Castellazzo Bormida

AutoriParola, Monica
Anno Compilazione2002
Anno RevisioneVERSIONE PROVVIORIA
Provincia
Alessandria.
Area storica
Alessandrino.
Abitanti
4269 (ISTAT; 2001).
Estensione
45,19 Kmq. (ISTAT; 1991).
Confini
Il comune di Castellazzo Bormida confina a settentrione con Alessandria, a oriente con Frugarolo e Casal Cermelli, a meridione con Castelspina, Sezzadio e Predosa, ad occidente con Oviglio, Borgoratto Alessandrino, Frascaro e Gamalero.
Il luogo dell'attuale Castellazzo Bormida, nel 1130, è indicato come confine di un' ampia fascia di territorio che va da Castelletto a Voghera in cui i genovesi promettono di difendere i pavesi che vi transitano (B.S.S.S.XLVIII, doc. 5). Analogo accordo, con identici confini, si ha dieci anni dopo (B.S.S.S. LI, doc. 34).
Frazioni
Ponciona-Rampina, Fontanasse (ISTAT; 1991).
Toponimo storico
Nel corso dei secoli medievali - fino almeno a tutto il XIV secolo - il toponimo con cui viene identificato il luogo è solo quello di Gamundium; più rara la forma Casmonium, che gli studiosi dicono essere il nome primitivo mutato poi in Gamonium e Gamundium. Nei secoli seguenti compare la forma Castellatium, forse dalle rovine del castello decaduto dopo il passaggio delle truppe di Matteo Visconti, che diviene Castellazzo Bormida solo nel 1863 [Casalis, Dizionario, p.138].
     La prima menzione di Gaumundium si ha nel 937 circa, quando Ugo di Provenza dona alla moglie una serie di beni fra cui la corte di Gamondio [M.H.P., Codex dipl. Langobardiae, doc. DLIII e B.S.S.S. CXVII, doc. CDXLVI]. Ancora oscuri sono origine e significato del nome Gamondio; nel sec. X, Pistarino associa nell'astigiano una vallis Gaudemundi e poi la sua comparsa nell'onomastica personale della zona. E' un toponimo frequente in area franco-tedesca, fatto che ha indotto molti studiosi a ritenerlo di origine germanica ("imbocco, imboccatura"); in effetti il significato ben si adatterebbe al luogo, essendo probabilmente la nascita dell'abitato in età longobarda [Pistarino, Sull’origine del nome di Gamondio], che si trova lungo la Bormida, quasi alla confluenza con il torrente Orba [B.S.S.S. CXIII, doc. XVIII del 1107]. Con decreto regio del 1 febbraio 1863 si autorizza il comune di Castellazzo ad assumere la denominazione di Castellazzo Bormida [A.C.C. , Regio Decreto che autorizza Castellazzo ad assumere la denominazione di Castellazzo Bormida, 1863].
Diocesi
Alessandria dalla sua fondazione nel 1175; prima faceva parte del comitato e diocesi di Tortona (Savio, Gli antichi vescovi, p. 588). Nel 1065 l' imperatore Enrico IV dona alla madre la corte di Gamondio sita nell'episcopato di Tortona (B.S.S.S. CXIII, doc. XII). Nel periodo 1180-1405 le diocesi di Acqui e di Alessandria sono unite, con una netta supremazia religiosa dei vescovi di Acqui (Kher, Italia pontificia, VI, 2, p.201). Un documento della fine del XII secolo indica la chiesa di Gamondio (S. Maria , in qualità di chiesa plebana?) come legata a quella di Alessandria in occasione di un accordo fra i chierici di Gamondio e la chiesa di Mortara – a nome anche di quelle di Orba, Paverano e S. Teodoro di Genova – circa le spese sostenute da Mortara nel territorio di Gamondio (B.S.S.S. LI, doc. 149). Che invece la chiesa di S.Martino di Gamondio rientri nella diocesi di Alessandria-Acqui è attestato indirettamente da un documento del 1181 che vede il suo preposito fra i testimoni di una conferma al monastero genovese di S. Tommaso da parte del vescovo di Acqui (Pavoni, Le carte medievali, doc. 35). Più esplicito un atto del 1210 con cui il giudice e podestà di Alessandria fa autenticare le testimonianze presentate dal rappresentante della cattedrale di Tortona e della chiesa di Orba per provare l'obbligo di diversi proprietari nel pagare le decime alle suddette chiese. S. Martino risulta esente da tale obbligo (B.S.S.S.CXV, doc. CCCLVII). Interessanti a riguardo sono anche due documenti del 1218 con cui il capitolo di Tortona e la pieve di Orba si accordano con la chiesa di S. Martino circa le decime da riscuotere nella fascia di territorio tra i torrente Orba e Gamondio (B.S.S.S. CXV, doc. CCCLXXXI e doc. CCCLXXXII).
Pieve
Non si hanno attestazioni dirette dell'esistenza di una pieve di Gamondio; sappiamo solo che verso il 1005 i conti longobardi Oberto e Ottone scambiano alcuni beni con la chiesa di S. Maria di Gamondio costruita dalla figlia del re Adalberto e madre dei suddetti conti. I beni di proprietà della chiesa sono tutti in Gamondio e in Valloria, nei dintorni della chiesa (M. A., vol. III, p. 212 doc, 20ter). Si può supporre che questa chiesa avesse funzioni "plebane", trattandosi della più antica per cui si hanno attestazioni documentarie ed essendo il luogo sede di una corte regia longobarda, come testimoniano da un documento del 961 circa (B.S.S.S. CXIII, doc. II). Diversi strumenti del XII secolo, soprattutto, continuano a definire Gamondio come "curtis". Altre sono le chiese di cui si ha notizia nel luogo di Gamondio - S. Andrea (1074, 1109); S. Martino (1074, 1153, 1210, 1223); S. Salvatore (1170); SS. Trinità (1187, 1214); S. Leonardo (1187) - che alla fine del XII secolo era sede anche di un ospedale. E' interessante forse ricordare che nel 1074 la chiesa di S. Andrea è oggetto di una sentenza arbitrale circa la sua dipendenza da quella di S. Martino (M. A., vol. I, col. 305, n. 298); nel 1109 la stessa si vede donare da un privato i diritti che questi aveva verso i suoi debitori (B.S.S.S. CXIII, doc. XXII). Nel corso del Duecento la chiesa di San Martino sembra aver accresciuto la sua importanza fra le chiese del luogo, già forte nella seconda metà del secolo precedente (cfr. conferma possessi e diritti da parte del papa nel 1164 in M. A., vol. I, col. 61, n. 48), se nel 1223 il suo prevosto è fra i giudici delegati pontifici cui si rivolge per problemi il vescovo di Albenga (B.S.S.S. LI, doc. 365). Questa chiesa nel 1264 passa all'ordine degli Agostiniani di Alessandria, come risulta da una notifica pontificia del vescovo di Acqui (M. A., vol. I, col. 29, n. 228).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel 1164 la chiesa di S. Maria è donata dal vescovo di Acqui all'abbazia di Fruttuaria su preghiera di Guglielmo marchese del Monferrato (M. A., vol. I, col. 65, n. 49bis); dal documento risulta che la chiesa rientrava nella sfera delle proprietà temporali del vescovo e di una permuta fra Fruttuaria e il monastero di Rocca delle Donne (B.S.S.S. CXV, doc. CLXXXIV; così anche B.S.S.S. CXIII, doc. XCIV che data però 1181?). Tuttavia , circa dieci anni dopo, Alessandro III - in occasione della conferma alla cattedra vescovile di Alessandria di Ottone - indica fra i possessi della chiesa cattedrale S. Maria di Gamondio (B.S.S.S. CXIII, doc. LXXX del 1178). Nel 1170 l'arcivescovo di Milano conferma beni e diritti al monastero di Spigno tra cui la chiesa di S. Salvatore in Gamundio con possessi (B.S.S.S. CXIII, doc. LXVI); tale conferma è rinnovata dal papa Alessandro III nel 1179 (B.S.S.S. CXIII, doc. LXXXIV). Nel 1187 la chiesa della SS. Trinità e l'ospedale di S. Rainero risultano soggette alla canonica di Mortara (Savio, Gli antichi vescovi, p. 37). In questo stesso anno, Enrico IV imperatore prende sotto la sua protezione il monastero di Tiglieto con i suoi beni, fra cui la chiesa di S. Leonardo di Gamondio, con le pertinenze in loco (B.S.S.S. CXIII, doc. CVII); documenti identici sono quelli di Ottone IV del 1208 (B.S.S.S. CXV, doc. CCLXXXVI) e di Enrico VII del 1311 (Carte Tiglieto, doc. CLII). Verso la fine del secolo XII (1198) i beni dell'ospedale sono invece gestiti da un procuratore nominato dal priore di S. Teodoro di Genova (B.S.S.S. CXIII, doc. CXLVI), che aveva comprato diversi beni in Gamondio un decennio prima (B.S.S.S. LI, doc. 109 del 1188) del resto, un atto alla metà del secolo XII ci informa che il preposito della chiesa di Mortara aveva donato l'ospedale al priore di S. Teodoro di Genova e che tale donazione era stata retificata dal vescovo di Tortona (B.S.S.S. LI, doc. 55 e doc. 83). Le chiese esistenti che si trovano nel centro abitato di Castellazzo Bormida sono: S. Martino, S. Nicola, Santuario della Madonna dei Centauri, S. Maria della Corte, S. Antonio Abate, S. Paolo della Croce, SS. Pietà, S. Stefano, S, Francesco e S. Maria dei Cappuccini, SS. Trinità (di via Roma), SS. Carlo e Anna, S. Sebastiano, S. Giovanni Battista, Cappella interna al Castello, ai cui si aggiungono le seguenti chiese rintracciabili nella documentazione: S, Bernardino e Ospedale, S. Maria della Creta, S. Giacomo, Tutti i Santi, S. Michele vecchio, S. Michele (sec. XIX), S. Agostino monastero vecchio, S. Agostino monastero nuovo, S. Giacomo della Vittoria, S. Salvatore, S. Giovanni vecchio da Paravano, SS. Annunziata, S. Rocco, S. Andrea, S. Lazzaro e Ospedale, S. Caterina e Ospedale, S. Croce. Le chiese esistenti sul territorio di Castellazzo Bormida sono: SS. Trinità da Lungi, S. Caterina da Scacca, S. Maria della neve a Campagna, S. Barbara. Quelle invece scomparse sono invece: S.Giuseppe, S. Sepolcro, S. Maria delle Lacrime (Madonna Grande), S. Maria del Campi, S. Eugenio, l’Assunta, S. Margherita alla Costantina, S. Defendente, S. Maria di Gamondio ora a Castelspina, S. Leonardo, S.Bernardo, S. Antonio Abate vecchio, S. Giovanni Mortuzzo, S. Maria Maddalena di Zerba, S. Maurizio, S. Ranieri ora a Cantalupo, S. Antonio da Padova alla Maranzana, Natività della B.V.M.alla Dolca, S. Giorgio e S. Clemente. Alcune chiese appartenevano a degli ordini religiosi: S. Agostino e S. Martino alle monache e ai padri agostiniani, S. Francesco e Santa Maria ai padri minori cappuccini, S. Giacomo della Vittoria e S. Maria della Corte ai Padri serviti, S. Giovanni del Mortuzzo ai cavalieri di Malta, S. Paolo della Croce alle suore francescane angeline, SS. Trinità ai canonici regolari di S. Croce di Mortara. Vi erano inoltre i monasteri di S. Salvatore di Gamondio, S. Serafina, S. Chiara e S. Stefano e il santuario di S. Maria della Creta. Nove erano le confraternite: S. Michele, S. Antonio Abate, SS. Annunziata, S. Nicolao, Santa Croce, SS. Trinità, Della Pietà e S. Sebastiano. La confraternita di S. Sebastiano amministrava lo “spedale”omonimo, quella di San Giovanni Decollato gestiva lo “spedale” sotto il nome di S. Caterina e un' Opera Pia detta Moccagatta, quella S. Nicolao si occupava di un piccolo Monte di Pietà, il suo fondo consisteva in dieci sacchi di frumento che annualmente dava in prestito ai confratelli. Esisteva inoltre gli ospedali di S. Bernardino, S. Ranieri e S. Rocco (Moretti, Catalogo di edilizia ecclesiastica).
