Chiusa di San Michele

AutoriPeyrot, Silvio
Secondary AuthorsCerino Badone, Giovanni
Anno Compilazione1996
Anno Revisione2013
Provincia
Torino
Area storica
Ducato di Savoia, Bassa Valsusa.
Abitanti
1706 [ISTAT 2013]
Estensione
[SITA 1991] ha 622; [ISTAT 1991] ha 603
Confini
A nord Condove, Caprie, a sud Valgioie, Coazze, a est Sant'Ambrogio, a ovest Vaie.
Frazioni
Il territorio comunale ospita tre borgate che nei censimenti 1991 e 2001 risultavano essere Basinatto, Bennale e Ponte Rosso, ma lo statuto attuale (redatto nel 2000, vedi testo) riporta come nomi delle borgate storicamente riconosciute Basinatto, Bennale e borgata Molé.
Toponimo storico
Villulam monti contiguam nomine Clusam"; è menzionata nella notizia di fondazione del monastero di San Michele della Chiusa [SERGI, 1983]. L’abitato comunale nel 1862 prende definitivamente il nome di Chiusa di San Michele [ISTAT, Unità amministrative, p.27] in età moderna aveva il nome di Chiusa di Susa [CASALIS 1839, p.36] mentre tradizioni più antiche la vedevano portare anche la denominazione di Clusae Longobardorum.
Diocesi
Dal medioevo sino al 1772 apparteneva alla giurisdizione nullius diocesis dell'abbazia di San Michele della Chiusa [AST, Materie ecclesiastiche, Abbazie, Chiusa San Michele; Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Piemonte, Vescovati, abbazie e benefizi, Articolo 709, Conti degli economi e affittavoli dei redditi dei vescovati ed abbazie, par.26, San Michele della Chiusa, Abbazia; Sezioni Riunite, Economato dei benefici vacanti, Chiusa di S.Michele, Abbazia.]Nel 1772 l’abbazia di San Michele subì alcune riduzioni a favore della diocesi di Susa, eretta in quell’anno, alla quale furono assegnate 27 parrocchie della diocesi di Pinerolo e “quator loca, idest Vajes, S. Antonino, Chiusa et Sant’Amborgio praefato monasterio sancti Michelis subjecta” [CAPPELLETTI 1858, p. 335]. Nel 1803 la parrocchia di San Michele della Chiusa entrò a far parte dell’arcidiocesi di Torino. Nel 1817 la bolla Beati Petri  di Pio VII ripristinava la diocesi di Susa, ma non il nullius diocesis. Da allora la comunità è parte della diocesi di Susa
Pieve
Nell'alto medioevo la zona era sottoposta alla pieve di Santa Maria di Susa, che aveva giurisdizione dal Moncenisio al ponte Volonia nei pressi di Avigliana. Nella seconda metà del secolo X la pieve susina venne in possesso dei marchesi di Torino, che verosimilmente ne scorporarono una parte per donarla a San  Michele della Chiusa [CASIRAGHI 1979, p. 55]
Altre Presenze Ecclesiastiche
Le prime citazioni della Parrocchiale di San Pietro Apostolo sono piuttosto tarde (1347), ma lo scavo archeologico del 1997 all’interno dell’attuale parrocchiale ottocentesca (cantiere aperto nel 1796 e terminato nel 1825) ha rivelato le strutture di due fasi edilizie medievali: a una prima chiesa regolarmente orientata, poco conservata e forse risalente all’XI secolo, fa seguito, ancora in età romanica, la ricostruzione del’edificio, a due navate con cappella absidata a nord, sulla quale si imposta il campanile. Nei secoli XV e XVIII si attuano ripetute e consistenti trasformazioni: la dismissione della navata sud e la creazione di cappelle, la ricostruzione del presbiterio e della facciata e, infine, la totale sostituzione con la chiesa attuale, ruotata ortogonalmente nord-sud [Barello, Ugge, Ferrero, p. 54]
Cappella di Santa Croce (1760): chiamata così perché vi si conservava come reliquia un pezzo della croce di Gesù. L’edificio risulta impostato su una struttura preesistente a pianta rettangolare, a tessitura muraria piuttosto irregolare con impiego di conci lapidei di grosse dimensioni, Uno dei lati presenta uno spessore maggiore e si prolunga verso sud oltre il perimetro del vano. Il suo andamento è parallelo al cosidetto “muro longobardo” che dista appena 20 metri e si affianca al rio Pracchio.
