Felizzano

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
2510 [censimento 1991]; 2427 [dati comunali 1999].
Estensione
Ha. 2518  [ISTAT] / ha. 2413 [SITA].
Confini
Altavilla Monferrato, Fubine,  Masio, Quargnento, Quattordio, Solero, Viarigi.
Frazioni
L’ISTAT (censimento 1991) riconosce un “centro”, che raccoglie oltre il 95 per cento della popolazione,   e un “nucleo”, mentre è quasi insussistente la presenza di “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Le forme più diffuse del toponimo durante i secoli del Medioevo comprendono due serie che si differenziano per la vocale della sillaba iniziale. La prima, leggermente più precoce, reca in questa posizione una “i”: Filicianus, attestato nell’880, Filizanus” (1165), Filixanus” (1199), Filiçanus (1236); la seconda, una “e”, come la voce italiana attuale e prevalente nell’età moderna: Felicianus (917), Felizanus (1101), Felizzanus (1178), Felitianus (1195), Feliçanus (1219) [Gasca Queirazza 1997, p. 269]. “Felicianum” [Casalis 1840, p. 570].
Diocesi
L’appartenenza diocesana di Felizzano durante il Medioevo appare assai incerta. Nel Registrum Ecclesiarum Dioecesis Astensis del 1345 figurano, con l’annotazione delle rispettive quote d’estimo, le chiese di San Michele, San Pietro e San Salvario di Felizzano, ma come “luoghi esenti” da giurisdizione. Quasi negli stessi anni, un’altra chiesa di Felizzano, Sant’Ambrogio, compare in due elenchi di chiese del distretto ( dunque non della diocesi) di Alessandria, compilati nel 1350 (con aggiunte del 1353) e nel 1355 [Bosio 1894, pp. 128 e 530; Chenna 1786, pp. 6-8 e 20]. Al 1367 risale invece un atto di collazione effettuato dal vescovo di Acqui rispetto a una chiesa di Felizzano non individuata. L’anno successivo, il chierico Marchetto Guttuario rendeva allo stesso vescovo la prebenda di Sant’Ambrogio di Felizzano, che viene quindi concessa ad Antonio di Cassinasco, della diocesi acquese [Moriondo 1967, I, col. 707, lin. 54; col. 348, n. 332].
     Nel 1474 le chiese locali furono aggregate alla diocesi di Casale, per passare infine, dopo la parentesi napoleonica, a quella di Alessandria, in seguito alla ricostituzione e al rimaneggiamento delle diocesi piemontesi intervenuti nel 1817 con la bolla “Beati Petri” di Pio VII [A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri, 25 Gennaio 1728; A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 22, Nota delle terre del Contado d’Alessandria e delle terre separate ed aggregate e sotto qual diocesi sono soggette (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708)].
Pieve
Non si hanno indicazioni di presenza di una chiesa plebana nel luogo, né di dipendenza delle chiese locali da una qualche giurisdizione plebana.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Durante il basso Medioevo risultano presenti a Felizzano quattro chiese, dedicate rispettivamente a San Pietro, attestata dalla fine del secolo XIII,  Sant’Ambrogio, San Michele (priorato), San Salvario, dalla metà del secolo XIV. Della chiesa di San Pietro ci è nota una lite contro il priore di San Michele, che ebbe luogo nel 1285 [Cotto Meluccio e altri 1986, doc. 206; Cotto Meluccio 1987, doc. 167 e doc. 181 del 1285]. Per i secoli IX-X, è documentata nel territorio di Felizzano l’importante presenza fondiaria del monastero di Sant’Ambrogio di Milano, che ebbe origine da una donazione di Carlo il Grosso dell’880, confermata nel secolo successivo da parte dei re d’Italia Ugo e Lotario e dagli imperatori Ottone I e Ottone III. Essa fu inoltre ampliata da alcuni lasciti testamentari, tra i quali figura la “corte” legata all’abate dal vescovo di Vercelli nel 946 [Gasparolo 1928-1930, III, docc. 441, 442, 449, 466, 447]. Più tardi sorse un priorato gerosolimitano, con annesso ospedale, per iniziativa dei marchesi di Monferrato, come risulta sia da una conferma pontificia dei beni acquisiti dal priorato, risalente al 1160 [Gasparolo 1928-1930, II, doc. 188], sia da una donazione del 1167 da parte dell'imperatore Federico I [Moriondo 1967, II, col. 631, n. 15; Nada Patrone 1966]. Agli inizi del secolo XII, anche la chiesa di San Secondo di Asti possedeva beni al confine del territorio di Felizzano [Daquino 1983, doc. 135, del 1307, con riferimento a un atto del 1113].
    Nell’età moderna funzionavano nel luogo due parrocchie. Attorno alla metà del XVIII secolo, la parrocchiale di San Michele aveva dignità di prepositura e fruiva di un reddito annuo calcolato in circa £700 di Piemonte, incluse, in media, 150 lire d’incerti. Un reddito sensibilmente superiore, circa £1180 (comprese, anche in questo caso, £150 d’incerti) veniva attribuito all’altra parrocchia, quella di San Pietro, con titolo di priorato.
      In quegli anni risultavano operanti tre sodalizi religiosi. [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Mazzo 59, Alessandria, tabb. 1-2, cc. 6, 10-13 (s. d., ma attorno al 1760); Casalis 1840, p. 571]. Verso la fine del secolo XIX (1887-1889), le due parrocchie appaiono impegnate nella definizione dei limiti delle rispettive circoscrizioni [A.C.F., Sez. I, Serie XXVIII, Culto, n. 469]. Nel secolo XIX, la comunità amministra un’opera pia fondata da don Luigi Curione che ha un reddito di £500 annue per dotare tre povere e oneste zitelle con £60 ciascuna più distribuzione ai poveri [A.C.F., Fondo Congregazione di carità ed Ente comunale di assistenza].
Assetto Insediativo
Felizzano fu, in età romana, un  fundus sulla sinistra del Tanaro, in corrispondenza di un luogo di attraversamento del fiume, di fronte all’odierno luogo di Redabue [Sergi 1986, p. 328]. All’880 risale la prima menzione della curtis di Felizzano [Gasparolo 1928-30, doc. 441]. Più tardi, è attestata da diversi documenti, il più antico dei quali risalente al 942, l’esistenza di un’area fortificata. L'esistenza di un castello con una curtis è attestata a partire dalla metà del secolo X, quindi da  una donazione del 1213 con cui metà del castello viene ceduto dal marchese Guglielmo di Monferrato ad Asti in cambio di aiuti nella guerra contro Alessandria [Sergi 1986, p. 328; Gasparolo 1928-30, doc. 330]. Le mura intorno al castello, smantellato nel 1543, costituivano ancora attorno al 1840 un elemento caratterizzante dell’abitato, che in parte vi si trovava racchiuso [Sergi 1986, p. 328].
