Monticello d'Alba

AutoriCastellani, Luisa
Secondary AuthorsFiore, Alessio
Anno Compilazione1996
Anno Revisione2013
Provincia
Cuneo
Area storica
Roero
Abitanti
2216 [ISTAT 2011].
Estensione
Ha. 1013 [ISTAT] 2011; ha. 1066 [SITA].
Confini
Il territorio comunale confina a settentrione con Sommariva Perno e Corneliano d'Alba; a sud-est con Alba, a meridione con Santa Vittoria d'Alba; a ovest con Pocapaglia.
Frazioni
Villa, Borgo, Sant'Antonio, Grillo-Pace, Marendoni, Pautassi, Soria, Valdozza, Casale (o Casà). Vedi mappa.
Toponimo storico
Montixel (1171) [A.S.T. Corte, Paesi per A e B, M, mazzo 30, n. 1]; Monticelli (a, 1824)  [n. 7]. Divenuto Monticelli Alba per R.D. 1025 del 4 dicembre 1862, assunse la forma attuale, Monticello d'Alba. nel 1878 [R.D. 4416]. "Monticellus" [Casalis 1843, vol. XI, p. 318].
Diocesi
Diocesi di Asti nel medioevo [Molino 2008]. Dal 1814, in occasione del riassetto dei confini diocesani, diocesi di Alba.
Pieve
L'antica chiesa di San Ponzio compare per la prima volta nel 1041 [Assandria (a cura di) 1904, doc. 323]. nell'elenco del cattedratico di Asti del 1345 la chiesa è nominata come direttamente dipendente dalla cattedrale e non è sottoposta a pieve, a sottolineare il particolare ruolo di Monticello come centro direttamente dipendente dal potere vescovile astigiano [Bosio 1894, p. 521].
Altre Presenze Ecclesiastiche
San Dalmazzo di Ninzolasco (ora scomparsa, ma identificabile con il sito dell'attuale cascina Monastero) è menzionata per la prima volta nel 1111 [Assandria (a cura di) 1904, doc. 213); fondato e dipendente da San Dalmazzo di Pedona, nel 1152 e con conferma di papa Eugenio III passò all'abbazia di Breme, che controllava anche il vicino centro di Pollenzo [Bollea (a cura di) 1933, doc. 98; vd. anche scheda Bra]. Dal Trecento il monastero entrò progressivamente sotto il controllo della famiglia Roero, parallelamente allo sfaldarsi del suo dominio territoriale. Un registro dei fitti dovuti alla chiesa di San Dalmazzo di Ninzolasco è conservato nell'archivio dei conti Roero di Monticello, che, dal 1540, ottennero il possesso del priorato e il diritto di giuspatronato [A.R.M., Mazzo 1, n. 3 (a. 1517); Molino e Soletti 1984, p. 114].
     La chiesa di Santa Maria di Piazza (oggi intitolata all’Immacolata Concezione e a San Ponzio), nella villa, presso del castello dei Roero, è attestata per la prima volta nel 1391 [A.R.M., Mazzo 57, fasc. 9] e nasce probabilmente come oratorio per rispondere ai bisogni della popolazione che risiedeva nell’insediamento di sommità, troppo distante dalla vecchia chiesa di San Ponzio, situata nel sito del vecchio insediamento, nei pressi del piano. Nel 1585 risulta ancora come oratorio, anche se vi si svolge attività di cura d’anime [Ferro (a cura di) 2004]; solo nel Seicento diviene parrocchia [Ferro (a cura di) 2004; Molino 2008, p. 108 sg.]. Alla fine del Cinquecento, con il progressivo riflusso degli abitanti verso l’area di pianura (dove non erano più presenti chiese agibili),  sorge una chiesa intitolata a Santa Maria (del Piano, oggi intitolata alla natività di Maria Vergine), che diviene sempre più importante con il crescere dell’insediamento di pianura, fino ad acquisire diritti parrocchiali nel 1806 [Molino 2008, p. 113 sg.]. Nella località di Casale sorge invece, verso la fine del Seicento, la chiesa di San Grato per provvedere ai bisogni religiosi degli abitanti della zona [Molino 2008, p. 115 sg.].
     Nei secoli centrali del medioevo, nell’area di pianura erano presenti due altre chiese, successivamente scomparse:  San Giovanni de Strata [Milano (a cura di) 1903, doc. 21 (a. 1190)] e San Pietro de Brolio [Assandria (a cura di) 1904, 190, doc. 114 (a. 1178)].
