Murello

AutoriFiore, Alessio
Anno Compilazione2011
Provincia
Cuneo.
Area storica
Saluzzese.
Abitanti
946 (ISTAT 2011).
Estensione
1720 ha (ISTAT).
Confini
Da nord a sud, in senso orario, Polonghera, Casalgrasso, Racconigi, Cavallerleone, Ruffia, Villanova Solaro e Moretta.
Frazioni
Nessuna. Oltre al centro principale l’ISTAT riconosce tre nuclei insediativi: Tetti Spertini, Bonavalle e Cascina Rivarola.
Toponimo storico
Murello.
Diocesi
Torino.
Pieve
La prima menzione di della chiesa di S. Giovanni, attestata con sicurezza come pieve nel XIV secolo, risale al 1055 (Cartario dell’abazia di Cavour, doc. 9). La locale pieve di S. Giovanni fu con ogni probabilità controllata prima dai Templari e poi dai cavalieri gerosolimitani, domini del luogo. Dalla pieve di Murello risultano dipendenti nel 1386 le chiese di S. Giovanni di Moretta, di S. Maria di Ruffia, di S. Nicola e S. Maria di Monasterolo di Savigliano (Casiraghi 1979, p. 113).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Probabilmente nel XV secolo la vecchia chiesa parrocchiale viene sostituita da una più grande, la cui costruzione è promossa dal locale commendatore dell’Ordine. La nuova fondazione viene dotata di benefici a spese dell’Ordine stesso che ne manterrà il patronato nei secoli successivi. La chiesa viene peraltro costruita a ridosso del castello, luogo di residenza dei rappresentanti locali dei Cavalieri, a cui era unita fino al 1822 da un corpo di fabbrica. L’unione fisica tra sede del potere politico e sede del potere religioso rappresenta bene il duplice potere esercitato sulla comunità dai suoi signori (Ghersi 1871). Nell’abitato sorgevano già nel XVI secolo altre tre chiese. La prima dedicata a san Giovanni (poi ricostruita e ampliata nel 1751), una cappella dedicata a san Sebastiano, costruita nei primissimi anni del XV secolo, e un’altra intitolata a sant’Antonio abate. Fuori dall’abitato sorgeva un’altra cappella dedicata a san Defendente e una chiesa intitolata alla Beata Vergine degli Orti, costruita intorno al 1630 e poi riedificata all’inizio del XVIII secolo; un santuario che rappresenta indubbiamente il principale polo devozionale locale insieme alla chiesa parrocchiale (Ghersi 1871). Da segnalare infine la cappella intitolata a san Pietro e situata nel nucleo di Tetti Spertini, che costituiva il punto di riferimento religioso per il piccolo nucleo insediativo.
Assetto Insediativo
L’assetto insediativo è decisamente accentrato, anche se già dalla prima epoca moderna si segnalano alcuni piccoli nuclei abitati, talvolta in corrispondenza di caseforti (come Bonavalle e Rivarola), a cui vanno aggiunte altre cascine proliferate in età moderna. Oggi oltre al nucleo insediativo principale si segnalano tre altri nuclei insediativi minori. Uno intorno al castello di Bonavalle, un poco discosto dall’asse viario che collega Murello a Racconigi; si tratta dell’eredità dell’antica azienda agraria. Lo stesso vale per il nucleo di Rivarola Un terzo nucleo è invece quello, un po’ più consistente, di Tetti Sperelli, lungo l’asse stradale di collegamento con Ruffia, all’incirca a metà strada tra i due concentrici.
Per quanto riguarda la popolazione, nel 1588 si contano 100 fuochi, equivalenti a 450 individui circa. (ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 175, n. 18). Nel 1700 i residenti raggiungono le 826 unità (ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 176, n. 5). Segue una fase di forte crescita demografica. Nel 1734 i residenti adulti sono già 1062, a cui vanno aggiunti 175 minori (ACMurello, V, 33, Consegna dell sale, a. 1734). Il picco demografico di 1651 residenti è raggiunto nel 1871. Il periodo successivo, come per la gran parte dei limitrofi comuni agricoli è segnato da un calo demico, a causa dei fenomeni migratori. Fino al 1951 (1428 ab.) la diminuzione appare però contenuta; il decennio successivo, con il decollo dell’industrializzazione, vede la popolazione scendere vistosamente fino a raggiungere le 1172 unità del 1961. Nel 1981 i residenti scendono sotto le 1000 unità, fino a raggiungere un minimo di 899 abitanti nel 2001, mentre negli ultimi dieci anni si e a un timido recupero fino a quota 946 (dati ISTAT). Vedi scheda.
