Isola d'Asti

AutoriMorandini, Cesare
Anno Compilazione2003
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Asti.
Area storica
Astigiano.
Abitanti
2059 al 1/1/2001 [ISTAT 2001], 2041 al 21/10/2001 [ASR 2003].
Estensione
ha 1358 [ASR 2003].
Confini
Asti, Mongardino, Vigliano d’Asti, Montegrosso d’Asti, Costigliole d’Asti, Antignano, Revigliasco d’Asti.
Frazioni
Repergo, Mongovone.
Toponimo storico
Il nome Insula potrebbe forse riferirsi ad un primitivo insediamento posto appunto su di un isolotto del Tanaro – in relazione all’antico ponte - e poi trasportato su di un’altura con il nome di Insula Sancti Petri [Freilino 2002, p. I]. Nel 1931 è stata cambiata la denominazione della frazione Moncacone in Mongovone [A.S.C.I., cat. I, m. 196, Cambiamento della denominazione della frazione Moncacone in Mongovone, 1931].
Diocesi
Asti.
Pieve
Nel Registrum del vescovo di Asti del 1345 compare come chiesa esente, fuori da circoscrizione plebana, una “ecclesia Sancti Petri de Insula” [Bosio 1894, p. 530]. Non viene però visitata alcuna chiesa di Isola nella Visitatio Apostolica del 1585 [A.C.V.A., Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms.].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Tracce della presenza di un monastero di S.Salvatore di Isola nel 1022 [Bordone 1980, p. 177].
Nel 1947 è stata eretta in parrocchia la chiesa della frazione Mongovone [A.S.C.I., sez. seconda, cat. VII, m. 459, n. 4, Erezione in parrocchia della Chiesa in frazione Reperto e Mongovone, 1947].
Assetto Insediativo
Il toponimo Insula ha suggerito l’esistenza di un nucleo originario, ora scomparso, forse su di un’isola del Tanaro [Freilino 2002, p. I]. Nel 956 compare come località in un atto di permuta di terreni [Bordone 1975, p. 405]; nell’alto Medioevo era nei pressi di Isola un importante ponte sul Tanaro [Bordone 1980, p. 210]. La nascita della villanova alla fine del XII secolo genera comunque un nuovo insediamento distinto dalla Insula vetus, frutto dell’accentramento di più villaggi circonvicini [Bordone 2001]. La nuova villa sorge attorno ad un ricetto e ad un castrum posto a difesa del fondovalle Tanaro e dell’imbocco della valle del Tiglione, sorgenti su uno sperone ai margini del corso del fiume. Nell’infeudazione monferrina del 1438, il luogo di Isola risulta composto da un “castrum, et villa” separate. Il castrum è dotato di fossati. [A.S.T. di corte, Provincia di Asti, m. 17, Isola, 30 gennaio 1438, Infeudazione fatta dal marchese Gio. di Monferrato a favore di Secondino Nata del castello, luogo, giurisdizione, beni, e redditi feudali d'Isola].
Un nucleo Piano è sorto in età moderna lungo la strada statale n. 456, alla base del ricetto.
Luoghi Scomparsi
Non attestati.
Comunità, origine, funzionamento
Gli uomini della villanova di Isola sono inseriti nel 1198 con pieni diritti nella cittadinanza astese [Bordone 2001]. Un comune è il soggetto di riferimento per le autorità del Capitanato di Asti nel ‘300 [Paesi AB, “I”, m. 3, 13 febbraio 1325, Il comune d'Isola autorizzato dal luogotenente del suo podestà]. Nell’infeudazione monferrina del 1438, la comunità si impegna a pagare annualmente al castello 308 genovini d’oro, o ai feudatari o direttamente al marchese di Monferrato (“…per commune, et homines dicti loci Insulae ipsi castro…”) [A.S.T. di corte, Provincia di Asti, m. 17, Isola, 30 gennaio 1438, Infeudazione]. In atto di investitura del 1646 la tassa viene ricalcolata, e nel 1801 ammonta a l. 340.93 annue; subisce l’aumento del 10 per cento con la Restaurazione, dopo lite con la comunità [Paesi AB, “I”, m. 3, 1820, Cessione di stabili].