Cappella di San Giuseppe è menzionata nel 1771 come “pilone”; agli inizi del XIX secolo fu ampliata ad opera della famiglia Cantore di Chiusa. Gli scavi archeologici del 2004 hanno rivelato la presenza si un complesso fortificato intorno alla cappella [Barello, Ugge, Ferrero, p. 54].
Altre presenze ecclesiastiche presenti sul territorio sono:
La cappella delle Grazie; la Madonna della Neve nella frazione Basinatto; la Madonna degli Angeli nella frazione Bennale.
Assetto Insediativo
Il centro storico di Chiusa San Michele si concentra tra l’antica via di transito diretta a Susa e il fianco destro del solco vallivo della Val di Susa. In un secondo tempo il centro abitato si è allargato anche vergo nord; in epoca moderna i caseggiati si sono sviluppati lungo l’asse stradale a collegamento tra il cammino alla base della montagna e la nuova strada per Susa. Le frazioni di Bennate e Basinatto sono da intendersi come centri a fuso d’acropoli, situati lungo la strada di cresta collocata sullo spartiacque meridionale della Val di Susa. Non di meno Chiusa rientra nell’organizzazione del territorio circostante la Sacra di San Michele che, data la scarsezza di spazi intorno al nucleo abbaziale e l’importanza dell’edificio stesso, venne ad ospitare varie funzioni amministrative [Vd. scheda Sant’Ambrogio Torinese].
Luoghi Scomparsi
Non si hanno riscontri di luoghi scomparsi.
Comunità, origine, funzionamento
A inizio Trecento ci si riferisce alla parrocchia di San Pietro di Chiusa per individuare la locale comunità chiamata dal castellano di Avigliana a pagare l a regalia al conte di Savoia. Esiste una recognitio comunitatis et hominum Clusae del 1477 con cui viene riconosciuta la dipendenza da San Michele della Chiusa [AAT, Registro delle scritture di San Michele della Chiusa].
Statuti
Non esistono notizie di statuti antichi. Lo statuto attuale è stato redatto dopo il 2000 [vedi testo].
Catasti
Catasto napoleonico [AST, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allefato I, Libri delle misure generali e degli estimi delle province del Piemonte, Circondario di Susa, Mandamento di Avigliana, Chiusa; Sezioni Riunite,Catasti,Catasto francese, Allegato A. Mappe del catasto francese, Circondario di Susa, Mandamento di Avigliana, Chiusa; Sezioni Riunite, Catasti, Catasto francese, Allegato B. Mappe parcellari francesi, Circondario di Susa, Mandamento di Avigliana, Chiusa; Sezioni Riunite,Catasti,Catasto francese, Allegato G. Sommarioni ed altri documenti relativi all'estimo ed alla misura,Circondario di Susa, La Chiusa; Sezioni Riunite,Catasti,Catasto francese, Allegato H. Calcoli trigonometrici, lucidi di mappe ed altra documentazione preparatoria del catasto francese, Dipartimento di Po, Circondario di Susa, Chiusa].
Catasto Rabbini [Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Susa, Registri e atti diversi, Chiusa; Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Susa, Piani accessori, Chiusa; Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Susa, Mappe, reti poligonali e linee territoriali, Chiusa.]
Si vedano anche: AST, Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Chiusa; Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Controllo Generale di Finanze, Tipi annessi alle patenti secolo XVIII, Chiusa San Michele; Sezioni Riunite,Carte topografiche e disegni, Controllo Generale di Finanze,Tipi annessi alle patenti secolo XIX, Chiusa.