     Alla stessa epoca si conservava inoltre memoria di una precedente suddivisione del luogo in due borgate, San Biagio e Santa Maria di Fassara, mentre si distinguevano allora nel suo territorio i sei “sobborghi” di Sant’Antonio, Borghetto, Verrelato, Porta San Pietro, Archi di Campolungo e Barbacena [Casalis 1840, p. 571]. La vocazione del territorio di Felizzano e la stessa caratterizzazione giurisdizionale del luogo fu profondamente segnata tra la fine del medioevo e gli inizi del XVIII secolo dalla presenza del “porto” sul Tanaro e dalla “Strada franca” che vi conduceva, collegando le terre monferrine a nord e a sud del fiume, attraverso il territorio alessandrino, stabilmente appartenente dal 1535 circa allo stato di Milano [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, Mazzi 16-16/I, Scritture riguardanti la Strada Franca, che dal Monferrato tende al Genovesato, e le varie quistioni eccitatesi col governo di Milano (1343-1706); A.S.T., Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10 (Felizzano, Frascaro, Fresonara, Fregarolo, Gamalero), Felizzano (secc. XV-XVIII), n. 10, Ordini, lettere, e pareri riguardanti la Strada Franca di Felizzano, e differenze per essa insorte tra lo Stato di Milano, e quello di Monferrato (1599-1704); Giorcelli 1919; Raviola 2001, p. 263]. [Regione Piemonte: cartografia cascine. Vedi mappa. (Una volta aperta la mappa, bisogna scegliere il comune e lo sfondo.)]
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni
Comunità, origine, funzionamento
L'uso del termine districtus in un documento del 1205 lascia supporre l’esistenza di un territorio giuridicamente ben definito [Moriondo 1967, II, col. 551 n. 51]. La prima notizia certa relativa a un’organizzazione comunale è del 1266 circa, allorché il commune de Filiçano, rappresentato dal sindaco Giacomo Carraria, appare impegnato in una causa con la chiesa di San Salvario dello stesso luogo, i giovanniti e il monastero di San Bartolomeo di Azzano [Cotto Meluccio 1987, doc. 135-136].
      Nell’età moderna, il consiglio ordinario di Felizzano era composto da:
 
sei soggetti, li quali per quattro mesi di cadun  anno, di due in due mesi interpollatamente e ripartitamente eserciscono li rispettivi uffizj di sindaco, ragionato, estimatore e visitatore de’ danni campestri.
 
Erano designati tra i proprietari residenti attraverso una tipica procedura composita, fatta di elezione indiretta e di cooptazione, in cui interveniva anche il giusdicente, depositario della nomina dei due elettori previsti fra i sei componenti del consiglio [A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni, 20 Giugno 1769].
     Parte integrante del profilo politico della comunità erano gli importanti privilegi ottenuti nel 1447 e 1452 dai marchesi del Monferrato e nel 1535 dal duca di Milano Francesco II Sforza, che consentivano a Felizzano non solo l’esenzione dai dazi delle vettovaglie importate per il consumo locale, ma anche la libera esportazione dei prodotti del suo territorio [A.C.F., Sez. I, Serie 5, Scritture riflettenti gli interessi della Comunità – Atti di lite, n. 124, Tertia Ressolutio motiuorum datorum Communitati Feliciani (1447 e 1567); n. 125, Privilegio della Comunità di Felizzano (1683); A.S.T., Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10 (Felizzano, Frascaro, Fresonara, Fregarolo, Gamalero), Felizzano (secc. XV-XVIII), n. 1; A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Contado di Alessandria, Mazzo 2., fasc. 13, Sommaire des papiers qui servent à prouver que les cinq terres d’Annone, Cassine, Felissan, Rifrancor, Pasturana sont de la Province d’Alexandrie (s. d., ma attorno al 1707-1708)].
Statuti
L’archivio comunale conserva una raccolta di atti e carte sparse manoscritte e a stampa relativi ai privilegi concessi dai principi alla comunità di Felizzano dal secolo XV al secolo XVIII [A.C.F., Sez. I, Serie 5, Scritture riflettenti gli interessi della comunità, nn. 120-122]. Il repertorio del Fontana segnala diverse edizioni manoscritte e secentesce a stampa dei privilegi di Felizzano confermati dal marchese Guglielmo VIII Paleologo il 20 giugno 1452, al momento della dedizione della comunità ai marchesi del Monferrato, con conferme e aggiunte successive [Fontana 1907, I, p. 460]. Statuto comunale (di data anteriore all'entrata in vigore della L. 265/99, in attesa di aggiornamento): vedi testo.
Catasti
Presso l’archivio storico del comune sono depositati un “Catasto figurato” risalente al 1667 e un “Catasto dei possessori” compilato nel 1773, oltre a un “sommarione” del 1770, preparatorio al catasto [A.C.F., Sez. Catasto, Serie I, Libri del catasto, nn. 1/4, 2-3]. Accanto a queste fonti di carattere più statico, è presente una ricca serie di “libri dei trasporti”, ossia di registri dei mutamenti di proprietà dei diversi appezzamenti, che dall’epoca del catasto del 1667 giunge ininterrottamente al secolo XX [A.C.F., Sez. Catasto, Serie I, Libri del catasto, nn. 1/1-3, 5/1-11]. L’archivio conserva poi due mappe generali del territorio formate nel 1762, oltre a una mappa parziale, che reca il titolo Misura delli acquisti lasciati dal fiume Tanaro sopra il territorio di Felizzano nella contrada detta Boschetto [A.C.F., Sez. Catasto, Serie IV, Mappe, nn. 91-92]. Da segnalare inoltre un “Catastino dei beni ecclesiastici di prima e seconda stazione” del 1773-1774 e un “Catasto dei beni alluvionali” del 1794-1820, contenente un un Libro figurato dei beni alluvionali [A.C.F., Sez. Catasto, Serie I, nn. 4 e 6]. Ulteriore documentazione attinente al catasto è infine costituita da una raccolta di “Decreti relativi allo scarico dei beni corrosi” emessi negli anni 1747-1865 e da un registro contenente uno Spogli del catasto, catastino e figurativo, redatto nel 1794 [A.C.F., Sez. I, Serie XIII, Catasto, nn. 267-268].
      A Felizzano, come nella maggior parte delle comunità dell’Alessandrino, prima dell’opera di catastazione promossa e completata negli anni Sessanta e Settanta del secolo XVIII dalle autorità sabaude (il cosiddetto “censimento” dell’Alessandrino e delle altre “province di nuovo acquisto”), il sistema di estimo a fini fiscali delle proprietà terriere si basava su una distribuzione della superficie agraria compresa nel territorio comunale in “squadre” o “circoli”, mediante la quale il diverso grado di bontà dei terreni veniva definito “dalla sola lontananza o vicinanza dell’abitato”.
     E’ inoltre probabile che a Felizzano come altrove nella regione le “squadre” dei “cascinali” fossero state stabilite secondo un criterio del tutto indipendente da quello adottato per il restante territorio comunale, un segno del solo parziale assorbimento di quei complessi produttivi entro la maglia comunale, anche quando non costituivano veri e propri “tenimenti separati”, dotati di privilegi di autonomia [A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 4 di II addizione, fasc. 13, Istruzioni date ai direttori ed estimatori destinati dall’Uffizio del censimento per procedere alle stime dei beni di prima stazione della Provincia d’Alessandria, 20 Marzo 1762]. Un altro esemplare del catasto prodotto nel quadro del “censimento” è conservato presso l’A.S.T. [A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Felizzano (D 197/1, 2, 3); A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato A. Mappe del catasto antico, Mazzo 97, Circondario di Alessandria, Mandamento di Felizzano, Felizzano].