Assetto Insediativo
La vicenda insediativa di Monticello è ben documentata e piuttosto complessa. Costituisce un punto di osservazione interessante per comprendere i mutamenti sociali e politici che interessano la vicenda della località. Nell’alto medioevo, l’insediamento era situato relativamente vicino all’area di pianura, nei pressi della chiesa di San Ponzio “vecchio”. Il toponimo Castellasso, che indica un piccolo colle nei pressi della chiesa, è stato identificato, correttamente con il sito originario dell’insediamento. Nell’area più prossima alla piana fluviale del Tanaro erano situate altre chiese (poi scomparse), corrispondenti ad altri nuclei insediativi. Lo spostamento dell’insediamento in zona sommitale (l’attuale Villa) avvenne probabilmente nel corso dell secolo XI, per ragioni difensive; il castello di Monticello era infatti il principale avamposto del potere vescovile astigiano in un’area caratterizzata dalla concorrenza di poteri diversi [Molino 2008].
     Dal secolo XVI si assiste a un progressivo riflusso della popolazione verso l’area di pianura. La crescente importanza degli insediamenti nel piano dà vita anche a conflitti di natura cerimoniale e processionale contro la Villa, che domina ancora la vita politica locale, sia per la presenza del signore sia per il controllo esercitato sul consiglio da parte delle famiglie che vi risiedono [Molino 2008].
     All’inizio dell’Ottocento, con la concessione della dignità parrocchiale alla chiesa di Santa Maria del Piano, si può ritenere compiuto il sorpasso dell’insediamento di pianura rispetto a quello di altura. La stessa sede comunale, in precedenza situata nella parte alta del paese, è stata infine spostata a metà anni Novanta del secolo XX dalla Villa alla pianura, sancendone ufficialmente la preminenza.
Luoghi Scomparsi
Nell'attuale territorio di Monticello, nei pressi della cascina Monastero, sorgeva, fin dal 1007 [Gabotto (a cura di) 1903, doc. 136], la località di Ninzolasco, ora scomparsa. Nel medioevo, essa occupava un'area piuttosto estesa a ovest di Monticello, dal torrente Mellea fin verso San Giuseppe di Sommariva Perno [Molino e Soletti 1984, p. 116]. Il suo territorio venne smembrato e accorpato in parte a Sommariva Perno e in parte a Monticello per via di acquisti e passaggi di proprietà effettuati nel corso del Duecento [Gabotto (a cura di) 1912, doc. 144 e Gabotto 1892, p. 156]. La località esisteva ancora nel 1387, quando è attestata una ruata Ninzolaschi [A. R.M.], ma nei secoli XVI e XVII è solo una ‘regione’, i cui abitanti dipendono in gran parte dal monastero di Breme [Molino e Soletti 1984, p.116], e tale appare ancora nel catasto del 1770. Ancora sul finire del Settecento, un Roero di Monticello, canonico della Cattedrale di Torino, portava il titolo di Abate di Ninzolasco [Bernocco 1925, p.239; vd. anche scheda Sommariva Perno]. Nei pressi della chiesa di San Ponzio “vecchio” sorgeva inoltre, con ogni probabilità, nel luogo detto “castellasso” il sito originario del villaggio di Monticello [Molino 2008].
     Nell’attuale territorio di Monticello il comune di Alba promosse, nei primi anni del Duecento, la fondazione di una villanova. Il tentativo abortì rapidamente per la resistenza dei poteri locali, ma il sito dove doveva sorgere il centro è ancora indicato dal toponimo “Villanova” [Molino 2008]; l’assenza di scavi archeologici non consente di comprendere fino a che punto il progetto si sia tradotto nella pratica.
Comunità, origine, funzionamento
Nel 1190, gli uomini di Monticello appaiono istituiti in comunità relativamente autonoma, capace di stipulare un patto politico e commerciale con il vescovo di Asti e con il comune di Alba, che garantiva loro aiuto militare e un castellano di origine albese [Milano (a cura di) 1903, doc. 121). Successivamente, la forte presenza vescovile in loco impedì un autonomo sviluppo istituzionale della comunità, alla quale fu imposto un castellano nominato dal presule. Alcune consuetudini furono però concordate fra la comunità e il vescovo Giacomo della Porta nel 1227 e confermate nel 1266 [A.R.M., Mazzo 27]. Nel 1227 la comunità aveva già la forma istituzionale del comune ed era rappresentata da consoli. All’epoca i margini di libertà della comunità e le prerogative sui beni appaiono piuttosto ampi se paragonati con altre comunità dell’area. Questa situazione di (relativo) privilegio pare invece deteriorarsi più avanti, a partire almeno dai primi decenni del Trecento, già prima dell’acquisizione da parte dei Roero, con un irrigidimento delle prerogative signorili.
