Moransengo

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2003
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Asti
Area storica
Basso Monferrato. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
Abitanti
208 [censimento 1991]; 198 [dati comunali 1999]; 230 [censimento 2001].
Estensione
Ha. 537 [ISTAT] / ha. 528 [SITA].
Confini
Brozolo, Cocconato, Monteu da Po, Tonengo
Frazioni
Le fonti ISTAT segnalano la presenza di un “centro” insediativo che raccoglie poco più di un quarto della popolazione, di due “nuclei” altrettanto popolati (Gerbole e Castello), e di “case” sparse che raccolgono poco meno della metà della popolazione. Vedi mappa.
Toponimo storico
Le più antiche attestazioni del toponimo si trovano nelle rationes decimarum vercellesi dei secoli XIII-XV [Vd. Pieve]: Morancengus (anno1299), Morenzangus (1348), Monrezangus (1360),Moranzengus (1440).
Diocesi
Vercelli; dal 1474: Casale.
Pieve
Le quattro Rationes decimarum redatte nella diocesi di Vercelli, rispettivamente nel 1299, nel 1348, nel 1360 e nel 1440 menzionano una “chiesa di Moransengo” tra le chiese dipendenti dalla pieve di Industria (antico insediamento, scomparso, situato nell’odierno territorio del comune di Monteu da Po). [A.R.M.O, XVIII (a. 1299), p. 40; XXXIV (a. 1348), p. 115; CIX (a. 1440), p. 471; Cognasso 1929 (a. 1355), p. 232].
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa di Moransengo, presente nelle rationes decimarum vercellesi compilate tra il 1299 e il 1440, risulta intitolata a San Vitale in due di esse, risalenti al 1348 e al 1355 [Vd. Pieve]. In un periodo successivo e fino al secolo XVIII, le funzioni parrocchiali furono esercitate dalla chiesa, di origini romaniche, dedicata a San Grato, sita presso il castello. L’attuale chiesa parrocchiale, intitolata ai Santi Agata e Vitale, nel concentrico, fu edificata tra il 1729 e il 1772 ed ebbe dignità di pievania. Attorno al 1780 era di patronato della famiglia Berzano, appartenente alla élite locale e titolare di una quota minore di giurisdizione sul feudo [Casalis 1833-1856, p. 371; A.C.M., Sez. I, Serie IV, Unità 13.2; A.S.T., Convocati delle Città e Comunità della Provincia di Casale, c. 354r]. Una delle redazioni dellaratio decimarum del 1299 accomuna in un unico estimo la chiesa di Moransengo e le due chiese, attestate soltanto in questo documento, de tolero et Milifengo, luoghi scomparsi da localizzare sul territorio di Moransengo. La toponomastica prediale attestata nella prima età moderna consente di ipotizzare dedicazioni a San Vitale (Tolerum) e a San Pietro (Milifengum) [A.R.M.O., XVIII, p. 47, nota 279; Settia 1975, p. 285].
Assetto Insediativo
L’insediamento si caratterizza anzitutto per la sua localizzazione sulla direttrice dell’antica strada romana che collegava Asti e Industria (Monteu da Po), più tardi nota come strada della Versa, tratto di un importante asse di comunicazione tra Genova, Asti e Torino. E’ ipotizzabile che, in epoca abbastanza recente, ossia negli anni successivi al rovinoso saccheggio subito nel 1704 a opera delle truppe francesi, l’abitato abbia subito un trasferimento da una probabile primittiva localizzazione attorno al castello e alla vecchia chiesa parrocchiale di San Grato al luogo dove si trova la parrocchiale attuale, a circa un chilometro di distanza. La prima attestazione della presenza del castello (tuttora esistente, sebbene profondamente rimaneggiato nella prima metà del Settecento) risale al 1461; esso ebbe una rilevante funzione militare anche durante la prima età moderna, soprattutto dal 1631 al 1708, nel periodo cioè in cui Moransengo costituì un lembo di terra monferrina circondata da territori sabaudi e imperiali. Nel corso del secolo XVII divenne infatti sede di milizia e risulta che due dei suoi signori secenteschi, Amigone Sforza nel 1661 e Carlo Andrea Galliziano nel 1680, nelle loro investiture ottennero anche la prerogativa del capitaneatus militiae del feudo, con facoltà di nominare altri ufficiali [Volante 1962-1963, pp. 31-37, 157].