Ordinati
L’archivio storico comunale conserva la serie pressoché continua dei convocati, ordinati e deliberazioni del consiglio della comunità a partire dal 1644 [A.C.F., Sez. I, Serie I, Convocati, ordinati del consiglio comunale].
Dipendenze nel Medioevo
Felizzano si sottomise nel 1135 ad Asti e da questa venne successivamente occupato, durante la guerra contro il marchese di Monferrato. Nel 1193, il marchese dovette riconoscere di tenere il luogo in feudo da Asti, un legame riconfermato nel 1206 [Sella 1887]. Alterne vicende fecero tuttavia sì che il luogo, parti o diritti di esso, fossero alternativamente sotto il dominio di più comuni o signori: Asti, Alessandria, marchesi di Monferrato. Nel 1224, il marchese Guglielmo VI possedeva medietas Felzani [Cancian 1983, p. 734].
     Agli inizi del
secolo XV, Felizzano cadde in potere di Facino Cane e, in seguito dei duchi di Milano. Nel 1448, Francesco Sforza, alleatosi con il marchese Giovanni VI di Monferrato, assegnò al fratello di questi Guglielmo la città di Alessandria con tutto il suo distretto e vescovato. Queste cessioni, che comprendevano Felizzano, furono annullate già l’anno successivo dalla spregiudicata politica dello Sforza. Nel 1454, due anni dopo la “dedizione spontanea” di Felizzano ai marchesi di Monferrato, Guglielmo riottenne comunque in feudo dal duca di Milano alcune delle terre alienategli e poi ritoltegli qualche anno prima, tra le quali appunto Felizzano. Le investiture furono poi rinnovate a favore dei marchesi di Monferrato fino al 1531, ossia fino all’estinzione della dinastia dei Paleologi [Sergi 1986, pp. 329 e 333; A.S.T., Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10 (Felizzano, Frascaro, Fresonara, Fregarolo, Gamalero), Felizzano (secc. XV-XVIII), nn. 2-8].
Feudo
Felizzano figura tra i castelli del contado di Asti che, dopo la “dedizione” astigiana del 1310 a Enrico VII, l’imperatore ordinò ai maggiorenti della città di rendere in quanto posseduti “illegalmente” [M.G.H., Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, doc. 474]. Per gran parte dell’età moderna, Felizzano fu “terra immediata”, ossia un luogo non infeudato, ma direttamente dipendente dalla giurisdizione del principe. Il privilegio di poter mantenere questa condizione venne riconosciuto dai duchi del Monferrato nel 1648 [A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 2, Contado di Alessandria ed uniti, Feudi gratuiti ed onerosi (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708)].
     Nel 1707, all’indomani dell’invasione sabauda, un’analoga garanzia di non infeudazione venne concessa alla comunità, a titolo oneroso, dal nuovo sovrano Vittorio Amedeo II. Nel 1744, anche questa volta a titolo oneroso, Felizzano fu tuttavia eretta in feudo, con titolo marchionale e concessa a Francesco Evasio Paolo Sibaldi, esponente di una famiglia decurionale alessandrina, benché non appartenente alla nobiltà più antica e prestigiosa. Nel 1752 questi alienò il proprio feudo al patrizio alessandrino Leonardo Colli  [Guasco 1911, II, pp. 737-738; Levi 1985, pp. 178-193].
Mutamenti di distrettuazione
Verso il 1535, dopo la morte del marchese Giangiorgio di Monferrato (1533), ultimo della dinastia dei Paleologi, Felizzano si trovò direttamente e stabilmente inserita nella compagine dello stato di Milano. Probabilmente in forza di una tradizione di privilegi e franchigie ottenuti sotto i marchesi di Monferrato e confermati dai Visconti e dagli Sforza, la comunità riuscì ad affermare, insieme con Annone, Cassine, Pasturana e, in modo meno completo, Refrancore, lo statuto alquanto problematico di “terre separata” o “adiacente” rispetto al Contado di Alessandria. Inizialmente le spinte verso l’assorbimento in questa struttura erano sembrate prevalere. Dal 1548 al 1561, pare infatti che Felizzano e le altre terre successivamente riconosciute come “separate” fossero ad esempio interamente solidali con le altre comunità del Contado per il pagamento delle tasse dovute alla camera ducale, prima fra tutte, la più onerosa, il cosiddetto “mensuale”, introdotto da Carlo V nel 1536 e sensibilmente aumentato nel 1547.
     Nel 1561, nel momento cioè in cui i Contadi ottennero rappresentanze istituzionali proprie, le Congregazioni, autonome rispetto a quelle cittadine,  sembra però che almeno Felizzano e Cassine  interrompessero unilateralmente il loro raccordo fiscale con lo stesso Contado (il rapporto fiscale delle “cinque terre” con il Contado non fu mai in realtà del tutto omogeneo). Il Magistrato ordinario alle entrate del ducato di Milano decretò nel 1566 che, da quel momento, quelle terre avrebbero provveduto in maniera autonoma, ciascuna per conto proprio, alla riscossione dei tributi, al di fuori dunque del controllo del commissario del Contado, deputato a questa operazione (nelle parole di una fonte del primo Settecento, “la denominatione poi di terre separate e diverse proviene dalla prerogattiva che hanno caduna di queste terre di pagar a dirittura al Principe, senza passare, come le altre terre del contado, per via d’uno stesso scoditore”), mentre le loro quote particolari di imposizione sarebbero state scomputate da una somma comprensiva anche della porzione assegnata al Contado stesso (andando cioè, secondo le espressioni usate dalle fonti contemporanee, “in scaricamento del mensuale imposto al Contado d’Alessandria” o ad exonerationem portionis mensualis taxatae Comitatui).
     Il nuovo stato di cose si presentava come un compromesso non privo di tensioni, come dimostra il risorgente contenzioso che ne derivò, nella misura in cui manteneva comunque un legame con l’organismo intermedio, vissuto con insofferenza dalle “terre separate” e sfruttato dal Contado nel tentativo di conseguire un loro completo assorbimento. La permanente ambiguità dell’inquadramento istituzionale delle “terre separate” dal Contado si esprimeva nella loro contemporanea appartenenza alla provincia facente capo ad Alessandria. Una distinzione spesso sfumata nelle rappresentazioni contemporanee e che si prestava a manipolazioni, come emerse con particolare evidenza nel 1707, quando gli imperiali, alleati del duca di Savoia nell’ultima fase della guerra di successione spagnola, invocarono l’estraneità delle “terre separate”alla provincia di Alessandria, ceduta ai sabaudi in forza del trattato segreto stipulato nel 1703  (sia pure allo scopo di eludere la richiesta di compensi territoriali in cambio del Vigevanasco, rimasto, contrariamente agli impegni, allo stato di Milano). Nelle allegazioni di parte sabauda, mentre veniva sottolineata la differenza tra ciò che si designava come Contado e la realtà territoriale indicata con il “termine più lato di Provincia”, parallelamente si ricordava come le comunità contestate fossero “sempre state soggette al governo d’Alessandria, pagando li daciti come fanno l’altre terre del Contado, prendendo il sale in Alessandria e considerate senza dubbio come terre di detto Contado o sia Provincia”, così come figurassero comprese nel Contado nelle rappresentazioni cartografiche e nelle principali descrizioni del ducato di Milano.