Luoghi Scomparsi
Non si segnalano luoghi scomparsi all’interno dell’attuale territorio comunale murellese.
Comunità, origine, funzionamento
Nulla sappiamo degli assetti comunitari per quanto riguarda l’alto e il pieno medioevo. I primi dati risalgono infatti al tardo ‘300, quando la comunità appare ormai pienamente strutturata e istituzionalizzata nel quadro della signoria locale. Dal tardo medioevo e per tutta l’età moderna l’istituzione cardine della vita comunitaria è il consiglio. Secondo gli Statuti del 1485 era attivo in quell’epoca un consiglio di credenza, composto da 12 consiglieri, le cui disposizioni erano valide in presenza di 8 o più consiglieri (Gargale 1982). Tra i consiglieri un ruolo di primo piano spetta ai due sindaci. Secondo gli stessi statuti il Consiglio era all’epoca convocato dal castellano (ufficiale signorile), evidenziando il ruolo subordinato della comunità locale e delle sue istituzioni rispetto al potere signorile.
Statuti
La prima e unica redazione degli statuti locali, concessi dal commendatore dell’Ordine Gianardo Solaro, risale al 1471 (editi in Gargale 1992). L’originale del testo risulta oggi scomparso, insieme a gran parte del materiale più antico, dai locali dell’Archivio comunale di Murello, attualmente in fase di inventariazione. Alcune carte relative a modifiche o aggiunte al testo degli statuti, risalenti al XVI secolo, sono invece sopravvissute (ACMurello, fald. 129, fasc. 1) I bandi campestri risalgono invece al 1724 (ACMurello, fald. 129, fasc. 2bis).
Catasti
Il primo registro catastale pervenuto (Liber descriptionis) risale al 1547 e contiene aggiornamenti fino al 1551 (ACMurello, fald. 186). Al periodo immediatamente successivo risale invece un registro di mutazioni, volto quindi a registrare i mutamenti del possesso fondiario fino alla fine del XVI secolo (ACMurello, fald. 185). Altri registri catastali di carattere più statico risalgono invece al 1664, al 1689 e al 1712 (Libro della misura generale) ACMurello, fald. 189 e 184ter). A fianco di queste fonti di carattere statico, si segnalano altri registri accessori volti a registrare i trasferimenti tra XVII e XVIII secolo (ACMurello, fald. 188 e 190). La serie delle Mutazioni di proprietà inizia invece con il 1771 (ACMurello, fald. 203).
Ordinati
La serie dei Propositari inizia con le deliberazioni consiliari relative al 1517 e prosegue senza lacune di rilievo fino al 1755 (ACMurello, fald. 11-50). Con il 1756 la serie documentaria muta denominazione, assumendo quella di Ordinati, mantenuta fino al 1855, con l’eccezione del periodo napoleonico (ACMurello, fald. 51-70).

 

Dipendenze nel Medioevo
Con la divisione tra gli eredi del grande patrimonio di Bonifacio del Vasto, Murello è inserita nell’area di dominio dei marchesi di Busca (Provero 1992, p. 144). Sono con ogni probabilità questi ultimi ai donare verso la fine del XII secolo Murello ai Templari, che controllano il villaggio per tutto il XIII secolo, anche se la prima notizia certa risale solo al 1245 (Bellomo 2008, p. 334). Nel 1251 l’Ordine tenta di vendere Murello al comune di Asti, ma il progetto naufraga a causa dell’opposizione pontificia (Bellomo 2008, p. 42). Nel 1266 Murello è ancora sotto il controllo della locale Domus Templi (Cartario di Casanova, doc. 430) Con lo scioglimento dell’Ordine dei Templari all’inizio del ‘300, il complesso patrimoniale di Murello passa nella mani dell’Ordine degli Ospedalieri (poi denominati Cavalieri di Rodi e poi ancora Cavalieri di Malta) (Bellomo, p. 336).
