Vinchio

AutoriRaviola, Alice B.
Anno Compilazione2003
Provincia
Asti
Area storica
“Comitato” di Loreto. Secondo il Settia, l’estensione del cosiddetto comitato di Loreto coincideva con il territorio della pieve di Ponte [Settia, 1991, p. 297; vd. Pieve]. Nella Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753 Vinchio è incluso tra i Feudi imperiali delle Langhe. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3.
Abitanti
717 [ISTAT, 2001].
Estensione
9,31 Km2 [ISTAT, 2001].
Confini
Belveglio, Castelnuovo Calcea, Cortiglione, Mombercelli,  .Nizza Monferrato, Vaglio Serra.
Frazioni
Noche. Vedi mappa.
Toponimo storico
[S]ubtus castello ubi Vinti dicitur [BSSS XXVIII, 64, 117, a. 948]; Viginti [BSSS CXIII, 2, 2, a. 961; BSSS CXV, 229, 54]. Ma, per l’esito moderno de Vinchel [BSSS XX, 44, 92, a. 1201], de Vinchulis [BSSS XXIII, 310, 261, a. 1262], de Vincoris [BSSS L, 400, 7, a. 1271], de Vinculis [BSSS L, 475, 67, a. 1282]. "Vincium" [Casalis 1854, p. 544].
Diocesi
Asti dal 1817 e prima di tale data Pavia (tranne negli anni compresi tra il 1704 e il 1717, durante i quali Asti venne aggregata alla diocesi di Acqui). Esistono tuttavia opinioni diverse circa il momento nel quale si sarebbe avuta l’aggregazione a Pavia [Giannoni 1974; Settia1991]. Innanzitutto il Savio afferma che, originariamente, la zona era sottoposta alla diocesi di Vercelli [Savio1898, pp. 5-6] e che solo nel IV-V secolo si sarebbe avuta l’istituzione della diocesi di Asti. Daniela Giannoni ritiene invece che l’aggregazione a Pavia sia stata anteriore al 1018, data nella quale emerge nell’Astigiano la presenza del vescovo di Pavia quale possessore: sarebbero proprio tali possessi a determinare l’aggregazione di Vinchio alla diocesi pavese. La tesi appare superata dal lavoro di Aldo A. Settia [1991] che, più prudentemente, pone invece l’aggregazione a Pavia tra il 1094 e il 1095 in seguito a una donazione di re Corrado, confermata da Onorio II nel 1217.
Pieve
Pieve di Ponte, località scomparsa [Ferro 1992, p. 41]. Si trattava di: un’antica pieve che stava nel territorio di Costigliole nella regione del Cioccaro o di S. Agnese, ancora detta nel 1307 Plebs de Ponte, e della cui chiesa si vedevano i ruderi ancor pochi anni or sono [Viarengo1887, p. 298)].
Scrive Settia: [S]appiamo che la chiesa pievana di Ponte […] si trovava nell’odierno territorio di Costigliole d’Asti, in posizione quindi da poter comprendere nella sua giurisdizione tutto il territorio circoscritto dai quattro corsi d’acqua […] che la separavano dalle adiacenti diocesi di Asti, Alba e Acqui [Settia1991, p. 296].
La plebs de Ponte, che aveva il suo centro nell’odierno territorio di Costigliole d’Asti e si sviluppava inter episcopatum Astensem et Albensem, una zona delimitata dal corso del Tanaro, del Belbo, del Tiglione e della Tinella, è indicata nei rogiti del Griffi, notaio della curia vescovile pavese attivo tra il 1367 e il 1417. La circoscrizione plebana giunse a comprendere le chiese di Costigliole, Calosso, Agliano, Castelnuovo Calcea, Vinchio e Mombercelli. Si tratta di chiese non menzionate nelle Rationes decimarum pavesi del secolo XIV, mentre nell’estimo del clero del 1471 figurano la chiesa di Mombercelli (probabilmente San Giacomo) e di San Michele di Agliano. Durante l’età della Controriforma, si ebbe una larga sovrapposizione tra la distrettuazione antica della pieve de Ponte e quella della pieve di Calosso, isola giurisdizionale della chiesa pavese, la cui circoscrizione incluse le parrocchie di Tigliole, Calosso, Agliano, Castelnuovo Calcea, Vinchio, Mombercelli e Costigliole. Fino alla istituzione dei due vicariati generali di Valenza e Lomello (1742 e 1750), questa circoscrizione fu eretta a vicariato foraneo in partibus Astiensibus: come tale, fu oggetto di frequenti visite pastorali nei secoli XVI e XVII (mentre non risulta agli atti della visita del 1460 di Amicus de’Fossulanis, vicario del vescovo Giacomo Ammannati Piccolomini) [Vd. riferimenti in scheda Tigliole].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Parrocchiale sotto il titolo di S. Marco e Vincenzo; cappella di San Grato oggi parrocchia di San Grato e Defendente [Laiolo 2002, p. 31]. Di particolare interesse la Confraternita della Santissima Trinità, con facciata settecentesca, completamente restaurata nel 1997.
