Roaschia

AutoriPalmero, Beatrice
Anno Compilazione2008
Provincia
Cuneo.
Area storica
Cuneese.
Abitanti
209 [CSI 1991], 166 [ISTAT: censimento 2001], 163 [ISTAT/2004], 161 [BDDE: popolazione residente 2006].
Estensione
(ISTAT/SITA, 1991): ha 2389.
Confini
A sud-ovest Vernante, Entracque, Valdieri; a nord-est Robilante e Roccavione.
Frazioni
Si possono distinguere i nuclei abitati di: Tetto Bandito, Tetto Barlot, Tetto Chiotti, Tetto Peire, Tetto Rive, Tetto Sabbione, Tetto San Bernardo. Due sono iscritti come frazioni: Rive e S. Bernardo. Nell’Ottocento invece risultavano frazioni Chiotti e Monfranco (Casalis 1857, vol. XVI, p. 450). Tra il censimento del 1911 e quello del 1951 si può rilevare un calo percentuale degli abitanti dei tetti, superiore all’inflessione degli abitanti del borgo principale. I tetti avevano raggiunto la cinquantina di unità, mentre dopo gli anni cinquanta si assestano a una quarantina, in gran parte disabitati (42 tetti rilevati nel saggio di Aime, 2001 p. 30-32).
Toponimo storico
«Ruasia»(Casalis 1857, vol. XVI, p. 450), «Roaschia» nelle attestazioni documentarie tardoquattrocentesche consultate.
La toponomastica attribuisce la derivazione da rubus, rovo, con il significato di "luogo dei rovi" o il "paese del piccolo ruscello dei rovi". Nella parlata piemontese si distingue Roas-cia, con la esse sibilante, Rouascha in occitano secondo gli studi linguistici del centro Occitano. Il comune sostiene con delibera n.16 del 28/08/2008 l’appello della Chambra d’Oc di Roccabruna (CN) per l’inserimento della lingua d’Oc nel patrimonio dell’umanità (UNESCO).
Diocesi
La chiesa di Roaschia risulta assoggettata al vescovo di Asti fino all’erezione della diocesi di Mondovì (a.1388, Bolla papale Clemente X). La dipendenza del vescovo di Asti si estende sull’intero priorato dell’abbazia di S. Dalmazzo, ossia sulla valle Gesso dal colle delle Finestre alla colla di Cornio (Tenda). La prima attestazione degli uomini di Roaschia compare nel 1246 e testimonia di una concorrenza tra vescovo di Asti e abate di Borgo S. Dalmazzo per il controllo delle chiese e degli abitanti di quel territorio. Tale concorrenza si inasprisce nel corso del XIV secolo a seguito dell’importanza acquisita dalla villanova di Cuneo, le cui chiese insieme a quelle di Borgo S. Dalmazzo risultano assoggettate al vescovo di Asti, fino alla creazione della diocesi di Mondovì (Giacchi 1976, p. 420-421). Con la costituzione del distretto diocesano di Cuneo del 1817, anche la parrocchia di S. Bernardo di Roaschia passa tra le chiese sotto la nuova diocesi (Berra 1955, pp. 52-54).
Pieve
Il diploma imperiale del 1041, che attribuisce al vescovo di Asti il territorio del comitato di Bredulo specifica oltre alla «Plebs S. Mariae de Pedona», l’estensione del distretto sulla valle Gesso fino al colle delle Finestre entro i possedimenti dell’abazia di S. Dalmazzo: «cum canonica, abatiam Sancti Dalmatii cum valle Gexii, usque ad Fenestras, Rocha Corvaria et Rubulando et Alvergnando usque ad montem Cornium» (Il Libro verde della chiesa di Asti, p. 217, doc. 304). La giurisdizione dell’abbazia di S. Dalmazzo, attestata dal X secolo e più espressamente nell’XI sulle valli Gesso e Vermenagna, documenta l’affermazione di un centro di potere su un’area che gravita tra la diocesi di Nizza-Cimiez e quella di Torino prima della riorganizzazione longobarda (Tosco 1996, p. 36 e 59 e v. scheda Borgo S. Dalmazzo). La chiesa parrocchiale di Roaschia intitolata a S. Bernardo e S. Dalmazzo dimostra uno stretto legame con l’abbazia di cui porta il nome all’atto della consacrazione.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Una chiesa di S. Sebastiano era gestita dalla omonima confraternita del luogo. Nella chiesa parrocchiale risultavano invece due compagnie devozionali, intitolate al SS. Sacramento e al Rosario. Il quadro della devozione e assistenza locali può essere completato dalla presenza di una congregazione della carità (Brandizzo 1755, c. 262-263). L’antica parrocchiale era affiancata da due oratori, dedicati rispettivamente a S. Antonio e S. Rocco, mentre nell’Ottocento si distingue la confraternita di S. Croce (Casalis vol. XVI, 1857 p. 450).
Assetto Insediativo
Il comune di Roaschia è quasi interamente compreso nell'omonimo vallone laterale alla destra del torrente Gesso. Ad eccezione del centro abitato, tutti i principali nuclei abitativi si trovano sul versante meridionale, mentre quello opposto, assai meno abitato, è destinato prevalentemente al pascolo. Il paese si è sviluppato sulla riva destra del rio Biale a fronte di una conca adibita a pascolo. Tra i due valloni, a monte della villa (centro abitato), si possono notare nuclei abitativi (teit) di economia pastorizia, mentre nel complesso si possono contare una cinquantina di borgate di residenza. L’inchiesta sulle professioni del 1911 permette di distinguere una economia pastorizia e una economia contadina, che caratterizzano le frazioni; in altri termini si può notare che difficilmente le famiglie di pastori abitano gli stessi teit dei contadini e viceversa. Lo studio etno-antropologico delle residenze roaschine osserva inoltre che la distribuzione dei cognomi nei teit indica un radicamento insediativo, che lascia supporre uno sviluppo almeno contemporaneo della villa e dei teit, tanto da escludere una emanazione dal centro abitato delle frazioni alpine (Aime 2001, p.48-49).