      Gli stessi privilegi che, dal Quattrocento, assicuravano a Felizzano una notevole franchigia rispetto agli obblighi annonari e daziari, si rilevava, facevano riferimento alla sua appartenenza all’ager alexandrinus e richiedevano che le merci esportate nel luogo o in esso introdotte fossero comunque accompagnate da una certificazione sulla loro destinazione o provenienza da parte del “capitano” o del “commissario del decreto” o “del divieto” di Alessandria, cioè degli ufficiali incaricati di far rispettare i regolamenti annonari e daziari nella provincia alessandrina:  il primo insediato con la sua squadra di “corridori” nel Bosco Alessandrino (odierna Bosco Marengo) ed entrambi responsabili verso il referendario della città, a sua volta emanazione locale dei due magistrati delle entrate, ordinarie (detto anche Magistrato ordinario) e straordinarie (Magistrato straordinario) dello stato.
      La specificità del Contado rispetto alla Provincia e quindi la condizione di “terra separata” cominciarono tuttavia a perdere rilievo proprio con l’annessione sabauda del 1707 (riconosciuta internazionalmente con la pace di Utrecht del 1713), da un lato, a causa della diminuzione dell’importanza dei privilegi commerciali di Felizzano e di altre comunità dell’area, legati in larga misura alla presenza del confine monferrino e piemontese, dall’altro lato, per la ben maggiore pregnanza istituzionale della provincia sabauda rispetto all’antica provincia milanese: un processo che tuttavia si compì pienamente solo nel 1775, quando il Contado e la sua Congregazione vennero infine sciolti [A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria: Mazzo1: fasc. 4, Declaratoria del magistrato ordinario di Milano, con cui si dispone che il mensuale ed altri pesi imposti alle communità di Cassine e Felizzano debba andare in scaricamento del mensuale imposto al Contado d’Alessandria, 2 Dicembre 1566; fasc. 6, Attestazione come il Contado d’Alessandria e le communità di Cassine, Felizzano ed Annone, terre diverse di detto Contado sono tassate per la sua porzione del mensuale a sgravio di detto Contado, 20 Dicembre 1596; fasc. 7, Tavola del mensuale del Contado d’Alessandria conforme alla nuova quota dell’estimo generale, con la deduzione del quinto dell’estimo delle merci, applicato alla quota detta de’ beni stabili, conforme all’ordine di S. M., che ha da servire sino ad altr’ordine, (1604; copia, 28 aprile 1708); Mazzo 2: fasc. 6, Attestazione dell’archivista del Magistrato Ordinario di Milano che non si trova che una comparizione ed una citazione peremptoria nella causa fra il Contado d’Alessandria e le communità di Cassine e Felizzano, 21 Marzo 1664; fasc. 13, Diversi quesiti per meglio assicurare che le communità d’Annone, Felizzano, Rifrancore, Cassine e Pasturana sono del Contado d’Alessandria (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708); Sommaire des papiers qui servent à prouver que les cinq terres d’Annone, Cassine, Felissan, Rifrancor, Pasturana sont de la Province d’Alexandrie (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708); fasc. 14, Nota del mensuale del Contado d’Alessandria con descrizione delle comunità che vi concorrono, 14 Agosto 1701; Mazzo 3: fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti, 12 Marzo 1707; fasc. 26, Memoria della nostra corte alli commissarj di S. A. R. a Milano, comprovante che le terre di Refrancore e Masio sono del Contado d’Alessandria, che quelle di Pasturana, Cassine, Felizzano ed Annone sono sempre state considerte come adjacenti al detto Contado, chiamandosi terre della Provincia, 21 Aprile 1708; Mazzo 4: fasc. 1, Scrittura fatta dal Marchese Graneri in difesa delle raggioni di S. A. R. sovra le terre d’Annone, Felizzano, Refrancore, Cassine, Pasturana, Bassignana, Pezzetto, Rivarone, Preda, come comprese nel trattato (1708); fasc. 3, Memoria del Marchese Graneri comprovante che le terre d’Annone, Felizzano, Refrancore, Cassine e Pasturana sono dipendenti dalla provincia d’Allessandria e che , in conseguenza appartengono a S. A. R., in virtù del trattato col quale gl’è stat ceduta la detta Provincia (s. d., ma 1708); fasc. 4, Attestazione come il Reffrendario della città d’Alessandria esercita la sua giurisdizione nelle terre separate d’Annone, Felizzano, Rifrancore, Cassine e Pasturana, 6 Luglio 1708; fasc. 5, Lettera di certo Cancellieri d’Alessandria all’Intendente Generale Constantino sul punto se le terre separate da Alessandria dovessero tuttavia essere censite di quel contado, 27 Luglio 1708; fasc. 6, Attestazioni come dalle sentenze de’ giudici de’ luoghi di Cassine, Felizzano, Annone, Rifrancore ed altre terre s’interpone l’appellazione al collegio de’ dottori d’Alessandria, 27 Luglio 1708; fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico (1714); A.S.T., Sezioni Riunite, I archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina: Mazzo 1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s. d, ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s. d, ma 1707); A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione: fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado (16 aprile 1769); fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769); A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti (12 marzo 1707); fasc. 20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado d’Alessandria…(1707)].
      Dopo la caduta dell’antico regime in Piemonte (1798), entro la maglia amministrativa francese, Felizzano seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Alessandria. (Vedi mappa.) Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del circondario e dunque di Felizzano non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; AN, Paris F2 I 863].
     Dopo la parentesi napoleonica, Felizzano rientrò a far parte della ricostituita provincia di Alessandria, parte dal 1818 della più vasta “divisione” facente capo alla città. A livello subprovinciale, Felizzano fu sede di mandamento. Nel 1859, la divisione di Alessandria ridivenne, con le altre divisioni piemontesi, provincia, mentre l’area dell’ex provincia costituì un circondario [Sturani 1995; Casalis 1850, p. 262].
Mutamenti Territoriali
Non si hanno attestazioni.
Comunanze
Nel 1838 i beni comunali ammontavano a 49 giornate e 41 tavole, che venivano concesse in affitto a privati mediante pubblico incanto e fornivano così alla comunità un reddito annuo medio di circa 3070 lire. I beni consistevano allora in gran parte di appezzamenti di prato e di bosco ceduo, di cui veniva affittato il taglio ogni sette anni [A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, Terreni incolti esistenti nelle comunità (1836-1839), fasc. 3, Terreni comunali incolti nella Provincia di Alessandria, 30 Ottobre 1838]. Nel 1990 il territorio gravato di usi civici è calcolato in ha. 12,68 ca. [C.U.C.].