Assetto Insediativo
Castellazzo Bormida si trova nella parte del Piemonte sud orientale che prende il nome di agro alessandrino, cioè in quella zona che è l'anticamera della pianura lomellinese è, di fatto, una zona pianeggiante completamente a sè e circondata dalle colline del Basso Monferrato, dell'Astigiano, dell'Alto Monferrato e dell'Appennino Ligure. Solo uno stretto passaggio di poco più di 15 chilometri fra gli speroni di Montecastello e di Tortona, mette in comunicazione l'agro alessandrino col resto della pianura padana. Si tratta di un vero e proprio bacino sia nella sua forma quasi circolare e per il fondo piatto e basso, sia per la conformazione del sottosuolo. Il suo territorio è quasi completamente compreso tra il torrente Orba a levante e il fiume Bormida a ponente.
Luoghi Scomparsi
Alcuni riferimenti a luoghi scomparsi si hanno in qualche documento del secolo XII : una vendita ai canonici di S. Martino cita una terra posta nel luogo detto "campastro" (B.S.S.S. CXIII, doc. LII del 1153), e quando, nel 1186, Urbano III prende sotto la sua protezione l'abbazia di Tiglieto indica la grangia di S. Leonardo in Gamondio fra i beni del monastero (B.S.S.S.CXIII, doc. CV). Alla fine del secolo (1192) gli abitanti di Gamondio sono presi, insieme alle terre marchionali, come indicazione di confine dei beni della chiesa di Casale in Mirabello, con riferimento alla valle "Sala" (B.S.S.S.XL, doc. 51). Nel Duecento al luogo di Gamondio subentra, leggermente spostato, l'odierna Castellazzo come villanova; la differenza topografica emerge chiaramente dall'atto di definizione dei confini tra il territorio di Gamondio e quello di Sezzadio in data 27 giugno 1300. Il territorio comprendeva luoghi lungo le due rive del Bormida, dove nell'Ottocento c'erano Casal Cermelli, Porta Nuova, Castello Spina fino al castello del Ferro e Cantalupo (Gasparolo, Codex, n. CXIII). Così nel 1203 in un atto di vendita si fa riferimento al luogo detto Borgoratto (B.S.S.S. CXV, doc. CCXXXII); mentre una vendita di terre del 1206 cita il luogo detto Roncaglia (B.S.S.S. CXV, doc. CCLXX).
Comunità, origine, funzionamento
Mancano indicazioni documentarie esplicite dell'esistenza di una comunità organizzata in Gamondio, anche se un atto del 1146 parla di Gamundienses, homines comunis Gamundii in occasione della promessa di aiuto che i suddetti abitanti fanno al comune di Genova per il possesso dei castelli di Voltaggio, Fiaccone e Aimeno. In cambio, Genova esenta gli uomini di Gamondio dai pedaggi di Voltaggio, ricevendo da essi il giuramento di fedeltà (B.S.S.S. LI, docc. 42-43). Il popolo di Gamondio compare così espressamente indicato solo in una donazione del 1152 di certe terre allodiali e feudali da parte dei marchesi del Bosco. Interessante è l'accordo intercorso : i marchesi si impegnano a supportare la difesa dei cittadini di Gamondio, mentre gli abitanti delle terre donate debbono servire nell'esercito (marchionale?) con i Gamondiensi e giurare loro fedeltà. In modo analogo, i castellani, ossia i vassalli, dei marchesi debbono prestare fedeltà al popolo di Gamondio e concorrere alla fortificazione della città e del castello. Alla fine del documento, fra i testimoni, vengono nominati i cinque consoli di Gamondio (B.S.S.S. CXIII, doc. L e LI). Alla metà del secolo, dunque, il comune di Gamondio sembra avere un certo rilievo politico che, nel giro di un decennio, circa lo porterà a contribuire alla fondazione di Alessandria con ben quaranta famiglie. I documenti successivi fanno riferimento, invece, sempre e solo agli "uomini di Gamondio", senza più indicazioni di consoli o rappresentanti comunali: così in occasione della pace fra il comune di Alessandria e il marchese di Monferrato nel 1178 (B.S.S.S. CXVII, doc. CDLXXI); così nel 1210, quando Ottone IV conferma a favore di Alessandria - e dei luoghi che l'hanno originata - tutti i privilegi di città nobile come altre città lombarde (B.S.S.S. CXV, doc. CCCV). Analogo riferimento si ha in un altro privilegio del 1221 (B.S.S.S. CXV, doc. CDI). Il luogo è importante nella storia delle origini di Alessandria poiché è fra gli otto comuni che nel 1168 concorrono a fondare la città e poi ancora nel 1184 è individuato da Federico I per la sua rifondazione (B.S.S.S. CXIII, doc. CI; cfr nche B.S.S.S. CXIII, doc. LXXVI del 1176). Nel 1193, con la riconciliazione dei tortonesi con Enrico VI, questi impone alla città - avversa ad Alessandria - di non ricevere nessuno degli abitanti di otto città, fra cui Gamondio, con evidente riferimento al ripopolamento avvenuto (B.S.S.S. CXIII, doc. CXXVIII).
