Camerano Casasco

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2005
Provincia
Asti
Area storica
Feudi imperiali; Astigiano (Contado di Asti). Vedi mappa 1.Vedi mappa 2.
Abitanti
445 [censimento 1991]; 494 [censimento 2001].
Estensione
655 ha. [ISTAT] / 669 ha. [SITA].
Confini
Cinaglio, Cortandone, Cortazzone, Monale, Montechiaro d’Asti, Soglio.
Frazioni
Le fonti ISTAT (1991) segnalano la presenza di: un “centro” insediativo, che raccoglie circa la  metà  della popolazione, mentre poco meno ne raccolgono sei  “nuclei”.  Meno del 5 per cento della popolazione risiede in “case sparse”. Sono oggi denotate dall’amministrazione comunale come “località” le due isole amministrative (rispettivamente di ha. 4,30 e 2,77)  che il comune di Soglio possiede entro il  territorio di Camerano Casasco; nel censimento del 1937 queste erano state classificate “frazione speciale”, con la denominazione Bacarel-Prevosto, toponimo sostituito, al censimento del 1951, con Margherita  [A.C.S., Inventario dell’archivio storico (1998), Appendice, Dati generali; Bordone 1994, p. 160; Istituto Centrale 1956; Presidenza 1933]. Vedi mappa.
Toponimo storico
Camerano (Camajrano, o Cammajrano) è toponimo di etimo incerto, considerato “di riporto” per analogia con villam Cameyrani (località scomparsa, ubicata sulle colline tra il Tanaro e il Borbore e menzionata verso il 1190). L’erudizione ottocentesca ha ipotizzato una radice nel  latino camera o camara.  Il toponimo Casasco (Casascum), attestato a partire dall’899,  è considerato di probabile derivazione vuoi dal personale romano Cassius vuoi dal vocabolo casa [Bordone 1976, p. 73; Casalis 1836, p. 353; Eydoux 1971; 1998, pp. 2-3;  Gabotto 1904, docc. 3, 11, 17, 148; Gabotto e Gabiani 1907, docc. 7, 150, 330, 408; Settia 1970, pp. 8, 63]. La dicitura  “Camerano-Casasco” è attestata ufficiosamente nei primi decenni del secolo XIX, sostituita dalla forma  Camerano Casasco nei documenti ufficiali a partire almeno dal 1839  [Casalis 1836, p. 352; Informazioni 1839, p. 27].
Diocesi
Asti
Pieve
Nel Registrum Ecclesiarum dioecesis astensis del 1345 la ecclesia Sancti Laurentii de Cameyrano  figura tra le ecclesiae subditae Ecclesiae Astensis, ossia direttamente dipendenti dal Capitolo della chiesa cattedrale, con un “registro” del valore di 10 lire astesi. [Bosio 1894, p. 519]. Alla stessa epoca, la ecclesia Sancti Pauli de Cassasco risultava invece appartenente alla pievania di Montechiaro, a sua volta elencata tra le chiese subditae della chiesa cattedrale, con un valore di registro pari a 11 lire.  Dalla stessa pievania dipendeva la ecclesia Sancti Bartholomei de Rivo Croso, con un registro di imponibile pari a 2 lire [Bosio 1894, pp. 519, 525; Eydoux 1991, p. 109; vd. anche scheda Montechiaro d'Asti].  
     Dopo l’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi, avvenuta nel 1578,  il curato di Camerano fu vicario foraneo di una giurisdizione comprendente, forse già a fine secolo XVI,  San Paolo di Casasco, come fu riportato nel  sinodo indetto nel 1627 dal vescovo Ottavio Broglia, oltre che Cinaglio  [Bosio, pp.524-25; Gentile 1934, p. 66].
     In coincidenza con l’effimera ridefinizione del territorio diocesano intervenuta nel 1803, San Paolo di Casasco fu asssegnata al vicariato di Montechiaro [Eydoux 1991, p. 109]. Nel 1817, dopo che la bolla Beati Petri ebbe nuovamente operato un riassetto complessivo delle circoscrizioni diocesane subalpine,  venne sottoposta  al vicariato di Camerano [Bosio 1894, pp. 133, 135 e 139;  Eydoux 1991, p. 113].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nella visita apostolica di monsignor Peruzzi del 1585, la chiesa parrocchiale di San Lorenzo,  riccamente dotata di paramenti sacri e provvista di un curato residente,  di patronato signorile a favore di un ramo degli Asinari, era definita campestrem, ma bene clausam e agibile nell’edificio  (i cui resti sono oggi visibili quasi in fondovalle, immediatamente a oriente del capoluogo).
     Soltanto pro maiori commoditate del signore e degli abitanti del luogo (hominum eiusdm loci) era in costruzione, all’epoca, un nuovo edificio parrocchiale, giudicato con favore dal visitatore (quam vidit in sui structura et edificiis pulchram esse, licet adhuc non sit perfecta, sed tamen in bono statu).  Peraltro, dietro esplicita autorizzazione del vescovo (de licentia r.mi domini episcopi Astensis loci ordinario) messa, divini uffici e cura d’anime spettanti a San Lorenzo  (dictae ecclesiae) si svolgevano, entro l’abitato, in un’apposita sala del palazzo comitale (intra castrum dicti loci in quadam sala inferiori pallatii eiusdem ill.mi domini comitis ab aliis mansionibus separata et valde decente).
     Edificata di fronte al castello in forme barocche, la nuova chiesa fu inizialmente  intitolata  a San Pietro, quindi a San Paolo e Lorenzo, ma ancora nei primi decenni dell’Ottocento era la chiesa “di antica costruzione” a essere ricordata dagli osservatori come “la parrocchiale”.  Il patrimonio  parrocchiale era stato stimato, verso la metà del secolo XVIII,  in 38 giornate di terreni fiscalmente esenti, che assicuravano un reddito annuo di £400 (più £100 “d’incerti”) [A.C.V.A., Visite Pastorali,  Visita Apostolica Peruzzi, cc. 219v-21r; Casalis 1836, p. 353; Eydoux e Villata 1995, pp. 33-50].
      La  vita cerimoniale della parrocchia di San Lorenzo fu profondamente segnata, nel corso dell’età moderna, dagli interventi dei Valperga e, successivamente, dei Del Carretto, che risultavano possessori, verso la metà del secolo XVIII, del ricco  beneficio d’altare della Santissima Annunziata, dotato di 46 giornate di boschi, per un reddito annuo stimato in £150. Su terreni e con giuspatronato signorili era stato  eretto inoltre, nel 1636, un oratorio dei disciplinati sotto il titolo di Sant’Antonio da Padova, grazie a una dotazione di circa 2 giornate di vigneto, pari a  un reddito annuo che fu stimato in  £30  verso la metà del secolo successivo. Provvisto di  statuti approvati nel 1689, l’oratorio fu ornato, entro la fine del secolo, di una statua di Sant’Antonio da Padova,  per la quale, negli anni Trenta  dell’Ottocento,  fu costruito un trono processionale; alla facciata era applicato un portico che fungeva da coro per i confratelli, documentariamente attivi fino almeno agli anni Quaranta del secolo XX. All’interno dell’edificio, l’altare laterale di sinistra, già dedicato a San Gaetano, passò successivamente in uso alle Umiliate della Compagnia di Santa Elisabetta,  istituita nel 1712 e documentariamente attiva almeno fino al 1940; un altro altare laterale, che risultava dedicato, agli inizi del secolo XIX, in occasione di un restauro della marchesa Del Carretto,  a San Chirone,  martire della Legione tebea, fu dedicato nel 1938 alla Madonna Immacolata di Lourdes.
     E’ inoltre attestata, nel corso dell’età  moderna, la presenza di una Compagnia del Santissimo Sacramento, di una Compagnia del Rosario e, a partire almeno dal secolo 1749 e documentariamente fino al XIX, di una Compagnia del Suffragio, che era stata  promossa dalla comunità, entro la chiesa,  a partire dal  1724. Era attiva, durante il secolo XVIII, la Congregazione di carità (Vedi inventario) [A.C.V.A., Stato dei beni e delle chiese della Diocesi di Asti (1742), Camerano, c. 254;  Visite pastorali, Visita Migliavacca (1694), vol. 17; Visita Felissano (1742), vol. 21, c. 312v; A.P.C.;  Eydoux 1982, pp.  38, 47;  1985, p. 31;  Gatti 1943, p. 177; Relazione 1753, ff. 61r, 288r; Torre 1999, pp. 22-23, 40, 54-55, 225-26, 254].
      Si segnala ancora la presenza della chiesa, oggi  “campestre”,  di San Bartolomeo,  costruita forse nel secolo XII  in una zona boschiva sul territorio dell’attuale località Madonna, entro un’area di confine lungamente incerto, e forse conteso,  con il territorio del  comune di Cinaglio.  Dipendente dalla pieve di Montechiaro verso la metà del secolo XIV, la chiesa era stata forse sede di cura d’anime dell’abitato, oggi scomparso, di “Rio Croso” (Rivum Crosum).  Suffragano questa ipotesi l’esistenza di un cimitero attiguo, attestato fino al 1669, e le preoccupazioni espresse dai visitatori episcopali nel corso del secolo XVII, che rilevarono le condizioni precarie dell’edificio (1628), il suo successivo restauro a spese dei signori di Camerano (1635), infine un nuovo incipiente abbandono (1663).  Successivamente, la chiesa divenne dipendenza dapprima di Cinaglio, quindi di Camerano. Non è chiaro se le oltre 60 giornate di terre fiscalmente esenti, dipendenti verso la metà del secolo XVIII dalla Cappella di San Bartolomeo sul territorio di Villafranca d’Asti e “possedute” dai marchesi di Camerano, costituissero il patrimonio fondiario dello stesso  beneficio. In età contemporanea,  l’area circostante alla  chiesa fu sito  di un eccidio compiuto, nel 1944,  “da forze partigiane a carico di civili fascisti” [A.C.V.A  Visite pastorali, Visite Broglia  (1626, 1633, 1645); Visite Roero (1656, 1661); Visite Tomatis (1667, 1676);  Bordone 1980b, p. 136 nota 16; Bosio 1894, p. 525; Eydoux 2004; Pittarello 1984, pp. 64-66; Relazione 1753,  f. 220r; Renosio 1999].
