Serralunga di Crea

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2002
Provincia

Alessandria

Area storica
Abitanti
644 (censimento 1991).
Estensione
879 ha (ISTAT); 875 ha (SITA).
Confini
A nord e a ovest Mombello Monferrato, a nord Pontestura e Solonghello, a est Cereseto, a sud Ponzano Monferrato.
Frazioni
Le fonti ISTAT (1991) individuano la presenza di due «centri» abitati che raccolgono il 60 per cento della popolazione, mentre sei «nuclei» se ne dividono oltre il 30 per cento, con meno del 10 per cento abitante in «case sparse». Si segnalano la presenza degli insediamenti di Serralunga di Crea, Castellazzo, Crea (Santuario di), Forneglio, Madonnina. Vedi mappa.
Toponimo storico
«Serralonga», anche nella variante «Serra Longa», è la forma che si trova in tutta la documentazione di età medievale, dalla prima attestazione nel 957 (Le più antiche carte, doc. 74). «Serralonga Casalensium» (Casalis 1849, p. 890). Serralunga di Crea dal 1 febbraio 1863 (Ministero 1889, p. 5). Il toponimo «Cerreto» (Olivieri 1965, pp. 122-123),presente sul territorio, analogo a numerosi altri diffusi nelle valli del rio Menga e del rio Colobrio, testimonia che anticamente l’intera zona doveva essere ricoperta da una fitta vegetazione, le specie più attestate dalla toponomastica essendo in primo luogo, appunto, i cerri, oltre ai salici, alle querce, ad alberi da frutto come i ciliegi e i castagni (Settia 1970, p.27). «Creta» (Casalis 1839, p. 575).
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando entrò a far parte della nuova diocesi.
Pieve
San Michele di Meda, comprendente anche Crea (Settia 1983, p. 160, cartografia).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel 1152 è attestata a Crea la presenza di una Chiesa di Santa Maria “in castro credonensi” [Bonardi 1995, p. 12]. Era peraltro esistito sul monte  un centro di culto mariano centrato su una icona lignea della Madonna: il testo della Vita di Sant’Eusebio suggerisce la fondazione di un luogo di culto cristiano in età tardoantica. In una convenzione stipulata nel 1175 tra il marchese di Saluzzo e l'Abbazia di Fruttuaria per l'albergaria di Serralunga compare, fra i testimoni, un Giovanni, “preposito” di Serralunga, forse con riferimento alla prepositura o chiesa principale del luogo  [Tallone 1906, doc. 161]. Il priorato di Crea, affidato dal vescovo di Vercelli ai canonici regolari di regola agostiniana di Vezzolano dalla seconda metà del secolo XII, riceveva importanti donazioni di beni e investiture di privilegi da parte dei marchesi del Monferrato nel corso dei due secoli successivi. La chiesa, almeno a partire dal secolo XII, fu di iuspatronato dei marchesi del Monferrato e consolidò una propria giurisdizione signorile estendendola sui beni delle chiese di sant’Eustorgio a Serralunga (1317) e di sant’Agata a Pontestura. Nel 1334 il vescovo di Vercelli avrebbe concesso l’unione di san Eustorgio al priorato di Crea, con la facoltà di tenervi un cappellano scelto tra i membri del priorato stesso, mentre in precedenza l’officiatura della chiesa era rimasta affidata a un prete secolare [Bonardi 1995, p. 17; Settia 1975, pp. 70-71].  
     Nel suo testamento del 1372, il marchese Giovanni II stabiliva un aumento della dotazione del priorato di Crea (donando fondi ubicati nel territorio di Trino e un mulino, detto “della Gaminella”), a condizione che vi fosse distaccato un maggior numero di canonici e che questi ultimi fossero tutti sacerdoti e celebrassero con regolarità [Settia 1975, p. 71]. Nel 1468, infine, il marchese Guglielmo levava ai canonici di Vezzolano la cura del monastero di Crea; in un documento di due anni successivo riaffermava formalmente i propri diritti sulla chiesa, che i suoi progenitori “in creta eorum patria construi fecerunt et multis ac bonis dotarunt”. Una bolla pontificia di Sisto IV del 25 ottobre 1477 attesta che il marchese aveva aggiunto opere di rinnovamento, con l’ampliamento del priorato. Dopo una breve presenza di Serviti alla guida del priorato, nel 1483 esso passò a una comunità di canonici lateranensi, la quale nel 1608 avrebbe ricevuto titolo abbaziale. Vedi inventario.
