Vinadio

AutoriPalmero, Beatrice
Anno Compilazione2008
Provincia
Cuneo.
Area storica
Alta valle Stura. Cuneese.
Abitanti
1273 [CSI 1961], 801 [ISTAT 1991], 732 [ISTAT: censimento 2001], 710 [BDDE: popolazione residente 2006].
Estensione
(ISTAT/SITA, 1991): ha 18393.
Confini
Aisone, Demonte, Pietraporzio, Sambuco, Valdieri, Isola (région PACA-Nice, Département Alpes Maritimes, France).
Frazioni
Sulla base degli ultimi rilievi abitativi non ci sono frazioni, ma nuclei abitati, ripartiti in Bagni di Vinadio - Besmorello - Callieri - Goletta - Goletta Sottana - Neraissa Inferiore - Neraissa Superiore - Pianche – Podio soprano - Podio Sottano - Pratolungo - Roviera - San Bernolfo – Strepeis - Castellar delle Vigne.
I dati ottocenteschi rilevano invece la presenza delle borgate di Ejrasca, Bagni, Plance, Roviere, Pratolongo, Goletta e Gravero (Casalis 1864, vol. XXVIII, p. 530). Si segnala inoltre la presenza dell’insediamento della Ruà, nei pressi delle Terme. Inizialmente si trattava di uno stanziamento temporaneo per accogliere gli ospiti delle Terme, sosituito poi dalle strutture sanitarie edificate dal medico Giavelli di Cuneo, che acquistò la concessione dello sfruttamento termale. Un insediamento alla Ruata invece si era sviluppato in funzione dello sfruttamento delle cave minerarie, rilevate tra 1817 e 1820 dal regio demanio. Detto stanziamento sembra essere stato distrutto nel 1853 dall’inondazione del torrente Ischiator, che rendeva anche precaria l’attività estrattiva (Casalis 1864, vol. XXVIII, p. 542).
Toponimo storico
Vinadium (Casalis 1864, vol. XXVIII, p. 530). Sul toponimo non si hanno studi specifici e nella tradizione locale si farebbe risalire all’individuazione di una zona favorevole alla coltura della vigna, localizzata appunto alla confluenza del vallone di Neraissa con quelli di Rio Freddo e Sant'Anna. Il toponimo è attestato come «Vinay» a localizzare l’ecclesia e il castrum nei documenti del XII secolo.
Diocesi
L’antica diocesi di Torino estendeva la sua giurisdizione sulla valle della Stura di Demonte, sulla base del diploma imperiale di Ottone III (998, Casiraghi 2007, p. 199). La chiesa di Vinadio risulta pertanto nella circoscrizione del vescovo di Torino, che continua a tenere le chiese della valle Stura, nonostante la costruzione del nuovo distretto diocesano di Mondovì. Quest’ultimo, in concorrenza con la diocesi di Asti, aveva esteso il distretto sulle chiese di Borgo S. Dalmazzo e sui possedimenti dell’abbazia (a.1388, Bolla papale Clemente X, Giacchi 1976, p. 421). Una prima attestazione della chiesa di Vinadio risale al secolo XI, quando un Bertrandus sacerdos ecclesiae Vinay interviene in un atto di transazione tra i Procardo e i marchesi di Saluzzo ([ottobre 1165] Casiraghi 2007, p. 211 e nota 53). La chiesa di S. Fiorenzo di Vinadio risulta come parrocchia in un atto del 1389, dove Giacomo de Andreis oltre che curato svolge il ruolo di arbitro, nelle vesti di vicario dell’arcidiacono di Torino in Valle Stura ([1 luglio 1398] Casiraghi 2007, p. 211 e nota 55).
Durante il periodo napoleonico, la riorganizzazione amministrativa improntata sui dipartimenti si estese alle diocesi, proponendo dunque un rimaneggiamento delle antiche circoscrizioni diocesane sulla base dei nuovi confini dipartimentali. In questo modo le parrocchie di Vinadio e le chiese della valle Stura passarono sotto la diocesi di Mondovì, poichè detta città era stata eletta capoluogo del dipartimento dello Stura (1805). In seguito, per intercessione del re, si lavorò all’erezione della diocesi di Cuneo. Nel progetto iniziale, la diocesi di Mondovì avrebbe dovuto cedere a Cuneo le parrocchie della valle Gesso, mentre per quel che riguarda la valle Stura e in particolare Aisone e Vinadio, sarebbero dovute rientrare nell’antica diocesi di Torino, da cui provenivano. Infine, la costituzione del distretto diocesano di Cuneo (1817) incluse le parrocchie di Vinadio nella nuova circoscrizione (Berra 1955, p. 19 e p. 51).
Pieve
La chiesa di Vinadio risulta soggetta alla pieve di S. Giovanni di Demonte, anche se non si hanno notizie di tale circoscrizione plebana fino al XIII secolo (Giacchi 1976, p. 430-39). L’importanza di un plebato nell’alta valle Stura crebbe in ragione dello sviluppo di un confine tra la diocesi di Torino e il distretto vescovile di Asti in espansione. Quest’ultimo infatti, a seguito del diploma imperiale del 1041, aveva annesso la «Plebs S. Mariae de Pedona», oltre a essere in via di consolidamento come potere pubblico nel comitato di Bredulo (Bordone 1992, p. 122-124; Il Libro verde della chiesa di Asti, p. 217, doc. 304).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Tra 1398-1439 il cappellano curato di S. Fiorenzo di Vinadio svolse la funzione di vicario in valle Stura per conto dell’arcidiacono di Torino, per poi diventare parroco di Sambuco. La giurisdizione arcidiaconale che s’interseca con quella diocesana, risulta meglio documentata a partire dal Quattrocento, quando appunto i poteri del vescovo di Asti e dell’arcidiacono di Torino entrarono più volte in conflitto. La presenza della giurisdizione dell’arcidiacono di Torino sulla valle Stura di Demonte si ipotizza a seguito di una riorganizzazione politica del X secolo, atta a far fronte all’erosione della diocesi di Torino rispetto alla penetrazione del vescovo di Asti e al radicamento territoriale dell’abbazia di Pedona. Un tariffario delle decime da versare all’arcidiacono di Torino fornisce gli estremi di tale giurisdizione con l’elenco delle chiese soggette. Oltre a Vinadio sono citate le chiese di Demonte, Aisone, Pietraporzio, Sambuco, Moiola, Valloriate, Gaiola, Rittana e Roccasparvera ([1546], Casiraghi 2007, p. 200-203 e nota 6).
A metà settecento la presenza ecclesiastica delle due chiese parrocchiali era affiancata da una serie di associazioni laico-devozionali: le compagnie del SS. Sacramento, del Rosario, del Suffragio, della Buona Morte, della SS. Trinità. Ad esse si aggiungono due oratori, la congregazione di carità e l’ospedale. Dalla parrocchia di S. Giovanni Battista di Bagni dipendeva appunto l’ospizio nei pressi del colle “della Lombarda” (oggi localizzato tra il colle della Maddalena e il passo di S. Anna. BRT, Storia e Patria n.855, 1753, c. 196).
L’ospizio sopra ricordato nella relazione dell’Intendente come dipendente dalla parrocchia di Bagni può essere riconosciuto nell’attuale Santuario di S. Anna di Vinadio. L’edificio viene edificato tra il 1680 e il 1681, con il concorso economico della parrocchia, del comune e dei pellegrini. Sorge più a valle rispetto a un primo edificio devozionale e si connota per un pavimento in ascesa, poiché posato sulla roccia levigata dall’erosione del ghiacciaio. L’aspetto attuale è impostato sui rifacimenti della seconda metà dell’Ottocento: la costruzione della cupola (1870); l’ampliamento degli edifici, su progetto dell'ing. Alessandro Arnaud, nel 1881, che ospitano anche numerosi ex-voto; e l’erezione del campanile.
Le sue origini possono essere collegate all’istituzione di chiese-ospizi per i viandanti, che intorno al XII secolo caratterizzano la localizzazione di edifici religiosi in prossimità dei valichi alpini. La prima attestazione documentaria di un ospitium è del 1307, sotto l’intitolazione di S. Maria di Brasca, localizzata nel vallone dell’Orgials (ACVinadio, [23 settembre 1307]). La tradizione locale narra dell’apparizione di S. Anna alla pastorella Anna Bagnis, a cui avrebbe indicato il luogo di edificazione del santuario proprio sulla mulattiera. La nuova intitolazione dell’edificio a S. Anna è attestata nel 1443, in relazione alla diffusione del culto della madre di Maria un po’ in tutto il Piemonte. Da questo momento in sostanza cresce l’importanza della chiesa, dotata di un cappellano fisso e frequentata in particolare in occasione della festa della Santa. L'ospizio era amministrato dal parroco di Vinadio con quattro consiglieri di cui due eletti dal comune. In base alla convenzione del 1447 veniva dotato anche di una sorta di custode (randiere), incaricato della manutenzione dell’edificio e della via di accesso (ACVinadio, [21 febbraio 1447]). Questi si occupava quindi dell’assistenza ai viandanti durante il periodo invernale, con funzione di guida al passo, e aveva il preciso incarico di suonare la campana come richiamo in caso di tormenta e nebbia. Il luogo di culto accresce infine la sua importanza a seguito della donazione di una reliquia di S. Anna (1619), conservata nel braccio argenteo della statua, fatta costruire per l’occasione. (Il Santuario di S. Anna di Vinadio, 2007, vedi link ).