     Nel secolo XVIII, secondo una fonte prodotta nel corso della Perequazione generale del Piemonte (conclusasi nel 1731), Moransengo era “diviso in due membri oltre alcuni fuochi dispersi per il territorio”: Castello e Sant’Agata, “detta volgarmente il Borgo di Sant’Aglia” [A.S.T., Registro delle notizie]. Per quanto riguarda l’età contemporanea, i censimenti della popolazione effettuati nel 1901, 1911 e 1921, prima cioè della soppressione del comune [Vd. Mutamenti territoriali] sono concordi nell’individuare tre nuclei demici di comparabile consistenza in Moransengo, Gerbole e Castello, con massiccia prevalenza di popolazione “agglomerata” nel capoluogo e “sparsa” nelle altre due unità territoriali considerate. In maniera alquanto sorprendente, il censimento del 1881 aveva invece fornito un’immagine esattamente opposta delle tipologie insediative del capoluogo e delle frazioni. peraltro non censendo Castello e introducendo la “frazione” di Valle dei Nervi. Il più tardo censimento del 1951, moltiplica le frazioni, enumerandone quattro (tra le quali ricompare Valle dei Nervi) accanto al capoluogo Moransengo e anch’esso espungendo Castello. In questa rilevazione, le “case sparse”, considerate separatamente, risultano raccogliere oltre il 35 per cento degli abitanti del Comune [Bordone 1977, p. 286; Informazioni 1839, p. 27; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi]. Ortofoto DB Fotografico intero territorio 2009.
Luoghi Scomparsi
Tolerum e Milifengum, attestati, in quanto localizzazioni di chiese, soltanto alla fine del secolo XIII. I due toponimi riemergono nella denominazione delle “valbe” individuate da un estimo dei terreni del 1567 come Tiroglio e Murfengo. E’ probabile che gli abitanti fossero confluiti in Moransengo entro la prima metà del secolo XIV, forse per intervento dei signori di Montiglio, a lungo impegnati in una politica di accentramento delle popolazioni soggette in villaggi fortificati [Settia 1973, pp. 930-932; Settia 1975, p. 285].
Comunità, origine, funzionamento
L’attestazione dell’esistenza di una comunità politicamente organizzata è piuttosto tarda. Si ha infatti una prima notizia indiretta della redazione di statuti della comunità in un diploma membranaceo del 1482, con il quale il marchese Guglielmo VIII di Monferrato confermava “le franchigie, gli statuti e i capitoli” di Moransengo. La più antica compilazione statutaria giunta fino a noi risale però soltanto al 1591 e ci è pervenuta in una copia, ancora successiva, parziale, anche se sufficientemente completa per quanto riguarda le strutture e le funzioni dell’istituzione comunitaria. A differenza di Montiglio, che non possedeva un organismo di governo distinto dal commune consortium, controllato esclusivamente dai signori del consortile, a fronte di una popolazione composta di concessionari privi di pieni diritti di possesso e di accesso a una qualche forma di autoamministrazione, gli homines di Moransengo diedero vita a un vero e proprio commune loci, di cui erano loro stessi a ricoprire le cariche (di credenzieri, consiglieri e consoli) e mediante il quale svolgevano un’autonoma, sia pure modesta, attività giurisdizionale - che si esplicava, ad esempio, nella ripartizione e nella riscossione dei tributi dovuti ai signori o al principe -, limitata dalle superiori prerogative signorili. Queste erano rappresentate nel luogo dal podestà e dai rettori o dagli agenti di volta in volta designati dai feudatari, ma tenuti a prestare giuramento di osservanza dei “capitoli e franchigie” concessi alla comunità, di fronte ai suoi rappresentanti [Volante 1962-1963, pp. 40-49, 69-95; Volante 1964; vd. scheda Montiglio Monferrato].
