Orta San Giulio

AutoriLeggero, Roberto
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneVersione provvisoria
Provincia
Novara
Area storica
Riviera Superiore del Lago d’Orta.
Abitanti
1009 [CSI-Piemonte].
Estensione
682 ha [CSI-Piemonte].
Confini
A nord Pettanasco, ad est Miasino ed Ameno (ai quali corrisponde il limite naturale per il territorio di Orta dei contrafforti del Mottarone), a sud Bolzano Novarese e Gozzano, ad ovest San Maurizio d’Opaglio (separato da Orta dal Lago) e Pella.
Frazioni
Orta San Giulio.
Toponimo storico
Secondo il Dizionario di Toponomastica, che si rifà all’autorità di Olivieri e di Massia, il toponimo, già presente a partire dal X secolo nella forma «Horta» e poi, a partire dall’XI, «Orta», risalirebbe ad «hortus» cioè «luogo recintato da siepe, giardino, orto» con allusione alla «abbondante presenza di verde coltivato attorno alla cittadina» [Dizionario di Toponomastica 1990, p. 459]. Nel 1863 Orta diventa «Orta Novarese» e nel 1928, fondendosi con il comune di Isola San Giulio, assume la denominazione di «Orta San Giulio» [1/2/1928, decr. n. 2546].
Diocesi
Novara, non si evidenziano mutamenti rispetto alla diocesi originaria. Nel 1560, però, si pone il tentativo dei Borromeo di acquistare la Riviera (effettivamente alienata ad essi dal vescovo novarese Giovanni Antonio Serbellone) per dotare una nuova diocesi che avrebbe dovuto avere come scopo quello di «erigere un vescovado in Arona e di nobilitarla con il titolo di città» [Medoni 1844, pp. 60-61]. Fu il conte Federico Borromeo, fratello del più famoso arcivescovo di Milano, a tentare l’impresa che non andò a buon fine nonostante l’assenso di Pio IV e del vescovo di Novara.
Pieve
Orta annovera due tra le più antiche fondazioni ecclesiastiche della sponda destra del lago: San Nicola e San Quirico [Di Giovanni 1980, p. 212]. La prima fu dal IX secolo fino al 1560 la parrocchiale di Orta, mentre, per quanto riguarda la seconda, anch’essa parrocchiale, Verdina ci avverte della sua antichità ma anche del fatto che la documentazione non ci permette di stabilire con certezza quale fosse il suo ruolo accanto a San Nicola. Dopo il 1560 diventerà chiesa parrocchiale Santa Maria della Consolazione (che dal 1700 viene denominata Santa Maria Assunta). Verdina ci informa che il primo parroco di S. Maria fu un canonico dell’Isola ma che «la parrocchia fu poi distaccata dalla matrice di Isola con decreto di mons. Speciano in data 29 gennaio 1588» [Verdina 1940, p. 14].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Pieve e capitolo canonicale di Isola San Giulio. Nel 1583 la comunità di Orta decide di fondare un convento ed un «sacro monte» ad imitazione di quanto era accaduto a Varallo. Si chiamarono dunque i frati cappuccini e si diede inizio alla costruzione delle cappelle all’interno delle quali venne rappresentata la vita di frate Francesco; tali cappelle rimasero di proprietà della comunità di Orta. Il monastero venne fondato nel 1590 e soppresso nel 1810. Posto nuovamente in attività nel 1817 dai Riformati, venne nuovamente soppresso nel 1855. Riaperto per la terza volta nel 1897, vide mutare i suoi abitatori nel 1928 quando la comunità affidava ai Francescani la cura e l’amministrazione del Sacro Monte [Verdina 1940, p. 131].
Luoghi Scomparsi
Non rilevati.