Feudo
Per tutta l’età moderna Murello appartiene all’Ordine dei Cavalieri di Rodi (poi di Malta) che lo tengono in feudo dai conti di Savoia. La prima investitura pervenutaci risale al 1566, e quindi alla fase di riorganizzazione dei domini sabaudi piemontesi dopo la parentesi francese.
Mutamenti di distrettuazione
All’inizio del XVIII secolo Murello fa parte della provincia di Pinerolo. Con il 1714 è inserita nella provincia di Saluzzo cui appartiene fino alla costituzione, in età napoleonica, del dipartimento della Stura, corrispondente all’incirca all’attuale provincia di Cuneo. Nell’1814, con la Restaurazione, è inserita nella ricostituita provincia di Saluzzo, di cui fa parte fino al 1859, quando è il vecchio distretto saluzzese è incorporato nella nuova provincia di Cuneo, a cui Murello appartiene ancora oggi (Sturani 1995; Atalante storico Cuneo).
Mutamenti Territoriali
Non si registrano mutamenti territoriali.
Comunanze
Prima del 1518 la comunità di Murello godeva di diritti d’uso sull’area di pascolo detta del Debato; in quell’anno i diritti sono ceduti agli uomini di Ruffia (ASTo, Paesi per A e B, Mazzo 23, 11, Ruffia, n. 2). Un atto del 1536 sancisce una permuta di terreni a prato tra comunità e commenda gerosolimitana (ACMurello, fald. 144). Nella seconda metà il processo di dismissione delle proprietà fondiarie appare ormai sostanzialmente completato; i beni comuni consistono ormai solo in due ampi fontanili e altre opere per la distribuzione delle acque, nel macello, nella pesa pubblica, nelle scuole e nella casa comunale (Ghersi 1871, p 13). In particolare le costose opere per le acque risultano cruciali per l’irrigazione del territorio, permettendo una bonifica di aree precedentemente melmose, anche in aree prossime all’abitato; un problema che si era trascinato per secoli dando vita a ricorrenti conflitti tra comunità e Ordine (vedi ad es. ASTo, Corte, Paesi per A e B, Provincia di Saluzzo, Murello, n. 5). Nel 1846 la comunità di Murello riconosce che quella di Polonghera possiede oltre cinquanta giornate di pascolo poste entro i confini del territorio comunale murellese (ACMurello, fald. 141, fasc. 11). D’altra parte nel 1891 la comunità di Murello possiede beni comunali in territorio di Ruffia (ACMurello, fald. 140, fasc. 1bis, deperdito ma segnalato dall’inventario del 1930). Entrambe le situazioni sono evidentemente il prodotto delle antiche e complesse vicende di conflitti e liti territoriali tra le comunità menzionate (vedi oltre).
Liti Territoriali
Due sono i centri confinanti con i quali sono attestati conflitti territoriali: Ruffia e Polonghera. Con Polonghera la fine dei conflitti, attestati a partire dal XVI secolo, e il definitivo assestamento territoriale, con la spartizione delle aree di incolto situate al confine tra le due comunità risale solo alla metà del XIX secolo, e più precisamente al 1846 (ACMurello, fald. 98-99, Liti per pascoli). In particolare il ‘500 si rivela un periodo particolarmente denso di conflitti tra le due comunità, impegnate in quella che si configura come una unica lunga lite per il controllo delle aree di pascolo poste al confine tra i due territori. La comunità di Murello è in conflitto non solo con la sua omologa di Polonghera, ma anche con i signori di quest’ultima, che agiscono in modo solidale ai propri sudditi, come risulta bene da atti processuale del 1530 (ACMurello, fald. 87). Significativamente uno dei boschi situato nell’area di confine tra le due comunità era chiamato ancora nell’800 bosco dei morti, un nome che era legato ai ricorrenti conflitti tra gli uomini dei due centri (Ghersi 1871, p. 34) Forti tensioni anche con Ruffia. Al termine di una lite protrattasi almeno per buona parte del ‘400, la comunità di Murello vende nel 1518 agli uomini di Ruffia i suoi diritti sui pascoli detti del Debato (AST, Paesi per A e B, Mazzo 23, 11, n. 2). La cessione non segna però la fine dei conflitti, come è particolarmente evidente dagli atti processuali del 1539, relativi a un nuovo conflitto con signori e comunità di Ruffia (ACMurello, fald. 81) Molto più tranquilli risultano invece i pur estesi confini con Cavallerleone e Villanova Solaro, anche se va segnalata una lite con i signori di Villanova verso la metà del XVI secolo (ACMurello, fald. 84). Riguardo all’ultimo centro menzionato un elemento di distensione può essere stato determinato dal fatto che più membri del casato dei Solaro risultano commendatori di Murello tra XV e XVII secolo (vedi ad es. ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 175, n. 5).