Assetto Insediativo
La fortificazione ottocentesca del vallo alpino connota decisamente l’assetto insediativo odierno di Vinadio. Il borgo e le abitazioni risultano infatti cinte entro le mura costruite tra 1834 e 1847 insieme a un complesso fortificato, a cui in seguito si collegano altre casermette, fortini e camminamenti. Realizzato a sbarramento dell’accesso sul fronte francese, il “forte albertino” viene poi dismesso dal demanio pubblico nel 1959 (Corino 1997).
Al di là della connotazione di frontiera militare, che la città di Vinadio acquista nel corso dell’Ottocento, l’assetto insediativo presenta una dislocazione principale lungo il torrente. Il borgo occupa un’ansa a monte del rivo sinistro della Stura, ce si snoda intorno alla parrocchiale fino all’attuale strada nazionale del colle della Maddalena. Risulta piuttosto piccolo in proporzione al numero dei tetti alpini e borgate, che si sviluppano sia lungo lo Stura che a monte del rio destro e sinistro del torrente, e che coprono l’estensione del territorio alpino controllato dal comune. Allora lo sviluppo insediativo del borgo alpino di Vinadio in età moderna sembra piuttosto estraneo al controllo della strada, nonostante l’importante pedaggio, possesso diretto dei principi di Savoia (AST, Corte, Scritture della città e provincia di Cuneo, Vinadio mazzo 8, fasc. 10: Tre affittamenti del Pedagio di Vinadio, allora posseduto dalla Principessa Ludovica Maria di Savoja, assieme alla Tariffa per L'esazione del medesimo delli 7 Settembre 1659, 9 Agosto 1664, ed 13 settembre 1661 [1659-1661]). Gli abitati si diramavano infatti lungo le valli che conducono ai boschi e ai pascoli alpini. A partire dal Settecento, S. Anna era una borgata in espansione a seguito del richiamo del Santuario; ma aumentavano anche le abitazioni temporanee per godere delle terme, nella regione di Bagni; mentre veniva ricostruita la borgata della Ruà, distrutta da una innondazione. A partire dai primi dell’Ottocento la borgata della Ruata presenta edifici minerari legati allo sfruttamento reale dei giacimenti, che risultano però irregolari (Casalis 1864, vol. XXVIII, p.540-542) e quindi non consentono alla borgata di raggiungere un assetto abitativo pari ad altri borghi minerari delle valli adiacenti.
Nella relazione dell’Intendente di metà Settecento l’attenzione si sofferma invece sull’organizzazione dello spazio abitato del borgo, legato alle due parrocchie del luogo: S. Fiorenzo, che comprendeva 2400 anime e S. Giovanni Battista di Bagni, che comprendeva 550 anime. Inoltre viene qui attestato lo sviluppo termale di Bagni, ceduto dal comune - in forma contestabile secondo il Brandizzo - al sig. Giavelli, medico di Cuneo. Tra Sei e Settecento infatti, gli eredi di quest’ultimo, ampliarono e consolidarono la struttura termale, tanto che a metà Settecento “sarebbe stimata moltissimo”, al punto di rendere svantaggiose le legittime rivendicazioni di proprietà comunale, che dovrebbe comunque riscattarne i miglioramenti (BRT, Storia Patria n. 855, 1753, c.192 e 205). Lo sfruttamento della stazione termale è documentato inoltre in trattazioni mediche a partire dal l552 e poi nelle trattazioni di Viotto, Gallina, Levroni, Arpino, Quaranta, Barisano, Rainaudo, Fantoni, Marino e Fontana (Casalis 1864, vol. XXVIII, p.543).
Luoghi Scomparsi
Non sono state rilevate attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
Un castello di Vinay è attestato nell’atto di transazione tra i marchesi di Saluzzo e i cugini (A.S.T., Corte, Scritture della città e provincia di Cuneo, Demonte mazzo 6 fasc. 2.1, [febbraio 1165]). Si può sottolineare dunque un centro di potere signorile nel luogo, benché allo stato attuale delle ricerche non siamo in grado di stabilire l’incidenza di un meglio noto processo d’incastellamento del territorio, rispetto alla formazione della comunità. A questo proposito è bene ricordare come i possedimenti della Chiesa di Torino nel X secolo si estendessero sulla valle Stura, anche se la pieve di Demonte è documentata e acquista importanza in particolare nel corso del XIII secolo, a seguito dell’espansione della diocesi di Asti (Casiraghi 2007, p. 199). Si può sottolineare allo stesso modo che i possedimenti della Chiesa di Torino in valle Stura sono altresì rilevanti nel corso della riorganizzazione longobarda, in concomitanza con la costituzione del distretto diocesano di Nizza (Tosco 1996). Inoltre l’insediamento del borgo urbano lungo la strada del “colle della Lombarda”, agibile nei mesi estivi come collegamento tra la Francia e i territori del Piemonte meridionale, mettono in relazione lo sviluppo storico della comunità alpina dell’alta valle Stura con la dominazione provenzale di metà Duecento.
In ogni caso, nel corso del Duecento la comunità di Vinadio dimostra una capacità contrattuale ben definita nei confronti dei poteri pubblici sovralocali, delineandosi come soggetto interlocutore entro lo spazio politico del territorio. Gli uomini di Vinadio infatti alla richiesta di fedeltà del Marchese del Monferrato, tutore del marchese di Saluzzo, anteponevano le vessazioni subite dalla città di Cuneo, così da vincolare il sollevamento dagli obblighi verso la città, alla dedizione alla giurisdizione di quel marchesato (A.S.T., Corte, Scritture della città e provincia di Cuneo, Vinadio, mazzo 8 fasc. 1 [1 luglio 1250]; fasc. 2[17 novembre 1275]). Inoltre la dominazione angioina del territorio e la costituzione della “Bailia dello Stura” determina il funzionamento di incarichi pubblici e l’organizzazione politica della comunità (Venturini 1987, p. 68-75). A questo proposito mi sembra che la documentazione comunale sottolinei un ruolo preminente di Vinadio entro la Valle Stura, che si evidenzia tra Tre e Quattrocento nella contrapposizione ai signori di Demonte, che richiedevano alle comunità un pedaggio (AC Vinadio, Pergamena n. 12, “Controversia tra la comunità di valle Stura superiore e Ludovico Bolleri signore di Demonte e Roccasparvera per il pedaggio dal quale le comunità dichiaravano di essere esenti per privilegio concesso dalla regina Giovanna D'Angiò”, 15 novembre 1427).
La comunità di Vinadio nel corso del Quattrocento persegue l’identità territoriale entro lo spazio del “privilegio”, di cui chiede conferma esplicita alla dominazione sabauda (AC Vinadio, Pergamena n. 17: “Il duca Amedeo di Savoia ordina ai suoi ministri e governatori di osservare le concessioni fatte in favore della comunità di valle Stura soprana”, 15 luglio 1466; pergamena n.18, SA Serenissima duchessa Jolant conferma i privilegi, le conduetudini e le immunità della comunità di Vinadio”, 13 marzo 1473). In questo senso Vinadio si fa promotore di una convenzione tra le comunità della Valle di Stura, che persegue il riconoscimento dell’autonomia amministrativa delle singole comunità della valle di Stura, rispetto all’organizzazione precedente, che le inquadrava invece entro il baliaggio e la podestaria di matrice angioina (AC Vinadio, pergamena n. 19: “Convenzione tra la comunità di Vinadio et altre della valle di Stura per agire occorrendo e contribuire comunemente nelle spese per sostenere li loro privilegi ed immunità con lettere patenti della duchessa Jolant, 27 marzo 1474; di permissione per le congreghe in consilio senza intervento del Baiulo o Podestà”, 13 aprile 1474).
Una consapevolezza e volontà di gestione degli affari del comune è documentata anche dall’organizzazione della conservazione delle scritture antiche del luogo presso la sede municipale, affidata a un inventario delle carte (AC Vinadio, n. 47, Inventario dell'archivio comunale [1791-1792]).
Statuti
Il rotolo che contiene gli statuti inizia con la presentazione dei privilegi e delle franchigie che la comunità ha ottenuto dall’autorità angioina e riconosciuta dal 7 ottobre 1388. Le norme statutarie sono introdotte nel 1436: ASComunale Vinadio, n. 24 copia pergamena in cui sono contenuti gli statuti della comunità di Vinadio. s.d., sec. XVI (raccolta atti). In originale pergamenaceo il comune di Vinadio documenta sia i privilegi ottenuti dalla regina Giovanna che il passaggio alla dominazione piemontese, sotto la formula dell’atto di dedizione (ASComunale Vinadio, pergamena n. 8 [10 febbraio 1377]; pergamena n. 9, [7 ottobre 1388]).
Catasti
Si segnala il catasto piemontese redatto nel 1715 e i volumi relativi alle operazioni di misurazione e aggiornamento (AC Vinadio, Cat. V cl. 5, n.233, vol. 1-2 [1715]; n.235 vol.1 [1772-1799]). Seguono quindi i volumi del successivo catasto urbano e rurale (AC Vinadio, Cat. V cl. 5, n.232 fasc. 2 [1827-1945]; n. 236-240, voll.1-5, sec. XIX).