Comunità, origine, funzionamento
All’inizio del XIII secolo troviamo il vescovo di Novara impegnato, alla presenza e con l’appoggio del vescovo di Torino Giacomo di Carisio, vicario regio di Federico II, a stabilire patti con il comune di Orta. Sulla base del documento che viene stilato in tale occasione (25 ottobre 1219), il comune di Orta si impegna a restituire al vescovo «omnia castra […] et villas et possessiones» a nord del territorio di Gozzano, appartenenti al vescovo ed alla Chiesa novarese e usurpati da Orta. A questo atto Sergi [Sergi 1995, p. 374) ascrive lo stabilizzarsi della dominazione episcopale sull’area. Il documento però ci mostra che all’inizio del XIII secolo il comune esisteva e si era probabilmente venuto formando nel corso del XII secolo (se nel 1219 già aveva potuto usurpare beni del vescovo), così come accade quasi ovunque per le realtà non cittadine. La particolare posizione di Orta farebbe propendere addirittura per un’anticipazione del momento di formazione del comune a causa della precocità delle comunità lacuali e montane nel generare istituti comunali.
Catasti
Un catasto settecentesco (1744) è conservato presso l'Archivio di Stato di Torino.
Dipendenze nel Medioevo
Nonostante i contrasti che avevano opposto la sede episcopale novarese alla città di Novara, e i conseguenti tentativi di ostacolare lo strutturarsi di una signoria locale vescovile sulla Riviera d’Orta, dove il vescovo aveva grandi possedimenti terrieri, tale signoria riesce ad affermarsi a partire dal XIII secolo [Sergi 1995, pp. 357 sgg.].
Feudo
Nel 1522 Francesco II Sforza si impadronisce della Riviera a danno della sede episcopale novarese, dopo che nel 1429 e nel 1447 Filippo Maria Visconti prima [Cotta 1980, p. 120) e Francesco Sforza poi avevano riconosciuto il dominio episcopale. Tra il 1522 e il 1528 prima Anchise e poi Bonifacio Visconti tentano di estendere la propria autorità giurisdizionale da Arona alla Riviera. Secondo le parole di Cotta «Bonifacio Visconte da Castelletto, […] voglioso di segnalarsi contro la Riviera assai più del predecessore […] impetrò d’esser creato nel 1528 castellano di Gozzano o governatore di Riviera dal duca di Borbone, che governava per l’imperatore Carlo V». La signoria del vescovo di Novara fu infine riconosciuta dal governatore Antonio de Leyva, dietro un esborso di cinquecento scudi [Cotta 1980, pp. 123-124].
Nel 1560 si pone il tentativo dei Borromeo di acquistare la Riviera (effettivamente alienata ad essi dal vescovo novarese Giovanni Antonio Serbellone) per dotare una nuova diocesi che avrebbe dovuto avere come sede Arona, trasformandola così in una città [Medoni 1844, pp. 60-61]. Fu il conte Federico Borromeo, fratello dell’arcivescovo, a tentare l’impresa che non andò a buon fine, nonostante l’assenso di Pio IV e del vescovo di Novara stante la ribellione del capitolo cattedrale di Novara, della città stessa e delle popolazioni della Riviera, oltre che degli Spagnoli [Cotta 1980, pp. 163-164].
Nel 1615 si giunge a una transazione per la lunga lite tra il vescovo di Novara e il ducato di Milano circa il possesso della Riviera. Il ducato si riserva il dominio eminente («supremam potestatem et altum dominium») e al vescovo viene assegnata in feudo la Riviera («remaneat domino pleno iure in temporalibus […] cum iurisdictione ac mero et mixto imperio»). Solo nel 1647 un’ulteriore transazione riporterà la Riviera sotto il pieno dominio della sede episcopale novarese [Cotta 1980, pp. 131 sgg.].
Il dominio episcopale sulla Riviera cessa il 15 giugno 1767, mediante una convenzione con Carlo Emanuele III. Tale convenzione lasciava intatti gli statuti della Riviera, i quali, fatta salva la parentesi dell’occupazione francese, rimasero in vigore anche dopo la successiva e definitiva rinuncia del 7 ottobre 1817. La differenza legislativa tra la Riviera e il resto del Piemonte fu sanata solo nel 1848.