Statuti
Una copia ms. parziale degli statuti nella versione del 1591, compilata nel 1660, è conservata presso l’Archivio Storico del Comune. Essa comprende cinque rubriche riguardanti sostanzialmente la sfera del diritto pubblico, ossia le norme concernenti la struttura istituzionale della comunità e le funzioni connesse alle singole cariche (un ambito in cui spicca la regolamentazione della ripartizione ed esazione delle imposte), i rapporti con i rappresentanti dell’autorità signorile, lo stato giuridico dei residenti e degli abitanti: Super exactione talearumIn auctoritate Consulum in exigendo pro taleisDe iuramento RectorisSuper congregatione ConsiliiQuod nullus possit habitare in loco et finibus Moransengi sine licentia Consulum et Consilii dicti loci nec aquirere. La prima menzione difranchisias, immunitates, exemptiones et libertates ac statuta et capitula concesse agli homines di Moransengo è contenuta in un atto di conferma del marchese Guglielmo VIII di Monferrato, risalente al 1482. Il documento è conservato presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano [Fontana 1907, II, pp. 271-272]. Esistono poi dei Bandi campestri per il feudo di Moransengo, stabiliti dal conte Giuseppe Domenico Galliziano, redatti e stampati per la prima volta nel 1736 e ristampati nel 1773 (Una copia dell’edizione del 1773 è presente presso la Biblioteca Reale di Torino). Statuto comunale, 1991. Vedi testo.
Catasti
Il più antico catasto di Moransengo parzialmente giunto fino a noi è conservato presso l’Archivio Storico del Comune, risale al 1574. In realtà, esso contiene alcune annotazioni, relative a mutamenti di proprietà, databili alla metà del secolo XVI. Presso l’Archivio Storico del Comune, si trova inoltre documentazione relativa alla “misura generale” del Monferrato, intrapresa egli anni Ottanta del secolo XVIII. Infine, una seconda serie e una terza serie archivistica sono dedicate a materiale ottocentesco e novecentesco: giornali del catastaro e volture catastali dal 1841 al 1933 [A.C.M.,Catasto dei beni; A.C.M., Registro delle lettere]. Catasti della seconda metà del secolo XIX e del secolo XX sono inoltre depositati nella serie del distretto di Asti presso l’Archivio di Stato di Asti [A.S.A.]. Da informazioni raccolte dall’intendente di Asti nel 1782, in vista della “misura generale” monferrina, risulta che il territorio di Moransengo, era già stato precedentemente “misurato” nel 1718-1719, e che un catasto era stato redatto nel 1720. La ripartizione del carico fiscale avveniva sulla base del “libro dei trasporti” (ossia, del registro dei mutamenti di proprietà dei fondi). Criteri desunti dai catasti “antichi” regolavano l’estimo dei terreni, non sempre riflettendone l’effettivo rendimento. Al pagamento delle imposte prediali concorrevano tutti gli edifici, sia “le case e siti dell’abitato” sia le case “di campagna”. Si sospettava inoltre che esistesse una certa quantità di beni abusivamente non “registrati”. La proprietà della terra sembra fosse allora in gran parte allodiale, i beni feudali venendo calcolati a poco più del 2 per cento dell’estensione del territorio comunale [A.S.T., Convocati delle Città e Comunità della Provincia di Casale, cc. 350v-351r]. Catasto 2010 con aggiornamento 2012. Vedi mappa
Ordinati
Gli ordinati conservati presso l’Archivio Storico del Comune, hanno inizio nel 1642 e sono presenti con qualche interruzione fino al 1720. Dal 1724 proseguono sostanzialmente senza lacune, mutando la primitiva denominazione in quella di “deliberazioni” a partire dal 1846 [A.C.M., Ordinati e deliberazioni originali; A.C.M., Deliberazioni originali]
Dipendenze nel Medioevo
E’ipotizzabile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Moransengo fosse compreso nella iudiciaria torrensis, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli [Settia 1974]. Moransengo è pressoché assente dalla documentazione medievale fino al secolo XV, quando figura tra i possessi del consortile dei signori di Montiglio, la cui sottomissione all’alto dominio dei marchesi di Monferrato si compì definitivamente tra il 1232 e il 1309. E’ probabile che, in epoca precedente, su Moransengo, come su molte delle comunità vicine, esercitasse diritti signorili il vescovo di Vercelli [Volante 1962-1963, pp. 27-28].