Fonti
Cartario della abazia di Cavour, a cura di F. Gabotto et alii, Pinerolo 1900.
ACMurello, Feudi, fasc. 35-40 (aa. 1562-1835).
ACMurello, fald. 186, Liber descriptionis (aa. 1547-1551).
Archivio di Stato di Torino, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 175, n. 5, Minutaro delle investiture concesse dai Commendatari della Commenda di Murello a diversi particolari di beni dipendenti dalla medesima Commenda (aa. 1428-1530).
ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 175, n. 18, Visita ed analoga relazione della Commenda di S. Giovanni di Murello e dei beni dalla medesima dipendenti (a. 1588).
ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 175, n. 25, Conti de’ proventi e delle spese della Commenda di S. Giovanni di Murello (aa. 1635-1638).
ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 176, n. 4, Instromento di locazione della Commenda di S. Giovanni di Murello…a favore delli padre e figlioli Castelli di Racconigi (a. 1698).
ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 176, n. 5, Consegna degli abitanti di Murello e suo territorio (a. 1700).
ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 176, n. 8, Atti di lite della Commenda di Murello contro la comunità di detto luogo per la nomina e conferma del podestà (a. 1710).
ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 177, n. 9, Vertenza tra i massari della Commenda e la comunità di Murello per pagamenti in grano (a. 1720).
ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 178, n. 9, Atti di lite colla Comunità per opere fatte nei forni (aa. 1761-1768).
ASTo, Sezioni riunite, II archiviazione, capo 21, n. 313, Ristretti misure provincia di Saluzzo (a. 1721).
ASTo, Sezioni riunite, Consegnamenti, Reg. 358, ff. 37-40, Consegnamento di Filippo Vallerio Falletto di Ruffia.
ASTo, Corte, Paesi per A e B, Provincia di Saluzzo, Murello, n. 1, Atti di lite tra il Commendatore di Murello frate Raffaele Spinola ed il comune ed uomini di detto luogo per la prestazione di varie sorte di laudemi (a. 1666).
ASTo, Corte, Paesi per A e B, Provincia di Saluzzo, Murello, n. 5, Atti di lite tra la Commenda di S. Giovanni di Murello e la comunità di detto luogo per l’uso dell’acqua motrice degli opifici acquatici spettanti alla Commenda (a. 1721).
ASTo, Corte, Paesi per A e B, Provincia di Saluzzo, Murello, n. 6, Atti di lite tra la comunità di Murello e la Commenda di S. Giovanni per pascolo praticato contro il disposto dei bandi campestri sulle strade comunali da u pecoraio della Commenda (aa. 1721-1724).
ASTo, Paesi per A e B, Mazzo 23, 11, Ruffia, n. 2, Vendita da parte della comunità di Murello a quella di Ruffia delle ragioni sui pascoli detti del Debato (a. 1511).
Bibliografia
Atlante storico della provincia di Cuneo, a cura di P. Camilla, G. Lombardi, E. Mosca, G. Sergi, Cuneo 1973.
Bellomo E., The Templar order in North-west Italy (1142-c. 1330), Boston-Leiden 2008.
Casiraghi G., La diocesi di Torino nel medioevo, Torino 1979.
Gargale E., Studi sugli Statuti di Murello, Tesi di laurea in Giurispudenza, Università di Torino, 1992.
Ghersi C., Cenni storici sopra Murello ed il santuario della Beata Vergine degli Orti, Savigliano 1871.
Provero L., Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo. Sviluppi signorili entro quadri pubblici (XI-XII secolo), Torino 1992.
Sergi G., I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino 1995.
Sturani M.L., Il Piemonte, in Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna, 1995, pp. 107-153.