Assetto Insediativo
L’area nella quale sorgono Vinchio e Mombercelli ha restituito evidenze archeologiche che testimoniano una precoce antropizzazione dei due siti, come sembrerebbe confermato dalla toponomastica. In una fase successiva a quella romana si ebbe forse uno spostamento dell’originario abitato da un’area pianeggiante alla collina.Vinchio sorge a 22 chilometri da Asti, su un’altura relativamente isolata, che si eleva a 269 m. sul livello del mare; esso si ritrova al centro di un’area, a sud della valle del rio Tiglione, compresa tra i quattro insediamenti di Mombercelli, Cortiglione, Vaglio Serra e Castelnuovo Calcea. [Su Vinchio come una delle tappe obbligate lungo la strada che collegava Alba con la via Emilia, vd. scheda Castelnuovo Calcea].
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni. Evidenze archeologiche testimoniano una precoce antropizzazione, come sembrerebbe confermato dalla toponomastica.
Comunità, origine, funzionamento
Lo spostamento e la riedificazione di Castelnuovo Calcea a opera di personaggi eminenti di Vinchio (come sembrano indicare i docc. del Codex nei quali questi ultimi consegnano ad Asti le loro proprietà sul castrum di Castelnuovo) starebbero a testimoniare la vivacità e gli evidenti spazi di azione politica di cui la comunità disponeva. Peraltro tale vivacità è attestata anche dal contrasto che si manifesta, nel 1203, all’interno della comunità dopo la fondazione del consortile signorile dell’Acquesana, al quale partecipavano i signori locali di Vinchio. Almeno una parte dei rustici della comunità (non solo di quella di Vinchio --  ma traspare dalla fonti che qui lo scontro fu più duro perché, quando si giunse a una ricomposizione, i rustici di Vinchio furono invitati a rientrare in possesso dei loro beni) sembrò non appoggiare le scelte del consortile, segno evidente della presenza di valutazioni politiche diverse e della capacità di esprimerle [Provero 1992, p. 212].
Statuti
Non si è rinvenuta traccia di statuti locali. Dopo la dedizione ad Asti all’inizio del secolo XIII entrarono in vigore gli statuti cittadini. Sappiamo dell’esistenza di bandi campestri sulla base delle informazioni fornite dalla Relazione del 1753. Statuto comunale 2001: vedi testo.
Catasti
Secondo l’intendente che svolse la ricognizione delle carte della comunità di Vinchio nel 1753: «li cadastri poi essendo antichi e confusi sono quasi inservibili» [Relazione, 1735, c. 251]. Probabilmente il funzionario alludeva ai Registri dei Consegnamenti [A.C.V., faldd. 4 e 5, (1663)] ancora oggi esistenti e recentemente restaurati. Vedi mappa. Si sono conservate in buono stato le mappe del catasto napoleonico [A.C.V., fald. 8, (1809)], lo stesso Catasto [A.C.V., fald. 7 (secc. XVIII-XIX)] e i Libri dei trasporti [A.C.V., faldd. 9, 10, 11, 12, 13, secc. XVIII-XIX]. Esistono nell’archivio comunale anche i catasti ottocenteschi.
     Mappe catastali attuali: vedi mappe.
Ordinati
Scrive Freilino nella sua Introduzione all’Inventario dell’archivio storico comunale di Vinchio:
[L]’archivio storico di Vinchio ha subito vicende piuttosto travagliate, quali un trasloco ed un incendio, con la conseguenza che a noi sono pervenute pochissime carte antiche […] perduti per sempre gli antichi Ordinati e Convocati.