Il particolare carico fiscale dovuto dalla comunità genera nel ‘600 liti con il Regio Patrimonio per il Tasso [A.S.T. camerale, art. 749, m. 17, Isola nel Monferrato, 1658, Atti s.r. Patrimoniale contro la Comunità d'Isola].
Statuti
Non attestati.
Catasti
Nell’Archivio comunale di Isola sono conservati due Registri del Catasto del 1664 [A.S.C.I., Ufficio del Sindaco, Registro del Catasto a cura dell’agrimensore Pietrino Rosso di Celle, 1664; sez. seconda, Catasto, r. 0, Antico catasto (2° parte), 1664]; due mappe catastali del 1770 [Ufficio del Sindaco, seconda cartellina, Mappa del Catasto, 1770]; i registri di trasporto del catasto settecentesco [cat. I, ff. 28-29-30, Catasto dei terreni, 1744-1794]; una mappa territoriale napoleonica del 1805 [Sala del Consiglio comunale, Mappa territoriale del luogo di Isola misurata e numerata, 1805]; il materiale (libri di trasporto, domande di voltura dai catasti antichi, materiale vario) del catasto otto-novecentesco, che copre l’arco di tempo dal 1858 fino al 1957 [sez. seconda, Catasto, ff. 1-33].
    
Mappe catastali attuali: vedi mappe.

 
Ordinati
Gli ordinati antichi sono conservati dal 1617 in serie pressoché continua fino al periodo francese (1800) [A.S.C.I., sez. prima, mm. 1-11, Registri degli ordinati]; riprendono dal 1814 fino al 1852 [sez. prima, mm. 77-81, Registri degli ordinati].
Dipendenze nel Medioevo
Il luogo è concesso dal papa Anastasio IV al vescovo di Asti (5 marzo 1154), che lo assegna ai signori dell’Isola [Guasco v. II, p. 334]. La villanova astese nasce con i patti del gennaio 1198 [Bordone 2001]. Ceduta quindi dal vescovo Bonifacio al Comune di Asti (9 giugno 1198), nel quadro di un riordino delle rispettive giurisdizioni [Guasco v. II, p. 334]. Rimane però indecisa la sua giurisdizione fino al 1221, quando il vescovo di Torino Giacomo assegna Isola in via arbitramentale al Comune, placando le rivendicazioni dei vescovi di Asti [Freilino 2002, p. I]. Nel distretto o Capitanato astese nel ‘300 [Paesi AB, m. I m. 3, 13 febbraio 1325, Il comune d'Isola autorizzato dal luogotenente del suo podestà prende a mutuo da Lorenzo Pelleta 160 lire astesi coll'obbligo di corrispondergli, vita sua natural durante, l'annuo censo di lire 24 astesi].
Nelle mani del marchesato di Monferrato con la pace tra Monferrato e Visconti del 1364.
Feudo
Sotto il Monferrato, il luogo è infeudato a Secondino Natta, ed in tale occasione risulta essere sede di una castellanìa, assegnata pur’essa ai Natta (“…castrum, castellaniam, fines, et territorium loci insulae”). Il castello gode dell’emolumento annuo da parte della comunità di 308 genovini d’oro [A.S.T. di corte, Provincia di Asti, m. 17, isola, 30 gennaio 1438, Infeudazione fatta dal marchese Gio. di Monferrato a favore di Secondino Nata del castello, luogo, giurisdizione, beni, e redditi feudali d'Isola]. La castellanìa, sempre affidata ai feudatari, è presente ancora nel 1560 [A.S.T. di corte, Provincia di Asti, m. 17, Isola, 9 febbraio 1560, Investitura concessa dalla duchessa Margarita Gonzaga a favor di Marco Antonio Natta fu Secondino a suo nome, e di Gio Batta suo fratello, et di Ferrando, e Secondino, fu Tommaso, suoi nipoti, delle porzioni spettantili nel castello, e luogo d'Isola].
In parte ceduto dai Natta a Ottavio Asinari (1616) [A.S.T. camerale, Indice dei feudi (art. 283), vol. 318 “Gag in Iv”, f. 246, Isola di Monferrato provincia d'Asti, 1616, 1 ottobre, Ottavio Asinari infeudazione, e donazione del feudo, redditi e ragioni feudali].