      A Casasco la ecclesiam existentem in Castro sub titulo S. Pauli era stata visitata nel 1571 dal vescovo Domenico Della Rovere, ma restò lettera morta la sdegnata ingiunzione con cui  il visitatore apostolico Peruzzi ne decretava, nel 1585,    l’immediata aggregazione alle parrocchie di Soglio (San Giorgio e San Pietro).  Edificata a ridosso del castello di Casasco, il piccolo oratorio,  o cappella, sia pure impeccabile (angusta quidem, sed tamen tota fornicata et bene pavimentata), con la sua dedicazione informale a San Paolo, con le sue rendite, il suo officiante e le attività sacramentali rivolte ai soli sudditi (“coloni” ed “enfiteuti”) dei signori di Casasco, si sottraeva a ogni controllo vescovile, presentandosi come semplice cumulo di prerogative di possesso  (proprietates) dei signori  del luogo, privo di titolatura (numquam in titulum fuerit ecclesia ipsa errecta). 
      Controversie plurisecolari caratterizzarono vuoi le prerogative di possesso e patronato su questa  chiesa,  vuoi il suo statuto parrocchiale, vuoi l’esistenza stessa dell’edificio. Nel 1588 il visitatore monsignor Panigarola, a fronte di  un’apparente  riserva di patronato a favore degli Asinari e al suo mancato riconoscimento  da parte  degli altri consignori del luogo, sospendeva i decreti di Peruzzi fino al raggiungimento di un accordo; dieci anni più tardi la presenza dei consignori era però  giudicata dal visitatore Aiazza una “occupazione” abusiva, donde un decreto di “dismissione” dei beni.  Con la visita pastorale del 1647, il vescovo Broglia  sanciva invece l’unione della chiesa alla cura del parroco di Camerano (anziché di Soglio), ma nel 1681 il visitatore monsignor Tomatis assecondava l’istanza del conte Giorgio Asinari di vietare ai “particolari” suoi sudditi di recarsi a Soglio per ricevere i sacramenti e di porre fine alla continuata “occupazione abusiva” dei beni della chiesa da parte degli altri  consignori. 
     Verso il 1760, a Casasco non vi era dunque “alcuna Paroch[ia]le”, mentre   gli abitanti dipendevano ora “nello Spirituale” dalla parrocchia di Camerano. La chiesa era stata anzi demolita nel 1727, poco dopo il consolidamento delle prerogative signorili incentrate su Soglio degli Asinari Cisa di Grésy e l’acuirsi del conflitto di patronato tra questi e gli Asinari di Bernezzo.
      Mentre due processi avanti la Curia vescovile di Asti (1731 e 1761) e una sentenza di appello davanti al giudice apostolico delegato stabilivano una “antica” parrocchialità della chiesa di Casasco, a partire dal 1740 ne prese avvio la riedificazione, destinata a durare un cinquantennio.   La definizione di statuto e giurisdizione  parrocchiali, con il  titolo di arcipretura,  fu finalmente sancita nel 1795  (grazie anche al patrimonio costituito  dalla cascina di Montecarlo, ceduta dal parroco di Santa Caterina di Montechiaro), mentre la stipulazione di una formale alternanza  di patronato tra i Cisa di Grésy e i Bernezzo fu mediata efficacemente,  l’anno successivo, dal vescovo Pietro Arborio di Gattinara.
      Dotata ora di  un piccolo cimitero  in regione Santa Giuliana,  la chiesa di Casaco fu confermata nel suo statuto parrocchiale dopo la riorganizzazione diocesana dei primi anni del secolo XIX, anche se il cimitero fu chiuso per ordine prefettizio nel 1884, mentre  la chiesa diventava  di libera collazione nel 1899  [A.C.V.A., Visite Pastorali,  Visita Della Rovere (1571); Visita Apostolica Peruzzi (1585), cc. 218v-19r; Visita Panigarola (1588); Visita Aiazza (1588); Visita Tomatis (1681); A.S.T., Sezioi Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 3, c. 19v;  Bosio  1894, p. 525; Bordone 1977, p. 86;  Eydoux 1991, pp. 109-16; 1998, p. 13; Eydoux e Villata 1995, pp. 33-50].
Assetto Insediativo
Secondo i criteri applicati dai funzionari sabaudi  verso la   metà del  secolo XVIII, Camerano era un insediamento fortemente nucleato: luogo “situato in colina, unito e non diviso in borgate”, il suo abitato allineato (come ancor oggi) su un ampio crinale  alla destra del rio Riale, affluente del Borbore.   Peraltro,  fin dagli inizi del secolo,  i funzionari governativi avevano rilevato “in attinenza” di Camerano,  la presenza,  dei circa venti “fuochi  dispersi” di  Casasco, compresi  all’epoca entro il “territorio” di Camerano con lo statuto particolare di  “Castello”: luogo, cioè, dove “non si fa corpo di Com[un]i[t]à” e dove “li beni tenuti da particolari sono tutti enfiteotici semoventi dal d[ett]o Castello”. In quanto “tenimento separato”, che,  non facendo “corpo di comunità”, era  gestito sotto stretto controllo signorile, Casasco consisteva in possedimenti fondiari signorili piuttosto vasti, variamente stimati tra le 300 e le 600 giornate di superficie, ma gelosamente tenuti al riparo, finché fu possibile ai signori, da ogni tentativo di misurazione e d’iscrizione a catasto. A tutt’oggi, il  comune di Camerano Casasco si riconosce in un assetto insediativo caratterizzato dalle due “distinte località” che ne formano il  toponimo.
      Già la documentazione altomedievale segnala (a partire dall’899) in loco Casasco et in loco et fundo seu territorio Casasco un capillare insediamento franco di eminenti possessori, che caratterizzarono con la loro presenza il successivo sviluppo signorile [Bordone 1975, p. 402; Gabotto 1904, doc. 31]. E’ probabile che già nella  prima metà del secolo XII sorgesse a Casasco  il castello, la cui prima attestazione documentaria  risale alla fine del secolo [Bordone 1976, pp. 73-75; Gabotto e Gabiani 1907, doc. 25; Settia 1970, p. 63, ora in Settia 1991].  Per tutta quest’epoca, Casasco fu  un importante centro di potere giurisdizionale, fondiario e logistico degli stessi signori che vantavano prerogative signorili non già a Camerano, bensì a Soglio.  L’insediamento stesso di Casasco fu strettamente connesso, alle sue origini,  con un importante tracciato stradale che aveva unito due importanti centri romani quali Hasta e Industria, già Bodincomagus, entrambi di origine preromana. Questo tracciato conobbe un importante, nuovo impulso tra il tardo medioevo e la prima età moderna grazie, in particolare, alle iniziative politiche  dei Conti di Cocconato, che, forti della rivendicazione di  una dipendenza diretta dall’Impero,  probabilmente non esclusero, in particolare,  il  tratto di collegamento tra Casasco, Remorfengo e Marcellina presso Cocconato. [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2;  n. 3, c. 19v;  Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.1 (3); n. 16, c. 5r; Battistoni 2004; Torretti 1996].
      Successivamente, nelle rilevazioni amministrative di età moderna e contemporanea,  Casasco, la principale località confluita in Camerano Casasco, ebbe costantemente il più elevato ritmo di incremento demografico, insieme alla  massima presenza relativa  di popolazione computata come “sparsa” e, nel secolo XX,  alla più bassa incidenza di emigrazione permanente. Camerano, Casasco e Madonna furono le ripartizioni amministrative riconosciute nei censimenti novecenteschi fino al 1931, quando al toponimo  Casasco fu sostituito quello di frazione Serra Casasco; nel 1951 a Serra e a Casasco, in quanto frazioni distinte, si affiancarono Vignassa e Madonna, quest’ultima comprendente Bastia e Fiorentina.
     Quanto a Camerano Casasco preso nei suoi dati aggregati, a partire dal cuore dell’età moderna, la evoluzione demografica fu complessivamente notevole, senza peraltro toccare né i più elevati  ritmi di incremento, né viceversa i fenomeni di apparente  contenimento  demografico presenti altrove tra le località di area astigiana (che mostra una notevole variabilità di comportamenti anche tra comuni limitrofi).   A Camerano Casasco, con un saldo di raddoppio sull’arco di due secoli,  si passò dai 130 “fuochi”, o nuclei domestici “consegnati” del 1721, alle  198 “famiglie” censite nel 1839 e alle 262 del 1921.  I flussi di emigrazione permanente durante l’età contemporanea si dimostrarono alquanto più  contenuti che non in altre comunità della zona. E’ possibile che quest’ultima caratteristica sia debitrice a sua volta (sia pure con modalità specifiche  tuttora non note)  dell’apparente scarsità di mobilità migratoria dei capifamiglia già attestata per il secolo XVIII, che contrastava con le migrazioni temporanee di altri membri dei gruppi familiari [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.161, cc. 38r-v; 89-90; Eydoux 1978b, pp. 17-36; 1985, p. 36, 40-41; 1998, pp. 4, 14-15;  Informazioni 1839, p. 27; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza  1927 e successivi; Relazione 1753, f. 59v].
