Carpeneto

AutoriGiana, Luca
Anno Compilazione2008
Anno RevisioneVersione Provvisoria
Provincia
Alessandria
Area storica
Monferrato
Abitanti
913 (Istat 2001).
Estensione
1360 ettari (Istat 2001).
Confini
Montaldo Bormida, Predosa, Rocca Grimalda, Sezzadio, Trisobbio
Frazioni
Cascina vecchia, Madonna della villa (Istat 2001).
Toponimo storico
Castrum Carpani (da cui Carpeneto) si trovano le forme  Carpenedo e Carpinedo in età moderna.
Diocesi
Acqui
Pieve
Dipendente dall'abbazia di Sezzadio.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Prima attestazione 1023-1033 donazione del vescovo di Acqui Dudone della chiesa di San Salvatore di Carpeneto al monastero di Acqui di San Pietro. In epoca moderna sono presenti la chiesa di Sant'Antonio,  Parrocchiale della Natività di Maria Vergine, Chiesa di Maria Assunta, Cappella di San Giorgio.
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
Si ha notizia di un "Castrum Carpani"  all’antica postazione strategico militare e commerciale fra i due rami della via Emilia che da Derthona (l’attuale Tortona) e da Aquae Statiellae (l’attuale Acqui Terme) portavano a Genova. Gli statuti di Carpeneto risalenti al 1465 contengono capitoli che sono stati confermati nel 1168.
La prima attestazione di una comunità risale al 1458 anno in cui sono conservati gli statuti della Comunità. Nel  1305 il notaio  Guglielmo de Fallabrino redige l’atto di sottomissione della comunità di Carpeneto a Teodoro I Paleologo del Monferrato.
Statuti

Gli statuti di Carpeneto risalenti al 1465 contengono capitoli che risalenti al 1168.

Catasti

      

Ordinati

      

Dipendenze nel Medioevo
Dipende dall'Abbazia di S. Quintino di Sezzadio. Nel 1191 Enrico IV bandisce i marchesi di Incisa e affida al Monferrato i beni feudali e allodiali di Carpeneto, Montaldo, Castelnuovo Bormida, Cassine. Nel 1203 Carpeneto (insieme a Casenuove, Sezzadio e Retorto) fa parte delle terra Sezadie, che risulta indivisa tra il marchese del Monferrato e gli Alessandrini. Successivamente viene consolidato nel Monferrato
Feudo
Nel 945 compare nei territorio infeudati ad Aleramo. Nel 1164 il Barbarossa conferma il feudo di Carpeneto ai Marchesi di Monferrato. Nel 1305 il notaio Guglielmo de Fallabrino redige l’atto di sottomissione della comunità di Carpeneto a Teodoro I Paleologo del Monferrato.
Nel 1224 Guglielmo marchese di Monferrato cedette la sua parte di Carpeneto a Federico II,  Nel 1278 ritornò ai marchesi di Monferrato. Teodoro Paleologo nel 1305 ratificò gli statuti di Carpeneto. Il feudo venne concesso alla famiglia Spinola (1305 –XV secolo).
Nel 1500 Carpeneto passò in feudo ai Tortonesi, nobili d’Alba e nel 1567 ai Roberti d’Acqui. Nel 1589 Vincenzo Gonzaga I, duca di Mantova e di Monferrato, ratificò gli Statuti. In seguito fu ceduto insieme al Monferrato a Vittorio Amedeo II.
Mutamenti di distrettuazione
Fa parte del Monferrato. Nel XVIII secolo diventa parte del dominio del Regno di Savoia pur mantenendo alcune prerogative (cfr. gli statuti campestri 1733). In epoca napoleonica appartiene  al dipartimento del Tanaro. Nel 1805 viene inserito nel dipartimento di Montenotte. Viene infine inserito nella provincia di Alessandria.
Mutamenti Territoriali
Viene documentata una disputa territoriale con Rocca Grimalda nel XVII secolo, sia nell'archivio di Stato di Torino sia in quello di Genova, che ha origine a metà XV secolo. Il conflitto verte su una porzione di territorio attraversato da una strada che da Rocca Grimalda viene considerata esente dal dazio monferrino, franca, mentre Carpeneto, essendo nel Monferrato, la ritiene sottoposta al pagamento. il conflitto non viene mai ricomposto, si affievolisce e sparisce dalla documentazione istituzionale con il mutare degli assetti amministrativi dopo il periodo napoleonico.
Comunanze
Non ci sono attestazioni
Liti Territoriali

   