Mutamenti di distrettuazione
Se è sicuramente esagerato affermare, come fa Cotta che la Riviera «dal 962 in avanti e per molti anni non fu mai, né mai era stata del contado novarese, benché rinserrata ed inviscerata entro il medesimo» [Cotta 1980, p. 118], è certo che dal XIII secolo la Riviera assume uno statuto di autonomia che ha come punto di riferimento esclusivo il vescovo di Novara e le proprie strutture rappresentative (universitas). Essa era divisa in Riviera Superiore e Riviera Inferiore a cui si aggiungeva Soriso come terra staccata. La Riviera Superiore aveva come capoluogo proprio Orta dove la Universitas possedeva una propria «casa» in piazza per le riunioni. Tale costruzione venne rimpiazzata alla fine del XVI secolo da quella ancora visibile attualmente «sendo per l’antichità destrutta e rovinata la casa de ragione della comunità della Riviera d’Orta, già situata sopra detta piazza di Orta» [Verdina 1940, p. 35]. Nel 1522, Francesco II Sforza si impadronisce della Riviera sottraendola al possesso del vescovo di Novara. Solo nel 1647, a fronte di un ingente versamento di denaro, avrà termine ogni controversia e il vescovo rientrerà in possesso della Riviera.
Nel 1750 la Riviera, ancora sotto il dominio vescovile, è annessa allo Stato sabaudo; nel 1767 tale dominio si trasforma in feudo (convenzione con Carlo Emanuele III) che si estinguerà solo nel 1817 (rinuncia del vescovo a Vittorio Emanuele I), fatta salva la parentesi della occupazione francese (1797-1815) assai importante per i mutamenti di distrettuazione. Fin dai primi anni del periodo napoleonico, infatti, nel quadro della riorganizzazione delle circoscrizioni amministrative promossa dal nuovo governo, si era cercato di introdurre un ordinamento gerarchizzato sul modello francese, urtando con le consuetudini locali. Orta venne inquadrata come capoluogo dell’omonimo cantone (il V) del distretto d’Arona, all’interno del dipartimento dell’Agogna. Con la dissoluzione del Regno d’Italia e la Restaurazione – tornati i territori del Piemonte orientale sotto la dominazione sabauda – nel 1817 il territorio della Riviera d’Orta venne compreso entro la provincia di Novara e suddiviso per l’amministrazione della giustizia in due mandamenti, uno dei quali facente capo proprio a Orta. La dipendenza amministrativa di Orta dal capoluogo novarese persiste sino ad oggi, pur all’interno delle successive modifiche della circoscrizione provinciale.
Mutamenti Territoriali
Durante il periodo napoleonico, Orta ebbe aggregate al proprio territorio Isola San Giulio, Carconio, Carcegna, Pettenasco e Crabbia [AST, Corte, Paesi, Provincia di Novara, m. 71, fasc. 17]. Queste aggregazioni vennero meno nel 1814 e le comunità aggregate ad Orta ritornarono autonome. L’amministrazione francese non aveva tenuto conto del prestigio e dell’antichità della comunità di Isola San Giulio, la quale era assai viva e forte, tanto che quando – nel 1818 – si tentò di ripristinare l’aggregazione di Isola ad Orta la resistenza da parte della comunità stessa con il sostegno del vescovo di Novara fu tale che il provvedimento durò solo pochi mesi. Nel 1819 risultano quindi frazioni di Orta solo Legro, Ortallo ed Imolo [Verdina 1940, p. 79]. Nel 1823 l’Intendente di Novara propose che fosse mantenuta l’autonomia di Isola San Giulio (con i cascinali di Ronco, Ripa, Carconio) e fossero ad essa aggregati Imolo ed Ortallo, mentre Orta avrebbe avuto aggregate a sé Pettenasco (con Crabbia) e Carcegna [AST, Corte, Paesi, Provincia di Novara, m. 71, fasc. 17]. Nel 1830, Orta possedeva un territorio di 130 ha [Stato dei distretti forestali in ASNo, Intendenza generale - Affari generali, busta 56] e contava 1174 abitanti [Quadro riassuntivo dei causati comunali per l’esercizio 1841 in ASNo, Intendenza generale - Affari generali, busta 19]; tale dato non era molto distante da quello del 1819 quando Orta e le sue tre frazioni raggiungevano i 1085 abitanti. La proposta di fusione tra Orta e Isola San Giulio avanzata nuovamente nell’ambito del progetto di revisione della maglia comunale formulato dal Consiglio Provinciale di Novara nel 1866 non trova alcun riscontro pratico [ASNo, Provincia, Faldone 1, fasc. 1].