Le operazioni di aggiustamento catastale a seguito della frontiera franco-italiana portano all’acquisizione della documentazione proveniente dal catasto italiano presso les Archives Départimentales de Nice (ADAM, Cadastre Italien : Doc. 03P 1670, Documents préparatoires à la rénovation cadastrale : tipi di frazionamento, communes de Briga Marittima (La Brigue), Tenda (Tende), Entraque, Limone Piemonte, Valdieri, Vinadio [1 gennaio 1921-31 dicembre 1947]).
Ordinati
L’attività del consiglio comunale è documentata a partire dal Seicento: AC Vinadio, cat. 1 cl. 1 n. 2 voll.2 [1628-1699]; n. 3-11, voll.3-19, [1705-1792]; n. 10, vol.6 atti consulari [1792-1801]).
A metà Settecento possiamo distinguere l’attività di un consiglio di Valle, che è documentata fino al 1817 (AC Vinadio, cat. 1 cl. 1, n. 1 vol. 23[1752-1817]). Nel corso dell’Ottocento la pratica dell’insinuazione delle delibere di consiglio viene regolamentata per tutti quegli atti che deliberavano concessioni dei beni patrimoniali, cosicché per un certo periodo vengono raccolti in un apposito registro (AC Vinadio, cat. 1 cl. 1, n. 11 vol. 5 e 9: Registro degli atti soggetti all'insinuazione [1802-1821]).
L’attività del consiglio e della giunta comunale è documentata in regolari registri nel corso del Novecento, di cui possiamo segnalare la fase di governo del comune retto dal Podestà: AC Vinadio, cat. 1 cl. 1, n. 37 vol. 78 Delibere del podestà [1929-1932]).
Dipendenze nel Medioevo
Il castello di Vinadio risulta soggetto ai marchesi di Saluzzo e dal 1165 inserito all’interno di un distretto della Valle Stura, ricomposto dal marchese Tommaso (Demonte, mazzo 6, fasc. 2.1 [febbraio 1165]). La comunità di Vinadio prestava fedeltà al marchese di Saluzzo contro Cuneo, che era percepito come una minaccia all’autonomia dei diritti del luogo (AST, Scritture della città e provincia di Cuneo, Vinadio, mazzo 8 fasc. 1 [1 luglio 1250]). Pertanto prima un documento del 1231 e poi del 1275 ci presentano la dipendenza di Vinadio dal Marchese Tommaso di Saluzzo, con la stipula delle franchigie e un elenco dei diritti di quella giurisdizione (AST, Scritture della città e provincia di Cuneo, Demonte, mazzo 6, fasc. 15, [11 febbraio 1231]; idem, Vinadio, mazzo 8 fasc. 1, [1 luglio 1250]; fasc. 2 [17 novembre 1275]). Potrebbe essere dunque sotto la dipendenza del marchesato di Saluzzo che al signore di Centallo era stata concessa la riscossione di una gabella nella valle Stura sottana, da Bersezio in giù Allo stesso modo Vinadio si era contrapposto nei confronti del signore di Centallo, mettendo in evidenza una valle Stura soprana in cui la comunità di Vinadio ritagliava il proprio spazio politico nella richiesta di riconoscimento dei “privilegi” ottenuti. Rispetto a Demonte, le modificazioni distrettuali che segnano l’affermazione angioina a metà Trecento, rimodellano una valle Stura sottana, controllata da Demonte appunto. (AC Vinadio, Pergamena n.1, “Gabella del signore di Centallo. Valle di Stura sottana”, s.d.). fasc. 15, Franchigie accordate dal Marchese Manfredo di Saluzzo, a favore della Communità, ed Uomini della Valle di Stura da Berzezio inferiormente, cioè Demonte, Vinadio, Pietra Porzio, Ayson, Sambuco [11 febbraio 1231].
Dopo l’estensione della dominazione angioina sul distretto cuneese (1259), l’alta valle Stura veniva organizzata in Bailia provenzale, mentre a seguito della pace stipulata con il marchese di Saluzzo la città di Cuneo otteneva la giurisdizione sulla valle Stura (AST, Scritture città e provincia di Cuneo, Cuneo, mazzo 1, fasc. 7). In seguito la bassa valle Stura veniva sottratta dai marchesi del Monferrato alla dominazione angioina nel 1347, l’alta valle Stura restava invece saldamente organizzata nella “Baillie” (Comba 2006). Entro la dominazione angioina Vinadio era riunita nella contea dei signori di Demonte e Vinadio, dove il balivo, si occupava per conto della Francia della giustizia e dell’amministrazione fiscale del territorio e aveva nella funzione pubblica del siniscalco l’intermediario tra il comune e il governo (Grillo 2006, pp. 51-62).
Feudo
Il feudo appartenuto ai conti di Auriate passa ai signori di Vinadio, che fanno atto di sottomissione ai marchesi di Saluzzo (A.S.T., Corte, Scritture della città e provincia di Cuneo, Demonte mazzo 6 fasc. 2.1, [febbraio 1165]). Nel periodo angioino i signori di Vinadio mantengono il loro feudo.
Il duca di Savoia prima aveva poi concesso l’investitura del feudo di Vinadio a Claudia della Torre (1606) e alla sua morte la concesse ai fratelli De Forni (1616). In seguito investiva del titolo marchionale i due terzi dei feudi di Vinadio, Aisone, Sambuco, Pietraporzio, Ponte S. Bernardo alla famiglia signorile dei De Forni (A.S.T., Corte, Scritture della città e provincia di Cuneo, [1616-1635] Vinadio mazzo 8 fascc. 4-6). La successione portò alla svalutazione del feudo che venne infeudato al conte Gaspare Giacinto Levrone insieme ai luoghi di Aisone, Pietraporzio e Ponte S. Bernardo, con un terzo del feudo di Sambuco (A.D.A.M. – Nice Sénat de Nice, [28 mars 1672 - 28 mars 1676], Doc. 01B 0168).
Infine il feudo è attestato ai Bogini di Migliandolo (Casalis, p. 540), di cui Battista divenne anche ministro dello Stato sabaudo (1749). Una porzione del feudo fu assegnata in seguito al conte Prospero Balbo (1785, Schiffo 1962, p. 174).
Mutamenti di distrettuazione
Il distretto angioino dell’alta valle Stura si mantiene anche dopo l’organizzazione sabauda del vicariato di Cuneo (1463). L’estensione della charte des escartons all’alta valle Stura dopo il 1343 e le sue implicazioni in termini di mutamenti distrettuali, anche rispetto alle competenze che venivano riconosciute alle singole comunità resta da studiare per il luogo di Vinadio. I rapporti tra la dominazione piemontese e queste valli di frontiera si possono rilevare in maniera frammentaria da alcune tracce documentarie, dove emerge nel linguaggio politico dei privilegi che la comunità di Vinadio instaura con il duca di Savoia (ASC Vinadio, n. 10: “Copia del privilegio che sua Eccellenza non può vendere né alienare Vinadio”, [1393]). Nel corso del Trecento però gli equilibri politici tra marchesato di Saluzzo, le terre angioine e l’espansione sabauda vedono la conquista del ducato di Milano che contende il controllo della valle fino a Vinadio (1351, ) modellarsi la Baila dello Stura sull’alta valle, che dal escludere Demonte Perg.n1 Gabella del signore di Centallo. Valle di Stura sottana s.d.
n. 12 Controversia tra la comuntà di valle Stura superiore e Ludovico Bolleri signore di Demonte e Roccasparvera per il pedaggio dal quale le comunità dichiaravano di essere esenti per privilegio concesso dalla regina Giovanna D'angiò 15 nov 1427
n. 14 pezza riguardante come si debba amministrare la giustizia nella valle di Stura e territori di barcellona 1447 gen 16
n. 17 Il duca Amedeo di Savoia ordina ai suoi ministri e governatori di osservare le concessioni fatte in favore della comunità di valle Stura soprana 1466 luglio 15
n.18 SA serenissima duchessa jolant conferma i privilegi, le conduetudini e le immunità della comunità di Vinadio 1473, marzo 13
n. 19 “Convenzione tra la comunità di Vinadio et altre della valle di Stura per agire occorrendo e contribuire comunemente nelle spese per sostenere li loro privilegi ed immunità con lettere patenti della duchessa Jolant 27 marzo 1474 di permissione per le congreghe in consilio senza intervento del Baiulo o Podestà, 1474 aprile 13
Nel 1446 la comunità di Barcellonette e le sue dipendenze in «Val des Monts, Stura, Vinadio » otteneva il privilegio di poter nominare i propri capitani e altri funzionari amministrativi (ADAM  Ni Mazzo 014 Mazzo 14 - Barcelonnette 3 [22 mai 1446]). Alla fine del Quattrocento, il rafforzamento del controllo sulla Contea di Nizza con la nomina di governatori piemontesi della città (Barbero 2002, pp. 147-149) ha comportato un protocollo di omaggi resi a Filippo II re di Savoia, entro cui possiamo inserire l’"Homagium comunitatum Vallis Sturane" (ADAM Ni Mazzo 006 Mazzo 6 (microfilm 02mi 050/001)[1496], originale conservato in AST, Corte, Città di Nizza). Inoltre a metà Cinquecento, la comunità di Vinadio insieme a Aisone, Pietraporzio, Sambuco e Bersezio, ossia oppida et pagi delle “Terre nuove di Provenza”, con Nizza e la sua contea sostengono la causa del duca di Savoia Emanuele Filiberto contro il re di Francia, che rivendicava i diritti dei conti di Provenza su quelle terre (ADAM, Ni Mazzo 057 Mazzo 57- Comté de Nice 1 - [20 janvier 1562]).
