Brossasco

AutoriMeotto, Marco
Anno Compilazione2008
Provincia
Cuneo
Area storica
Saluzzese (ex Marchesato di Saluzzo).
Abitanti
1.133 (ISTAT 2001); 1.085 (BDDE 2009)
Estensione
2816 ettari (ISTAT 2001)
Confini
a nord Sanfront, Gambasca, Martiniana Po, Isasca; a est Venasca; a sud Valmala, Melle, Frassino; a ovest Sampeyre
Frazioni
Il censimento del 2001 identificava alcune località minori e delle case sparse, oltre al centro omonimo di Brossasco: Bianchi (oltre quota 1100), Colletto, Masoeria (che risulta frazione su alcuni database online: Vedi link) e Rua Piano.
Toponimo storico
Una prima attestazione del 1014 riporta il toponimo «Abrusiascum», contenuto in una bolla di Benedetto VIII (Casalis, II, 655); troviamo alcune varianti simili nel prosieguo del XI secolo, come nel caso di «Brozaschum», che compare nel 1065 in un documento di concessione del vescovo di Torino Cuniberto (Della Chiesa 1772, II, 186); nel 1228, nel trattato di pace tra i marchesi del Vasto ed i loro castellani schierati dalla parte del comune di Asti troviamo citato il nome del signore locale «Bonefacius de Brossasco» (Manuel di S. Giovanni 1858, 110). In epoca più tarda, nel testamento del marchese Federico di Saluzzo del 1381, compare ancora la forma «Brosaschum» (Monumenta aquensia, 498).
Diocesi
Saluzzo. Prima dell'erezione della diocesi saluzzese, nel 1511, la giurisdizione ecclesiastica era di pertinenza della diocesi di Torino, sebbene alcune parti del territorio di Brossasco fossero in dipendenza dalla Prevostura di Oulx (Della Chiesa 1772, II, 186) e altre dipendessero dall'Abbazia di Santa Maria di Cavour (Gosso 1940, 33).
Pieve
La più antica attestazione di dipendenza ecclesiastica riferibile al territorio di Brossasco è quella relativa all'attuale frazione Masoeria, poi assorbita da Girba (o Gilba) inferiore, la cui chiesa di S. Maria è affidata alla Badia o Prevostura di Oulx, sulla base di un privilegio concesso nel 1065 da Cuniberto, vescovo di Torino, e poi riconfermato nel 1153 dal vescovo Carlo. Una volta decaduta la Prevostura ulciense, a partire dal 1342, la dote della chiesa passò al Beneficio di S. Michele, eretto nel Castello di Verzuolo e aggiunto ai beni del Priorato di Papò, che fu in seguito assegnato ai Canonici della Collegiata di Saluzzo (Della Chiesa 1772, II, 186). Nel 1386 la chiesa di S. Maria, risulta, insieme alla parrocchiale di S. Andrea, situata nella villa principale di Brossasco, nell'elenco delle chiese che versano il cattedratico alla Diocesi di Torino, alle dipendenze dal distretto plebano di Falicetto, come del resto tutta la valle Varaita (Chiuso 1887, I, 288).
Altre Presenze Ecclesiastiche
L'attuale chiesa parrocchiale del capoluogo ha origini trecentesche. Don Domenico Ambroggio (parroco di Brossasco dal 1843 al 1893), nelle sue memorie, ne attesta la prima segnalazione archivistica nel documento, ora andato perduto, di fondazione del Beneficio di S. Andrea di Brossasco prodotto dal vescovo Guido di Torino e datato 9 aprile 1331 (AP Brossasco, Memorie storico-cronologiche  per Ambroggio D. Domenico Prevosto e Vicario Foraneo [1891]). Tuttavia l'attuale portale gotico della chiesa reca impressa la data di erezione del 1406: a ragione di questa discrepanza, gli storici dell'arte ipotizzano che l'edificio originario della chiesa facesse parte della dipendenza di un castello e che, solo in seguito, sia poi stata eretta una chiesa indipendente (Gabrielli 1974, 96). Anche l'edificio eretto nel 1406 subì delle significative ristrutturazioni a seguito dei danneggiamenti operati da parte degli ugonotti alla fine del Cinquecento, durante gli scontri religiosi che animarono la valle Po e la valle Varaita al tempo delle guerre di religione in Francia (Savio 1911, 237). Testimonianza dei danni subiti dalla chiesa si incontrano nella visita pastorale del vescovo Pichot, dalla cui relazione sappiamo anche che nella villa centrale è attiva, almeno sin dal 1583, una Confraternita del Confalone (AD Saluzzo, Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita mons. Pichot [1596]; AC Brossasco, Fasc. 32, Stato delle cappelle ed oratori esistenti a Brossasco [1811]; Ansaldi 1968, 45-46).
La visita del vescovo Marenco (AD Saluzzo, Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita mons. Marenco [6 luglio 1629]) rivela alcuni ulteriori aspetti del culto locale: la parrocchiale di S. Andrea possiede cinque altari, compreso il maggiore, di cui uno, dedicato a S. Giovanni Battista, spetta ai nobili Fornari di Saluzzo e uno è di spettanza della Confraternita del Confalone; dei restanti due altari vi sono informazioni nella Visita Morozzo del 1702, nella quale si chiarisce che sono sotto la cura del Santissimo Sacramento e del Santo Rosario. È probabile che alle due Compagnie del Confalone, del Santissimo Sacramento e del Santo Rosario del capoluogo partecipino anche i frazionisti del versante montano dell'aprico, ove sono presenti le frazioni dell'Adrech (Ruà Tonda, Garneri, Valle, Meira Colomberi, Brioco, Castello, Cascinotto), prive, anche durante l'età moderna, di luoghi di culto significativi e presso cui non vi sono tracce di compagnie laicali o forme aggregative simili, a differenza di quanto è documentabile per le altre frazioni di Brossasco.
Rappresenta una dimensione del tutto diversa il versante vallivo di Gilba, lungo il quale, in modo pur sempre policentrico, si articolano vari insediamenti abitativi dotati di propri luoghi di culto e devozione. Oltre alla già citata Chiesa di S. Maria della Spina, posta alle basse altitudini della valle e fatta erigere dalla Prevostura di Oulx presso la Masoeria, a quote più elevate si segnala l'antichissima presenza di un oratorio intitolato a S. Catterina (AD Saluzzo, prot. 1, F. 68, Fitto dell'Oratorio di S. Catterina del Col di Girba Val Varaita [24 aprile 1287]). Di esso se ne perdono le tracce nel corso dell'età moderna, ma, con buona probabilità, potrebbe essergli stata sovrapposta, a giudicare dalla collocazione geografica in prossimità del confine con Sanfront, la cappella di S. Bernardo, di cui fa cenno la visita pastorale del 1702 (AD Saluzzo, Visita Morozzo [1702]).
Da un documento di donazione del marchese Federigo di Saluzzo del 1389 si evince che anche presso Gilba Superiore fosse stata eretta, attorno ai primi anni del Trecento, una chiesa dipendente dalla Prevostura di Oulx, poi smembrata da questa ed annessa al Priorato di S. Michele di Verzuolo dallo stesso marchese (Pennotto 1624, II, 28; Muletti 1834, IV, 169; Ansaldi 1968, 74). Cessato il controllo del priorato di Verzuolo, nel 1499 la chiesa, intitolata a S. Sisto e Felicissimo è parrocchia dipendente dalla parrocchia madre di Brossasco, ma su di essa tenta di esercitare il controllo anche la parrocchia della vicina S. Nicola di Rure, vicinissima frazione di Sampeyre (AD Saluzzo, prot. 43, f. 53, Collazione della Parrocchia di S. Sisto di Gerba per la morte di Don Simone Raynaudi a D. Vincenzo Bertin di Saluzzo [ultimo maggio 1499]). La visita Pichot del 1594 conferma l'ambiguità giurisdizionale di cui soffre la parrocchia di Girba: essa non ha reddito proprio e raccoglie le offerte dei parrocchiani anche tra gli abitanti di borgate che dipendono da Rure di Sampeyre; tuttavia vi è un obbligo di dipendenza dalla parrocchia madre di Brossasco, che pretende vengano versate, da parte di S. Sisto di Girba, undici stare di grano per le decime. La visita di Marenco del 1629 segnala alcuni mutamenti che hanno investito la parrocchia, dal momento che i redditi del parroco risultano provenire, oltre che dalle decime, anche da diversi terreni per un valore di 600 fiorini annui. Non sembra tuttavia mutata la situazione di dipendenza da Brossasco, poiché i cresimandi sono tenuti a ricevere il sacramento della confermazione presso la parrocchia centrale.