I Natta aprono con il fisco diversi contenziosi nel corso del ‘600: nel 1644 per il recupero da parte di Giacomo Natta di porzioni del feudo, dapprima concesso e poi revocato [A.S.T. camerale, art. 749, m. 17, Isola nel Monferrato, 1644 Atti s.r. Patrimoniale contro m. s.r. Conte Giacomo Natta, Di revisione d'una sent.za assolutoria dalla dimandata confirmazione di ridduzione del Feudo, e beni feudali d'Isola a favore di d. Conte Natta]; nel 1669 per illecita successione di porzioni feudali da parte del conte – presidente del Senato di Casale - rivendicate invece dal Regio Patrimonio [1669, Atti s.r Patrimoniale contro il s.Conte Natta primo presidente nel Senato di Casale di ridduzione , e suss. contestazione della porzione del Feudo beni e redditti e ragg. ni feudali d'Isola , posseduta dal fu s.r Alfonzo Gerolamo Nata morto senza figli]; nel 1707 per la medesima ragione, essendosi riproposta la stessa situazione, ovvero una non riconosciuta successione di diritti di un parente morto senza eredi [1707, Atti s.r Patrimoniale contro il s. Marchese Virginio Natta, per la ridduzione della porzione di giurisdizione feudale d'Isola da esso s.r marchese posseduta senza averne tolta investitura]. Tali controversie seicentesche testimoniano probabilmente gli effetti dell’incompiuto passaggio dallo stato monferrino a quello sabaudo con il trattato di Cherasco, e che invece avverrà soltanto con Utrecht, nel 1713: I Natta, infatti, autorevoli membri dell’élite politica monferrina, rivendicano norme di diritto feudale diverse e a tratti incompatibili con quelle sabaude.
Nella registrazione della Perequazione sabauda del 1721, risulta che il conte Michele Natta possiede, per acquisto dei suoi ascendenti, 250 giornate di terra come “beni liberi delle terre del Monferrato” [A.S.T. camerale, Seconda archiviazione, Perequazione del Piemonte, capo 21, Asti, consegna beni immuni e comuni 1721, c. 138, Isola].
Mutamenti di distrettuazione
Per il trattato di Cherasco del 1631 Isola viene assegnata al ducato di Savoia, ma l’assegnazione non ha praticamente effetto fino al trattato di Utrecht del 1713 [Paesi AB, m. I m. 3, 24 dicembre 1794, Parere dell'Avv.gen.le intorno alla rappresentanza di parecchi abitanti d'Isola, che attesa la loro miseria, si lagnano del bando proibitivo di tener pecore sul territorio]. Nella Restaurazione, assegnato al mandamento di Costigliole, nella provincia di Asti [Casalis, v. 8, p. 537].
    
In anni recenti ha aderito alla Comunità Collinare Val Tiglione e Dintorni Unione di Comuni.
Mutamenti Territoriali
Non attestati.
Comunanze
La comunità si trova in possesso, all’epoca delle misurazioni del primo ‘700, di una quantità piuttosto considerevole di beni comunitativi [A.S.T. camerale, Seconda archiviazione, Perequazione di Piemonte capo 21, n. 85, Provincia di Asti, Immuni e communi, c. 53, Isola]. Vi sono comunque le tracce di cessioni a particolari e di convenzioni con i feudatari, tra ‘400 e ‘600, atti però regolarmente attestati: segno di una certa cura nella tenuta dei registri. Molti terreni sono affittati a particolari, o sfruttati direttamente dal comune per ricavarne reddito [Asti, consegna beni immuni e comuni 1721, c. 138, Isola]. Alla vigilia del periodo francese, la comunità possiede due importanti pascoli comunitari ritenuti "piuttosto abbondanti", per totali 136 giornate, usate per il pascolo delle pecore e dei bovini [A.S.T. di corte, Paesi AB, “I”, m. 3, 24 dicembre 1794, Parere dell'avv.gen.le intorno alla rappresentanza di parecchi abitanti d'Isola, che attesa la loro miseria, si lagnano del bando proibitivo di tener pecore sul territorio].