Luoghi Scomparsi
In regione Castellazzo la storiografia locale recente ha ipotizzato “una fortificazione”, coeva alle origini di Camerano, che sarebbe sorta “sul più altro poggio” sovrastante la chiesa di San Lorenzo,  da non confondersi con il castello esistente, già distrutto dal maresciallo di Brissac nel secolo XVI, quindi riedificato nel secolo successivo. L’esistenza dell’insediamento di “Rio Croso” è stata ipotizzata in corrispondenza della chiesa di San Bartolomeo.  Presenze preromane sono state ricondotte al toponimo “Prea ficta”, attestato nel 1253 e riconducibile oggi alla località  Preficcia, a sud della frazione Madonna della Neve, lungo il crinale che forma il bricco Pria. Da Casasco proviene una epigrafe romana databile agli ultimi anni del secolo I [Eydoux 1998, pp. 3, 5; 14-15; Vergano 1942, pp. 16-21, doc. 155].
Comunità, origine, funzionamento
Le vicende della comunità in quanto entità politica formalmente organizzata  all’ombra di forti poteri signorili sono poco note, allo stato attuale delle ricerche, nei loro sviluppi originari. Nell’età moderna, verso la metà del secolo XVIII, la gestione politica e  finanziaria erano  affidate a un Consiglio ordinario istituito in modo conforme  alle coeve disposizioni regie, il cui podestà era nominato dal signore. All’epoca, i signori Del Carretto avevano,  “per maggior sicurezza”, fatto trasportare “l’archivio e le Scriture”, regolarmente muniti di “un distinto Inventaro”, dalla chiesa parrocchiale alla casa comunale. Guidata da tre consiglieri,  la comunità godeva di un bilancio sostanzialmente in pareggio, nell’ordine delle £400 annue. 
     Le principali voci di spesa erano destinate non solo agli stipendi del  segretario e del  messo comunale, nonché alle “vacazioni”, o missioni ufficiali, del sindaco, ma anche, e soprattutto, al rettore, o maestro,  della scuola (£210 annue) e alla manutenzione dei cespiti e “miglioramento de’ beni” fondiari comunitativi, tra cui le riparazioni al forno e alla casa comunale. Tra le entrate si annoveravano “redditi” quali il “fitto della misura delle granaglie in occasione de’ mercati”, o il “fitto del lettame della piazza”, l’uno e l’altro “subastati in asta publica”, oltre agli appezzamenti di terre comuni.  Eventuali deficit annuali venivano appianati durante gli anni successivi, mentre “si converte il sovra più a beneficio della comunità”. Soltanto in caso di deficit, “se ne forma poi il causato sotto l’approvazione di quest’ufficio [cioè l’intendenza] e la somma bilanciata si suole ripartire sovra l’universale registro che ascende a soldi 300”.  Dalle descrizioni dei  funzionari sabaudi dell’epoca  appare eplicito il prezzo della stabilità e dell’ordine politici locali, che poggiavano sul un compromesso di fondo: “Questo territorio resta   inmune dal pagamento de’ Reggi Tributti e dal pagamento delle debiture private”.
     Di fatto, dunque, la stessa gestione finanziaria derogava in più punti alle norme del “regolamento de’ Pubblici” (cioè delle amministrazioni comunali), segnatamente  nella tenuta occasionale dei bilanci ufficiali (i “causati”) e nella consolidata opacità delle modalità di esazione  fiscale, “non praticandosi l’elezione di alcun esatore per non multiplicare spese al pubblico”    [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 16, c. 47; Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo  10, Fedeltà prestata dagl'Uomini di Camerano al d.o Lud.co Asinari Consignore di d.o Luogo (19.8bre 1477); n. 26, Ordine del Duca Carlo Emanuel p. l’uniformità de pesi, e misure publicato nel Luogo di Camerano (1612, 5 Giugno); n. 27, Consegna fatta dagli abitanti di Camerano de beni, e redditi da medemi posseduti in d.o Territorio nelle mani del Commissaro Cesare Balbiano p. il Soccorso di Guerra [“p. d.a S. A. chiamato al suo statto”]; [cam., integr. dal doc., orig.]; [soltanto indicazione del valore complessivo in scudi, senza indicazione di luoghi] (1614 [22 maggio 1614]); n. 29, Tassa fatta dal Refferendaro Cesare Balbiano delli Scuti due p. Testa de Part.ri di Camerano imposti da S. A. S. in Liberazione della Macina, e quarta de Censi ascendendo a s. 84 d’oro [“scutti cinquanta d’oro da ff. 16 l’uno”], con ingionzione alla Comm.tà di pagare soli s. 35 simili, con una fede del Test.le Lodi del seguito ag.to di d.a somma [14 dicembre 1615 (“fede”: 23 maggio 1622)] (1615, 5 ap.le); n. 30,  Atto giustifficante siccome il Luogo di Camerano è scritto sovra le mura della Città d’Asti con le altre Terre, che hanno contribuito alle falsificazioni della med.ma Città (1623, 23 8bre) [copia, sec. XVIII]; Relazione 1753, ff. 60r-61v].
      Le pressioni fiscali e giurisidizionali esercitate  dal governo sabaudo si erano fatte sentire innanzitutto sul feudo di Casasco e sui suoi signori, gli Asinari,  a partire dal 1731, quando il luogo era stato “aggregato” alla comunità di Montechiaro ai fini di misurare e iscrivere a catasto il patrimonio fondiario signorile, ma l’effetto era stato di acuire sia le pressioni sugli  abitanti della limitrofa comunità di Soglio, che coltivavano le terre dei signori  sul territorio di Casasco, sia i conflitti con la comunità. Più tardi sembrò delinearsi una conflittualità  più orientata dalla nuova coesione  degli Asinari entro il feudo di Casasco e dal controllo che questi esercitavano per più versi su Soglio grazie alla giurisdizione e ai loro  possedimenti fondiari sia di Soglio sia di  Casasco. Ancora nel 1773, pur aggregato ora a Camerano in quanto “amministratrice del feudo”, un ruolo ribadito dal Generale regolamento per li pubblici (6 giugno 1775), Casasco restava formalmente, secondo la documentazione comunale cameranese, un semplice “cassinale”,  “non facente corpo di comunità” e  “applicato alla prefettura di Asti”, condizione che risultava inalterata sullo scorcio del secolo [A.C.C., cit. in Eydoux 1998, p. 2; A.C.S., Sez. I, Serie 5, nn. 41-58, e in particolare n. 45, Quittanze Asinari di Gresy (1658-1730);  Sez. I, Serie 9, n. 99, Paolo Giuseppe Cisa Asinari di Gresy, Gerolamo Pelletta di Cossombrato e Lorenzo Antonio della Valle, consignori di Soglio – Comunità di Soglio, per il pagamento del laudemio di soldi 6 per ogni fiorino sull’ammontare dei contratti (1757-1758); Sez. III,  Serie 1, n. 714,  Nota della misura dei beni affittavoli dell’Ill. Marchese Grisì sopra le fini di Casasco, (s . d., ma inizio sec. XVIII); n. 715,  Consignamento dell’Ill. Sign. Marchese di Grisì Gabriel G.B. Asinari dei Signori di Solio per porzione di giurisdizione beni e ragioni feudali di esso luogo, beni feudali di  quello di Casasco, e ragione di giurisdizione sovra l’istesso luogo e castello (1720) (copia dagli arch. camerali 1770);  A.S.T., Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 10, n. 38, Atti di Missione in possesso a favor del Duca Vittorio Amedeo 2do del Luogo di Camerano col Giuramento di Fedeltà degli Uomini d’esso Luogo (1696, 10 Febbrajo); Mazzo 11, Motivi per provare che la Camera non hà dovuto aggiudicare al M.se di Gresy li beni feudali di Casasco; Eydoux 1991, p. 109; Relazione 1753, ff. 153v-54r].
Statuti
Non si hanno attestazioni di compilazioni statutarie. Statuto comunale 2002. Vedi testo.
Catasti
A Camerano la catastazione della seconda metà del secolo XVIII  era stata  preceduta, durante l’età moderna, dalla redazione di  due catasti seicenteschi,  rispettivamente nel 1614 (Registro Della Mag[nifi]ca Communità Di Camerano Feudo Imperiale Per l’Ill.mo et Ex.mo Sig.r Marchese Ghiron Francesco Villa) e nel 1669. Quest’ultimo fu  descritto in seguito  dai funzionari sabaudi come congruente con i criteri promossi dall’amministrazione centrale entro i primi decenni del secolo XVIII:
 
Quantonque siano solam[en]te anni venticinque circa, da che Camerano resta tuto  il sicuro dominio di S. M., non ha però trabuchi locali [e] concorda nelle misure.
 
Essi trovarono infatti  “li beni descritti a g[iorna]te, stara, tavole, e piedi [...] et l’aplica[tio]ne è fatta a valbe de tenimenti”. Se l’uniformità delle unità di misura può forse ricondursi all’ampiezza e dispersione dei possedimenti signorili della prima età moderna, la qualità e la conservazione del materiale catastale nel corso del Settecento era  giudicato ormai del tutto insoddisfacente: così, nel 1753, l’intendente osservava che  “non vi è cadastro né libri di trasporti ma solo un brogliasso di misura generale seguita nel 1714”. Questa documentazione è oggi conservata in A.C.C. (mentre non è attualmente confermabile l’asserita  presenza, a fine secolo XIX,  di “registri catastali” risalenti al 1709)  [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 21, n. 16, c. 47; n.161, cc. 38r-v; Bianchi 1881, p.354; Eydoux 1985, pp. 36, 311].  Una profonda lacuna documentaria che sembra caratterizzare l’opera di nuova catastazione sabauda per il secolo XVIII rinvia a A.S.A., Serie  Catasti antichi [Cassetti 1996, p. 71],  mentre sopravvivono in loco, per epoca più tarda,  un  Libro dei trasporti del secolo XIX, a cui fanno seguito tre volumi di Volture catastali per gli anni 1925-36.  Al 2004 il materiale catastale conservato in A.C.C. è in attesa di riordino.
     Per Casasco è conservato un Frammento di catasto del territorio di Casasco [A.S.A., Archivi nobiliari, Famiglia Guidobono Cavalchini, n. 4/25/3 (secolo XVI)].