Ordinati
Serie non completa a partire dal secolo XVIII [AC Chiusa].
Dipendenze nel Medioevo
Nell'atto ricognitivo del 1477 [AAT, Registro delle scritture di San Michele della Chiusa]. risulta che il monastero clusino esercita merum et mixtum imperium omnimodamque iurisdictionem sul territorio di Chiusa. La Villa de Clusa risulta inoltre menzionata tra i possessi dell'abbazia con­fermati dall'imperatore Federico I al monastero nel 1162 [BSSS 210].
Feudo
La giurisdizione esercitata dall'abbazia clusina riconosceva anche particolari diritti all'officio dell’infirmarius del monastero. L’abate Maurizio di Savoia nel dicembre del 1622 otteneva da papa Gregorio XV una bolla che sopprimeva definitivamente l’ordine benedettino della Sacra, e dieci anni dopo, nel marzo del 1632, Urbano VIII ne confermava e ratificava la soppressione. I monaci furono dispensati dalla vita comune e dall’osservanza delle regole e furono liberi di finire i loro giorni a San Miche, o di stabilirsi a Giaveno col grado di canonici della collegiata che fu eretta con parte delle rendite del monastero. Alla cura della chiesa abbaziale provvedevano alcuni preti secolari. Nel 1642 diveniva abate commendatario Antonio di Savoia, figlio di Carlo Emanuele I. Alla sua morte, nel 1688, lasciava vacanti almeno quattro abbazie, oltre a quella di San Michele e del territorio circostante. Il duca Vittorio Amedeo, dopo un contenzioso durato un decennio con papa Innocenzo XI, concesse i beni della Sacra al cugino principe Eugenio di Savoia-Soisson (1698). Non potendo esercitare il governo abbaziale in prima persone, il Principe Eugenio costituì in vicariato con le più ampie facoltà amministrative affidato all’abate Carroccio di Torino. Dopo la morte del principe nel 1736, le terre dell’abbazia rimasero senza abate commendario per sei anni, nel qual tempo di canonici di Giaveno provvidero all’amministrazione del territorio. Nel 1742 divenne abate Gian Giacomo Millo, poi fatto cardinale. Dopo due anni di vacanza (1757-1759) seguirono quindici anni di governo del cardinale Cavalchini (1759-1774), al quale succedette il cardinal Gerdil. Nel 1798 la struttura amministrativa sabauda venne smantellata. Solo nel 1817, con poche rendite, fu ricostituita la commenda da Pio VII con bolla del 28 ottobre 1817. Il primo abate fu Cesare Garetti di Ferrere, al quale succedette nel 1826 Giuseppe Cacherano di Bricherasio [La Sacra di San Michele  1994].
Mutamenti di distrettuazione
Dal 1621 Chiusa fa parte della provincia di Susa. Il consolidarsi nel corso dei primi decenni del secolo XVII, della giurisdizione sabauda su Chiusa andò di pari passo con la loro effettiva integrazione nella provincia di Susa, confermata dall’ordinamento settecentesco relativo alle intendenze, alle prefetture e alle assise dei giudici (1723, 1724, 1729, 1730 e 1749) [Cassetti 1996; Duboin 1818-1869, III, pp. 58, 72, 79, 98, 133, 160]. Tra il 1713 ed il 1798 era tenuto a fornire un’aliquota di 1 uomo per il Reggimento di Fanteria Provinciale Torino. All'interno della maglia amministrativa francese Chiusa seguì le sorti del territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di livello dipartimentale o circondariale, avente per capoluogo Torino. Inizialmente, si trattò del dipartimento del Po, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799). Con il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1802, in seguito all’annessione della Repubblica Subalpina alla Francia, Chiusa faceva parte del Dipartimento del Po, Arrondissement di Susa, Cantone di Avigliana. Nel 1814, con la restaurazione del Regno di Sardegna sui territori continentali, Chiusa divenne parte della Divisione di Torino, Provincia di Susa, Mandamento di Avigliana [STURANI 1995; STURANI 2001].