Liti Territoriali
Nel corso del secolo XVIII la comunità di Felizzano entra in un contenzioso, a cui appariva da tempo estranea, intorno alla Garaita, “detta la Garaita Franca”, un’area alquanto vasta, ma dai contorni indefiniti e dalla superficie incerta, situata lungo il Tanaro e oggetto, a quell’epoca, dello sforzo di organizzazione catastale e amministrativa intrapresa dal governo sabaudo nei territori dell’Alessandrino. (Vedi mappa.) Da un punto di vista fiscale, la Garaita Franca, che appare dotata all’epoca di un suo “catasto particolare”, è classificata dagli amministratori sabaudi come “tenimento separato” dalle comunità adiacenti e, dunque, “di diretto dominio” della Corona. ( In attesa di un’attribuzione amministrativa al livello comunale, essa è contesa principalmente tra le comunità di Quattordio, Cerro e Masio, in cui risiedono in varia proporzione i proprietari dei beni fondiari in questione. Questi sono piuttosto ingenti, con un’estensione variamente stimata tra le circa 180 e le circa 350 moggia (nelle misure di superficie locali, pari a circa 150-300 giornate di Piemonte) [vd. anche schede Cerro Tanaro, Masio e Quattordio]. Il contenzioso giurisdizionale, che sarà drasticamente arginato da deliberazioni camerali negli anni Sessanta e Settanta del secolo, investe tanto i diritti e le esenzioni fiscali di natura feudale quanto quelli ecclesiastici originati e consolidatisi sia entro lo stato monferrino sia entro quello milanese. (Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.) In particolare, la Garaita è compresa, in questo senso, entro una più ampia circoscrizione che la ingloba, denominata Rocca Sparvera, o Rocca Civalieri, un feudo classificato come “rustico e separato”, di cui a quest’epoca è in discussione l’appartenenza al distretto di Alessandria. Il breve ingresso di Felizzano nel contenzioso, che può apparire per certi versi strumentale, consiste nella presentazione di attestati di privilegio riguardanti appunto il “Luogo, e Castello di Sparveria”, che si sostiene sia stato “concesso” al distretto e alla giurisidizione di Felizzano “dalli Capitani e Difensori della Libertà della Città di Milano” nel 1447, un’assegnazione che appare priva, peraltro, di successive conferme certe agli occhi degli stessi agenti della comunità. L’intervento settecentesco della comunità di Felizzano non sembra sortire esiti tangibili, ma coincide cronologicamente con conferme dei privilegi di mercato e di prerogative di formazione locale dei prezzi cerealicoli ufficiali nel quadro di un consolidamento temporaneo del distretto alessandrino [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 13, 1, n. 25, Relazione sovra la pertinenza Territoriale, e sovra l’immunità del Tenimento della Garajta in contesa tra le Communità Del Cerro Basso Monferrato e Di Quattordio e Masio Provincia Alessandrina (s.d. ma 1764); n. 34, Dell’unioni proposte farsi nella Provincia d’Alessandria (1764); Levi 1985].
Fonti
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A.C.F., Sez. I, Serie V, Scritture riflettenti gli interessi della comunità, nn. 120-122.
A.C.F., Sez. I, Serie XIII, Catasto, nn. 267-268.
A.C.F., Sez. I, Serie XXVIII, Culto, n. 469.
A.C.F., Sez. Catasto, Serie I, Libri del catasto, nn. 1/4, 2-4 e 6.
A.C.F., Sez. Catasto, Serie IV, Mappe, nn. 91-92.
A.N.P. (Archives Natio
nales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII  (1804).
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete,  Borgonio B 1 Nero, v. immagine 3 ("CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA […]").Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta IV. / continente le Provincie d'Asti, Casale, Acqui, / Alessandria, Tortona, Oltrepò Pavese, e Bobbiese, con la / maggior parte delle Provincie d'Alba, Mondovì, Lumellina, e / Principato d'Oneglia, piccola porzione delle Provincie di / Vercelli, e Torino, con li Feudi Imperiali, Stato di Landi, / e Piacentino, la maggior parte della Repubblica di / Genova, e piccola parte del Principato di Pavia, Lodigiano / e Stato detto Pallavicino".L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero.), 1772 [Autore incisioni: Iacobus Stagnonus (Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni,  Disegni Monferrato Confini,   Volume C, Territori di Cerro e Rocchetta con il corso del fiume Tanaro  Descrizione: Cerro & c. - 1413-1659. Volume di documenti, sui quali fondava le sue ragioni il Cerro contro la Rocchetta del Tanaro nella discrepanza sulle Regioni del Trebbio, della Grava, dell'Ortazzo, sul Fiume Tanaro, ed una Giara al di qua lasciata per salto. Evvi anco qualche cosa in ordine alla Garaita, contesa tra il Cerro e Masio. Coll'Indice, e Tippo, s.d. [Autore disegno originale: Sebastiano Sorina]. Vedi mappa.
A.S.T, Carte topografiche e disegni,  Disegni Monferrato Confini.  Volume C, Tipo dei confini di Cerro, Rocchetta, Annone e Masio con il corso del fiume Tanaro. Cerro & c. - 1355-1671. Documenti, che concernono la Regione della Garaita, contesa tra Cerro e Masio, ed i beni della Commenda di S. Gio[vanni] di Roncaglia del territorio d'Incisa. Coll'Indice e Tipo. Sul verso: "tra il Cerro et la Rochetta / del Tanaro"; "Cerro.Rochetta / Dissegno di Mass[io] [...] la Rochetta, s.d.[Sul verso è incollato un foglio manoscritto. Il titolo attribuito è quello indicato nell'indice del volume. Autore disegno originale: Jacomo Antonio Dalla Porta]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato A. Mappe del catasto antico, Mazzo 97, Circondario di Alessandria, Mandamento di Felizzano, Felizzano. 
A.S.T., Inventario n. 315.7, Materie Ecclesiastiche, Abbazie, Azzano, San Bartolomeo. Vedi inventario.