Tale accorpamento verrà invece realizzato nel 1928 (decreto n. 2546 del 1 novembre) con la soppressione dei due comuni di Orta Novarese e di Isola San Giulio e la loro fusione nel nuovo comune di Orta San Giulio. Al momento della soppressione il territorio di Orta Novarese era di 449 ha [segno che qualche modifica territoriale era intervenuta rispetto al dato del 1830 ed infatti Imolo era borgata d’Orta [Strafforello 1891, p. 54] e contava 1004 abitanti. Il nuovo comune raggiunge una popolazione di 1102 abitanti [Verdina 1940, p. 80]. Infine, il 30 aprile 1960 [D.P.R. n. 546] il comune di Orta San Giulio perde la frazione Ronco a favore del comune di Pella, con una decurtazione territoriale di 146 ha di superficie. Il provvedimento era stato richiesto, con il consenso delle parti interessate, per adeguare la dipendenza amministrativa della frazione – separata da Orta dalle acque del lago – alla struttura delle comunicazioni [APNo, categoria I, faldone 151, fasc. 60].
Comunanze
Dalla documentazione di inizio Ottocento balza evidente agli occhi come assai scarse fossero le proprietà del comune di Orta, e limitate quasi esclusivamente al possesso di botteghe, al plateatico, al terratico [ASNo, Prefettura del Dipartimento dell’Agogna, busta 395]. Inoltre si affittava il pascolo della piazzetta di Prarondo [ASNo, Intendenza generale - Affari speciali dei comuni, busta 463]. La comunità non possedeva boschi [si veda Ordinanze concernenti i pascoli relative alla provincia di Novara del 21 maggio 1835 in ASNo, Intendenza generale - Affari generali, busta 55].
Dalla documentazione degli anni Venti e Trenta risulta che nel comune di Orta San Giulio non sussistono usi civici di pascolo o legnatico e vi sono solo 2 ha, 48 are e 95 ca. di terreni comuni, ascritti al demanio comunale e di cui si consiglia l’alienazione [CLUC, Orta San Giulio].
Fonti
A.C.O. (Archivio Storico del Comune di Orta San Giulio).
    Archivio comunale di Orta San Giulio, con sede a Orta, conserva documentazione relativa soprattutto alle fasi più recenti della storia del comune, con le seguenti serie utili nella prospettiva qui adottata:
A.C.O., Cartella 1, categoria 5, classe 1, fascicolo 1, oggetto: usi civici, cronologia 1924/1940;
A.C.O., Cartella 15, categoria 1, classe 9, fascicolo 1, oggetto: cause, liti, cronologia 1930/1945;
A.C.O., Cartella 19-26, oggetto: ordinati, cronologia 1818/59;
A.C.O., Cartella 25, categoria 5, classe 6, fascicolo 1, oggetto: catasto, cronologia 1911/1945;
A.C.O., Cartella 74, oggetto: catasto;
A.C.O., Cartella 94, oggetto: Patrimonio comunale, cronologia 1850-90.
A.P.N.  (Archivio Storico della Provincia di Novara).
A.P.N., cat. I, faldone 151, fasc. 60.
A.S.N. (Archivio di Stato di Novara).
A.S.N., Prefettura del Dipartimento dell’Agogna;
A.S.N., Intendenza generale - Affari generali;Provincia.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Novara, Mazzi . 71 e 73;
A.S.T.,Corte, Paesi, Riviera d’Orta, m. 5, n. 17, Carta topografica della Riviera d’Orta cavata dal Tipo del censimento generale di Milano formato in misura sottoscritta dall’ingegnere milanese Onofrio Mugnozzi (9 maggio 1744);
A.S.T.,Corte, Paesi per A e B, I , m. 3, fasc. 2 (Isola San Giulio);
A.S.T.,Sezioni Riunite, Finanze, Catasti, All. A (1723) e Catasto Rabbini (1864).
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., Orta San Giulio.
Bibliografia
Andenna G., Andar per castelli. Da Novara tutto intorno, Torino 1982.
Bonfantini M., II lago d’Orta, Novara 1961.
Le carte dell’Archivio capitolare di Santa Maria di Novara, a cura di Gabotto F., Lizier A., Leone A., Morandi G.B., Scarzello O., Pinerolo 1915 (BSSS 78/1).