Mutamenti Territoriali
Non si conoscono mutazioni territoriali significativi. Si deve riscontrare, non di meno, una certa ambiguità sulle pertinenze territoriali. La cartografia settecentesca attribuisce l’edificio entro i confini della comunità di La Chiusa, spostando la linea amministrativa a sud dello spartiacque [Vedi link]
La situazione è completamente ribaltata nelle tavolette IGM [055 II-NE Almese], la cui prima redazione è del 1881. A questa situazione si è, ad esempio, adeguato il piano comunale di Protezione Civile di Sant’Ambrogio Torinese. [Vedi link]
Nel 1866 la sottoprefettura di Susa propone la soppressione del comune di Chiusa di San Michele e la sua aggregazione a Sant'Ambrogio di Torino (PATRIA 1993, p. 245), la proposta non viene accettata.
Comunanze
Con atto transativo dell'8 novembre 1493 la comu­nità di Chiusa definisce con l'abate Giovanni de Varaz i confini del suo territorio, i diritti di pascolo e di legnatico che la comunità esercita sul monte Pirchiriano. A metà del Settecento delle 1660 giornate che co­stituiscono il territorio clusino 600 sono beni comuni, classificate come pascoli e gerbidi, mentre a 405 ammontano le giornate di bosco.
Secondo la statistica del 1753 risultano 753 giornate di beni infruttiferi di comunità classificati come pascoli e gerbidi, tutte collocate nella zona alta del monte Pirchiriano, oggetto di usi promiscui con il comune di Chiusa. Con declaratoria del Senato di Torino del 10 settembre 1798 le comunità di Chiusa e Vaie in solido definivano con il cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil il riscatto dei beni signorili nei due comuni sulla base di precedente atto del 16 gennaio 1637 che vede­va la comunità di Vaie obbligata al pagamento di 160 emine di segale al­la collegiata di Giaveno [AST, Camerale, Torino Atti Notarili, voi. 1649, anno 1798, 268]. La transazione del 1798 fu poi definitivamente liqui­data con il Regio Economato Ecclesiastico con atto del 10 marzo 1830 che riscattava una rendita di 360 lire piemontesi a favore degli ex beni abbaziali ora goduti in piena proprietà dal comune di Vaie [Vd.scheda Vaie].
Liti Territoriali
Lite per un "nemus vicinorum" con la comu­nità di Vaie a metà Cinquecento [GENTILE 1988, p. 518]. Le maggiori liti territoriali riguardano il con­fine con la vicina comunità di Sant'Ambrogio per le tenute del monte Pirchiriano e con la rivendicazione dello stesso sito di San Michele del­la Chiusa. Con il progressivo decadimento e abbandono dell'abbazia di San Michele, che a metà del Settecento aveva solo più un cappellano e un romito terziario francescano, le case dei semplici massari ed affittuari furono rivendicate alla giurisdizione ora del parroco di Sant'Ambrogio, ora del parroco di Chiusa; lo stesso avvenne per la le­vata del gabellotto del sale, che entrambe le comunità rivendicavano su quelle case, nonché per il pagamento del cotizo e del giogatico.
Fonti
Fonti edite:
P. CANCIAN, G. CASIRAGHI, Vicende, dipendenze e documenti dell'Abbazia di San Michele della Chiusa.Torino 1993 (BSS, 210).
G. CLARETTA, Storia diplomatica dell'antica Abbazia di San Michele della Chiusa con documenti inediti. Torino 1870.
Unità amministrative. Variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000. Popolazione legale per comune ai censimenti dal 1861 al 1991 ai confini dell'epoca, a cura di ISTAT , Avellino 2001.
Cartografia: IGM [055 II-NE Almese]
 
Fonti inedite:
AAT (Archivio Arcivescovile di Torino), Registro delle scritture di San Michele della Chiusa.