Quindi, dopo la costituzione della provincia di Cuneo e l’acquisizione del pieno dominio sulla valle Stura da parte dei Savoia, Vinadio rientra a pieno titolo nel distretto cuneese. Mantiene però il privilegio del sale a 1 ½ soldi la libbra, oltre all’esenzione del dazio della carne, corame e foglietta. Sembra anzi che la dominazione piemontese venga individuata dalla comunità del luogo di Vinadio come il miglior interlocutore territoriale per la costruzione della propria fisionomia politico-amministrativa. Nella forma della dedizione alla dominazione sabauda, Vinadio riesce a conservare infatti i privilegi angioini sia rispetto al pagamento dei pedaggi che del prelievo del sale; richiede inoltre la possibilità di eleggere dei sindici, ossia di poter gestire autonomamente dal bailo della valle Stura le risorse economiche e finanziarie del luogo (AC Vinadio, pergamena n. 9: “ Dedizione della comunità di Vinadio e patti seguiti tra li serenissimi principi di Savoia…”, [7 ottobre 1388]). Risulta pertanto meglio inquadrato nel distretto di Cuneo con l’isituzione della provincia del 1560, mentre fino a quel momento sul territorio convivevano e si intrecciavano le vecchie e le nuove istituzioni. A questo proposito Vinadio era stato eretto in castellania, a cui viene assegnato il signore che prima aveva Saorgio, attraverso una permuta (AST Demonte mazzo 6 fasc. 15.3, Vinadio: “Altre Patenti di Ludovico II, Re di Sicilia di Confirmazione, a' favore d'Antonio Bolleris delle sudette Patenti, Con Dichiaraz.ne, che a' Luogo della Castellania di Saorgio dovesse godere quella di Vinadio”, I Luglio 1406). Possiamo inoltre ricordare un ordinamento che chiarisce l’organizzazione della giustizia, che nominalmente manteneva la struttura del baliato angioino (AC Vinadio, pergamena n. 14: “pezza riguardante come si debba amministrare la giustizia nella valle di Stura e territori di Barcellona”, [16 gennaio 1447]).
L’organizzazione del dipartimento delle Alpi Marittime in età postrivoluzionaria traccia la delimitazione tra “le montagne di Vinadio e la valle Stura” del nuovo dipartimento amministrativo sotto dominazione francese (ADAM, Intendance générale de Nice, Doc. L 0018 Institution du département des Alpes-Maritimes [28/03/1793]; Doc. L 0123 du An IV au An VII, "Extrait du traité conclu entre la République française et S. M. le Roi de Sardaigne, le 26.floréal an IV de la République".
- 13° La source de l'Ubayette et de la Stura.
- 14° Les montagnes qui sont entre les vallées de Stura et de Gesso, d'une part, et celles de Saint-Etienne ou Tinée, de Saint-Martin ou Vésubie, de Tende ou de Roya, de l'autre part).
La riorganizzazione ottocentesca del territorio piemontese, infine, con l’istituzione dei mandamenti, individua Vinadio come capoluogo di mandamento, a cui erano soggetti i comuni di Aisone, Argentera, Bersezio, Pietraporzio e Sambuco (Casalis, Vol. XXVIII, p.530).
Mutamenti Territoriali
La questione dello scorporo territoriale e del riconoscimento dell’autonomia politico amministrativa del comune di Pietraporzio s’intreccia alla costruzione sabauda della dominazione sull’alta valle Stura e al consolidamento del confine sud-occidentale del Regno di Piemonte e Sardegna. Uno studio specifico merita infatti questa causa che coinvolge Vinadio tra 1388 e 1792 nell’appoggiare l’insediamento della nuova dominazione piemontese in cambio di un’unità politico-amministrativa sui possedimenti boschivi delle vallate adiacenti e confluenti nelle acque dello Stura. Nei confronti di Pietraporzio, Vinadio sotto dominazione angioina aveva facoltà di nominare i sindaci, deputati alla contabilità e alla gestione delle risorse comuni. Così nel passaggio alla dominazione piemontese, Vinadio aveva rivendicato la dipendenza amministrativa di quel luogo, che era stato individuato nella dedizione ai Savoia e aveva avanzato prerogative di costituzione in comunità. Nel corso del Quattrocento i possessori di Vinadio esercitavano un controllo nella gestione delle risorse della comunità di Pietraporzio, attraverso la partecipazione ai consigli comunali e all’elezione dei sindicati; in modo analogo anche a Aisone (v. Liti territoriali). La costituzione del demanio forestale e dei beni patrimoniali innesca una vero e propria questione per il riconoscimento dell’autonomia politico-amministratica di Pietraporzio a fine Settecento (ASComunale Vinadio Cat. 1 cl. 9, n. 53 vol. 8 Registro estratto lite della comunità di Vinadio contro la borgata d'esso iniziata nel 1388 ottobre 7 (1792); fasc. 6 Atti di lite 1838-1868; Cat. V cl. 1, n. 54: Comune di Vinadio: confini [1849-1941]).
L’aspetto più significativo di variazione del territorio di antico regime è poi la cessione della vallone di Chastillon, che viene annesso al territorio di Vinadio a ridimensionamento del comune di Isola, in seguito alla ridefinizione dei confini tra Francia e Regno d’Italia nel 1860 (Otho 2007, p. 23). In seguito la nuova frontiera franco-italiana riconoscerà al comune di Isola boschi e pascoli sul versante est dello spartiacque alpino (S. De Pooter 1991, p. 36).
Comunanze
Con una ordinanza del 17 ottobre 1933 veniva legittimata l’occupazione dei terreni comunali. Mentre una sentenza del 20-25 novembre 1933 reintegrava il comune di Vinadio nel possesso i terreni assegnati. Quindi con un successivo decreto veniva stabilita l’assegnazione a categoria “A” (Cluc n. 248, decreto commissario 12 luglio [1934]). Nonostante la questione degli usi civici sia risolta con “chiusura delle operazioni” e assegnazione dei beni stimati in categoria A e B, stabilite dal decreto del 3 marzo 1941, una nuova causa si apre a fine anni Settanta. Si segnala pertanto la sentenza del 10 ottobre 1997 che estende i diritti di uso civico e la titolarità degli stessi. In archivio comunale le pratiche concernenti le comunanze, intese come beni patrimoniali tardo settecenteschi annovera due distinte pratiche, una relativa appunto alle alienazioni dei terreni (ASComunale Vinadio, Cat. V finanze cl. 1, n. 86, fasc. 3 Alienazioni di beni comunali [1857-1936]) e l’altra relativa alla liquidazione degli usi civici sul territorio in proprietà comunale (ASComunale Vinadio, Cat. V cl. 1, n. 82 vol. 1: Usi civici proprietà comunali [1927-1941]).
Per quando riguarda la consistenza delle comunanze possiamo attingere all’indagine settecentesca dell’intendente Brandizzo, che si soffermava in particolare sull’assetto territoriale del comune di Vinadio. In questo modo ci restituisce uno stato delle comunanze in alpi, pascoli e boschi che costituisce di fatto circa il 60% del territorio produttivo di Vinadio:
Il territorio di Vinadio è composto di giornate 31894, ora ve ne sono 17205 di rocche, strade e rovine di niun reddito, giornate 4420 di bosco di diverse qualità, giornate 5446 di pascoli e di alpi della comunità, giornate 948 di pascoli registrati, giornate 2044 di pascoli dispersi onde non vi restano che giornate 922 di campi, giornate 713 di prati e giornate 64 bosco di castagne, giornate 67 di alteni e vigne, il restante è sotto casamenti (BRT, Storia e Patria n. 855, 1753, c. 199-201).
Le 12 alpi della comunità Vinadio a metà Settecento risultano specializzate non solo nell’accoglienza, ma anche in tipologia di pascolo:
di questi alpi altrove sono proprie per le bovine, altre son proprie per le lanute, sovra di alcune e massime sovra quello di Orgiasco che è la più vasta: i pastori provenzali quando loro riesce di affittarle, vi conducono delle pecore di lana fina. Ho saputo che nell’anno 1753 ne siano state condotte 4000 e 2000 sopra quella dell’Eschiatour (BRT, Storia e Patria n. 855, 1753, c. 197).
Dal 1795 i beni patrimoniali del comune vengono invetariati nei registri, che distinguono i boschi, di cui appunto si concende il taglio (AC Vinadio, Cat. V finanze cl. 1, n. 75: fasc. 1 vol. 1 Beni patrimoniali boschivi e da imboschire- taglio piante [1824-1943]; fasc. 3 registro degli atti per taglio boschi [1737-1738]) dalle “montagne comunali pascolative”. Si sottolinea la gestione di un caseificio comunale sull’alpe dell’Orgials (AC Vinadio, Cat. V finanze cl. 1, n. 71: vol.1 [1737-1795]; vol. 2-3 [1804-1837]; vol. 4 registro degli stati di diversa natura [1839-1851]; vol. 5 inventario beni patrimoniali: proprietà comunali [1878-1906]; n. 72: vol.1, Montagne comunali pascolative [1826-1943]; vol. 2 Caseificio dell'Orgials e affitto pascoli [1924-1934]).
