Valmacca

AutoriDemanuele, Giovanni
Anno Compilazione2007
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Alessandria.
Area storica
Casalese.
Abitanti
753 abitanti, 115 fuochi ( Statistica generale, 1783); 1747 (censimento 1860); 2013 (cens.1871); 2088 (cens.1881); 2408 (cens.1901); 2386 (cens.1911); 2163 (cens.1921); 1946 (cens.1931); 1931 (cens.1936); 1761 (cens.1951); 1071 (cens.2005).
Estensione
ha. 1260 km2. 12,59.
Confini
Ticineto, Bozzole, Breme (Pv.), Frassineto, Pomaro Monf., Sartirana (Pv.).
Frazioni
Rivalba, Borgata Torre d’Isola.
Toponimo storico
Il toponimo è composto dal termine latino Vallis e di un “probabile nome proprio o cognome” identificato con Macchi. (Olivieri 1965,p. 24). Secondo altre interpretazioni Valmacca deriverebbe da “Val Macula” che fa riferimento ad un luogo caratterizzato da una foltissima vegetazione [Baudoin 1967, 46].
Diocesi
L’appartenenza diocesana di Valmacca durante il medioevo appare incerta. Secondo alcuni studiosi, nel periodo medievale, Valmacca era sottoposta alla pieve di Frassineto ove gli abitanti erano obbligati a recarsi per le processioni ,in particolare per quella del Corpus Domini. Dal Cinquecento è però certo il legame con Milano: nella seconda metà del secolo viene infatti visitata dal Cardinal Borromeo di Milano (17-3-1572). Un’altra visita pastorale condotta dall’Arcivescovo Federico Borromeo avviene il 24 giugno, per consacrare la chiesa parrocchiale dedicata a Maria. L’ultima visita pastorale milanese fu quella del cardinale Pozzo Bonelli nel 1763. Il Papa Pio VII, con bolla del primo giugno 1803, risistemò le diocesi subalpine. Il Cardinale Caprara, a Parigi, pubblicò la bolla in cui comparve che, la parrocchia di Valmacca, prima soggetta alla diocesi di Milano, passava a far parte del vescovado di Alessandria e poi, nel 1806, a quello di Casale.
Pieve
Non ci sono indicazioni di presenza di chiesa plebana nel territorio di Valmacca. Come già accennato, secondo alcuni studiosi, nel medioevo, la cura delle anime, nel territorio di Valmacca, era a cura della pieve di Frassineto.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Sono presenti sul territorio di Valmacca alcune chiese. La parrocchiale, dedicata alla natività di Maria Vergine, fu eretta nel 1589 dalla famiglia Sannazzaro di Casale, Cocapani e Scozia di Calliano e consacrata nel 1605 dal Cardinale Borromeo di Milano ... Fu ampliata e poi rimaneggiata nel XVIII e XIX secolo . La chiesa della Confraternita di S.Giorgio venne costruita nel 1669 nel cortile antistante il castello, fu poi demolita durante la sistemazione e l’ ampliamento urbano e ricostruita poco lontano. La chiesetta della Madonna delle Grazie fu edificata nella seconda metà del XVI secolo, all’interno è presente un affresco della Vergine al quale gli abitanti attribuiscono guarigioni miracolose. La chiesa di San Rocco si trova nella frazione di Rivalba in un luogo dove è stata ricostruita nel 1870, usando il materiale della vecchia chiesa che era ubicata nella località Valle dei Basti. Fu eretta nel 1685 e distrutta dall’alluvione del Po nel 1857.
     Nell’archivio parrocchiale di Valmacca sono conservati alcuni documenti importanti che attestano l’erezione della Compagnia del S.S. Sacramento e del S.S. Rosario firmati dall’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, in data 17 maggio 1584. Il sacerdote Annibale Clarino proveniente da Ticineto, località confinante, parroco di Valmacca, ove morì nel 1680, “legò “ le grandi proprietà che possedeva nel territorio di Valmacca e di Ticineto, alla suddetta Compagnia del SS. Sacramento, per una messa quotidiana per l’anima sua e dei suoi antenati.
Assetto Insediativo
L’abitato si sviluppa in una pianura posta alla destra del Po e il torrente Laio o Rotaldo, che confluisce nel grande fiume nei pressi della frazione Rivalba. Il territorio si trova al confine fra le ultime pendici del Monferrato e la pianura della Lomellina.
     Ecco come descrive, l’insediamento di Valmacca, Giacomo Saletta, Segretario Ducale del Ducato di Monferrato, in un manoscritto conservato nell’Archivio di Stato di Torino :
 
E' villa, castello, et luogo posto nel Monferrato tra li fiumi Po e Tanaro sotto le coherenze delli territori di Frassineto, Ticineto, Torre d’Isola, Bozzole, Pomaro, Sartirana et Bremide. Quel finaggio è in pianura abbondante di ogni sorta di vettovaglie et fieni, ma crescendo le acque , patisce molto et non è d’aria sana. La chiesa parrochiale è dedicata alla S. Vergine Maria in titolo di Rettoria… Le strade regali di Valmacca date in nota da quel Podestà per non essere Comunità sotto li 10 Maggio 1604: la strada nominata della Chiesetta che viene da Valmacca a Casale termina con le fini di Frassineto verso il Molino dei Brignani. Più la strada che va al porto di Bremide et di Sartirana la quale principia dalli Gerbarini finaggio della Torre d’Isola.” [A.S.T.,  Giacomo Saletta, Segretario Ducale Ducato di Monferrato, Manoscritto].
Luoghi Scomparsi
Non è stato possibile reperire alcuna notizia.
Comunità, origine, funzionamento
Valmacca assume il rango di comunità nel 1731 assieme alla sua attuale frazione Torre d’Isola ( allora circoscrizione feudale indipendente da quella di Valmacca) e Ticineto. Carlo Emanuele III di Savoia, con provvedimento Regio del 20 giugno 1741, dopo le suppliche degli abitanti, concesse la comunità separata da Ticineto. Il 20 luglio 1747, in una camera del castello del conte Ignazio Coppa, si riunì il primo consiglio della nuova comunità. Il consiglio comunale era formato da dodici membri che duravano in carica tre anni e all’inizio di ogni anno il consiglio stabiliva i consoli che potevano essere sostituiti perché avevano concluso il triennio. Il ruolo di sindaco veniva coperto mensilmente a turno da uno dei dodici consoli. Le riunioni erano indette dal sindaco che doveva però avere il benestare del Podestà che assisteva alle sedute ed era il primo firmatario del verbale. Il Podestà veniva di regola designato dal feudatario locale e durava in carica tre anni ed era di norma un individuo esterno la comunità. La carica di Podestà doveva essere sempre confermata dal Senato di Torino.