Bisogna attendere i riferimenti della visita del 1702, effettuata in realtà per mezzo di un delegato, il vicario generale Giulio Radicati di Passerano, per avere una rassegna più dettagliata delle cappelle campestri poste nelle numerose borgate della regione di Girba (anche se la dizione più diffusa del luogo, a partire dal '700, è ormai «Gilba»). Alle già citate chiese di S. Maria, situata nella regione detta della Masoeria, e di San Sisto di Gilba Superiore e alla cappella di S. Bernardo sul confine con Sanfront, vanno aggiunte la cappella di S. Antonio e quella di S. Bernardo, nei pressi della borgata Chiabrando, la cappella di S. Anna presso la borgata Parisi, fatta erigere dai signori Porporato, feudatari nel Settecento del luogo, la cappella della Beata Vergine, presso la borgata Barra, eretta da privati frazionisti, la cappella di San Rocco, situata presso la borgata Bianchi e, infine, la cappella di San Rocco, posta tra la borgata Bianchi e la borgata Spagnoli. Dalla relazione del delegato vescovile emerge la presenza delle compagnie del Santo Rosario, eretta nel 1648, e del Santissimo Sacramento, creata nel 1690.
La visita del 1702 censisce inoltre anche la presenza di ulteriori luoghi di devozione presso le frazioni dipendenti dall'abitato centrale di Brossasco. Presso Ruà del Prà, tra la Masoeria e l'abitato centrale, si trova la cappella di San Giacomo, alla quale risulta si rechino anche gli abitanti delle borgate Chiabotto, Canova e Saretto, poste più a nord rispetto alla Masoeria. Presso i confini con Melle si trova la cappelle di San Michele; poco distante, lungo questo confine era stata fatta edificare un'ulteriore cappella, quella di San Bernardo delle Sottole (AC Brossasco, Culto; vedi anche Mutamenti territoriali). Non distante dai confini con Frassino vi è invece la cappella di San Rocco, mentre presso i confini di Venasca si rileva la cappella di San Sebastiano. Si rilevano ancora nella regione dell'Ubacco (a mezzanotte rispetto all'abitato centrale) la cappella di San Lorenzo, nei pressi di Meira Nazari; nei pressi sorgerà nell'Ottocento una cappella intitolata alla Beata Vergine, posta lungo la strada che dal versante di San Mauro si muove in direzione di Venasca (AC Brossasco, Culto) .
Assetto Insediativo
L'insediamento umano sul territorio di Brossasco presenta, probabilmente sin dall'età medievale e certamente in età moderna, una configurazione tendente al policentrismo, e, soprattutto nella tarda età moderna, possiamo scorgere dei tratti caratteristici dell'insediamento cantonale. Ad accentuare la disposizione della presenza umana sul territorio sono indubbiamente le caratteristiche morfologiche ed ecologiche, ma sulla dinamica centrifuga incide l'assenza di un potere signorile centralizzatore, vista la compresenza e la sovrapposizione di più poteri locali e sovralocali (vescovi di Torino, Prevostura di Oulx, Abbazia di S. Maria di Cavour, marchesi di Saluzzo, marchesi di Busca e signori locali).
La posizione del nucleo principale, la “villa” o “borgata centrale” di Brossasco, alla confluenza del torrente Gilba con il Varaita, in un ampio slargo del fondovalle, presenta condizioni favorevoli all'agricoltura ma anche alle comunicazioni e ai traffici, aiutati dalla localizzazione pressoché mediana rispetto al decorso della vallata. Lo stretto vallone di Gilba si apre invece verso le quote superiori ai mille metri ed è in questo contesto che si sviluppa la borgata di Gilba superiore, sin dal medioevo oggetto di contesa tra il feudo di Sampeyre e i possedimenti della Prevostura di Oulx (Muletti 1833, II 150) che aveva fatto erigere nei pressi di Gilba sottana, la Chiesa di S. Maria della Spina e più in alto, verso lo spartiacque vallivo, la chiesa di S. Sisto.
Sin dal basso medioevo, in corrispondenza a quanto attesta l'elenco delle chiese che versano il cattedratico alla diocesi di Torino, si sviluppano almeno due nuclei in grado di esercitare attrazione sugli insediamenti più sparsi: la villa centrale di Brossasco e la borgata Masueria, posta poco più a monte di quella che poi diventerà Gilba inferiore. È in quest'area valliva che rapidamente si sovrappongono numerosi insediamenti, la cui forza attrattiva esprime talora tendenze disgregatrici degli abitati più antichi. Sulla parte superiore del vallone di Gilba esercita infatti un potere attrattivo la borgata di Becetto, che fa riferimento a Rore, a sua volta dipendente da Sampeyre. Le contese tra i Marchesi di Saluzzo e gli Angioini spalleggiati dai Signori di Busca e di Venasca, riguardando direttamente i diritti signorili su Brossasco, creano una situazione di vuoto di potere che sembra agevolare la frammentazione degli abitati.
Più tardiva, attestabile attorno alla fine del Seicento, è la strutturazione di altre due aggregazioni di abitati, posti in posizioni orografiche meno appetibili, che si strutturano come veri e propri centri secondari rispetto alla “borgata di villa” e a “Gilba”. Si tratta dei nuclei posti lungo la dorsale di San Mauro, che prenderanno la denominazione di Ubac, come è usuale anche in altri comuni della valle per i versanti della montagna rivolti a mezzanotte, e dei nuclei sparsi lungo il versante dell'aprico, a nord della borgata centrale, denominati Adrech.
Nel corso dell'Ottocento, allo sdoppiamento della giurisdizione parrocchiale con le due parrocchie di S. Sisto, per Gilba superiore e inferiore, e di S. Andrea per Brossasco e le altre borgate, si sovrappone una suddivisione amministrativa in sei borgate, di cui rimane traccia nella documentazione anagrafica (AC Brossasco, Registri della popolazione): Villa, Adritto, Opaco, Gilba Superiore, Gilba Inferiore, Masueria.
Nel corso della seconda metà dell'Ottocento, si sviluppa maggiormente, tra i nuclei nel versante di San Mauro, la borgata Duranda posta al crocevia di diverse vie di comunicazione rurali che conducono a Venasca, Valmala e Melle.
Una prova del ridefinirsi delle gerarchie tra le borgate è data dal diverso articolarsi dei registri della popolazione tra la metà dell'Ottocento e il primo terzo del Novecento, che testimoniano il sovrapporsi della frazione Masueria con Gilba Inferiore. Nel 1864 i Registri sono suddivisi in cinque volumi: Villa, Aprico (Adrech), Opaco (Ubach), Masueria-Costabella e Gilba Superiore. Nel 1927 i Registri annoverano solo quattro volumi: Villa, Aprico, Opaco, Gilba Inferiore e Gilba Superiore.
Luoghi Scomparsi
Non sono attestati chiaramente, ma alcuni toponimi per indicare i nuclei sparsi mutano, o talora scompaiono e ricompaiono, a seconda della tipologia di rilevazione.
Comunità, origine, funzionamento
Verso la metà del Trecento iniziano ad essere concesse franchigie, privilegi e immunità a molte comunità della bassa e media valle, tra queste vi è anche Brossasco. A fine secolo, poco prima della concessione e poi revoca del diritto a svolgere il mercato settimanale nella valle, vi sono attestazioni che dimostrano l'esistenza di forme embrionali di riconoscimento giuridico della comunità di Brossasco, così come di altre realtà attigue che si stanno strutturando in quel periodo. (AS Torino, Corte, Paesi, Città e provincia di Saluzzo, Protocolli di segretari marchionali, Volume 1, Protocollo del Nodaro Antonio Anselmo Seg.ro del M.e Federico di Saluzzo degl'Instr.i per esso ricevuti, f. 12, Affittamento fatto dal detto Marchese Federico alle Comm.tà di S. Pejre, Mele, Frassino, Venasca, e Brozasco della Gabella della Tolonea, per anni 32. med.te il fitto annuo ivi espresso da pagarsi rispettivamente da caduna delle med.e [20 agosto 1381]; ibidem, f. 19, Concessione in Enfiteusi fatta dal detto Marchese Federico di Saluzzo, à favore della Comm.tà di Brozasco per anni 25. d'un molino nelle fini di detto Luogo, med.te il fitto annuo di Moggia 6. Segla [8 maggio 1386]; ibidem, Volume 2, Protocollo di Pietro Milanesio di Carmagnola Segretaro del Marchese Lodovico di Saluzzo, f. 44, Confirmazione del Marchese Ludovico di Saluzzo delle franchiggie, Privilegj, ed Immunità accordate da suoi Predecessori alla Communità, e Uomini di Brozasco, e specialmente di quelle comprese ne' Titoli delli 3 settembre 1344. P.o febraro detto anno [28 novembre 1444]).