Descrizione Comune

Murello

     Murello è attestato come insediamento, fornito di chiesa (San Giovanni), dalla metà dell’XI secolo, come molti dei centri della stessa area, che pur preesistenti, solo in questa fase escono dall’ombra grazie all’intensificarsi della documentazione relativa al Piemonte sud-occidentale. All’epoca della prima attestazione Murello era inclusa nel territorio della marca di Torino, in un’area di forte presenza patrimoniale della famiglia marchionale, quella degli Arduinici (che possedeva beni a Villanova, Vicomalo, località ora scomparsa e Casalgrasso) (Sergi 1995, pp. 102-103). Con il collasso della marca negli anni successivi al 1091, dopo l’estinzione della stirpe dei marchesi, l’area di pianura di cui il territorio Murellese è parte cadde nelle mani del marchese aleramico Bonifacio del Vasto e dopo la sua morte, con ogni probabilità, a una delle stirpi che da quest’ultimo ebbero origine, quella dei marchesi di Busca. Dal ‘500 l’erudizione locale, fondandosi su documentazione oggi non più reperibile, afferma che alla fine del XII secolo i marchesi di Busca donarono il luogo di Murello, con tutti i loro beni fondiari e i loro diritti giurisdizionali, all’Ordine dei Templari. La documentazione ci mostra invece la presenza templare in loco solo a partire dal 1251, quando l’Ordine risulta titolare della piena giurisdizione su Murello, inquadrata come commenda nelle strutture dell’ordine e amministrata da un commendatario (Bellomo 2008). Proprio in quegli anni i Templari cercano di vendere il luogo al comune di Asti, in cerca di punti di appoggio per una penetrazione territoriale nell’area, ma il tentativo abortisce a causa dell’opposizione pontificia. Dopo lo scioglimento dell’Ordine templare, all’inizio del XIV secolo, Murello passa sotto il controllo dell’Ordine degli Ospitalieri (poi denominati Cavalieri di Rodi, e poi ancora Cavalieri di Malta), sotto cui resterà fino a tutta l’età moderna (ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello). A partire dal XIV secolo la comunità riceve una serie di franchigie da parte dell’Ordine, a testimonianza di una crescente istituzionalizzazione delle strutture comunitarie, fino a quel momento apparentemente informali. Il processo di maturazione della comunità sembra dunque essere piuttosto lento e avvenire nel quadro di un potere signorile forte, che favorisce la formazione di istituzioni per strutturare una controparte per meglio organizzare il suo potere locale. È del resto solo nel 1485 (e quindi decisamente tardi per gli standard dell’area; vedi schede Scarnafigi, Monasterolo di Savigliano, Villanova Solaro e Moretta) che vengono concessi alla comunità statuti. Secondo questi ultimi era attivo in quell’epoca un consiglio di credenza, composto da 12 consiglieri, le cui disposizioni erano valide in presenza di 8 o più consiglieri; all’interno del collegio un ruolo di primo piano spettava ai due sindaci (Gargale 1982). Secondo gli stessi statuti il Consiglio era all’epoca convocato e presieduto dal castellano (ufficiale signorile), evidenziando il ruolo ancora subordinato della comunità locale e delle sue istituzioni rispetto al potere signorile.
La commenda di Malta è dunque il signore territoriale locale, controlla la chiesa parrocchiale di San Giovanni di cui nomina il prevosto ed è infine il maggior proprietario fondiario, con un patrimonio di oltre 400 giornate di terre arabili (dalla vendita del grano che vi si produce la commenda ricava annualmente a metà ‘500 oltre 1700 lire, a fronte di 500 lire per la bannalità sui mulini, di 90 per quella sui forni e di 102 lire dalle locazioni dei fittavoli; vedi ASTo, Sezioni riunite, Ordine di Malta, Commenda di Murello, mazzo 175, n. 18, a. 1588). Il triplice potere della Commenda sulla società locale (politico, religioso ed economico) è rappresentato plasticamente dalle tre costruzioni collegate che costituivano il cuore pulsante dell’insediamento: la casaforte dell’ordine, residenza del commendatario, la chiesa parrocchiale e la grande sede dell’azienda agraria (ancora oggi detta ‘commenda’).