Ordinati
La serie storica degli Ordinati e conti dei sindaci copre gli anni 1614-1720, per riprendere, dopo una lacuna,  con gli Ordinati per gli anni 1819-28.  Una serie di Ordinati decretati copre gli anni 1827-38, seguita dalla serie Ordinati originali (1833-34).  I Deliberamenti approvati iniziano con il 1833 e proseguono fino al 1838. Dopo una seconda lacuna, i Deliberamenti originali coprono gli anni 1849-1861.  La serie Deliberazioni è ininterrotta a partire dal 1833 [A.C.C.].
Dipendenze nel Medioevo
Assente dai diplomi imperiali del 1041  e del 1056 che confermavano diritti sovrani e numerosi castelli alla Chiesa d’Asti, il luogo di Camerano è  consoderato  incluso in un atto di permuta (8 febbraio 1122)  tra il vescovo di Asti e i coniugi Gandolfo e Gillia, possessori di beni di cui è stata ipotizzata l’ubicazione appunto a  Camerano, in regione Paschero; lo stesso documento cita beni situati a Casasco [Assandria 1907, docc. 319, 317; Eydoux 1998, p. 7; Gabiani e Gabotto 1907, doc. 5].
     Sia pure in assenza di conferme documentarie, dalla storiografia locale è stata abbozzata l’ipotesi che Camerano avesse lo statuto di  locus novus (forse sorto a spese della parte meridionale del territorio di Casasco), uno dei modi in cui  il comune di Asti assunse gradualmente il controllo politici e militare sul territorio circostante la città sia attraverso il progressivo ampliamento territoriale sia mediante l’aggregazione al cittadinatico astese dei signori dei villaggi del retroterra. Secondo il cronista Ogerio Alfieri,  In generale, due presenze signorili sembrarono caratterizzare, verso la metà del secolo XII, l’area compresa tra Camerano, Soglio e altri luoghi circostanti: innanzitutto i signori de Casasco, di cui sono attestati, in particolare, i rapporti con i canonici del Capitolo della cattedrale di Asti,  a partire dal 1161; in secondo luogo, i signori de Playa, o di Riva e Piea, la cui capillare penetrazione locale sembra suffragata dalla presenza di un ramo de Casasco degli stessi signori de Playa.  Il 16 luglio 1198 il podestà di Asti faceva  dono a Roberto de Camayrano e a Sismondo suo fratello della cittadinanza, insieme ai loro uomini.  Ancora nel luglio 1198 il cittadinatico venne concesso ai domini di Cinaglio e Casasco, oltre che di Camerano; cui fece seguito una riconferma a Roberto de Camayrano nel 1201. Ghibellini, essi si inserirono nelle lotte contro la fazione guelfa guidata dai Solaro.  Il 19 luglio 1198 erano stati ammessi al cittadinatico astese anche i de Casasco, salva la  dispensa dal fare guerra per il comune di Asti quando vi fossero contrasti con i loro domini: (“salvis dominis eorum”), con esplicita esclusione del marchese del Monferrato [Eydoux 1998, p. 12; 1998, pp. 10-11; Sella e Vayra 1880-87, docc. 776-79].
     Successivamente, vi fu una corrispondenza cronologica abbastanza stretta tra l’accelerarsi delle dismissioni  dei possessi tanto dei signori di Riva e Piea quanto dei signori di Casasco all’epoca della prima penetrazione a Soglio dei Pelletta, rappresentanti fra i più attivi dei  mercanti e banchieri astigiani che, soprattutto dopo la conclusione delle ostilità contro i marchesi di Monferrato agli inizi del secolo XIII, investirono una parte dei propri capitali rilevando i castelli e le giurisdizioni dell’antica aristocrazia rurale. Camerano, dove i de Camayrano perdettero la signoria entro i primi decenni del secolo XIII in favore dei de Casasco e quindi degli Asinari,   risulta nominato tra le terre del distretto astigiano nel diploma dell’imperatore Federico I Barbarossa del 1159, nell’elenco delle terre del distretto dipendenti dalla giurisdizione di Asti  nel 1379 e, ancora, nello strumento dotale di Valentina Visconti, con il quale il dominio astese passò a Luigi d’Orléans.  [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B, Diploma del detto Imperatore Carlo IV. d'ordine alli Marchesi del Carretto, di Ceva, Cravezana, Camerano, Delbosco, Ponzone, Busca, Garezzo, ed Incisa, come Discendenti dal Marchese Aleramo di Monferrato, ed alli Conti di Cocconato, e Cavaglià di riconoscer il Marchese Giovanni di Monferrato (5° Idj Mag.o 1355);  Provincia di Asti, Mazzo 10, Estratto della Sentenza proferta dal Vicario d'Asti per cui dichiara nulle le informazioni prese contro la Co.ità di Camerano avanti l Giudice d'Asti come incompetente (19.Luglio 1334); Estratto di diversi Ordinati del Commune d'Asti riguardante l'elezione dà esso fatta de' Podestà di Camerano unitamente alle altre Terre del suo distretto (1385 al 1567); Transazione seguita trà 'l Proc.re fiscale d'Asti per il Duca Lud.co d'Orleans, et j d.i fr.li Asinari sovra le differenze vertenti à causa della metà del feudo di Camerano stata occupata dal d.o fisco in odio di d.i Asinari che pretendeano esser d.o feudo indipendente dal Contado d'Asti, e non esser tenuti quello riconoscere, salvo da S.M.Ces.a per quale è stato convenuto doversi quello restituire alli d.i Asinari con obbligo di quello riconoscere dal d.o Duca d'Orleans come dipendenza di d.o Contado (6.8bre 1477); Bordone 1976; 1977, p. 84; Gabotto 1904, I, 31; Sangiorgio 1975, pp. 280 sgg.; Sella e Vayra 1880-87, docc. 6, 580; Vergano 1942, vol. III, n. 5;  Rubrice 1534].
Feudo
Nell’intreccio di interessi signorili e giurisdizionali che intersecarono e collegarono Camerano con le località più vicine, le vicende storiche del luogo appaiono strettamente intessute, in particolare,   con quelle di Casasco, di Soglio e, in parte, di Cinaglio, Chiusano e altre località. In quest’area, tra la fine del secolo XII e la fine del XIII,  i signori di Casasco (de Casasco), discendenti di Manfredo e Raniero, sembrarono sviluppare un dominio che si diramava  dal nucleo originario fino appunto a  Camerano,  Piea e Cinaglio  [Gabotto e Gabiani 1907, doc. 25; Sella 1887, docc. 779-81; Eydoux 1971, p. 74; Bordone 1976, pp. 74-75]. E’  stato ipotizzato che, già dagli inizi del secolo XIV,  Casasco e Soglio fossero collegati in un duplice acquisto di prerogative signorili da parte dei Lajolo, ed  certo  che,  entro il 1313,  erano divenuti  consignori di Casasco il ramo dei Pelletta presente anche a Piea e a Cortanze, nonché gli Asinari, la cui presenza sia a Camerano (come successori dei de Casasco dopo la perdita della signoria da parte dei de Camayrano) sia a  Casasco ascende forse ai primi  del secolo XIII [Casalis 1836, pp. 352-54; Guasco 1911; Eydoux 1971, p. 68].
     Dalla fine del secolo XIV in poi,  la presenza degli Asinari divenne a Casasco esclusiva o predominante, estendendosi, a partire dagli inizi del secolo XVI,  su Soglio, Monale e Bastia.  Soprattutto, verso la metà di quel secolo si consolidava la rivendicazione degli Asinari di Camerano a una diretta dipendenza imperiale, con la successiva erezione in contea, per diploma  di Carlo V (1543), del “locum Cameranum cum toto territorio”: una formula ambigua, che potè, insieme ai diritti signorili goduti in una rosa di località disperse,  prefigurare   una giurisdizione sovralocale.
     I Valperga di Masino divennero feudatari di Camerano nel 1626 a seguito del matrimonio di Ersilia Asinari con Ghirone Valperga avvenuto nel 1623. La figlia  Anna Delibera lo portò in dote a Guido Villa marchese di Cigliano nel 1629, consolidando di fatto, per gran parte del secolo XVII,  le prerogative godute su Camerano e su Casasco. Il matrimonio di Silvia Maria Villa al marchese Giovanni Francesco Emanuele Solaro di Dogliani fu la premessa per lo scorporo formale dei due feudi  sullo scorcio del secolo.   
     Nel 1702 acquistò il feudo di Camerano  Giovanni Battista del Carretto, in permuta con la  metà dei feudi  di Novello, Monforte, Monchiero, Sinio e Castelletto, con la conferma del titolo marchionale. Come erede dei Del Carretto il titolo passò, durante la Restaurazione,  nel 1820, a Maria Luisa Maresca di Serra Capriola.  