Le carte dell’Archivio capitolare di Santa Maria di Novara (729-1034), a cura di Gabotto F., Lizier A., Leone A., Morandi G.B., Scarzello O., Pinerolo 1913 (BSSS 79/1).
Le carte del Capitolo di Gozzano (1002-1300), a cura di Bori M., Pinerolo 1913 (BSSS 77/3).
Le carte del Museo civico di Novara, a cura di Morandi G.B., Pinerolo 1913 (BSSS 77/2).
Cognasso F., Storia di Novara, Novara 1971, pp.85-86.
Cotta L.A., Corografia della Riviera di S. Giulio 1688, a cura di Carena C., Borgomanero-Arona 1980.
Decio G., Nuovo esemplare manoscritto degli Statuti della Riviera di San Giulio rinvenuto nell’archivio parrocchiale di Vacciago (Ameno), in «Bollettino storico per la Provincia di Novara», 30 (1936), pp. 273-88.
Di Giovanni M., Gli edifici di culto dell’XI e XII secolo. L’alto Verbano e le valli Ossolane, in Novara e la sua terra nei secoli XI e XII storia documenti architettura, Milano 1980, pp. 141-230.
I diplomi di Berengario I, a cura di Schiaparelli L., Roma 1903.
Dizionario di Toponomastica, Torino, UTET, 1990.
Gentile G., Fonti documentarie per l’area del Cusio, in Archeologia ed arte nel Cusio, Torino 1988, pp. 119-143.
Medoni F., Memorie storiche di Arona e del suo castello, Novara 1844.
La Novara sacra del vescovo venerabile Carlo Bescapè, a cura di Ravizza G., Novara 1878.
Ordinamenti e statuti della comunità di Orta San Giulio tra passato e presente, Orta San Giulio 1991.
Pagani G., Gli statuti dell’Isola e della Riviera d’Orta, in «Bollettino Storico della Provincia di Novara», 7 (1913), pp. 65-76, 89-118.
Le pergamene di San Giulio d’Orta dell’Archivio di Stato di Torino, a cura di Fornaseri G., Torino 1958 (BSSS 180/1).
Le pergamene di San Giulio d’Orta della Biblioteca Comunale di Novara, a cura di Virgili M.G., Torino 1962 (BSSS 180/2).
Rusconi A., Il lago d’Orta e la sua Riviera, Novara 1887 (ed. anast. Novara 1995).
Sergi G., I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino 1995.
Statuti del lago d’Orta del secolo XIV Riviera ed Isola, Omegna, Gozzano, a cura di De Regibus A., Corpus Statutorum Italicorum, 18, n.s. 8, Milano 1946.
Stoppa A.L., Il vescovo G.A. Arcimboldo e l’estimo di tutta la Riviera d’Orta, secondo le carte del 1537 (Terre e proprietà di Crabbia e Pettenasco), in «Bollettino storico per la Provincia di Novara», 54 (1963), pp. 8-19.
Stoppa A.L., La Riviera d’Orta verso la crisi del 1767, in «Bollettino Storico per la Provincia di Novara», 67 (1976), pp. 82-89.
Stoppa A.L., Indagini sulla tradizione di antichi pellegrinaggi o “salmi” all’isola di San giulio e a Gozzano, in Medioevo in cammino: l’Europa dei pellegrini, Orta San Giulio 1989, pp. 263-286.
Strafforello G., Provincia di Novara, Torino 1891 (ed. anast. Novara 1993).
Tabacco G., Egemonie sociali e strutture del potere nel medioevo italiano, Torino 1979.
Verdina R., Il borgo d’Orta l’Isola di S. Giulio e il Sacro Monte, Omegna 1940.
