Mombello Monferrato

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
1148 [censimento 1991].
Estensione
1989 ha. [ISTAT] / 1988 ha. [SITA].
Confini
Camino, Castelletto Merli, Cerrina Monferrato, Gabiano, Ponzano Monferrato, Serralunga di Crea, Solonghello.
Frazioni
Oltre al capoluogo Mombello: Casalino, Crosio, Colombaro, Costa, Gaminella, Garoppi, Ilengo, Morsingo, Osta, Pozzengo, Sebarona, Villanova, Zenevreto, con un totale di quattro “centri” e undici “nuclei”, che, secondo i dati ISTAT, raccolgono oltre il 90 per cento della popolazione, oltre a  una limitata presenza di “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Mombellus, corrispondente all’esito italiano, è la forma più anticamente attestata, a partire 1148; al genitivo Montisbelli è tuttavia documentata, per la prima volta nel 1150, la forma prevalente nei secoli successivi del medioevo. Nel 1151 compare anche Monbellus, nel 1218, Mombel e nel 1269, Munbellus [Gasca Queirazza 1997, p. 401]. Mombello Monferrato dal 1863 [Ministero 1889, p. 4].
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando entrò nella nuova circoscrizione ecclesiastica.
Pieve
Sembra si possa localizzare nel territorio dell’odierno comune la sede della pieve di Meda, intitolata a San Michele, forse identificabile con un’antica omonima chiesa di Morsingo, della quale rimasero tracce fino al secolo XIX. Il centro plebano era infatti probabilmente situato in corrispondenza della metà (da cui la probabile origine del toponimo “Meda”) del percorso di una diramazione della strada romana da Hasta (Asti) a Rigomagus (Trino) che risaliva la valle del torrente Stura. La pieve compare nella forma di Mede fra i Nomina plebium episcopatus Sancti Eusebii del Codice vaticano 4322, redatto nel secolo X [Ferraris 1938, pp. 92-93]. Nei secoli XIII-XV, la circoscrizione plebana abbracciava le due sponde dello Stura, da Ponzano, Serralunga e Montaldo sulla riva destra fino a Solonghello, Mombello, Zenevreto e altri “cantoni” di Mombello sulla sinistra. [A.R.M.O. XVIII, p. 38; XXIV, p. 113; CIX, p. 236; Cognasso 1929, p. 229].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Le visite pastorali della prima età moderna consentono di seguire la progressiva traslazione delle prerogative parrocchiali e del titolo di pievania da San Michele, ormai in posizione isolata e in stato di abbandono, alla chiesa di San Bernardino di Morsingo. Nella seconda metà del secolo XVI, la chiesa plebana è ormai officiata soltanto in occasione dell'adempimento del precetto pasquale e il battesimo si amministra da tempo presso l'oratorio di San Bernardino. Solo le sepolture si effettuano ancora nel cimitero di San Michele.
      Durante la visita tenutasi nel 1561, che registra e sanziona questa situazione di fatto, è perciò accolta la richiesta degli abitanti del “cantone” di Morsingo (anche allora nella giurisdizione di Mombello) di attribuire ufficialmente alla chiesa di San Bernardino la cura d'anime. La chiesa di Morsingo, nel 1584, possedeva, tra l’altro, due pezze di terra “in Gamenella” [A.C.V.C., Visite Pastorali, Cavaradossi, V, c. 484; Settia, 1983, pp. 160, 173-175 e nn. 79, 80, 83].
     Nel 1725 gli atti di visita citano ancora una cappella campestre in cattivo stato di conservazione dedicata a San Michele, “titolare del luogo”, associata a un antico luogo di sepoltura. Ma, pochi anni dopo, nel 1731, il visitatore riferisce senz’altro alla parrocchia di Morsingo la dedicazione santoriale a San Michele Arcangelo e il titolo di pievania. Nel cuore dell’età moderna possiede beni per oltre 56 moggia, 19 delle quali legate per testamento nel 1630; quanto alle restanti 37 moggia, esse risultano dai “catasti antichi” della comunità come possedute dalla parrocchia “molto prima” del 1620; il reddito annuo è stimato in £260 di Piemonte (valutazione del secolo XVIII). La chiesa primitiva cade probabilmente in rovina intorno a quest’epoca e se n’è ormai persa definitivamente ogni traccia esteriore al tempo dell’edificazione della nuova parrocchiale intitolata a San Michele, nei primi decenni del secolo XIX [Settia 1983, pp. 173-175; Ferraris 1975, pp. 36 e 88-90, n. 299].