     Nel periodo napoleonico, viene inviato a Valmacca un commissario il quale provvede alla nomina di una nuova municipalità: i comuni confinanti (Bozzole, Pomaro Monferrato, Giarole, . Frassineto Po, Ticineto e frazioni) vengono raggruppati in cantone con capoluogo Ticineto che, nel 1806, ottiene anche di essere sede della pretura.
     Ecco il documento che testimonia il funzionamento di questa nuova istituzione:
 
 Ticineto 28 Novembre 1804 , Libertà-Virtù –Eguaglianza . Repubblica Francese Dipartimento di Marengo – Circondario di Casale – Cantone di Ticineto. Il Sindaco di Borgo San Martino Presidente dell’Assemblea di Ticineto
     Ai cittadini delli Comuni di Ticineto, Frassineto del Po, Bozzole, Valmacca, Torre d’Isola, Rivalba, Borgo San Martino, Giarole, Pomaro. Coerentemente al Decreto del Governo in data delli 15 Fruttifero u.s. e della lettera del Primo console dello stesso giorno. Visto il Senatus Consulto organico del Termidoro anno X. Visto il regolamento per l’esecuzione di detto Senatus Consulto in data 19 Fruttifero anno X. Visto finalmente l’istruzione del Dipartimento delli 12 Brumale anno XII . Proclama: La seduta dell’Assemblea cantonale di Ticineto composta di tutti i cittadini iscritti nel Registro Civico delli comuni dal suddetto cantone dipendenti avrà il suo principio il 15 corrente Frinale e proseguirà le sue operazioni sino alli 23 detto mese… Il Presidente dell’Assemblea sarà assistito dalli cittadini Medico Mesturini Sindaco di Ticineto, Margara Prete Domenico di Frassineto, Tiberga Paolo di Valmacca e Rota Stefano di Borgo San il suo Martino che ha eletto per scrutatori. Il locale destinato per la consacrazione seduta dell’Assemblea suddetta è la Chiesa dell’Annunziata di Ticineto. L’Assemblea suddetta non potrà occuparsi che dei seguenti oggetti pei quali ogni cittadino potrà emettere voto e sono: la nomina di sette membri dei collegi elettorali di Dipartimento da prendersi tra i cinquecento più imposti dal Dipartimento. La nomina di dodici membri dei Collegi elettorali di circondario. La nomina di due candidati per esercire le funzioni di Giudice di pace. Da prendersi questi tra i cittadini domiciliati nel cantone o circondario. Eccovi giunto finalmente o cittadini il fortunato momento in cui cominciate a godere degli imprescrittibili diritti a esercire la popolare Vostra Sovranità…” [Archivio comunale di Borgo San Martino].
 
     Dopo il Congresso di Vienna buona parte delle innovazioni napoleoniche furono cancellate . I comuni di Valmacca, Borgo San Martino, Pomaro e Bozzole fecero istanza perché Ticineto scelto per la sua posizione, capoluogo del mandamento, fosse ancora tale.” Supplica di Valmacca … che fini del 1802 circa il comune di Ticineto venne destinato per capoluogo del Mandamento comprendendo Bozzole e Pomaro a levante, Borgo S. Martino a mezzodì e Frassineto a ponente e questo di Valmacca al nord, nel quale comune si esercitò la giustizia e la riscossione dei regii e comunali tributi sino a finire nel 1818 e come luogo più centrale ricontrava ivi ancora un comodo luogo…che con Regio Editto del 10 novembre 1818 essendo destinato il comune di Frassineto per capoluogo di Mandamento invece di quello di Ticineto …” (AST, Paesi A e B, Mazzo 3, Ticineto, F.3, Ricorso delle comunità di Ticineto, Valmacca e altre al fine di ottenere che il capoluogo del mandamento sia trasferito da Frassineto a Ticineto,1826). Il primo maggio 1826, tale istanza venne ripetuta e appoggiata dal marchese Giuseppe Scozia di Calliano, sindaco di Casale e di Valmacca ma non ottenne i risultati sperati.
     In campo amministrativo nasceva la divisione di Alessandria dalla quale dipendeva la provincia di Casale. La giurisdizione tornava a far capo al senato di Casale che era stato soppresso nel 1730 e poi nuovamente ripristinato da Carlo Alberto.
Statuti
Non sono reperibili documenti riguardanti gli statuti comunali in età moderna.Relazione dell’intendente di Casale sugli Archivi comunali: “Valmacca. Questo comune non ha casa ed attesa la scarsezza dei suoi redditi appigiona due sole camere di cui una ad uso del Serviente et l’altra per le Congreghe in questa vi esiste un guardarobba dove sono riposte le carte.” [AST, Paesi per Provincia, Mazzo 45, F.11, 1825, gennaio, 23, Relazione sommaria intorno allo stato nel quale si trovano gli archivi dei comuni componenti la Provincia di Casale].
Catasti
L’archivio storico comunale è fortemente depauperato; gli unici documenti catastali si trovano nell’archivio di stato di Torino e sono le carte del catasto francese napoleonico prodotte negli anni 1807-1808: registri di suddivisione particellare ed estimo dei terreni e dei fabbricati (Classement parcellaire et evaluation des revenus imposables des proprietes foncieres de la section A…de la section B,…de la section A, B), atlante e mappe.
Ordinati
L’archivio storico del comune di Valmacca è molto povero di documenti riguardanti il funzionamento delle istituzioni locali. Esiste un solo registro settecentesco degli ordinati comunali per un periodo peraltro brevissimo (1775-1794). Più consistente è la presenza di documenti ottocenteschi riguardanti i registri dei verbali del consiglio (1864-18769 ), i registri delle deliberazioni (1817-1883), i registri dei verbali della Giunta (1865-1897) e del Novecento : i registri delle deliberazioni della giunta (1898-1921), (1929-1930), (1949-1970) e i registri delle deliberazioni del Consiglio (1902-1925) e (1947-1970).
Dipendenze nel Medioevo
La storia di Valmacca è strettamente legata a quella di Frassineto e Ticineto, luoghi limitrofi. Secondo C. Dionisotti il termine Caldanasco, che compare nel diploma imperiale dell’imperatore Ottone I, in data 25 gennaio 964, corrisponderebbe a Valmacca. L’imperatore dopo aver donato Andorno e Molinaria al Conte Aimone aggiungeva: “…Insuper hac nostra preceptali authoritate confirmamus et corroboramus eidem fideli nostro omnes res et utriusque sexus famialiam juris sui videlicet cortes Caualiaga, Casanova, Ropoli in Vercellensi comitatu coniacentes, atque Caxana, Bremita, Ticinense, Zeutiano, Astilliano, Gomarasca, Caldanasco, Caluarengo et Frassinetu in Lomelleusi Comitatu una cum castellis villis, capellis, massereciis, campis, insulis, aquis, molendinis, piscationibus, dstrictis pensionibus, aldionibus et aldiabus servis et ancillis omnibusque quae dici vel nominari possunt ad praedictas curtes et res pertinentibus in integrum…”( Codex Diplomaticus, Vol III, Pag: 919). Il nobile Aimone quale conte di Cavaglià, signore di Frassineto, Ticineto e Valmacca, viene confermato, il 22 ottobre 985, ai parenti di Aimone. I signori di Cavaglià assumono nel tempo vari nomi: Cicugnoni, Fiardo, Selvatici, Manfredingi, De Castronovo, Coaraza e De Fraxineto, pur rimanendo sempre vassalli diretti dell’impero. Questi ultimi si legarono in rapporto di vassallaggio al vescovo di Vercelli e contrastarono le ambizioni dei marchesi del Monferrato. I Cavaglià vennero confermati signori dei tre luoghi anche da Federico II con diploma del 3 novembre 1248, ma nel 1294 persero la giurisdizione su Frassineto da parte dei marchesi di Casale.