I dati della popolazione, sensibilmente ridotti nel 1631 a causa della grande peste, sono rilevati dall’Intendente Brandizzo a metà Settecento in 135 fuochi pari a circa 1500 abitanti (BRT, Storia e patria n. 855, c. 264), che sembrano stabilizzarsi su questa cifra nel corso dell’Ottocento (pop. 1560, Casalis vol. XVI, 1857 p. 450), mentre il censimento del 1911 registra il massimo storico per il paese con 2000 abitanti. Il censimento di quell’anno si discosta sensibilmente dai dati del registro della popolazione tenuto dal comune, che stima invece a 2791 il numero della popolazione locale (Aime 2001, p.52 nota 4). Pertanto i dati della popolazione sembrano sensibili alla pratica abitativa, che per la comunità pastorizia si traduce nella periodicità della residenza, in relazione ai tempi della transumanza, e agli insediamenti stagionali, legati allo spostamento in altitudine sulla montagna. Questa sostanziale diversità del rilevamento della popolazione tra i dati del comune e quelli del censimento nazionale, forse possono trovare una chiave di lettura nella tassazione del bestiame. Ciò potrebbe aver favorito infatti da parte del comune la residenza stagionale dei margari, che costituiscono il maggior introito fiscale per il comune ente amministrativo, grazie all’imposizione maggiore sui bovini che sugli ovini. Già l’intendente Brandizzo sottolineava il fatto che il cotizzo di metà Settecento era caratterizzato dalla tassazione di bovini e di greggi forestiere e solo in ultima istanza dai caprini e ovini del posto (BRT, Storia e patria n. 855, c. 265). Ai bovini infatti venivano riservati i pascoli di altitudine della prima erba di giugno, più alta. Mentre le greggi locali salivano per la seconda erba, che brucavano con più facilità e che migliorava la resa della lana. Così lo studio etno-antropologico mette in rilievo le alleanze tra pastori per lo sfruttamento dei gias alpini e tra contadini e pastori per la sosta stagionale nelle cascine, che mostrano una complessità abitativa solidale alle pratiche agro-silvo-pastorali del luogo (Aime 2001, p. 79-103). Un altro aspetto interessante è appunto il carattere agricolo dello sviluppo territoriale delle cascine in unità abitative (teit) a sud della villa. Si possono contare, nella mappa insediativa realizzata da Aime sulla base del censimento del 1911, circa una ventina di teit a carattere agricolo e un’altra decina a monte della villa (Aime 2001, p. 49), ad altitudini superiori a 1200 metri. La destinazione agricola di quest’area alpina era sottolineata nella relazione del Brandizzo come una rendita qualitativamente inferiore di segale e orzo, pur avendo scelto per la coltivazione dei cereali tipici della montagna (BRT, Storia e patria n. 855, c. 266-267).
Per un trentennio l’abitato di Roaschia costituisce la frazione maggiore del comune di Roccavione, a cui viene aggregato, nel corso della riorganizzazione amministrativa dei comuni italiani (1928); ma alla fine della seconda guerra mondiale, riacquista l’attuale autonomia amministrativa (1946, Cluc n.184). Lo sfruttamento dei giacimenti locali di calcare, individuato in questo periodo come nuova risorsa economico-fiscale del territorio, non costituisce però modifiche sostanziali dell’assetto abitativo come altrove. Infine, in concomitanza con il progressivo decremento dell’attività pastorizia transumante nel secondo dopoguerra, l’abitato di Roaschia ha offerto alla “villeggiatura” il clima salubre delle sue case, e ha dotato il centro alpino di alcuni alberghi per accogliere il flusso del turismo estivo.
Luoghi Scomparsi
Non si sono rilevate attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
In assenza di studi e altri riscontri documentari, non è stato possibile stabilire se Roaschia, alla data della fondazione del comune di Cuneo (XIII secolo), sia già una comunità con una sua propria forma di organizzazione, benché il novero nell’elenco dei “luoghi” della valle Gesso lo lascia supporre. Di ius proprium comunitario in valle Gesso ci parla l’analisi della ricognizione dei diritti dell’abbazia di S. Dalmazzo del 1262. Emergono però in quel contesto come meglio definite le comunità di Valdieri e Andonno (Marro 1992, p.13 e ss.). Mentre Roaschia, insieme ai luoghi della valle Gesso, è contesa nel corso del Duecento dal Marchese di Saluzzo. Sembra dunque ipotizzabile che il comune non si sia costituito nella forma pattizia della dotazione di competenze e norme di regolamentazione, tipico dei rapporti con i signori del territorio. Per Roaschia non si ha notizia di un’organizzazione statutaria, benché le altre comunità della valle Gesso sembrano legate piuttosto alla fondazione di Cuneo, e in particolare sotto l’egida dei legami politico-militari con i signori di Saluzzo, assumono funzioni amministrative meglio definite nell’ambito del governo provenzale. Gli stessi statuti di Cuneo, pervenuti in edizione trecentesca, risultano infatti influenzati dall’età angioina e vincolati all’effettivo riconoscimento della città stessa (1231-1234, Camilla 1970). In questo senso la dipendenza dall’abbazia di S. Dalmazzo potrebbe spiegare meglio la conformazione comunitaria degli uomini di Roaschia, che si esprime altrimenti nel titolo patronale della chiesa del luogo che ripete quello dell’abbazia.