A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione: fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado (16 aprile 1769); fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, Mazzi 16-16/I, Scritture riguardanti la Strada Franca, che dal Monferrato tende al Genovesato, e le varie quistioni eccitatesi col governo di Milano (1343-1706).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria: Mazzo1: fasc. 4, Declaratoria del magistrato ordinario di Milano, con cui si dispone che il mensuale ed altri pesi imposti alle communità di Cassine e Felizzano debba andare in scaricamento del mensuale imposto al Contado d’Alessandria, 2 Dicembre 1566; fasc. 6, Attestazione come il Contado d’Alessandria e le communità di Cassine, Felizzano ed Annone, terre diverse di detto Contado sono tassate per la sua porzione del mensuale a sgravio di detto Contado, 20 Dicembre 1596; fasc. 7, Tavola del mensuale del Contado d’Alessandria conforme alla nuova quota dell’estimo generale, con la deduzione del quinto dell’estimo delle merci, applicato alla quota detta de’ beni stabili, conforme all’ordine di S. M., che ha da servire sino ad altr’ordine, (1604; copia, 28 aprile 1708); Mazzo 2: fasc. 6, Attestazione dell’archivista del Magistrato Ordinario di Milano che non si trova che una comparizione ed una citazione peremptoria nella causa fra il Contado d’Alessandria e le communità di Cassine e Felizzano, 21 Marzo 1664; fasc. 13, Diversi quesiti per meglio assicurare che le communità d’Annone, Felizzano, Rifrancore, Cassine e Pasturana sono del Contado d’Alessandria (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708); Sommaire des papiers qui servent à prouver que les cinq terres d’Annone, Cassine, Felissan, Rifrancor, Pasturana sont de la Province d’Alexandrie (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708); fasc. 14, Nota del mensuale del Contado d’Alessandria con descrizione delle comunità che vi concorrono, 14 Agosto 1701; Contado di Alessandria ed uniti, Feudi gratuiti ed onerosi (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708); Mazzo 3: fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti, 12 Marzo 1707; fasc. 20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado d’Alessandria…(1707); fasc. 22, Nota delle terre del Contado d’Alessandria e delle terre separate ed aggregate e sotto qual diocesi sono soggette (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708); fasc. 26, Memoria della nostra corte alli commissarj di S. A. R. a Milano, comprovante che le terre di Refrancore e Masio sono del Contado d’Alessandria, che quelle di Pasturana, Cassine, Felizzano ed Annone sono sempre state considerte come adjacenti al detto Contado, chiamandosi terre della Provincia, 21 Aprile 1708; Mazzo 4: fasc. 1, Scrittura fatta dal Marchese Graneri in difesa delle raggioni di S. A. R.  sovra le terre d’Annone, Felizzano, Refrancore, Cassine, Pasturana, Bassignana, Pezzetto, Rivarone, Preda, come comprese nel trattato (1708); fasc. 3, Memoria del Marchese Graneri comprovante che le terre d’Annone, Felizzano, Refrancore, Cassine e Pasturana sono dipendenti dalla provincia d’Allessandria e che , in conseguenza appartengono a S. A. R., in virtù del trattato col quale gl’è stata ceduta la detta Provincia (s. d., ma 1708); fasc. 4, Attestazione come il Reffrendario della città d’Alessandria esercita la sua giurisdizione nelle terre separate d’Annone, Felizzano, Rifrancore, Cassine e Pasturana, 6 Luglio 1708; fasc. 5, Lettera di certo Cancellieri d’Alessandria all’Intendente Generale Constantino sul punto se le terre separate da Alessandria dovessero tuttavia essere censite di quel contado, 27 Luglio 1708; fasc. 6, Attestazioni come dalle sentenze de’ giudici de’ luoghi di Cassine, Felizzano, Annone, Rifrancore ed altre terre s’interpone l’appellazione al collegio de’ dottori d’Alessandria, 27 Luglio 1708; fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico (1714).
A.S.T., Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10 (Felizzano, Frascaro, Fresonara, Fregarolo, Gamalero), Felizzano (secc. XV-XVIII).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, Terreni incolti esistenti nelle comunità (1836-1839), fasc. 3, Terreni comunali incolti nella Provincia di Alessandria, 30 Ottobre 1838.
A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri, 25 Gennaio 1728.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Felizzano (D 197/1, 2, 3.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina: Mazzo 1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s. d, ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s. d, ma 1707).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Paragrafo I, Censimento, Mazzo 59, Alessandria (s. d., ma attorno al 1760).
A.S.T., Sezioni Riunite,  Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze,Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Mazzo 269,  Garaita, tenimento,  Tipo del tenimento della Garaita, controverso fra le Comunità di Quattordio Alessandrino, ed il Cerro Monferrato... [1766]. [Autore disegno originale: Gio. Gius. M.a Boldrini]. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Asti, Carta Topografica della strada Reale che dalla Città d'Alessandria tende a quella d'Asti, passando ne Luoghi di Solero, Felizzano, Quatordio, ed Annone [L'indice è sottoscritto Alessandria, 29 gennaio 1788, Architetto Giuseppe Caselli]. Vedi mappa.

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B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
 
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Descrizione Comune
Felizzano
       Una ricca letteratura fornisce oggi diverse prospettive d’insieme sulla storia di Felizzano e del suo territorio, a partire dalle utili ricognizioni dei fondi archivistici comunali conservati sia in loco sia presso gli Archivi  di Stato di Alessandria e di Torino [Adorno 1995; Brunetti, Panigo e Pezzi 1995; Levi 1985]. In particolare, la storia  felizzanese è stata analizzata in maniera assai approfondita per ciò che riguarda l’organizzazione produttiva del territorio e delle famiglie coltivatrici, la stratificazione sociale della comunità e la vita politica locale tra il secolo XVIII  e il XIX [Levi 1985].  Così pure,  è stata dedicata una certa attenzione allo sviluppo, a partire dagli anni Trenta del secolo XX, di una maglia di piccoli e medi stabilimenti industriali, dedicati in particolare alla produzione di vernici, smalti, trafile e fornetti per cavi smaltati eletttrici e telefonici,  diffusi su un’area che tende a porsi come nuovo polo di gravitazione territoriale condiviso (non ultimo per i problemi di smaltimento di rifiuti indsutriali)  dal comune di Felizzano e da quello di Quattordio [Beltrame 1992; Pezzi 192; Pettazzi 1993].  
      Occorre peraltro segnalare come la storia di Felizzano  su un arco di tempo assai lungo, tra il tardo medioevo e le soglie dell’età contemporanea,  sia stata plasmata, in realtà, da una preminente e diversa vocazione economica, in parte parallela e in parte complementare alle attività produttive, all’epoca  agricole: si tratta della vocazione commerciale, meno studiata di altri aspetti della vita locale eppure largamente attestata, per esempio, dalla ricca documentazione comunale che sancisce privilegi di commercio, di esenzione dai dazi e dai pedaggi, nonché le scansioni di fiere e mercati [A.C.F., Sez. I, Serie 5, Scritture riflettenti gli interessi della Comunità – Atti di Lite, nn. 121, 124, 125; Brunetti, Panigo e Pezzi 1995] (Vedi mappa). 
     La dedizione della popolazione locale sia ai commerci sia ai trasporti, legali e illegali, è sottolineata da molta documentazione dell’età moderna, come quando i funzionari sabaudi, che talvolta non esitano a definire i Felizzanesi “poco dediti all’agricoltura” [A.S.T.,
Sezioni Riunite, II archiviazione, Capo 13, Paesi d’ultimo acquisto, Censimento.  Alessandria.  Provincia d’Alessandria (1763), c. 30v], inquadrano equilibratamente nei termini seguenti la vita economica del luogo nella seconda metà del secolo:
 
Gli abitanti attendono alla Campagna ed alcuni allo sfroso, trafficando insieme nella qualità di Mulattieri, conducendo Riso e Formento dalla Lumellina e Novarese sul Genovesato, da dove riconducono oglio ed altri generi di quel Paese [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 13, Province d'ultimo acquisto, paragrafo 1, Mazzo 59, Alessandria (s. d., ma attorno al 1760), c. 20].