Catasti
I più antichi documenti di natura catastale depositati presso l’ archivio comunale di Castellazzo Bormida risalgono al secolo XVI. Si tratta di quattro “libri dei possessori” recanti la data del 1563 e appartenenti a quattro quartieri di Castellazzo: Borgonovo, Piliano, S. Lazzaro, S. Martino. In successione si trovano i libri dei possessori dei quartieri di S. Maria e di S. Martino datati 1639; un libro di campagna delle misure figurate fatto da Beltramo Colombo degli anni 1633-1639,un libro grosso della misura del territorio di Castellazzo del 1684, un sommarione del territorio di Castellazzo del 1770, un catasto dei beni ecclesiastici, feudali e di seconda stazione degli anni 1773-1774, il catasto napoleonico del 1805, un catasto del 1860, e un catasto datato 1881.
Ordinati
Le deliberazioni della comunità raccolte nell’archivio comunale iniziano nel 1642 e arrivano fino ai giorni nostri. Si riscontrano alcune lacune per gli anni dal 1642 al 1652, dal 1662 al 1691, dal 1718 al 1727, dal 1742 al 1745, dal 1784 al 1799, dal 1805 al 1806, dal 1810 al 1814.
Dipendenze nel Medioevo
Nel sec. X il luogo faceva parte del complesso terriero di proprietà regia compreso tra Bormida, Tanaro e Orba (Pistarino, Sull’origine del nome di Gamondio): nel documento citato del 937 circa, infatti, Ugo di Provenza dona alla moglie una serie di beni fra cui la corte di Gamondio (M.H.P., Codex dipl. Langobardiae, doc. DLIII e B.S.S.S. CXVII, doc. CDXLVI); così ancora nel 1005 il luogo è indicato come corte regia (M. A., vol. III, p. 212 doc. 20ter). Un certo controllo sul luogo, seppur breve e non ben definito dalla documentazione, deve averlo avuto anche il comune di Genova alla metà del XII secolo, stando a due documenti che coinvolgono gli abitanti di Gamondio in un giuramento di fedeltà alla città marittima (B.S.S.S. LI, doc. 42 e 43). Ancora nel 1144, nell'atto di concordia fra i genovesi e i pavesi, si vieta di offendere i genovesi entro determinati confini indicati, fra cui la fascia che da Sala va a Rovereto, a Gamondio e Sezzè (B.S.S.S. CXIII, doc. XLIV). L' anno seguente, Gamondio con Marengo, è indicato quale luogo genovese da difendere nella sottomissione del marchese di Parodi al comune di Genova (B.S.S.S.CXIII, doc. XLVI). Del resto, che un rapporto di dipendenza ci fosse stato lo ricorda anche un atto del 1192 con cui i genovesi rinnovano la convenzione, fatta nel marzo 1181, con gli alessandrini e li esentano dal pedaggio come in passato lo erano stati gli uomini di Gamondio (B.S.S.S. CXIII, doc. CXXII). Poco dopo, però, in occasione della pace fra il marchese Guglielmo e Alessandria, nel 1178, gli uomini di Gamondio si trovarono costretti a giurare fedeltà al marchese (B.S.S.S. CXVII, doc. CDLXXI e B.S.S.S. CXIII, doc. LXXXII) il quale, stando a un documento del 1164, l'aveva ricevuta in dono da Federico I (B.S.S.S. CXV, doc. CXC). Nondimeno, un atto del 1183 fa riferimento a Gamondio come controllata dagli alessandrini già da quarant'anni, fatta salva però la fedeltà e l'ordine dell'imperatore (B.S.S.S. CXIII, doc. XCIX). Nel 1191 Enrico VI conferma a Bonifacio del Monferrato il possesso del luogo (B.S.S.S. CXIII, doc. CXX); mentre alla fine del secolo (1199), lo stesso marchese pretende dal comune di Alessandria la restituzione di alcuni luoghi e beni, compreso Gamondio, evidentemente occupato nel corso di uno degli innumerevoli scontri tra parti per il controllo del territorio (B.S.S.S.CXIII, doc. CLXXII). Ancora trent'anni dopo, una petizione sottoposta ai rettori della lega lombarda, marchigiana e romagnola contro gli alessandrini fa riferimento sia alla fedeltà della stessa città al marchese, sia a diversi luoghi contestati. Tra i quali vi è Gamundio, di cui si riporta il privilegio di concessione imperiale (B.S.S.S. CXIII, doc. CLXXIII senza data ma probabile il 1234). Nessun documento ci dice cosa accadde al luogo nel XIV secolo, solo da Goffredo Casalis sappiamo che verso il 1314 è occupata dalla truppe di Matteo Visconti e che ha inizio la sua decadenza, passando attraverso l'occupazione provenzale nel 1374 e di Facino Cane nel 1410. Alla morte di Filippo Maria Visconti (1447) è conquistata temporaneamente dai francesi, e nel 1448 Francesco Sforza cede fittiziamente il luogo al marchese del Monferrato che in realtà non riuscì più a riprenderlo (Casalis, Dizionario,p.139).
Feudo