Liti Territoriali
Le uniche liti a spessore territoriale di Isola si registrano nel fondovalle del Tanaro, per il possesso di ghiaioni e gorreti la cui collocazione risulta incerta dopo eventi alluvionali. La principale contendente di Isola è la prospiciente Antignano (solo secondariamente Revigliasco e Costigliole). Le liti sei-settecentesche tra le comunità non superano mai, per la loro risoluzione, i confini dei tribunali locali, anche perché Isola, Revigliasco e Antignano hanno all’epoca una dipendenza feudale intrecciata (si veda in proposito la seconda parte della scheda) [A.S.C.I., sez. prima, m. 19 Atti di lite della Comunità di Isola contro il marchese di San Severino di Antignano per gorreti, 1660-1733; sez. prima, Atti di lite della Comunità di Isola contro quelle di Antignano e Revigliasco per ragioni di territorialità, 1638-1807; sez. prima, m. 16, Atti di lite della Comunità di Isola contro le comunità di Costigliole e Antignano, contro privati e i conti Natta per il Castello, 1701-1799].
Nei primi anni del ‘700 si registra una lite tra i feudatari Natta e Roero da una parte e la comunità dall’altra per l’accesso alla cappella della Beata Vergine a Isola Piano [A.S.C.I., Ufficio del Sindaco, prima cartellina, Figura allegata alla causa di lite tra il marchese Virginio Natta e il conte Baldassar Filippo Roero e la Comunità d’Isola per il passaggio alla cappella campestre della Beata Vergine a Piano, 1703]
Fonti
A.S.C.I. (Archivio Storico del Comune di Isola d’Asti). Vedi inventario.
A.S.C.I., sez. prima, mm. 1-11, mm. 77-81, Registri degli ordinati; mm. 16-19 Atti di lite; Ufficio del Sindaco, Registro del Catasto a cura dell’agrimensore Pietrino Rosso di Celle, 1664; seconda cartellina, Mappa del Catasto, 1770; Sala del Consiglio comunale, Mappa territoriale del luogo di Isola misurata e numerata, 1805
A.S.C.I., sez. seconda, Catasto, r. 0, Antico catasto (2° parte), 1664;
A.S.C.I., sez. seconda, cat. I, ff. 28-29-30, Catasto dei terreni, 1744-1794; cat. I, m. 196, n. 1; cat. VII, m. 459, n. 4
A.S.T. di corte, Paesi AB, “I”, m. 3
A.S.T. di corte, Provincia di Asti, m. 17, Isola
A.S.T. di corte, Monferrato feudi (inv. 43.1), m. 43
A.S.T. camerale, Atti per Feudi, Giurisdizioni, Beni, e ragioni feudali, e per debiture del Regio Patrimonio e feudatari, e comunità (art. 749), m. 17, Isola nel Monferrato
A.S.T. camerale, Titoli e scritture per Feudi, Redditi, dritti feudali, e per ragioni d'acque (art. 754), m. "I", Isola in Monferrato
A.S.T. camerale, Indice dei feudi (art. 283), vol. 318 “Gag in Iv”, c. 246, Isola di Monferrato provincia d'Asti
A.S.T. camerale, seconda archiviazione, Perequazione del Piemonte, capo 21, Asti, consegna beni immuni e comuni 1721, c. 138 e ss.
A.S.T. camerale, seconda archiviazione, Perequazione di Piemonte capo 21, n. 85, Provincia di Asti, Immuni e communi, c. 53
Bibliografia
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Bordone R., “Loci novi” e “villenove” nella politica territoriale del comune di Asti, paper del convegno “Borghi nuovi e borghi franchi nel processo di costruzione dei distretti comunali nell’Italia centro-settentrionale (secoli XII-XIV)”, Cherasco 8-10 giugno 2001.