      Molti indizi affioranti nella documentazione suggeriscono un ruolo assai attivo e assertivo da parte della comunità de Felizzano e della sua élite nel promuovere e garantire i privilegi di commercio tra giurisdizioni statali concorrenti.  Un aspetto fondamentale di questi sforzi è il mantenimento dei diritti di transito lungo la cosiddetta "Strada franca”:
 
considerata  importantissima perché per essa strada passano tutte le robbe che vanno nel Monferrato oltre il Tanaro da questa parte in qua, et si permette il condur le vettovaglie liberamente, con tutto che passino per lo stato di Milano, dal quale è prohibito ordinariamente l’estrattione delle vettovaglie et a questo giova la franchezza che vi ha il Monferrato, et non per altro, poi che si pagano li dacij 
 
[A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, Mazzo 7, Confini, fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s. d., destinatario della nota: ambasciatore Pomponazzi?); A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Contado di Alessandria, Mazzo 2., fasc. 13, Sommaire des papiers qui servent à prouver que les cinq terres d’Annone, Cassine, Felissan, Rifrancor, Pasturana sont de la Province d’Alexandrie (s. d., ma attorno al 1707-1708); Giorcelli 1963].
     La serie documentaria conservata presso l’Archivio di Stato di Torino [A.S.T., Corte, Monferrato, Materie Economiche, Mazzo 16 e 16.2, a cui si deve aggiungere un corposo fascicolo in  A.S.T., Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10, Felizzano, numero 10] relativa alla strada franca "detta di Felizzano" comprende essenzialmente documenti prodotti o raccolti dai segretari del Consiglio del Monferrato dal 1560 alla vigilia dell'incorporazione del Ducato negli stati sabaudi. Questa documentazione è generata dal secolare contrasto che oppose il Monferrato e lo Stato di Milano a proposito dell'esatta natura e della localizzazione della strada franca. Il suo esame può fornire indicazioni interessanti su alcune caratteristiche di un territorio economicamente importante che, come ci suggeriscono i documenti, gravita attorno alla strada. Inoltre può consentire uno spazio di analisi sul problema della genesi di una (infra)struttura territoriale qual è una via di comunicazione privilegiata nel confronto, mediato da istituzioni con i loro specifici linguaggi e procedure di intevento, tra interessi e visioni divergenti.
      A essere in causa, sotto il nome di strada franca, è un diritto di transito di merci esente dal pagamento del cosiddetto dazio di Alessandria, fra due sezioni dello Stato del Monferrato, quella situata a nord del Tanaro e quella posta a sud del fiume, prive di continuità territoriale perché ormai totalmente separate dall'incunearsi del territorio milanese. La questione riguarda una breve sezione  --  tra Fubine, ultima terra monferrina a nord del Tanaro, e Bergamasco, prima terra monferrina a sud del fiume -- dell'importante asse di comunicazione che unisce Casale alla riviera genovese. Il mezzo principale di attraversamento del Tanaro è per chi segue questa strada il traghetto che unisce le sponde in un punto variabile a seconda delle condizioni delle acque, ma approssimativamente in corrispondenza dell'abitato di Felizzano, situato sulla riva sinistra del fiume. Felizzano, che in tal modo presta il suo nome alla denominazione della strada franca, non ha soltanto una centralità geografica. Terra immediata per gran parte dell'età moderna, dalla metà del XV secolo è sede di una fiera e di un mercato, ma soprattutto i suoi abitanti godono di un altro importante privilegio, quello di esportare liberamente e senza dover pagare dazi i loro grani. Una condizione di privilegio che sanziona e promuove una duratura vocazione all'esportazione di una parte significativa della sua produzione cerealicola.
        Intorno all'importante mercato di Felizzano, ai traffici di diverso raggio che lungo la via per la costa genovese si svolgono o dalla quale si irradiano, si innestano interrelazioni di scala locale che hanno un ruolo fondamentale nel compensare gli squilibri produttivi anzitutto dell'area immediatamente circostante e consentirle di affrontare un carico fiscale di perdurante pesantezza, a causa soprattutto delle vicende belliche che ripetutamente la interessano. Quest'area comprende importanti centri agricoli situati a Nord del Tanaro, a Ovest e a Est rispetto all'asse della strada, nello Stato di Milano, come Annone, Quargnento, Quattordio, Solero e, nel Monferrato, come Montemagno, Altavilla, Cuccaro e soprattutto San Salvatore. Da queste località si dipartono strade e cammini che convergono radialmente su Felizzano e sul grande asse di comunicazione Nord/Sud.
     La rete dei traffici si interseca con quella delle giurisdizioni signorili. A differenza di Felizzano, quasi tutte le altre terre dell'area sono infeudate. Ai signori appartengono la maggior parte dei pedaggi riscossi lungo i cammini, anzitutto la strada per il Genovese, oltre che luoghi di sosta e di deposito per gli uomini, gli animali e le merci che transitano sulle lunghe distanze. Alcuni esponenti delle famiglie signorili della zona appaiono direttamente impegnati ad accompagnare i convogli. Si tratta di famiglie che appartengono a configurazioni potenti, estese e ramificate, quali gli Incisa, gli Scarampi, i Faà, talvolta impegnate in faide.
      In questo contesto, la maggiore o minore estensione della franchigia del transito da Nord a Sud ha, comprensibilmente, notevole incidenza. Le sue dimensioni sono sostanzialmente tre: (a) la natura reale o semplicemente personale del diritto - ossia, se l'esenzione riguardi solo i sudditi del Monferrato o chiunque trasporti merci dall'una all'altra parte del Monferrato stesso, indipendentemente dalla sua appartenenza statuale, (b) la tipologia delle merci esentate dal dazio (soltanto "biade", "vettovaglie" in generale, sale compreso, o addirittura qualsiasi tipo di merce?), (c) la più o meno precisa e restrittiva definizione del percorso o dei percorsi interessati dall'esenzione dal dazio.
     I primi due aspetti sono particolarmente rilevanti per via della folta presenza di mercanti e trasportatori genovesi impegnati soprattutto a importare nel Monferrato i prodotti della "marina" e ad acquistarvi riso e granaglie da esportare verso Genova e la sua riviera. Al riparo delle "bollette" che certificano l'origine monferrina delle merci trasportate, le loro compravendite si estendono però facilmente al territorio alessandrino circostante, sfuggendo al dazio e anche ai regolamenti annonari. Permettere poi che l'esenzione riguardi una pluralità di percorsi amplifica la stessa eventualità, tanto più che, come non mancano di rilevare le voci milanesi nella contesa, in concreto, si tratta in prevalenza di strade che attraversano territori dello Stato di Milano generalmente in grado di produrre notevoli eccedenze commerciabili di cereali. L'evidente aspirazione monferrina a una pratica molto estensiva della franchigia si scontra perciò con un riconoscimento di principio assai più riservato da parte milanese.
            Tra ducato di Monferrato e ducato di Milano si riattiva così periodicamente attorno alla strada franca un confronto di natura essenzialmente giudiziaria. A diverse riprese, tra la seconda metà del XVI secolo e la fine del XVII secolo, si verificano episodi particolarmente clamorosi o ravvicinati di arresti e sequestri operati ai danni di convogli monferrini dai soldati incaricati di tutelare sul terreno gli interessi degl'impresari del dazio di Alessandria e delle entrate regie. Questi casi provocano l'intervento del Duca di Monferrato e del suo Consiglio attraverso la presentazione di istanze e proteste presso i tribunali delle magistrature milanesi interessate.