L’attività del consiglio comunale di Roaschia resta documentata solo a partire dall’Ottocento, ma sembra interessante mettere in relazione questa comunità con la sua posizione in valle Gesso. Qui l’amministrazione sabauda del XV secolo aveva organizzato un distretto cuneese, che mantiene una sua precisa fisionomia nel chiavaro (Lombardi 1989, p.73 e ssg.); mentre nel corso dell’età moderna i luoghi della valle Gesso partecipavano a un “consiglio di valle” (v. scheda Entracque).
Statuti
Non pervenuti. Si segnala l’annotazione dell’Intendente Brandizzo, che a metà Settecento suggeriva di attribuire al feudo di Roaschia, come incremento di reddito, l’istituzione dei bandi campestri, che non erano presenti sul luogo (BRT, Storia e patria n.855, c. 262)  [Archivio Storico del Comune di Roaschia (1850-1963). Inventario redatto nel 1997 in categorie e archivi aggregati della Congregazione di Carità e dell'Ente Comunale di Assistenza di Roaschia (1831-1976)].
Il tentativo della comunità di Entracque di costituire un proprio libro dei privilegi, rimasto incompiuto, mette in evidenza un atto del 1481, relativo ai passaggi e alle zone del pascolo tra le due valli, che sancisce diritti di pascolo e transito per la comunità di Roaschia (v. scheda Entracque: Libro dei privilegi delle terre delle valli di Gezzo e Vermenagna...[1481-1534]. Comba 1998, p. 29 e nota 11).
Catasti
Non presenti catasti antichi. A questo proposito però si segnala la stima del territorio, realizzata a metà Settecento dall’Intendente Brandizzo: “il territorio è posto tutto in montagna, è composto di giornate 4592, de’ quali ve ne sono g.te 480 di campi, g.te 190 di prati, g.te 104 boschi e g.te 72 boschi di faggio in pianta, g.te 2050 pascoli non registrati, g.te 2.75 recinto del luogo, g.te 120 castagneti e g.te 1740 rocche e rovine. I campi li divideremo in due gradi di bontà: nel 1° grado ne metteremo g.te 182, nel 2° grado g.te 308. I campi di 1 qualità si coltivano così pendente 2 anni consecutivi si seminano a segale, il 3° anno si semina a biada e il 4 anno si lasciano a vuoto (…) Le giornate 308 di 2 qualità si semineranno un terzo a segale, un terzo biada ossia orzo, un terzo a vuoto”. (BRT, Storia patria n. 855, c. 266).
Ordinati
Non presenti prima dei verbali del consiglio e di giunta di metà Ottocento.
Dipendenze nel Medioevo
La valle Gesso e il colle delle Finestre sono un territorio di penetrazione benedettina, su cui si consolida il dominio dell’abbazia di S. Dalmazzo di Pedona. Detto monastero si conferma una signoria territoriale, inclusa nella circoscrizione del vescovo di Asti e dipendente dal comitato di Bredulo (1153, Bordone 1992). Nel 1181 risulta che il marchese di Saluzzo ha parte della giurisdizione sugli uomini di Borgo S. Dalmazzo, per la quale riscuote il fodro, a cui sono tenuti per 1/3 a contribuire anche gli uomini della valle Gesso (Camilla 1970). In questo senso il luogo di Roaschia rientra nella contesa con i marchesi di Saluzzo finché la Valle Gesso venne eretta in Contea sotto la dominazione degli Angiò (1259, Comba 2006). Entro la dominazione angioina l’abate si fa riconoscere a più riprese i diritti sulle valli cuneesi. Il governo provenzale sul territorio si afferma con l’istituzione di un funzionario pubblico: il clavarius vallium Cunei (Guglielmotti 2001, p. 175).
Riconquistati ai provenzali i domini piemontesi, il 10 gennaio 1372 Roaschia e la Valle Gesso vengono infeudati da Amedeo VI di Savoia ai marchesi di Ceva (AST, Corte, Scritture della Città di Cuneo, Borgo S. Dalmazzo, mazzo 2 fasc. 3 : Promessa di Carlo de' Marchesi di Ceva, di retrovendere al Conte Amedeo di Savoja, o suoi Eredi il Luogo di Borgo S. Dalmazzo, Robilant, Roccaviglione, Vaudieri, Andono, Roaschia, et Entraques mediante la Restituzione delli fiorini 1500. d'oro per esso Marchese pagati per l'Infeudazione de' Sudetti Luoghi delli 10 gennaio 1373). La signoria cebana dura fino al 1424, quando Roaschia passa insieme a tutta la valle Gesso sotto il controllo diretto dei Savoia. In questo periodo viene riorganizzata la giurisdizione di Cuneo sulle valli (1463).
Feudo
I diritti feudali di Roaschia vennero contesi tra l'Abbazia di Pedona e il marchesato di Saluzzo (AST, Corte, Scritture riguardanti il Marchesato di Saluzzo, mazzo 1, fasc. 1 [6 dicembre 1169]), in cui si inserì in seguito anche il comune di Cuneo. Acquisito direttamente il feudo di Roaschia, i Savoia nella seconda metà del Trecento lo infeudarono ai marchesi di Ceva. Questi restavano investiti del titolo feudale sul luogo (AST, Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 2, fasc. 4 [28 ottobre 1392]) e ancora nel 1406 prestavano atto di vassallaggio e giuramento di fedeltà ai Savoia per detti loro feudi, che vennero quindi divisi nei due rami dei Ceva (AST, Corte, Città di Mondovì, mazzo 11 [1407]): Roaschia, insieme agli altri feudi della valle Gesso spettava a Oddone di Ceva.