Descrizione Comune

Orta San Giulio

     La sorte della comunità di Orta si lega alla presenza nell’area del vescovo di Novara. Per evitare che l’antica giurisdizione di Pombia, della quale proprio il vescovo aveva ottenuto il districtus, finisse completamente nelle mani dei potenti da Castello o fosse progressivamente erosa da altri signori locali, l’episcopato novarese, nel corso del XIII secolo, rafforzò il controllo «sui nuclei di dominatus vescovile» [Sergi 1995, p. 374]. Orta – continua Sergi – era uno di questi e, per ribadire tale posizione, all’inizio del XIII secolo troviamo il vescovo di Novara impegnato, alla presenza e con l’appoggio del vescovo di Torino Giacomo di Carisio, vicario regio di Federico II, a stabilire patti con il comune di Orta. Sulla base del documento che viene stilato in tale occasione (25 ottobre 1219), il comune di Orta si impegna a restituire al vescovo «omnia castra […]et villas et possessiones» a nord del territorio di Gozzano, appartenenti al vescovo e alla Chiesa novarese e usurpati da Orta. A questo atto Sergi ascrive lo stabilizzarsi della dominazione episcopale sull’area. Il documento però è per noi interessante perché ci mostra che all’inizio del XIII secolo il comune esisteva e si era probabilmente venuto formando nel corso del XII secolo (se nel 1219 già aveva potuto usurpare beni del vescovo), così come accade quasi ovunque per le realtà non cittadine. La particolare posizione di Orta poi farebbe propendere addirittura per una anticipazione del momento di formazione del comune a causa della precocità delle comunità lacuali e montane nel generare istituti comunali [si veda il caso della comunità di Lazise sul Lago di Garda citato da Tabacco 1979, p. 256]. Nel 1219, comunque, il comune di Orta tentava di sviluppare una propria politica territoriale, tesa ad espropriare Gozzano di elementi importanti del suo territorio, al probabile scopo di impadronirsi del bivio da cui dipendono le strade che contornano il lago. Da ciò si evince la vivacità e la progettualità dell’istituto comunale, precocemente ridimensionato nelle sue ambizioni dalla presenza del potente vescovo-signore. Per alcuni aspetti la situazione di Orta è confrontabile con quella di Arona, dove una forza esterna alla comunità agì in maniera analoga, limitando la possibilità per la comunità di espandere il proprio territorio.
Orta ebbe un parziale riscatto al costituirsi della Universitas della Riviera, la quale è essa stessa il portato dell’omogeneità della zona lacuale e del raffinarsi ed estendersi delle esperienze di usi comuni, che generano la possibilità per le comunità che afferiscono all’Università di dotarsi di istituzioni “politiche” che le rappresentino e le sostengano. La Universitas diede ad Orta il ruolo non marginale di sede del consiglio della Riviera Superiore e della stessa Università. In Orta il palazzo del Broletto, di proprietà della Universitas, con la sua semplice e solida struttura, rappresenta ancora oggi in maniera efficace la visione di sé di tale istituto. Orta era inoltre sede di mercato e ciò – insieme alla centralità per l’amministrazione della Riviera Superiore – conferiva ad essa una posizione di prestigio e la rendeva un insostituibile punto di riferimento per le comunità vicine.
La storia di Orta, tuttavia, ci appare come quella di un lunghissimo confronto con Isola San Giulio, dove aveva invece la propria residenza il castellano episcopale e dove abitavano i vescovi durante i soggiorni in Riviera: un confronto che poté essere superato soltanto quando vennero meno i privilegi episcopali sulla zona, ponendo le premesse per quella stessa unificazione territoriale dei due comuni tentata a più riprese dal primo Ottocento in avanti. Significativamente tali tentativi vengono a coincidere con le fasi cruciali dell’assorbimento della Riviera entro strutture statuali moderne, che tendono a smantellarne l’antica autonomia e gli equilibri di potere interni attuando forme più o meno drastiche di razionalizzazione amministrativa. Tra tutti questi tentativi – dalla prima effimera ridefinizione della maglia circoscrizionale in Età napoleonica, a quelli, falliti per la reviviscenza delle resistenze locali, ipotizzati con la Restaurazione e immediatamente dopo l’Unità italiana – solo l’intervento di Età fascista riesce a segnare la conclusione del confronto tra i due comuni, decretandone la fusione. Solo in tempi recentissimi, quindi, Orta poté assorbire Isola San Giulio e tuttavia questa “vittoria” ebbe un prezzo: Orta Novarese divenne Orta San Giulio, dove non solo il nome, ma l’unione stessa dei due comuni diede vita a una entità nuova che è la sintesi della storia delle due comunità. Anche per questo, forse, tale aggregazione dovuta al Fascismo sopravvisse al dopoguerra, mentre nella stessa zona l’invenzione amministrativa e toponomastica dei Castelli Cusiani ebbe vita breve.