     Considerata la rilevanza strategica della località, il cui castello positum est in medio aliorum castrorum Episcopatus [Assandria (a cura di) 1904, doc. 108], nelle questioni più importanti -- per esempio, nella lite sui confini con Alba, nel 1332 — era il vescovo stesso, e neppure il castellano, ad agire per comune et homines loci Montixelli, rivelando così la scarsa libertà d'azione della comunità [doc. 102]. Il consiglio tuttavia si radunava per ratificare le decisioni del vescovo [doc. 106]. Gli statuti signorili del 1390 confermavano le funzioni del castellano, al quale venivano demandati i poteri giurisdizionali. Il consiglio di credenza, composto di 20 membri, appare quale elemento istituzionale di incidenza limitata. A esso si affiancavano due sapienti, incaricati di conferire con il signore, quattro factores e un camparius (custode comunale dei campi) [Roero di Monticello 1994].
     Dal 1387 è attestata l’attività della confreria del Santo Spirito (all’epoca già dotata di una propria domus), attiva almeno fino alla fine del Seicento [Molino 2008, p. 135 sg.].
Statuti
Gli statuti più antichi risalgono al 1390, pochi anni dopo l’acquisizione del potere da parte dei Roero, e sono conservati nell'archivio dei conti Roero di Monticello. Ne esiste una trascrizione in Roero di Monticello 1994. Consuetudini erano già in vigore nel 1227, in seguito ad accordi fra la comunità e il vescovo, e vennero confermate nel 1266 [A.R.M., Mazzo 27]. Statuto comuale 2012. Vedi testo.
Catasti
Un consegnamento del 1387 ai Roero, signori di Monticello, [A.R.M., Mazzo 27] ci fornisce quanto di più prossimo a un catasto per l'epoca medievale. Nel 1733, in seguito a quanto stabilito dalla Perequazione generale, l'Intendente di Asti ordinò una ricognizione dello stato dei catasti nelle località di sua competenza. In quell'occasione, la comunità di Monticello dichiarò di necessitarne di uno nuovo, perché quello in uso era così tanto stratificato da rendere difficilissima l'esazione fiscale. Negli anni successivi venne prodotto un catasto descrittivo, con mappa geometrica (1758), reputato tuttavia insufficiente, poiché già nel 1763 il podestà ordinò la redazione di un registro nuovo, terminato nel 1770; a questo si accompagna un Libro dei trasporti in due volumi redatto negli anni immediatamente sauccessivi [A.C.M.].
Ordinati
Sono presenti ad ora nell’archivio comunale (nel 2013 ancora in attesa di riordino e di non agevole consultazione) solo alcuni volumi di Ordinati del consiglio (dal 1672 al 1691 e dal 1693 al 1733) [A.C.M., Cat. 1, Classe 5, fasc. 5, vol. 122]. Tuttavia, nell’Ottocento si segnalava una serie di ordinati comunali dal 1596 al 1799 [Bianchi 1881].
Dipendenze nel Medioevo
La località fu confermata dall'imperatore Enrico al vescovo di Asti nel 1041 [Assandria (a cura di) 1904, doc. 323] e rimase nei possedimenti del presule per tutto il medioevo. La chiesa era un possesso diretto e i castellani locali la tenevano non come signori ma come rappresentanti vescovili. Dipese feudalmente dalla Chiesa d'Asti (era una delle cosiddette “Terre di Chiesa”) fino al Settecento inoltrato [Molino 2008].