AC Chiusa (Archivio Storico del Comune di Chiusa di San Michele).
AST (Archivio di Stato di Torino):
Corte, Materie ecclesiastiche, Abbazie, Chiusa San Michele
Catasto napoleonico [AST, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allefato I, Libri delle misure generali e degli estimi delle province del Piemonte, Circondario di Susa, Mandamento di Avigliana, Chiusa; Sezioni Riunite,Catasti,Catasto francese, Allegato A. Mappe del catasto francese, Circondario di Susa, Mandamento di Avigliana, Chiusa; Sezioni Riunite, Catasti, Catasto francese, Allegato B. Mappe parcellari francesi, Circondario di Susa, Mandamento di Avigliana, Chiusa; Sezioni Riunite,Catasti,Catasto francese, Allegato G. Sommarioni ed altri documenti relativi all'estimo ed alla misura,Circondario di Susa, La Chiusa; Sezioni Riunite,Catasti,Catasto francese, Allegato H. Calcoli trigonometrici, lucidi di mappe ed altra documentazione preparatoria del catasto francese, Dipartimento di Po, Circondario di Susa, Chiusa].
Catasto Rabbini [Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Susa, Registri e atti diversi, Chiusa; Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Susa, Piani accessori, Chiusa; Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Susa, Mappe, reti poligonali e linee territoriali, Chiusa.]
Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Chiusa
Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Controllo Generale di Finanze, Tipi annessi alle patenti secolo XVIII, Chiusa San Michele
Sezioni Riunite,Carte topografiche e disegni, Controllo Generale di Finanze,Tipi annessi alle patenti secolo XIX, Chiusa
Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.   
Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Piemonte, Vescovati, abbazie e benefizi, Articolo 709, Conti degli economi e affittavoli dei redditi dei vescovati ed abbazie, par.26, San Michele della Chiusa, Abbazia.
Sezioni Riunite, Economato dei benefici vacanti, Chiusa di S.Michele, Abbazia.
Sezioni Riunite, Torino, Atti Notarili, vol. 1649, anno 1798, 268.
Bibliografia
F. BARELLO, L. FERRERO, S.UGGE', Evidenze archeologiche in Valle di Susa: acquisizioni, bilanci, prospettive di ricerca, in "SEGUSIUM" Anno L (2013), Vol.52. pp. 23-78. [Vedi testo]
G. CAPPELLETTI, Le Chiese d’Italia dalla loro origine sino ai giorni nostri, Vol. XIV, Venezia 1858.
G.CASALIS, Dizionario geografico, storico-statistico commerciale degli stati di S. M. Re di Sardegna, Vol.V, Torino 1839.
G. CASIRAGHI, La diocesi di Torino nel Medioevo.Torino 1979 (BSS, 196).
G. CASIRAGHI, L'organizzazione ecclesiastica di San Michele della Chiusa nella diocesi di Torino (sec. XI-XIV), in "B.S.B.S.", 85 (1986), pp. 57 -135.
G. CLARETTA, L'Abbazia di San Michele della Chiusa nel Medioevo. Notizia storico-critica e sfragistica, in "Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino", 22 (1886 - 87), pp. 371 - 91.
G. GENTILE, "Ecclesia vocata sepulcrum", in Dal Piemonte all'Eu­ropa: esperienze monastiche nella società medievale (Relazioni e co­municazioni presentate al XXXIV Congresso storico subalpino nel mil­lenario di San Michele della Chiusa, Torino, 27 - 29 maggio 1985), Torino 1988, pp. 505-32.
L. PATRIA, Prima del Laietto. Chiese, oratori e cappelle cimiteriali su terra monastica di San Giusto di Susa (seca XI - XV), in San Bernardo a Laietto. Chiese, cappelle e oratori trescati nella valle di Susa tardo-gotica, Susa 1992, pp. 9 - 59.