La natura stessa della disputa con Melle per l'esercizio del mercato, che, pur vedendo Brossasco soccombere, si protrarrà per una cinquantina d'anni tra XIV e XV secolo (Cosio 1985), contribuisce al consolidarsi della comunità che trattiene così alcune evidenti spinte centrifughe anche nei tempi a venire, come quelle che animeranno le borgate delle alte quote del vallone di Girba.
La “confirmazione” delle franchigie del 1477 precede la concessione degli Statuti, che avverrà nel 1492 (Protocollo del Notajo e segretario del Marchese Ludovico di Saluzzo Pietro Millanesio, f. 33, Confirmazione del Marchese Ludovico di Saluzzo alla Communità di Brozasco delle franchiggie di detto Luogo [11 marzo 1477]; Vol. 3, n. 126-127, Conferma delle franchigie, privileggi e Statuti concessi alla Communità di Brossasco, alla forma delle precedenti [27 gennaio 1492]).
Statuti
Si può rintracciare una copia degli Statuti rinnovati e confermati dai Marchesi di Saluzzo nel 1492 (Fontana 1907, I, 186;  AS Torino, Corte, Paesi, Saluzzo, Marchesato di Saluzzo, Protocolli di Segretari Marchionali, Protocollo di Francesco Stanga, Segretaro del Marchese Ludovico II di Saluzzo, Vol. 3, n. 126-127, Conferma delle franchigie, privileggi e Statuti concessi alla Communità di Brossasco, alla forma delle precedenti [27 gennaio 1492]). In precedenza la comunità aveva delle franchigie riconfermate nel 1477 dal Marchese di Saluzzo: vedi Comunità
Catasti
Il primo catasto particellare è un catasto descrittivo del 1608. Le registrazioni sono aggiornate con frequenza per tutto il corso del Seicento. Data 1700 il primo Libro dei trasporti; un secondo viene inaugurato nel 1748, dopo il varo di un nuovo catasto, frutto delle misurazioni fiscali sabaude. Nel 1832 si procede alla realizzazione di un nuovo catasto, a cui segue quello del 1890 (AC Brossasco, Parte Prima, Catasto della Comunità, faldd. 103-136).
La graduale alienazione delle terre comuni nel corso dell'Ottocento e un'accelerazione delle dinamiche relative al mercato della terra comportano la redazione di tre diversi Libri dei trasporti (AC Brossasco, Parte Prima, Fald. 114, Catasto: libro dei trasporti, [1841]; Fald. 115, idem, [1851]; Fald. 115, idem,  [1869]) e di svariate edizioni dello “Stato generale delle mutazioni”; AC Brossasco, Parte Prima, Catasto, Fald. 125, fasc. 18, Stato generale di tutte le mutazioni [1819-31]; fasc. 19, idem [1832-40]; fasc. 20, idem [1840-50]; Fald. 126, fasc. 21, idem [1851-70]; fasc. 22, idem [1871-75]; fasc. 23, idem [1905-1914]; Fald. 127, fasc. 24-26, Nota dei passaggi [1880-1907]).
Ordinati
Conservati nella Parte Prima dell'Archivio Comunale. Coprono l'arco di tempo compreso tra 1651 e il 1925 (AC Brossasco, Parte Prima,  Ordinati e deliberazioni originali, Cartt. 71-86,  Deliberazioni originali del Consiglio [1651-1925])
Dipendenze nel Medioevo
Nel 998, con Diploma dell'Imperatore Ottone III, la giurisdizione sull'intera valle Varaita viene ceduta alla Diocesi di Torino. A partire dall'XI secolo si sviluppano sul territorio processi di riordino dei poteri pubblici, in gran parte determinati dai vescovi torinesi: da un lato viene riconosciuto il potere signorile fondiario circoscritto esercitato da alcune famiglie dell'aristocrazia minore locale, proprietaria di beni allodiali; dall'altro vengono offerte in concessione o in donazione terre ad alcuni ordini monastici (Provero 1994a, 385; Provero 1994b, 590 e 616).
Una parte dei terreni di Brossasco vengono così concessi nel 1055 dal vescovo Cuniberto di Torino all'abbazia di San Maria di Cavour (Gosso 1940, 33). Nel momento in cui si affermano i Del Vasto sull'area si sviluppa però una certa tensione politica attorno alle figure signorili locali, quali ad esempio i signori di Verzuolo, sui quali si era poggiata la giurisdizione dei Vescovi torinesi (Comba-Panero 2000, 8-9 e 47-50).
Da parte dei Del Vasto l'accettazione e l'incentivo alla permanenza, senza mai alcun accenno di lite, della Prevostura di Oulx sui territori della Valle Varaita può essere letto come una strategia volta a mantenere l'alleanza con un soggetto ecclesiastico ben radicato nell'area di maggiore frizione con il Delfinato, le cui mire espansive sono il principale pericolo da cui i marchesi di Saluzzo devono guardarsi (Provero 1992, 147-150).
È ipotizzabile che sui territori di Brossasco si sviluppi una forma autonoma di signoria fondiaria, esercitata da un ramo minore del casato dei Robaldini, signori di Verzuolo. (Della Chiesa 1846, 74-75; Provero 1994b, 598) . I rapporti tra i signori di Verzuolo e  l'abbazia di Cavour sono intensi nel corso del XI e del XII secolo, come dimostrano numerose donazioni di beni allodiali dei primi a vantaggio della seconda (Muletti 1834, 94; Allais  1891, 66; Della Chiesa 1846, 75). Seppur in assenza di elementi certi, le ricostruzioni storiografiche tendono ad escludere che tanto i signori di Verzuolo, quanto i signori di Brossasco, esercitassero poteri di banno sui territori di loro competenza nella valle Varaita, ma che invece agissero, almeno sino alla metà del XII secolo, su mandato dei conti di Torino e, in seguito, su incarico dei Marchesi di Saluzzo (Comba-Panero 2000, 49-55; Provero 1994, 612-615).
A partire dalla metà del XII secolo sono frequenti le imposizioni forzate di fedeltà vassalizia pretese dai marchesi. È il caso di Manfredo di Saluzzo che nel 1150 organizza una spedizione armata per ridurre alla fedeltà i signori di Venasca, di Brossasco e di Isasca (Muletti 1834, II, 13). Dal 1172 così i signori di Venasca e Brossasco giurano fedeltà direttamente nei confronti del marchese Manfredo (Muletti, 1833 II, 86). Successivamente la giurisdizione marchionale  su Brossasco viene ribadita anche da Manfredo II nel 1215 (Muletti, II, 189).
Il territorio di Brossasco, insieme ad altri possedimenti, è al centro del conflitto che contrappone a metà Duecento i due rami dei Del Vasto, i Busca e i Saluzzo. Nella guerra tra i Saluzzo e gli Angioini, di cui i Busca sono alleati, molto si gioca anche sul piano delle concessioni territoriali, tanto è vero che i Busca investono, allo scopo di guadagnarne una maggiore fedeltà, alcuni signori locali di diritti sui territori contesi con i Saluzzo (Tallone 1906, 657).
Al termine della guerra tra casati, Tommaso I di Saluzzo confisca i luoghi che erano stati possesso dei Busca e, per ricompensare i signori locali che gli sono stati fedeli nel corso del conflitto, procede a svariate infeudazioni dei possedimenti dislocati nell'area della media e bassa valle Varaita, i feudi di Frassino, Melle e Brossasco rimangono tuttavia nelle mani dei rami laterali della famiglia marchionale (Muletti 1834, II, 319 e 406-408; Tallone 1916, 245).
Feudo
Nella seconda metà del Trecento Galeazzo de Saluzzi era in possesso di tutti i feudi della valle Varaita, compreso Brossasco (Muletti 1833, III, 41).
Brossasco fu coinvolto anche nella guerra civile che prostrò il Marchesato di Saluzzo nella prima metà del secolo XIV. Nel 1341 l'usurpatore Manfredo Signore di Cardè, dopo d'aver sottratto Saluzzo e il titolo marchionale al nipote Tommaso II con l'aiuto del Siniscalco di Provenza, guidò una spedizione in Val Varaita, e "sottopose a ruberie, incendi e uccisioni il luogo di Brossasco”, mentre Melle e le Comunità superiori della vallata resistettero meglio, difese da Giorgio de' Saluzzi, signore allora della Valle Varaita. Fu forse in quelle circostanze che, assieme alle mura dell'antico borgo, il castello di Brossasco "fu da fondamenti gittato a terra" (Muletti 1833, III, 286).