Il feudo di Roaschia venne quindi riunito a Borgo S. Dalmazzo e alle valli Gesso e Vermenagna per l’infeudazione di Giano di Savoia (1459). In seguito la città di Cuneo ottenne la revoca di tale infeudazione che passò direttamente al principe di Carignano, Tommaso di Savoia (1462, Schiffo 1962, p.134). Fu poi infeudato nel 1619 a Tommaso di Savoia e ottenne il titolo comitale col quale venne acquisito dai fratelli Balbiano. Quindi a metà Seicento venne ampliata l’infeudazione alla famiglia Birago, già feudataria di Limone e Roccavione, con ordine di primogenitura (Corte, Paesi A per B, Roaschia, mazzo 15, fasc. 1-9, [1661-1675]).
Mutamenti di distrettuazione
Tra fine Trecento e metà Quattrocento, la dissoluzione della giurisdizione medievale dell’abbazia di S. Dalmazzo sulle valli Gesso e Vermenagna, i cui diritti vennero spartiti essenzialmente tra la città di Cuneo e la diocesi di Mondovì, pone Roaschia in una situazione di gravitazione intorno a Roccavione e allo stesso tempo di ridefinizione dello spazio pastorizio rispetto alla più antica distrettuazione (v. mutamenti distrettuali- scheda Entracque). Inoltre la costruzione di un Vicariato di Cuneo, istituito dal duca Ludovico di Savoia, rimette in discussione i rapporti giurisdizionali con le valli Gesso e Vermenagna [AST, Corte, Scritture della Città e Provincia di Cuneo, mazzo 1, fasc. 19 e altra copia fasc. 32.5: Patenti del Duca Ludovico di Savoja di reunione al Vicariato di Cuneo de' Luoghi del Borgo S. Dalmazzo, Andono, Valdieri, Entraques, Roaschia, Roccaviglione, Roburent, Valli di Gez, e Vermenagna stati infeudati, a favore di Giano suo figliuolo delli 28 settembre 1463, 28 settembre 1463].
A seguito poi dell’istituzione delle sette province sabaude (1560), il ruolo di Cuneo in rapporto alla valle Gesso e a Roaschia va accentrando le sue funzioni amministrative. Ciò innescava sovente controversie fiscali tra il luogo e la città, incentrate in particolare sul metodo di ripartizione del tasso. Questa imposta governativa, a base fondiaria, era calcolata sia sulla fertilità della terra, sia sulla popolosità e ricchezza del comune intero, e si prestava pertanto a frequenti suppliche e ricorsi per la riduzione della quota del riparto (Lombardi 1989, p. 89-90 e nota 37). A metà Seicento una ridefinizione delle competenze fiscali nel distretto si affermò a seguito delle modificazioni introdotte dalle misure catastali dei terreni dei paesi della valle Gesso. A questo proposito il conte Arbaudi si presentò alla corte dei Conti di Torino in rappresentanza delle comunità di Valdieri, Roaschia e Andonno per ricalcolare l’imposta del tasso (AST Camerale, Art. 500 mazzo C-L, 4 U55 fasc. 15, [1650-1667], v. scheda Entracque).
Mutamenti Territoriali
La nuova distrettuazione Cuneese vede le comunità della valle Gesso ridefinire i confini territoriali sia tra di loro che rispetto a Borgo S. Dalmazzo. Roaschia tratta dei confini e diritti di pascolo non meglio specificati in termini topografici, ma ascritti ai diritti delle singole comunità elencate: "comunitates locorum Burgi Sancti Dalmatii, Rochevis, Robilanti, Andonni, Valderii, Interacquarum, Roaschie valium Gecii et Vermenagne…differentie et discordie destensiones et querele acte fuerunt occasione finium et pascheragiorum territorium dictarum communitatem" [16 maggio 1481] (AC Entracque).
Le contese territoriali tra Roaschia e la comunità di Roccavione si concentrano sul vallone di Brignola e sono documentate tra Quattro e Seicento con l’obbligo di registrazione dei possedimenti terrieri dei roaschini sul registro fondiario di Roccavione ([1470-1655], AC Roccavione, liti). A fine Seicento però la questione fondiaria si tradusse in una ridefinizione dei confini territoriali non solo tra le comunità di Roaschia e Roccavione, ma anche di Robilante ([1697], AC Roccavione, liti). Sul territorio di Robilante in particolare i roaschini possedevano i castagneti, per cui una prima transazione territoriale costituì la formazione di un registro a tassazione separata dei boschi del territorio di Robilante (sec. XVI-XVII, v. scheda Robilante; AC Borgo San Dalmazzo, Liti: Atti e scritture relative al luogo di Roccavione, Roaschia e Robilante[1600-1786]).
Il comune di Roaschia viene accorpato a quello di Roccavione nel corso del riassetto degli enti territoriali e nel ridimensionamento dei territori montani, lasciando aperta una questione di promiscuità di usi delle alpi (1928, Palmero 2007 p. 549-580). Alla fine della seconda guerra mondiale riacquista dunque l’attuale autonomia amministrativa.
Comunanze
La comunità di Roaschia, che domina l’alto corso del rivo destro del torrente Gesso, sembra gestire i diritti di utilizzo delle acque, che contratta nel corso del Quattrocento con le comunità dell’alta valle Pesio. A questo proposito Peveragno rivendica una cessione delle acque del 1475 (AST, Corte Paesi A per B, Roaschia mazzo 15 fasc. 18). L’elemento scatenante la rivendicazione dell’antico diritto di “derivazione delle acque” è costituito dalla stipulazione di un contratto di vendita delle fontane del Bandito (1781), fatta da Roaschia al marchese Grimaldi di Boglio, signore di Peveragno (AST, Corte Paesi A per B, Roaschia mazzo 15, fasc.10).