Fonti
L'archivio vescovile di Acqui (AVA) e quello parrocchiale (AP Carpeneto) forniscono molte delle informazioni sulla vita amministrativa e sui luoghi di culto del Comune. Le visite pastorali, gli inventari e le relazioni parrocchiali fatte dai parroci illustrano l'attività  delle istituzioni ecclesiastiche e gli investimenti devozionali nel territorio del comune.
Gli archivi di Stato di Genova (AS Genova) e Torino (AST) conservano le vicende settecentesche che attestano le dispute di confine tra Rocca Grimalda e Carpeneto.
L'archivio storico Comunale (AC Carpeneto) è andato disperso quasi completamente rimanendo a disposizione la sola parte contemporanea.
Alcuni archivi privati si sono rivelati assai interessanti come è attestato nelle pubblicazioni più recenti. come quello della famiglia Fallabrino e quello del Castello di Carpeneto.
ASM (Archivio di Stato di Milano)
Bibliografia
AA.VV., Per una storia di Carpeneto, Vol.I, Novi 1995.
AA.VV., Per una storia di Carpeneto, Vol.II, Ovada 1998.
S. Arditi, C. Prosperi, Tra Romanico e Gotico, Acqui Terme 2004
L. Barba, Appunti per una storia di Carpeneto, in “Urbs”, anno X, n.3, Ovada, 1997
L. Barba, Carpeneto: ambiente naturale e trasformazioni geoantropiche attraverso lo studio dei toponimi, in «Urbs», anno XI, n.1-2, ovada, 1998
G. Ferraro, Statuti ed Ordinazioni del Comune di Carpeneto, Mondovì, 1874.
G. Casalis, Dizionario geografi- co, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1836
L. Galli, S. Speccenini, S. Spano, Flora e Fauna della tenuta Cannona, Carpeneto (AL), Imperia, 2005
F. Gasparolo, Memorie storiche di Sezzè Alessandrino. L’Abbazia di Santa Giustina, Vol.II, Alessandria 1912Guida dell’Alto Monferrato, storica, amministrativa e comunale, vol. I, Ovada,1896
G.B. Rossi, Ovada e d’intorni - Guida storica, amministrativa e comunale, Roma 1908
A. Rathschuler, Andar per castelli nell’Alto Monferrato, Genova 1991
Descrizione Comune
Carpeneto
 