Dipendenze nel Medioevo
In età medievale la comunità di Vinchio si venne a trovare all’interno della sfera d’influenza dei marchesi del Vasto e “conti” di Loreto, quegli stessi che avrebbero fondato il primitivo castrum di Castelnuovo Calcea nei primi anni Quaranta del XII secolo. Luigi Provero, infatti, inserisce Vinchio tra le località di presenza patrimoniale dei marchesi [Provero 1991, p. 57]. Nel 1125, sono presenti al testamento di Bonifacio del Vasto anche Adlardus e Henricus, homines de Viginti. Nel 1202 gli homines di Vinchio rinunciano, a favore del comune di Asti, alle loro proprietà a Vinchio e a Castelnuovo Calcea, divenendo anch’essi cives astensi: «Castrum Viginti est de locis novis comunis astensis, et homines dicte ville sunt cives Astenses» benché tale formula appaia meno ampia di quella utilizzata nel Codex in riferimento ad altre località (per es. Castelnuovo Calcea, per il quale si dice invece che Castelnuovo Calcea appartiene alle località nuove del Comune di Asti e gli uomini della suddetta località sono cittadini astesi in tutto e per tutto, così come gli altri cittadini della città abitanti in Asti) [Ferro 1992, pp.17-18; Codex, doc. 410].
Feudo
La località è infeudata agli Scarampi di Asti che manterranno il feudo di Vinchio fino alla sua estinzione [Laiolo 2002, p.36]. Nel 1387 Vinchio passa sotto il dominio di Milano e diventa feudo imperiale nel 1525.
Mutamenti di distrettuazione
Dopo che il comune di Asti perde la propria autonomia nel 1312 con la dedizione al re Roberto d’Angiò, il marchese del Monferrato Giovanni II viene investito del feudo di Vinchio nel 1355 da parte dell’imperatore Carlo IV. Nel 1386 Ludovico d’Orléans riunisce Vinchio alla città di Asti; il luogo si troverà ben presto inserito nei domini dei Visconti. A questi ultimi la città di Asti offrirà la piena balia nel 1379. Nel 1380 Gian Galeazzo Visconti istituisce il capitaneatus Astesane.
     Nel 1735 il feudo imperiale di Vinchio transita definitivamente ai Savoia. Alla fine del secolo XVIII le vicende della Rivoluzione francese produrranno effetti anche sul Piemonte: nel 1804, in virtù dei decreti napoleonici, Asti cessa di essere capoluogo e viene aggregata dal punto di vista amministrativo ad Alessandria e alla diocesi di Acqui da punto di vista ecclesiastico. Vedi mappa.    
     Nel 1817 la situazione si modifica nuovamente: la diocesi di Asti riprende la titolarità sulla zona, mentre l’area viene reintegrata amministrativamente nei domini dei Savoia. Capoluogo di provincia resterà Alessandria fino al 1935 [Bordone1976, pp. 156-157; Bordone 1978, pp.146-147; Bussi 2000, p. 178; Laiolo 2002, passim].
     In anni recenti ha aderito alla Comunità Collinare Val Tiglione e Dintorni Unione di Comuni.
Mutamenti Territoriali
La Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti indica come confini del territorio di Vinchio:
[L]i territori di Valio, di Nizza delle Pallia, di Castelnuovo Calcea, di Mombercelli, di Belvedere, e di Corticella ed è distante da Stati Esteri cioè dal Genovesato miglia venti [Relazione, 1735, 252], che corrispondono ai confini attuali. Variazioni abbastanza significative (in proporzione all’estensione totale del territorio comunale, ma piuttosto limitate in termini assoluti) si rilevano tra il 1921, quando il territorio comunale viene stimato in 864 ettari, il 1931 quando la superficie del comune risulta essere di  879 ettari, e gli attuali 9,31 Km2. Non è stato possibile appurare dove abbiano avuto luogo tali variazioni.
Comunanze
Dalla Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti si apprende che: [L]i redditi communitari vi consistano […] nel fitto del forno [(…] £ 75. Nel fitto di alcuni beni della Comunità […] £ 30. Nel fitto di alcuni altri beni communi che erano gerbidi £ 12  [Relazione, 1735, 250v].
Una ulteriore notizia è relativa al 1842-1844, quando la comunità vende un terreno comunale al marchese Galeazzo Scarampi di Pruney [A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, V, Mazzo 32, n. 4, (1842-1844)].