Feudo
Nel secolo XII ne furono castellani i da Govone, ai quali venne concessa dal vescovo di Asti [Assandria (a cura di) 1904-07, doc. 110]. Ma i dissidi sorti per le tendenze autonomiste del casato provocarono un contrasto insanabile: il vescovo, con l'appoggio della vicina Alba, fece assediare il castello; quindi, dopo averne privato gli antichi signori [doc. III], passò l'incarico di custode ad Alberto di Canelli nel 1189. Nel 1237 lo ebbero Bonifacio e Guglielmo di Gorzano. Nel 1280 il comune di Asti acquistò alcune quote di Monticello da Manfredo e Corrado signori di Sommariva Perno [A.S.T., Corte, Paesi per A e B, S., Mazzo 9, Sanfrè, n. 1] Secondo la politica perpetrata in quegli anni dal comune, la località venne ceduta quale pegno di un prestito a Petrino di Santa Vittoria, il quale, nel 1341, lo passò a Pietro Falletti per 704 lire [A.M.C., Mazzo 5, doc. 22 febbraio 1341]. Francesco Malabaila vi figurava come castellano del vescovo nel 1341 [Mazzo 1, n. 37], ma, di fatto, avendo le rendite del luogo, ne era il signore. Suo figlio Baldracco, vescovo di Asti, nel 1350 concesse in enfiteusi perpetua ai propri fratelli e al nipote Ludovico: castrum, villam et homines dicti loci Monticelli cum omni mero et mixto imperio ac iurisdictione omnimoda [Assandria (a cura di) 1904-07, doc. 108], salvo revocare la decisione due anni dopo.
     In realtà, il provvedimento non dovette essere effettivo, se, nel 1362, in una divisione dei beni in seno alla famiglia, Monticello spettava a Ludovico Malabaila. Nel 1376 il castello venne occupato da Percivalle Roero e dai suoi fratelli, filo-viscontei [Mortellaro 1990, pp. 224, 246], che l'avevano acquistata dal legato apostolico Roberto di Ginevra [A.S.T. Corte, Inv. 17, Mazzo 5, Monticello, doc. 1]; l’occupazione venne poi regolarizzata con una concessione feudale da parte del presule astigiano, dietro il versamento di 15000 fiorini (la somma comprendeva anche la concessione di metà di Castagnito [A.R.M., Mazzo 34/1 (a. 1376); Fresia 1994].
     Nel 1422 una Bolla di papa Martino V conferiva a Oddone Roero e ai suoi discendenti il titolo comitale, ricevendone il giuramento di fedeltà l'anno successivo [A.S.T. Corte, Inv. 17, Mazzo 5, Monticello, docc. 2 e 3]. Nel 1434 Giovanni Percivalle Roero fece aderenza al duca Amedeo di Savoia [doc. 4]. Dopo una lunga lite fra Giulia ed Elena, figlie del defunto conte Filippo Roero, e lo zio Lelio Roero conte di Piea [A.S.T. Corte, Inv. 17, Mazzo 5, Monticello, doc. n. 5], nel 1589, il vescovo d'Asti investì quest'ultimo del feudo di Monticello [A.S.T., Corte, Paesi per A e B, M, Mazzo 30, n. 4]. Ancora nel 1756, il vescovo d'Asti investiva Guglielmo Bernardino Roero.
Mutamenti di distrettuazione
Nel Cinquecento Monticello apparteneva al distretto astigiano [A.S.T., Corte, Inv. 18, Mazzo 25, n. 1]; anche la giustizia veniva amministrata ad Asti [A.S.T., Corte, Inv. 17, Mazzo 5, Monticello, n. 6]. Monticello apparteneva però formalmente alle “Terre di Chiesa”, cioè al distretto composto dai castelli allodiali vescovili, seppur tenuta in feudo dai Roero. Dopo la pace di Câteau Cambrésis, nel 1559, i Savoia prendono il controllo della contea di Asti, mentre la questione delle “Terre di Chiesa” risulta più complicata. Di fatto Emanuele Filiberto esercita fin da subito la giurisdizione anche su Monticello, ma solo nel 1611 il vescovo di Asti cede formalmente la giurisdizione sulle dicissette “Terre” rimaste ai Savoia, pur continuando a ricevere l’omaggio feudale (nel caso di Monticello, dai Roero). La Santa Sede non approva però l’accordo, dando via a un contenzioso che si comporrà solo nel 1784 [Molino 2008, p. 69]. Nel Settecento, Monticello risulta compreso nella provincia di Alba, mentre, con il grande riassetto provinciale effettuato in occasione dell’unità d'Italia, viene inserito in provincia di Cuneo, circondario di Alba.