La Sacra di San Michele monumento simbolo del Piemonte, Torino 1994.
G. SERGI, I confini del potere. Marche e signorie fra due regni me­dievali. Torino 1995.
G. SERGI, L'aristocrazia della preghiera. Politica e scelte religiose nel Medioevo italiano. Roma 1994.
M.L. STURANI, Il Piemonte, in Amministrazione e territorio in Italia, a cura di L. GAMBI,  F. MERLONI, , Bologna 1995.
M.L. STURANI, Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Id. (a cura di), Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di geografia amministrativa, Alessandria 2001, pp. 89-118.

 

Descrizione Comune
Chiusa di San Michele
Chiusa (Clusa) è l'unico insediamento demico (villula) menzionato con una sua precisa identità toponomastica nel racconto della fondazione del monastero di San Michele sul monte Pirchiriano. Il luogo, che richiama nel nome sia la specifica morfologia della valle in quel tratto, sia un punto di controllo militare e fiscale lungo un importante itinera­rio alpino, collocato alle falde e a ridosso del monte Pirchiriano. L’osservazione del terreno, ad ogni modo, consente di appezzare il fatto che le eventuali “chiuse” altomedievali non erano collocate a chiusura del fondo vallivo principale, oltretutto soggetto alle piene della Dora Riparia, quanto dei cammini di altura che permettevano di aggirare dall’alto un punto in cui il fiume viene a trovarsi chiuso dal Castellazzo di Condove a nord e dalla cresta della Ciabergia a sud. Non a caso a ridosso di questi si sviluppano due centri di discreta importanza quali Basinatto e Bennale lungo la direttrice che porta al Colle della Croce Nera, da considerarsi uno degli snodi stradali più importanti dell’alto medioevo piemontese. Nei secoli successivi la Chiusa entra a far parte dell’organizzazione territoriale della’abbazia di San Michele: anzi, il territorio diviene una sorta di grande comprensorio monastico, del quale la Chiusa è il luogo adibito al controllo dei transiti provenienti dal Moncenisio; di qui si sale all’abbazia, o meglio al Colle del Croce Nera, riprendendo di fatto la sua importanza di chiusura e controllo dei traffici quale aveva avuto nell’alto medioevo.
L’abitato della Chiusa nel XVIII secolo viene descritto dagli intendenti come: consistente per li due terzi e più in montagna e questa per la maggior parte resta composta di roche nude framischiate con pascoli, gerbidi e boschi da sartume di poco reddito e da non tagliarsi salvo con la crescita di anni quindeci e più. Vi sono al­cuni campi e prati di due piccole borgate d'abitanti in essa montagna. Diversi castagneretti e ravoire, queste di bosco ceduo piccolo, da tagliarsi mediante la crescita suddetta. Di detta montagna ne viene tenuto un grande tenimento immune da ogni carigo dall'abbazia di S. Michele. E la rimanente porzione — cioè un terzo circa di detto terri­torio al piano avanzante dalle grandissime e notorie corrusioni del fi­ume Dora — consiste in alteni, campi e prati e di questi in tenue quan­tità, sia gl'uni che gl'altri di poco reddito e producenti frutti di bassa qualità non ostante la più attenta coltura che in esso luogo si usa e ciò per esser detti terreni a motivo di loro situazione in maggior parte gia-rrosi a causa delle vecchie alluvioni o sii innondazioni de' rivi della montagna a quali soggiace ed in parte anche nittosi per le inondazioni del fiume Dora [AC Chiusa, Lettera agli intendenti, 1743]. Proprio sui confini con Condove a ridosso della Dora nacquero questioni territori­ali per l'appropriazione di terreni alluvionali e per la manutenzione di un ponte ligneo che garantiva l'unico collegamento tra le due sponde del fiume, prima del traghetto di Sant'Ambrogio all'altezza di Torre del Colle. Liti nacquero altresì per le servitù di acquedotti coattivi