Pecetto Torinese

AutoriMontanari, Mirella
Anno Compilazione1998
Provincia
Torino.
Area storica
Collina Torinese.
Abitanti
3438 (CSI Piemonte).
Estensione
916 ha (CSI Piemonte).
Confini
A nord Pino Torinese, a est e sud-est Cambiano, a sud-ovest Trofarello, a ovest Moncalieri.
Frazioni
Pecetto, Eremo, San Pietro.
Toponimo storico
Tanto l’etimologia del nome quanto la sua prima attestazione risultano alquanto controverse e fra loro strettamente correlate. In una donazione compiuta il 20 ottobre dell’anno 1040, dal marchese di Romagnano al monastero di S. Silano di Romagnano, di molte terre situate in Piemonte è elencato un «Picinum», a suo tempo identificato con Pecetto Torinese sulla base della somiglianza dei nomi e della sua collocazione nell’elenco (Durandi 1774, p. 265; MHP. Chartarum, II, p. 134). Se fosse possibile l’identificazione di «Picinum» con Pecetto, si tratterebbe della prima attestazione del toponimo e della esistenza del villaggio. È però parere autorevole che la derivazione del nome Pecetto da un precedente «Picinum» sia «glottologicamente un assurdo» (Tallone 1925-26, p. 5); non si può tuttavia escludere così recisamente che esso possa riferirsi alla nostra Pecetto, poiché l’istrumentum ci è pervenuto solo attraverso una copia quattrocentesca, nella quale il nome della località potrebbe essere stato rimaneggiato dal copista in seguito a un probabile errore di scioglimento delle abbreviazioni. Secondo Tallone, dunque, la forma originaria del nome non poteva che essere «Picetum» (con significato di «bosco costituito da alberi della specie Pinus picea»), con la desinenza -etum comunemente usata per i luoghi che traggono il loro nome dalle piante che vi crescono, come avviene ad esempio per Fraxinetum, Cardetum, Nucetum, Rovoretum e simili fitonimi, assai frequenti nella documentazione medievale e che trovano riscontro nei corrispondenti nomi odierni (Settia 1970-91, pp. 191-192). È infatti nella forma «Picetum» che viene segnalato, nell’anno 1152, l’omonimo abitato di Pecetto di Valenza Po, in provincia di Alessandria (Dizionario di Toponomastica 1990). La derivazione di Pecetto da «Picetum» spiegherebbe inoltre il fatto che il nome avesse già assunto la forma «Pecetum» a soli tre anni dalla nuova fondazione del villaggio, operata tra il 1225 e il 1226, per motivi di politica territoriale, dal comune egemone di Chieri (Montanari 1991, pp. 96-100). Le riserve espresse, anche recentemente, circa la possibilità del Pinus picea di vivere sulla collina torinese non sono più accettabili, in quanto è ormai opinione consolidata che l’attuale paesaggio vegetale collinare sia stato profondamente alterato nella sua fisionomia originaria (Negri 1905, p. 20; Gribaudi 1931, pp. 250-260; La Rocca 1989, p. 19; Castelletti, Rottoli 1998, pp. 46-57). Pare dunque difficile convenire con Olivieri e, prima di lui, con Serra circa la derivazione di Pecetto dal tardo latino pecia, ossia «pezza» di terreno, intesa come sezione della suddivisione parcellare operata sul territorio vicano (Serra 1931, p. 29; Olivieri 1965, p. 256, Dizionario di Toponomastica 1990, p. 478).
Diocesi
A partire dalla sua fondazione avvenuta a cavaliere degli anni 1225-1226, Pecetto è sempre stata compresa nella diocesi di Torino.