Mutamenti Territoriali
Al tempo della sua prima menzione (1041), Monticello faceva capo a un territorio limitato al villaggio, con il suo castello e la chiesa di San Ponzio [Assandria (a cura di) 1904-07, doc. 323]. Vari tentativi di ampliare il territorio furono effettuati con successo fin dal Duecento: in direzione sud, verso il Tanaro, sono attestate annose liti con le limitrofe comunità di Santa Vittoria e Alba [A.R.M., Mazzo 55, fasc. 14 e Mazzo 58, fasc. 4] e verso est, a partire almeno dalla fine del Duecento, con Alba. Verso ovest, Monticello inglobò una porzione dell'antico territorio di Ninzolasco, località decaduta in epoca bassomedievale [Molino e Soletti 1984, p. 116].
Comunanze
Stando a un consegnamento del 1720 [A.C.M.,  Cat. 1, Classe 9, fasc. 1, vol. 155], la comunità possedeva all’epoca il forno e alcuni pascoli presso il torrente Mellea, per un totale di circa 70 giornate; a questi andavano aggiunti alcuni diritti, come la segreteria civile del tribunale, la metà dei proventi per i bandi campestri (l’altra metà era dei Roero), il diritto di caccia e il reddito della brenta, per il vino venduto ai foranei (che rendeva una media di circa £40 all’anno).
     Ingenti erano invece i beni dei Roero, che comprendevano i mulini sul Tanaro e parecchie centinaia di giornate di terre coltivabili, divise tra alcune cascine (la cascina Grossa, quella di Roncaglia, quella della Fittaria), a cui si era aggiunto un altro grosso appezzamento a vigna e alteno [A.R.M., Mazzo 52, fasc. 10, Memorie dei redditi della Casa Roero]. Ai Roero spettava poi il diritto di ospitare in inverno nelle cascine feudali per il pascolo (sovente incontrollato) 200 ovini e 10 bovini; un diritto che fu causa di lite con la comunità sul finire del Seicento [A.C.M., Cat. 1, Classe 9, fasc. 1, vol. 155].
     L'indagine condotta nel 1932 per appurare l'esistenza di beni comuni a Monticello d'Alba pone in rilievo che il comune non aveva mai posseduto beni di valore. Non esistevano promiscuità, né usurpazioni da parte di privati. L'unico elemento rilevabile è un gerbido donato nel 1929 dal conte Leopoldo Roero al comune, sul quale la popolazione esercitava da tempo l'uso civico di pascolo. Tale uso risaliva agli anni 1788-1790 ed era il risultato di una lunga lite fra il conte Gennaro Roero e il comune: la comunità si risolse infatti a cedere al conte il gerbido a condizione che egli non mutasse il tracciato di una strada e che l'area potesse essere utilizzata a pubblico pascolo. Nel 1932 se ne cambiò la destinazione d'uso da terreno agricolo a bosco ceduo [C.U.C, n. 4142].
Liti Territoriali
Nell'archivio comunale di Monticello d'Alba esiste un fascicolo di liti di confine fra Monticello e Alba, datato 1531-1650  contenente copie di atti anteriori [A.C.M., Cat. 1, classe 9, fasc. 1, vol. 141; Vd anche scheda Alba].
     Risultano invece particolarmente intense e di lunga durata i conflitti con la comunità di Santa Vittoria d'Alba per l’area dell’alveo del Tanaro. Una prima vertenza, relativa allo spostamento del corso del Tanaro interessa il periodo tra 1440 e 1451; il conflitto si riaccende un secolo dopo nel 1554-1565 [A.R.M.] e divampa, senza soluzione di continuità per tutto il Settencento, riguardando, oltre al territorio, anche diritti di pascolo. Le divergenze sono documentate a partire dal 1440, quando si ha una protesta dei signori di Santa Vittoria contro quelli di Monticello per i molini che questi tenevano sul Tanaro [A.R.P., Categ. QQ, Mazzo 1, Elenco di scritture].
     Del 1554 è una convenzione tra le due comunità (a fianco dei rispettivi signori) per giurisdizione e acque del Tanaro, grazie alla quale si consente la costruzione di un alveo del torrente Melica iniziando dal brichum de Mauro  e proseguendo verso le fini di Monticello, quindi dal monte de Coazollio fino al Tanaro [A.R.P., Cat. "n", Mazzo 10]. Nel 1563 iniziano (per durare vari anni) vertenze nate da requisizioni di terre attuate dalla comunità di Santa Vittoria a danno di particolari di Monticello, a motivo del mancato pagamento di taglie su tali beni posti nelle fini di Santa Vittoria [A.R.M., Mazzo 2, fasc. 8]. Due anni dopo si discute sui confini nella 'piana', poiché:
flumen Tanari olim discurrebat et corodebat magis versus Montixellum prata et terras illorum de Montixello.