Feudo
Dal secolo XIV la lotta per la loro indipendenza nei confronti del marchesato fu sempre più intensa. Strinsero allora alleanze con i Visconti di Milano nella guerra scoppiata nel 1370 fra questi ed il Marchese di Monferrato. I loro nomi compaiono nel trattato di pace: “…Tabulae pacis inter Galeatium Vice Comitem Mediolani, nec non Comitem virtutum ac ipsorum socios ab una: Othonem II vero Marchionem Montisferrati eiusque Curatorem Ducem Brunsvincensem, ac tutorem fratrum dicti Marchionis eorumque socios ab altera parte Papiae Conventae d. d. 7 Jul. Ann. 1377 … Nobiles de Frassaneto pro se et loci Frassaneti, Guardapassi et Varmachae: Nobiles de Frassaneto de Ruffinenghis, Salvaticis et Cicugnonibus, Aimonetus de Ticineto, coeterique alii consortes eorum, omnes comites Cabaliacae.” ( Codex Diplomaticus, Vol. III). Nella successiva guerra tra i marchesi di Monferrato e i Visconti, i Cavaglià di Valmacca si schierarono nuovamente con questi ultimi e vennero riconfermati, nel trattato di pace del 16 gennaio 1382, con le stesse indicazioni di nomi e feudi. Ma il marchese di Monferrato , ritenendo insostenibile la nuova situazione , fece ricorso all’imperatore Venceslao il quale, con diploma del 16 aprile 1384, confermava i privilegi concessi “… Venceslaus, Romanorum Rex Privilegium a Carolo IV Imp. An. 1355-1369 Johanni II Marchioni Montisferrati concessum, confirmavit ad instantiam Theodori Montisferrati Marchionis expedita …” ( Codex Italiae Diplomaticus , Vol. III). Il 20 marzo 1417, il duca Filippo Maria Visconti concluse una tregua con il marchese di Monferrato, al quale cedette i luoghi di Frassineto, Borgo San Martino e Valmacca in cambio di territori pavesi in possesso dei Monferrato. I Cavaglià di Frassineto e Valmacca divennero vassalli del marchese di Monferrato. Il 12 marzo 1434, i Cavaglià cedettero ogni diritto sul territorio di Frassineto al marchese di Monferrato in cambio dell’investitura di Valmacca. (A.S.T., Protocollo Ducale di Monferrato, Investitura 12 marzo 1434). Il ramo di conti di Cavaglià investiti andò a risiedere nel castello, fatto costruire dai loro antenati nei primi anni del Trecento e tenne questo feudo, col titolo comitale, fino alla prima metà del secolo XVII. Ecco come Evandro Baronino, segretario ducale, descrive la situazione feudale di Valmacca:
 
… La giurisdizione si divide ogni quattro anni ed è quasi tutta degli Ill.mi signori della famiglia Cavagliate, fuorichè li Ill.mi signori Zopino, Droilide, Temistocle, Jacopo, Don Carlo ed Eustacchio figli del fu sig. conte Bonifacio Montiglio i quali ne hanno mesi cinque in feudo paterno, due in feudo nuovo et altri sei con altri beni dei quali ne possiede alquanti la molto Ill.ma contessa Amalia loro madre, in feudo antico avito e paterno. L’Ill.mo sig.Baldassarre Cavagliate un anno, giorni venticinque in feudo paterno. Il sig. Costantino Cavaliate mesi 7, giorni venticinque, in feudo paterno. Il sig.Antonio Maria Cavaliate mesi sette. Il sig.Giangiacomo Francesco figlio del fu sig. Gaspare Cavaliate mesi tre. Il sig. Ottavio Cavaliate mesi cinque con gli uomini, fedeltà degli uomini, mero e misto Impero, possanza della spada e total giurisdizione, condanne, confische di beni, acque e loro decorsi, pescagione, molini, dazi, osterie, forni, caccia, pascoli, emolumenti, redditi, ragioni, pertinenze, in feudo nobile, gentile, antico, paterno e avito. Hanno però alcuni beni in feudo nuovo. Altri signori hanno in questi fini proprietà feudali come l’Ill.mo sig. Marco Antonio Grasso, tutti in feudo antico, avito e paterno, ed il sig. Paolo Mede in feudo paterno”. (E.Baronino, Città e castelli del Monferrato).
 
L’ultimo Cavaglià di Valmacca fu Ludovico dei Ruffinenghi che, il 23 marzo 1625, fu investito della porzione di Valmacca , devoluta alla Camera Ducale per la morte di Agostino Cavaglià. Il suddetto, nel 1635, vendette parte dei privilegi: il mulino ai Coppo di Casale e cinque mesi della giurisdizione ai nobili Sannazzaro e, nel 1651, gli altri cinque mesi di giurisdizione a Giuseppe e Pietro Coppa.
     Nel frattempo, la piccola comunità di Torre d’Isola che, nella seconda parte del Settecento, entrerà a far parte del territorio di Valmacca, ottiene l’investitura a favore di Francesco Riccio. “L’investitura concessa dalla duchessa Anna d’Alecon madre di Federico e Margherita duchi di Mantova e Monferrato a favore di Francesco Riccio delle porzioni spettategli del feudo di Torre d’Isola giurisdizione e pertinenze”. (AST, Monferrato Feudi, Tomo II, Mazzo 65,Torre d’Isola, F.1, Investitura concessa dalla Duchessa Anna d’Alecon madre di Federico e Margherita Duchi di Mantova e Monferrato a favore di Francesco Riccio delle porzioni spettategli del feudo di Torre d’Isola giurisdizione e pertinenze,1538).