     Nel 1560 canonici i lateranensi si erano dotati di 12 moggia e mezza di bosco già  appartenute ai Signori di Gabiano; successivamente, nel 1591, acquistarono i tre iugeri e mezzo di bosco in cui erano la torre e le rovine del castello di Cardalona,  all’epoca appartenenti ai Signori di Sala [Bonardi 1995, pp. 12-13]. Sebbene ancora nel 1584 la chiesa sia descritta dal visitatore apostolico come del tutto disadorna e abbandonata, si inaugurava una lunga e lenta compartecipazione di fatto da parte dei canonici a un vasto progetto di gestione cerimoniale sovralocale promosso dai Gonzaga [Bonardi 1995, p. 14].
     Nel 1589 la concessione ducale per la costruzione del Sacro Monte fu accompagnata dalla costruzione di una cappella nel sito antistante la chiesa servì da esempio ai signori e maggiorenti del Monferrato affinché finanziassero altre cappelle, ma un ampliamento del progetto nel 1598, ai fini di eguagliare o superare in grandiosità il Sacro Monte di Varallo, rese necessario l’impegno anche della comunità. Dalle inchieste condotte nel secolo XVIII, risultava che l’Abbazia del Monte di Crea possedeva, nel territorio di Serralunga, beni per oltre 455 moggia di Monferrato, corrispondenti a oltre 58 lire di registro, 35 lire e 15 soldi delle quali, acquisite dopo  il 1619. Oltre alle 24 lire (34 moggia) ammesse come tali dall’abbazia, da uno strumento di transazione con la comunità del 29 gennaio 1711 si ricava che altri beni per 9 lire di registro le erano pervenuti in virtù di un precedente strumento del 16 novembre 1629, rogato Capello. I restanti 15 soldi le pervennero infine in forza di tre strumenti, due del 5 maggio 1724 e l'altro del 29 luglio dello stesso anno. Più di 170 moggia, “oltre altri beni in massa senza espresione di quantità” furono invece anticamente acquisiti, con strumento del 10 febbraio 1223. I beni già posseduti prima del 1620 consistono dunque in 195 moggia, quelli “di registro moderno” in 260 moggia, compresa una piccola quantità ottenuta nel 1691. Con il citato strumento di transazione del 1711, l’abbazia si impegnò a pagare alla comunità per 24 lire di registro l’Ordinario, le Riparazioni dei ponti e delle strade, i salari del camparo, oltre “qualunque altro carico che fossero per pagare in avenire universalmente gl'altri Ecclesiastici in questa Provincia”.
     In questa transazione, l’abbazia (retro)cedeva alla comunità di Serralunga un suo “capitale censo” di 50 doppie, risultante da strumento 13 maggio 1617 e, ridotto a 25 doppie di Spagna con l’interesse dell’8 per cento, un altro “capitale censo” di 200 scudi, risultante da strumento del 15 settembre 1628. Per quanto riguarda le 9 lire di registro acquisite in virtù dello strumento del 16 novembre 1629, l’abbazia ne aveva acquistato l’esenzione dai carichi, mediante l'esborso alla comunità di 400 scudi da 9 fiorini ciascuno. I rimanenti 15 soldi di registro (11 moggia) ottenuti con i citati strumenti del 1724, sono il frutto di acquisti da diversi “particolari”, i quali, con strumento del 15 settembre 1713 avevano comprato dalla comunità, con il beneplacito regio, l'esenzione dai carichi di quei beni, mediante il pagamento di 15 doppie e 6 grossi al moggio, compresa la somma già sborsata in occasione di un primo acquisto fatto dalla comunità, che, nel contratto del 1713 rinunciò al diritto di riscatto precedentemente stipulato. Tra le 195 moggia “antiche” sono comprese 40 moggia concesse in enfiteusi perpetua. Nel 1728, l’intendente provinciale Petitti revocò le transazioni tra l’abbazia e la comunità e dispose la restituzione delle somme e dei crediti ceduti dalla prima alla seconda, poiché per le 9 lire di registro ricevute nel 1629, l’abbazia paga già in realtà tutti i carichi e le altre 24 lire ancora esenti si ordina di sottoporre a collettazione.