Attualmente i torrenti Gesso e Vermenagna alimentano con i due salti Chiotas-Piastra e Rovina-Piastra la centrale idroelettrica di pompaggio più importante d’Italia. Impiantata negli anni Sessanta, la centrale idroelettrica è entrata in piena attività nel 1982, con sede centrale operativa a Entracque, località S. Giacomo (Centro informazioni della centrale “Luigi Einaudi”). Un’altra centrale era stata installata in località Brignola (Roccavione) e con lo sviluppo delle cave e delle concessioni all’Italcementi tra il 1947 e il 1953 il bacino idrico di Borgo S. Dalmazzo è stato ampliamente sfruttato.
A seguito dell’aggregazione al comune di Roccavione, gli abitanti di Roaschia hanno ottenuto l’assegnazione a categoria A di alcuni terreni, riscattati in lotti coltivabili (pratica geom. Marchetti, 29 novembre 1935-03 gennaio 1941, CLUC 184). Attualmente sono contesi agli usi civici gli spazi relativi alle concessioni della cava e della centrale idroelettrica.
Liti Territoriali
AC Borgo San Dalmazzo (Archivio Storico del comune di Borgo San Dalmazzo), Liti: Atti e scritture relative al luogo di Roccavione, Roaschia e Robilante[1600-1786].
AC Roccavione (Archivio Storico del comune di Roccavione), fasc. 5 Atti di transazione per i confini del territorio tra il Comune di Roccavione, Roaschia e Robilante [1470-1697]: sentenza del giudice di Cuneo Ottobono Olivari contro la Comunità e particolari di Roaschia obbligati a registrare i beni posseduti in Roccavione nel catasto del luogo e a pagare i relativi carichi fiscali [17 aprile 1470]; Sentenza contro la Comunità di Roaschia obbligata a pagare a Roccavione i carichi imposti e imponendi per i beni posseduti in Roccavione [26 ottobre 1471];
fasc. 62: Atti di lite tra Roccavione e Roaschia relative ai terreni [1546-1655].
AC Valdieri (Archivio Storico del comune di Valdieri), Archivio aggregato di Andonno: cartone 34, lite Andonno e Roaschia [1664-1667].
Fonti
AST (Archivio di Stato di Torino):
Corte, Scritture della città e provincia di Cuneo,
Cuneo, mazzo 1 fasc. 19: Patenti del Duca Ludovico di Savoja di reunione al Vicariato di Cuneo del Luogo di Borgo S. Dalmazzo, Andono, Valdieri, Entraques, Roaschia, Roccaviglione, Roburent, Valli di Gez, e Vermenagna stati infeudati, à favore di Giano di Savoja suo figliuolo [28 settembre 1463];; fasc. 32.5: Patenti del Duca Ludovico di Savoja di reunione al Vicariato di Cuneo de' Luoghi del Borgo S. Dalmazzo, Andono, Valdieri, Entraques, Roaschia, Roccaviglione, Roburent, Valli di Gez, e Vermenagna stati infeudati, a favore di Giano suo figliuolo [28 settembre 1463]; fasc. 39: Stato del Registro Universale della Città, e Provincia di Cuneo del 1695.
Borgo S. Dalmazzo, mazzo 2 fasc. 3: Promessa di Carlo de' Marchesi di Ceva, di retrovendere al Conte Amedeo di Savoja, o suoi Eredi il Luogo di Borgo S. Dalmazzo Robilant, Roccaviglione, Vaudieri, Andono, Roaschia, et Entraques mediante la Restituzione delli fiorini 1500. d'oro per esso Marchese pagati per l'Infeudazione de' Sudetti Luoghi [10 Gennaio 1373]; fasc. 4: Investitura concessa da Bona di Bourbon Contessa di Savoia, tutrice del Conte Amedeo di Savoia a favore di Giorgio e Carlo de’ Marchesi di Ceva del luogo di Borgo San Dalmazzo et altri al medesimo adiacenti [28 ottobre 1392].
Corte, Città di Mondovì, mazzo 11: Divisione tra Garcilasco, ed Oddone fratelli Marchesi di Ceva fu Giorgio, per forma della quale sono caduti in parte al domino Garcilasco i castelli, e luoghi d'Ormea, Torricella, porzioni di Priola, Roasio, e Monasterolo, ed al sudetto Oddone quelli del Borgo di S. Dalmazzo con Roccaviglione, Robilant, Roaschia, Andono, Valdieri, ed Entraque dal medesimo dipendenti, Torre, e Pamparato, con obbligo a questo di soddisfar le ivi espresse somme a F. Leonello Cavaliere Gerosolimitano loro fratello, lasciando ancor in comunione le ragioni sopra Boves, Bastia, e Castelbianco, con vicendevol esenzione di tutti i sudditi da ogni pedaggio, e gabella in qualunque de' predetti luoghi. [8 marzo 1407].