Feudo
Le prime notizie sul feudo si trovano in un “consegnamento” di beni e diritti feudali risalente al 1461, non pervenutoci, ma elencato nell’indice dei feudi della Camera dei Conti di Torino, redatto nel secolo XVIII. I “consegnanti”, Pietro e Francesco Coccastello, presenti “a nome anche degli altri consignori” appartengono a una famiglia che figura anche tra i consortes di Montiglio. La consegna non riguarda la totalità del feudo, ma solo una “porzione di giurisdizione” sul luogo e sul castello. Sembra perciò che altre quote di giurisdizione su Moransengo fossero già all’epoca possedute da signori estranei al consortile di Montiglio. Dalla fine del secolo XV, alle investiture riguardanti i signori di Montiglio, se ne affiancano altre, concesse a esponenti di lignaggi che non facevano parte del consortile, ma che avevano costruito le loro fortune al servizio della corte marchionale (poi ducale) del Monferrato oppure appartenevano a un notabilato locale di ascendenza non signorile. Una porzione di giurisdizione, ad esempio, infeudata nel 1484 a Quirico Rota, alienata in seguito al principe Comneno di Tessaglia, finì con il pervenire nel 1521 al Cardinale Mercurino Arborio di Gattinara e da questi alla figlia Elisa, moglie di Alessandro Lignana, signore di Settimo. I Gattinara Lignana conseguirono un notevole consolidamento del feudo nelle loro mani, tanto che, agli inizi del secolo XVII, ne rimasero gli unici detentori, fino a quando, nel 1633, alienarono tutte le loro “ragioni” al mantovano Francesco Gabbionetta, senatore di Monferrato e presidente del Magistrato di Casale, il quale l’anno seguente ottenne l’erezione del feudo in contea.
     Prima del secolo XVII, dunque, la giurisdizione sul feudo di Moransengo appare, come in altri feudi del Basso Monferrato, notevolmente frammentata e quindi, almeno dalla fine del secolo XV, solo parzialmente controllata dal potente consortile dei signori di Montiglio. Le ultime investiture riguardanti questi ultimi risalgono alla seconda metà del secolo XVI. Ma, oltre ai loro diritti, a confluire progressivamente nella quota dei Gattinara Lignana, vi sono quelli che attorno al 1530 risultava possedere il consigliere marchionale Francesco Grosso, parzialmente alienati, nel 1546, a favore di un membro particolarmente cospicuo dell’élite locale, Antonio Berzano. Dopo che lo stesso Francesco Gabbionetta ebbe rapidamente venduto il feudo di Moransengo appena conseguito, questo subì una serie alquanto nutrita di passaggi di titolarità fino al 1680, quando fu acquistato dal torinese Carlo Andrea Galliziano, mercante e appaltatore delle imposte del ducato di Savoia, allora al servizio del duca di Mantova, che era stato tra i massimi creditori della comunità alcuni anni prima. I Galliziano, che si rivelarono molto attenti alla valorizzazione economica del feudo, ne restarono padroni fino all’estinzione del loro nome, avvenuta nel 1774, quando ormai Moransengo è passata da tempo, con tutto ciò che restava del Ducato di Monferrato, sotto la sovranità dei Savoia. Da questo momento all’abolizione della feudalità in Piemonte, nel 1797, conti di Moransengo furono dapprima i Mazzetti di Saluggia e, da ultimo, il marchese Carlo Alberto del Carretto di Moncrivello.