Nel 1342, ormai giunta la guerra civile alla fase terminale, Brossasco, Melle, Piasco e Ussolo con i loro castelli erano appannaggio di Giorgio de Saluzzi, cugino di Tommaso il quale investe Giorgio allo scopo di mantenere salda l'alleanza e sconfiggere l'usurpatore Manfredo (Muletti1833, III, 291-92).
 Nell'anno 1368 in cui Federico II di Saluzzo esautorò ed imprigionò il fratello ribelle Galeazzo de' Saluzzi, Brossasco passò con il resto della vallata sotto la diretta Signoria del Marchese, senza feudatari intermedi (Muletti 1833, III, 385-393).
Negli anni di decadenza del Marchesato, diviene feudatario del luogo Agostino Orselli da Saluzzo (1529). Quando, a fine Cinquecento, di fatto, il Marchesato è controllato da Carlo Emanuele, prima ancora di siglare il trattato di pace di Lyon con la Francia, il possesso di Brossasco viene ceduto, insieme a quello di Piasco e Venasca, a Baldassarre Flotte de Montauban, conte della Roche (1598). A Trattato di Lyon firmato, ne viene in possesso Onorato Paillàrd d'Urfé, erede del titolo di Conte di Tenda (1601), ma di lì a poco il feudo cambierà possesso e sarà appannaggio del colonnello di corte Gaspare Porporato, che lo riceve nel 1609 come patrimonio devoluto dal Marchese di Versoys, Nicolao di Wattenville, che ne era venuto in possesso nel 1604 (Guasco 1911, 315-16).
Mutamenti di distrettuazione
Brossasco dipende nel corso del Seicento dalla provincia di Saluzzo, come gli altri comuni sabaudi del Marchesato di Saluzzo. Con le riforme amministrative di inizio Settecento, come il resto del Saluzzese, entra a far parte della provincia di Cuneo ma già nel 1714 è inserito nella nuova provincia di Saluzzo che viene ricostituita. Durante il periodo di occupazione francese del Piemonte, la realtà amministrativa di riferimento, come per quasi tutto il cuneese, è il Dipartimento della Stura. Dopo la sconfitta napoleonica, il regno sabaudo ricostituisce la provincia di Saluzzo e, all'interno di essa, Brossasco è inserita nel mandamento di Venasca. La riforma amministrativa del 1859 porta all'assorbimento della circoscrizione amministrativa Saluzzese all'interno della provincia di Cuneo (Atlante storico della provincia di Cuneo 1973).
Mutamenti Territoriali
Le pratiche di gestione dei pascoli, piuttosto comuni nell'intera valle Varaita, e la presenza diffusa di usi civici che a lungo hanno caratterizzato l'accesso alle risorse del territorio comunale di Brossasco hanno generato nel corso dei secoli alcuni contenziosi tra paesi limitrofi per la delimitazione dei confini.
Una prima significativa questione si articola tra il 1787 e il 1792 riguardo al confine con Sanfront, che viene tracciato dall'intendenza sabauda in corrispondenza dello spartiacque vallivo, nonostante le pretese di Sanfront di avere accesso a pascoli posti al di qua dello spartiacque, sui quali alcuni frazionisti esercitavano storicamente diritti di pascolo (AC Brossasco, Parte Prima, Misurazioni del territorio, fald. 117, Fald. 117, fasc. 3, Ricognizione di linea territoriale e verbali di delimitazione territoriale del Comune di Sanfront con Brossasco [1787-1792]). È attorno agli anni novanta dell'Ottocento che, contestualmente alle misurazioni per il nuovo catasto, si segnalano alcuni parziali mutamenti territoriali, derivanti da contenziosi aperti con quasi tutti i comuni confinanti con Brossasco, ad eccezione di Sanfront, con il quale resta in vigore il confine del 1792, di Frassino e di Valmala. Nel 1892 vengono stabiliti i confini definitivi con Gambasca e Melle e, in particolar modo, per quanto riguarda il secondo caso, a determinare la ridefinizione del confine a favore di Brossasco è la presenza delle cappelle di San Michele e San Bernardo delle Sottole. La costruzione di quest'ultima negli anni Cinquanta del XIX secolo lascia intendere un tentativo di anticipare con pratiche rituali gli esiti di un contenzioso che si andrà ad aprire. La fruizione dei luoghi di culto ad opera dei parrocchiani di Sant’Andrea di Brossasco è infatti uno degli elementi che vengono richiamati per giustificare un parziale mutamento del confine a vantaggio di Brossasco, rispetto alle rivendicazioni avanzate della comunità di Melle.[Vedi Mutamenti territoriali in Scheda Melle]
Meno rilevanti sembrano essere i mutamenti territoriali relativi ai confini con i comuni di Isasca, Gambasca e Martiniana Po, (AC Brossasco, Parte Prima, Misurazioni del territorio, fald. 117, Fasc. 6, Delimitazione territoriale con Gambasca [1892]; Fasc. 7, Delimitazione territoriale con Melle [1892]; Fasc. 8, Delimitazione territoriale con Isasca [1893]; Fasc. 9, Delimitazione territoriale con Martiniana Po, [1893]).
A fine Ottocento si verifica un temporaneo mutamento territoriale, poi rientrato. La questione ruota attorno alla delimitazione del confine occidentale con il comune di Sampeyre, attorno alla quale si sviluppano le richieste di riconoscimento dei frazionisti di Gilba. La frazione chiede nel 1885 il distacco da Brossasco a l'accorpamento a Sampeyre, ma la maggior parte delle borgate di Gilba Superiore, nel 1895, chiede di essere nuovamente accorpata a Brossasco: la ragione sta probabilmente nel fatto che l'aggregazione a Sampeyre avrebbe comportato la perdita della parrocchia autonoma e della scuola, la cui sopravvivenza invece il comune di Brossasco pare garantire (AC Brossasco, Categoria I, Classe 1, Fald. 354, fasc. 12, Richiesta frazionisti di Gilba per distacco da Brossasco [1883-1885]; fasc. 13, Richiesta frazionisti di Gilba per aggregazione a Brossasco [1895]; AC Brossasco, Parte Prima, Misurazioni del territorio, fald. 117, fasc. 4, Delimitazione territoriale fra i comuni di Brossasco e Sampeyre e sentenze arbitramentali [1891]).
Comunanze
Le rilevazioni sabaude del Settecento sono la fonte più esauriente per accertare la presenza di beni comuni pertinenti a Brossasco.
Già nel Consegnamento del 1715 emergono delle difficoltà di rilevazione, relative allo stato dei beni da cui si ricavano le rendite per il mantenimento della parrocchia e concernenti l'estensione esatta delle terre comuni. Le consegne della comunità sono così contraddistinte da indicazioni piuttosto vaghe. Complessivamente la rilevazione censisce sei principali “tenimenti” di parti comuni del territorio:
«In questo consegnamento vengono indicati molti beni comuni senza darne la quantità in giornate, e primo consegnasi un tenimento di montagna composto di rocche, bruera, e qualche piante di boschi selvatici, che dicesi di lunghezza e larghezza un quarto di miglio circa.
Secondo: un tenimento di campi, prati, boschi e gerbidi di g.te 341,40 che si dicono beni enfiteotici spettanti alla Chiesa Parochiale del luogo, asserendosi pagar i particolari possessori de medesimi un annuo canone al Paroco, ed in seguito ad una lite della Comunità principiata sin dall'anno 1480, e stata transatta nell'anno 1703, pagar detti possessori per i medemi beni l.60 annue alla Comunità.
Terzo: un altro tenimento di rocche con piccoli boschi frameschiati non esprimendosene la quantità.
Quarto: un altro tenimento di rocche e boschi selvatici senza spiegarne la misura come sopra.
Quinto: altro di rocche, e boschi selvatici di diverse qualità, che dicesi di lunghezza dalla rocca corbiera sino alle fini di San Peire di tre miglia circa e di larghezza un quarto, non ricavandone la Comunità alcuna servendo per uso fuocaggio de' Particolari.
Per ultimo: altro tenimento composto di gerbidi, rocche, e qualche bussoni di lunghezza tre miglia circa, e larghezza mezzo, parimente di niun reddito alla Comunità, sevienti mi mero pascolo a' particolari registranti.»