Corte, Scritture riguardanti il Marchesato di Saluzzo, mazzo 1, fasc. 1: SENTENZA arbitramentale profferta dal Marchese Bonifacio di Monferrato, sovra le differenze vertenti tra il Conte Ajmone di Savoja, ed il Marchese Manfredo di Saluzzo, e Sig.r di Cuneo, per riguardo all'Omaggio di tutto il Marchesato di Saluzzo, e de Luoghi di Barge, Scarnafiggi, Busca, e Bernezzo, questi allora posseduti dal detto Conte, per quale ha dichiarato, che il prefato Conte dovesse dare, e rimettere in feudo al detto Marchese Manfredo dette Terre di Barge, Scaranafiggi, Busca, e Bernezzo, per quali dovesse giurar la Fedeltà con più fosse tenuto pagare ad esso Marchese la Somma di fiorini 60\m. d'oro di giusto peso, e vice versa fosse detto March.e tenuto di riconoscer in Feudo dal detto Conte tutto il March.to di Saluzzo, salve le ragioni dell'Imperatore, e del Marchese di Monferrato, per le terre, che tiene dal medesimo, al di là della Stura, dell'Abbate di S. Dalmasso per le altre terre che tiene pure da lui al di là del detto fiume, il Luogo di Centallo, e le Franchiggie de' Vassalli del detto Marchesato di Saluzzo, colla successiva Investitura accordata dal d.to Conte al detto Marchese del detto Marchesato, prestaz.ne della Fedeltà, e pagamento della sudetta somma di ff.ni 60\m. d'oro [6 dicembre 1169].
Corte, Paesi A per B, Roaschia mazzo 15 fasc. 1 COSTITUZIONE in procuratore sostituto fatta dal conte Claudio Cambiani di Ruffia, qual Procuratore di S.A.Ser.ma, in capo di Cesare Galeano Vicario di Peveragno ad oggetto di prendere possesso per S.A.Ser.ma del luogo, feudo, giurisdizione di Roaschia, e riceverne il giuramento di fedeltà. 9 giugno 1621; fasc. 2 ATTI di possesso preso dal Sig. Patrimoniale del Principe Tomaso di Savoia del feudo, giurisdizione, territorio, e mandamento di Roaschia statogli infeudato, e compreso nel di lui appannaggio accordatogli sotto li 17 dicembre 1620 coll'atto di giuramento prestato al detto Principe dalla comunità e uomini di detto luogo. Originali. 1621; fasc. 3-4 PATENTI originali del Principe Francesco Tomaso di Savoia di subinfeudazione a favore dei Sigg. Cav. Francesco Ludovico Balbiano suo Maggiordomo, e Gentiluomo di Camera, ed Antonio Maria di lui fratello, del feudo di Roascia, giurisdizione, beni e redditi dal medesimo dipendenti per essi e loro discendenti maschi. 25 settembre 1626; fasc. 5 PATENTI del Principe Tomaso di Savoia d'ampliazione della subinfeudazione del feudo di Roaschia a favore del sig. Conte Antonio Maria Balbiano, Contessa Marianna Margarita sua figliastra, e de' suoi, e del fu conte Flaminio Birago di lei marito discendenti, e, questi mancanti, per li discendenti del Sig. Referendaro Balbiano con ordine di primogenitura [22 giugno 1650]; fasc. 7 PROCURA del Sig. Conte Filiberto Maria Birago in capo del Sig. Conte Antonio Maria Balbiano per ottener investitura dal Sig. Principe Emanuel Filiberto di Savoia del feudo di Roascia. [11 agosto 1663] Con copia dell'ivenstitura ottenuta in seguito alla detta procura; fasc. 8 VIGLIETTO del P.pe Emanuel Filiberto di Savoia per cui manda al suo Consiglio dei Conti d'investire il conte Filiberto Maria Birago di lui paggio del feudo, beni, e redditi per esso e suoi discendenti maschi con ordine di primogenitura. [14 agosto 1663]; fasc. 9 INVESTITURA concessa dal P.pe di Carignano Em. Filiberto Amedeo di Savoia a favore del Sig. Conte Filiberto Maria Birago del feudo, giurisdizione, beni, e redditi di Roaschia relativamente alle precedenti. [6 aprile 1675]; fasc. 11-12 RESCRITTO camerale di delegazione in capo dell'ordinario di Roaschia di ridurre il feudo, beni, e redditi di Roaschia devoluto per la morte senza discendenti maschi del Sig. conte di Gio. Batt. Filiberto Birago. [15 dicembre 1753]; Riduzione a favore del Principe di Carignano Luigi di Savoia, [1754] fasc. 13-15 ATTI seguiti nanti la R.a Camera in una causa del Sig. Patrimoniale del Principe di Carignano Luigi di Savoia contro i pretendenti aver ragione sovra il feudo di Roascia preteso devoluto per la morte del Sig. Conte Comm. D. GB. Filiberto Birago di Roaschia. [1754].
fasc. 10 VENDITA fatta dalla comunità di Roaschia al sig. Marchese Annibale Vittorio Amedeo Grimaldi di Boglio delle fontane che scaturiscono pel territorio di detto luogo nella regione detta del Bandi, ossia al fontano, o sia al disotto della strada che tende da quel luogo a quello di Valdieri mediante un annuo canone di L. 40, e sotto l'osservanza di diversi patti e condizioni. [30 luglio 1708]; fasc. 18 RICORSO della com.tà di Peveragno per ottenere la restituzione in tempo per eseguire la derivazione d'acqua dal fiume Gesso acquistata da detta comunità nei confronti della com.tà di Roaschia nel 1475. [1786-1787] (Vedi: Paesi, P., Mazzo 6, Peveragno, fasc. 3).
fasc. 16-17 CAPITOLI per l'affittamento delle Segreterie civili e criminali con tutti i diritti ed emolumenti alle medesime annessi de' luoghi di Roaschia e Roccavione. Luogotenete e segretario fiscale [1781-1783].
fasc. 19-20 AFFRANCAMENTO di decime e di canone dovuti dal comune alla Mensa vescovile di Mondovì, [1827].
BRT (Biblioteca Reale di Torino), Storia patria n. 855, Relazione intendente Brandizzo 1753.