     Nell’ultima parte del secolo, ad essere investiti del territorio di Valmacca col titolo comitale furono i fratelli Vicenzo, Bartolomeo e Orazio Zanotti (investitura 1 giugno 1693), in seguito all’acquisto dei beni appartenenti alla Camera Ducale e in passato appartenuti a Costantino Maria Mola. Nel 1706, venne formato “lo stato dei feudatari in Monferrato”. Valmacca compare così: “Valmacca Consortile e giurisdizione quadriennale Conte Giacinto Sannazzaro, Bernardino Scozia et Girolamo Cocconato. Il sig. Dott. Michele Coppa, il sig. Conte Vincenzo Zanotti, il sig. Antonio Montiglio tutti abitanti in Casale.” (A.S.T., Monferrato, Ducato, mazzo 17). Il 21 agosto 1734, Ferdinando Carlo Zanotti fu nuovamente investito del feudo di Valmacca col titolo di conte, per maschi primogeniti. In seguito, Valmacca passò ad Ignazio Coppa, col titolo di conte (investitura 14 settembre 1752), che vendette a Pietro Gazzone, barone di Rosignano, al quale fu riconosciuto il titolo di conte di Valmacca (13 settembre 1784). La famiglia detenne questo titolo nei secoli successivi.
     Nelle carte dell’Archivio di Stato di Torino, Seconda Archiviazione, Statistica generale 1783, alla voce” Vassalli della comunità di Valmacca” compaiono sei feudatari:

 
Franco Maria Scozia, abitante in Casale, possiede giurisdizione in ogni quadriennio mesi 11; ogni 4, ore 12;
Bonifacio Montiglio e Marco fratelli Montiglio, abitanti in Valmacca, il primo e a Mantova il secondo: mesi 1;
conte Ignazio Coppa abitante in Torino: mesi 23, ogni 6;
conte Ignazio Radicati di Cocconato abitante in Casale: mesi 6.
(AST, II Archiviazione, Capo 79, N. 6, Statistica generale 1783).
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1806, Valmacca, insieme a Torre d’Isola, viene inserita nel cantone napoleonico che ha come capoluogo Ticineto. Fanno parte del cantone anche i comuni di Bozzole, Pomaro, Giarole, Borgo San Martino, Frassineto e relative frazioni. Il cantone di Ticineto fa parte poi del circondario di Casale, del dipartimento di Marengo e della repubblica francese.
      Nel 1818, Valmacca è inserita nel mandamento con capoluogo Frassineto. Vi fanno parte anche i comuni di: Ticineto, Borgo San Martino, Bozzole, Pomaro.
Nella “Tabella generale delle entrate e spese comunitative” del 1830, Valmacca appare inserita nella divisione di Alessandria, provincia di Casale, mandamento di Frassineto formato dai seguenti comuni: Borgo S.Martino, Bozzole, Frassineto, Pomaro, Ticineto, Valmacca e relative frazioni. (AST, Paesi per Provincia, Mazzo 45, Invio dello spoglio Generale dei Causati del 1830).
     Il governo piemontese, per favorire l’annessione della Lombardia, approva tra ottobre e novembre 1859, importanti riforme amministrative, tra cui un nuovo ordinamento comunale che divide il territorio di quattro province: Torino, Alessandria, Cuneo, Novara. Queste vengono amministrate da un governatore con ampi poteri e da un consiglio provinciale elettivo (A.A.V.V., Il Piemonte, Touring).
Mutamenti Territoriali
La comunità di Torre d’Isola viene accorpata, nel Settecento, alla più grande comunità di Valmacca. Nel documento, del 6 giugno 1741, “Informativa sulle differenze delle comunità di Torre d’Isola e Valmacca in grazie al pagamento dei tributi“ si legge: “E' molto tempo che gli uomini di Valmacca danno….. per l’erezione in comunità, a motivo di evitare disordini e spese, sopra di che ho stimato di provvederne le dovute notizie et informazioni a parte ….. et ho riconosciuto che detto luogo resta composto di cento e più capi di casa con un territorio esteso nella quantità di moggia 1554 e più oltre moggia 200 circa di beni coltivi antichi e feudali et fu territorio distinto da quelli di Ticineto, Frassineto di Po, Bozzole e Pomaro con castello antico tenuto da Vassalli d’esso luogo con l’esercizio della giurisdizione separata e con Parrocchia antica indipendente da altri, l’aggregazione di pochi… di Torre d’Isola consistente questo di moggia 477; 7. Detto luogo di Valmacca avanti le regie Costituzioni ed anche dopo fin all’anno 1731, ha sempre firmato i suoi causati separatamente … regolamentandoli in tal forma come una comunità… e sostanzialmente in detto anno 1731 fu aggregato alla comunità di Ticineto con detto luogo di Torre d’Isola benché le imposte di Regi Tributi e locali continuino a farsi separatamente e in occasione di debiture private e in tal occasione fu anche del mio Ufficiale ordinato che nel consegnamento di Ticineto… certo numero di soggetti di Valmacca e Torre d’Isola dopo qual aggregazione e col… degli anni passati ho riconosciuto varie dispersioni, che hanno causato sovente spese… che di permettere ai…di detto luogo di congregarsi per capi di casa per eleggere un pubblico segretario, sindaci et altri agenti con l’aggregazione di Torre d’Isola più vicina, e già dipendente nel spirituale, con certezza che questo luogo in tal forma riuscirebbe anche delle Comunità riguardanti di questo stato e senza dubbio superiore alla Comunità di Lazzarone pochi anni eretta in comunità per essere questa assai più ristretta d’abitanti e territorio, avendo anche esplorato che li… del suddetto luogo non useranno“ (AST, I Archiviazione, Mazzo I, provincia di Casale , F.25, Informativa sulle differenze delle comunità di Torre d’Isola e Valmacca in ordine al pagamento dei tributi,1741).
La causa viene perorata anche dai quattro vassalli, signori di Valmacca: “Noi Convassalli del luogo di Valmacca territorio separato dalli altri luoghi circonvicini, non dissentiamo, anzi acconsentiamo espressamente che li omini di detto nostro feudo possino congregarsi per capi di casa et elleggere un pubblico conseglio per le amministratione del pubblico, perché ciò riuscirà di molto vantaggio al medesimo luogo e di sparmio di molte controversie e spese che sono occorse doppo l’aggregazione di detto luogo alla comunità di Ticineto… I Vassalli Giobatta S.Nazaro, Ignazio Coppa, Ilaria Teresa di S.Nazaro di Cocconato, Carlo Montiglio". (AST, Paesi A e B, Mazzo 4, Valmacca , F.1, Sentimento del Signor Pensa Intendente di Casale sul ricorso di particolari di Valmacca per ottenere d’essere eretti in comunità con l’aggregazione di Torre d’Isola).
     Sempre in questi stessi anni del Settecento, l’ufficio generale delle finanze porta avanti uno studio per un progetto di aggregazione dei “castelli e tenimenti“ della provincia di Casale e, tra i tanti progetti, vi è quello dell’acccorpamento della comunità di Torre d’Isola con quella più grande di Valmacca. (AST, II Archiviazione, Capo 26 , F.15-17, Ufficio Generale di Finanza , Nota dei Castelli e Tenimenti separati non facenti corpi di comunità esistenti nella Provincia di Casale).