Liti Territoriali
Liti tardo settecentesche tra Vinchio e Belveglio per possesso di terreni lungo il confine e per la strada detta del Boglietto [A.C.B., sez. prima, m. 17, n. 7, Copia d’ordinato riguardante un contraddittorio con la Comunità di Vinchio per la strada del Boglietto (1777); n. 8, Atti di lite tra Comunità di Vinchio e quella di Belveglio (1778);  vd. Anche riferimenti in scheda Belveglio]. Non offre notizie la Relazione del 1753.
Fonti
A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Belveglio).  Vedi inventario 1. Vedi inventario 2.
A.C.B., sez. prima, m. 17, n. 7, Copia d’ordinato riguardante un contraddittorio con la Comunità di Vinchio per la strada del Boglietto (1777); n. 8, Atti di lite tra Comunità di Vinchio e quella di Belveglio (1778)
A.C.V. (Archivio Storico del Comune di Vinchio). Vedi inventario.
La situazione delle fonti, per quanto riguarda l’archivio storico comunale di Vinchio, è particolarmente lacunosa, essendo andata distrutta una parte consistente delle carte che lo componevano in seguito a un incendio negli anni Trenta del secolo XX [Laiolo 2002, p. 39].
A.C.V., faldone 2, Copia di istrumento, 21 gennaio 1331
A.C.V., faldoni 3/4 Registri dei Consegnamenti.
A.C.V., faldone 6, Figurato della Communità di Vinchio, fine sec. XVIII.
A.C.V., faldone 7, Catasto Napoleonico, secc. XVIII, XIX.
A.C.V., fald. 8, a. 1809.
A.C.V., faldoni 9/10/11/12/13 Libro dei trasporti, secc. XVIII-XIX.
A.C.V., faldone 14 Catasto 1881-1892.
 
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete,  Borgonio B 1 Nero, v. immagine 3 ("CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA […]").Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta IV. / continente le Provincie d'Asti, Casale, Acqui, / Alessandria, Tortona, Oltrepò Pavese, e Bobbiese, con la / maggior parte delle Provincie d'Alba, Mondovì, Lumellina, e / Principato d'Oneglia, piccola porzione delle Provincie di / Vercelli, e Torino, con li Feudi Imperiali, Stato di Landi, / e Piacentino, la maggior parte della Repubblica di / Genova, e piccola parte del Principato di Pavia, Lodigiano / e Stato detto Pallavicino".L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero.), 1772 [Autore incisioni: Iacobus Stagnonus (Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, C , Mazzo 3.
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, V, Mazzo 32, n. 4, (1842-1844).
A.S.T.,   Sezioni Riunite, Camerale Piemonte, Articolo 472, Visite e informazioni di danni diversi, Mazzo 1bis/a.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato C. Mappe del catasto antico, Circondario di Asti, Mandamento di Mombercelli, Vinchio, Mazzo 85, Mappa del territorio di Vinchio estratta dall'originale per copia, 14 agosto 1781 [Autore disegno originale: Giovanni battista Sordi]. Vedi mappa.

B.C.A. (Biblioteca Consorziale Astense). Vedi catalogo.
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
 
Relazione 1753. B.C.A., mss. II 1, Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti [Relazione generale del Stato della Provincia d’Asti 1753].
 
Bibliografia
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Chiese e Campanili. Storia e Storie di Calosso, Montegrosso d’Asti, Parola amica,  1998.
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Descrizione Comune

Vinchio

      Il nodo da sciogliere per quanto riguarda lo sviluppo e la definizione del territorio di Vinchio (e della politica svolta dalla comunità in età medievale) è la relazione tra Vinchio e i marchesi del Vasto prima degli anni Quaranta del secolo XII. Se è ipotizzabile che la presenza del potere signorile subisca modificazioni dopo il 1142, quando i figli di Bonifacio del Vasto cessano di agire collettivamente, resta tuttavia il problema della rifondazione di Castelnuovo Calcea. Proprio la località di Castelnuovo, infatti, appare come una villanova di Vinchio nelle consegne che gli homines di quest’ultimo luogo fanno ad Asti nel 1202.