     Nell’estimo delle chiese diocesane del 1299, oltre alla plebs de meda, quotata per la somma alquanto modesta di £10 astensi, figura la ecclesia sancti petri de mombello, alla quale viene attribuito l’estimo assai più rilevante di £30. Mentre nell’elenco dei benefici ecclesiastici della diocesi redatto nel 1440 si ritrova identica menzione, nel registro della decima papale del 1348 e, analogamente, in quello del 1360, la stessa chiesa compare come cappella castrense: ecclesia sancti petri castri Montisbelli. Nella visita pastorale compiuta nel 1577 da G. Regazzoni, è detta “parrocchiale ovvero priorato di San Pietro di Mombello” [A.C.V.C., Visite Pastorali, Regazzoni, f. 57v]. Nell’età moderna ha un reddito annuo che nel secolo XVIII è stimato in 700 lire di Piemonte.
      I due documenti trecenteschi elencano anche una ecclesia de Zenevro, località che potrebbe corrispondere a quella di Zenevreto, situata poco a nord del luogo di Mombello e nel suo territorio comunale [A.R.M.O. XVIII, p. 38; XXXIV, p. 113; CIX, p. 236; Cognasso 1929, p. 229]. Nell’età moderna la chiesa parrocchiale di Ilengo è sotto il titolo di Sant’Anna e dispone di un reddito annuo stimato nel Settecento in £60 di Piemonte. La chiesa di Sant’Evasio di Casalino è attestata nel secolo XIX come luogo di pellegrinaggio “di cinquecento e più forestieri” nel giorno della festa del santo titolare [Casalis 1842, p. 458; Casalino, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese di Arte e Storia. Sito web (2013].
     Nel luogo, ora scomparso, di Branchengo, sorgeva un’antica chiesa dedicata ai Santi Giovanni e Paolo, oggetto nel 1095 di una cospicua donazione di terre da parte di un esponente della piccola aristocrazia fondiaria locale. Dall’atto di donazione e dai documenti correlati emerge una fondazione religiosa privata, dotata di un clero plurimo che si richiama consapevolmente al modello delle canoniche regolari riformate. Si tratta dunque di un episodio locale della caratteristica fioritura di queste ultime che -- grazie ad analoghe iniziative signorili o all’adozione della riforma da parte di enti preesistenti -- accompagna dalla metà del secolo XI l’affermazione della riforma gregoriana in tutta l’Italia occidentale [Settia 1983, pp. 159-195, in particolare pp.159-166].
     Infine una ecclesia sancti Johannis Montisbelli figura tra i possessi dell'abbazia dei Santi Michele e Genuario di Lucedio nominati nella bolla di papa Eugenio III diretta all'abate Costantino il 18 maggio 1151 insieme a quelli di San Michele e San Bonomio [Cancian 1975, p. 24; doc. 2 p. 57]. La chiesa, attestata nei catasti del secolo XVII, appare ubicata a sud di Pozzengo, la cui parrocchia, agli inizi del secolo XIX, è sotto il titolo di San Bonomio e possiede, nel corso dell’età moderna, beni fondiari per una estensione di 24 moggia di Monferrato [Settia1983, p. 170, n. 53; Casalis 1842, p. 458].
     Una istituzione ospedaliera citata in un testamento del 1193, lo “hospitale de Gamenella”, doveva sorgere nelle vicinanze, alla confluenza dello Stura con il rio Gaminella [Settia 1970, p. 29] Lo “hospitale di detta terra di Mombello” è attestato nel 1577 [A.C.V.C., Visite Pastorali, Regazzoni, c. 58v].
     Nell’età moderna, il convento di San Francesco dei conventuali di Monte Sion ha un reddito annuo stimato (secolo XVIII) in £2500 di Piemonte su un patrimonio che comprende 28 moggia di beni fondiari sottoposti al pagamento di imposte, un ammontare uguale a quello posseduto in loco dai carmelitani scalzi di Trino [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 32, Province di Casale ed Acqui. Memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 43r-44r e 174v-175r; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tabb. 1-2].