Comunanze
Nel 1742, l’intendente di finanza redige la seguente relazione sullo stato dei beni della comunità di Valmacca: “Il territorio di questo luogo consiste in campi, prati et una picol parte vigne tutte fruttifere vi sono anche alcuni gerbidi comunitativi per la quantità di moggia 29, che si potrebbero ridurre a colture e renderebbero assai se fossero coltivati, e per altro non sono necessari per il pascolo avendo altri gerbidi a sufficienza” (A.S.T., I Archiviazione, provincia di Casale, Mazzo I, f.18, Relazione dello stato di coltura dei beni de’ territori della città e comunità della provincia di Casale; stato de’ raccolti, co’ quesiti fatti dall’Ufficio Generale di Finanza in dipendenza di detta relazione, 1742-1743).
     Secondo i dati della” Statistica Generale” di fine Settecento, la comunità di Valmacca ha: 718 moggia di campi, 40 di vigne, 83 di prati, 70 di boschi e nessun bene comunitario; per un totale di 911 moggia. Sono presenti 39 paia di buoi, 54 di vacche da giogo, 108 manzi, 15 cavalli, 1 mulo e 30 somari. (AST.,II Archiviazione, Capo 79, Statistica Generale, F.6, Valmacca).
     Alcune carte, datate 1831, attestano l’usurpazione di comunanze (terreni) da parte di ben nove abitanti della comunità. Valmacca “ con sua deliberazione del 29 maggio 1830 reclamò per la reintegrazione e pagamento di alcuni terreni comunali, occupati da vari proprietari” (AST, Paesi A e B, Mazzo 4, Valmacca, F.3 1831). La qualcosa si ripetè nuovamente una decina di anni dopo “mentre si stavano compiendo gli opportuni controlli per la rivendicazione di alcune frazioni di suolo usurpato a danno del comune di Valmacca, alcuni tra gli usurpatori manifestarono il desiderio di acquistare il suolo di proprietà del comune che essi già possedevano e l’amministrazione fu di parere che si dovesse aderirvi vendendoglielo pel prezzo risultante dagli uniti stati e verbale e mediante corresponsione di frutti in ragione della metà del valor capitale assegnato allo stabile, atteso l’epoca incerta dell’indebita occupazione. Ritenuto che la rivendicazione del suolo stesso non riuscirebbe di alcun profitto a quel pubblico, mentre per lo contrario può essergli utile il percepire il prezzo tanto più che detto comune trovasi impegnato in molti lavori di arginatura, per la di cui esenzione sua Maestà si compiacque di concedergli un prestito sulle regie finanze…”. La risposta fu positiva: “In conformità del parere emesso da Consiglio di Stato … Si rassegna alla sovrana firma il biglietto di autorizzazione…”.(AST, Paesi A e B, Mazzo 4, Valmacca, F. 10, Vendita di frazioni di terreno usurpato, 1842).
Liti Territoriali
I rapporti con Breme, comunità limitrofa, ma separata dal canale maggiore del fiume Po, sono spesso conflittuali: le controversie sono relative al furto di legna su isole o terreni contesi ed interventi idraulici sul fiume Po e canali derivati che in alcuni casi, se applicati, possono comportare erosioni dei territori delle comunità situate sulle sponde opposte:
 
[…] gli uomini di Valmacca del Monferrato … siano andati sovra la giurisdizione regia di Breme a trattenersi l’acqua che facilmente hanziano potuto sommergerli quanto essi liberamente essi confessino di non haver havuto pensiero di turbare detta giurisdizione regia… [A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Volume F, Mazzo 3, Confini tra Frassineto, Breme e Valmacca. Frassineto - 1416-1595. Volume primo di documenti risguardanti la lite tra le Comunità di Frassinetto del Monferrato, e Bremme del Milanese sopra la Regione di Pratofenisio, per la terminazione di cui furono Delegati per parte di Milano il Senatore Monzio, e per il Monferrato il Senatore Beccio, sendosi principiata nel 1573, e non ancor finita per tutto il 1595. Coll'Indice, e Tipi (Data: 1529-9-22) [Autore disegno originale: Pietro Antonio Barca, Bernardino Imorisio]. Vedi mappa.; A.S.T., Monferrato Feudi, Tomo II, Mazzo 66, Valmacca, F.4, Doglianze degli uomini di Bremme fatte contro quelli di Valmacca per aver trattenuto le acque, e turbata la giurisdizione regia di Bremme 1586; vd. anche schede Frassineto Po e Ticineto].
 
     Importanti le carte che si riferiscono ad un processo che vede come protagonista il Capitano Francesco Riccio, signore di Torre d’Isola e vari monferrini che presero prigionieri sei abitanti della comunità di Breme che tagliavano legna nella regione Tamina , territorio conteso tra Torre d’Isola e Breme. [A.S.T., Monferrato Confini, Vol. I , N. VII, Torre d’Isola , Processo criminale formato dal pretore di Pavia contro il Capitano Francesco Riccio, Signore della Torre d’Isola e vari monferrini quali d’ordine del Senato di Casale presero prigioni sei uomini che tagliavano legna nella regione detta Tamina, pretesa del territorio di Bremme et in buona parte posseduta dal suddetto Capitano ,1668].      Quelli di Breme prepararono una terribile ritorsione:
 
Essendo venuto a notizia del Consiglio riservato come la scorsa notte si sia fatta invasione di stato da gente armata in grosso numero supposta venuta da Bremide stato di Milano, andata a commettere violenze alla Torre d’Isola luogo e feudo del Monferrato…di dove fatto prigione un uomo et presi alquanti bestiami, gli hanno condotti in alieno…con offendere la giurisdizione sovranità e ragioni […]
 
La testimonianza del fattore del feudatario Riccio chiarisce le cause di questo atto di violenza: ”…Alcuni giorni avanti sentino a vociferare che se non sbaratano la cassina e non mi ritiravano volevano quelli di Bremide, stato di Milano, venirmi a saccheggiare et abbruciarmi la cassina et per vendicarsi delli sei Tonchini, che si trovano prigionieri, perché furono trovati a tagliar arbori et legnami nel bosco della Tamina territorio di Torre d’Isola …” (AST, Monferrato Feudi, Mazzo 65, F. 2, Torre d’Isola, Informazioni questo ordine del Senato di Monferrato sovra li invasioni fatte da quelli di Bremide mano armata del luogo e territorio della Torre d’Isola). La lite prosegue negli anni seguenti e, nel 1672, viene inviato dal supremo Consiglio un funzionario osservatore per preparare una relazione “sopra le alluvioni e le controverse tra il Capitano Riccio signore di Torre d’Isola et il Comune di Bremide nelle fini e territorio di Torre d’Isola”. Riceve alcune importanti testimonianze :” Essendosi il fiume Po nel corso di molti anni approssimato et roduto a poco a poco il finaggio della Torre d’Isola col aver corroso al suddetto Capitano Riccio da moggia ducento di terreno, si coltivo, come prativo et a particolari di detto luogo moggia cinquanta, et altre cinquanta al finaggio et particolari di Valmacca, oltre ad altre nella contrada nominata la Vescovana preteso finaggio di Bremide, col haver lasciato l’alluvioni oltre il Po verso