Pieve
Quando nell’anno 1227 il villaggio di Pecetto compare per la prima volta con certezza nella documentazione, appare già dotato di una chiesa plebana intitolata a S. Maria, della quale però non si specifica l’ubicazione (Montanari 1991, pp. 114-115). Dalla visita pastorale Peruzzi compiuta nell’anno 1584 (AA Torino, Visite Pastorali, 7/1/5: Visita Peruzzi, n. 1584, c. 381r e 383v) siamo però informati che la parrocchiale di Pecetto sorgeva nel centro del nuovo abitato, accanto alla torre, dove è tuttora collocata. Poco più in basso, riporta ancora Peruzzi, vi era però, allora come oggi, una chiesa dedicata a San Sebastiano «un tempo parrocchiale, prima che la cura delle anime fosse trasferita alla chiesa di S. Maria [detta in età moderna «ad Nives» cioè della Neve] e in essa si seppellivano i morti della circoscrizione plebana di Pecetto». Nella attuale chiesa di S. Sebastiano, che sorge a sud del paese in cima alla collinetta da cui partono le tre strade per Trofarello-Pino Torinese-Torino, Revigliasco-Moncalieri e Cambiano-Cbieri, sarebbe dunque da riconoscere la primitiva chiesa plebana di S. Maria, la cui sede sarebbe stata trasferita solo in un secondo momento all’interno del nuovo villaggio fondato da Chieri. Il trasferimento è forse ascrivibile al momento dell’incastellamento del nuovo villaggio, avvenuto a opera di Chieri negli anni immediatamente successivi la fondazione. Essendo collocata in posizione periferica, all’incrocio di ben tre assi viari, l’antica chiesa di S. Maria sarebbe stata in seguito intitolata a S. Sebastiano (forse nella prima metà del sec. XIV), in quanto utilizzata in funzione di sbarramento alle pestilenze che afflissero gli ultimi secoli del medioevo. Nell’anno 1386 il distretto plebano di S. Maria di Pecetto comprende le chiese di S. Martino di Cassano, dei SS. Felice e Vittore di Tezano e la chiesa di S. Maria di Caneve, mentre la chiesa di S. Maria di Covacium, già parrocchiale, appare invece sottoposta alla pieve di Pino Torinese (Casiraghi 1979, pp. 196 e 203).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Poco a nord di Pecetto, in un sito collinare emblematicamente conosciuto come il «Bric San Viter», ora compreso nel territorio comunale, sorgeva la chiesa di San Vito, proprietà dei canonici della cattedrale di Torino (Casiraghi 1979, pp. 82n, 101 e 200; Montanari 1991, pp. 114-120). Tale presenza ecclesiastica si configura in seguito come intrusione nel distretto plebano di Santa Maria di Pecetto da parte della pieve di San Gallo di Settimo Torinese, soggetta ai canonici della cattedrale di Torino e anch’essa compresa nella diocesi di Torino, da cui S. Vito appare dipendente nell’anno 1386 (Casiraghi 1979, p. 101). Non è dato conoscere la portata di tale intrusione sul piano amministrativo, politico e territoriale, ma non parrebbe arrecare alcun danno allo sviluppo di Pecetto e del suo distretto plebano, se già nel 1275 la chiesa e il «bric» di S. Vito rientravano nel territorio pecettese (Montanari 1991, p. 125).
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
Il nuovo villaggio di Pecetto, pur avendo inizialmente assorbito la sola «Coacium» (attuale frazione San Pietro, a est di Pecetto), esercitò una immediata e forte attrazione anche nei confronti dei villaggi contermini di «Pasairanum» (regione Passerano), «Caxanum» (regione Cassano a poco meno di un chilometro a sud di Pecetto), Canepe (di cui resta il ricordo nella cascina «Tetti Canape», sita nell’omonima regione poco a est di Pecetto) e Serra (più o meno all’altezza della attuale frazione Sauglio) e dei relativi territori (Montanari 1991, pp. 123-129). Fu così che nel corso del XV secolo tutte queste località potevano apparire ormai spopolate; i catasti di Pecetto del secolo successivo le riportano infatti come regioni campestri, comprese nel suo territorio (AC Chieri, Catasti Pecetto a. 1538, CI. 1, art. 143, cart. 60; Montanari 1991, pp. 125-129).