Assetto Insediativo
Il territorio di Mombello presenta una configurazione marcatamente “cantonale”, favorita, da un lato, dalle sue principali caratteristiche morfologiche e produttive, dall’altro dalla debolezza o dal venir meno di una pressione signorile verso l’accentramento all’ombra della protezione del castello dopo la distruzione di questo, forse agli inizi del secolo XIV [Casalis 1854, p. 421]. “Cantone” appare termine corrente già nel secolo XII, nel senso di “quartiere cittadino” (1165) -- il senso generalmente rilevato dai glossari (ad. es. Du Cange) --, nell’accezione di “nucleo abitato minore sottoposto ad altro maggiore” sembra peculiare dell’area monferrina [Settia 1983, pp. 175 e 180-181, n. 113].
     Mentre, nell’età moderna, il dominio signorile mostra una strutturale inadeguatezza a orientare significativamente i processi di costruzione dell’insediamento, risulta invece essenziale la cooperazione dei diversi nuclei insediativi attorno al mantenimento dei flussi di comunicazione interni ed esterni, che si consolida tra medioevo ed età moderna nell’assetto, appunto, a “cantoni”, una pluralità di nuclei insediativi abitati da gruppi di discendenza a inflessione patrilineare di piccoli coltivatori-proprietari.
Luoghi Scomparsi
Nel territorio sono attestati, in documenti della seconda metà del secolo XIII conservati fra le carte del monastero di Rocca delle Donne, numerosi toponimi fondiari che rimandano ad antichi fundi romani, analogamente a quanto si riscontra più in generale nella valle del rio Dardagna, attraversata dalla strada collinare romana che collegava Torino a Valenza, attraverso Industria (Monteu da Po) e Vardacate (Casale Monferrato): si tratta di Pingnanum, Piognanum, Coxana, Piazzano (Piaçanum) [Loddo 1929, docc. 166 e 230]. Sul territorio medievale di Piazzano, tra questa località e Castel San Pietro, vi è una traccia del percorso della strada romana nel luogo ubi dicitur in La Strata (menzionato in due documenti di Rocca delle Donne, risalenti al 1295 e 1296 [Loddo 1929, docc. 230 e 231]). Altri indizi sul territorio di Mombello sono costituiti dalle località ubi dicitur in Colla (da intendersi nel senso di “passo”, “valico”), attestata nel 1264 [Loddo 1929, doc. 166] e ubi dicitur la Croça (ossia “via crosa”, strada infossata), attestata nel 1278 [Loddo 1929, doc. 194], corrispondente forse all'odierno Crosia [Settia 1970, pp. 48-49]. Mompipano: luogo prediale nel territorio di Mombello, attestato nel catasto del 1674 [Settia 1983, pp. 166 e 169]. Nei pressi dell'incontro tra la strada di fondovalle e quella trasversale da Morsingo a Serralunga e Crea, di fronte all’odierna cascina del Piovano, era probabilmente ubicata la chiesa plebana di Meda, dedicata a San Michele [Settia 1983, p. 173].
Comunità, origine, funzionamento
All'inizio del secolo XIV, Mombello era un comune “demaniale” (espressione usata da Bozzola, in contrapposizione ai comuni nobiliari o soggetti a vassalli del marchese), ossia direttamente sottoposto al marchese di Monferrato. La distinzione si può fare sulla base di quanto si ricava dagli indirizzi della lettera inviata dal marchese Teodoro I nel 1306 ai luoghi dipendenti: [Sangiorgio 1780, pp. 91-93].
Statuti
La comunità possedeva probabilmente un corpo di franchigie, privilegi e statuti di formazione anteriore al 1483 [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 1, Fedeltà prestata dalla città d’Acqui e dalle comunità di Mombello, Balzola e Villanova, con confirmazione de’ loro privilegj, statuti e franchiggie, 10 Marzo 1483]. Statuto comunale 2001: vedi testo.