     A Casasco, la cessione  di una quota pari a un terzo della giurisidizione ai Roero, che aveva intordotto, tramite questi, i Valperga, i Villa Ghiron e i Solaro, fu  lentamente riassorbita entro la parentela allargata degli Asinari con gli inizi del secolo XVIII.  Nel 1718, la risoluzione  di una lite tra Vittorio Amedeo Asinari di Bernezzo e Gabriele Giovanni Asinari Cisa di Grésy sancì nuovamente la consignoria dei due rami Asinari e la temporanea supremazia dei Cisa di Grésy. I patrimoni fondiari dei signori, verso la metà del secolo XVIII, erano cospicui: quasi 300 giornate fiscalmente esenti sul territorio di Camerano; fondi variamente stimati tra le 300 e le 600 giornate di superficie a Casasco, gelosamente tenuti al riparo, finché fu possibile ai signori, da ogni tentativo di misurazione e d’iscrizione a catasto [A.S.T., Corte, Materie politiche per rapporto all’Estero, Materie d’Impero, Vicariato Imperiale, cat. II,  Istrusione particolare del Duca Emanuel Filiberto di Savoja al Conte di Camerano Inviato presso la Corte Cesarea, per ottenere dall'Imperatore la conferma del Vicariato Imperiale, ed ampliazione del medesimo sulli feudi ivi specificati; E per far dichiarare dall'Imp.e, che il Vicariato Imp.le concesso al Marchese del Finale sopra tutti quelli della sua agnazione Del Carretto, non dovea aver Luogo per quelli, che prima aveano contratto qualche obbligo verso la R.l Casa di Savoja (30. Agosto 1564);  Paesi,  Provincia di Alba, Mazzo 4, Investitura concessa dalla Duchessa Maria D'Orleans Tutrice del Duca Lodovico di lui figlio Conte d'Asti a favore di Oddone, Teodoro, filippo, e francesco fratelli Roeri della 4.a parte di Canale, S. Fré, di tutto Ceresole, e 4.a parte di Casasco Giurid.ni Beni, e redditi feudali dalli med.i dipend.ti alla forma delle precedenti (1467); Provincia di Asti, Mazzo 10, Transonto del Testam.o di Tommaso Asinari Sig.re di Camerano con istituzione d'Eredi per ugual parte de' suoi Beni frà quali vi è Camerano a favore di Corrado, e Giorgio suoi fr.li colla condizione rispetto al primo di fissar sua abitazione in Asti (14.Maggio 1295); Privileggio dell'Imp.re Carlo 4° per cui accorda à Rasonino Asinari, ed à suoi fr.li la facoltà di posseder il Luogo di Camerano come Allodiale con ogni sorte di giurid.ne conforme nè avevano goduto li suoi predecessori (13.Ap.le 1354); Dichiarazione di Gio. Galeazzo Visconti di Milano, Conte d'Asti, non essere corso alcun tempo pregiudiziale à Catterina, Antonia, e Margherita figlie legitimate et Eredi d'Emanuel Asinari Consignore di Costigliole, e Camerano per prender l'Investit.a e prestare la fedeltà per sette parti delle 8.di d.o Castello e Luogo di Costigliole, e metà di Camerano, quali si dicono indebitamente occupate dà Antonio, e suoi figl.i Asinari, alla successione de' quali feudi intendevano d.e Sorelle essere admesse attesa la legitimaz.ne ottenuta dall'Imp.re Carlo IV (7.Marzo 1384); Diploma dell'Imp.re Sigismondo di confirmaz.ne à favore di Rasonino, e Gulielmo fratelli Asinari del privileggio concesso dà Carlo IV. à Corrado, e figl.i di Rasonino Asinari per il Luogo di Camerano delli 13.Ap.le 1369. ivi tenorizato (27.Xmbre 1414); Transatione trà Rasonino, Gulielmo, Giorgio, e Conrado fr.li Asinari fù Michele, con consenso di Lud.co di Sav.a Pr.n.pe d'Achaja, et Duca Carlo d'Orleans Conte d'Asti per cui è stato convenuto che non possino li med.i alienare alcuni de' Beni che vivendo teneva d.o suo Padre consistenti nel Castello di Camerano, porzione d'Osasco, Dusino, Val di Chiesa, Virle, Banna, Case in Asti, beni di Scalenghe, Castagnole, e Carignano (20.febr.o 1423); Obbligo passato dà Sigismondo e Valeriano fr.li Asinari per la metà, et Lud.co Asinari per l'altra metà di pagare alli Custodi del Castello di Camerano Ducati 112 per la Custodia del med.o Castello (18.8bre 1477); Transazione seguita trà Luiggi fù Conrado, et Ant.o Agostino fù Gio. Cugini Asinari sovra le differ.e trà loro vertenti per la successione nella metà del feudo di Camerano che vivendo possedeva Baudoino fù Rasonino Asinari loro zio de' Consignori di d.o Luogo, morto ab intestato, e senza figl.i maschj (8.Ap.le 1478);  Commissione di Filippo Sandricourt Luogot.e G.le nel Contado d'Asti per il Duca d'Orleans per l'immissione in possesso à favore di Valeriano, e fr.li Asinari del Castello di Camerano dipend.te dal d.o Contado d'Asti à tenor dell'Inv.ra dà essi rapportata (12 Gen.o 1479); Investitura concessa dal Gov.re d'Asti per il Ré di francia del Castello di Camerano, Val di Chiesa, 4.a parte e metà dell'altra 4.a parte di Casasco, metà e 36.a parte di Dusino et 8.a parte d'Agliano à favore di Gabriele Asinari alla forma che li suoi predecessori nè sono stati investiti. (1498); n. 18, Atti della S.ra Isabella figlia del fu Gabriel Asinari contro Matteo, e Francesco suoi fratelli per esser sodisfatta del Legato di Ducati 1500 d’oro lasciatigli da d.to fu suo Padre [orig.?] (1539); n. 19, Diploma dell’Imperatore Carlo V per quale confirma a favor del Conte Francesco di Camerano tutti li Privileggij, Concessioni, e dichiarazioni stati concessi alli pro tempore Sig.ri di detto Luogo di Camerano [cart. (2 copie, sec. XVII); perg.]; n. 20, Notula dell’Investitura raportata dal Conte di Camerano p. d.o Luogo di Camerano p. estratto dalli Reg.ri Camerali (1560, 16 Feb.ro); n. 21, Notula ricavata dalli Registri delle Investiture di quella accordata da S. A. a Fran.co Asinari Conte di Camerano pel Feudo di Valdichiesa, metà, ed ottava d’altra metà di Dusino, 3a di Casasco, e 20a di Monale, coll’espressa riserva della Superiorità Cesarea su Camerano [cam.] (1581, 19 Febbrajo); n. 22,  Parere delli P.o Presid.e Morozzo, e Senatore Vaudo con cui si dimostra non avere ragione alcuna li SS.i di Virle sul Feudo di Camerano dipendentem.te dalla Success.ne di Michele Asinari [cam.] (1602, 19 Maggio); n. 23, Copia di Missiva del Duca Carlo Emanuele I alla Contessa di Camerano [madre di Francesco Asinari], con cui le notifica l’ordine dato di ridurre sotto la speciale sua protezzione, e salvaguardia quel Feudo, e dipendenza. E della riduzione fatta dall’Uditore Spatis [mastro auditore nella Camera dei conti, Guglielmo Spatis] Delegato p. tal fatto. E di dichiarazione fatta dalla med.ma S. A. che con tal riduzione non s’intenda recato alcun pregiudizio alle rag.i di d.a Contessa sul pred.o Feudo [cam.] (1603, 22. 24 7mbre); n. 24, Copia di Decreto di S. A. R. a supplicazione della Contessa di Masino, a favore di cui dichiara non essere stata mente sua di recare alcun pregiudizio alle ragioni competenti alla med.a Contessa sul Feudo di Camerano colla ridduzione fatta dall’Uditore Spatis  (1604, 17 giugno); n. 25,  Sommario delle ragioni prodotte dal Sig.r Patrimoniale di S. A. S. nella Causa di Camerano contro li Sig.ri Asinari, e pretendenti ragione in esso feudo. Con una risposta del Patrim.le sud.o al discorso hist.o prodotto in giudicio dalli SS.ri di Camerano [cam.] [a stampa, s. d. ma dopo 24 settembre 1603, f.to “Carl’Antonio Ghigliotti Avocato Patrimoniale. Gio. Bernardino Porta”; altra copia in n. 36]; n. 28,  Rescritto Camerale ottenuto dal Patrimoniale di Cittazione contro la Contessa Margarita Mayna Vedova del fu Conte Francesco Asinaro p. proseguire non ostanti le ferie la Causa della Devoluzione pretesa dal d.o Patrim.le de feudi di Camerano, Valdichiesa, Dusino, Casasco, e Monale (1613, 13 Luglio); n. 29,  Tassa fatta dal Refferendaro Cesare Balbiano delli Scuti due p. Testa de Part.ri di Camerano imposti da S. A. S. in Liberazione della Macina, e quarta de Censi ascendendo a s. 84 d’oro [“scutti cinquanta d’oro da ff. 16 l’uno”], con ingionzione alla Comm.tà di pagare soli s. 35 simili, con una fede del Test,le Lodi del seguito ag.to di d.a somma [pag.: 14 dicembre 1615 (“fede”: 23 maggio 1622];  n. 31, Rescritto Camerale ottenuto dal Patrimoniale Berrutto p. la reduzione del feudo di Camerano p. la morte del Conte Francesco Asinari [cam.] (1623, 23 9mbre); n. 32, Supplica del Patrimoniale colle Lettere del Duca Emanuel 1° per cui manda ridursi i Feudi di Camerana [sic] Valdichiesa, Casasco, Dusino, e Monale Devoluti per la Morte della Contessa Margarita Asinara [cam.] (1624, 16 Aprile); n. 36,  Factum per comprovare che il feudo di Camerano dippende solamente dall’Impero fatto ad instanza della Contessa di Camerano, con un sommario de titoli a quali resta appoggiato. -DISCORSO / SOPRA LA LIBERTA’ / Et possesso Antichissimo / DI CAMERANO [comprende: “BREVE SOMMARIO DELLE / Raggioni di Camerano.”; a stampa, s. d.; cit. marginali “Dogliotti”, “Chiesa”]; n. 39, Investitura concessa dal Duca Vittorio Amedeo 2° a favor del Marchese Gio. Batt.a Carretto del Castello Luogo, beni, redditi, et r.oni feudali di Camerano spettantegli in virtù della permutta seguita con d.a S. A. della metà del Marchesato di Novello (1702, 27 Mag.o); Mazzo 11, Investitura concessa dal Gov.re d'Asti à favore di Gabriele Asinari de Castelli e Luoghi di Camerano, Val di Chiesa, 4.a parte, e metà d'altra di Casasco, metà e 36.a di Dusino, et 8.a parte d'Agliano. (1516);  Altra concessa dà cui s.a à Francesco Asinari di tutto il Castello, e Luogo di Camerano, tutto quello di Val di Chiesa, metà et un 8.a di Dusino, un 8.a parte d'Agliano, 3.a parte di Casasco et un 20 di Monale, e Bastia. (1524); Altra concessa dal Gov.re d'Asti per l'Infante Beatrice à favore di Gio. Ant.o Asinari Consig.re di Casasco e Monale d'un Molino situato nelle fini di Monale per esso aquistato dà Gio. Luchino Scarampo Consignore di d.o Luogo alla forma delle preced.ti (1534); Altra ricavata dalli Reg.ri dell'Investiture di quella accordata dà S.A. à Franc.o Asinari Conte di Camerano pel feudo di Val di Chiesa, metà ed 8.a d'altra metà di Dusino, 3.a di Casasco, e 20.a di Monale, coll'espressa riserva della Superiorità Ces.a sù Camerano. (1581);  Rescritto Cam.le ottenuto dal Pat.le di citazione contro la Cont.a Marg.ta Mayna Vedova del C.te Franc.o Asinaro per prosseguire non ostanti le ferie, la Causa della devoluz.ne pretesa dal Pat.le de' feudi di Camerano, Val di Chiesa, Dusino, Casasco, e Monale. (1613); Bordone 1976, pp. 73 sgg.;  Eydoux 1978a; 1985, pp. 27 sgg.; 48 sgg.; Galeani Napione 1813; Guasco 1911, vol. I, pp. 360-61; 423-24; vol. IV p. 1578 (522); Relazione 1753, f.60r;  Torre 1999, p. 135].