Comunità, origine, funzionamento
Probabilmente un abitato di Pecetto esisteva già prima della sua promozione a borgo nuovo e franco da parte del comune di Chieri, nel cui distretto venne così a inserirsi, ma nulla sappiamo circa l’esistenza di una primitiva organizzazione comunitaria. È assai improbabile che gli abitanti della zona, distribuiti sul territorio in un insediamento di tipo sparso gravitante sulla attuale chiesa di S. Sebastiano (Montanari 1991, p. 117), potessero aver realizzato una qualsiasi forma di organizzazione amministrativa autonoma rispetto ai primitivi signori, i conti di Biandrate. Al contrario, negli anni 1223-24 gli abitanti del limitrofo villaggio di «Covacium» o «Coacium», dotato di un sede plebana, appaiono già ben organizzati in una forte comunità rurale (Montanari 1991, pp. 106-114; Montanari 1993, pp. 219-229), seppure anch’essa sottoposta all’autorità dei signori locali, i potenti conti di Biandrate. Il loro comune rurale appare talmente solido e finanziariamente dotato da essere in grado di formulare una propria politica territoriale: i Coazzesi infatti, proprio in quegli anni, riuscirono a sottrarsi ai propri signori ottenendo il sostegno del comune di Chieri, avversario dei Biandrate, per potersi insediare altrove a proprie spese ed entrando a far parte della cittadinanza e del territorio chieresi (Montanari 1991, pp. 106-114; Montanari 1993, pp. 219-229). L’operazione andò a buon fine e nell’anno 1227 i primitivi abitanti di «Covacium» erano già felicemente insediati nel nuovo villaggio di Pecetto, eretto su terreno allodiale di Chieri e compreso nella sua giurisdizione (Montanari 1991, p. 113; Montanari 1993, pp. 219-220). Pertanto, sia per il carattere della fondazione (un borgo nuovo dotato di franchigie), sia per le caratteristiche degli immigrati chiamati a popolarlo, il nuovo Pecetto (ossia l’attuale paese) nasce dotato di una propria comunità rurale ben organizzata, combattiva e finanziariamente solida. Circa il suo funzionamento la documentazione tace sino all’anno 1287 (Appendice al Libro Rosso, doc. 92, p. 128) allorché il comune di Pecetto (popolato da circa cinque-seicento persone che ne facevano uno dei centri più popolosi del distretto chierese) appare retto da un proprio podestà, sempre eletto fra i cittadini chieresi, e ha il diritto di tenere propri rappresentanti nel consiglio comunale di Chieri, prendendo così parte attiva alle decisioni politiche e amministrative del capoluogo.
Statuti
Catasti
Degli estimi più antichi non si conservano esemplari, mentre ci sono pervenuti i catasti cinquecenteschi [A.C.P., Cat. V, CI. 10, Catasti (1515-1558)] e, più in generale, di epoca moderna [A.C.P., Cat. V, CI. 10, Consegnamenti beni (1600-1800)].
Ordinati
Le serie degli ordinati comunali dal 1538 al secolo XX [A.C.P., Ordinati del comune]; i bandi campestri del 1723 [AC.P., Cat. XIV].
Dipendenze nel Medioevo
Come già detto, la Pecetto a noi nota attraverso le residue fonti scritte, la cui fondazione possiamo far risalire agli anni 1225-26, nasce come comune rurale soggetto alla sola autorità del comune quasi-urbano di Chieri, che a quell’epoca andava costruendo un proprio, ampio, distretto. Tale rimarrà, compreso nell’elenco dei pochi villaggi privilegiati (dotati cioè di un proprio comune e di notevoli privilegi fiscali) inseriti nel distretto di Chieri, fino alla metà del XIV secolo, allorché sarà temporaneamente infeudato a una potente famiglia chierese.