Catasti
Un catasto compilato nel 1674, “sulle semplici notificazioni delli rispettivi possessori de’ beni” rimase in uso per oltre un secolo. Nel 1776-1777, il consiglio comunitativo, rilevando nel catasto “le confusioni” derivate dalle numerose “divisioni” che avevano interessato i precedenti accorpamenti di fondi, ne stabilì la “riforma” e decise di ordinare una misurazione generale del territorio. L’estimo dei terreni adottato già nel vecchio catasto si basava sulla loro produttività. Tanto le abitazioni quanto le “case di campagna” erano allibrate. Il libro dei trasporti era stato iniziato nel 1767 [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 165r-167r; Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789); A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769)]. Al 2002 la serie documentaria dei catasti conservati presso l’Archivio storico comunale del comune di Mombello Monferrato è in via di riordino. 
Ordinati
Al 2002 la serie documentaria degli ordinati conservati presso l’Archivio storico comunale  di Mombello Monferrato è in via di riordino.
Dipendenze nel Medioevo
E’ possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Mombello e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della Iudiciaria torrensis, un distretto minore -- di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo --  che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro.
     Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X , quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli [Settia 1983, pp. 11-53].
     Alla la metà del secolo XIII esitevano signori di Mombello, che appaiono però sottomessi al marchese di Monferrato, del cui permesso hanno bisogno, nel 1147, per vendere alcune quote di loro proprietà nel basso Monferrato (Pontestura, Montiglio e Rodolasco) [Gabotto, Fisso 1907-1908, doc. 14]. La dipendenza dai marchesi del Monferrato si stabilizza a partire dal secolo XIII e Monbellus figura nella carta di mutuo di Guglielmo VI di Monferrato a favore dell’imperatore Federico II del 1224 tra i “beni” posseduti dal marchese “pro allodio suo”[Cancian 1983, p. 734].
Feudo
Tra i secoli XII e XIII sembra presente un ramo dei signori di Brozzolo intitolatosi signori di Mombello. Infeudato dagli ultimi Paleologi ai Montiglio e ai Cornigliano, nel 1589 il luogo è concesso dal duca al gentiluomo mantovano Tullio Guerrieri, con titolo marchionale [Guasco 1911, II, p. 1029]. I Guerrieri restano i titolari del feudo anche dopo il passaggio del Ducato del Monferrato sotto la sovranità sabauda [A.S.T., Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarède (s. d., ma attorno al 1710); A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Provincia di Casale (1753), tab. 1, c. 12v].
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, dapprima con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo (al di là cioè della designazione dell’area di competenza, prevalentemente militare, dei governatori delle principali piazzeforti) e poi, dal 1560 circa, con più saldo profilo istituzionale, era classificato fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro”, o della provincia di Casale [Raviola 2001, pp. 103 e 359].
     Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 (riconosciuta internazionalmente con il trattato di Utrecht del 1713), entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Sturani 1995].
     Entro la maglia amministrativa francese, Mombello seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e dunque di Mombello non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; A.N.P., F2 I 863 (Montenotte)]. Vedi mappa.    
     Dopo la parentesi napoleonica, Mombello rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 [Sturani 1995].
Mutamenti Territoriali
La separazione di Cerrina da Mombello e la sua  infeudazione avvennero nel 1530 [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 25, Patenti del Marchese Giovanni Giorgio di Monferrato di smembrazione del luogo di Cerrina da quello di Mombello, con erezione del medesimo in comunità, 25 Agosto 1530]. Il 6 settembre 1928 fu aggregato al comune di Mombello il soppresso comune di Solonghello [Istituto Centrale 1930, p. 5] e, il 26 marzo 1929, la frazione Casalino (141 ha, pop. 263) di Castelletto Merli [Istituto Centrale 1930, p. 11]. Il 28 marzo 1929 fu invece staccata dal territorio di Mombello e aggregata al comune di Camino parte della frazione Isolengo (ha. 36, resid. 42, pres. 38) [Istituto Centrale 1930, p. 10]. Il 20 agosto 1947 venne infine ceduto al ricostituito comune di Solonghello parte del territorio comunale comprendente Fabiano [Istituto Centrale 1950, p. 10].