Liti Territoriali
Nel 1307 gli accordi tra Isola e Vinadio avevano comportato transazioni territoriali tra il colle di S. Anna e il colle della Lombarda (ASComune di Vinadio, pergamena n. 2: “Controversia tra Vinadio e Isola per stabilire i rispettivi confini”, [23 settembre 1307]). L’area di pascolo e le promiscuità d’uso con cui i paesi provenzali usufruiscono in antico regime del territorio sono in un certo modo riassunte in una sentenza del Senato di Nizza, che nel 1788 ribadisce le giurisdizioni sulle alpi. Pertanto gli abitanti di St. Etienne devono pagare gli erbaggi ; le greggi provenzali che affittano la bandita, ossia il pascolo riservato, non possono estendere quel pascolo al di fuori di essa, e gli abitanti di Saint-Dalmas-le-Selvage, Isola, Châteauneuf-d'Entraunes et dell’Alta valle Stura non possono taglire il bosco di St. Etienne (ADAM, Sénat de Nice, doc. 01B 0276, [23 avril - 5 mai 1788]).
Nel corso del Trecento il territorio comunale di Vinadio si definisce attraverso la delimitazione dei confini con le comunità vicine di Aisone e di Pietraporzio. L’intervento del baiulo di Valle Stura pone le liti di confine nella procedura della giurisdizione territoriale (ASComune di Vinadio, pergamena n. 3: “compromesso sulle vertenze per i confini tra Vinadio ed Aisone dove vengono segnati i rispettivi confini”, [5 gennaio 1328]; pergamena n. 4: procure per transare controversie sorte sui confini di Vinadio, [11 maggio 1328]; pergamena n. 5, [18 luglio 1328]; pergamena n. 7, Compromissionem inter comunitatem Vinadii et Aisoni [30 dicembre 1356]). I rapporti con Aisone restano molto stretti, poichè vedono i vinadiesi coinvolti nelle spese di ricostruzione (ASComune di Vinadio, pergamena n. 11: “Michele di Lucerna capitano di valle Stura e Demonte prouncia una sentenza arbitrale nella quale stabilisce il contributo dei vinadiesi per la ricostruzione di Aisone”, [14 aprile 1394]). Con Pietraporzio in realtà non si tratta specificatamente di confini territoriali, quanto piuttosto dell’estensione del territorio al controllo dell’alta valle Stura. Infatti fino al 1792, Vinadio considerava la comunità di Pietraporzio una borgata, in ragione del diritto di elezione all’interno delle sue funzioni amministrative, pertanto il suo territorio costituiva un’estensione dei confini politici di Vinadio (v. Mutamenti territoriali).
Una fase Cinquecentesca di ridefinizione della giurisdizione delle comunità è all’origine di una nuova lite territoriale con Aisone. La procedura è quella del piantamento dei confini attraverso le deputazioni comunali (ASComunale Vinadio, pergamena n. 21: “Transazione tra Vinadio e Aisone sulla divisione dei territori”, [21 dicembre 1553]: strumento di ratifica di Aisone, [14 gennaio 1554]; strumento di sindicato di Aisone, [24 giugno 1553]; strumento di ratifica di Vinadio, [14 gennaio 1554 gennaio]; strumento di sindicato di Vinadio, [24 giugno 1553]). Si ha così attestazione della coincidenza dei confini comunali con quelle proprietà, formatesi attraverso la registrazione dei possedimenti degli uomini di Vinadio sul territorio di Aisone. Ciò comporta una esclusione di questi possessori dall’attività amministrativa vera e propria, che fino a quel momento riservava una compartecipazione alla vita politica comunale (ASComunale Vinadio, pergamena n. 23: “Transazione tra la comunità di Vinadio e quella di Aisone concernente proibizione alli particulari di Vinadio possidenti beni sovra le fini di Aisone d'intervenire nel consiglio del medesmo e assistere nelle levazioni di taglia che gli uomini di Vinadio pagheranno grossi tre per ogni fiorino di più di quelli di Aisone”, [6 febbraio 1593]; v. anche mutamenti territoriali, scheda Aisone).
Fonti
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camerale, art. 6, Conti delle Castellanie, valli di Demonte e Stura: Vinadio [1385-1528]
Corte, Scritture della città e provincia di Cuneo,
Cuneo, mazzo 1, fasc. 7: Trattato di pace tra il Marchese Tommaso di Saluzzo, ed il Commune di Cuneo, per cui si sono reciprocamente rimmesse tutte le Offese, e danni hinc inde causatisi. Più detto Commune si è obbligato d'assistere d.to Marchese, e far per esso guerra contro chichesia, alla riserva del Marchese di Monferrato, dell'Abbate di S. Dalmazzo, del Commune del Mondovi, e Commune d'Asti. Più detto Commune ha ceduto al detto Marchese il Castello, e Luogo di Montemalo, e ragioni prettese nel Luogo di Dronero, Val di Majra, Centallo, Castelmagno, e Busca, ed in tutti gli altri Luoghi allora posseduti dal detto Marchese. più detto Commune si è obbligato di pagare al detto Marchese e suoi Superiori un annuo Censo di L.50., reforziate per li Castelli, e Luoghi di ooMonterosso, Pra di Leves, Bernezzo, Vignolo, e Cervasca. Più si è detto Commune obbligato di permettere agli Uomini di Busca di condurre il loro vino in detta Città di Cuneo, ed ivi venderlo. Più di tener aperte tutte le strade tendenti verso il Marchesato di Saluzzo, e render ragione in detta Città a tutti li Sudditi di detto Marchese. E per contro detto Marchese si è obbligato di difendere detto Commune di Cuneo, e per esso far guerra contro chichesia, alla riserva del Marchese di Monferrato, dell'Abbate di S. Dalmazzo, del Commune di Mondovi, de Sig.ri di Lingueglia, e del Commune d'Asti, cedendo a detto Commune tutte Le ragioni spettantegli in Bruza Porcello, Roccavione, Val di Vermenagna, Quaranta, S. Benigno, Caraglio, Valgrana, Monterosso, Pra di Leves, Borgo S. Dalmazzo, Bernezzo, Vignolo, Cervasca, ed altri Luoghi allora tenuti, e posseduti dal detto Commune; E di tener aperte tutte le Strade tendenti verso La detta Città di Cuneo, e render ragione a suoi Sudditi; di non aquistar alcun Dominio, e Giurisdizione in Cuneo, e terre del suo Distretto. Con Investitura a favore di detto Commune in feudo Nobile, e gentile di tutta la Val di Stura con prestazione della Fedeltà[ 7 Luglio 1281].
fasc. 39: Stato del Registro Universale della Città, e Provincia di Cuneo del 1695.
Demonte, mazzo 6 fasc. 2.1: Transazione tra il Marchese Manfredo di Saluzzo, ed Enrico fu Pracado, per lui, suoi fratelli, e cugini, per cui questi hanno ceduto al detto Marchese tutto ciò, che li med.i avevano in Demont, Aison, Sambuco, Pietra Porzio, Pont Bernardo, e Berzezio, e per contro detto Marchese ha ceduto alli detti Cugini il Castello di Vinay, con obbligo di fedeltà [febbraio 1165]. fasc. 15, Franchigie accordate dal Marchese Manfredo di Saluzzo, a favore della Communità, ed Uomini della Valle di Stura da Berzezio inferiormente, cioè Demonte, Vinadio, Pietra Porzio, Ayson, Sambuco [11 febbraio 1231]. fasc. 1.10 Altra ricognozione con simile passata dagli Uomini di Vinadio [17 novembre 1275].
Fasc. 15.3 Altre Patenti di Ludovico 2.do Re di Sicilia di Confirmazione, a' favore d'Antonio Bolleris delle sudette Patenti, Con Dichiaraz.ne, che a' Luogo della Castellania di Saorgio dovesse godere quella di Vinadio [1 luglio 1406].