Bremide. Dindi l’anno 1656 detto fiume ruppe dette alluvioni oltre il Po verso Bremide per salto lasciando da moggia trecento di dette alluvioni verso Torre d’Isola et Valmacca di poi da detto anno 1656 sino al presente detto fiume si è ritirato a poco a poco, lasciando altre alluvioni alle suddette moggia trecento verso la Torre d’Isola, quali alluvioni, si l’uni come l’altre, passeggiate al intorno , ritrovate essere di circuito novemila passi, da ciò faccio giudicio ascenderano a moggia seicento circa non potendo accertare per non esser circolo perfetto. Delle cui alluvioni il Capitano Riccio ne è sempre stato in pacifico possesso di moggia trecento circa col havere fatto dizzerbare et coltivare circa cento moggia et nelle altre far legne et altri possessori non essendo mai stato molestato eccetuato che dell’anno 1667 che furono tagliati alcuni arbori per il che furono fatti prigioni li Tonchini d’ ordine di detto consiglio. Nel rimanente delle altre alluvioni tanto il Capitano Riccio come il Comune di Bremide hanno fatto far legna annualmente et altri atti possessori .” La visita continua con la presa visione dei “ supposti termini divisori tra il finaggio della Torre d’Isola et Valmacca da quello di Bremide” e, per risolvere la questione, mette in discussione i due progetti proposti osservando che “ l’uno cioè di dare trecento pertiche di terreno fermo a quelli di Bremide col lasciare il rimanente delle suddette alluvioni al Capitano Riccio; l’altro che il Riccio facci lavorare le terre da esso rese coltive et il rimanente delle trecento moggia godute da detto Riccio pacificamente , come l’altro che ambi pretendono si l’uni, come l’altri desistano da ogni operazione cioè da far dizzerbare, roncare, et far legna.” Un’altra questione nasce sui diritti di pesca nei territori contesi .”In quanto che quelli di Bremide pescano nel Po Vecchio sul territorio di Monferrato, ho visitato et ritrovato come pescheno in mezzo tra la suddetta proprietà della Tamina et la proprietà nominata di Giancane, ed altra della Vescovana territorio di Bremide, quale si ritrovani di lunghezza passi 2400 dei quali 1000 restano dirimpetto ad una parte della Tamina posseduta pacificamente dal Capitano Riccio e l’altri 1400 al altra controversa, ancorchè alcuni dicono che la Vescovada sii territorio di Valmacca per essere sopra dal Morone d’Antonino…” La controversia territoriale sembra difficilmente risolvibile e foriera di future tensioni. (AST, Monferrato Feudi, Mazzo 65, F.3, Torre d’Isola, Relazione di Evasio Perucca sopra le alluvioni seguite sul territorio di Torre d’Isola, e controverse tra il Capitano Riccio e la Comunità di Bremide”). Il fascicolo riguardante “ Lo stato delle liti della città e comunità della provincia di Casale, quali hanno liti in Senato o in Camera “ del 1757 non riporta alcun dato per la comunità di Valmacca e di Torre d’Isola.(AST, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo I, F. 24, Stato delle liti della città e comunità della Provincia di Casale, 1757). Sempre legata alla realtà fluviale territoriale, la vertenza, che nel 1831, vede contrapposti il marchese Gaetano Calliano e il signor Gaetano Prizio di Casale, ma abitante a Valmacca, rappresentante dell’Azienda Economica dell’Interno, divisione acque e strade. Quest’ultimo contesta al marchese di aver arbitrariamente trasferito il porto di Valmacca e fatto costruire due chiuse su due canali distinti del fiume Po “per mero di lui comodo in contravvenzione degli articoli 26, 27 e 29 del regolamento delle acque e strade a pregiudicio “. Ecco come descrive l’episodio un funzionario ingegnere: “…per quanto riguarda il trasporto fattosi del porto di Valmacca inferiormente al sito in cui erasi da principio stabilito fu quello necessitato dalla magrezza delle acque in detto sito che non ne permettevano il libero esercizio e per quanto concerne alle chiuse state praticate attraverso alli due canali abbandonati dal Po, ben lungi dal potersi ravvisare come pregiudizievoli al corso delle acque, opere piuttosto le medesime vantaggiose per impedire le inondazioni e guidarne il corso nella sua vera direzione…” (AST, Paesi A e B, Mazzo 4, Valmacca, F.10, 1842, Vertenza tra il signor Pirzio e Gaetano Calliano Marchese per lavori eseguiti nei canali derivati dal Po Cassina Nova e Vescovana in territorio di Valmacca). Nei primi anni del Novecento non mancano liti per ragioni di sfruttamento della pesca con abitanti dei comuni rivieraschi: “l’anno 1903 incomincia con un ricorso di un gruppo di pescatori di Frassineto contro il signor Guerci e i pescatori di Valmacca che vantano diritti esclusivi di pesca”. Interessante, sempre in questi anni, è il contenzioso che vede contrapporsi il marchese Giuseppe Scozia che ha vasti possedimenti nella comunità di Valmacca e le due comunità Valmacca e Ticineto, questa volta unite nell’interesse comune . Il marchese chiede “essere autorizzato a trasportare un tratto di strada appartenente al comune di Ticineto di strada appartenente al comune di Ticineto che attraversando le sue proprietà mette a quello di Valmacca mediante la costruzione di una nuova strada in un’altra parte dei suoi fondi… Esponendo che una simile operazione è non meno vantaggiosa ai suoi interessi che a quelli dei predetti due comuni mentre essa strada riesce di presente impraticabile nella cattiva stagione e che ove quei comuni fossero disposti a secondare il suo divisamento egli si obbligava a far cosruire la nuova strada a proprie spese nonché un solido ponte in legno che attraversi”. Quest’ultimo chiede in cambio al comune di Ticineto “la rinuncia in favor suo alla proprietà della strada vecchia da abbandonarsi e la cessione di due piccoli gerbidi tra li di lui beni” e al comune di Valmacca “per essere sprovveduto di fondi territoriali non che d’altri mezzi al pagamento dell’annualità per le spese di manutenzione del ponte…”. I due comuni, non essendo d’accordo sul vantaggio della permuta, chiesero un parere: “Il parere fu che fosse l’affare assai più vantaggioso per il Marchese”. Quest’ultimo reagì esponendo invece i reali vantaggi a favore delle due comunità. Le due comunità “si rivolgono di nuovo all’Intendente il quale avuto riguardo alle circostanze ch’esso marchese come principale possessore in Valmacca verrà in fin dei conti a sopportar egli medesimo il pagamento della maggior parte dell’annualità, conchiuse che nonostante la rilevata disuguaglianza d’aggravio potesse il suo progettto essere da entrambe le comunità ricorrenti accettato”. La sezione del Consiglio di Stato approva il 2 ottobre 1832 [A.S.T., Corte,  Paesi per Provincia, Mazzo 45, F. 38, Contratto col Marchesa Scozia di Calliano per il trasporto d’un tratto di strada tra Ticineto e Valmacca, 1832].