     Con l’annessione sabauda dell’inizio del secolo XVIII,  l’originale concetto del Sacro Monte si era perso; il degrado del Sacro Monte dovette proseguire fino alla soppressione del convento (1789). La  soppressione napoleonica degli ordini monastici (1802) trasformò l’area del Sacro Monte in terreno di sfruttamento agricolo e boschivo. Dalla metà del secolo XIX la società nata dall’opera del canonico Bava riunificava il corpo centrale del patrimonio di Crea e ne avviava il restauro: il Sacro Monte si trasformò in Via Crucis per la celebrazione di rosari processionali. Dal 1820 al 1992 ai lateranensi subentrano i minori osservanti francescani. Dopo il 1980  la Regione Piemonte istituì un Parco naturale e Area attrezzata del Sacro Monte di Crea, mentre la curia di Casale, a partire dal  1992, gestisce direttamente le funzioni del Santuario [Bonardi 1995, pp. 14-15].
     La vita devozionale e cerimoniale locale, in confronto a quella gravitante intorno all’abbazia, appare defilata e interstiziale, ma attentamente controllata dalla comunità, dalle famiglie notabili e da diversi segmenti territoriali.  Nel secolo XVIII, 68 moggia delle circa 300 che si stima compongano le proprietà ecclesiastiche nel loro complesso risultano  “contese” dalla comunità in quanto “pretese parrocchiali”. Peraltro, la parrocchia di san Sebastiano sembra avere uno statuto giuridico incerto: “non è propriamente cappellania”, secondo i funzionari statali, “ma semplice cappella amministarata da secolari”. Possiede poco più di 4 staia di beni, acquisiti dopo il 1619, ed è anche descritta come priva di “reddito fisso”.  Oltre a quella sotto il titolo di san Sebastiano, esistono altre due parrocchiali; una, sotto il titolo di san Giovanni Evangelista a Forneglio, con un reddito di 300 lire, un’altra, la pievania di Castellazzo sotto il titolo di sant’Apollonia, anch’essa con un reddito di 300 lire derivanti da più di 24 moggia di beni fondiari, acquisiti prima del 1620, oltre a  3 moggia successivamente legate, (per le quali “si pagano tutti i carichi” fiscali). Verso la metà del secolo XIX la chiesa parrocchiale di Castellazzo appare intitolata a Santa Petronilla. Dalle chiese di san Sebastiano e sant’Apollonia dipendono due compagnie del Rosario, i cui patrimoni fondiari ammontano a  un totale di meno di 5 moggia. Vi sono due benefici fondati grazie a lasciti dell’ammontare complessivo di circa 45 moggia di terra  della prima metà del secolo XVII: quello dei santi Agostino, Martino e Bernardo, “altrimenti detto Beneficio Centoris”,  e quello di san Giovanni, che appare privo di un patronato attivo a circa un secolo dalla sua fondazione. L’esistenza a quest’epoca di una compagnia del Santo Spirito, peraltro pressoché priva di patrimonio,  suggerisce il retaggio di una confraria di epoca precedente [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24  giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 27r-27v, 78r-80r, 188v-189r; A.S.T., Sezioni Riuite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale, tabb. 1-2 e testo corrispondente; Casalis 1849, p. 891; Serralunga di Crea, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese di Arte e Storia. Sito web:  (2013)].