Bordone R., Società e potere in Asti e nel suo comitato fino al declino dell’autorità regia, B.S.B.S., Torino 1975, pp. 357-439
Bosio G., Storia della Chiesa di Asti, Asti 1894
Casalis G., Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1833-1856
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Gabotto f. (a cura di), Le più antiche carte dell’archivio capitolare di Asti, Pinerolo 1904 (B.S.S.S. n. 28)
Gabotto F., Gabiani N., (a cura di), Le carte dell’archivio capitolare di Asti (930, 948, 1111-1237), “B.S.S.S”. n. 37, Pinerolo 1907
Gnetti D., Tra Visconti ed Orléans: Asti nel Codice delle “fidelitates astenses”, vol. II, dattiloscritto presso la sede di Medievistica dell’Università di Torino, a.a. 1992-1993
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingia ai nostri tempi) (774-1909), Pinerolo 1911
Guglielmotti P., Comunità e territorio. Villaggi nel Piemonte medievale, Roma 2001
ISTAT, Censimento della popolazione 2001, Roma 2003
Sergi G. (a cura di), Andar per castelli da Alessandria da Casale tutto intorno, Torino 1986
G.Symcox, Vittorio Amedeo II. L’assolutismo sabaudo 1675-1730, Torino 1983
Steffenino L., Ferro E., Isola d’Asti origini e storia di un paese, Asti 1969
ISTAT, Censimento della popolazione 2001, Roma 2003
Descrizione Comune

Isola d’Asti

     La costruzione e definizione del territorio di Isola in Età moderna incontra ostacoli quasi esclusivamente nel fondovalle del Tanaro, per l’attribuzione di ghiaioni e gorreti la cui collocazione risulta incerta dopo eventi alluvionali. La principale contendente è la prospiciente Antignano (solo secondariamente Revigliasco e Costigliole), il confine con la quale corre nei pressi dell’alveo, e che possiede notevoli beni comunitativi al di là del Tanaro, sulla sponda di Isola. Se le vertenze più antiche riguardano beni reclamati dai feudatari di Antignano e sottratti alla collettazione della comunità di Isola, ben presto risultano coinvolte le due comunità per il ritracciamento dei confini reciproci. E’ interessante notare come la comunità di Antignano venga chiamata in causa solo in questa, per così dire, seconda fase, mentre quella di Isola si mostri ben più solerte nella difesa della propria base collettabile fin dall’inizio. Come già sappiamo (vedere la voce “Comunanze” di questa scheda) i beni comuni – i ghiaioni e i gorreti del Tanaro erano per la loro quasi totalità di natura comune – erano per la comunità una fonte importante di reddito, in quanto tale da custodire a ragione dei considerevoli obblighi finanziari della comunità verso il fisco e il feudatario. Le liti sei-settecentesche, comunque lunghe e controverse, non superano mai, per la loro risoluzione, i confini dei tribunali locali, e non lasciano tracce nell’amministrazione fiscale centrale e negli uffici delle Intendenze; anche perché le due comunità hanno in età moderna la medesima dipendenza statuale, ed oltretutto il marchese Roero di San Severino, nel secondo ‘700, è anche signore di Revigliasco e Antignano, oltre che consignore di Isola insieme ai Natta. Questo incrocio di legami fa così in modo che le questioni si risolvano all’interno della dimensione interlocale. [A.S.C.I., sez. prima, m. 19 Atti di lite della Comunità di Isola contro il marchese di San Severino di Antignano per gorreti, 1660-1733; sez. prima, Atti di lite della Comunità di Isola contro quelle di Antignano e Revigliasco per ragioni di territorialità, 1638-1807; sez. prima, m. 16, Atti di lite della Comunità di Isola contro le comunità di Costigliole e Antignano, contro privati e i conti Natta per il Castello, 1701-1799].
Se l’intrico delle con signorie agevola la risoluzione delle vertenze territoriali nello spazio di un ventaglio di luoghi, segnatamente Isola, Antignano e Revigliasco, acuisce invece curiosamente le liti tra feudatari. Come sappiamo (si veda la voce “feudo” nella prima parte della scheda), i Natta erano già stati al centro di diverse controversie con il fisco nel corso del ‘600, proprio a motivo della successione al feudo e di rapporti tra consignori; nel ‘700 il fronte dei litigi si era poi precisato tra i Natta e i Roero di San Severino, consignori anche di Antignano e Revigliasco.