Feudo
Il 7 novembre 1340 Chieri, indebitatasi per ottenere la protezione militare della dinastia Savoia-Acaia, si decise a infeudare a Urietto Simeone dei Balbi e a Milone Gribaudo, cittadini chieresi, il castello e il luogo di Pecetto, con la completa giurisdizione sui beni e sui redditi, per la cifra di 4023 fiorini d’oro (AST, Corte, Paesi, Provincia di Torino, m. 12, n. l). La decisione scatenò la violenta reazione della comunità Pecettese che intentò una serie di cause giudiziarie ottenendo il 17 aprile 1360 di tornare sotto la giurisdizione diretta di Chieri (AST, Corte, Paesi, Provincia di Torino, m. 12, n. l). Si deve però sottolineare come l’infeudazione non provocasse la reale sottrazione di Pecetto alla podestà chierese, poiché i Bertoni, del consortile familiare dei Balbi, erano cittadini di Chieri di antica data, al pari dei Gribaudi. Si trattò dunque di una infeudazione, per così dire, interna al comune chierese, che rievoca un sistema già utilizzato in passato da Chieri stessa per estendere il proprio territorio (Montanari 1991, pp. 11-22). Ad attenuare la portata della concessione feudale vi è anche il fatto che i Bertoni erano grandi proprietari fondiari nel territorio di Pecetto e alcuni loro membri, ivi residenti, facevano già parte del consiglio comunale e della vicinia di Pecetto (Montanari 1994, pp. 320-335). Nel 1619 Pecetto venne nuovamente infeudata da Chieri, alla continua ricerca di denaro per sostenere le pesanti richieste finanziarie del duca Carlo Emanuele I di Savoia, questa volta a un personaggio esterno al capoluogo e al suo distretto, tale Cristoforo di Cavoretto (AST, Patenti Controllo Finanze, Reg. 1618-1619, f. 238). Nell’anno 1630 questi vendette il feudo al barone Benedetto Cisa di Grésy (AST, Patenti Controllo Finanze, Reg. 1630-1631, f. 51). Nel 1713 il feudo passò a Gaspare Francesco Balegno e successivamente, nel 1722, Pecetto venne infeudata a Giovanni Enrico Marene di Bajro (AST, Patenti Controllo Finanze, Reg. 1722, f. 3; AST, Camera dei Conti, art. 616, Sentenze camerali in materia civile, 1720-87, Reg. 2, ff. 20, 85, 213); suo fratello, il conte Pietro Tommaso, fu l’ultimo signore di Pecetto, esautorato dalla nuova legislazione francese che aboliva tutti i feudi.
Mutamenti di distrettuazione
Nell’anno 1260 Pecetto viene ceduta da Chieri al controllo amministrativo di Asti, insieme ad altri luoghi chieresi di importanza strategica, come pegno per la ritrovata concordia fra le due città (Montanari 1991, p. 120). Vi rimarrà fino al 1273 per poi tornare a seguire le sorti del solo capoluogo, fino a che l’alta signoria del distretto chierese passerà, nel 1347, ai Savoia Acaia (Montanari 1994, p. 29; Appendice al Libro Rosso, doc. 159, p. 141). La dedizione a questi ultimi, avendo più che altro valore militare, non intaccherà l’assetto politico-amministrativo del distretto e Chieri conserverà intatte le sue prerogative e il suo territorio, del quale Pecetto continuerà a far parte. Dopo la breve dominazione spagnola, con la pace di Cateau-Cambrésis (1559) e l’accordo di Blois (1562) il duca Emanuele Filiberto rientrava in possesso dei suoi territori. Chieri, fra le altre terre, gli giurò fedeltà il 26 novembre del 1562 e dagli atti relativi risulta che Pecetto era ancora compresa nel suo distretto (AST, Corte, Paesi per A e B, C, m. 56, n. 44/1), dal quale venne smembrata solo nell’anno 1715, per non esservi più riaggregata (AST, Corte, Paesi per A e B, C, m. 56, n. 44/1). Nel corso del XVIII secolo, con il consolidamento della struttura amministrativa dello Stato sabaudo, essa risulta inquadrata entro la provincia di Torino. Tale dipendenza si manterrà anche all’interno del nuovo ordinamento napoleonico, con la creazione dei dipartimenti (dipartimento dell’Eridano), e sarà successivamente confermata al momento della Restaurazione, con il ripristino della Provincia di Torino, cui Pecetto continuerà ad appartenere fino a oggi.