     Nel 1747, come estremo episodio di una probabile antica dipendenza del feudo dal Vescovo di Vercelli, presso la corte sabauda fu esaminata la questione se il vescovo di Casale potesse considerarsi titolare di diritti feudali a Moransengo e quindi tenuto al giuramento di fedeltà al sovrano [Guasco 1911; Volante 1962-1963, pp. 116-156; Volante 1964; A.C.M., Atto di cessione, vendita e infeudazione; A.S.T., Investitura… a favore di Tomasia di Gattinara Lignana Doria; A.S.T., Sentenza arbitramentale; A.S.T., Investitura… a favor del Conte Carlo Andrea Galiziano; A.S.T.,Instromento, Capitoli, e Tariffe; A.S.T., Memoria dell’Archivista Regio Cottalorda].
Mutamenti di distrettuazione
Fra il tardo Medioevo e la prima Età Moderna, Moransengo si trovò all’interno di un’area caratterizzata dall’incontro e dalla parziale sovrapposizione di forme di dipendenza dei poteri locali dai marchesi di Monferrato, dai conti, poi duchi di Savoia, o direttamente dall’impero, intrecciate alle residue prerogative giurisdizionali della mensa vescovile di Vercelli. La sua posizione fu a lungo quella di un’enclave: dapprima signoria, in posizione periferica, tanto dal punto di vista geografico che politico, dei consortes di Montiglio, divenuti nel corso del secolo XIII saldamente vassalli dei marchesi di Monferrato, ma attorniata dalle terre del Contado di Cocconato, i cui signori rivendicavano una diretta dipendenza imperiale e aspirano al controllo delle vie di comunicazione tra Asti e il Po.
     In seguito al trattato di Cherasco del 1631, che comportò la cessione ai Savoia dei territori confinanti a nord e a ovest, Moransengo rappresentò un’isola monferrina tra domini prevalentemente sabaudi o imperiali (Cocconato e Brozolo). Dopo l’annessione del Ducato di Monferrato agli stati sabaudi nel 1708, Moransengo, come le altre comunità del Basso Monferrato, fece parte della Provincia di Casale fino al 1777, quando fu aggregato alla Provincia di Asti, “in cui era concentrico” (all’interno della quale cioè aveva costituito fino ad allora una “isola amministrativa” casalese), e in essa si mantenne fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Duboin 1818-1869, III, pp. 68, 90, 146; Sturani 1995; A.S.T., Convocati delle Città e Comunità della Provincia di Casale, c. 259]. Il luogo figurava inoltre, almeno dal 1733, tra le località comprese nel Dipartimento (o Regolamento) di Moncalvo delle Gabelle Unite del Piemonte [A.S.T., Billancj per le Regie Gabelle].
     Entro la maglia amministrativa francese, Moransengo seguì le sorti del territorio della provincia sabauda di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Asti. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Asti. 
Vedi mappa.
     Dopo la parentesi napoleonica, Moransengo rientrò, nel 1814, a far parte della ricostituita provincia di Asti che, dopo alcune instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, fu ridotta a circondario della divisione amministrativa, poi provincia di Alessandria nel 1859 [Cassetti 1996; Sturani 1995; Sturani 2001]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Istituto Centrale 1937, p. 8; Gamba 2002].In anni recenti Moransengo ha aderito alla Comunità Collinare Alto Astigiano
Mutamenti Territoriali
Ai primi anni del secolo XVIII e all’annessione sabauda risalgono le definizioni e registrazioni dei confini comunali. Il confine con Cocconito venne definito nel 1703. Al 1717 risale la definizione dei confini con Brozolo, Tonengo e Cocconato [A.C.M., Fede con copia (1703); A.C.M., Ricognizione dei confini]. Aggiustamenti minori del confine con Tonengo si ebbero verso la fine del secolo XIX [A.C.M., Espropriazioni al confine]. Nel 1928 il comune di Moransengo venne soppresso e aggregato a quello di Cocconato, che nel 1935 entrò a far parte della nuova provincia di Asti [Istituto Centrale 1930, p. 5; 1937, p. 9]. Fu ricostituito come comune a sé stante nel 1947 [Istituto Centrale 1950, p. 13; vd. anche schede Brozolo,  Cocconato e Tonengo]
Comunanze
Durante il secolo XVIII e ancora per tutto il secolo successivo, la comunità di Moransengo possedeva rilevanti risorse boschive (corrispondenti, attorno al 1780, a circa il 35 per cento della superficie comunale), che utilizzava a beneficio delle finanze comunali, mediante l’appalto del periodico taglio della legna. Minore estensione e peso all’interno delle comunaglie ebbero indubbiamente gl’incolti, che hanno lasciato più scarse tracce nelle fonti locali. Attorno al 1780, i “gerbidi” comunali coprivano in effetti meno dell’uno per cento del territorio di Moransengo ed erano utilizzati per il pascolo comune del bestiame degli abitanti del luogo. Cinque volte più estesi risultavano allora boschi e incolti di proprietà della parrocchia, che godevano dell’immunità fiscale. La pratica della cessione in affitto a privati, mediante appalto, dei boschi e di parte degli incolti di proprietà comune proseguì nel secolo XIX [A.C.M., Redditi ed entrate comunali; A.C.M., Ordinati per l’affittamento dei beni; A.C.M., Boschi cedui; A.C.M., Beni comunali; A.S.T., Convocati delle Città e Comunità della Provincia di Casale, cc. 350v-351r].