Tra il 1861 e il 1901 Carpeneto, secondo le rilevazioni Istat, vede crescere il numero degli abitanti  di 511 unità (il censimento del 1861 ne conta 1731). A partire dal 1931 si assiste ad un progressivo spopolamento senza picchi di decrescita improvvisi ma perdendo circa 100-150 abitanti ogni decennio. A partire dal 1991 il numero degli abitanti censiti si stabilizza attorno agli attuali 911. Gli anni in cui la perdita di abitanti è maggiore è il decennio 1981-1991 in cui il Comune ne perde 209.
La frazione più popolata è Madonna della Villa che costituisce anche uno dei primi insediamenti nell'area, alternativo a quello del borgo attorno al castello. Una delle prime attestazioni dell'insediamento di Carpeneto risale fondazione  dell'abbazia di Sezzè in epoca alto medioevale.
Le informazioni relative alle istituzioni ecclesiastiche testimoniano la competizione tra la frazione Madona della Villa e il borgo centrale. La presenza di un buon numero di cappelle accanto alle vie di transito attestano una rete di strade assai sviluppata tra la Riviera e i mercati dell'appennino. Anche le vicende che descrivono i conflitti per la dotazione della parrocchia di Carpeneto mettono in luce il lungo conflitto tra il borgo e le spinte più autonome dell'insediamento di Madonna  della Villa.
La chiesa parrocchiale di San Giorgio, in base alle visite pastorali del XVI-XVII secolo, risulta in pessime condizioni mentre le funzioni parrocchiali vengono celebrate nell’Oratorio dei Disciplinanti. Dalla documentazione conservata nel fondo parrocchie dell’archivio diocesano di Acqui e in parte dai libri di conto conservati nell’archivio parrocchiale di Carpeneto, sappiamo che la confraternita ha un ruolo predominante nella vita devozionale locale. Nonostante le reiterate richieste del vescovo di Acqui di rimettere in ordine la chiesa, gli abitanti di Carpineto preferiscono investire sull'oratorio della confraternita. Solo a fine XVII secolo la situazione cambia e riscontriamo un investimento decisivo nella chiesa parrocchiale: nel 1681 il vescovo scrive nella sua visita che la chiesa è conforme alle sue richieste. Il conflitto sul ripristino della parrocchiale è una solida traccia del mutare degli investimenti devozionali locali che si susseguono fino ai primi decenni del XVIII secolo e che attestano una crescente importanza del borgo attorno al castello.
La frazione di Madonna della Villa a cui non viene concesso di erigere la chiesa a parrocchia resta è sede di una frequentata cappella campestre. La frazione compare negli statuti del 1458 anche se non viene menzionata la chiesa. Nel 1610 il vescovo di Acqui Beccio, per incoraggiare i fedeli a prendersi cura della parrocchiale, vieta la celebrazioni delle funzioni religiose nella chiesa della frazione con la scusa che il luogo non soddisfa le richieste delle normativa tridentina. In realtà la chiesa resta attiva nonostante le lamentele del vescovo. Si tratta di un indizio che rivela le forti tensioni tra differenti luoghi di culto in competizione con la centralità della parrocchia. Gli investimenti nella chiesa della Madonna della Villa, nonostante l'ostilità delle istituzioni diocesane,  non si arrestano e nel corso della prima metà del XVIII secolo, la chiesa viene ampliata. L'aspirazione della frazione a diventare sede parrocchiale persiste  ma solo nel 1922, in concomitanza di un nuovo e ampio investimento sulla struttura della chiesa, motivato anche da un nuovo aumento della popolazione della frazione, il vescovo concede il titolo parrocchiale.
La polarità tra la frazione e il  borgo sembra al centro delle vicende di Carpeneto in cui i luoghi di culto costituiscono i centri istituzionali attorno ai quali si aggregano gli insediamenti. La vocazione di area di transito di Carpeneto è attestata dall'intensa attività di mulattieri che attraversano costantemente il territorio comunale. Nell'archivio di Milano, nel fondo Feudi Camerali, si riscontrano pochi processi risalenti alla fine del XVII secolo che descrivono Carpeneto come una importante area di transito. I processi, in parte celebrati dal podestà di  Rocca Grimalda, riguardano il contenzioso continuo sui dazi e sui percorsi franchi dell'area appunto sul confine tra il feudo imperiale di Rocca Grimalda e Carpeneto in prossimità del confine tra Repubblica di Genova, Monferrato e Impero.
Alcuni contenzioni con Rocca Grimalda, formalizzati nell'archivio di Stato di Torino a partire dagli anni 30 del XVIII secolo (ma il conflitto era già stato oggetto di una sentenza arbitrale nel 1436 AST, Castello, Confini Monferrato, mazzo C, f 11) dimostrano l'incertezza del confine e delle prerogative sul dazio. I conflitti si susseguono incessantemente portando continuamente le parti a confrontarsi presso i tribunali locali. Il cartografo Fallabrino redige una carta dei confini dell'area su cui verte la contesa nel 1768 (Tipo regolare del sito posto nel territorio di Roccagrimalda con line a indicata per dividente lo Stato di S. M. il Re di Sardegna da quello della Serenissima Repubblica di Genova). Le tracce documentarie di questa lunga vicenda si riscontrano anche nei fondi archivistici prodotti dalle istituzioni della Repubblica di Genova senza arrivare mai ad una conclusione (AS Genova, Archivio Segreto, Serie Paesi, 246).
Le entrate provenienti dai dazi monferrini sono oggetto di investimento per le famiglie nobili genovesi che li detengono animando il  continuo contrasto con i mulattieri che tentano di evaderne il pagamento (ASM, feudi camerali, 150).
A partire dalla fine del XVIII secolo, Carpeneto segue le vicende dei paesi dell'Acquese, anche se l'attività economica sembra piuttosto orientata in direzione dei mercati della Repubblica di Genova verso l'ovadese. 
Le famiglie che detengono il potere signorile su Carpeneto fino al XVIII secolo sono tutte di provenienza genovese poi le reti monferrine e tortonesi attraggono altre famiglie. A partire dal basso medioevo, gli Spinola mantengono il possesso del feudo fino al 1423. Nel 1603 a Francesco I Gonzaga che lo rivende al genovese Gio Giorgio Marini, passando poi ai Salvago. Infine passa ai Germano e Ripa di Livorno che lo cedono successivamente ai Pomoaurato di origine Tortonese. 
I confini restano contesi fino al periodo Napoleonico quando vengono ridiscusse le divisioni amministrative. In epoca napoleonica appartiene  al dipartimento del Tanaro. Nel 1805 viene inserito nel dipartimento di Montenotte. Dopo la restaurazione, sulla base della sua lunga appartenenza al Monferrato, viene infine inserito nella provincia di Alessandria seguendo le sorti dell'ovadese.