Vinadio, mazzo 8 fasc. 1: Risposta degli Uomini di Vinadio al Marchese Bonifacio di Monferrato Tuttore del Marchese Tommaso di Saluzzo alla richiesta fattagli di prestare La fedeltà al detto Marchese di Saluzzo, che volentieri quella presterebbero, se non avessero timore degli Uomini di Cuneo, da qual tenevano in pegno li redditi di detto Luogo, li quali s'offerivano di rimetter al detto Marchese [1 luglio 1250].
fasc. 2: Riccognizione della Comm.tà di Vinadio verso il Marchese Tommaso di Saluzzo, in cui dichiara spettar al detto March.e La total Giurisdizione, Contito, mero e misto impero, Successioni, accensamenti, pene, e bandi, con prestazione della fedeltà [17 novembre 1275].
fasc. 3: Patenti del Duca Carlo Emanuele di Donazione, ed Infeudazione, a favore di Filippo, e Ludovico fratelli Deforni fù Antonio, de' feudi, e Luoghi di Vinadio, Sambuco, Issone, Pietraporzio, e Pombernard, Giurisdizione, beni e redditi feudali da medesimi, dippendenti, per essi, Loro Eredi, e discendenti Maschj, e chi avrà causa da loro, in feudo nobile, antico, avito, e paterno, col titolo di Contado prima, e seconda cognizione, e facoltà di poterne disporre delli 22 Luglio 1615. Coll'Interinazione Camerale delli 3 ottobre detto anno fatta in seguito a giussione di detta S.A. delli 26 settembre medesimo anno [22 luglio 1615].
fasc. 4: Investitura Concessa dal Duca Carlo Emanuele a Filippo, e Ludovico fratelli Deforno fù Antonio, de' feudi, e Luoghi di Vinai, Sambuco, Issone, Pietraporzio, e Pombernardo, Giurisdizione, beni e redditi feudali da medesimi dippendentia, alla forma, e mente della Donazione, ed Infeudazione [5 novembre 1616].
fasc. 5: Investitura concessa dal Duca Vittorio Amedeo, a favore del Marchese Ludovico Forni della terza parte de' feudi, e Luoghi di Vinadio, Sambuco, Issone, Pietraporzio, e Pombernardo, Giurisdizione, beni, e redditi feudali da medesimi dippendenti, alla forma, e tenore dell'Infeudazione delli 22. Luglio 1615. [17 gennaio 1635].
fasc.6: Atti nella Causa di D. Carlo Filippo, e Ludovico Forni, contro le Communità Della Valle di Stura, cioè Vinadio, Sambuco, Isone, Pietraporzio, e Pombernardo, per riguardo alle Cavalcate personali date, o sian Late, Stipendio del Giudice, Bandi campestri, Elezione del Bailo, ed intervento de' Giudici ne' Loro consegli 1620. in 1626. [1620-1626].
fasc. 7: Consegna fatta dalla Communità di Vinadio de' Molini, Forni, Alpi, Boschi, Paratore e Gabella di detto Luogo [24 dicembre 1625].
fasc. 8: Manifesto di Giacomo Bagnis, di Nottificanza della ridduzione per esso fatta del feudo, e Luogo di Vinadio devoluto al Reggio Patrimonio per la morte del Prencipe Maurizio di Savoja, con una nota al piede de' beni caduti in detta ridduzione[22 ottobre 1657].
fasc. 9: Atti seguiti nanti La Reggia Camera tra il Patrimoniale, e la Marchesa Antonina Maria Vedova del fù Marchese Ludovico forno, per la consecuzione delle sue ragioni dotali sovra li feudi della Valle di Stura Soprana, che furono permutati tra esso fù suo Marito ed il Prencipe Morizio di Savoja. [1658].
fasc. 10: Tre affittamenti del Pedagio di Vinadio, allora posseduto dalla Principessa Ludovica Maria di Savoja, assieme alla Tariffa per L'esazione del medesimo delli 7 Settembre 1659, 9 Agosto 1661, ed 13 settembre 1661 [1659-1661].
fasc. 11: Visita del Palazzo esistente nel Luogo di Vinadio, proprio della Principessa Ludovica Maria di Savoja [2 novembre 1662].
fasc. 12: Accordo tra La Principessa Ludovica Maria di Savoja, e le Communità di Vinadio, Aysone, e Pietraporzio, per L'augumento monetale de' Ducati da detta Communità dovuti [10 agosto 1664].
fasc. 13: Pianta delle Fabbriche de' Bagni di Vinadio, s.d.
Paesi a per B, Vinadio, mazzo 1J: Vendita fatta dal Marchese Ludovico Forno di Ferrara col consenso di Cristiana di Francia Duchessa di Savoja a favore del Principe Maurizio di Savoja delle due parti delle tre dei feudi, giurisdizioni, beni, e redditi, e ragioni al medesimo spettanti nei Luoghi di Vinadio, Sambuco, Aisone, Petra Porco, e Pombernardo in titoli di Contado; come altre della terza parte del Feudo, giurisdizione, beni, redditi, e Ragioni dal medesimo posseduti nelli Luoghi di Berzesio, ed Argentera in titolo di Marchesato, pel prezzo quanto al Marchesato per la sud.a 3.a parte, di L. 4666. pagabili come ivi, e quanto al Contado per le sud.e due 3.e parti, di ducatoni 2333. [15 Maggio 1648]. Con una Memoria relativa.
Archivio Storico Comunale – Vinadio, Pergamene antiche:
n. 1, “Gabella del signore di Centallo. Valle di Stura sottana”, s.d.
n. 2, “Controversia tra Vinadio e Isola per stabilire i rispettivi confini”, [23 settembre 1307];
n. 3, “compromesso sulle vertenze per i confini tra Vinadio ed Aisone dove vengono segnati i rispettivi confini”, 5 gennaio 1328;
n. 4-5, “procure per transare controversie sorte sui confini di Vinadio. Baiuolo di Valle Stura, Berardo Lanterno, [11 maggio 1328]; [18 luglio 1328];
n. 6, “procura generale ad littes et a negotia fatta dalla comunità di Vinadio a favore di Ferando e Durando Ajmando”, 18 luglio 1339;
n. 7, Compromissionem inter comunitatem Vinadii et Aisoni, [30 dicembre 1356];
n. 8, “La regina Giovanna contessa di Provenza e Piemonte per supplica della comunità di Vinadio e val di Stura dispone che vengano estese a queste terre i privilegi e le prerogative delle altre terre del contado”, [10 febbraio 1377];
n. 9, “ Dedizione della comunità di Vinadio e patti seguiti tra li serenissimi principi di Savoia e detta comunità esprimente anche principalmente la facoltà per l'elezione dei sindaci e per la comunità di Pietraporzio” [7 ottobre 1388];
n. 10, “Copia del privilegio che sua Eccellenza non può vendere né alienare Vinadio”, [1393];
n. 11, “Michele di Lucerna capitano di valle Stura e Demonte pronuncia una sentenza arbitrale nella quale stabilisce il contributo dei Vinadiesi per la ricostruzione di Aisone”, [14 aprile 1394];
n. 12, “Controversia tra la comunità di valle Stura superiore e Ludovico Bolleri signore di Demonte e Roccasparvera per il pedaggio dal quale le comunità dichiaravano di essere esenti per privilegio concesso dalla regina Giovanna D'Angiò”, [15 nov 1427];
n. 14, “pezza riguardante come si debba amministrare la giustizia nella valle di Stura e territori di Barcellona”, [16 gennaio 1447];
n. 17, “Il duca Amedeo di Savoia ordina ai suoi ministri e governatori di osservare le concessioni fatte in favore della comunità di valle Stura soprana”, [15 luglio 1466];
n.18, “SA serenissima duchessa Jolant conferma i privilegi, le consuetudini e le immunità della comunità di Vinadio”, [13 marzo 1473];
n. 19, “Convenzione tra la comunità di Vinadio et altre della valle di Stura per agire occorrendo e contribuire comunemente nelle spese per sostenere li loro privilegi ed immunità con lettere patenti della duchessa Jolant”, [27 marzo 1474] di permissione per le congreghe in consilio senza intervento del Baiulo o Podestà, [13 aprile 1474];
n. 20, “transazione tra la comunità e mons l'arcidiacono della metropoli di Torino per la fissazione delle decime”, [7 agosto 1511];
n. 21, “Transazione tra Vinadio e Aisone sulla divisione dei territori”, 21 dicembre 1553; -rattifica Aisone e Vinadio”, [1-14 gennaio 1554]; Strumento di sindicato di Aisone e Vinadio, [14-24 giugno 1553];
n. 22, “recognitio facta per communitatem et homines Vinadii cum instrumento iuramenti fidelitatis prestiti e col privilegio della gabella delle merci di Vinadio”, [10 ottobre 1567];
n. 23, “Transazione tra la comunità di Vinadio e quella di Aisone concernente proibizione alli particulari di Vinadio possidenti beni sovra le fini di Aisone d'intervenire nel consiglio del medesmo es assistere nelle levazioni di taglia che gli uomini di Vinadio pagheranno grossi tre per ogni fiorino di più di quelli di Aisone, [6 febbraio 1593].
BRT (Biblioteca Reale di Torino), Storia patria n. 855, Brandizzo 1753, cc. 190-206.
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Provincia di Cuneo, cartella 248.
Archives Départementales Alpes Maritimes – Nice St. Augustin
Sénat de Nice:
Doc. 01B 0162 - l'inféodation avec le titre de comte pour les frères Carlo Emanuele, Filippo et Ludovico Forni des lieux de Vinadio, Sambuco, Pietraporzio et Pombernardo dans la vallée de la Stura [22 juillet 1615 - 25 février 1617].
Doc. 01B 0168 - l'inféodation des fiefs et juridiction des lieux de Vinadio, Aisone, Pietraporzio et Ponte San Bernardo et d'un tiers du fief de Sambuco en faveur du comte Gaspare Giacinto Levrone [28 mars 1672 - 28 mars 1676].
Doc. 01B 0163 du 18/01/1619 au 03/12/1624 - l'inféodation des lieux de Bersezio et Argentera, dans la vallée de la Stura, avec le titre de marquis, en faveur des comtes Carlo Emanuele, Filippo et Ludovico Forni [12 février 1616 - 18 janvier 1624].