Liti Territoriali
E’ documentata una lite nel tardo secolo XVIII tra la comunità di Moransengo e quella di Brozolo a proposito dell’appartenenza territoriale di un appezzamento di bosco di proprietà di alcuni abitanti di Moransengo [A.C.M., Atti nella lite tra la Comunità di Brosolo e i fratelli Ferrero e quella di Moransengo].
Fonti
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Moransengo). Vedi inventario
A.C.M. , Sez. I, Serie I, Ordinati e deliberazioni originali, Unità 1-4.3 (1642-1720; 1724-1845); Deliberazioni originali, Unità 4.3-5-4 (1846-1897). Vedi inventario.
A.C.M., Sez. I, Serie III, Ordinati e deliberazioni riguardanti la cessione dei beni e delle opere pubbliche, Unità 9.4, Redditi ed entrate comunali. Registri degli incanti e deliberamenti non sottoposti all’insinuazione degli anni 1767 al 1775; Unità 9.6, Ordinati per l’affittamento dei beni ed appalto opere pubbliche. Ordinati di deliberamento del Bosco dall’anno 1826 al 1833; Unità 11.1 Beni comunali: appalti relativi all’affitto di un pezzo di terra gerbido in regione Vignassa (1850).
A.C.M., Sez. I, Serie IV, Unità 13.3.3, Atto di cessione, vendita e infeudazione al Conte Giuseppe Maurizio Mazzetti di Saluggia del feudo e giurisdizione del luogo di Moransengo, col titolo e dignità Comitale in feudo retto, e proprio per lui e per i suoi discendenti maschi, e in difetto de’ maschi per una femmina (1775); Unità 13.4, Atti nella lite tra la Comunità di Brosolo e i fratelli Ferrero e quella di Moransengo per la pertinenza di un pezzo di bosco denominato Sabione, Pinoseto e Garbasio di giornate sei, tavole trenta (1774-76), con allegato tipo figurativo del bosco (1751).
A.C.M., Sez. I, Serie X, Unità 20.1, Fede con copia delle testimoniali di ricognizione de’ termini e confini del territorio di Cocconito con gli altri al medesimo confinanti (1703); Unità 20.4, Ricognizione dei confini tra Brosolo, Moransengo, Tonengo e Cocconato (1717); Unità 20.7, Catasto dei beni del territorio di Moransengo formato nell’anno 1574, senza autentica e senza pubblicazione, scritto in latino; Unità 20.13, Espropriazioni al confine di Tonengo: verbali, corrispondenza e atti diversi (1886-93); Unità 20.11, Registro delle lettere ed atti consulari concernenti la misura generale e perequazione del territorio di Moransengo principiato nel 1782 al 1786.
A.S.A. (Archivio di Stato di Asti). Vedi inventario.