Fonti
A.C.V. (Archivio Storico del Comune di Valmacca).
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Volume F, Mazzo 3, Confini tra Frassineto, Breme e Valmacca. Frassineto - 1416-1595. Volume primo di documenti risguardanti la lite tra le Comunità di Frassinetto del Monferrato, e Bremme del Milanese sopra la Regione di Pratofenisio, per la terminazione di cui furono Delegati per parte di Milano il Senatore Monzio, e per il Monferrato il Senatore Beccio, sendosi principiata nel 1573, e non ancor finita per tutto il 1595. Coll'Indice, e Tipi (Data: 1529-9-22) [Autore disegno originale: Pietro Antonio Barca, Bernardino Imorisio]. Vedi mappa.
A.S.T. , Monferrato Confini, V. T N.VII Torre d’Isola
A.S.T. , Monferrato Feudi,Tomo II, Mazzo 65, F.1,2,3, Torre d’Isola
A.S.T. , Monferrato Feudi, Tomo II, Mazzo 66, F.4, Valmacca
A.S.T. , Paesi A e B, Mazzo 4, V,F.1,3,10, Valmacca
A.S.T. , Paesi A e B, Mazzo 3, T, F.3, Ticineto
A.S.T. , Protocollo Ducale di Monferrato, Investiture
A.S.T. , Monferrato Ducato, Mazzo 17
A.S.T. , I Archiviazione ,Provincia di Casale, Mazzo I, F.18,24,25
A.S.T. , II Archiviazione, Capo 79, N.6, Statistica Generale
A.S.T. , II Archiviazione, Capo 26, F.15,17
A.S.T. , Paesi per Provincia, Mazzo 45
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Descrizione Comune
Valmacca
     L’insediamento di Valmacca ha origini medievali, in un territorio posto alla destra del fiume Po a valle della confluenza del fiume Sesia, fiume che è ricordato dalle testimonianze degli anziani come portatore di grande e improvvisa quantità d’acque. Il territorio era ricoperto da una fittissima vegetazione come ricorda, secondo alcuni studiosi, il toponimo Val Macula. L’azione dell’uomo ha però trasformato nel tempo questo territorio, tanto che nei documenti settecenteschi e nel catasto napoleonico ottocentesco i 1260 ettari di terreno risultano essere “campi, prati et una piccola parte vigna tutta fruttifera “ mentre i gerbidi e gli incolti sembrano essere abbastanza diffusi nell’area fluviale e alluvionale.
     I gerbidi comunitativi, secondo l’intendente che descrive il territorio nel 1742, “potrebbero ridursi a coltura e renderebbero assai se fossero coltivati “. La presenza delle cosiddette comunanze è abbastanza ridotta nel Settecento , ma non marginale, mentre tende a scomparire nella seconda metà dell’Ottocento anche dopo l’usurpazione di terreni comunali da parte di ben nove abitanti che ottengono un condono e la possibilità di diventare proprietari.
     Il territorio del comune di Valmacca faceva parte nel periodo medievale e nell’età moderna del Monferrato. Ma su questa denominazione si discute ancora oggi. Secondo la tradizione raccolta da Jacopo d’Acqui, l’imperatore Ottone III avrebbe assegnato ad Aleramo “Totam terram que est a flumine vallis urbis per ripam pady fluminis citra Tanagrum usque ad Alpes per transversum ex confinibus Provincie, exceptis aliis comitatibus, et per litus maris usque dum perveniatur Vulturum”. Questo territorio sarebbe stato circuito, da Aleramo, nell’arco di tre giorni, con una favolosa cavalcata. Secondo A. Settia nell’articolo “Monferrato-Storia e geografia nella definizione di un territorio” la denominazione Monferrato, dapprima applicata ad una non grande zona attorno a Bassignana, lungo il Po a cavallo del Tanaro, si diffuse lentamente verso ovest risalendo i corsi divergenti di questi fiumi e affermandosi, sul finire dell’XI secolo, in specie nella regione collinare fra Po e Versa, dove la troveremo stabilizzata già nei primi decenni del secolo successivo…Dal XIII secolo, fuori del marchesato, si manifesta sporadicamente la tendenza ad applicare la denominazione di Monferrato anche ai possessi marchionali che si spingono tanto nella pianura a sinistra del Po quanto nella zona collinare a destra del Tanaro… all’interno del marchesato rimane invece sempre ben presente la distinzione di Monferrato proprio, quello tra Tanaro e Po, dagli altri possessi marchionali fuori di questa zona… “ e ancora : “ con l’unione di una prima parte dell’antico organismo politico autonomo al ducato di Savoia, cadrà la denominazione di Monferrato per una gran parte del territorio a nord del Po … e da quest’epoca si andrà estendendo, per la parte rimasta sottomessa al duca di Mantova, la nozione di due Monferrati, uno che fa capo a Casale e l’altro ad Acqui, ciò che risponde ad un’effettiva realtà politico-amministrativa. Le due zone saranno designate rispettivamente come Monferrato superiore e inferiore prima, e poi, con significato capovolto, come alto e basso Monferrato, nelle carte e nei documenti sabaudi… Il Monferrato attuale potrebbe dunque essere fatto coincidere con l’ultima parte del ducato annessa dai Savoia nel 1708” Il territorio del comune di Valmacca è di fatto parte dell’area periferica del basso Monferrato.
     Le vie di comunicazione con il territorio di Valmacca sono nell’età medievale piuttosto scarse, l’unico collegamento importante è quello con Frassineto e da lì “faceva capo la strada proveniente da Vercelli per Occimiano e Asti e raggiungere in tal modo la via Fulvia”. Prima dell’età moderna la struttura assunta dalla rete delle comunicazioni e i poteri decisionali da cui essa dipende si esplicano su unità territoriale e a scala non congruenti con uno spazio piemontese ancora da costruire. Nel Seicento e nel Settecento viene strutturandosi la rete stradale dominata dalla forte centralità di Torino, nodo sul quale convergono tutti gli assi maggiori ed emergono altre direttrici di traffico che connettono la capitale con i nuovi confini orientali dello stato scorrenti a nord di Chivasso e Vercelli e, a sud del Po, per Asti . Un fiume Po, peraltro, sempre più strategicamente importante dal punto di vista delle comunicazioni e quindi sempre più sfruttato come via navigabile. In questo contesto vengono fortemente potenziati gli assi di connessione verso Alessandria e Novara e viene aperta una nuova strada per Casale Monferrato sulla riva destra del Po, togliendo da un relativo isolamento anche i comuni del casalese. (Il Piemonte,Viabilità storica…).