Mutamenti di distrettuazione
Camerano appartenne al Contado di Asti, entrando a far parte del patrimonio degli Orléans nel 1389, a seguito del matrimonio di Valentina Visconti, contessa di Asti, con Louis de Valois, duca di Orléans e fratello di  Carlo VI, re di Francia [Bordone 1977, p. 84; Rubrice 1534; Sangiorgio 1975, pp. 280 sgg.]. Nel 1531, con l’investitura del Contado da parte dell’imperatore Carlo V alla cognata Beatrice di Portogallo, moglie del duca Carlo III di Savoia, i duchi di Savoia divennero  conti di Asti. Lo stesso anno, con un diploma imperiale confermato nel 1562 dall’imperatore Ferdinando I,  fu conferito ai duchi  il vicariato imperiale sul Contado, con pieno esercizio di tutti i diritti regali, che nel 1555 vennero estesi alle diocesi del dominio ducale. Verso  quest’epoca, mentre Asti veniva eretta a provincia nella riorganizzazione del 1560 dei territori sabaudi da parte del duca Emanuele Filiberto,  invalse una distinzione,   entro il “corpo” del Contado,  tra la città di Asti con le ”terre” del suo distretto; il Capitaneato, formato da “terre” esterne al distretto  non infeudate, ma ora di immediato dominio ducale; quindi le “terre” infeudate; infine le “terre della chiesa d’Asti”, sulle quali la corte sabauda dichiarò talvolta di esercitare prerogative di “quasi possesso”. 
     Entrato a far parte nominalmente dei possedimenti immediati dei Savoia nel 1612, Camerano era  stato oggetto di pressioni dirette tese a scorporare le prerogative di dipendenza dall’impero fin dal 1581, quando i signori Asinari, apparentemente vincolati alla clausola limitativa di “superiorità cesarea” sul solo territorio di Camerano, si erano dicharati vassalli dei Savoia  per un’altra parte dei loro possedimenti:  “pel Feudo di Valdichiesa, metà, ed ottava d’altra metà di Dusino, 3a di Casasco, e 20a di Monale, coll’espressa riserva della Superiorità Cesarea su Camerano”.  I conflitti di supremazia intorno allo statuto imperiale del feudo, ricorrenti per tutta l’età  moderna,   s’incentrarono di volta in volta sullo statuto giuridico di Camerano entro il corpo del Contado, sull’allodialità del feudo e sulla estensione  territoriale  delle prerogative signorili (comitali o marchionali).  Il perseguimento da parte del Senato di Torino della sovranità e di “atti di possesso”sul feudo imperiale tendeva per più versi ad assimilarne lo statuto giurisidizonale a quello dei feudi della Chiesa, anche se una lunga situazione di compromesso sul piano tributario e fiscale caratterizzò l’affermazione della riconosciuta supremazia sabauda a partire dall’epoca della signoria dei Del Carretto    [A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 10, n. 17, Quittanza del Tesoriere della Duchessa Beatrice a favore delli Conti di Canelli, Camerano, e Calozzo delle somme p. essi esatte dalli Feudatarj del Contado d’Asti p. il donativo fatto alla d.ta Duchessa in occasione del suo Avvenimento alla Corona  (1533, 18 Gennajo) [copia]; Nota de' Luoghi, ne' quali la Città d'Asti negl'Anni 1442., e 1451. secondo i suoi Statuti nominò il Podestà, fra quali sono compresi i Luoghi di Camerano, Tigliole, Cagliano, ed alcuni altri occupati da' Terzi (s.d); n. 30, Atto giustifficante siccome il Luogo di Camerano è scritto sovra le mura della Città d’Asti con le altre Terre, che hanno contribuito alle falsificazioni della med.ma Città  (1623, 23 8bre) [copia, sec. XVIII];  n. 33, Ragionam.to sopra la dipendenza del Feudo di Camerano dalla Suprema giurisd.ne della R.le Casa di Savoja (s.d.);  n. 34,  Memorie del Conte Mellarede riguardanti il feudo di Camerano [cam.] (s.d.); n. 35, Sommario de titoli prodotti dal Patrim.le nella Causa del feudo di Camerano contro li Sig.ri Asinari, ed altri pretendenti hever r.one sovra tal feudo  [a stampa, s. d.; altra copia in n. 25; Rubrice 1534; Sangiorgio 1975, pp. 280 sgg.]. La collocazione formale della comunità di Camerano con Casasco  entro l’assetto  delle province piemontesi si mantenne fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798).  
     Entro la maglia amministrativa francese, Camerano seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Asti. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Asti. Vedi mappa.
     Dopo la parentesi napoleonica, Camerano con Casasco rientrò, nel 1814,  a far parte della ricostituita provincia di Asti che, dopo ulteriori instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, fu ridotta a circondario della divisione amministrativa, poi provincia di Alessandria nel 1859 [Cassetti 1996; Romano 1998, pp. 15-45; Sturani 1995; 2001]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Gamba 2002; Istituto Centrale 1937, p. 8]. In anni recenti Camerano Casasco ha aderito alla Unione dei Comuni Comunità Collinare “Val Rilate”. Vedi mappa.
Mutamenti Territoriali
L’attuale conformazione amministrativa  del comune di Camerano Casasco deriva dall’incorporazione  entro la comunità  di Camerano,  nel corso del secolo XVIII, del territorio di Casasco,  già gravitante per più versi sia su Soglio sia su Montechiaro d'Asti [Vd. anche schede Montechiaro d'Asti e Soglio].
Comunanze
Oltre ad alcuni beni immobili, più altri cespiti di carattere non immobiliare e la fontana di Valmorato, la comunità di Camerano possedeva, durante l’età moderna, qualche bene fondiario, essenzialmente prati (per una estensione di circa 40 tavole, ossia meno di mezza giornata). Al pascolo, secondo i funzionari sabaudi della metà del secolo XVIII, “sogliono servire i gerbidi”, i terreni incolti, “quali per esser infecondi d’erbaggio sono a pena sufficienti per un tal uso”. Quanto ai boschi cedui, la cui estensione non era quantificata nei rilevamenti statali  del secolo XVIII:
 
sogliono servirsi li possesori d’essi per l’impalamento delle vitti e per il loro giornagliere foccaggio e il tagliamento d’essi si suole fare a tempi opportuni per non insterilire il terreno.
 
Nel   1990 il territorio risultava gravato  da usi civici per una superficie di poco più di un ettaro [C.U.C.;  Eydoux 1985, pp. 32, 48; Relazione 1753, f. 59v].
Liti Territoriali
Benché l’attuale Comune di Camerano Casasco non abbia  quasi avuto contese territoriale con le comunità limitrofe, durante l’età moderna  il territorio di Casasco fu investito dai conflitti tra la comunità di Soglio e i propri signori [A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 95, Giuseppe Antonio Asinari Rossiglione di Bernezzo, consignore di Casasco–Comunità di Soglio, per rivendicazione di diritti su strade e ripe poste sui confini di Casasco  (1724)].
     A partire dal 1731, dopo avere rivendicato il pagamento delle taglie decorse dovute dai marchesi Asinari di Grésy, la comunità di Soglio sottoponeva a “pegno ed ipoteca” le terre signorili iscritte a catasto “per la concorrente del registro”  delle imposte, che non erano state pagate dal 1732, richiedendo inoltre, con una supplica del 1776,  “bisognando”, di essere, “immessa nel possesso” di quei beni.  La linea di difesa giuridica dei marchesi fu duplice: da un lato, l’invocazione delle  prerogative di carattere giurisdizionale e dei rapporti enfiteutici, che facevano della questione una “ragione interessante il Feudo”, anziché un semplice rapporto di “soddisfazione delle taglie decorse”. D’altro lato, i signori  chiamarono in causa la stessa ubicazione dei beni e la  loro “corrispondenza”  con gli “atti”, allora in corso, della “misura generale” del territorio comunale, suggerendo che si trattasse in realtà di ben 160 giornate di beni compresi nel territorio di Casasco:  appellatisi, infatti,  alla Camera dei conti nel 1774 e ancora nel 1779, essi misero in dubbio: 
che li fondi descritti predetti contenziosi siano li stessi, e medesimi descritti, e designati negli Atti di ricognizione dei confini […] e compresi nel Territorio di Casasco, non ostanti le opposizioni, e pretensioni in tal tempo fatte, ed eccitate, che si dovessero considerare delle fini di Soglio,
dubbio che a sua volta avrebbe rimesso in discussione “l’allodialità, o la feudalità dei suddetti beni". 
