto alle aree sulle quali la città esercitava, attraverso due modalità ben distinte, un più immediato dominio territoriale (i luoghi, rispettivamente, del «distretto» e del «capitanato»), località infeudate a vario titolo a membri della nobiltà cittadina, quali Monale e Bastita spesso identificate come due entità patrimoniali distinte all’interno del capitanato (Scarcia 2000; Bordone 1989; Bordone 1998). Il deposito delle carte della comunità negli atti di insinuazione di Asti (1610, 1638-1666, 1727, 1760-1800: ASAt, Uffici di Insinuazione, Asti, Monale), confermarono la collocazione di Monale all’interno della provincia astigiana, nel distretto della Bassa Asteggiana (Raviola 2004, p. 173) dove rimase fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Cassetti 1996).
Entro la maglia amministrativa francese, Monale seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Asti. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, nel dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Asti. Dopo la parentesi napoleonica, Monale rientrò, nel 1814, a far parte della ricostituita provincia di Asti che, dopo alcune instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, fu ridotta a circondario della divisione amministrativa come mostra il riversamento degli ordinati tra il 1822 e il 1851 nell’ufficio dell’insinuazione della tappa di San Damiano venendo poi inclusa, nel 1859, nella provincia di Alessandria (distretto di Moncalvo) (Sturani 1995; Sturani 2001). Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927, quindi staccato da Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti nel 1935 (Gamba 2002). Attualmente è inclusa nella Comunità Collinare Valtriversa insieme ai comuni di Baldichieri, Castellero, Villafranca d’Asti, Cantarana, Ferrere, Maretto, Roatto, e Cortandone.
Mutamenti Territoriali
Tra il 1358 e il 1475 si va costituendo un nuovo nucleo abitativo autonomo presso la torre del castello edificato presso la sesta squadra di Monale che formerà il villaggio di Castellero (Archivio Malabayla di Canale) distaccandosi dal territorio di riferimento d’origine. I confini di Monale nel XVIII secolo arrivavano fino alle fini di Settime (ASAt, Antichi catasti, Monale 1763). Nel corso del XIX secolo si consolida una realtà insediativa forte presso la località di S. Carlo tanto da richiedere l’apertura di un polo didattico separato da quello dell’abitato di Monale (AC Monale).
Nel 1928 viene aggregato a Monale, come frazione, il soppresso comune di Cortandone che tornerà ad essere autonomo solo nel 1947, mentre Castellero viene accorpato a Baldichieri.
Comunanze
Nel 1842 si contava una superficie comunale pari a 2080 giornate di cui il 31% erano boschi, il 30% campi, il 24% vigne, il 7% prati e il 2% terreni incolti (Casalis 1842, pp. 495 sg). Dai catasti del XVIII secolo si riscontra un prevalere di beni comuni concentrati in aree boschive e alcuni prati sui confini di Castellero, Cortandone, Baldichieri, Cinaglio, Camerano e Asti.
Facevano parte del patrimonio comunale nel Settecento anche la chiesa di S. Caterina con la piazza antistante, la chiesa di San Sebastiano, il forno e alcune case incluse nel recinto del luogo sotto il castello. Presso San Giovanni anche la chiesa e il sito dove esisteva un cimitero facevano parte dei beni del comune così come la cappella di San Rocco con il sito circostante (ASAt, Antichi catasti, Monale 1763). Anche la chiesa campestre di S. Carlo diventa un bene comunale nel 1897 (AC Monale, fald.296, fasc. 2).
Dalle ispezioni degli intendenti provinciali (1753, 1786) i boschi e i prati della comunità venivano dati periodicamente in affitto ai privati, mentre erano scarsi i pascoli prima della bonifica dei terreni nella Valle di Monale (1786) (Raviola 2004, pp. 115, 156).
Liti Territoriali

La comunità di Monale protestò contro Cinaglio e il misuratore Dezani per un errore nella misurazione dei territori comunali richiedendo al Senato e all’Intendente un indennizzo (AC Monale, Atti di lite, 1760-70).
Intorno alla metà del secolo XVIII, la comunità di Cortandone era impegnata in una lite con la limitrofa Monale per circa 3 soldi «di registro» di beni allodiali del conte Scarampi di Monale, iscritti a catasto in entrambe le comunità (BRT, Relazione generale, c. 101r).
Nel ricostituire il comune di Cortandone (1948) iniziò una disputa per definire l’appartenenza di una striscia di terreni tra Cinaglio Cortandone e Monale (AC Monale, Atti di lite, XX sec.).

Fonti
AC Monale (Archivio Storico del Comune di Monale. Vedi inventario.):
Libri degli ordinati (1647-1852),
Atti di lite (1630-1884);
Atti d’incanto e di affittamento dei beni comunali (1775-1895), Affitto del forno comunale (1840-1861), Affitto del macello (1853-1868);
Quinternetti esattoriali con taglie e cottizi e altre imposte (1608-1800), Censi, crediti e obblighi transazioni, Quinternetti della comunità di Monale (1615-1894);
Catasto, Brogliasso della comunità di Monale (1667), Catasto, Registro della misurazione generale del luogo finaggio e territorio di Monale (1703);
Lavori pubblici, Strade comunali (1727-1897), Ponti (1839-1887);
Censimenti della popolazione (1901-1951).