Assetto Insediativo
Il territorio di Serralunga di Crea presenta una configurazione marcatamente «cantonale», favorita, da un lato, dalle sue principali caratteristiche morfologiche e produttive, dall’altro dalla debolezza delle pressioni signorili in età medievale e moderna. Sebbene sia chiaro che l’importanza militare del sito determinò la costruzione di fortificazioni permanenti a partire almeno dal secolo XIII, all’epoca dei conflitti tra il comune di Vercelli e i marchesi del Monferrato, non sembra che l’apparato difensivo abbia innescato un processo di nucleazione o concentrazione dell’abitato. L’assetto è a «cantoni», una pluralità di nuclei insediativi abitati da gruppi di discendenza a inflessione patrilineare di piccoli coltivatori-proprietari. «Cantone», termine corrente già nel secolo XII, nel senso di «quartiere cittadino» (1165) – il senso generalmente rilevato dai glossari (ad. es. Du Cange) –, nell’accezione di «nucleo abitato minore sottoposto ad altro maggiore» sembra peculiare dell’area monferrina (Settia 1983, pp. 175 e 180-181, n. 113).
 
Luoghi Scomparsi
«Cardalona»: luogo scomparso, attestato nel 1223, localizzabile sul colle di San Iorio, dove fu edificato il Sacro Monte a partire dalla fine del secolo XVI. Nella seconda metà del secolo XVI sul Monte esistevano la chiesa con il convento, la cascina e i ruderi del castello di Cardalona (Burroni e Maccono 1928; Settia 1983, pp. 175-178; pp. 189-191; Bonardi 1995, pp. 12-14). Nei pressi dell’incontro tra la strada di fondovalle e quella trasversale da Morsingo (Mombello) a Serralunga e Crea (Brusasca 1955, p. 8 n. 3), di fronte all’odierna cascina del Piovano, era ubicata la chiesa plebana di Meda, dedicata a San Michele (ARMO, I; Settia 1983, p. 160).
Comunità, origine, funzionamento
Serralunga condivise con molte comunità ubicate in aree strategiche del Basso Monferrato a ridosso del Po una precoce e continuativa presenza diretta dei poteri centrali del dominio monferrino. Tuttavia, non è chiaro, allo stato attuale delle conoscenze, se e in quale misura una simile presenza abbia alimentato quel rapido e marcato sviluppo di istituzioni comunitative formali che è attestato in comunità limitrofe durante il tardo medioevo. Alcuni indizi affioranti nella documentazione suggeriscono un effetto di coazione dovuto alla stessa importanza militare del luogo, mentre non sono tuttora note, nei termini del funzionamento della comunità locale, le conseguenze del potere esercitato dai marchesi del Monferrato nel progetto di riorganizzazione dei vasti possedimenti dei canonici regolari di Vezzolano e nell’adattamento della tassazione fondiaria e di altri prelievi locali ai fini del progetto di costruzione del Sacro Monte di Crea.
Statuti
Non si hanno attestazioni di produzione statutaria.
Catasti
Verso il 1780, la comunità disponeva di un catasto redatto nel 1677, in seguito alla misura territoriale eseguita nel 1675-76. Tale catasto, ormai «lacero e confuso», da un lato non consentiva d’identificare tutte le parcelle che componevano il totale «registro» della comunità, dall’altro conteneva probabilmente duplicazioni. L’estimo adottato in «antico», pur
contemplando il sistema dei «circoli», teneva conto della produttività e redditività dei terreni, esclusi i terreni dell’abitato, che erano stati classificati come appartenenti tutti al primo circolo (quello caratterizzato dai coefficienti più elevati), a prescindere dalla loro qualità. Alla stessa epoca la comunità utilizzava un libro dei trasporti del 1777, che risultava «desunto dal precedente formato nel 1729» (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 291r-292r; Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato [s.d. ma 1784-1789]; Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro [s.d. ma 1786]). La più antica documentazione relativa al catasto conservata presso l’archivio storico del comune è costituita da un catasto del 1795 e da un Libro dei trasporti (ossia, dei mutamenti di proprietà), iniziato nello stesso anno. Esistono poi altri due Libri dei trasporti relativi ai periodi 1825-1837 e 1861, Libri delle partite, Libri dei possessori e Libri matricola risalenti alla seconda metà del secolo XIX e ai primi anni del Novecento. Un registro di Volture riguarda il periodo 1888-1935; un Giornale del catastaro (un registro in cui sono annotate in ordine cronologico le notifiche dei mutamenti di proprietà) concerne il biennio 1925-1926 (AC Serralunga, Catasto, nn. 1-22).