Comunanze
Sembrano aver avuto una discreta estensione, circa 27 moggia di Monferrato, pari al 9,2 per cento della superficie comunale, secondo i dati forniti dal consiglio comunitativo all’intendenza provinciale di Casale nel 1781. Si trattava, per poco più di 4 moggia, di prati, “ossia rivare a Stura”, che la comunità concedeva in affitto a privati, ricavandone un reddito annuo di circa £150 lire di Piemonte. Si contavano poi undici pezze di bosco ceduo, per un totale di circa 5 moggia, che venivano però utilizzate essenzialmente per il pascolo. Andavano a “boscheggiarvi” i “poveri del territorio”. Era presente anche una modesta quantità (circa 9 tavole) di aratorio e circa 17 moggia di incolti, anch’essi utilizzati per il pascolo. Infine, la comunità possedeva un appezzamento di “terra vignata e coltiva”, situata nella contrada Pezzera, di circa 6 staia, che veniva dato in affitto in cambio di una cifra modesta (poco più di £8 di Piemonte all’anno). I beni comunali di Mombello erano fiscalmente esenti [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 165r-167r; Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789); A.S.T., Camerale, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769)]. Nel 1990 a Mombello Monferrato non sono censite zone gravate di usi civici [C.U.C.].
Liti Territoriali
Le tensioni territorali che interessarono Mombello durante l’età moderna sembrano coinvolgere non tanto la definizione dei confini con le comunità adiacenti, quanto piuttosto dinamiche ed equilibri interni al suo stesso territorio, interessanti tre diverse entità: i tre “quartieri”, dotati di una fisionomia propria, ossia il “luogo” di Mombello e i due “cantoni” di Pozzengo e Zenevreto, che tuttavia insieme componevano la comunità in quanto unità amministrativa e fiscale responsabile di fronte ai poteri esterni. Per esempio, nel 1649, a innescare un contenzioso destinato a giungere dinanzi al senato del Monferrato fu il criterio consuetudinario di ripartizione del carico relativo agli “alloggiamenti” fra i tre nuclei insediativi, che assegnava al luogo di Mombello e ai due cantoni rispettivamente due e quattro decimi ciascuno del carico complessivo spettante alla comunità. I contribuenti di Pozzengo ritenevano di essere penalizzati da una distribuzione che avveniva sulla base del criterio della quantità di “registro” (ossia di imponibile relativo ai beni fondiari) posseduto nell’intero territorio della comunità di Mombello da parte dei residenti nei singoli “quartieri”. Essi propugnavano perciò la separazione dei “registri” dei tre quartieri e una distribuzione del carico fiscale proporzionale al valore d’estimo delle proprietà ubicate in ogni singolo quartiere e appartenenti ai residenti nel quartiere stesso. Il conflitto faceva porre in luce selettivamente ai contendenti diverse dimensioni di organizzazione del territorio comunale: la coesione, oppure, al contrario, la frammentazione. Così, le rappresentanze presentate al senato dai quartieri di Mombello e di Zenevreto sottolineavano che la comunità aveva sempre avuto un unico registro e un unico consiglio comunale, mentre le argomentazioni di Pozzengo accentuavano il fatto che ai quartieri corrispondevano tre parrocchie distinte [A.S.A., Senato del Monferrato, Atti di lite, fald. 37, Mombello Comune contro Pozzengo (1649)].
Fonti
A.C.M. (Archivo Storico del Comune di Mombello Monferrato), al 2002 in via di riordino.
 
A.C.V.C. (Archivio della Curia Vescovile di Casale Monferrato).
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P. (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863   [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune   d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII    (1804).
 
A.P.G. (Archivio Parrocchiale di Giarole)
 
A.R.M.O. (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).

A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
A.S.A., Senato del Monferrato, Atti di lite.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B: Mazzo 1, Fedeltà prestata dalla città d’Acqui e dalle comunità di Mombello, Balzola e Villanova, con confirmazione de’ loro privilegj, statuti e franchiggie, 10 Marzo 1483; Mazzo 25, Patenti del Marchese Giovanni Giorgio di Monferrato di smembrazione del luogo di Cerrina da quello di Mombello, con erezione del medesimo in comunità, 25 Agosto 1530; Mazzo 47: Patenti del Marchese Teodoro di Monferrato di stabilimento dell’esazione del pedaggio di Mombello per tutte le mercanzie, e robbe, che si conducono, e passano frà il fiume Po, e la Stura, e dal luogo di Pontestura sino a Robella, e Brosasco, 13 Ottobre 1385. Con una supplica della comunità, 1385; Privillegio di Margarita Duchi di Mantova e Monferrato di permissione alla comunità di Mombello di far due fiere l’anno ed un mercato nel mercoredì, 29 Novembre 1563. Con una Relazione dell’Auditor Gobbio sulla dimandata confermazione.