Secondo la Perequazione Generale del 1721 le terre comuni ammontano a 4 485 giornate, poi ridotte a 3 685, tra terreni alpini di “rocche nude”, quindi totalmente improduttive, terre ad uso pascolativo e boschi selvatici. L'ufficiale sabaudo incaricato di accertare i consegnamenti sottolinea la difficoltà di accertare con precisione l'estensione complessiva di frammentate pezze di pascoli e gerbidi spesso incastrate tra beni allodiali di privati. In particolar modo è di complessa risoluzione la quantificazione dell'estensione dei boschi, dei quali una parte è sicuramente stimata come comune, ma gli stessi abitanti non sono in grado di provare a quanto ammonti esattamente:
«Le controscritte g.te 4.485 di beni comuni vengono da queste tabelle in quattro tenimenti, essendovi però a tutti apposta la dizione “circa” tra quali n'è uno di g.te 1150 circa di rocche nude, le quali credonsi l'istesse che sono dalla misura state separate per infruttiferi in g.te 800. Come sopra, e perciò detraendole per dette g.te 800, riducesi la quantità de' comuni qui consegnata a g.te 3685, ma siccome la d.tta dizione dubitativa “circa” non lascia luogo d'appoggiarsi alla quantità indicata alle presenti tabelle, e per far ragione alla misura generale per tutte le pezze di pascoli e gerbidi suddetti bisognerebbe sapere se un tenimento di giornate 1794,95 di boschi da sartume che dalla misura si lasciano nell'allodiale si veramente di questa natura, oppur comune, credendosi che dalle tabelle si consegnano de' boschi da sartume per comuni ma in sole g.te 855 circa.
Le g.te 3112,75 secondo la misura generale sono composte d'alpi, gerbidi servienti di pascolo, e di pascoli frameschiati di rocche e si sono lasciati fra l'allodiale li boschi da sartume selvatici de' quali secondo la tabella, e consegnamento una parte deve esser comune.
Viste le risposte date in occasione della misura generale in ordine alla totalità del catastrato, et allibrato, visto pure lo stato trasmesso nell'anno 1716, dal confronto tra questi due documenti e con gl'atti della misura  giornate, ricavasi che tutte le g.te 3122,75 secondo la misura g.le non devonsi considerare comuni perché parte catastrate, et allibrate già sin al tempo della medesima e parte ridotte al catastro posteriormente ad essa, e che parte de boschi di sartume lasciati come sopra dalla misura generale fra gli allodiali sono comuni. Onde il più sicuro si conosce fissarsi alla stessa tabella, quale n'è molto fondamento a credere sia stata formata precedente visione, et esame sopra la copia degli atti di detta misura generale, e deducendosi dal totale d'essa le g.te 800 cadenti negl'infruttiferi, indi g.te 281,61,6 compimento delle g.te 400 beni già catastrati e stati abbandonati, come alle suddette risposte, e ciò a tenor  dell'istruzione, portarsi per il presente contro le restanti g.te 3403,38,6 non facendosi né pur caso a tenor di detta instruzione delle g.te 118,38,6 che devono pure restituirsi all'allodiale, sicché dunque comuni: 3.403,38,6» (AS Torino, Sezioni riunite, Seconda archiviazione, Capo 21, vol. 95, Perequazione generale, 1721)
Tra la fine del Settecento e gli anni Trenta dell'Ottocento la documentazione comunale attesta alcune controversie relative ai diritti sulle terre comuni. Una prima lite si concretizza nei confronti degli abitanti delle comunità di Melle e verte attorno ai diritti di pascolo sulle terre comuni situate nel vallone di Girba: alcuni abitanti di Melle sono soliti prendere in affitto dei pascoli privati da abitanti delle frazioni di Brossasco e avanzano la richiesta di poter aver accesso ai pascoli comuni a cui le proprietà in locazione avrebbero diritto. Il contenzioso si risolve solamente con un accordo tra le due Comunità che disciplina l'accesso alle risorse comuni (AC Brossasco, Categoria I, Classe 1, fald. 360, fasc. 6, Atti contro particolari del Melle pretendenti far pascolare e boscheggiare nella montagna di Gilba [1776-1817]; Categoria XI, Classe 1, Fald. 423, fasc. 10, Diritti di pascolo: convenzione con Melle [1825-1946]).
Se la documentazione prodotta nel corso dell'Ottocento segnala ancora numerosi casi di difesa dei beni comunali dall'usurpazione ad opera di singoli residenti (AC Brossasco, Categoria I, Classe 1, fald. 361, fasc. 10, Atti contro Barra  circa usurpazione di beni comunali in regione Sagnette e Roccapiatta [1826-27]; ibidem, fald. 361, fasc. 18, Atti contro Barra Antonio per abusivo taglio di boschi [1868]; ibidem, fald. 362, fasc. 20, Vertenza con Barra, Bianco e altri circa contrastato diritto di pascolo alla Comba presso Sanfront [1880-1903]), già dal primo Novecento, prima ancora dell'affermarsi della legislazione fascista in materia, si assiste alla progressiva liquidazione dei beni comunali e degli usi civici su boschi e acque da parte della comunità (AC Brossasco, Categoria V, Classe 1, fald. 372, fasc. 13, Affitamento diritti di pesca [1910]; ibidem, fasc. 18, Vendita beni comunali [1923]; ibidem, fasc. 20, Affittamento boschi comunali, [1924-1944]; ibidem, fasc. 25, Vendita beni comunali [1929]; ibidem, fasc. 28, Vendita di beni comunali vari [1930].
In una statistica ottocentesca viene segnalato “un bosco appartenente ai comuni di  Brossasco, Valmala e Melle ed ai privati di questi comuni di 920 ettari” (Le Alpi che cingono l'Italia 1845, p. 388).
Liti Territoriali
La prima disputa di cui si ha notizia è di fine Duecento ed è relativa ai confini dei territori feudali e riguarda i rapporti tra i Busca e i Saluzzi, riguardo a regioni di confine tra le rispettive orbite giurisdizionali. (AS Torino, Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Brozasco, m. 2, c. 3, f. 1, Sentenza arbitramentale sovra le differenze vertenti tra il Marchese Tommaso di Saluzzo, e Manfredo, e Giacomo figli di Enrico marchesi di Busca, per riguardo ai Confini di Brosasco, Melle, S.to Eusebio e Frassino, quali furono terminate coll'apposizione de' termini dividenti detti loro rispettivi territorj [1270 – 15 luglio]) .
Di diversi tenore e articolazione le liti territoriali in età moderna. Il numero maggiore si colloca tra Seicento e Settecento. La più rilevante riguarda i confini con Sampeyre e coinvolge Girba alta, relativamente ai diritti di accesso ad alcuni pascoli posti al confine tra i due comuni. (AC Brossasco, Categoria I, Amministrazione, Classe 8, Cause e liti, fald. 360, Lite particolari di Girba contro Communità di Sampeyre 1695-1710)
Anche la prolungata lite con Melle per l'esercizio del mercato, sorta alla fine del Trecento, nel suo riproporsi in età moderna lascia intravedere anche dei contenziosi territoriali relativi al confine tra l'area della borgata Giusiano di Melle al colle di San Bernardo delle Sottole che mette in comunicazione la porzione meridionale del vallone della Girba di Brossasco con il fondo della valle principale. Al contempo la conflittualità sembra interessare anche il confine sud-occidentale di Brossasco con Melle, coinvolgendo nella diatriba la comunità di Valmala e quella di Venasca (AS Cuneo).