Si tratta, dunque, di rivedere la proprietà delle terre abbandonate dal fiume [A.R.P., .Cat. "n", mazzo 20]. Nel 1567 si litiga ancora sulle località Gorreto e Ronchesi, attorno allo sbocco del Melica nel Tanaro, dove si fa una nuova ricognizione dei termini divisori (ibid., mazzo 21). E ancora si contende nel 1767 avanti l'intendente di Asti Guasco per un sito imboschito a lato del Tanaro , Mazzo 1). [A.C.M., Cat. 1, Classe 9, fasc. 1, voll. 142-43; 145-154; vd. anche scheda Santa Vittoria d'Alba].
     Si segnala inoltre una complessa vertenza con i comuni di Bra, Pocapaglia e Santa Vittoria per il possesso della frazione Casale/Casà (a volte chiamata anche San Grato), situata al confine occidentale di Monticello nei pressi dell’abitato di Macellai (frazione di Pocapaglia), che termina con il riconoscimento dei diritti di Monticello sulla località; vd. anche scheda Pocapaglia.
Fonti
Fonti edite
Assandria, Giuseppe (a cura di), II Librò Verde della Chiesa di Asti, Pinerolo, Tip.. Chiantore-Mascarelli, 1904-1907 (B.S.S.S., XXV).
Bollea, L.C. (a cura di), Cartario dell’abbazia di Breme, Torino, 1933 (B.S.S.S. CXXVIL)..
Ferro, Daniela (a cura di), La visita apostolica di Angelo Peruzzi nella diocesi di Asti (1585), Roma, 2003..
Gabotto, Ferdinando (a cura di), Le più antiche carte dell'archivio capitolare di Asti, Pinerolo, 1903 (B.S.S.S. XXVIII).
Gabotto, Ferdinando (a cura di), Appendice documentaria al "Rigestum communis Albe", Pinerolo, 1912 (B.S.S.S. XXII).
Milano, Euclide (a cura di), Rigestum comunis Albe, Pinerolo, 1903. (B.S.S.S., XI)
 
Fonti inedite
A.C.A. (Archivio Storico del Comune di Alba).
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Monticello d'Alba).
A.C.M.,Cat. 1, Classe 5, fasc. 5, vol. 122, Ordinati.
A.C.M., Cat. 1, Classe 9, fasc. 1.
A.C.M., Cat. 1, classe 9, fasc. 1, vol. 141.
 
A.C.P. (Archivio Storico del Comune di Pocapaglia),
 
A.C.S. Archivio Storico del Comune di Santa Vittoria d'Alba).
 
A.R.M. (Archivio Roero di Monticello).
A.R.M., Mazzo 1, n. 3 (a. 1517).
A.R.M., Mazzo 2, fasc. 8.
A.R.M., Mazzo 27.
A.R.M., Mazzo 55, fasc. 14.
A.R.M., Mazzo 57, fasc. 9.
 
A.R.P. (Archivio Roero di Pollenzo).
A.R.P., Cat. QQ, Mazzo 1, Elenco di scritture
A.R.P., Cat. "n", Mazzo 10.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Volume A, Mazzo 1, Confini tra i territori di Alba, Santa Vittoria e Monticello lungo il corso del fiume Tanaro. Alba - 1271-1627. Documenti, che risguardano i Confini d'Alba con Monticelli, le discrepanze tra Alba, Monticelli, e Santa Vittoria per le Ronchisie, e Gorretti, come anco per la Beallera, che tirata dal Tanaro, passava sul territorio di Santa Vittoria, e andava poi ai Mollini d'Alba. E per il Porto sul Tanaro tra Santa Vittoria e Roddi. E finalmente concernenti le pendenze tra Guarene e Castagnito per molte moggia di Pascoli. Coll'Indice, e Tipi, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Tanaro, Mazzo 3, Carta del corso del fiume Tanaro fra Pocapaglia e Monticello. Corso del fiume Tanaro fra Pocapaglia e Monticello e cascine sui territori finitimi (Pollenzo, ecc...) sec. XVIII, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Camerale Piemonte Tipi Articolo 663, Santa Vittoria, bealera, Mazzo 177.11 Irrigazioni della bealera di Santa Vittoria (Monticelli d'Alba). Album di piani e profili delle bealere Pertusata e Santa Vittoria (Data: 24/07/1840) [Autore disegno originale: Carbonari G.A.]. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2
Bibliografia
Bianchi, Nicomede, Le carte degli archivi piemontesi, Torino, 1881
Bosio, G., Storia della Chiesa di Asti, Appendice, Asti, 1894.