Nel 967 e poi ancora nel 1164 e 1191 gli imperatori infeudano Gamondio e altre località – con tutti i distretti, pertinenze e i diritti regali – ai marchesi del Monferrato (B.S.S.S. CXV, doc. CLXXVIII e B.S.S.S. CXVII; doc. CDLXXIII.) Il duca Filippo Maria Visconti lo infeuda a Vitaliano Borromeo nel 1437 . Questo signore lo vende a Cotta Catalano e Innocenzio nel 1440. Il duca Francesco Sforza lo infeuda a Guasco Cristoforo signore d’Alice nel 1448. Devoluto alla sua morte ed infeudato a Tristano Sforza figlio del duca Francesco nel 1470. Il re di Francia Luigi XII l’infeuda a Visconti Bernardino Francesco nel 1499. Devoluto e infeudato a Alfonso D’Avalos marchese del Vasto e di Pescara col titolo di conte nel 1531. Soltanto nel 1649 il feudo passa al marchese Ottavio Pallavicino di Genova che lo acquista dai discendenti del marchese d'Avalos per la somma di 50.000 ducati. Il feudo viene trasmesso così, di padre in figlio, fino all'estinzione della famiglia Pallavicino, avvenuta nel 1778, passando alle dirette dipendenze dei Savoia.
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1707 Alessandria e Castellazzo passano sotto il controllo della casa Savoia. Nel periodo napoleonico Castellazzo segue la sorti dell’intero territorio della provincia di Alessandria, aggregato a una circoscrizione avente come capoluogo Alessandria. Si tratta dapprima del dipartimento del Tanaro (1799), e in seguito dipartimento di Marengo (1801). Dopo la parentesi napoleonica, Castellazzo Bormida entra a far parte della provincia di Alessandria, istituita nel 1818 (Sturani, Il Piemonte).
Mutamenti Territoriali
La circoscrizione territoriale viene modificata a seguito delle seguenti variazioni: nel 1924 distacco di territori aggregati al comune di Casal Cermelli; nel 1929 aggregazione di territori staccati del comune di Alessandria e distacco di territori aggregati al comune di Alessandria.
Comunanze
In ottemperanza alla legge del 16 giugno 1927 sull’alienazione degli usi civici, il regio commissariato per il riordino degli usi civici, con decreto del 12 giugno 1939, autorizza l’alienazione 0.60 ettari di terrero comune di “categoria A” ossia bosco, pascolo e incolto (C.U.C., Provincia di Alessandria, fasc. Castellazzo Bormida).
Liti Territoriali
Le liti territoriali, rintracciabili presso l’archivio comunale, che coinvolgono il comune di Castellazzo Bormida sono contro il Comune di Alessandria nel 1662, 1681, 1689, per confini e lavori sul Bormida e contro il comune di Predosa per l’affitto di terreni della “Cerretta”, dal 1700 al 1770.
Fonti
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Castellazzo Bormida).
A.C.C., , parte prima, Ordinati, fasc. n.1-131
A.C.C., parte prima, Catasto, fasc. n. 12-109
A.C.C., parte prima, Confini, Regio Decreto che autorizza Castellazzo ad assumere la denominazione di Castellazzo Bormida, 1863, fasc.148;
Richieste di elettori della Cascina Campagna di aggregazione al territorio dal Comune di Casal Cermelli, 1876-1877, fasc. 149.
A.C.C., parte prima, Liti, Lite tra Castellazzo e Alessandria per il “novo cavo” della Bormida, 1681, fasc. 257
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B
A.S.T., Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Controllo Generale di Finanze, Tipi annessi alle patenti secolo XIX, Bormida, fiume, Mazzo 344, Tronco del fiume Bormida e del nuovo canale nel territorio di Castellazzo (1830). Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Prima Archiviazione, Provincia di Alessandria e Lumellina, mazzo I, Tabelle con descrizione di cadun luogo della provincia di Alessandria relativamente a quanto segue cioè di tutti li redditi, e soggetti de’ Monasteri, Conventi, Parochie, Benefizi, e luoghi pii de beni feudali e qualità de’ beni di ciascun territorio e prodotti d’essi, col valore, tributi e pesi della consumazione con generi mancanti ed eccedenti e finalmente di tutti li pedaggi, e loro possessori, col numero delle bestie bovine, lanute e de’ cavalli e muli, 1748, fasc. 20
A.S.T., Sezioni Riunite, Relazioni ed informative dell’Intendente di Alessandria e Lumellina, concernente lo Stato e coltura de’ beni, de’ raccolti percevuti in cad. territorio della provincia e del personale e bestiami di detta provincia, 1743-1749, fasc 21
A.S.T., Sezioni Riunite, Prima Archiviazione, Provincia di Alessandria e Lumellina, mazzo II, Stato demostrativo de beni, per quantità e qualità e loro carico, di tutti i luoghi della provincia d’Alessandria, il numero del personale maggiore o minore, d’anni sette, carico di capi di casa, di caduna bocca e numero de’ bestiami con distinzione delle qualità, e sue annotazioni tariffe del valore de commestibili d’essa provincia, 1750, fasc. 4
A.S.T., Sezioni Riunite, Prima Archiviazione, Capo 14, Boschi e Selve, Provincia di Alessandria, Registro delle risposte fatte dai comuni della provincia di Alessandria alle domande loro fatte dall’Intendente nell’anno 1782 riguardanti ad alcune provvidenze per le conservazioni di boschie selve, 1782, fasc. 12
A.N.P. (Archives Nationales, Paris).
A.N.P., Administration Départementale, F2, I, 863, Montenotte, Département de Marengo, Tableau de la population parcommune d'après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l'an XII, 1804
A.N.P.,Administration Départementale, F2, I, 859, Département de Marengo, Lettera del prefetto di Marengo al ministro dell’Interno, 4 therm.XIII (23 luglio 1805)