A fine Ottocento, sul versante vallivo opposto, quello che separa la valle Varaita dalla valle Po, si segnala un contenzioso per i diritti di uso di alcuni pascoli di confini con Sanfront (AC Brossasco, Parte Seconda, Categoria I, Amministrazione, Classe 8, Cause e liti, fald. 362, fasc. 20, Vertenza con Barra, Bianco e altri circa contrastato diritto di pascolo alla Comba presso Sanfront [1880-1903])
Fonti
Fonti inedite:
AC Brossasco (Archivio Storico del Comune di Brossasco)
Parte Prima, Ordinati, Deliberazioni originali del Consiglio, faldd.71-86 [dal 1651 al 1900];
Parte Prima, Catasto della comunità di Brossasco, fald. 103, Catasto del 1608; ibidem, fald. 104, Catasto del 1610; ibidem, fald. 105, Catasto del 1664; ibidem, fald. 106, Catasto del 1668; ibidem, fald. 107a, Catasto del 1678; ibidem, fald. 107b, Catasto del 1695; ibidem, fald. 108, Catasto del 1682; ibidem, fald. 109, Catasto del 1690; ibidem, fald. 110, Catasto del 1690; ibidem, fald. 111, Libro dei trasporti [1700-1748]; ibidem, fald. 112, Catasto della Comunità di Brossasco [1748]; ibidem, fald. 113, Catasto: libro dei trasporti [1748]; ibidem, fald. 114, Catasto: libro dei trasporti [1841]; ibidem, fald. 115, Catasto: libro dei trasporti  [1851]; ibidem, fald. 116, Catasto: libro dei trasporti [1869]; ibidem, fald. 117, fasc. 1, Misura del territorio [1698-1731]; fasc. 2, Registro delle proprietà in Brossasco [1730]; ibidem, fasc. 3, Ricognizione di linea territoriale e verbali di delimitazione territoriale del Comune di Sanfront con Brossasco [1787-1792]; ibidem, fasc. 4, Delimitazione territoriale fra i comuni di Brossasco e Sampeyre e sentenze arbitramentali [1891]; ibidem, fasc. 5, Delimitazione territoriale con Sampeyre e pratiche diverse [1890-1914]; ibidem, fasc. 6, Delimitazione territoriale con Gambasca [1892]; fasc. 7, Delimitazione territoriale con Melle [1892]; ibidem, fasc. 8, Delimitazione territoriale con Isasca [1893]; ibidem, fasc. 9, Delimitazione territoriale con Martiniana Po [1893]; ibidem, fasc. 11, Delimitazioni proprietà [1894-1899]; ibidem, fald. 118, Registro beni comunali in enfiteusi; ibidem, fald. 119, fasc. 12, Beni enfiteutici [1564-1748]; ibidem, fasc. 13 Beni enfiteutici 1800-1860; ibidem, fald. 120, fasc. 15, Catasto nominativo affittavoli beni comunali [1928]; ibidem, fasc. 16, Denunce possessori beni comunali [1928]; ibidem, fasc. 17, Catasto e planimetria beni comunali, catasto e proprietà affittate [1920]; ibidem, fald. 125, fasc. 18, Stato generale di tutte le mutazioni [1819-31]; ibidem, fasc. 19, Stato generale di tutte le mutazioni [1832-40]; ibidem, fasc. 20, Stato generale di tutte le mutazioni [1840-50]; ibidem, fald. 126, fasc. 21, Stato generale di tutte le mutazioni [1851-70]; ibidem, fasc. 22, Stato generale di tutte le mutazioni [1871-75]; ibidem, fasc. 23, Stato generale di tutte le mutazioni [1905-1914]; ibidem, fald. 127, fasc. 24-26, Nota dei passaggi [1880-1907]; ibidem, fald. 133, fasc. 42, Registro dei trasporti [1819-1842]; ibidem, fasc. 44, Formazione nuovo catasto [1832]; ibidem, fald. 134-136, Verbali di delimitazione di proprietà [1889-1894];
Parte Prima, Registro della Popolazione, fald. 337, Registro della popolazione – Villa [1864]; ibidem, fald. 338, Registro della popolazione – Aprico [1864]; ibidem, fald. 339, Registro della popolazione – Opaco [1864]; ibidem, fald. 340, Registro della popolazione – Masueria-Costabella [1864]; ibidem, fald. 341, Registro della popolazione - Gilba Superiore ; ibidem, fald. 342, Registro della popolazione – Capoluogo [1921]; ibidem, fald. 343, Registro della popolazione – Adritto [1921]; ibidem, fald. 344, Registro della popolazione – Opaco [1921]; ibidem, fald. 345, Registro della popolazione – Masueria [1921]; ibidem, fald. 346, Registro della popolazione – Gilba [1921]; ibidem, fald. 347, Registro della popolazione – Parisi e Spagnoli [1921]; ibidem, fald. 348, Registro della popolazione – Villa [1927]; ibidem, fald. 349, Registro della popolazione – Adritto [1927]; ibidem, fald. 350, Registro della popolazione – Opaco [1927]; ibidem, fald. 351, Registro della popolazione – Gilba Inferiore [1927]; ibidem, fald. 352, Registro della popolazione – Gilba Superiore [1927];
Parte Seconda, Categoria I, Amministrazione, Classe 5, Impiegati comunali e salariati, fald. 357, fasc. 4, Reparto consiglieri per frazione [1893-1896]; ibidem, Classe 8, Cause e liti, fald. 360, fasc. 3, Atti col notaio Viscardi circa usurpazione beni comunali presso la Cappella di San Rocco [1668]; ibidem, fald. 360, fasc. 4, Atti contro Antonio Solaro e altri concernenti la fattura della chiesa parrochiale di  S. Andrea [1671]; ibidem, fald. 360, fasc. 6, Atti contro particolari del Melle pretendenti far pascolare e boscheggiare nella montagna di Gilba [1776-1817]; ibidem, fald. 360, fasc. 7, Atti con F. Isaia, pretendente la reintegrazione del possesso della Cappella e altare della Pietà già esistente nella parrocchiale e demolito [1787]; ibidem, fald. 361, fasc. 10, Atti contro Barra circa usurpazione di beni comunali in regione Sagnette e Roccapiatta, [1826-27]; ibidem, fald. 361, fasc. 18, Atti contro Barra Antonio per abusivo taglio di boschi [1868]; ibidem, fald. 362, fasc. 20, Vertenza con Barra, Bianco e altri circa contrastato diritto di pascolo alla Comba presso Sanfront [1880-1903];
Categoria III, Polizia Urbana e Rurale, Classe Unica, Fald. 366, fasc. 1, Bandi campestri, [1829-1841]; ibidem, fald. 366, fasc. 2, Regolamento di polizia urbana e rurale [1872]; ibidem, fald. 366, fasc. 3, Regolamento di guardia campestre [1899]; ibidem, fald. 366, fasc. 4, Regolamento di polizia urbana e rurale [1904-1928];
Categoria V, Finanze, Classe 1, Proprietà comunali, fald. 372, fasc. 13, Affittamento diritti di pesca [1910]; ibidem, fald. 372, fasc. 18, Vendita beni comunali [1923]; ibidem, fasc. 20, Affittamento boschi comunali, 1924-1944; ibidem, fald. 372, fasc. 25, Vendita beni comunali [1929]; ibidem, fasc. 28, Vendita di beni comunali vari [1930];ibidem, fald. 373, fasc.58-68, Usi civici [1931-1952];
categoria VII, Grazia, Giustizia e Culto, Classe 6, Culto, fald. 397, fasc. 26, Cappella Madonna della Neve: riedificazione [1776-1773]; ibidem, fasc. 27, Chiesa coadiutoria di S. Mauro, [1877-1943]; ibidem, fasc. 29, Campana della Masueria [1890-1924]; ibidem, fasc. 30, Costruzione della Chiesa Parrocchiale alla borgata Masueria [1932-1944]; ibidem, fasc. 31, Cappella S. Maria della Spina in borgata della Masueria: vendita [1930]; ibidem, fasc. 32, Stato delle cappelle ed oratori esistenti a Brossasco [1811];
Categoria IX, Istruzione Pubblica, Classe 2, Scuole elementari, fald. 412, fasc. 7, Scuola della frazione San Mauro [1880-1940]; ibidem, fasc. 9, Scuola alla frazone Gilba [1902-1949]; fasc. 10, Scuola alla frazione Masueria [1910-1949]; ibidem, fasc. 16, Istituzione nuove scuola a Gilba, Spagnuoli e Gilba Chiesa [1947-1950]; ibidem, fald. 413, fasc. 43, Locali scolastici alla frazione Duranda [1885]; ibidem, fasc. 46, Progetto per l'allargamento della scuola mista della borgata Parisi [1910-11]; fasc. 48, Progetto costruzione di un edificio scolastico in Borgata Bianchi [1927-36];
Categoria XI, Agricoltura, Industria, Commercio, Classe 1, Agricoltura, fasc. 1, Stato generale dei boschi [1823]; ibidem, fasc. 2, Consegna fatta dai particolari dei boschi comunali [1823]; ibidem, fasc. 3, Elenco dei boschi e dei terreni da svincolarsi [1877]; ibidem, fald. 423, fasc. 10, Diritti di pascolo: convenzione con Melle [1825-1946]; ibidem, fasc.11-15, Pascoli abusivi [1859-1951], fasc. 16, Pascolo caprino: elenco delle proprietà in cui il pascolo è permesso [1884-1945];
 
AP Brossasco (Archivio Storico della Parrocchia di S. Andrea di Brossasco)
Memorie storico-cronologiche per Ambroggio D. Domenico Prevosto e Vicario Foraneo [1891]
 
AD Saluzzo (Archivio Storico della Diocesi di Saluzzo)
Sezione A, Collazione benefici, Sezione A, Collazione benefici, prto. 1, f. 68, Fitto dell'Oratorio di S. Catterina del Col di Girba Val Varaita [24 aprile 1227]; rot. 5, f. 7, Chierico G. de Galia rinunzia a S. Andrea di Brossasco a favore di D. Andrea rettore di detta Chiesa [9 aprile 1339]; prot. 7, f. 28, Le chiese di Brossasco e Caselle date ad Anto, figlio di Martinetti de C.te di S. Martino, canonico di Torino per la morte di Martino[marzo 1350]; prot. n. 43, f. 53, Collazione della Parr. Di S. Pietro (Sisto) di Gerba per la morte di Don Simone Raynaudi a D. Vincenzo Bertin di Saluzzo [Ultimo maggio 1499]; prot. 48,  f. 91, Procura di Don Antonio Berardi di Verzuolo Capp.no della Marchesa di Saluzzo per rassegnare la Chiesa di Brossasco e collazione a D. Battista de Restiis, Canonico di Torino [4 gennaio 1506]
Sezione A, Vescovi e visite pastorali, Visita Mons. Tornabuoni [1533]; Visita mons. Tapparelli [1569]; Visita mons. Pichot [1594]; Visita mons. Viale,  [1609]; Visita mons. Marenco, [1629]; Visita mons. Morozzo, [1702]; Visita mons. Porporato, [1745];Visita mons. Lovera [1785]
 
AS Cuneo (Arcivio di Stato di Cuneo)
Archivio Comunale di Melle, I parte Documenti Amministrativi – II classe, Liti, Fald. 10, fasc. 1, Lite contro Brossasco per esercizio del Mercato [1561]; fasc. 2, Lite con Brossasco per diritti giurisdizionali [1570].