Bernocco, G., Cenni geografico-storici sui comuni di Vezza d'Alba, Baldissero, Canale. Castagnito, Castellinaldo, Corneliano, Guarene...compresi nelle terre dei signori di Roero, Cherasco, 1925.
Casalis, Goffredo, Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, Torino, G. Maspero, 1833-1856, vol. XI, pp. 318-320. Vedi testo .
Eusebio, F., Il museo storico-archeologico di Alba, Alba, 1901.
Fresia, R., I Roero, Savigliano, 1995.
Gabotto, Ferdinando, Studi e ricerche sulla storia di Bra, vol. I, Bra, 1892.
Manno, Antonio, Il patriziato subalpino, Firenze, 1895.
Molino, Baldassarre e Soletti, U., Roero-repertorio storico..., Savigliano, 1984.
Molino Baldassarre, Monticello d’Alba. Note storiche di un borgo medievale, Bra., 2008.
Mortellaro, V., L’aristocrazia bancaria astigiana: la famiglia Malabaila, tesi di laurea, Torino 1990, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell'Università di Torino, Sezione Medievistica.
Panero, Francesco, Frammenti di decorazione altomedievale in San Ponzio a Monticello d'Alba, in "Alba Pompeia", I (1986), pp. 73-87.
Roero di Monticello, A., Lo statuto di Monticello e quello di Castellalfero: differenze fra dominio signorile e villanova, tesi di aurea, Torino 1994, dattiloscritto presso il Dipartimento di Storia dell'Università di Torino, Sezione Medievistica.
Descrizione Comune
Monticello d’Alba
 
     Il territorio di Monticello conosce fasi diverse di organizzazione. Al tempo della sua prima attestazione, quando venne confermato dall'imperatore Enrico III al vescovo di Asti, esso era limitato a un'area ristretta comprendente il villaggio, il castello e la chiesa di San Ponzio [Assandria (a cura di) 1904-07, doc. 323]. Nei suoi pressi sorgeva un'altra località, detta Linzolascho [Gabotto (a cura di) 1903, doc. 136] e, più tardi, Ninzolasco. Il suo territorio appariva distinto da quello di Monticello: si estendeva dal torrente Mollea all'attuale borgata San Giuseppe di Sommariva Perno [Molino e Soletti 1984, p. 116]. Nel corso del Duecento l'abitato perse d'importanza e il territorio finì con l'essere annesso in parte a quello di Sommariva Perno tramite la vendita effettuata dai signori di Sommariva ad Arnaldo Piloso (1270): [Gabotto (a cura di) 1912, doc. 144] e in parte a Monticello, andando a costituire il settore occidentale del territorio comunale.
     L'attuale habitat disperso del territorio risale al secolo XVII: prima di allora, i borghi apparivano più compatti e l'abbandono di uno di questi determinava la migrazione in un altro nelle vicinanze. E’ probabilmente quanto avvenne per l'insediamento sorto attorno all'antica chiesa di San Ponzio (che conserva forme romaniche) [Panero 1986] e che la tradizione identifica con il primo sito di Monticello, più in basso rispetto all'attuale [Bernocco 1925, p. 239]. L'antichità dell’insediamento nel luogo è confermata dal rinvenimento di materiale di epoca romana [Eusebio 1901, p. 48].
     I primi dati quantitativi relativi alla popolazione risalgono ai consegnamenti effettuati dai sudditi ai Roero nel 1387. I consegnanti sono 140, il che può fare ipotizzare una popolazione totale intorno alle 700 unità. Si tratta di una fase di decremento demografico (iniziato probabilmente dopo la pestilenza del 1348), come suggerisce il fatto che, nel 1475, i particolari che consegnano beni sono appena 92, corrispondenti a non più di 450 abitanti totali [Molino 2008, p. 139].  
     Da quel momento in poi , si assiste a un deciso aumento della popolazione, fino ad arrivare a 1250 abitanti nel 1697, in occasione della visita pastorale di mons. Migliavacca. Nel 1885, i residenti sono ormai 2045; la popolazione cresce lievemente fino agli anni del Secondo conflitto mondiale, per calare di alcune centinaia di unità, fino a circa 1700 abitanti, intorno al 1970, a causa dello spostamento verso i centri industriali (Torino, Alba, Bra).