A.S.T., Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al 1710); n. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l'ordinario (1770).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B.A.S.T. , Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale (1742-1743); n. 24, Casale. Stato delle liti attive e passive delle comunità (1757).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo  2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo  13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 309r-310v.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/ 1789).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s. d., ma 1786).
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Descrizione Comune

 

Mombello Monferrato
     La storiografia ha avanzato  l’ipotesi che l’odierno territorio di Mombello Monferrato sia stato, sotto vari profili e a partire almeno dall’età romana, un fulcro di flussi di comunicazione ad ampio raggio. Ubicato in posizione dominante su una delle innervazioni dei percorsi romani che univano Asti (Hasta) e Trino (Rigomagus) lungo una direttrice nord-sud, il territorio, grazie alla sua apertura sulla valle del torrente Stura, era ugualmente aperto sul lato destro della strada romana collinare che univa Torino a Valenza attraverso Industria (Monteu da Po) e Vardacate (Casale).
     E’ stato suggerito che questa centralità locale abbia conosciuto una particolare continuità istituzionale nell’alto medioevo grazie alla esistenza di una vastissima circoscrizione comprendente, a tutto il secolo VI, le future pievi di San Cassiano di Cereseto, San Lorenzo di Castrum Turris, San Michele di Meda (sul territorio, appunto, di Mombello) e San Lorenzo di Cornale (Camino), nonché quelle, più tardive, di San Pietro di Moncalvo e San Pietro di Gabiano. La provenienza da Rosignano di due fogli superstiti in pergamena del codice Vercellensis della Imitazione di Cristo, della seconda metà del secolo XIV, è stata citata a riprova che la vasta circoscrizione pievana conobbe una propria specifica tradizione letteraria [Ferraris 1975, pp. 31-32 e 76-77, nn. 250 e 251].
     Sebbene manchino studi sulla storia del territorio di Mombello nelle epoche successive, non pochi indizi nella documentazione disponibile suggeriscono che la sua vocazione di crocevia di comunicazioni sia stata più volte rinnovata tra il medioevo e l’età moderna, sia pure in forme diverse e con diverse funzioni. Vi contribuì la costruzione di un percorso di possessi e di tappe, nel secolo XII, da parte dell’abbazia di Fruttuaria sulle due sponde del Po a sostegno dei transiti incentrati su Rocca delle Donne.  Un significato analogo ebbero forse in parte, a quell’epoca, le acquisizioni dell’abbazia di Lucedio. Con il consolidamento del dominio dei marchesi di Monferrato nel corso del secolo XIII, il ruolo di fulcro dei transiti di Mombello e del suo territorio acquistò ancora un impulso nuovo e destinato a consolidarsi nel tardo medioevo e per gran parte dell’età moderna.
     E’ assai probabile che i marchesi di Monferrato, a partire almeno dall’epoca dei conflitti con il comune di Vercelli nel corso del secolo XIII, abbiano istituito su Mombello una forma di controllo particolarmente stretto, analogamente a quanto avvenne con il luogo di Camino e probabilmente ancor più di quanto non avvenne per le vicine località di Gabiano e Pontestura lungo le sponde del Po. Un’assidua presenza dei marchesi nel luogo stesso di Mombello è tramandata dalla tradizione storiografica [Casalis 1842, pp. 458-59]. Al pari dei luoghi di Camino e di Odalengo, e a differenza di Gabiano e di Pontestura, Mombello è stato descritto per quell’epoca come comune “demaniale”, sottoposto cioè al diretto dominio dei marchesi.