B.S.M. (Biblioteca di Statistica e Matematica applicata alle Scienze Umane, Facoltà di Economia, Torino).
B.S.M., Censimenti dal 1839 al 1991
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
Bibliografia
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Documenti sulle relazioni fra Voghera e Genova, a cura di G.Gorrini, Pinerolo 1908 (B.S.S.S. XLVIII)
F. Gasparolo, Codex qui liber crucis nuncupatur, Roma 1889
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A.Ginella, L’archivio comunale di Castellazzo Bormida: proposte per un recupero, Savona 1979
F. Guasco, Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall'epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo 1911, 5 voll.
G.. Ieni, SS. Trinità da Lungi di Castellazzo Bormida: una fondazione mortariese in terra di Gamondio, Cuneo 1985
Istromenti de rispettivi possesso e giuramento di fedeltà prestato dalla terra di Castellazzo Alessandrino (1622, 11-12 settembre), Alessandria 1924 ( R. S. A. A. Al. XXXIII), pp 271-235
Le carte medievali della chiesa d'Acqui, a cura di R. Pavoni, Genova 1977 (Collana storica di fonti e studi,22)
A. Manno, Il Patriziato Subalpino, Firenze 1895
Monumenta Aquensia, a cura di G.B. Moriondo, 3 voll., Bologna 1967 (rist. anast. ed. settecentesca)
Monumenta Historie Patriae, Codex dipl. Langobardiae, Torino 1873
C. Moretti, Catalogo di edilizia ecclesiastica nel territorio di Castellazzo Bormida, Alessandria 2001
G.Petruzzelli, Capitolo inediti di storia castellazzese, Alessandria 1967 ( R. S. A. A. Al. LXXVI), pp. 251-264
G. Pistarino, Sull’origine del nome di Gamondio, Alessandria 1964 ( R. S. A. A. Al. LXXIII), pp.25-29
G. Pochettino, Un comune demaniale in Piemonte : ricerche storiche su Gamondio or Castellazzo Bormida, Alessandria 1905 ( R. S. A. A. Al. XIV), pp. 1-116
Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991, circoscrizioni territoriali al 20 ottobre 1991, a cura di ISTAT , Roma 1994
M. L. Sturani, , Il Piemonte, in Amministrazione e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna 1995
Unità amministrative. Variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000. Popolazione legale per comune ai censimenti dal 1861 al 1991 ai confini dell'epoca, a cura di ISTAT, Roma 2001
Descrizione Comune