A.S.A., Catasti dei terreni e fabbricati (1875-1960).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Materie Ecclesiastiche, Arcivescovadi e Vescovadi, Casale, Categoria I, Mazzo 1, Memoria dell’Archivista Regio Cottalorda rimessa alla Seg.ria di Stato in risposta a Rappresentanza dell’Abbate Palazzi sul punto, se il Vescovado di Casale veramente posseda li Feudi, o sia porzioni di Moransengo, Villa Miroglio, Tonengo, Piazzo, e Monteu da Po, e per questi Monsig.re di Roddi provvisto di d.o Vescovado, fosse tenuto prestare il Giuramento di fedeltà Ligia (1747).
A.S.T., Corte, Materie economiche, Gabelle generali, Mazzo 1 d’addizione, n. 4, Billancj per le Regie Gabelle (1733).
A.S.T., Corte, Materie economiche, Materie economiche per categorie, Dogane e tratte, Mazzo 1, Instromento, Capitoli, e Tariffe per l'accensamento delle Imprese della Dogana, Tratta foranea, e Transito d’essa Decima, e Vigesima delle Tele, e Canape, Entranea della Grassina, e Transito della medesima con suo augumento; Dritto d’un per Cento, e Dacito di Vercelli, seguito nella persona del Carlo Andrea Galitiano Conte di Moranzengo per anni 6 mediante l'annua Censa di Livre 472750 d’argento a ss. 20 cad. (20 dicembre 1683).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi Per A e B, Mazzo 51, Investitura concessa dal Duca Ferdinando Carlo, a favor del Conte Carlo Andrea Galiziano del feudo di Moranzengo, Giurisdizione, beni, e redditi dal medesimo dipendenti, alla forma delle precedenti (15 giugno 1680); Consulta del Gobbio sovra un memoriale del Conte Carlo Andrea Galiziano per ottenere l’assenso per l’istituzione di primogenitura del feudo di Moranzengo (1690); Mazzo 64, Investitura concessa da Margarita, e Guglielmo Duchi di Mantova, Marchesi di Monferrato a favore di Tomasia di Gattinara Lignana Doria Moglie di Mercurino Gattinara Lignana Conte di Valenza de’ Castelli, Luoghi, e Feudi di Teruggia, Ozano, e Tonengo, del Massarizio di Buscarolo, e Roaldo, della Castellania, e Podestaria di Rivalta, e delle porzioni di Moransengo, e Piazzo, assieme alle rispettive loro ragioni, e pertinenze Feudali, stati alla medesima dati in paga delle sue doti dal pred.o di lei Marito in virtù della sentenza de’ Delegati ivi rifferita (15 novembre 1559).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 18, Sentenza arbitramentale proferta dal Senatore Camillo Trotto sovra le differenze insorte tra li Conte Mercurino Gattinara Lignana figlio del Conte Alessandro, e Contessa Ersilia Marina, Madre, e Tutrice, e Curatrice di Giuglio, Gio. Battista, Ferdinando, e Gerolamo per causa della Sostituzione, e Primogenitura, e Successione ne’ beni ed eredità del fu Cardinale, e Gran Cancelliere Mercurino Gattinara, per cui ha dichiarato spettare al detto Conte Mercurino Primogenito li feudi, e beni di Terrugia, e Rivalta, Tonengo, Moransengo, Piazzo, e Casale, per ragione di d.a Primogenitura (31 gennaio 1595).

A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 161, Registro delle notizie prese da’ Commissarj deputati per la verificaz.ne de Contratti a Corpo de beni dal 1680 al 1711 inclusive circa la qualità delle Misure e Registro de beni di caduna Comunità del Piemonte, e denominaz.ne de Cantoni Membri, e Cassinali (s.d.), c. 64v.
A.S.T., Sezioni Riunite, Capo 26, Monferrato, n. 13, Convocati delle Città e Comunità della Provincia di Casale in risposta alla Circolare del Sig.r Intend.te Generale in data delli 10 Xbre 1781, c. 259:Stato delle Città, e Terre componenti la Provincia di Casale; cc. 350r-354r: Moransengo (2 marzo 1782).