     Negli ultimi decenni, il forte sviluppo dell’insediamento di pianura, ormai pienamente inserito nella conurbazione Alba-Bra, ha riportato la popolazione a superare le 2200 unità [ISTAT].
     Nei documenti medievali il territorio di Monticello appare diviso in due aree distinte: in plana e in montibus [Assandria (a cura di ) 1904-07, doc. 102]. La zona pianeggiante, prospiciente le riva del Tanaro, confinava con il territorio di Alba; i pascoli e i campi che vi si affacciavano erano spesso motivo di controversia con il comune limitrofo. Le prime discordie si originarono negli anni Sessanta del secolo XIII, circa il possesso di un'area in prossimità del Tanaro detta Columberiis, contigua al territorio di Monticello. Nel 1271 si giunse a un accordo, che stabiliva la pertinenza dell'area ad Alba. La linea divisoria fra i due territori venne fissata sulla riana que desentit trans Ronchalie, cioè oltre la zona detta tutt'oggi Roncaglia, presso il torrente Mellea [A.C.M., Cat. 1, ci. 9, fasc. 1].
     La lite proseguì negli anni: nel 1285 è ritenuto comune "dalla croce al gorreto" dunque in prossimità del Tanaro [A.R.M., Mazzo 55, fasc. 14]; nel 1332 il confine meridionale di Monticello venne fissato approssimativamente lungo il percorso del Tanaro – compreso però nel territorio di Alba --, con l'impegno di entrambe le comunità a delimitare il territorio con pietre e cippi di confine [Assandria (a cura di) 1904-07, 102]. Il documento menziona le cave di gesso poste nelle vicinanze dell'attuale Sant'Ambrogio, che tuttora segnano il confine tra Monticello e Alba.
     Alla base del dissidio vi erano due questioni: il pagamento del fodro, risolta stabilendo che i cittadini di Alba, possessori di beni fondiari a Monticello, avrebbero comunque pagato il fodro e le taglie alla comunità d'origine. La seconda questione concerneva invece la possibilità di condurre gli armenti di Monticello al fiume, accordata da Alba a patto che le bestie e i carri arrecassero il minor danno possibile ai campi attraversati. Testimoni del 1571 localizzano il terreno conteso, detto Colombero, "nella contrada di Montarone di qua dalle pille verso Alba, appresso alla seconda pilla comenzando verso Tanaro" [A.R.M., Cat. 1, Cl, 9, fasc. 1]. Anche il confine con Santa Vittoria d'Alba fu oggetto di ripetute liti a partire dal secolo XV [A. C, S.].
     Nella creazione del territorio di Monticello furono determinanti due elementi. In primo, luogo la forte presenza del vescovo di Asti, sotto il cui saldo controllo la comunità compì vari tentativi di spingersi verso sud ai danni di Alba, in modo da aver accesso al fiume e alle attività economiche che ciò comportava (pascoli, gorreti, mulini). Una seconda fase, caratterizzata più dall'accorpamento che non dall'espansione, fu perpetrata dai Roero, presenti come signori del luogo dagli anni Settanta del secolo XIV (a loro si deve la successiva denominazione dell'area). Nel 1387, al tempo del primo consegnamento dei beni fatto dalla popolazione ai suoi signori [A.R.M., Mazzo 27], il territorio non appariva compatto, bensì disseminato di presenze signorili destinate a scomparire nei decenni successivi; vi era infatti l'obbligo per i particolari di consegnare quanto dovuto ai signori di Alzabecco, de Baldisserio, de Govono, illorum de Qualeio, de Paltacio.
     In secondo luogo, l'attenta strategia con cui i Roero si impossessarono poco alla volta di diritti di vario genere sul priorato di San Dalmazzo di Ninzolasco -- che possedeva molte giornate di terra nei dintorni di Montìcello — rivela la volontà di accorpamento del territorio; il progressivo controllo esercitato sulla fondazione fin dal Trecento portò i Roero ad amministrarne i redditi. Se nel secolo XVI oltre 70 particolari consegnavano i loro beni dipendenti da Breme, nel Settecento spettano ai Roero 63 giornate di terra nelle regioni dette "monastero" (l’edifìcio ecclesiastico è ormai in rovina da un secolo): Labrà, Borgo Lunero e Vantria [Molino e Soletti 1984, p. 114 sg.]. La famiglia si è da tempo sostituita ai benedettini nel controllo di quella porzione di territorio.