Ordinati
Il più antico dei registri dei “convocati originali” conservati presso l’Archivio storico comunale inizia con atti del 1678. La serie prosegue pressoché ininterrotta fino alle soglie del Novecento [A.C.S., Atti antichi, Serie III, Deliberamenti, numeri 4-9].
Dipendenze nel Medioevo
Si tratta di un’area dipendente dapprima dall’abbazia di Fruttuaria e dal Monastero di San Pietro di Breme e quindi contesa tra il dominio di Vercelli e quello dei marchesi del Monferrato. Nel 1060 l’imperatore Enrico II conferma i privilegi del monastero di San Benigno di Fruttuaria e fra i luoghi posseduti dall’ente vi è Serralunga, il cui possesso è attestato anche nel secolo seguente (Cartario alessandrino, doc. 172). In un atto di vendita fatto da Guglielmo di Lomello a Manfredo II di Saluzzo, fra i luoghi che non devono fedeltà al nuovo proprietario vi è Serralunga (Regesto dei Marchesi, appendice n. 10). Nel 1199 il marchese Bonifacio di Monferrato presenta alcune rivendicazioni territoriali verso gli astigiani, vercellesi e alessandrini: ai primi in particolare rivendica il possesso del «comitatum» di Serralunga. Questa indicazione suggerisce l’esistenza, alla fine del secolo XII, di un territorio ben definito intorno al centro abitato anche dal punto di vista amministrativo, seppure molto probabilmente rientrante nella più ampia circoscrizione del marchesato (Cartario alessandrino, doc. 172). La dipendenza dai marchesi del Monferrato si stabilizza a partire dal secolo XIII. È possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Serralunga e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della «iudiciaria torrensis», un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli (Settia 1983, pp. 11-53).
Feudo
Dal 1338 i signori di Gabiano hanno giurisdizione feudale su parti di Crea, Cardalona e Serralunga. Tra il tardo medioevo e la prima età moderna i priori di Crea avevano ampliato la giurisdizione feudale su porzioni di Forneglio e di Serralunga (Bonardi 1995, pp. 12 e 14).
Nei secoli XV e XVI per i luoghi di Serralunga, Castellazzo, Crea e Cardalona sono attestate investiture ai Signori di Gabiano (1538), ai Tizzone (1464, 1483, 1519 e 1526) e ai Signori Della Sala (AST, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B; Paesi per A e per B, P, Ponzano).
Nel secolo XVIII risulta investito del feudo il marchese Sagramosi, «abitante in Verona» (AST, Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarède [s.d. ma attorno al 1710]; fasc. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l’ordinario [1770]).

 
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, dapprima con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo (al di là cioè della designazione dell’area di competenza, prevalentemente militare, dei governatori delle principali piazzeforti) e poi, dal 1560 circa, con più saldo profilo istituzionale, era classificata fra le terre dello stato «al di qua del Tanaro» o della provincia di Casale (Raviola 2001, pp. 103 e 359).
     Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 (riconosciuta internazionalmente con il trattato di Utrecht del 1713) entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Sturani 1995).
     Entro la maglia amministrativa francese, Serralunga seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Serralunga non mutò fino alla Restaurazione (Sturani 2001; ANP, F2 I 863 [Montenotte]).
     Dopo la parentesi napoleonica, Serralunga rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 (Sturani 1995).
Mutamenti Territoriali
Anche prima della soppressione dell’ente, il governo sabaudo cominciò a progettare l’incorporazione del territorio dell’abbazia di Crea dapprima nella giurisdizione del comune di Ponzano e infine in quella di Serralunga (AST, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, Mazzo 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo à quali non avvi contradizione né ostacolo [s.d. sec. XVIII]; AST, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 17, Nota dei castelli e tenimenti separati, non facienti corpi di comunità, esistenti nella Provincia di Casale (s.d. ma dopo il 1772]). Nel 1954 intervenne una parziale modifica dei confini comunali con il comune di Cereseto (AC Serralunga, Atti Archivio di Deposito, Categoria I, Amministrazione, n. 2, Rettifica di confine con il Comune di Cereseto, 1954). Oggi Serralnga di Crea ospita la Riserva Speciale Sacro Monte di Crea.