 
AS Torino (Archivio di Stato di Torino)
Corte, Paesi, Marchesato di Saluzzo, Categoria Quarta, Mazzo 8, f. 7, Atti della remissione fatta da Luiggi Tagliandi Commissaro deputato dal Duca Carlo di Savoja, a Ludovico Marafini Gouvernatore di Saluzzo per il Duca di Borbone terzo, e neutro eletto à tenore dell'ultimo appuntamento preso trà il Re di Francia Carlo VIII, e detto Duca di Savoja, de' Castelli, e Luoghi del Mele, S.Pejre, Brozasco, Arpiasco, Costigliole, La Manta, Brondello, S.Front, e Castel Magno stati occupati dal detto Duca di Savoja, in occasione dell'Ultima guerra [luglio 1488];
Corte, Paesi, Città e provincia di Saluzzo, Protocolli di segretari marchionali, Volume 1, Protocollo del Nodaro Antonio Anselmo Seg.ro del M.e Federico di Saluzzo degl'Instr.i per esso ricevuti, f. 12, Affittamento fatto dal detto Marchese Federico alle Comm.tà di S. Pejre, Mele, Frassino, Venasca, e Brozasco della Gabella della Tolonea, per anni 32. med.te il fitto annuo ivi espresso da pagarsi rispettivamente da caduna delle med.e [20 agosto 1381]; ibidem, f. 19, Concessione in Enfiteusi fatta dal detto Marchese Federico di Saluzzo, à favore della Comm.tà di Brozasco per anni 25. d'un molino nelle fini di detto Luogo, med.te il fitto annuo di Moggia 6. Segla [8 maggio 1386];
ibidem, Volume 2, Protocollo di Pietro Milanesio di Carmagnola Segretaro del Marchese Lodovico di Saluzzo, f. 44, Confirmazione del Marchese Ludovico di Saluzzo delle franchiggie, Privilegj, ed Immunità accordate da suoi Predecessori alla Communità, e Uomini di Brozasco, e specialmente di quelle comprese ne' Titoli delli 3 settembre 1344. P.o febraro detto anno [28 novembre 1444];
ibidem, Volume 4, Protocollo del Notajo e segretario del Marchese Ludovico di Saluzzo Pietro Millanesio, f. 33, Confirmazione del Marchese Ludovico di Saluzzo alla Communità di Brozasco delle franchiggie di detto Luogo [11 marzo 1477];
ibidem, Volume 7, Registro degli Omaggi e Fedeltà prestate dalli Vassalli e Communità del Marchesato di Saluzzo al Re Enrico di Francia, Procura, ed Omaggio della Communità di Brozasco al detto Re [28 agosto-17 settembre 1548];
ibidem, Volume 8, f. 158, Minutaro e Protocollo di Giovanni Ferrand continenti le seguenti Investiture e Ricognizioni, Ricognizione della detta Communità di Brozasco de' beni, e redditi alla medesima spettanti, e di quanto deve pagare al Sovrano [19 novembre 1549];
Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Brozasco, m. 2, c. 3, f. 1, Sentenza arbitramentale sovra le differenze vertenti tra il Marchese Tommaso di Saluzzo, e Manfredo, e Giacomo figli di Enrico marchesi di Busca, per riguardo ai Confini di Brosasco, Melle, S.to Eusebio e Frassino, quali furono terminate coll'apposizione de' termini dividenti detti loro rispettivi territorj [15 luglio 1270];
ibidem, f. 2, Permissione accordata dal Marchese Federico di Saluzzo a Bertino Vacherio di trasportare un battitore, che possedeva nelle fini di Brosasco sovra il fiume Varajta, attesa l'occupazione del sito, in cui era, per fabbricarvi il Molino di detto luogo; con nuova concessione in enfiteusi di detto Battitore al servizio annuo d'un quarto d'un genuino d'oro [30 settembre 1380];
ibidem, f. 3, Investitura concessa dal Marchese Tomaso di Saluzzo ad Antonio Farando d'una casa nel Borgo di Brosasco, d'una terra di prato di 5 giornate in Gilba ed altra di bosco simultenenti alla forma delle precedenti investiture [2 settembre 1402];
ibidem, f. 4, Procura delle Comunità di Brosasco e Venasca per giurare la fedeltà al Conte Amedeo di Savoja a tenor de patti e convenzioni seguite fra detto Conte Amedeo e il Marchese Tomaso di Saluzzo delli 22 giugno detto anno [18 luglio 1413];
Corte, Provincia di Saluzzo, Valle Varajta, m. 12, f. 1, Sentenza arbitramentale profferta dagl'Arbitri eletti dal Marchese Tommaso di Saluzzo sovra le differenze insorte tra le Communità, e Uomini d'Arpiasco, Melle, Frassino, S.t Pierre, S.t Eusebio, Brusasco, e Venasca nella Valle di Varajta per riguardo a' Pedaggj delle robbe, che si transitavano per essi rispettivi Luoghi, per cui fù dichiarato dover esser rispettivamente esenti dal medesimo, salvo per le bestie oltramontane, ed altre ivi specificate [1 marzo 1264]; f. 2, Donazione, ed Infeudazione fatta dal Marchese Manfredo di Saluzzo, à Bonifacio, e Giorgio suoi fratelli de' Castelli, e Luoghi del Melle, Frassino, Rorà S.t Pietro, La Ferrera, Albaretto, S.t Eusebio inferiore, e Superiore, Bellino, Ponte, e generalmente tutto ciò possedeva nella Valle di Varajta da Arpiasco Superiormente, e del Castello di Rossana, Giurisdiz.ne, beni, e redditi da medesimi dipendenti [24 maggio 1302]
Corte, Paesi per Provincia, Provincia di Saluzzo, Venasca, m. 14, c.1, f. 16, Infeudazione fatta dal Duca Carlo Emanuel, à favor del Barone Nicolao di Vauteville de' Luoghi di Brozasco, e Venasca, Giurisdizione, redditi, e ragioni feudali dalli medesimi dipend.ti per Sc.ti 25/m d'oro dovutigli per l'evizione del Marchesato di Verzois, con le Giuzioni alla Camera per l'interinazione, e suppliche sporte per la medesima [16 maggio 1604];
Corte, Paesi per A e B, Brossasco, m. 48, f. 7, c. 2, Costruzione d'un ponte sul torrente Girba [1827]; c. 3, Costruzione di cimiteri nel Comune di Brossasco [17 agosto 1832]; c. 4, Affitto di beni comunali e pascoli [2 agosto 1833]; c. 5, Vendita e affitto beni comunali in Brossasco [1833-1834];
Sezioni Riunite, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, Provincia di Saluzzo, voll. 80, 92 e 95, Beni comuni ed immuni distinti per qualità [1721];
Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Sabaudo, Allegato I – Libri delle misure generali e degli estimi delle province del Piemonte, Circondario di Saluzzo, Mandamento di Venasca, f. 1, Brossasco [1702-1730]
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Descrizione Comune
Brossasco
La complessità orografica del territorio comunale di Brossasco ha fortemente influenzato la distribuzione degli insediamenti umani nel corso dei secoli, a partire dal medioevo e per tutta la sua storia. I nuclei abitativi minori si sono sviluppati, sino allo spopolamento novecentesco, in relazione ad un centro principale e a tre centri secondari: Gilba alta, Gilba bassa e l'Opaco (Ubach). Questi ultimi riflettono le opportunità morfologiche di insediamento che sono permesse dalla conformazione del vallone di Gilba (o Girba), a nord-ovest dell'abitato principale, e della dorsale di San Mauro, a sud-est.