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Descrizione Comune
Roaschia
     Il territorio comunale di Roaschia viene accorpato al comune di Roccavione tra 1928 e 1946, quando la politica agraria degli anni Venti che voleva contrastare lo spopolamento dei paesi montani, affianca una riorganizzazione della maglia amministrativa. L’economia agricola risultava per Roaschia più fragile rispetto a quella pastorizia: le statistiche delle professioni segnalano come dal 55% dei contadini nel 1911 si scenda al 40% nel 1954 (Aime 2001, p. 36). In questo senso però gli studi antropologici mettono in risalto come nel corso del Novecento il centro abitato abbia subito uno spopolamento contenuto rispetto all’abbandono degli insediamenti abitati formatisi a media altitudine (900-1300 mls). Aime sottolinea che a fine Ottocento il paese alpino contava più di una quarantina di teit sul rivo destro del rio Roaschia, dislocati fino a 1300 metri di altitudine, abitati in prevalenza dai contadini. La villa invece risultava residenza stabile dei pastori transumanti, che avevano colonizzato con insediamenti alpini il fronte verso Entracque e le alture verso la valle Gesso. In particolare l’assetto abitativo dei tetti sul fronte alpino risulta molto più stabile rispetto agli insediamenti di carattere agricolo, sviluppatisi a nord-est del rio Raschia. La pratica pastorizia del secondo dopoguerra svuotava il paese nel periodo invernale, mentre durnte l’estate tornavano a popolare la villa e i teit (Aime 2001, p.33-43).
Fatta questa premessa, possiamo considerare l’attuale forma del territorio comunale di Roaschia relativamente stabile, in considerazione di alcuni elementi strutturali che la connotano: la fonte Dragonera, la cima del Casternaud e la conca della villa. Dalla fonte Dragonera ha origine il rio, che si congiunge con il torrente Gesso e ospita nella conca l’insediamento della villa di Roaschia; mentre il monte delimita a sud lo sviluppo abitativo. Sotto questo aspetto, si può riconoscere un’inerzia nella conformazione di un territorio roaschino che si definisce nel corso del medioevo, sotto l’egida dell’abbazia di S. Dalmazzo di Pedona. La comunità che si sviluppa intorno al campanile della chiesa dedicata a S. Dalmazzo nella seconda metà del Duecento controlla con il suo insediamento il rio Roaschia, affluente del torrente Gesso e il versante alpino sud-occidentale delle rocche, verso Entracque e Vernante. Una maggiore stabilità dei confini comunali si può sottolineare rispetto al territorio storico che si estende a partire dalla sponda sinistra del rio Roaschia. A questo proposito possiamo ricordare che tra le valli Gesso e Vermenagna esistevano una serie di diritti inerenti i pascoli e il transito, che regolavano la fruizione di tale spazio sulla base di transazioni quattrocentesche, che avevano riorganizzato in ambito territoriale il passaggio dalla dominazione angioina a quella piemontese tra Tre e Quattrocento. Entracque si fece portavoce nel corso del Cinquecento di tali antichi diritti, sotto forma di privilegi di natura fiscale, quando il distretto cuneese cercava d’imporre la sua giurisdizione sui luoghi (v. scheda Entracque). Lungo le acque del Gesso invece Valdieri e Andonno risultavano comunità meglio definite da uno ius proprium, sulla base dello studio dei diritti giurisdizionali rivendicati dall’abbazia di S. Dalmazzo nel 1262 (Marro 1992). Pertanto se un diritto d’uso delle acque in prossimità del Gesso era una antica prerogativa degli uomini di Roaschia, nel 1475 tale risorsa veniva ceduta a Peveragno (AST, Corte, Paesi-P, mazzo 6, Peveragno, fasc. 3). Rispetto al controllo delle acque del Gesso, nella seconda metà del Settecento, risulta più evidente da parte di Roaschia uno sforzo per il mantenimento di una giurisdizione territoriale, quando la cessione comunale, dietro canone di affitto, della fonte del Bandito, viene poi contestata da Peveragno (AST, Corte, Paesi A per B, mazzo 15, Roaschia, fasc. 10 e 18).
Lo sforzo di conservazione di un territorio comunale sembra rivolto invece sul versante orientale della valle Gesso, dove si erano sviluppate le coltivazioni dei roaschini, almeno a partire dal Quattrocento. I fondi coltivati e boschivi venivano incrementati sul territorio di Roccavione, che obbligava i roaschini al pagamento dell’imposta di registro, con il quale detto comune controllava i suoi confini (AC Roccavione, atti di lite [1470-1697], fasc. 5 e 62). A fine Quattrocento Roaschia è al centro di controversie territoriali con Roccavione, che rivendicava appunto nei confronti di alcuni fondi di terreno il pagamento del registro delle coltivazioni, attraverso il quale affermava la propria giurisdizione comunale. L’intervento del giudice Ottobono Olivari di Cuneo sanciva quindi che i possedimenti dei roaschini dovessero pagare tale imposta a Roccavione. In questo modo venivano ridefiniti anche i confini tra le due comunità, cosicché il territorio comunale di Roaschia nel 1471 si delimitava a vantaggio di quello di Roccavione. L’economia del castagneto da frutto aveva portato alla colonizzazione del versante alpino verso Robilante. Probabilmente gli sviluppi di questa pratica, che era integrata dal pascolo tra gli alberi, aveva reso più appetibile per i possessori dei castagni la rendita fondiaria prospettata dalla registrazione dei fondi castagneti a partire dalla seconda metà del Seicento. Per cui i roaschini con le loro greggi si spostavano verso i pascoli del basso Piemonte o della Provenza. Il flusso transumante verso Chieri accomuna i paesi della valle Gesso di Entracque e Valdieri, ma riguarda Roaschia solo dopo il 1760 (Guida 1997, pp.171-172). Per cui i rapporti di transumanza intessuti in antico regime potrebbero chiarire anche le dinamiche del territorio montano di Roaschia, in assenza di documenti di questo periodo in archivio comunale. La lite con il comune di Robilante porta così alla misurazione e alla registrazione in un catasto separato dei forestieri dell’intera zona a vantaggio del territorio comunale di Robilante (1697, AC Robilante).