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
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Descrizione Comune
Moransengo
 Il territorio di Moransengo conobbe una tardiva definizione dei suoi confini. Solo nel 1717, in epoca sabauda, si giunse alla delimitazione del confine con le comunità di Brozolo, Cocconato e Tonengo. La prolungata indeterminatezza dei confini tra queste comunità accompagnò dapprima l’inquadramento in differenti compagini signorili e statuali, e successivamente i riaggiustamenti di distrettuazione sperimentati da Moransengo dopo l’annessione ai domini sabaudi.
     La vicenda amministrativa del luogo all’interno dell’ordinamento provinciale, mandamentale e comunale dello stato regionale subalpino e poi dello stato unitario si presenta in effetti come una progressiva sostituzione della dipendenza politico-amministrativa di Asti a quella di Casale Monferrato. In prima istanza, dietro ai mutamenti di distrettuazione che coinvolsero Moransengo dal Settecento al Novecento, si può intravedere una più antica e in qualche modo permanente doppia gravitazione. Nella geografia amministrativa dei secoli XVIII-XX, dal lato del Monferrato, il legame, prima che con Casale, sembra esistere con Moncalvo, importante centro mercatale oltre che, nel Settecento, sede di poteri giurisdizionali che riguardavano la fondamentale materia dei dazi commerciali e, più in generale, della fiscalità indiretta. Con la Restaurazione, l’inquadramento amministrativo nella Provincia di Asti, fu mediato a livello circoscrizionale inferiore, da Cocconato, al cui mandamento Moransengo venne assegnata. Più tardi, tra il 1928 e il 1947, come si è visto, si trattò della soppressione stessa del Comune di Moransengo e del suo assorbimento nel territorio di Cocconato.
     In epoca precedente, dal basso medioevo allo scorcio del secolo XVI, il luogo si trovò a essere geograficamente e in fondo politicamente collocato fra il territorio controllato dai signori di Montiglio e il contado di Cocconato, due ampie formazioni territoriali signorili, la prima delle quali, si trovò dal secolo XIII, nella forma di dipendenza feudale, sotto l’alto dominio, dei marchesi, poi duchi, del Monferrato, mentre il secondo ebbe per qualche tempo fra il tardo Medioevo e la prima età moderna potenzialità, per così dire, quasi statuali, comparabili, a quelle sviluppate dalla energica e ambiziosa costruzione politica capeggiata dai marchesi di Incisa. Moransengo appartenne al consortile di Montiglio, ma tra le due aree i rapporti e gli scambi furono intensi, nonostante quasi permanenti tensioni territoriali e, ad esempio, il divieto fatto dagli statuti di Montiglio agli abitanti del luogo di recarsi “ad forum Cochenati” [Settia 1973, pp. 937-938]. Pur nel loro diverso destino politico, il Contado di Cocconato, che resistette fino al 1588 come autonomo feudo imperiale, prima di sottostare all’alto dominio sabaudo, e la signoria di Montiglio sopravvissero a lungo, nelle compagini statuali in cui vennero in tempi diversi incapsulati, come territori dotati di una propria identità e di un certo grado di autonomia giurisdizionale, sempre invocabile in punto di diritto e praticata di fatto.
     Esiste poi una probabile correlazione tra la posizione marginale, di enclave circondata da territori del Contado di Cocconato, di Moransengo nella signoria costruita attorno a Montiglio e la misura della soggezione del luogo ai suoi signori, che fu sempre meno pesante di quella subita dagli uomini dello stesso Montiglio. Mentre quest’ultimo non ebbe mai, durante la prima età moderna, altra proiezione istituzionale che il commune consortium, per l’appunto l’organizzazione del consortile dei signori, gli abitanti di Moransengo godettero, sia pure a partire da un’epoca relativamente tarda, di un proprio spazio istituzionale comunitario piuttosto sviluppato. Allo stesso modo, l’incidenza della proprietà di natura feudale nel territorio appare, almeno nel secolo XVIII, alquanto modesta, controbilanciata da una robusta presenza patrimoniale, indice forse di un profilo istituzionale forte della parrocchia di recente fondazione.