 
Comunanze
I beni posseduti dalla comunità coprivano nella seconda metà del secolo XVIII un’estensione inferiore all’1 per cento del territorio comunale. Si trattava in gran parte di appezzamenti di bosco ceduo situati «in colline alpestri». Il taglio si compiva ogni nove o dieci anni. La lega da ardere che se ne ricavava veniva utilizzata per le sedute del consiglio comunitativo. Non vi erano pascoli comuni. Sussisteva un’annosa questione riguardante alcuni terreni controversi con l’abbazia di Crea, i quali, peraltro, nel 1717 la comunità intendeva alienare, insieme con i suoi forni, le privative dell’osteria e del macello, i siti di alcune strade abbandonate, allo scopo di estinguere gli ingenti debiti (costituiti in censi che comportavano il pagamento di interessi ai titolari del 6 e dell’8 per cento), stipulati attorno agli anni Novanta del secolo precedente, in particolare con il marchese Natta del Cerro e con il capitolo della cattedrale di Casale. I funzionari sabaudi dell’età della Restaurazione, probabilmente in accordo con una parte della élite locale, deprecavano come poco redditizia per le finanze comunali la prevalente destinazione a pascolo dei beni comuni a detrimento del possibile sviluppo del patrimonio boschivo e della messa a coltura degli incolti. Nel 1990 il territorio gravato da usi civici è calcolato in meno di mezzo ha (AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 291r-292r; Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato [s.d. ma 1784-1789]; AST, Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, Provincia di Casale, Mazzo 4, fasc.20, Serralunga, n. 1, Parere dell’Intendente di Monferrato Belletrutti sovra il raccorso della Comunità di Serralonga per ottenere la permissione d’alienare li forni, due strade derelitte e superflue, la raggione di dominio che possa competerle sovra i beni controversi con l’Abbazia di Crea e finalmente il dritto dell’osteria e macello per estinguere con il prezzo di dette alienazioni diversi censi de’ quali la medesima comunità si trova gravata, 12 Ottobre 1717; AST, Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 8, Terreni incolti posseduti dalle comunità della Provincia di Casale, Stato dimostrativo dei terreni di spettanza delle comunità della Provincia di Casale, 31 Marzo 1837-27 Ottobre 1838; CLUC).
 
Liti Territoriali
Non risulta presso l’archivio storico comunale la presenza di una documentazione specifica relativa a liti territoriali. Nella documentazione centrale affiora la persistenza nel corso dell’età moderna di tensioni territoriali con l’abbazia di Crea.
Fonti
AC Serralunga (Archivio storico del comune di Serralunga di Crea):
Atti antichi, Serie III, Deliberamenti, numeri 4-9;
Catasto, nn. 1-22;
Atti Archivio di Deposito, Categoria I, Amministrazione, n. 2, Rettifica di confine con il Comune di Cereseto, 1954.
ANP (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte],
Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII (1804).
ARMO (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).
AST (Archivio di Stato di Torino):
A.S.T., Inventario n. 315.10, Materie Ecclesiastiche, Abbazie - Crea, Santa Maria del Monte. Vedi inventario.
Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale (1742-1743); n. 24, Casale. Stato delle liti attive e passive delle comunità (1757); Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s.d. Ma 1760-1769);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2;
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, Mazzo 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo à quali non avvi contradizione né ostacolo (s.d. sec. XVIII).