Durante il periodo francese si accende poi una lite a proposito dei alcuni mulini sul Tanaro, i diritti sui quali, ad Isola, appartenevano appunto al feudatario e non alla comunità. Era avvenuto che nel corso di un’alluvione, nel 1798, due mulini situati proprio sul confine tra Isola e Revigliasco erano stati tratti dall’alveo che forniva loro la forza idrica, e resi inutilizzabili. Il cittadino misuratore Rossi, delegato dalla camera nazionale, allora "...scelse per i medesimi (mulini) un altro sito conveniente”, il quale si trovava però sul territorio di Revigliasco, anche se probabilmente a poche decine di metri da quello vecchio. Effettuato lo spostamento dei macchinari, immediatamente il feudatario di Revigliasco, ex-marchese di san Severino, si era opposto alla collocazione dal momento che nel proprio feudo era lui il titolare dei diritti di sfruttamento delle acque, e tale riposizionamento costituiva una lesione della propria giurisdizione.
In effetti tali opposizioni erano state giudicate legittime. Così la camera nazionale aveva delegato nuovamente il perito per riconoscere “se nell'antico sito potevano i molini rendersi girabili”. Nel frattempo, infatti, il Tanaro aveva nuovamente causato modificazioni all’alveo, riportando sostanzialmente la situazione delle sponde e delle balere a quella precedente il 1798. Il perito, pertanto, aveva riferito che “l'antico sito per la mutazione accaduta era di nuovo suscettibile de' molini summenzionati”. L’ex-marchese di San Severino, che era anche consignore proprio di Isola, ma cui non spettavano diritti sui mulini, a quel punto si oppose nuovamente, questa volta al ritorno dei molini nel territorio di Isola e nel loro sito antico. La presenza dei macchinari sul proprio suolo costituiva un macroscopico pretesto per rivendicarne il possesso.
Entrò a questo punto nella controversia la municipalità di Isola, che era la principale utilizzatrice dei mulini del proprio feudatario, esibendo attestazioni del fatto che i mulini medesimi erano installati nel sito del territorio di Isola “da tempo immemorabile”. Eppure, permettendo lo spostamento tecnico del 1798, aveva regalato un argomento d’oro al signore di Revigliasco, difficilmente revocabile. Rinnovando probabilmente vecchie ruggini con quel suo consignore e vicino, pressato dalla propria comunità, era sceso in campo anche l’ex-marchese Natta, che aveva chiesto al governo locale astigiano di dirimere la questione. La camera nazionale dichiarò dunque “lecito al cittadino Natta di collocare nuovamente i due molini nel sito medesimo in cui prima esistevano". Per evitare ulteriori strascichi a proposito delle spese di riposizionamento, queste furono coperte direttamente dal Commissario governativo di Asti. [A.S.T. di corte, Paesi AB, “I”, m. 3, 1801. Petizione della municipalità d’Isola per ottenere che, a dispetto delle proteste dell'ex-marchese Roero di Severino, vengano restituiti nella loro primitiva sede due mulini spettanti all'ex-marchese Natta d'Isola].
Dal suo canto, la storia amministrativa della comunità ruota attorno alla pesante tassa dovuta fin dal ‘400 al proprio feudatario, cui non può che rispondere con una gestione oculata dei propri beni comunitativi. Questi sono fortunatamente ingenti e di buona qualità. All’epoca delle misurazioni del primo ‘700 la comunità ne era ancora piuttosto ricca. Dai consegnamenti del 1715 ammontano a 788 giornate, dai registri della Perequazione del 1721 risultano di 186,96 giornate, di cui riconosciuti soltanto 154. [A.S.T. camerale, seconda archiviazione, Perequazione di Piemonte capo 21, n. 85, Provincia di Asti, Immuni e communi, c. 53, Isola]. La ragione della discrepanza nelle valutazioni sta nel fatto che molti beni originariamente della comunità sono per convenzione in mano ad altri soggetti. Un prete, ad esempio, ha l’obbligo di dire messe per la comunità in cambio del mantenimento di 32 giornate di un’isola sul Tanaro nella regione Rippe Grandi; ben 200 giornate nella regione “della Giara ossia Gattinara” sono state vendute nel 1654 a particolari ma restano immuni da carichi; altre 250 giornate sono state vendute dalla comunità a particolari il 2 settembre 1471 (di cui ben 170 ai Roero di Sciolze e ai Natta, feudatari del luogo) ed ancora nel catasto del 1680 danno proventi alla comunità per l.90 annue. Si era trattato certo di una forte emorragia della massa di terre comuni, ma va considerato il fatto che comunque non si tratti né di usurpazioni, né di cessioni vere e proprie: il soggetto comunitario non ha perso i diritti sui beni e spesso ne mantiene, anche dopo secoli, i proventi, i cui documenti vengono conservati con cura.