Castellazzo Bormida

     Il comune di Castellazzo Bormida è situato nel lembo della pianura che si inserisce a guisa di cuneo nella confluenza tra i fiumi Orba, Bormida e Tanaro. Verso la metà del Settecento, secondo i dati raccolti dall’Intendenza di Alessandria, confinava con le comunità di Alessandria, Casal Cermelli, Sezzadio, Castelspina, Gamalero, Borgoratto Alessandrino, Frascaro, Oviglio, Predosa, Carpeneto dell' Alto Monferrato, e Roccagrimalda, feudo dalle Langhe, aggregato alla provincia di Alessandria. Rispetto all’ attuale configurazione del territorio non sono più confinati Carpeneto e Roccagrimalda e invece è attualmente confinate il comune di Frugarolo. La superficie comunale, notevolmente ridimensionata con la separazione da Alessandria sul finire del secolo XIV, è rimasta pressoché immutata nei secoli successivi, dal censimento del 1951 non risultano più cambiamenti territoriali (vedi tab. n. 1).Le frazioni censite nel 1911 sono San Carlo, S. Maria e San Martino, nel 1951 risultano Campagna, Fontanasse, Isola Grande, Pulcianetta e Zerba Porcina infine, nel 1991, vengono indivividuate solo due, Porciona-Rampina e Fontanasse.
Il territorio di Castellazzo Bormida è fortemente enucleato entro la cinta muraria, vi sono poche frazioni e la popolazione, complessivamente stabile negli anni, risiede per un 80/90 % in formazioni agglomerate (vedi tab. n 2 e n. 3). A questa configurazione insediativa fortemente strutturata attorno ad un unico nucleo corrisponde, invece, una molteplicità di luoghi sacri sparsi sul territorio. Nel secolo XII esistono notizie per almeno diciassette chiese nel territorio di Gamondio. Nel Trecento le chiese attestate sono ventitre. Nel secolo XVI sono presenti in paese ben nove confraternite – S. Nicola, S. Michele, S. Giovanni, S. Antonio Abate (l’unica esistente ancora oggi), SS. Pietà, S. Croce, SS Annunziata, SS. Trinità e S. Sebastiano – due ospedali, numerosi conventi maschili e femminili e molte chiese. Nel secolo XVII il feudo si Castellazzo ha almeno 35 chiese per soli 1056 abitanti (Moretti, Catalogo di edilizia ecclesiastica,pp. 1-12). Le chiese, attraverso i secoli, vengono costruite e ricostruite senza sosta. Attualmente nel centro abitato rimangono una dozzina di chiese (Per la datazione delle chiese esistenti e per quelle documentate cfr. la tabella n. 4).
Nel Settecento, il territorio di Castellazzo Bormida risulta occupato per un 73% di “beni coltivi”, per un 14% di “beni boschivi”, per un 7% “beni vignati”, per un 3% di “beni prativi” e ancora per un 3% di “beni gerbidi”; i due raccolti principali sono il frumento e la meliga (A.S.T.C., Tabelle con descrizione di cadun luogo della provincia di Alessandria, 1748, Relazioni ed informative dell’Intendente di Alessandria e Lumellina, concernente lo Stato e coltura de’ beni, de’ raccolti percevuti in cad. territorio della provincia e del personale e bestiami di detta provincia, 1743-1749). Il fiume costituisce una risorsa per il territorio, in particolare perché favorisce lo crescita dei prati, necessari al pascolo del bestiame, tuttavia, nel contempo, costituisce un fattore di crisi per i danni causati dalle inondazioni. I disagi provocati dai ripetuti allagamenti dei terreni si ripercuotono anche sulle vie di comunicazione; nel 1805, il comune di Oviglio presenta la richiesta di istituire un cantone indipendente, insieme a Masio e Borgoratto, e staccarsi da quello di Castellazzo per le difficoltà incontrate dagli abitanti a recarsi a Castellazzo, capoluogo del cantone, a causa delle piene dei fiumi soprattutto in autunno e primavera (A.N.F. Lettera del prefetto di Marengo al ministro dell’Interno, 4 therm.XIII (23 luglio 1805). Il fiume è anche un fattore di tensione tra il comune Castellazzo Bormida e le comunità adiacenti. Nel 1681, la creazione da parte di Alessandria di un “novo cavo” del fiume Bormida suscita un conflitto con la comunità di Castellazzo; alcuni particolari della comunità lamentano, infatti, danni alle fortificazioni delle comunità e ai beni sugli argini del fiume (A.C. *Castellazzo Bormida*, Lite tra Castellazzo e Alessandria per il “novo cavo” della Bormida, 1681). Per quanto riguarda i mutamenti territoriali, una domanda di aggregazione al comune di Casal Cermelli, di metà Ottocento, formulata degli abitanti della frazione Campagna ci permette di comprendere quali siano i principi guida dell’amministrazione centrale per gli accorpamenti comunali e ci consente di osservare quali siano gli usi acquisiti dalle popolazioni coinvolte e gli interessi in gioco da parte delle comunità compromesse.
Gli abitanti della frazione Campagna adducono le seguenti motivazioni alla loro richiesta: in primo luogo, l’abitato della frazione Campagna dista dal comune di Castellazzo Bormida più di cinque chilometri, mentre quello di Casal Cermelli è più vicino essendo solo distante 800 metri; in secondo luogo, la strada principale comunale che dalla frazione Campagna porta al comune di Castellazzo, da cui la frazione stessa dipende, attraversa il Comune di Casal Cermelli, che si trova a pochissima distanza dell’abitato di Campagna, le altre strade secondarie di comunicazione tra la frazione di Campagna e il Comune di Castellazzo sono “anguste, fuori di manutenzione” e impraticabili nella stagione invernale e abbreviano di poco la distanza di chilometri cinque che esiste fra l’abitato di Campagna e l’abitato di Castellazzo; in terzo luogo, questa situazione anomala, che si verifica tra la frazione di Campagna ed il suo comune Castellazzo, obbliga gli abitanti della stessa frazione a mandare i propri figli alla scuola di Casal Cermelli; d’altronde, i suddetti abitanti appartengono alla parrocchia di quest’ultimo comune, nel suo cimitero seppelliscono i morti e allo stesso comune di Casal Cermelli ricorrono per l’assistenza sanitaria in caso di malattie. Solo per alcune circostanze imposte dalla legge sono obbligati a recarsi a Castellazzo. Infine, nel caso rimanessero con Castellazzo vorrebbero pagare meno tasse perché le spese fatte dal comune, per esempio per le illuminazioni oppure le opere di riparazione degli argini del Bormida, non li riguardano. Le ragioni presentate a bavero dell’aggregazione riguardano la facilità degli spostamenti, ma anche legami con il comune di Casal Cermelli riguardanti la vita civile e religiosa ed infine interessi economici.
Il consiglio comunale di Castellazzo Bormida respinge in parte le argomentazioni dei richiedenti, osservando che la frazione Campagna non dista più di tre chilometri dal comune, che le strade verso Castellazzo sono sistemate e che una persona di Campagna ha frequentato, senza grossi disagi, le scuole di Castellazzo ed evidenzia gli interessi economici di tale domanda nella volontà di sottrarsi alla maggiore sovraimposta comunale. Ma respinge la domanda, in particolare, considerando che Campagna non è una frazione. Nel territorio di Castellazzo non vi è alcun centro che arrivi ai cento abitanti, per cui non vi sono frazioni, la frazione; la borgata Campagna è composta un semplice cascinale posseduto da un solo proprietario, il senatore Gagnola, ed abitato da una cinquantina persone. Gli abitanti, tranne quelli appartenenti alle famiglie di due affittavoli, sono braccianti e quindi “popolazione fluttuante”.
Il consiglio comunale di Casal Cermelli considerando, invece, che la frazione Campagna usufruisce delle scuole e del servizio sanitario, religioso e “stradale” e, in particolare, dei lavori di arginatura al torrente Orba accetta l’aggregazione della frazione. Alla fine di questa contesa il consiglio provinciale respinge a maggioranza di voti la domanda (29 marzo 1877). La motivazione principale di questo diniego è che il termine borgata o frazione non è applicabile al cascinale Campagna, fabbricato isolato e appartenente a un solo proprietario e dove gli elettori sono solo tre. A favore dell’aggregazione, rimane la voce solitaria del consigliere Groppello, il quale sostiene che, comunque, tutti gli abitanti, residenti o non, devono poter usufruire, nel modo più semplice, dei servizi di cui hanno bisogno.