     L’abitato si sviluppa tra il fiume Po e il torrente Laio (Rotaldo), alla cui confluenza è posta in posizione decentrata l’importante frazione di Rivalba, distante circa due chilometri dal capoluogo, della quale non c’è quasi traccia nei documenti settecenteschi, salvo comparire nel catasto napoleonico ottocentesco. Ben più presente nelle carte d’archivio è l’altra frazione, Torre d’Isola, posta oggi ai limiti dell’argine maestro costruito nel Novecento. Questo piccolo insediamento era nell’età moderna un feudo autonomo di circa 477 moggia di territorio, la cui comunità verrà accorpata alla più grande di Valmacca nella prima metà del Settecento.
     Poco sappiamo dell’appartenenza diocesana durante il medioevo. Alcuni studiosi ritengono che la cura delle anime fosse opera dell’importante Pieve di Frassineto. In seguito i documenti attestano il legame con la diocesi di Milano, la stessa di Frassineto, ma non di Ticineto, comunità limitrofa appartenente alla diocesi di Pavia. E evidente il legame con Frassineto per l’appartenenza alla stessa diocesi. Entrambe le comunità, nei primi anni dell’Ottocento passeranno alla diocesi di Casale. Le carte degli archivi parrocchiali ci segnalano le visite pastorali degli Arcivescovi milanesi (Borromeo), prima a Frassineto, poi a Valmacca o viceversa. Ma il legame tra le due comunità non si limita all’attività devozionale. Cruciali la dipendenza medievale e le investiture feudali. Il termine Caldonasco (secondo alcuni studiosi antico nome della comunità) compare insieme a quello di Frassineto e Ticineto nel diploma imperiale di Ottone I in favore di Aimone, conte di Cavaglià. I Cavaglià ottennero l'investitura anche dall'imperatore Federico II, ma entrarono ben presto in conflitto con i marchesi del Monferrato schierandosi con i Visconti di Milano. Nella prima metà del Quattrocento divennero vassalli dei marchesi del Monferrato dopo uno scambio con terre pavesi cedute ai Visconti. Nel 1434, i Cavaglià cedettero ogni diritto sul territorio di Frassineto al marchese di Monferrato in cambio dell'investitura di Valmacca. Andarono a dimorare nel castello e tennero il feudo fino alla prima metà del Seicento. L'ultimo appartenente alla famiglia Cavaglià, Ludovico dei Ruffinengo, vendette parte delle prerogative ai nobili Sannazzaro e ad altri nobili locali. Nel Settecento numerosi furono i feudatari che si succedettero dopo aver acquistato prerogative e porzioni di feudo. In questi stessi anni, il feudo di Torre d'Isola venne concesso dalla duchessa Anna d'Alecon di Monferrato al signor Francesco Riccio "giurisdizione e pertinenza".
     Nel 1731, Valmacca, Torre d'Isola e Ticineto facevano parte di un unico comune, ma dopo le suppliche degli abitanti, Carlo Emanuele III di Savoia , nel 1741, concesse la comunità separata da Ticineto, con l'accorpamento di Torre d'Isola.
     Nel periodo ottocentesco, Valmacca insieme ai comuni confinanti, Bozzole, Pomaro, Giarole, Frassineto e Ticineto, forma un cantone con capoluogo Ticineto e sembra assumere un ruolo marginale, in parte legato alla sua posizione decentrata. Dopo il Congresso di Vienna e la cancellazione delle innovazione amministrative, Valmacca appoggia la candidatura di Ticineto a capoluogo del mandamento, nel frattempo trasferito a Frassineto. Valmacca sembra allearsi in questa fase con Ticineto, appoggiando le iniziative egemoniche di quest’ultimo comune. Interessanti, a questo proposito, le carte relative al ricorso della comunità di Ticineto e Valmacca e della successiva istanza appoggiata dal marchese Giuseppe Scozia di Calliano, sindaco di Casale, ma anche di Valmacca che ha vasti interressi territoriali nelle due comunità. Ma se esistono evidenti rapporti di alleanza con la comunità di Ticineto, conflittuali fin dal periodo medievale, risultano essere i rapporti con le comunità limitrofe appartenenti al milanese. Soltanto nell’Ottocento con una evidente stabilizzazione territoriale questi fenomeni sembrano placarsi. Le liti territoriali si concentrano soprattutto nel Seicento e nel Settecento con la comunità di Breme. Sono controversie per il furto di legna su terreni contesi, interventi idraulici sul canale principale del Po, diritti di pesca in aree fluviali contese.
     Ma non sono solo due comunità limitrofe che litigano, ma il contenzioso vede contrapposti due stati confinanti spesso in conflitto, il Monferrrato e lo stato di Milano. Emblematico è il caso del “processo criminale formato dal Pretore di Pavia contro il Capitano Francesco Riccio signore della Torre d’Isola e vari monferrini quali d’ordine del Senato di Casale presero prigioni sei uomini che tagliavano legna nella regione della Tamina pretesa nel territorio di Breme et in buona parte posseduta dal suddetto Capitano” e la ritorsione degli uomini di Breme che vanno a saccheggiare le terre di Torre d’Isola offendendo la giurisdizione e costringendo il Senato di Casale a inviare un funzionario come osservatore, a relazionare sui confini contesi e a mediare tra le due comunità. Il tutto è reso più difficile e complesso dalla presenza delle cosiddette alluvioni, terre che il fiume corrode o rilascia a seconda dei fenomeni di piena e che fanno nascere furiosi contenziosi.
     Per quanto riguarda la consistenza demografica, negli ultimi secoli del millennio, rintracciamo le stesse tendenze di tutta l’area casalese: una forte crescita a partire dal primo censimento del 1861, con 1747 abitanti contro i 753 del secolo precedente (statistica generale del 1783). La popolazione aumenta per tutta la seconda metà dell’Ottocento, con un grande balzo fino ad arrivare al suo massimo storico, 2386 abitanti, nel censimento del 1911. Da questo momento in poi inizierà una costante discesa (ab.2163 nel 1921) fino ad arrivare al crollo del periodo 1951-2005. La popolazione si ridurrà infatti fino a quasi dimezzarsi (ab.1071 nel 2005) in controtendenza rispetto ad alcune comunità limitrofe che, nell’ultimo decennio, sembra siano riuscite ad invertire la tendenza.