Mutamenti Territoriali
Nel 1253, ovvero una ventina d’anni dopo la sua fondazione, Pecetto poteva già contare su di un notevole territorio esteso verso sud-est (Montanari 1991, p. 125). Il nuovo villaggio aveva infatti in parte assorbito il territorio del più antico abitato di «Covacium» (attuale frazione San Pietro), come del resto quelli di Canepe (regione Canepe), Passerano (regione Passerano) e Serra (regione Serra), arrivando a comprendere anche la regione Volvera (attuale regione Valvera). Vent’anni più tardi il territorio di Pecetto risulta ancora più vasto, abbracciando verso occidente le attuali regioni Antegnasco, Fontanone, Garia, Genevrea, Valvera, Serra e Roche, mentre sul versante orientale comprende le regioni di Albera, Canepe, Passerano, San Pietro, Cassano e, probabilmente, Sabena (Montanari 1991, p. 125). In sostanza già alla fine del secolo XIII Pecetto poteva contare su un territorio relativamente simile a quello attuale; ma, mentre a meridione esso si espandeva più a sud di quanto non accada oggi, le zone a nord dell’abitato ne rimanevano per il momento escluse. Tra la prima metà del XIII secolo e la prima metà del XIV l’area in cui era sorta Pecetto subì dunque profonde trasformazioni, dovute alla forza di attrazione della villanova, che portarono a un ampio riordinamento dell’habitat rurale e alla formazione del territorio comunale. La nascita del nuovo territorio comunale di Pecetto comportò problemi di definizione dei confini con i comuni contermini, ad esso preesistenti; il primo tentativo fu compiuto con il limitrofo abitato di Revigliasco il 24 giugno 1287 (AST, Corte, Provincia di Torino, m. 12, fasc. 1) e il corso del torrente Gariglia fu assunto a linea di confine. Il 3 giugno dell’anno 1500 si rese però necessaria una nuova definizione confinaria fra i due comuni (AST, Corte, Paesi, Provincia di Torino, m. 12, fasc. 1). Per l’occasione si stabilì anche la corretta definizione del poderium di Chieri rispetto a quello di Pecetto, fra loro confinanti: ma i problemi con il capoluogo non si esaurirono qui, poiché fu necessario tornarvi sopra negli anni 1566, 1570 (AST, Corte, Paesi, Provincia di Torino, m. 12, fasc. l) e 1580 (AC Pecetto, Cat. I, CI. 10, n. 58). Il 25 gennaio 1542 venne risolta ogni questione relativa ai confini territoriali fra Pecetto e Cambiano (AST, Corte, Paesi, Provincia di Torino, m. 12, fasc. l), mentre le controversie con Revigliasco si protrarranno fino all’anno 1842 (AST, Corte, Paesi per A e B, P, m. 5, fasc. 2). In sostanza, agli miri del secolo XVI le comunità di Revigliasco, Trofarello e Pecetto provvedono alla fissazione delle proprie linee confinarie con il ripiantamento dei termini, secondo l’andamento già definito nell’anno 1287. Nuovi complessi problemi confinati con le comunità contermini subentrano nel 1798 (AC Pecetto, Cat. I, CI. 10, 59). Si deve poi giungere all’anno 1898 per avere una descrizione dettagliata dei confini del territorio comunale con i comuni circonvicini, che risultano simili a quelli di età medievale (AC Pecetto, Cat. I, CI. 9, 53). Ancora nel 1864 però insorgono questioni con Trofarello per la definizione dei rispettivi limiti territoriali (AC Pecetto, Cat. I, CI. 10, 72). La controversia riprende nel 1871, quando la borgata Sauglio, in ragione della maggiore vicinanza a Trofarello, chiede di essere aggregata a quest’ultima, distaccandosi da Pecetto. La questione si trascina ancora per molti anni, in ragione dell’opposizione di Pecetto, che vede accolta la propria istanza dal Consiglio Provinciale di Torino nel 1901 (ASPT, cat. XIV, comuni, cartella 7). Tuttavia la richiesta della borgata Sauglio – motivata dalla distanza, dalla gravitazione per i servizi e dalla stessa espansione edilizia dell’abitato in direzione di Trofarello – verrà infine accolta con il D.P.R n. 211 del 21 marzo 1956, che sancisce il distacco della frazione da Pecetto e la sua aggregazione a Trofarello (ASPT, cat. XIV, comuni, cartella 39).
Va inoltre rilevato il progetto di aggregazione di Pecetto a Torino risalente all’anno 1932, nel quadro del tentativo di espansione territoriale del comune metropolitano, che non ebbe però alcun seguito (AC Pecetto, Cat.I, Classe IX, n. 55; ASPT, cat. XIV, comuni, cartella 38).