   Tra il 1786 e il 1789,  tanto la Camera dei conti quanto il Senato di Torino respinsero recisamente le istanze dei marchesi, che furono condannati a risarcire la comunità [A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 100 Sommario nella causa della  Comunità di Soglio contro il Signor Marchese Fortuunato Asinari di Grisì,  1786 ( 2 voll. a stampa), con riferimenti a A.C.S., Sez. III,  Serie 1, n. 716,  Registrazione e verifica di beni posseduti dai Signori Vassalli del luogo: ordini della Regia Intendenza, misure, supplica della Comunità (1730-33); n. 718,  Elenco dei documenti catastali inviati al causidico Settime di Torino per la causa contro il marchese Asinari di Gresy; n. 719, Documenti della Comunità di Soglio in Asteggiana.  Scritture della Comunità di Soglio contro il Signor Marchese Asinari Casasco di Grisi, consignore di detto luogo  (1775, 1778); n. 720, Atti di linea divisionale dei confini di Soglio (1769); Serie 1, n. 3.4, Atti riguardanti l’affittamento dei beni, di quali per la Comunità immessa in possesso iure pignoris in odio del Signore Marchese di Gresy colla sottomissione dell’affittavolo Felice Ferrero residente nel feudo di Casasco, con, in allegato, Liquidazione degli interessi dovuti alla Comune di Soglio dal cittadino ex marchese di Gresy sulla base del capitale stabilito dalla sentenza senatoria del 29 maggio 1789; n. 723,  Atti di linea di circonvallazione (1792)].
Fonti
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A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
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A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, S 3, Memoria, con cui si dimostra al Duca di Mantova quanto importi al suo interesse di Stato l’opporsi all’idea del Duca di Savoja d’impadronirsi delle Terre della Chiesa, e spezialm.e di Govone (agosto 1608), cc. 250r-55v.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7, Relazioni, e Memorie riguardanti li Confini Antichi tra il Monf.o ed il Piemonte (1574-1621), n. 14,  Nota delle differenze de confini, che vertono tra diverse Terre del Monferrato, con quelle del Piemonte.
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A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2, Rellazione dello Stato, e coltura de beni de Territorj delle Città, e Comm.tà della Provinc.a d’Asti  (1747) [fasc. ril., cc. non num.te].
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 3, Regolamento, e Amministrazione delle Comunità. Notizie concernenti l’economico d’alcune terre d’essa Provincia, cioè Rocca d’arazzo, Coconato, Cocconito, Cortanze, Piea, Viale, Bagnasco, Montafia, Cortandone, Cinaglio, Montechiaro, Casasco, Cossambrato, e Camerano (1760).
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A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.1 (3), Stato de’ Tenimenti, che non fanno Corpo di Comunità, quali prima del Conto di Perequazione erano immuni, o sia non pagavano Tributo, ed in esecuzione d’esso Conto si sono sottoposti alla collettazione ed applicati alle infra nominate Comunità per la pura esazione del R.o Tributo a medesimi imposto, cc. 24r sgg. (s.d., ma dopo il 1731).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, numeri 16-17,  Ricavo de Cantoni delle 12 Provincie del Piemonte non facienti corpo di Communità [reg. cc. 1-245 + cc. bianche; (a) fascicolo rubrica alfabetica dei luoghi; (b) fascicolo cc. non num.te].
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Descrizione Comune
Camerano Casasco
    Certi aspetti importanti  della formazione e dell’organizzazione del territorio di Camerano Casasco tra il tardo medioevo e l’età moderna eludono a tutt’oggi un’adeguata analisi storica.  E’ noto che l’accorpamento dei luoghi corrispondenti all’attuale circoscrizione comunale  rispecchia i diretti  interventi grazie ai quali  il governo sabaudo riuscì, durante l’età moderna, a cristallizzare, per così dire, e a istituzionalizzare sotto la propria supremazia un particolare assetto di rapporti tra le principali famiglie che  esercitavano prerogative   signorili sui luoghi e sui loro abitanti. In particolare, l’ingresso di membri della famiglia dei marchesi  Solaro di Dogliani tra i principali consignori sia di Casasco sia di Camerano a partire dal 1670 aprì la strada a investiture acquistate a titolo oneroso direttamente dai duchi di Savoia: così nel 1696 per Ludovico Solaro, che ricevette una infeudazione al prezzo di £13750 annue di tasso (come anticipo, cioè,  sul gettito dell’imposta prediale); così ancora, nel 1702,  per il marchese Giovanni Battista Del Carretto di Novello, che pattuì con la Corte di Torino l’investitura feudale  di Camerano dietro cessione della  metà dei suoi feudi aviti e geograficamente lontani  di Novello, Monchiero, Sinio e Castelletto [ A.S.T., Corte, Provincia di Asti, Mazzo, 10, nn. 34-39; Torre 1986]. 
     E’ probabile che appunto quel  ricambio nella élite di signori locali abbia potuto influire, in modo forse definitivo, sull’accorpamento di Camerano e Casasco entro un’unica circoscrizione amministrativa.  E tuttavia, gli esiti oggi visibili affondano le radici in processi storici di più lungo termine, che attendono  di essere studiati sulla documentazione disponibile.  L’insufficienza delle conoscenze attuali rinvia,  in particolare, al potere plurisecolare che fu esercitato dalla famiglia Asinari nei suoi diversi rami ed  è suggerita, per esempio,  dalle nozioni esposte, o taciute, dalla erudizione otto e novecentesca.  Così, se per il Dizionario feudale di Francesco Guasco [1911], le prerogative esercitate dai signori di Camerano e di Casasco prescindono da qualsiasi riferimento  a diplomi, privilegi, o concessioni dirette da parte dell’Impero, il Dizionario di Goffredo Casalis [1836, p. 355] fa viceversa  coincidere, si può dire, la voce “Camerano-Casasco” con le vicende  dei rami locali degli Asinari e, più in particolare,  dei loro rapporti diretti con l’Impero, assegnando addirittura  (peraltro assurdamente)  all’anno 1350 l’erezione del feudo di Camerano in contea da parte dell’imperatore  Carlo V.
      Di fatto, per ciò che riguarda i rapporti con l’Impero, la figura di spicco  tra gli Asinari della prima età moderna fu certo quel Federico  le cui gesta, che occuparono i decenni centrali del secolo XVI, vennero  più tardi descritte  da Gian Francesco Galeani Napione [1813] in termini tesi a illustrare la perfetta congruenza tra una vita tutta dedita al servizio militare e diplomatico per il  duca Emanuele Filiberto di Savoia e gli  ottimi servigi resi all’imperatore Massimiliano II [Bordone 1977, p. 283 (citaz. De Canis)].  Ed è fuori dubbio che  il diploma concesso a Francesco Asinari da Carlo V nel 1543 sancì, sotto forma di conferma di prerogative già ereditarie,  una dipendenza immediata dal Sacro Romano Impero, nonché ampi poteri all’interno del feudo garantiti dalla veste giuridica  di un originario  libero e franco allodio [A.S.T., Corte, Provincia di Asti, Mazzo, 10, n. 19; Eydoux 1978b].   Per più versi, la condizione di feudo imperiale richiederebbe  di essere analizzata sistematicamente in rapporto vuoi alla collocazione georgrafica dei possedimenti e delle prerogative signorili degli Asinari (a Camerano, Casasco, Monale  e altrove), vuoi all’articolazione interna  della stessa famiglia, che appare divisa in più rami, privi di una comune organizzazione formale o di qualsiasi chiara coesione, e tuttavia  durevolmente collegati da rapporti alternanti di collaborazione di conflitto.
      In questa sede dobbiamo limitarci a segnalare alcuni risvolti di questo duplice nesso storico. E’ importante innanzitutto sottolineare il carattere sovralocale   della signoria degli Asinari.   L’intreccio delle loro  prerogative e dei loro  possedimenti non soltanto interessava località adiacenti, in primo luogo Monale e Soglio, contiguo a Casasco, ma comprendeva anche luoghi geograficamente separati e dispersi: in particolare, durante l’età moderna,  i possedimenti e le quote di giurisdizione elencati appunto nel diploma imperiale del 1543, che si articolavano e si protendevano, per così dire, sia verso Villafranca, a ovest di Asti, sia verso sud, in direzione di Nizza.  La contea degli Asinari,  che collegava entro un’unica  giurisdizione località discontinue  prefigurava dunque , di fatto, una duplice direttrice di percorsi viari.
   L’ubicazione della contea insisteva,  come sappiamo grazie anche a una fitta storiografia locale [Eydoux 1971; 1977; 1978b; 1982; 1983; 1984; 1985; 1991; 1998], sui tracciati  dell’antica rete viaria romana: in particolare su quel  tratto di percorso  che, da Asti, toccava gli attuali luoghi di Settime, Montechiaro e Montiglio in direzione del Po, per collegarsi con una via  proveniente da Chieri per Andezeno, Vergano e Casalborgone.  Una diramazione di questo percorso  si staccava probabilmente  all’altezza di Moncucco e, per Vezzolano e Piovà, raggiungeva Montiglio,  a sua volta biforcandosi, forse all’altezza di Gallareto, con un altro tratto ancora, che, percorrendo la valle del Triversa, entrava in comunicazione con la Via Fulvia, proveniente anch’essa da Asti e diretta a Torino.  Non a caso, proprio nell’area compresa tra il Triversa e il Versa,  a Camerano, Piea,  Cunico e altrove,  l’insediamento di età romana ha  lasciato ampie  testimonianze archeologiche sotto forma di ritrovamenti epigrafici  [Bordone 1976, p.51; Settia 1970, pp. 55-66, ora in Settia 1991].