Il carico fiscale da fronteggiare consigliava alla comunità di privilegiare la disponibilità monetaria rispetto allo sfruttamento diretto e comune della terra. Per questa ragione, ancora a inizio ‘700, un campo di 26 giornate e un pascolo di 85 in regione Catena viene affittato ad incanto triennale, così come un bosco di due giornate in regione Moncarone; in regione Cantalupo un campo è affittato, con patti di “bonificarlo in caso di inondazione, guerra guerreggiata, tempesta”, il gorreto viene tagliato ogni tre anni, e le gorre vengono distribuite agli iscritti a Registro dietro pagamento, e da questa “distribuzione forzosa” la comunità ricava ben l. 400. [A.S.T. camerale, Seconda archiviazione, Perequazione del Piemonte, capo 21, Asti, consegna beni immuni e comuni 1721, c. 138, Isola].
Alla vigilia del periodo francese, la comunità possedeva ancora due importanti pascoli comunitari ritenuti "piuttosto abbondanti", per totali 136 giornate, usate per il pascolo delle pecore. Nel 1793 la comunità ne aveva proibito l’uso libero per i danni arrecati dagli ovini, nel tentativo di incentivare il pascolo dei bovini. [A.S.T. di corte, Paesi AB, “I”, m. 3, 24 dicembre 1794, Parere dell'avv.gen.le intorno alla rappresentanza di parecchi abitanti d'Isola, che attesa la loro miseria, si lagnano del bando proibitivo di tener pecore sul territorio].
Al momento della Perequazione settecentesca le usurpazioni e le corrosioni del secolo precedente hanno probabilmente ridotto la capacità finanziaria della comunità; nondimeno la tassa rimane incombente. Questa appare dunque al centro della storia amministrativa di Isola ancora nel periodo della Restaurazione. Infatti, dal 1800 al 1814, sotto l’amministrazione francese, Isola non aveva pagato nulla delle antiche taglie, in quanto abolite, e non aveva più pagato nulla nemmeno al ritorno del Natta nel sua antica posizione di feudatario. Nel 1820, questi fa ricorso al Ministro degli Interni per ingiungere alla comunità proprio tali arretrati. Le sue richieste sono esose: ammontano a l. 340.93 annue (come da atto di investitura dei propri ascendenti del 14 giugno 1646) per le annualità non pagate del periodo francese, e ammontano a l. 4979.72, con l'aumento del 10% delle tasse dal 1814 in poi. Il Ministero gli accorda le ragioni di esazione, ma la municipalità si oppone, agitando la pessima situazione delle proprie finanze. Avviene dunque una transazione, in virtù della quale il Natta dichiara di rinunciare alle annualità da pagarsi, in cambio di un appezzamento di terreno di 6 giornate prese dai pochi beni comunitativi sopravvissuti alle usurpazioni e alle cessioni. [Paesi AB, “I”, m. 3, 1820, Cessione di stabili proposta dal comune di Isola a favore del cav. Virginio Natta al estinzione d'un'annualità dovuta da detto comune a detto cav. Natta]. Se la comunità si è liberata di quella plurisecolare tassa feudale, non ha però ancora pagato gli arretrati del periodo francese. Proprio questi saranno ancora oggetto di lunghe controversie con il Natta e con Rosalia Pugno, cui il Natta aveva ceduto il credito [1823 e 1824, Istanze del cav. Virginio Natta e di Rosalia Pugno, cessionaria del credito di d. cav. Natta verso il comune di Isola per annualità arretrate, per ottenere il pagamento di d. credito].