Comunanze
La regione di Pecetto è caratterizzata sin dal medioevo dalla prevalenza della piccola proprietà e dall’estremo frazionamento fondiario. Difficile stabilire se esistessero delle proprietà comunali soggette a usi civici e indicarne la dislocazione sul territorio e l’entità. È probabile che, nel medioevo, una parte del patrimonio boschivo collinare fosse soggetto alle servitù comunali, ma non ci sono dati per attestarlo. Le uniche notizie in proposito vengono piuttosto dalla documentazione di età moderna. Un estimo dei confini della campana di Chieri, redatto nell’anno 1425 (AC Chieri, art. 145, par. I, fasc. 2, Squadre fìnium inclite communitatis Cherii cum suis estimis [1425]), informa che a quell’epoca le proprietà comunali di Pecetto ammontavano a 12 giornate di terre aratorie, 18 giornate di terreni coltivati a «griciato» (cereali associati alla vite), 15 giornate destinate al prato irriguo e 8 ai boschi, ma nel solo settore compreso amministrativamente nella fìnis del quartiere Arene di Chieri. Sulle restanti porzioni di territorio comunale non siamo in alcun modo informati. Da due atti, stipulati rispettivamente il 3 giugno 1500 e il 4 dicembre 1747 (AST, Corte, Paesi per A e B, P, m. 5, fasc. 2), emerge la presenza di pascoli comunali siti in regione Gariglia e Coste, lungo la linea di confine tra gli abitati di Pecetto e di Revigliasco. Nell’occasione si stabilisce il diritto di uso comune promiscuo fra le due comunità dei terreni a pascolo intersecati dalla linea confinaria, ma non i diritti di comproprietà su di essi. Alienazioni di tali beni comunali si hanno negli anni 1828 e 1835 (AST, Corte, Paesi per A e B, Pecetto, m. 5, nn. 8, 11, 20). Dalla documentazione relativa agli anni 1925-34 (CLUC, Pecetto) risulta poi che in tale periodo sul territorio di Pecetto non si hanno usi civici e che il comune non possiede terreni (ad eccezione di «alcuni relitti stradali di nessuna importanza e insignificanti»). Nel 1938 viene compilato un inventario dei beni comunali (AC Pecetto, Cat. V, CI. 1, n. 119) in cui è confermata la situazione registrata in precedenza.
Liti Territoriali
Sono conservati gli atti di lite di età moderna con le comunità contermini [A.C.P., Cat. I, CI. 10, nn. 57-58-59-72].
Fonti
Fonti edite
Appendice al Libro Rosso del comune di Chieri, a cura di F. Cognasso, Torino 1924 (BSSS 76).
Cartario della abazia di Cavour, a cura di B. Baudi di Vesme, E. Durando, F. Gabotto, Pinerolo 1900 (BSSS 3), doc.7, p.181.
Il Libro Rosso del comune di Chieri, a cura di F. Gabotto, F. Guasco di Bisio, Pinerolo 1918 (BSSS 75).
M.H.P., Chartarum II, Augustae Taurinorum 1853, doc. 108, p. 134.
Fonti inedite
A.A.T. (Archivio Arcivescovile di Torino).
A.A.T., Visite Pastorali, 7/1/5: Visita Peruzzi, H(1584), c. 381r e 383v.
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Chieri).
A.C.C., Catasti Pecetto a. 1538, C1. 1, art. 143, cart. 60.
A.C.P. (Archivio Storco del Comune di Pecetto Torinese).
     Il comune di Pecetto è fornito di un archivio storico comunale la cui consultazione rimane però problematica a causa della mancanza di personale. Il ricco materiale in esso contenuto è stato inventariato nell’anno 1939.  Altre fonti relative a Pecetto sono conservate presso l’Archivio Comunale di Chieri [Montanari 1991, p. 149].
A.C.P., Cat. V, CI. 1, n. 119;
A.C.P., Cat. I, Classe IX, n. 55.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Finanze, Catasti, Catasto Rabbini (1859);
A.S.T., Corte, Paesi per A e B, P, m. 5, nn. 8, 20, 11;
A.S.T., Corte, Paesi per A e B, C, m. 56, n. 44/1;
A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Torino, m. 12, n. 1;
A.S.T., Patenti Controllo Finanze, Reg. 1618-1619, f. 238; Reg. 1630-1631, £51; Reg. 1722, f. 3;           
A.S.T., Camera dei Conti, art. 616, Sentenze camerali in materia civile, 1720-87, Reg.2, ff. 20-213-85.
A.P.T. (Archivio Storico della Provincia di Torino).
A.P.T., Cat. XIV, comuni, cartelle 7, 38, 39.
C.U.C.(Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., Pecetto.