     Un aspetto assai importante di questa dipendenza è nello sviluppo di forti prerogative del luogo e dei suoi abitanti sotto forma di istituzioni formali: è la comunità di Mombello, in questo senso (e non individui dotati di prerogative signorili) ad assicurarsi, con le patenti concesse nel 1385 dai marchesi, l’esazione dei pedaggi “per tutte le Mercanzie, e robbe, che si conducono, e passano frà il fiume Po, e dal luogo di Pontestura a Robella, e Brosasco” [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 47, Patenti del Marchese Teodoro di Monferrato di stabilimento dell’esazione del pedaggio di Mombello per tutte le mercanzie, e robbe, che si conducono, e passano frà il fiume Po, e la Stura, e dal luogo di Pontestura sino a Robella, e Brosasco, 13 Ottobre 1385. Con una supplica della comunità, 1385]. Prerogative, queste, rafforzate dall’ulteriore concessione da parte dei marchesi della facoltà di ospitare due fiere annuali e un mercato settimanale, aperti a mercanti monferrini e forestieri, con ampie libertà di scambio e di esportazione delle merci trattate (privilegi confermati nel 1563 dai nuovi dinasti Gonzaga) [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 47, Privillegio di Margarita Duchi di Mantova e Monferrato di permissione alla comunità di Mombello di far due fiere l’anno ed un mercato nel mercoredì, 29 Novembre 1563. Con una Relazione dell’Auditor Gobbio sulla dimandata confermazione; A.S.T., Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, Mazzo 50, fasc. 10, Ricavo fatto dal Segretaro Saletta delle concessioni di fere e mercati fatte a diverse città e terre del Monferrato dai Duchi di Mantova [ …], 4 Maggio 1711].
     Ci troviamo qui di fronte al tentativo d’imporre un monopolio locale delle esazioni sui transiti di un percorso orientato, grazie al quale l’erario marchionale dovrebbe beneficiare della forza delle istituzioni di una singola comunità su un’area più ampia. In questa forma specifica, la costruzione di un controllo locale dei commerci che attraversavano il Po non ebbe successo. Anzi, la storia del commercio monferrino assunse, nel corso della prima età moderna, una forma per molti versi opposta, in particolare grazie vuoi alla frammentazione di ogni direttrice commerciale tra diversi punti o tappe di controllo parziale, vuoi alla crescente ingerenza di una élite di signori locali nelle prerogative di esazione. Per gran parte dell’età moderna, spetterà ai singoli signori, ai loro consortili e ai diversi rami delle loro famiglie cercare di costruire e mantenere forme di incanalamento e coordinamento parziale del commercio di transito, con gradi diversi di successo e di tenuta nel corso del tempo.
      L’affermarsi tardomedievale di Mombello come centro fortificato e di commercio ha contribuito a plasmare e, per certi aspetti, a cristallizzare intorno alle istituzioni comunali particolari rapporti nella maglia insediativa e amministrativa. L’assetto territoriale di Mombello è caratterizzato da un insediamento policentrico, articolato in una maglia di nuclei, tradizionalmente denominati cantoni. Questo assetto, durante il tardo medioevo, ha sviluppato nel borgo centrale di Mombello un preciso centro di gravitazione per numerose funzioni amministrative, quali la presenza di una residenza dei marchesi e di sedi della vita istituzionale della comunità.
     La storiografia ha talvolta segnalato gli aspetti policentrici di questa impronta insediativa, nonché alcuni indizi di una tradizione storica di riconoscimento delle articolazioni dei diversi cantoni nella vita amministrativa locale, con una vita parrocchiale demandata a punto d’incontro periodico, cerimoniale e largamente simbolico tra gli abitanti della maglia frazionata di insediamenti. Molti altri indizi di una vasta documentazione locale, che attende di essere studiata compiutamente, suggeriscono di ravvisare nell’organizzazione territoriale di varie comunità monferrine il risultato, su un arco di tempo assai lungo, di processi di eredità e successione tra gruppi di coltivatori-proprietari che dividono in loco, entro i gruppi di discendenza patrilineari, le case e i beni fondiari tra i discendenti maschi e dotano, al matrimonio, le figlie soprattutto di beni fiduciari. Le donne, al matrimonio, vanno ad abitare in casa del marito e vicino ai parenti di lui. L’effetto cumulativo di simili processi sulle forme di insediamento rurale è noto alla storiografia come “quartieri di lignaggio” ed è attestato in molte zone del Piemonte, e altrove, nelle quali furono deboli i processi di incastellamento e di sviluppo insediativo basati sulla sulla nucleazione in un concentrico [Regione Piemonte 1994, pp. 30-66].