che scorrevano sul territorio comunale. La "bialera di Rivoli", larga un tra­bucco e alta 3 piedi, fu aperta nel 1310 ai confini tra Chiusa e Sant’Ambrogio, scorrendo sul comune di Chiusa per soli 40 trabucchi. Il mulino di Chiusa era mosso invece dalla bialera detta di Cantarana, an­ch'essa medievale, che si originava nel comune di Villarfocchiardo. Con privilegio del 18 maggio 1453 il comune di Piossasco ottenne di poter derivare una bialera dalla Dora Riparia da aprirsi nel territorio del co­mune di Chiusa, ma, date le difficoltà realizzative di tale opera, la stes­sa non venne mai posta in essere, pur risultando il titolo ancora riven­dicato nel 1839 presso la Regia Commissione del compartimento delle acque della Dora [R. P., 6 agosto 1839]. Una La lite che oppose a lungo Sant'Ambrogio e Chiusa per il controllo ter­ritoriale del monastero sull'alto del monte Pirchiriano non ha minori rilievi documentari. Naturalmente, finché l'abbazia ebbe una sua di­mensione di floridezza economica e di autorità, erano gli stessi monaci che concedevano la facoltà di usare a pascolo e boscheggio i siti mon­tani che circondano il maestoso edificio. Peraltro, dopo lo spostamento della comunità dei canonici lateranensi clusini in Giaveno (1622) e il degrado dell'antico monastero, ridotto ad abitazione di pochi ecclesias­tici e dei massari, la ruderizzazione del monumento si accompagnava a rivendicazioni dei due comuni contermini per il controllo degli edifici rustici e dei beni abbaziali suscettibili di sfruttamento economico e fi­scale. Una lite nel 1741 toccò toni accesi e si manifestò nella difficolta da parte delle due comunità di riconoscere i segni confinari tra le parti: la interpretazione dei vecchi confini sulla base delle carte medievali si prestava a facili manipolazioni delle dichiarazioni di scienza man mano che dal fondo valle si saliva sull'alto del monte micaelico. A ogni pro­posta di individuazione di un termine confinario la parte avversa "non si admettevano per buoni". Un interminabile contraddittorio doveva riguardare un immaginifico "Rocho in aria", che, per quelli della Chiusa, "si dice e l'evidenza lo dimostra esser una pietra che si vede e verrà in­dicata sostenuta in ponta da due roche quasi come in aria, grossa che può dirsi Rocho in aria", mentre per gli uomini di Sant'Ambrogio "si vuole che il Rocho in aria sii una pietra pur alquanto grossa che si vede posata sovra la rocha del Pian Castelletto dalla parte verso la Chiusa". La definizione dei confini non fu possibile e, nel corso del contradditto­rio, i Clusini dovettero pure rigettare l'argomento proposto dagli uomi­ni di Sant'Ambrogio circa l'origine del comune avversario: Si sono essi agenti studiato di dar un'origine al nome di Chiusa per escluder che il monastero sudetto possa appartenere ed esser compreso nel finaggio spettante al luogo e Comunità di tal nome e si formano un controvato dicendo che il luogo di Chiusa non fosse altre volte abitato, né for­masse comunità territoriale e che abbi tuolto tal nome da un non si sa che muro stato fatto attraverso la comba di Susa che formasse come una Chiusa, dal che ne sii venuto la denominazione al monastero di San Michele detto della Chiusa e che per tal motivo ne desumono che non possa dirsi detto monastero appartener al luogo e finaggio di Chiusa.  Al che gli uomini di Chiusa chiesero che si dimostrasse "chi vi fosse in vece del luogo di Chiusa, di qual Comunità e finaggio" e, quanto al famoso muro, che nell'Ottocento sarebbe divenuto un luogo comune della tradizione erudita, i Chiusini chiesero che la parte avversa fosse in grado di "riconoscer il muro da sue fondamenta, se potesse esser della qualità e capacità vociferata. Una chimera tale si rimette al giudizio di ogn'uno".