ACA (Archivio Storico della Città di Asti), Atti di lite.

AD Asti (Archivio Storico della Diocesi di Asti), Visite pastorali I-XXI, (1574-1742).
Archivio Malabayla di Canale, Squadrarum villarum dominationis Astensis (1358 in copia del XV secolo), Mazzo 1.

ASAt (Archivio di Stato di Asti):
Antichi Catasti, Monale: Partitario (19 luglio 1600);
Catasto 1763; Catasto sec. XIX; Catasto sec. XX; Libro dei Trasporti, 1758-sec. XX; Libro delle Mutazioni, 1847- sec. XIX; Giornale del Catastaro, 1880 ca-1907; Matricola, 1890-1893;
Archivi privati, Asinari di S. Marzano, m. 1, fasc. 5: L’imperatore Carlo V investe Manuele Asinari del castello e del feudo di Monale (1384);
Uffici di Insinuazione, Asti, Monale (1610-1800).
AST (Archivio di Stato di Torino):

Corte, Paesi, Asti, m. 2, c. 25: Sentenza arbitramentale proferta dal Conte Amedeo di Savoia e Filippo Principe d’Acaia arbitri eletti sovra le differenze tra il comune di Asti da una parte e la parte estrinseca di detta città dall’altra, per riguardo de’ luoghi e castelli d’Agliano, Castelnovo, Muasca, Rocca d’Azano, Neive, Cossombrà, Corsione, Colcavagno, Settime e Monale delli 18 dicembre 1309. Pubblicazione fatta da Rubeo Maoneri procuratore di Filippo di Savoia principe d’Achaia, conservatore della città e distretto di Asti, della suddetta sentenza con immissione in possesso di Franceschino Gardino figliolo di Guglielmo a nome di detto suo Padre e di Cagna Gardino, a suo nome e degli altri suoi fratelli e consorti nel castello e giurisdizione di Monale statigli aggiudicati in vigore della suddetta sentenza, (19 marzo 1310);
Corte, Paesi per A e B, M, m. 13, Monale (Asti), c. 1: Vendita fatta dal nobile Cristoforo Scarampi dei signori di Monale al nobile Giorgino Cuccaro d’Asti di due pezze di terra site in Monale, mediante il prezzo di ducati 11 (17 febbraio 1496). Altra, come sopra di una pezza di terra di 7 giornate per il prezzo di 30 scudi del sole (11 giugno 1496). Altra, come sopra di una pezza di terra di 5 giornate, per il prezzo di 15 scudi (1496); c. 3: Consorzio comunale per la riparazione delle strade che attraversano il comune di Monale. 15 luglio. Albugnano, Perretto, Raotto, Maretto. Ricostruzione del ponte di San Rocco sulla strada per Baldichieri (Albugnano, Buttigliera, Passerano, Schierano, Roatto, Maretto) (1827); c. 4: Diciassette comuni chiamati a ricostruire il ponte della Madonna sulla strada comunale di San Rocco presso Monale, ma eccetto Monale e Montechiaro gli altri comuni non hanno sufficienti redditi per pagare la spesa (1830); c. 5: Costruzione di un ponte sul Cortandone ad opera di Roatto, Maretto e Monale. Il comune si è indebitato con i fratelli Galvagno per 1200 lire (1839); c. 6: Acquisto della casa Gambini nel concentrico ad uso comunale insieme all’attigua cappella per il forno e l’alloggiamento del maestro (1845);
Corte, Paesi, Asti, m. 17, Monale, c. 1: Investitura concessa dal Governatore d’Asti a favore di Gabriele Asinari della 20.a parte de’ castelli di Monale e Bastia per esso acquistata da Cristoforo Scarampo (7 novembre 1500);
Corte, Paesi, Asti, m. 11, Casasco, c. 1: Procura di Bartolomeo Asinari signore di Casasco per ottenere l’investitura e prestare le fedeltà per detto feudo di Casasco per Monale e Bastia da Francesco I, re di Francia (6 agosto 1516);
Corte, Paesi, Asti, m. 10 c. 16: Altra concessa da cui s.a a Francesco Asinari di tutto il castello e luogo di Cameroano, tutto quello di Val di Chiesa, metà e un ottava di Dusino, un ottava parte di Agliano e una terza parte di Casasco e la ventesima parte di Monale e Bastia (3 gennaio 1524);
Corte, Paesi, Asti, m. 15, Dusino, c. 1: Investitura concessa dal Governatore di Asti per la Duchessa Beatrice di Savoia a favore di Vincenzo di Baudran e Sebastiano suo fratello della 4.a parte di Dusino e di un 8.o di del castello e luogo di Monale (20 luglio 1532);
Corte, Paesi, Asti, m. 17, Monale, c. 2: Altra concessa dal Governatore di Asti per l’infante Beatrice a favore di Giovanni Antonio Asinari consignore di Casasco e Monale di un Molino situato nelle fini di Monale per esso acquistato da Giovanni Luchino Scarampi consignore di detto luogo alla forma delle precedenti (9 dicembre 1534).Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2, Rellazione dello Stato, e coltura de beni de Territorj delle Città, e Comm.tà della Provincia d’Asti (1747);
Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 1, Nota Alfabetica de’ territorii stati misurati coll’indicazione dell’annata nella quale seguì la misura (s.d. ma ca 1731), c. 4v; n. 161, Registro delle notizie prese da Commissarj deputati per la verificaz.ne de Contratti a Corpo de beni dal 1680 al 1711 inclusive circa la qualità delle Misure e Registro de beni di caduna Comunità del Piemonte, e denominaz.ne de Cantoni Membri, e Cassinali (s.d.);
Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 17 (Torino 20 aprile 1797, R.e Finanze, Fava; a tergo “Torino.Tenimenti separati”);
Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, nn. 98-103, Ricavo di quelle Comunità che hanno beni nel Territorio d’Altre Comunità.