            L'interlocutore che appare indubbiamente preferito dal governo monferrino è il Senato di Milano, probabilmente, per la natura, per così dire, "metagiurisdizionale" della sua competenza. Esso ha infatti giurisdizione su materie che riguardano i confini e i rapporti dello Stato milanese con gli altri stati. Ma in occasione delle prime insorgenze documentate della contesa vediamo il Magistrato Straordinario delle Entrate rivendicare energicamente la sua competenza esclusiva, sostenendo la natura unicamente fiscale e non giurisdizionale del contenzioso. Di fatto, entrambi avranno un ruolo. Il senato interverrà con qualche sentenza e soprattutto con pareri e avvisi,  cioè con indirizzi interpretativi. Il Magistrato Straordinario, con gride e ordini alle magistrature subordinate (il referendario di Alessandria) e agli ufficiali locali incaricati di reprimere lo "sfroso" (i commissari, il capitano dei soldati). Si può forse osservare che le dichiarazioni senatorie mantengono un'ambiguità che tende a risolversi in senso restrittivo nel più secco dettato delle disposizioni emanate dal Magistrato delle Entrate.
            Le pronunce ufficiali sono in genere precedute da incontri informali tra delegati del duca di Monferrato (membri del Senato di Casale, segretari del Consiglio appositamente delegati in alternativa o unitamente al residente mantovano a Milano) ed esponenti del Senato di Milano o del Magistrato Straordinario. In alcune occasioni si concordano visite (di tratti) della strada e delle sue adiacenze.
            Per il Duca del Monferrato e il suo Consiglio, la franchigia del passaggio o, con caratteristica equivalenza, "la strada franca" è "antico e immemorabile", "antichissimo e continuato" "possesso", consacrato da un uso incontrastato. Tale è l'argomentazione principale che oppone la parte monferrina alle allusioni milanesi all'assenza di esplicite convenzioni o trattati tra i principi interessati - questione sulla quale peraltro si apre un fronte, per così dire, "archivistico" della contesa, alla ricerca quantomeno di menzioni le più antiche possibili della strada franca. La consacrazione dell'uso ha naturalmente il suo corrispettivo di produzione documentaria nella  raccolta di testimonianze presso i depositari locali della memoria, gli abitanti più anziani e autorevoli dei luoghi interessati.
            Gli esiti di questo contenzioso non sembrano decisivi per tutto il periodo considerato. Le allegazioni e argomentazioni prodotte dai Monferrini non appaiono di fatto conclusive rispetto alle interpretazioni più estensive del privilegio. D'altra parte, le  magistrature centrali milanesi si mostrano progressivamente meglio disposte a riconoscere il principio della strada franca e a concessioni importanti relativamente alla natura reale del privilegio e a una tipologia delle merci che comprenda oltre al frumento, anche riso e "grassine". Permane, più a lungo e più interamente il disaccordo sul tracciato (e, sullo sfondo, della stessa legittimità del privilegio) relativo a una sezione cruciale della strada, quella a Nord del Tanaro.
            Non è inoltre possibile cogliere, sulla base della documentazione esaminata, ciò che sul territorio riempie gli spazi lasciati all'iniziativa e all'interpretazione locale da questa incertezza.
         Bisogna ad esempio considerare che le magistrature locali si mostrano assai più sensibili di quelle centrali alle richieste degli agenti degli impresari del dazio. Degli ufficiali preposti alla sorveglianza dei traffici, si intravede nella documentazione anche, se non soprattutto, la volontà di affermare e difendere attraverso atti di rappresaglia una consuetudine di esazioni informali. Benché queste agenzie locali assumano iniziative che vengono spesso revocate o limitate nella loro portata dal Magistrato delle Entrate o dal Governatore, esse manifestano peraltro una notevole capacità di ostruzionismo nei confronti degli ordini emanati dalle autorità centrali dalle quali dipendono.
            Ma gli atti che vengono prodotti attorno alla questione della strada franca, anzitutto quelli emananti dalle magistrature o a esse destinati, non esprimono in primo luogo e senza mediazioni aspirazioni monferrine e (variegati) interessi "milanesi". I termini della questione evolvono in una maniera tortuosa che è in parte ancora possibile leggere nella stessa organizzazione delle unità archivistiche così come ci sono pervenute.
            Tale organizzazione sembra infatti conservare abbastanza fedelmente nella struttura dei suoi fascicoli gli addensamenti documentari costituitisi nei diversi momenti in cui, a distanza spesso di decenni, il contrasto attorno agli atti compiuti sul territorio prese forma di contenzioso giuridico. La struttura interna di questi fascicoli rivela qualcosa di diverso da una semplice accumulazione (di testimoniali, pronunce favorevoli del Senato o del Magistrato delle Entrate o del Consiglio del re), cioè un'accorta logica selettiva di cui vi è traccia esplicita nelle istruzioni ai rappresentanti del Monferrato incaricati di seguire la causa. Capita, ad esempio, che si lascino cadere alcune pronunce delle magistrature milanesi pur favorevoli, ma riguardanti punti troppo limitati e che si teme perciò possano fornire il pretesto per negare aspetti tralasciati in quei testi, ma che in un momento successivo sono al centro della discussione. Altri documenti si copiano e si allegano al dossier consegnato ai rappresentanti ducali, ma si raccomanda di servirsene con cautela. Le argomentazioni monferrine si valgono di una retorica di reticenze e di enfasi calcolate che si ricollega alle opacità necessarie e connaturate al modo in cui le procedure, gli stili, delle giurisdizioni interpellate costruiscono i loro oggetti.        
            La strategia monferrina opera inoltre, ad esempio, un interessante spostamento che investe di nuovi significati potenziali un privilegio di diversa e minore portata, pur riguardante lo scambio. Si tratta del modo in cui viene utilizzato nel corso del contenzioso sulla strada franca il diritto di esportare liberamente e senza dazi i loro grani concesso agli uomini di Felizzano dai marchesi di Monferrato e confermato dai duchi di Milano. Alla metà del XVI secolo questo privilegio, che secondo i Felizzanesi vincolava anche gli eredi dei loro antichi principi era stato contrastato proprio dai nuovi signori del Monferrato. Più tardi, nel corso del Seicento, in maniera apparentemente paradossale, viene richiamato dalla parte monferrina per sostenere la legittimità del tratto più problematico della strada franca con l'idea dell'esistenza di un'area di libera circolazione, storicamente fondata, a nord del Tanaro.
        Con il passar del tempo, la rappresentazione della Strada franca come univoco segno materiale si afferma in maniera più netta nei documenti che espongono le ragioni del Monferrato. Essa prende forma  attraverso un lungo confronto di discorsi e di azioni espressi in linguaggi peculiari attorno al possesso di una risorsa che ha un grande valore di integrazione economica per il ducato del Monferrato nel suo insieme e per un'area più ristretta a cavallo del Tanaro, milanese e monferrina. La cartografia allegata alla documentazione (quattro carte topografiche che si distribuiscono dal 1561, in una copia successiva, al 1690) riflette visivamente questa evoluzione.