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 291r-292r; Mazzo 17, Nota dei castelli e tenimenti separati, non facienti corpi di comunità, esistenti nella Provincia di Casale (s.d. ma dopo il 1772); Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s.d. ma dopo il 1782); Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s.d. ma 1784-1789); Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s.d. Ma 1786);
Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 27r-27v, 78r-80r, 188v-189r;
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753);
Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s.d. ma attorno al 1710); n. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l'ordinario (1770);
Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, Provincia di Casale, Mazzo 4, fasc. 20, Serralunga, n. 1, Parere dell’Intendente di Monferrato Belletrutti sovra il raccorso della Comunità di Serralonga per ottenere la permissione d’alienare li forni, due strade derelitte e superflue, la raggione di dominio che possa competerle sovra i beni controversi con l’Abbazia di Crea e finalmente il diritto dell’osteria e macello per estinguere con il prezzo di dette alienazioni diversi censi de’ quali la medesima comunità si trova gravata, 12 Ottobre 1717;
Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B;
Corte, Paesi, Paesi per A e per B, P, Ponzano; S. Serralunga;
Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 8, Terreni incolti posseduti dalle comunità della Provincia di Casale, Stato dimostrativo dei terreni di spettanza delle comunità della Provincia di Casale, 31 Marzo 1837-27 Ottobre 1838.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi Civici, Torino).
Saletta 1711 (AST, Corte, Monferrato Ducato, ultima addizione: Giacomo Giacinto Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms.).
Bibliografia
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Wickham, Chris, Comunità e clientele, Roma, Viella, 1995.
Descrizione Comune

Serralunga di Crea

Sul territorio di Serralunga e di Crea le ricadute più vistose a lungo termine di questo interessamento diretto e continuativo da parte dei governanti monferrini furono probabilmente almeno tre, e per certi versi singolari.  Le prime due conseguenze si possono considerare, per così dire, conseguenze mancate.  Si trattò, da un lato, del mancato innesco di un processo progressivo di nucleazione o concentrazione dell’abitato, pur in presenza dei notevoli processi di fortificazione, se non  d’incastellamento, che pure, appunto, ebbero luogo. L’assetto territoriale  di Serralunga e Crea presenta a tutt’oggi marcati indizi di un insediamento policentrico, articolato in una maglia di nuclei, tradizionalmente  denominati cantoni, o ville. Questo assetto, nel corso dei secoli tra il medioevo e l’età contemporanea, si è mostrato refrattario a sviluppare un unico  polo di  gravitazione consistente e stabile; in un certo senso, si può dire che nessun singolo nucleo  ha preso chiaramente un sopravvento sugli altri nel corso del tempo. Gli indizi presenti nella  documentazione locale, che attende di essere studiata compiutamente, suggeriscono, peraltro, di ravvisare nell’organizzazione territoriale il risultato, su un arco di tempo assai lungo, di processi di eredità e successione di coltivatori-proprietari,  che dividono in loco, entro i gruppi di discendenza patrilineari,  le case e i beni fondiari tra i discendenti maschi, dotando, al matrimonio,  le figlie soprattutto di beni fiduciari. Le donne, al matrimonio,  vanno ad abitare, secondo un simile modello di riproduzione familiare, in casa del marito e vicino ai parenti di lui. L’effetto cumulativo di simili processi sulle forme di insediamento rurale è noto alla storiografia come “quartieri di lignaggio” ed è attestato in quelle zone del Piemonte, come anche altrove, in situazioni  caratterizzate da una debolezza relativa dei processi di incastellamento e di sviluppo insediativo basati sulla nucleazione in un concentrico [Regione Piemonte 1994, pp. 30-66].