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Descrizione Comune

Monale

     Il castello di Monale sorge a nord-ovest di Asti, dominando il basso corso del torrente che scende dai colli di Piea. Fin dalla metà del XII secolo esisteva nei pressi dell’attuale fortezza – di costruzione più tarda – un altro castello, indicato come «castrum Montis Natalis». La sua ubicazione, di difficile identificazione, poteva trovarsi a ridosso della chiesa cimiteriale di S. Giovanni in cima al Bric omonimo, come struttura difensiva dominante il tracciato stradale che da Cortandone dirigeva verso Maretto mentre il tratto della strada pubblica che coduceva invece a Baldichieri era forse presidiato da altre strutture difensive e abitative (comprese tra la Bastita e la chiesa di S. Maria della fonte).
Una parte di tale castello e del sottostante villaggio tra il 1161 e il 1180 furono donati al vescovo di Asti. Eppure la villa e il castrum di Monale non entrarono mai a far parte in modo definito del patrimonio ecclesiastico del vescovo – restando escluse anche dal normale inquadramento pievano –, né vennero riconosciute come beni ecclesiastici o terre immuni nei secoli successivi. La presenza di differenti famiglie dell’aristocrazia comunale astigiana tra i feudatari del luogo (cfr. il lemma ‘Feudo’) permette alla comunità locale e ai suoi signori di contrattare la propria autonomia durante i mutamenti distrettuali in atto nell’Astigiano tra XIV e XVI secolo (cfr. il lemma ‘Dipendenza nel Medioevo’). Tuttavia proprio la presenza di numerose famiglie e strutture difensive sul territorio di Monale porta al distacco di una porzione rilevante delle terre comunali a vantaggio di un nuovo villaggio presso la torre nei pressi di S. Pietro dei Boschi, dando vita alla comunità di Castellero (cfr. il lemma ‘Mutamenti territoriali’).
Gli organi rappresentativi dei capi famiglia di Monale rappresentano solo parzialmente gli interessi della comunità, costretti come sono a dipendere fino al XVII secolo dall’ingombrante presenza dei signori del castello e della Bastita (cfr. il lemma ‘Feudo’). A partire dal Seicento inizieranno però a rivendicare con più decisione la gestione e lo sfruttamento delle risorse comuni (cfr. il lemma ‘Comunità, origine, funzionamento’) costringendo poi i signori del luogo ad emanare dei bandi campestri appositamente pensati per tutelare il patrimonio feudale e allodiale degli Scarampi o della marchesa Saluzzo di Garessio gestiti in modo distinto e autonomo rispetto al resto del territorio (cfr. il lemma ‘Statuti’). Il consiglio ordinario della comunità era tuttavia espressione di poche famiglie che gradualmente si sostituiscono ai signori del luogo (Libert 1999). Pur coinvogliando le proprie attensioni verso la cura delle risorse comuni (il riscatto del forno, i mulini, la manutenzione di strade e dei ponti) la comunità locale non è in grado, fino all’intervento dell’Intendente provinciale nel 1786, di modificare il proprio territorio creando nuovi spazi per la pastorizia con la bonifica delle zone paludose lungo i rii dell’area. Successivamente tra Otto e Novecento con l’obiettivo di risanare le strade comunali e vicinali il comune si attivò, in consorzio con altri centri limitrofi, per ampliare e migliorare l’asse viario tra Baldichieri e Cocconato (AC Monale, Lavori pubblici, Strade comunali [1727-1897], faldd. 94, 96, 97; AST, Paesi AB, M, m. 13, Monale (Asti), cc.3- 5).