Il pur notevole potere dell’ordine sulla società locale è però ben lungi dal risultare totalizzante. Il ‘400 segna infatti l’inizio di una nuova consapevolezza e autonomia della comunità. A quest’epoca risalgono infatti le prime attestazioni di azioni della comunità per difendere suoi diritti o prerogative, contro i propri signori (la prima lite della comunità contro l’Ordine risale al 1456; vedi ACMurello, fald. 81) o contro le comunità vicine, in particolare per quanto riguarda il tema cruciale dello sfruttamento delle aree boschive o di pascolo. Il controllo di tali risorse, ormai scarse dopo le intense bonifiche dei secoli precedenti, scatena infatti nell’area una competizione talvolta molto intensa tra le varie comunità. Oggetto del contendere sono in particolare le aree boschive a sfruttamento promiscuo al confine tra due o più comunità. Nel caso specifico le tensioni territoriali sono soprattutto con Ruffia e Polonghera (e i rispettivi signori) e solo in misura molto minore con Villanova Solaro. Il conflitto con Ruffia per i pascoli del Debato prosegue lungo il XV secolo e giunge a conclusione solo all’inizio del secolo successivo quando gli homines di Ruffia vendono i loro diritti a Murello. Un nuovo conflitto è però causato tra la fine del ‘600 d l’inizio del ‘700 dalla penetrazione patrimoniale dei cosignori di Ruffia, i Falletto, che acquistano la cascina del Colombaro in territorio Murellese; su tale base la comunità di Ruffia inizia allora a rivendicare una serie di diritti di sfruttamento sui beni comuni murellesi, scontrandosi con l’opposizione della comunità di Murello, giungendo addirittura a rivendicare l’intera tenuta della cascina come parte integrante del territorio di Ruffia (ASTo, Consegnamenti, Reg. 358, ff. 37-40, Consegnamento di Filippo Vallerio Falletto di Ruffia).
Per quanto riguarda l’area di confine con Polonghera il definitivo assestamento territoriale, con la spartizione delle aree di incolto situate al confine tra le due comunità risale solo alla metà del XIX secolo, e più precisamente al 1846 (ACMurello, fald. 98-99, Liti per pascoli). In particolare il ‘500 si rivela un periodo particolarmente denso di conflitti tra le due comunità, impegnate in quella che si configura come una unica lunga lite per il controllo delle aree di pascolo poste al confine tra i due territori. La comunità di Murello è in conflitto non solo con la sua omologa di Polonghera, ma anche con i signori di quest’ultima, che agiscono in modo solidale ai propri sudditi, come risulta bene da atti processuale del 1530 (ACMurello, fald. 87). Ancora all’inizio del ‘700 i beni comuni della comunità di Murello ammontano a 295 giornate (su 3630 di territorio), e quindi in proporzione al di sopra della media locale (ASTo, Sezioni riunite, II archiviazione, capo 21, n. 313).
I beni feudali ed ecclesiastici occupano del resto solo circa un terzo del territorio (contro oltre l’80% di Ruffia; vedi scheda Ruffia). Se la Commenda ha un patrimonio di poco più di 400 giornate, altrettanto vasto è quello del tenimento feudale di Bonavalle, mentre quello di Rivarola conta nel 1724 solo 183 giornate di terra (ACMurello, Feudi, fasc. 35 e 39). I beni allodiali occupano invece ben 2374 giornate di terreno; certo, molte di queste appartengono a grandi proprietari fondiari, spesso nobili, ma sono soggette alle imposizioni e ai carichi. La comunità mostra quindi a differenza di Ruffia o Villanova Solaro la capacità di resistere alla pressione del possesso fondiario nobiliare (sulle liti per le immunità e le registrazioni dei beni a partire dalla metà del XVI secolo vedi ACMurello, fald. 93-94-95), facilitata probabilmente in questo dall’esistenza di più nuclei fondiari feudali (Commenda, Bonavalle, Rivarola) e non di un unico consortile come a Ruffia o Villanova.
Se risulta comunque in essere una simbiosi tra comunità locale e potere signorile, rispetto alla media dell’area la comunità di Murello mostra un’autonomia maggiore, una capacità di agire autonomamente per tutelare i propri interessi, come mostra la sua capacità di entrare in conflitto con le comunità vicine e con i loro signori, anche senza il supporto della Commenda. Se il territorio è inizialmente strettamente legato al potere signorile, in età moderna è la comunità ad agire in prima persona per tutelarlo, ampliarlo e gestirlo, determinando attraverso la conflittualità con gli altri attori locali i suoi assetti contemporanei.