Doc. 01B 0276 du 26/04/1788 au 21/11/1788 - l'interdiction faite aux habitants de Saint-Étienne de faire paître leurs troupeaux sur un terrain sans payer le droit d'herbages, aux bergers provençaux de s'étendre en dehors de la bandite affermée et aux particuliers des lieux de Saint-Dalmas-le-Selvage, Isola, Châteauneuf-d'Entraunes et de la vallée de La Stura supérieure de couper des bois dans les forêts de Saint-Étienne [23 avril - 5 mai 1788].
Doc. 01B 0423 - Dossiers de procédure relatifs aux affaires suivantes : - le " giudizio di concorso " institué par l'abbé Antonio De Orestis à l'encontre des créanciers et ayants droit sur l'hoirie de l'avocat Onorato Blanchi de feu le sénateur Giacomo, parmi lesquels Bartolomeo et Francesco père et fils Cacciardi, le trésorier Bartolomeo Morraglia, l'avocat Gio. Francesco De Orestis et le couvent des Pères augustins déchaussés de Nice, contenant notamment les actes débutés par supplique présentée par Onorato Blanchi le 22 avril 1723 à l'encontre du comte Carlo Filippo Maria Levrone de Vinay en tant qu'héritier du comte Pietro Giovenale Levrone, originaire de Fossano, habitant à Nice, concernant le paiement de la dot due au sénateur Giacomo Blanchi et à son épouse Maria Caterina Traversagna, les pièces comptables concernant d'une part les époux Blanchi et d'autre part les soeurs Dorotea, Francesca et Margherita Traversagna et une transaction de 1715 entre Onorato Blanchi et l'avocat Giacomo Barralis pour la succession de Margherita Traversagna veuve Levrone (juin 1732), 1 registre
Ni Mazzo 014 Mazzo 14 - Barcelonnette 3 - Privilège accordé par le duc de Savoie, à la communauté de Barcelonnette et à ses dépendances Val des Monts, Stura, Vinadio, pour la nomination du capitaine et des autres fonctionnaires locaux ainsi que pour l'exercice de leurs fonctions. [22 mai 1446]
Ni Mazzo 006 Mazzo 6 (microfilm 02mi 050/001). Protocolle contenant les hommages rendus par les communautés et feudataires du comté de Nice à Jacques de Bussy, gouverneur de Nice, commis à cet effet par Philippe II, duc de Savoie : F° 6. "Homagium comunitatum Vallis Sturane" (Vallée de la Stura) [1496].
Ni Mazzo 057 Mazzo 57- Comté de Nice 1 - Procurations données par les communautés, "oppida et pagi", du comté de Nice et du pays de terre neuve de Provence adjacent, à Louis Comel et Charles Olilivier, à l'effet de comparaître devant les députés commis sur les différends existant entre le roi de France, comme héritier des comtes de Provence, et le duc de Savoie, Emmanuel Philibert, avec mission de déclarer qu'elles n'entendent reconnaître d'autre souverain que le duc de Savoie [20 janvier 1562]. Les communautés qui ont donné cette procuration sont : Nizza, Alos, Archa, Aysone, Belvedere, Bersezio, Barcellona, Bollena, Breglio, Castellar, Clans, Contes, Castelnovo, Cigala, Entraunes, Giausier, La Torre, Lensola o sia Isola, Lantosca, Lauset, Lucerame, Mayronas, Méolans e Revello, Pietra Porzio, Pigna et Buggio, Peglia, Pogetto, Rocca e Bollena, Roccabigliera, Roccasterone, Saorgio, S. Dalmazzo, S. Paolo, S. Steffano, Sambucco, S.Martino, Sospello, S. Dalmazzo il Selvatico, S. Agnes, S. Martinetto, Tornosio, Vinadio, Utelle, Venanzone, Villafranca, Villanova.
Intendance générale de Nice,
Doc. L 0018 Institution du département des Alpes-Maritimes.
Art. V.- Le district de Puget-Théniers, est confiné au levant par le Var, la Tinea, le torrent de Robion et les montagnes de Vinai, et de la vallée de Stura, au midi par l'Estéron, au couchant par le département des Basses-Alpes, et au nord par le même département et par les montagnes de l'Argentière. [28/03/1793].
Doc. L 0123 du An IV au An VII, "Extrait du traité conclu entre la République française et S. M. Ie Roi de Sardaigne, le 26.floréal an IV de la République".
- 13° La source de l'Ubayette et de la Stura.
- 14° Les montagnes qui sont entre les vallées de Stura et de Gesso, d'une part, et celles de Saint-Etienne ou Tinée, de Saint-Martin ou Vésubie, de Tende ou de Roya, de l'autre part.
Bibliografia
AAVV, Les alpes maritimes et la frontière. 1860 à nos jours. Ruptures et contacts, Actes du colloque de Nice 11-12 janvier 1990, sous la direction de Maryse Carlin et Paul-Louis Malaussena, Nice 1992, in particolare :
De Poorter S., La frontière de 1947 et le partages des biens communaux frontaliers 1947-1963, ivi, fpp. 95-126.
Adami V., Storia documentata dei confini del regno d’Italia, Vol. I, Confine italo-francese, Roma, Stabilimento poligrafico per l’Amministrazione della Guerra, 1919, pp. 456 con carte e piani
Barbero A., Il ducato di Savoia. Amministrazione e corte di uno stato franco-italiano (1416-1536), Roma-Bari 2002.
Berra L., Riordinamento delle diocesi di Mondovì, Saluzzo, Alba e Fossano ed erezione della diocesi di Cuneo (1817), in «BSSSAACn», 36 (1955), pp. 18-59.
Bordone R., Un tentativo di «pricipato ecclesiastico» tra Tanaro e Stura. Le trasformazioni bassomedievali del comitato di Bredulo, in Le strutture del territorio fra Piemonte e Liguria dal X al XVIII secolo, a cura di A. Crosetti, Cuneo 1992, pp. 121-140.
Comba R., Commercio e vie di comunicazione del Piemonte sud-occidentale nel basso medioevo, in «BSBS», 74 (1976), pp. 77-144.
Casiraghi G., L’arcidiacono della Chiesa torinese, in L’organizzazione ecclesiastica nel tempo di S. Guido. Istituzioni e territorio nel secolo XI, atti del convegno Acqui Terme, 17 e 18 settembre 2004, a cura di S. Balossino e Gian Battista Garbarino, Genova 2007, pp. 199-217.
Corino P.G., Valle Stura fortificata, Borgone (TO) 1997.
Gli Angiò nell’Italia nord-occidentale (1259-1382), a cura di R. Comba, Milano 2006:
- Grillo P., Un dominio multiforme. I comuni dell’Italia nord-occidentale soggetti a Carlo I d’Angiò, p. 31-103.
Guglielmotti P., Comunità e territorio, Roma 2001.
idem, L’incidenza dei nuovi comuni di Cuneo e Mondovì nel Piemonte meridionale del Duecento, in «Società e Storia», 67 (1995), pp. 1-44.
Il Santuario di S.Anna di Vinadio, Associazione Primalpe, 2007.
Lombardi G., I comuni della provincia di Cuneo nello stato sabaudo, problemi evolutivi delle autonomie locali, BSSSAACN, 89 (1983), pp. 73-97.
Palmero B., Una fonte per lo studio del territorio. Il Commissariato agli Usi Civici, in «Quaderni storici », 2007/2, pp. 549-590.
Pietraporzio. Momenti di storia in alta Valle Stura, (a cura di Mario Cordero e Stefano Martini, Corall 1991, p. 255.
Terre de Marche, « Patrimoines du Haut-Pays », n.8/2007 :
Otho A., Les litiges frontaliers franco-italiens de 1861 à 1940 en Tinée et haute Vésubie, pp. 20-45.
- Les conséguence du traité de la frontière franco-italienne sur la géstion de la commune de Saint-Martin Vésubie de 1919 à 1941, pp. 104-116.
Venturini A., Episcopatus et Bajulia. Note sur l’evolution des circonscriptiona administratives comtales au XIIIe siècle: le cas de la Provence orientale, in Territoires, seigneuries, communes.
Les limites des territoires en Provence
. Actes de la 3ème journées d’histoire de l’espace provençal, Mouans-Sartoux, 19-20 avril 1986, Mouans-Sartoux 1987, pp. 61-140.
Descrizione Comune
Vinadio
     La forma del territorio comunale di Vinadio risulta nel Quattrocento definita da tre valli alpine che si incontrano lungo la valle Stura. Il nucleo principale del borgo di Vinadio si distingue infatti entro una conca a monte della Stura, a confluenza del vallone di Neraissa con quelli di Rio Freddo e Sant'Anna. Nell’alta valle abbiamo inoltre i principali insediamenti abitati dipendenti da Vinadio (Planche, S. Bernolfo e Bagni), collocati rispettivamente all’origine dei valloni di S. Bernolfo e dell’Ischiator, attraverso cui il territorio di Vinadio si estende a sud, fino al fronte alpino dell’Argentera.
La stabilità della conformazione del territorio alpino è certo il risultato di uno sforzo, che si distingue proprio nel corso del Quattrocento, quando la comunità di Vinadio si rivolge ai poteri sovralocali per mantenere i privilegi di transito e giurisdizione concessi dalla dominazione angioina (v. Mutamenti distrettuali). In questa fase la definizione di un potere territoriale del comune di Vinadio porta a concentrarsi sulla parte alta della valle Stura. I contorni amministrativi di una bassa e alta valle avevano tracciato innanzitutto un confine tra Vinadio e Demonte, che fino a quel momento si erano affannati per mantere un’autonomia rispetto alle ingerenze di Cuneo nel controllo dell’intera valle. D’altra parte l’individuazione dell’alta valle aveva sancito il predominio amministrativo di Vinadio rispetto ad Aisone e a Pietraporzio, attraverso cui il comune estendeva il controllo alle diramazioni sud-occidentali dello Stura (vallone di Pontebernardo e del Piz).