Il territorio comunale di Raschia in età moderna quindi perde dei segmenti in funzione della misurazione catastale del territorio, che separa le zone che i roaschini sfruttavano a vantaggio dell’iscrizione di possedimenti fondiari nominativi, che questi ultimi ottengono a fine Seicento nei comuni di Robilante e Roccavione. Inoltre il distretto fiscale del tasso ha innescato lungo il fiume Gesso il problema della ripartizione dei carichi, che viene sollevato da Entracque, rispetto alla regione di Aradolo che era stata inscritta nei catasti di Roccavione, Robilante, Valdieri e Andonno. La comunità di Roaschia, che manteneva la promiscuità d’uso nella regione di Aradolo, aveva delegato insieme a Valdieri e Andonno il conte Arbaudi a trattare con gli altri paesi della valle Gesso [1650-1667]. Il carico fiscale ripartito su base territoriale, era diventato gravoso da sostenere rispetto ai possedimenti indivisi tra le comunità di valle Gesso e Vermenagna. Nel corso del Seicento pertanto le comunità per mantenere il possesso indiviso di Aradolo dovettero accordarsi in rimborsi del tasso e nel ricalcolo delle quote contributive (AST camerale, art. 500 mazzo C-L fasc. 2, v. scheda Entracque). In un primo tempo la misurazione dei terreni che i possessori di Roaschia avevano nella regione di Aradolo ha prodotto liti territoriali con Roccavione e Andonno [1655-1697] (v. qui fonti liti territoriali), fino a che Aradolo, in quanto cantone, ha richiesto la costituzione in comunità al governo sabaudo, a seguito dell’istituzione della provincia cuneese e della riorganizzazione della maglia amministrativa piemontese [1753] (v. scheda Valdieri).
Il mantenimento di una cappellania di Roaschia nella chiesa di Roccavione, insieme ad altre di Robilante, sono un indizio di legami che si esprimono in presenze devozionali su un territorio più ampio di quello controllato dal comune (v. scheda Roccavione). La giurisdizione territoriale che nell’alto medioevo era dominata dell’abbazia di Pedona subisce in valle Gesso un’alta concorrenza nel corso del Medioevo. Prima con i marchesi di Saluzzo e poi con il vescovo di Asti l’abbazia di Pedona perde il suo predominio, affidandosi poi alla protezione degli Angioini (Comba 2006). La comunità di Roaschia, che appare da subito strettamente connessa con l’abbazia di S. Dalmazzo di Pedona, aggiungeva il titolo di S. Bernardo alla chiesa parrocchiale. Il culto del santo patrono si identifica con una festa della transumanza e acquisisce via via sempre maggiore importanza, proprio per la vocazione pastorizia di questa comunità, che risulta meglio studiata tra Otto e Novecento (Aime 2001). Il quadro devozionale tracciato nel Settecento dal Brandizzo sottolinea la presenza importante di una confraternita con una chiesa separata, consacrata a S. Sebastiano, che riflette due centri aggregativi della comunità. La presenza infine della congregazione di carità completa la fisionomia della comunità roaschina, come gruppo solidale e assistenziale.
La formazione del territorio comunale sembra determinata in maniera significativa in un primo tempo dalla fondazione di Borgo S. Dalmazzo, che riorganizza la giurisdizione dell’abbazia e dei luoghi ad essa connessi sotto la dominazione del vescovo di Asti da una parte e degli Angioini dall’altra (Tosco 1996). La documentazione comunale non consente di chiarire i rapporti territoriali con Valdieri e Andonno, lungo il fiume Gesso, ma le tracce tardo quattrocentesche indicano nel XV secolo un momento significativo della riorganizzazione dei diritti delle acque e del controllo delle fonti.
In seguito alla sconfitta degli Angioini, la dominazione sabauda investe su Cuneo, a consolidamento di un distretto cuneese, posto a controllo delle valli Gesso e Vermenagna, e sull’alleanza militare dei signori di Ceva, a cui veniva assegnato anche il feudo di Roaschia. Poi, sotto dominazione sabauda, la città di Cuneo e la maglia amministrativa modellarono il territorio comunale. La comunità del luogo abbandonava il controllo comunale di uno spazio agricolo-produttivo a nord-est della villa, a vantaggio di Roccavione e dei roaschini lì possidenti, che sfruttavano quei terreni posti sulla riva del torrente Gesso. Allo stesso modo lo spazio forestale sfruttato dai roaschini, veniva lasciato al controllo di Robilante, che con la nuova misurazione fondiaria del 1697, lo iscriveva al proprio territorio comunale. Sulla base della documentazione rinvenuta, più consistente per l’età moderna, sembra proprio che per Roaschia la porzione di territorio più difficile da gestire sia il versante nord-orientale della valle Gesso, su cui si concentra una maggiore e prolungata tensione.
Infine la costituzione del nuovo distretto diocesano di Cuneo, consente al comune di Roaschia di affrancarsi dalle decime e dai canoni che doveva alla Mensa vescovile di Mondovì (AST Corte, paesi A per B, Roaschia, mazzo fasc. 19-20 [1827]).