     Ciò che costituisce problema non è tanto il fatto che Vinchio sia implicata nella realizzazione di un nuovo castrum (questo sembra essere un comportamento tenuto anche da altre località), ma quali siano i legami di tale azione con i marchesi del Vasto. Se infatti questi ultimi furono responsabili dell’originaria edificazione di Castelnuovo, ci si potrebbe chiedere quale sia il significato politico della sua riedificazione. La posizione del castrum del 1142 sembra adatta, ancor più di quella successiva, a creare difficoltà proprio ad Agliano. Se così fosse, però, saremmo indotti a pensare che una porzione del territorio di Vinchio (o un’area priva di confini netti, ma gravitante su Vinchio e Agliano) sia stata ceduta alla nuova fondazione, e che l’azione di rifondazione del 1155 altro non abbia fatto se non “recuperare”, si può dire, un’area già di spettanza della comunità. Se invece Agliano cedette al nuovo castrum un’area appartenente al proprio territorio, allora, evidentemente, la rifondazione del 1155 si configura come una espansione, certo molto significativa, del comune di Vinchio.
     Probabilmente la prospettiva comunale è anche troppo angusta. È possibile che gli obiettivi per cui i del Vasto fondarono il castrum nella prima metà del secolo XII fossero interni a una strategia più ampia rispetto all’ambito ristretto delle comunità di Agliano e Vinchio. Quando poi i legami delle due comunità con i marchesi si allentarono, anche in virtù dell’azione della città di Asti, ecco che la questione di Castelnuovo sembra venir riassorbita in una dimensione politica locale. La stessa distruzione del primo castrum – se, come sembra ormai assodato, non dev’essere più imputata ai grandi attori della politica internazionale di quegli anni, quali l’imperatore Federico I -- potrebbe essere attribuita sia ad Agliano (distruzione di un concorrente pericoloso) sia a Vinchio (distruzione della fortificazione di origine signorile e fondazione di un nuovo castrum).
     Ciò che appare chiaro è che, nel Codex, le località di Vinchio e di Castelnuovo sono strettamente congiunte, anche se, in una fase successiva, il feudo di Agliano arriverà ad inglobare anche Castelnuovo. Tutto ciò riguarda strettamente Vinchio, le sue strategie e perciò il suo strutturarsi come comunità. A ridosso di questa vicenda si pone peraltro la questione del consortile dell’Acquesana, realizzatosi nei primi anni del XIII secolo. La nascita del consortile pone il grande problema della complessità delle società locali, mostrando come esistano volontà politiche diverse all’interno di ogni singolo comune, ma anche come possano crearsi alleanze “trasversali” tra gruppi, che, pur risiedendo in comuni diversi, riconoscevano obiettivi comuni. 
     Su tali basi si struttura la dimensione del territorio comunale di Vinchio e la sua vocazione: se originariamente sembra essere presente una spinta espansiva che si protende verso la valle del torrente Nizza e procede alla costruzione del nuovo castrum di Castelnuovo Calcea, il “rallentamento” prodotto sulla società locale dai contrasti determinatisi in seguito all’adesione del gruppo signorile di Vinchio al consortile dell’Aquesana potrebbero aver pesato nel modificare la vocazione “colonizzatrice” di Vinchio. A ciò occorre aggiungere, naturalmente, sia il fallimento dell’Acquesana sia l’azione di contenimento delle comunità locali messa in atto dalla città di Asti. A partire dagli anni del fallimento dell’esperimento dell’Acquesana (che, secondo Provero, si è già concluso nel 1205) sembra possibile affermare che il territorio di Vinchio tenda a stabilizzarsi.
     Per quanto riguarda la consistenza demografica di Vinchio in età contemporanea, rintracciamo per questa località le medesime tendenze di tutta la zona: vale a dire una crescita abbastanza regolare per tutto il secolo XIX, seguita da una contrazione nel corso del XX, fino ad arrivare agli attuali 717 abitanti. Nell’anno 1838 si contano 1078 abitanti; nel 1848 gli abitanti sono saliti a 1131, ma il “balzo” più grande si realizza tra il 1848 e il 1901, con un aumento di ben 698 unità: gli abitanti di Vinchio nel primo anno del XX secolo sono infatti 1829. Da questo momento in poi comincerà una lenta discesa (nel 1911 gli abitanti sono 1777; nel 1921, sono 1729; nel . 1931, sono 1692; infine, nel 1936, sono 1618). Il decremento più consistente si avrà, però, a partire dalla metà del secolo XX, quando i più di 1400 abitanti del 1951 (nel 1951 erano 1419) si ridurranno, nell'arco di cinquant’anni, alla metà: 717 abitanti nel 2001. In contrasto con tale tendenza, si avrà un leggero ampliamento del territorio comunale, secondo le rilevazioni effettuate in occasione dei censimenti del 1921 e del 1931, senza che di ciò si possa dare conto attraverso altra documentazione.