Il territorio comunale si presenta meglio come il risultato del processo storico di definizione dei possedimenti alpini lungo le valli. In questo senso, la dimensione locale fa emergere le forme divergenti del controllo del territorio. La dominazione angioina ad esempio aveva elaborato negli atti di dedizione una dichiarazione di gestione dei beni comunali, come regalie, tali da favorire fedeltà personali anche non municipali (Rao 2006, p. 146). Pertanto quando Vinadio nel 1275 giurava fedeltà ai marchesi di Saluzzo, a livello analitico locale possiamo far emergere quei legami di potere che si rinsaldano sul territorio, sulla base della ricognizione dei beni degli uomini e della comunità. Così intorno a gruppi, ma anche intorno a funzioni pubbliche e diritti territoriali si snoda tra Quattro e Cinquecento la contrattazione successiva di Vinadio, sia nei termini di privilegio che in quelli di affermazione giurisdizionale o amministrativa rispetto ai poteri sovralocali. Ancora nella ricognizione del 1625 (AST, Vinadio fasc. 7: Consegna fatta dalla Comunità di Vinadio de' Molini, Forni, Alpi, Boschi, Paratore e Gabella di detto luogo [24 dicembre 1625]) l’approccio topografico alle risorse consente di controllare la differenza tra le comunanze e i beni consegnati per far fronte alle tassazione sabauda. In questo caso la gran parte dei pascoli e dei boschi risulta estranea all’indebitamento comunale seicentesco. A partire da fine Settecento l’integrazione ai beni patrimoniali dei territori boschivi, e in seguito pascolativi, corrisponde a una nuova gestione da parte del comune, che infatti ne dispone tanto per la vendita che per l’appalto pubblico (Vivier 1998, p.186-213, v. anche ASC Vinadio). In questa fase si consolida la forma alpina del territorio di Vinadio, che travalica la linea di cresta, sia rispetto alla valle dell’Ubayette che rispetto al vallone di Chastillon (vallée de la Tinée). Ritengo quindi che l’approccio topografico al materiale documentario conservato attualmente in comune, quale il Registro degli atti per taglio boschi [1737-1738] e l’Inventario dei beni patrimoniali [1737-1795] potrebbe dare sviluppi proficui allo studio storico della morfologia dello spazio alpino, così come rispondere al problema storiografico della costruzione dei territori comunali, intrecciando i rapporti di forza con il governo delle risorse alpine. Quell'inerzia morfologica che abbiamo sottolineato nella stabilità plurisecolare di uno spazio alpino rivela così il suo sforzo di conservazione e di tutela, nella capacità di negoziazione territoriale e di regolamentazione degli usi locali.
Se spostiamo l'attenzione alle fonti documentarie dell’archivio storico comunale, le forme del possesso e di uso dello spazio forestale assumono nella divisione dei territori tra Isola e Vinadio dei primi del Trecento una dimensione transfrontaliera, rimarcata quindi nel 1860 dall'erezione del confine alpino nazionale. In altri termini, le strategie di attivazione e di uso delle risorse, così come le forme di quei possessi hanno saputo mantenere e adattare nel lungo periodo una morfologia dello spazio che travalica i confini assunti nei versanti alpini comunali. L'espressione plurisecolare di uno spazio immemoriale è frutto altresì della negoziazione dei rapporti di forza tra i poteri del territorio e della capacità locale di regolamentare l'accesso e l'uso delle risorse alpine. 
Sull'altro fronte vallivo, il passaggio a forme diverse di gestione delle risorse locali scandisce la perdita di segmenti del territorio comunale di Vinadio. La separazione e la configurazione di due gruppi amministrativi distinti nelle comunità di Vinadio e Aisone attraversa una fase critica nel corso del Trecento, tanto che l’autorità pubblica impone a Vinadio nel 1394 l’ordine di partecipazione alla costruzione di Aisone (v. qui liti territoriali e anche scheda Aisone). La valle della Valletta si definisce territorio di Aisone però solo a fine Cinquecento, quando appunto il sistema di tassazione piemontese consente di assoggettare i domini di Vinadio alla giurisdizione del luogo di Aisone e di estromettere i possessori del luogo da quel consiglio comunale (v. qui liti territoriali e anche scheda Aisone). Così nella valle della Valletta di Aisone emerge una compartecipazione dei possessori di Vinadio all’amministrazione comunale del territorio di Aisone.
L’autonomia comunale di Pietraporzio ridimensiona il controllo di Vinadio a sud-ovest della valle e inaugura un problema storiografico, ossia quello della riorganizzazione amministrativa dell’alta valle Stura, che in età rivoluzionaria ridefinisce i termini possessori delle risorse alpine (v. mutamenti territoriali).
La comunità di Vinadio nelle prime attestazioni appare coesa intorno alla parrocchia, mentre gli uomini sono i protagonisti dei giuramenti di fedeltà verso il marchese di Saluzzo tra XII e XIII secolo. Nei rapporti feudali e militari possiamo intravedere gruppi di potere che si definiscono nel castello di Vinadio e nei Procardo, signori del luogo; nei diritti feudali sul luogo di Vinadio e di Demonte. Poi, nei confronti dell’autorità angioina nel corso del Trecento, la comunità di Vinadio evidenzia gruppi possessori di rilievo, che si connotano per gli interessi verso dei segmenti del territorio comunale. Questi portano da una parte alla divisione del vallone di Chastillon con quelli di Isola; nell’alta valle invece a forme di compartecipazione politico-amministrativa rispetto alle risorse alpine delle valli che confluiscono nello Stura. Mentre nello stesso periodo, emerge un’altra struttura di gestione delle risorse alpine meridionali intorno al complesso montuoso dell’Argentera: un’ospizio, attestato nella valle dell’Orgials. Nella stessa area erano operanti in modo analogo distinte strutture ospitaliere, facenti capo alle comunità di Entracque e Valdieri (v. schede Entracque e Valdieri).
Tra Quattro e Cinquecento la comunità del luogo di Vinadio si prospetta invece come l’interlocutore privilegiato dei poteri sovralocali per garantire l’egemonia sull’alta valle, a contrastare l’ingerenza economico-fiscale di Cuneo, individuata come città chiave della riorganizzazione amministrativa di questa zona alpina piemontese. La città di Cuneo costituisce indubbiamente un soggetto incisivo nel dare al territorio di Vinadio l’impronta viaria e di collegamento ad ovest, verso le terre di Provenza e la Francia. Nel corso del Medioevo infatti la città di Cuneo dimostra una forte ambizione di controllo dei pedaggi ed esercita un’alta concorrenza nelle trattative condotte con i poteri territoriali per far convergere nel fondovalle il traffico di merci diretto verso l’Astigiano e l’area lombarda (Provero 2007, p. 131-32). Durante il periodo di espansione della dominazione angioina nell’Italia nord-occidentale gli interessi commerciali di Cuneo, Alba e di altri centri limitrofi vennero dirottati dai preesistenti rapporti con la riviera di Ponente e con Genova verso le nuove relazioni con Nizza e con la Provenza. In particolare tra Due e Trecento gli Agioini ottennero il controllo del sale e passarono dagli accordi economici alle convenzioni politiche (Comba 2006). In questo senso il territorio di Vinadio si predispone a tenere saldamente il controllo sull’alta valle Stura e consolida il dominio sui valloni sud-occidentali con l’insediamento delle sue principali borgate. A questo proposito possiamo sottolineare la crescita della borgata di Bagni, rivolta appunto verso il transito franco-provenzale, che nel corso del Settecento è attestata come seconda parrocchia di Vinadio.
Nella definizione del territorio alpino di Vinadio non va dimenticata la giurisdizione dell’antica abbazia di Pedona, che aveva in valle Stura le sue pendici possessorie (Giacchi 1976, p. 430-39). In seguito, crebbe l’importanza della pieve di Demonte in ragione dello sviluppo di un confine tra la diocesi di Torino e il distretto vescovile di Asti, in espansione nel corso del Duecento. Dopo l’istituzione della diocesi di Mondovì nel 1388, la documentazione attesta una giurisdizione dell’arcidiacono di Torino nella parrocchia di S. Fiorenzo di Vinadio (Casiraghi 2007).
Tutto il tratto del territorio alpino sud-occidentale è sottoposto a maggior tensione rispetto ai confini nord-orientali, che si dimostrano più stabili forse in relazione a realtà politico-territoriali meglio definite, come Demonte ad esempio.
Gli elementi naturali interagiscono in maniera importante con lo sviluppo e il consolidamento del territorio alpino di Vinadio, in particolare i boschi e i pascoli. Mi sembra però che la morfologia del territorio ci indichi anche l’acqua come elemento determinante la conformazione di un dominio territoriale. La comunità infatti risulta coesa nel controllo delle valli che confluiscono nel torrente Stura con i rispettivi corsi d’acqua.
Al territorio comunale non appartengono isole amministrative.