      Proprio i tracciati viari  di origine romana furono più volte ricalcati, in tutto o in parte,  sia nel medioevo sia successivamente.  Per esempio, è ipotizzabile  che i rapporti  diretti consolidati  dai signori di Camerano e di Casasco con l’Impero durante una parte dell’età moderna abbiano avuto  l’effetto di rivitalizzare, sia pure temporaneamente,  una trama di percorsi dell’antico sistema viario,   nel quadro di  una complessa situazione giurisdizionale. Camerano e Casasco  poterono costituire fulcri locali di snodo e di controllo  su tappe di percorsi a giurisdizione imperiale (nonché  ecclesiastica),  nel quadro di una più ampia area di collegamenti discontinui tra il basso e l’alto Monferrato: un’area, come scriveva un consigliere del duca di Mantova e Monferrato, di “terre libere”, per le quali “V[ostra] A[ltezza] può andare sino alla Riviera senza toccare del statto di savoia”  [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, S3; A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7, n. 14].
     Localmente, in particolare, Casaco fu un  punto d’innesto sul sistema viario dei transiti di merci e di persone. Ancora verso la prima metà del secolo XIX, Casasco si situava tra le  molte “vie” che collegavano Cortazzone, Montafia, Viale, Camerano, Soglio e Bagnasco. In precedenza, verso la fine del secolo XVII, aveva fatto parte dei  percorsi di commercio illegale del sale degli  “sforsatori Allessandrini e del Francore”  da Cisterna verso Camerano e Montafia, “dove puoi con ogni facilità s’introduce nelli stati di S.A.R.” [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2; n. 3, c. 19v; II Archiviazione, Capo 21, n.1 (3); n. 16, cc. 5r, 46;  Corte, Materie economiche, Gabella del sale Piemonte e Nizza, Mazzo 4, n. 6 (1688); Relazione 1753, ff. 153v e 154r].
      Intravvediamo qui, sia pure in modo indiziario, la complementarietà di interessi e di rapporti che vincolarono Casasco come   “tenimento separato” --  e dunque volutamente  defilato, per così dire, da un punto di vista  istituzionale --  alla maggiore visibilità amministrativa di Camerano in quanto sede di istituzioni comunitarie formali, tra le quali faceva spicco il mercato settimanale del lunedì, descritto come assai attivo ancora verso la metà del secolo XVIII (e anche all’inizio del XIX, quando le strade di accesso erano segnalate come praticabili con  carri, su “colli singolarmente feraci d’ottimi vini”) [Casalis 1836, p. 353; Relazione 1753, f. 59 v].  Intravvediamo inoltre, alla base delle risorse economiche della vita locale, un assortimento complesso  di iniziative  familiari  e giurisidizionali gestite dai signori,  più ancora che non dalla comunità. Qui gli  aspetti di coesione e di conflitto,  per esempio nelle fasi critiche di successione e devoluzione, ci appaiono  difficilmente scindibili, ma  sempre  orientati  alla conservazione  di rapporti privilegiati con l’Impero.    Così, per esempio, alla morte  del conte Francesco Asinari, altri membri della parentela poterono avanzare, insieme a pretese ereditarie nei confronti del patrimonio, la rivendicazione secondo cui:
 
[né la] Città d’Asti, né il Re, hanno mai esercitato giuridittione sopra Camerano, essendosi esso sempre mantenuto libero, & Imperiale, da tempo immemorabile [...] etiandio contro l’Imperio, e Chiesa Romana [A.S.T., Corte, Provincia di Asti, Mazzo 10, n. 36, p. 4].
 
      A secolo XVIII inoltrato, dopo la dissoluzione dei vincoli di dipendenza diretta dall’Impero e la fine dell’egemonia signorile degli Asinari con la presenza di nuovi consignori, la documentazione affiorante suggerisce,  come elemento di primo piano,  la “immunità” dal “pagamento de’ Reggi Tributti e dal pagamento delle debiture private”: una difesa dalla incipiente fiscalità sabauda   certo apprezzabile per la comunità, soprattutto se teniamo conto del fatto che la popolazione era insediata su un territorio descritto come  “[d]i mediocre bontà” per ciò che riguarda “il terreno”:
[...]  ma questo non fruttifera, quantonque ben coltivato, la quantità delle granaglie che abbisognano per il mantenimento delli Abbitanti” [Relazione 1753, ff. 59r-60v].
      Tuttavia, uno scorcio dei rapporti sottostanti tra signori e comunità da parte dei  funzionari sabaudi  ci restituisce un quadro opaco dei rapporti fondiari e di un  rinnovato  potere signorile. Nelle parole dell’intendente di Asti: “Il preaccennato territorio [di Camerano] resta soggetto al pagamento della decima di ogni sorta di frutti e li capi di casa sono obligati a prestare la Ronda di due giorni al vassallo”.  Non è chiaro se e quanto la situazione fosse  mutata quanto all’assetto dei rapporti fondiari, così descritti nei  primi decenni del secolo:
 
Sul Territorio di Camerano vi sono tre sorti de beni cioè al[cun]i pagano Taglie in Comm[uni]tà, al[cu]ni pagano fitti al Castello, pagano fitti, e Taglie in confuso, al[cu]ni fitti si pagano in grano e vino, caponi, biada, et chiamata al Sec[reta]ro la respetiva quantità de sud[dett]i beni mi risponde haverlo già datta con gran fatica, et non essersi lasciata memoria alcuna. Più si fanno diverse Roijde al Castello in cad[un]o anno indistin[tamen]te da ogniuno de partic[ola]ri. Anni quaranta circa fa fu preteso dal S[igno]r Marchese Dogliani qualche pagam[en]to di Laudemio in ordine a contratti fatti de beni enfiteotici sudetti, e fece far un riccavo dell’Instrum[en]ti da Nod[a]ri, che probabilm[en]te potevano haver rittenuto perché non s’insinuava, e veram[en]te fu pagato qualche cosa, e da alhora in poi non si è più pagato cosa alcuna.
 
      Quanto a Casasco, un “Castello con fuochi c[irc]a n[umero] 20, e diversi beni il tutto dalli S[igno]ri Marchesi [Asinari] Bernesso, o Grisij”,  “non si fa corpo di Com[un]i[t]à e li beni tenuti da particolari sono tutti enfiteotici semoventi dal d[ett]o Castello”  [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.161, cc. 38r-v, 90; Relazione 1753, f. 61r].
      Il quadro storico da approfondire  riguarda, in questo senso, una comunità dotata di chiari spazi istituzionali, ma pur sempre priva delle tutele offerte da una tradizione statutaria, e vincolata da  persistenti rapporti di sudditanza nei confronti dei propri signori.  In questo contesto, una  sfera particolare di prerogative comunitarie sembra percorrere la vita religiosa.   Questa non appare incentrata, se non in parte,  sulla chiesa parrocchiale in quanto tale, pur sempre simbolo  di patronato signorile  (nonché luogo di sepoltura dei signori, con lo stemma dei Del Carretto sull’altar maggiore). Secondo un osservatore ottocentesco, essa:  
ha niente di particolare, alla riserva che è ornata di stemmi della detta famiglia, lavorati di stucchi piuttosto buoni rappresentanti de’ trofei ed altri emblemi militari [Bordone 1977, p. 84 (citaz. De Canis); Eydoux 1985, pp. 27]. 
Diversi indizi suggeriscono viceversa che, nel corso dell’età moderna,  fossero i sodalizi laicali a distinguersi come  promotori di attività cerimoniali tese a sottolineare e a sancire il potere dei sudditi capifamiglia, della comunità  in quanto collettività distinta, se pur non autonoma,  dai poteri signorili.
      I dati disponibili suggeriscono in questo senso una pluralità di funzioni della vita cerimoniale locale durante l’età moderna e oltre. Nel loro insieme, essa suggerisce l’esistenza di  un circuito ampio, comunitario e anche sovralocale, di iniziative simboliche condivise,  con valenze sia religiose sia politiche  e amministrative.  Troviamo innanzitutto una  presenza vivace e attiva della comunità di Camerano nel sostenere spese di culto, con esborsi che sono stati calcolati in misura  pari al 16 per cento del bilancio comunale nella prima metà del secolo XVIII.  Lungi dall’esaurirsi in contributi occasionali per le  riparazioni al coro e al campanile della chiesa parrocchiale, simili investimenti ricalcavano  un più ampio ciclo devozionale: dalle   novene in tempo di carnevale, alle spese per celebrare un giubileo; dai riti natalizi, al mantenimento dell’olio per la lampada per quattro mesi ogni anno; dall’acquisto del  cero pasquale, al “sussidio a un Ebreo fatto Christiano”.  Era la comunità stessa a stipendiare un proprio chierico deputato con funzioni di  supervisione del ciclo cerimoniale.
      D’altro lato,  proprio attraverso i sodalizi laicali la vita religiosa sembrava svolgere un ruolo essenziale nella gestione delle stesse istituzioni amministrative della comunità. Così troviamo  iniziative finanziarie per far fronte improvvise pressioni di tipo fiscale, quali le contribuzioni  militari (il “quartiere d’inverno”) nell’annata di carestia  1709, quando la Compagnia del Rosario contrasse prestiti per conto della comunità sia presso privati sia presso il Capitolo della cattedrale di Asti.  Corrispettivamente, fu  la comunità, nel 1718,  a fornire un contributo finanziario (£2), “per servitio comune alle confraternite de luoghi circonvicini che sono venute alla processione fatta di penitenza”, una iniziativa forse promossa dall’oratorio dei disciplinati di Sant’Antonio da Padova: sede di culto di fondazione signorile, ma simbolo al tempo stesso di autonomia di gestione collegiale  e di coesione comunitaria.  [Eydoux 1985, pp. 46 sgg.; Gatti 1943].