Il capoluogo principale, situato sulla sponda sinistra del Varaita e le cui origini storiche possono attestarsi almeno attorno all'XI secolo, svolse una funzione accentratrice nel corso dell'età moderna, a cui si sottrassero solo gli aggregati ecologicamente disposti fuori dall'area della sua influenza. Attorno al capoluogo principale, sotto forma di piccoli nuclei sparsi, si è sviluppata la regione dell'Adrech, già attestata dai catasti storici. Si tratta di un'area molto frammentata, in cui anche l'emersione di forme particolaristiche di luoghi di culto è stata frenata rispetto ad altre aree (vedi Altre presenze ecclesiastiche), ed è solo un paradosso che la maggior concentrazione abitativa si sia avuta, sin dalla tarda età moderna, nella borgata più lontana dal capoluogo (ruata Tando, posta sul declivio vallivo). Si distinguono la regione di Gilba inferiore, quella di Gilba superiore, distribuite a diverse altitudini lungo un valloncello minore e trasversale rispetto al corso della valle, e infine, a sud, la regione dell'Übach, posta sulla sponda destra del Varaita (vedi Assetto insediativo e Altre presenze ecclesiastiche).
Il capoluogo inizia ad attrarre popolazione, beneficiando anche della presenza di un castello o di una rocca difensiva, a partire almeno dall'XI secolo (Della Chiesa A., Relazione dello stato presente del Piemonte, 1635, pp. 227, 233); negli stessi anni le opere di colonizzazione monastica promosse dall'Abbazia di Cavour e dai canonici della Prevostura di Oulx (vedi Pieve e Altre presenze ecclesiastiche) contribuiscono allo sviluppo della zona detta della “Masoeria”, oggi Gilba inferiore. A partire dal basso medioevo la centralità di questo insediamento verrà meno, a vantaggio del capoluogo e delle località che sorgono nella parte alta del vallone di Gilba, nonostante la presenza della Chiesa di S. Maria della Spina presso Gilba bassa potesse esercitare una funzione attrattiva. 
Proprio relativamente al vallone di Gilba è possibile scorgere l'articolazione di alterne dinamiche di accentramento e dispersione dei nuclei abitativi. Le borgate poste nella parte alta del vallone sono state al centro di lunghe e complesse controversie amministrative con il comune di Sampeyre. La divisione odierna è il risultato, nella sua macchinosità, resa più semplice solo dallo spopolamento, della stratificazione delle dispute che si sono intrecciate a partire dal basso medioevo, quando i diritti fiscali sul feudo vengono frazionati tra i rami cadetti del casato marchionale (vedi Feudo). Nonostante la funzione unificante e riconosciuta svolta dalla chiesa di San Sisto, attiva almeno dalla fine del Quattrocento, alcune borgate (Richetta, Danna, Lantermini) furono a lungo attratte nell'orbita di Sampeyre. L'estinzione definitiva, nel 1836, con la morte dell'ultimo erede del casato dei Porporato, del sistema dei canoni feudali da ripartire sui cinque “quartieri” in cui era suddiviso Brossasco porta all'esplodere di queste contraddizioni tra le borgate di Gilba alta che, complice anche l'isolamento nei collegamenti con il capoluogo, fa richiesta di aggregazione a Sampeyre (AC Brossasco, Parte prima, Fald. 161, fasc. 58, Richieste frazionisti Gilba [1836]).
Nella corretta interpretazione dei desideri di separazione dal Brossasco da parte degli abitanti di Gilba superiore va colto anche il nesso con la particolarità ecologica della regione e con le possibilità di accesso alle risorse pascolative e boschive che l'area offre. Gilba superiore, o meglio l'insieme delle borgate che la compone e che trova in “Ruà Geisa” il centro attrattivo principale, è un esempio di organizzazione agricola e pastorale di media montagna, possibile grazie allargamento degli angusti spazi del vallone solo dopo quota 1.100 metri. Le modalità di insediamento a base cantonale che sono proprie di Brossasco per tutto il periodo che va dalla fine del Trecento sino all'Ottocento inoltrato, oltre a riflettere un'originaria struttura parentale dei nuclei insediativi, tutelano nel corso dell'età  moderna la possibilità di gestione di alcune risorse collettive, il cui accesso è però garantito non su base comunale, ma su base cantonale. Il processo di allontanamento, prima richiesto e poi rettificato, è quindi incentrato sulle possibilità di incidere sia sulla ripartizione di pascoli e boschi comuni, sia sulle possibilità di intervenire nella ripartizione dei carichi fiscali (AC Brossasco, Parte Seconda, Categoria XI, Agricoltura, Industria, Commercio, Classe 1, Agricoltura, fasc. 1, Stato generale dei boschi [1823]; ibidem, fasc. 2, Consegna fatta dai particolari dei boschi comunali [1823]; ibidem, fasc. 3, Elenco dei boschi e dei terreni da svincolarsi [1877]).
L'isolamento di Gilba alta nei confronti del capoluogo e delle borgate poste più a valle, verso Gilba inferiore, è compensato da uno storico sistema viario di media montagna che la collega con le frazioni Becetto e Rure di Sampeyre, attraverso il colle del Prete e il colle della Malaura, e con Frassino e Melle attraverso il Colle delle Sottole. Non stupisce pertanto che si sviluppino articolate relazioni economiche, sociali e finanche politiche con queste realtà confinanti: spesso le liti territoriali e le dispute sulle possibilità di accesso ai pascoli comuni sono portate avanti dalla comunità del capoluogo di Brossasco contro i frazionisti di Gilba superiore che gestiscono autonomamente l'affitto e l'accesso dei pascoli. La questione delle terre comuni poste nel vallone di Girba e sullo spartiacque con la Valle Po si pone già nel corso delle dispute contro Sanfront di fine Settecento, ma non si può escludere che abbia un'origine più antica, testimoniata dal mantenimento di pratiche devozionali presso la cappella di San Bernardo, come risulta dalle visite pastorali. Anche in occasione delle perequazioni sabaude, si sviluppano controversie sulla misurazione dell'estensione e sulla qualità delle terre comuni di Gilba e gli stessi rilevatori sabaudi hanno difficoltà di rendicontazione, dal momento che vengono proposte consegne contrastanti per terre comuni. Si delinea nel corso del Settecento e dell'Ottocento una dinamica processuale di sviluppo delle borgate che compongono la frazione di Gilba: maggiore centralità assume la borgata Danna, ma accanto ad essa iniziano ad essere rilevate, come nuclei significativi, le borgate Spagnoli, Parisi, Bianchi, Lantermini, Barra, Ciabront (AC Brossasco, Parte Seconda, Categoria I, Amministrazione, Classe 8, Cause e liti, fald. 360, fasc. 6, Atti contro particolari del Melle pretendenti far pascolare e boscheggiare nella montagna di Gilba [1776-1817]; ibidem, fald. 361, fasc. 10, Atti contro Barra circa usurpazione di beni comunali in regione Sagnette e Roccapiatta, [1826-27]; ibidem, fald. 361, fasc. 18, Atti contro Barra Antonio per abusivo taglio di boschi [1868]; ibidem, fald. 362, fasc. 20, Vertenza con Barra, Bianco e altri circa contrastato diritto di pascolo alla Comba presso Sanfront [1880-1903]; AS Torino, Corte, Paesi per A e B, Brossasco, m. 48, f. 7, c. 4, Affitto di beni comunali e pascoli [2 agosto 1833]; c. 5, Vendita e affitto beni comunali in Brossasco [1833-1834]).