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Vaudano G., Memorie tratte dai documenti esistenti negli archivi di Pecetto, negli archivi di Chieri e dalle “Storie di Chieri” del Bosio e del Cibrario, manoscritto presso l’Archivio Comunale di Pecetto Torinese, Pecetto s.d.
Descrizione Comune

Pecetto Torinese

Prevalenti motivi politici e di sicurezza diedero il via, negli anni Venti del Duecento, alla fondazione di Pecetto da parte del comune di Chieri, la cui riuscita fu garantita da uno stanziamento umano preesistente. Il nuovo villaggio riuscì a soddisfare nello stesso tempo la necessità dell’ente fondatore di ampliare il numero dei contribuenti sui quali far gravare buona parte della spesa pubblica, procurando inoltre nuove forze al suo esercito, e di eliminare definitivamente dal proprio costruendo distretto la pericolosa e ingombrante presenza dei conti di Biandrate. Il difficile progetto fu realizzato dietro sollecitazione e in partecipazione con la vivace comunità del vicino villaggio di «Covacium», che, oltre agli uomini, fornì anche il denaro necessario all’acquisto dei terreni sui quali edificare il nuovo insediamento, di cui Chieri assunse però la piena proprietà.
La tradizione comunale dei Coazzesi venne loro conservata anche nella nuova Pecetto, i cui abitanti, organizzati sin dal 1227 in un proprio consiglio comunale autonomo che riceveva i consoli o il podestà dalla dominante, potevano addirittura partecipare con propri rappresentanti al consiglio comunale di Chieri. Inoltre il villaggio fu subito dotato di una chiesa pievana, forse mediante il trasferimento delle prerogative in precedenza esercitate dalla chiesa di S. Maria di «Covacium». Ben presto l’abitato venne incastellato da Chieri, che per questo motivo dovette cederne la parziale proprietà al comune di Asti durante il periodo compreso fra gli anni 1260-73. Tornatene in possesso, il comune chierese, che pure aveva per motivi politici particolarmente caro l’abitato, fu costretta a infeudare Pecetto ad alcune famiglie chieresi nell’anno 1340: la dedizione di Chieri agli Acaia-Savoia, necessaria a causa degli ormai endemici problemi di sicurezza interna e “estera, ebbe un costo economico molto elevato cui fu necessario fare fronte attraverso la lucrosa pratica delle infeudazioni. La tradizione di autogoverno dei Pecettesi spinse però il capoluogo a rientrare in possesso della sua villanova dopo circa un ventennio; di lì a poco però Pecetto verrà nuovamente infeudata, passando così di mano in mano sino alle soglie del secolo XIX, allorché verrà definitivamente scorporata dal distretto di Chieri.
Nato già maturo, Pecetto fu un comune dotato sin dal principio di un proprio territorio, che venne però ampliato, via via che le popolazioni degli abitati contermini si trasferivano nella villanova nel corso del XIV secolo, quando raggiunse la sua massima estensione toccando i territori di Revigliasco, Trofarello-Celle, Chieri e Pino Torinese. Il territorio di Pecetto non pare subire da allora fino a tempi molto recenti importanti variazioni, ma certo la sua nascita repentina causò l’insorgere di tensioni confinarie con i comuni limitrofi, destinate a riaffiorare periodicamente nel corso dei secoli dell’età moderna e contemporanea. In particolare emergono come linee di attrito costante le aree di contatto con i vicini comuni di Revigliasco e Trofarello. Con la prima l’antica consuetudine di uso promiscuo dei pascoli situati a cavaliere del corso del torrente Gariglia e in regione Coste, che costituivano la linea di confine fra i due enti, comportò a lungo andare forti attriti, ricomposti soltanto alla metà del secolo XIX. Relativamente a Trofarello, dopo le ripetute verifiche dei confini tra tardo medioevo e prima età moderna, si delinea il contrasto per la collocazione amministrativa della frazione Sauglio, che dalla seconda metà dell’Ottocento tende a essere attratta nell’ambito di gravitazione terziaria di Trofarello cui chiede di essere aggregata: tale controversia si chiuderà a quasi un secolo di distanza (1956) con il distacco della frazione dal comune di Pecetto e il conseguente ridimensionamento territoriale di quest’ultimo (perdita di 339 ha, con popolazione residente di 672 abitanti).