TABELLE

ANNI

SUPERFICIE

1633

Ha 4604

1649

Ha 4542

1742

Ha 4484

1813

Ha 4474

1911

Ha 4637

1921

Ha 4637

1931

Ha 4775

1951

Ha 4519

1961

Ha 4519

1971

Ha 4519

1981

Ha 4519

1991

Ha 4519

Tabella n. 1 Superficie del territorio comunale di Castellazzo Bormida

ANNI

Popolazione

1741

3988

1749

3490

1800

4761

1804

4201

1814

5057

1816

5032

1818

5332

1824

5400

1828

5284

1829

5294

1837

5236

1838

5110

1839

5236

1848

5443

1858

5968

1861

6050

1871

6370

1881

6501

1901

7165

1911

7063

1921

6137

1931

5630

1936

5446

1951

5547

1961

5566

1971

5126

1981

4678

1991

4254

2001

4269

Tabella n. 2. Popolazione residente a Castellazzo Bormida nei secoli XVIII, XIX, XX, XXI

ANNI

POP. AGGLOMERATA

POP. SPARSA

% POP. SPARSA

SUL TOTALE

1816

4673

359

7,1

1818

5195

137

2,5

1829

4976

318

6

1838

4797

313

6,1

1858

5078

804

13,6

1871

5172

877

14,5

1881

5322

974

15,4

1901

5770

1306

18,4

1911

5623

1224

17,8

1951

4928

619

12,5

1961

4946

620

12,5

1991

3881

373

9,6

Tabella n. 3. Popolazione presente agglomerata, sparsa e percentuale di quella sparsa

Cronologia

X

XI

XII

XIII

XIV

XV

XVI

XVII

XVIII

XIX

XX

XXI

S.Agostino

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

 

 

S.Andrea

 

X

X

X

X

X

 

 

 

 

 

 

SS.Annunziata

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

 

S.Antonio Abate (via Garibaldi)

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

X

S. Antonio Abate (via per Castelspina)

 

 

 

 

 

 

X

X

 

 

 

 

S.Antonio da Padova

 

 

 

 

 

 

X

 

X

 

 

 

Assunta

 

 

 

 

 

 

 

 

X

 

 

 

S. Barbara

 

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

S. Bernardino da Siena

 

 

 

 

 

X

X

X

X

 

 

 

S. Bernardo

 

 

 

 

 

 

X

X

 

 

 

 

SS. Carlo e Anna

 

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

Cappella del Castello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

X

X

X

S.Caterina

 

 

 

 

 

 

X

X

X

 

 

 

S.CATERINA ALLA SCACCA

 

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

S. Croce

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

 

S. Eugenio

 

 

 

X

X

 

 

 

 

 

 

 

S. FRANCESCO AI CAPPUCCINI

 

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

S. Giacomo

 

 

X

X

X

X

 

 

 

 

 

 

S. Giacomo della Vittoria

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

 

 

S. Giovanni (da Paravano)

 

 

 

 

X

X

X

 

 

 

 

 

S. GIOVANNI BATTISTA

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

X

S. Giovanni del Mortuzzo

 

 

X

X

X

X

X

X

X

X

 

 

S. Giuseppe

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

 

 

S. Lazzaro

 

 

X

X

X

 

 

 

 

 

 

 

S. Leonardo

 

 

X

X

 

 

 

 

 

 

 

 

S. Margherita da Cortona

 

 

 

 

 

 

 

X

X

 

 

 

S. Maria dei Campi

 

 

X

X

X

X

X

 

 

 

 

 

S. MARIA DELLA CORTE

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

S. Maria della Creta,Cappella

 

 

 

 

 

 

 

X

X

 

 

 

SANTUARIO MADONNINA DEI CENTAURI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

X

X

X

S. MARIA DELLA NEVE

 

 

 

 

X

X

X

X

X

X

X

X

S. Maria delle Lacrime

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

 

 

S. Maria di Gamondio

 

 

X

X

X

 

 

 

 

 

 

 

S. Maria Maddalena

 

 

 

 

X

X

X

X

X

X

 

 

S. MARTINO

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

S. Maurizio

 

 

 

 

X

X

X

 

 

 

 

 

S. Michele

 

 

X

X

X

X

X

X

X

X

X

 

Natività della B.V.M.

 

 

 

 

 

 

 

X

X

 

 

 

S. NICOLA

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

X

PIETÀ

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

X

X

S.Pietro

 

 

X

X

X

X

 

 

 

 

 

 

S.Quintino

 

 

 

 

 

 

X

X

 

 

 

 

S. Ranieri

 

 

X

X

X

X

 

 

 

 

 

 

S. Rocco

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

 

S. Salvatore

 

 

X

X

X

 

 

 

 

 

 

 

S. SEBASTIANO

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

X

X

S. Sepolcro

 

 

X

X

X

X

X

X

X

 

 

 

S. Serafina

 

 

 

 

X

 

 

 

 

 

 

 

S. STEFANO

 

 

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

S. Tommaso

 

 

 

 

X

 

 

 

 

 

 

 

SS. TRINITÀ (via Roma)

 

 

 

 

 

 

X

X

X

X

X

X

SS. TRINITÀ DA LUNGI

 

 

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

TUTTI I SANTI

 

 

X

X

X

X

X

X

 

 

 

 

Tabella n. 4. “Chiese riordinate in base ai secoli di esistenza, per quello che le ricerche hanno permesso di ricostruire. In maiuscolo le chiese esistenti” (Moretti, Catalogo di edilizia ecclesiastica, p.15)