Quest’ultimo appare come il singolo maggiore intervento di trasformazione territoriale locale, tutto gestito dall’esterno in un grandioso progetto di costruzione architettonica e cerimoniale, i cui molteplici significati politici contribuiscono a gettare luce sulla posizione simbolica assegnata al luogo prescelto. Il Sacro Monte di Crea fu realizzato, in accordo con le analoghe strutture tardo cinquecentesche (ricordiamo Varallo e Orta), come luogo di acculturazione religiosa e di meditazione, non già per le popolazioni rurali, ma per quegli stessi ceti che si accollarono le iniziali spese di costruzione  e l’onere della manutenzione nel tempo [Bonardi 1995, p. 23]. E’ indispensabile tenere presente come l’epoca di elaborazione del progetto del Sacro Monte corrispondesse a quella di uno sforzo di profonda riorganizzazione politica, economica e amministrativa dello Stato monferrino, a sua volta concretata nella fortificazione della città di Casale  [Raviola 2001]. E’ utile, per esempio, tenere presente come il territorio di Serralunga, situato in posizione di retroterra naturale allo snodo dei passaggi sul Po tra Camino e Pontestura,  fosse, all’epoca, non soltanto un presidio militare, ma anche e forse soprattutto un importante luogo di tappa per le merci che transitano tanto verso nord quanto verso sud, in particolare per il bestiame commerciato sul mercato di Moncalvo. Moncalvo stessa, nel 1590, quando fu iniziato il Sacro Monte, era una città-fortezza tra le principali del Monferrato, quasi a ridosso del  confine con Asti, ormai divenuta terra piemontese [Bonardi 1995, pp. 18, 34].
La Cappella del martirio di Sant’Eusebio, la prima costruita nel punto in cui la strada tra Forneglio e Ponzano entrava sui terreni del Abbazia, a sua volta è sede della preminenza simbolica dei Gonzaga come detentori dello  iuspatronato goduto dai marchesi del Monferrato, fu finanziata dal comune di Vercelli. La Cappella di Maria Prefigurata e Profetata fu costruita dalla comunità di Moncalvo con un impegno di fine Cinquecento, portato a termine successivamente, nel 1630, dal governatore. La Cappella della Natività di Maria, ubicata al crocevia dei transiti dove a fine secolo XVI sorgevano l’osteria e la ghiacciaia, fu fatta erigere entro il 1593 da Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova e di Monferrato, come segno dell’alto dominio della sua famiglia sul luogo. La presenza dei principali interlocutori commerciali e politici di una vasta area è compiutamente simboleggiata nel santuario.  La Cappella dello Sposalizio di Maria venne costruita a fine Cinquecento con i proventi raccolti tra i cittadini di Candia Lomellina. La Cappella dell’Annunciazione dell’Angelo a Maria fu pagata dalla città di Alessandria e completata nella decorazione entro il 1599  [Negri 1902; Maccono e Burroni 1927-28; Bonardi 1995].
Secondo la Statistica generale, l’estensione complessiva del territorio ammontava a 1622 moggia di Monferrato. Il dato corrispondente nel documento redatto dal consiglio della comunità il 22 dicembre 1781 (in risposta alla circolare di richiesta di informazioni su vari aspetti dell’economia e dell’amministrazione locali, diramata dall’intendenza di Casale il giorno 16 dello stesso mese), è di 1650 moggia. Il quadro della distribuzione delle colture offerto dalle due fonti è analogo. Sia nella Statistica generale sia nell’atto del 1781, il paesaggio agrario di Serralunga appare caratterizzato da un’inconsueta estensione dei prati, che occuperebbero circa il 35 per cento del territorio, a fronte del 28 per cento circa riservato tanto all’aratorio quanto alla vigna. Boschi, pascoli e incolti si vedono in entrambi i documenti attribuita una superficie relativa tra il 9 per cento e il 10 per cento [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tab. 4; A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 291r-292r; Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789)].
Le tabelle dedicate dalla Statistica generale alla produzione agricola indicano una modesta eccedenza di frumento rispetto al fabbisogno locale (pari al 14,4 per cento della produzione) e una assai più elevata di vino (il 61,9 per cento del prodotto). Si ritrovano poi le carenze di “meliga bianca” (pari qui al 78, 1 per cento) e di “marzaschi” (pari all’84, 0 per cento). L’immagine offerta da queste informazioni della Statistica generale contrasta decisamente con la situazione rappresentata degli amministratori della comunità nel 1781, nelle parole dei quali, la produzione di vino, pur essendo la principale del territorio, veniva quasi interamente assorbita dal consumo locale, tranne che “in poca quantità” [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tabb. 5-9; A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 291r-292r]. La Statistica generale infine caratterizza la popolazione locale come dedita esclusivamente all’agricoltura [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tab. 3, testo corrispondente].